Riaperte le Graduatorie a Esaurimento per 600 docenti

Vittoria Anief in Consiglio di Stato: riaperte le Graduatorie a Esaurimento per 600 docenti cancellati per mancato aggiornamento.

Ancora una vittoria Anief e ancora un provvedimento del TAR del Lazio completamente ribaltato dalle decisioni del Consiglio di Stato. Gli Avvocati Anief Francesca Lideo e Sergio Galleano ottengono una nuova importante vittoria in favore dei docenti cancellati dal MIUR per non aver prodotto domanda di permanenza/aggiornamento nelle GaE con un provvedimento cautelare emanato dal Consiglio di Stato che dispone il loro immediato reinserimento nelle stesse. Ribadito, inoltre, il diritto dei ricorrenti a poter stipulare contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato in virtù del loro corretto inserimento nelle Graduatorie d’interesse.

Corso concorso per dirigenti scolastici. Prima informativa dal Ministero

Corso concorso per dirigenti scolastici. Prima informativa dal Ministero

Si è tenuto ieri al MIUR il primo incontro relativo allo schema di regolamento diffuso dal Ministero per il corso concorso per dirigenti della scuola. In questa prima fase l’Amministrazione non ha fornito elementi ulteriori rispetto a quanto si può leggere nella bozza di regolamento ma si è riservata di farlo in un secondo momento chiedendo, intanto, alle OO.SS. di avanzare le proprie osservazioni.

ANP ha, in primo luogo, segnalato la necessità di procedere speditamente: in considerazione del numero di posti vacanti che al primo settembre arriverà a circa un migliaio più quelli che si renderanno vacanti nel successivo triennio, è urgente pianificare le operazioni così da consentire la presa di servizio dei vincitori del concorso non oltre l’anno scolastico 2017-18. L’iter del regolamento e la necessità di attendere un ulteriore Decreto Ministeriale che disciplini le modalità di svolgimento del corso rischiano di ritardare le operazioni. ANP ha suggerito all’Amministrazione di inviare al più presto il regolamento agli organi di controllo e di cominciare da subito ad interloquire con il MEF che dovrà, poi, concedere l’autorizzazione a emanare il bando.

Un altro nodo non ancora sciolto riguarda il numero di posti da mettere a bando in considerazione di un dubbio interpretativo relativo al calcolo del triennio. In merito a questo ANP ritiene che l’interpretazione data dall’attuale schema di regolamento (anno di indizione più successivo triennio) sia la più corretta, oltre che la più funzionale, e tale da garantire l’assunzione di un numero maggiore di dirigenti scolastici.

ANP ha anche segnalato alcune incongruenze nell’articolato del documento e nella tabella della valutazione dei titoli e presenterà, come richiesto dalla stessa Amministrazione, le proprie osservazioni e proposte nei prossimi giorni, proposte che verranno successivamente pubblicate sul nostro sito.

Ad oggi il Regolamento è all’esame del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e successivamente, dopo l’acquisizione del parere, verrà inviato al Consiglio di Stato. Subito dopo l’Amministrazione darà una seconda e più circostanziata informativa di cui daremo notizia su questo sito.

Per essere “maturi” la geografia serve

L’AIIG chiede la reintroduzione e il potenziamento delle ore di Geografia nella scuola italiana

Per essere “maturi” la geografia serve

L’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, in rappresentanza di oltre quattromila insegnanti di geografia nelle scuole di ogni ordine e grado, pone una breve riflessione sulle tracce per gli esami di Stato.

Come accaduto più volte nel corso degli ultimi anni, le tracce 2016 usano temi, concetti e problemi che sono parte essenziale degli studi geografici. Il riferimento in particolare è:

– al concetto di confine e di muri, alle migrazioni e ai movimenti di persone, merci e informazioni;

–          – al valore del paesaggio;

–          – alla valutazione critica dei parametri finanziari sulla ricchezza – come il Pil – rispetto alla società.

Non si tratta di un omaggio alla geografia, che da anni è quasi completamente esclusa dai percorsi della scuola secondaria di secondo grado, quanto dell’imbarazzante e involontaria ammissione della sua indispensabilità per ragionare di attualità e capire i problemi del mondo contemporaneo.

Puntualizza il Prof. Gino de Vecchis, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG): “Cogliamo questa occasione per chiedere ai decisori politici e ai dirigenti del MIUR di reintrodurre lo studio della geografia generale ed economica nelle scuole superiori, in particolare nel triennio finale, con un programma che sia finalizzato a sviluppare competenze geografiche per analizzare il mondo contemporaneo e i suoi problemi, a promuovere il territorio e i valori territoriali, a preparare alla competizione internazionale e a sviluppare il senso civico, la cura dei luoghi e la cittadinanza attiva e responsabile”.

FORMAZIONE: SIT-IN DI PROTESTA A PALERMO

FORMAZIONE: SIT-IN DI PROTESTA UGL SCUOLA A PALERMO
(dall’Agenzia ITALPRESS)
“I vertici della Direzione territoriale di Palermo hanno incontrato una delegazione di delegati Ugl Scuola e Ugl Sicilia a margine del sit-in di protesta organizzato oggi dal sindacato davanti alla sede dell’istituzione per chiedere di portare a termine con urgenza la procedura di accertamento del credito dei lavoratori della formazione professionale, in stallo a causa della mancata sostituzione dell’ispettore responsabile, trasferito in corso d’opera”.
Lo rendono noto Giuseppe Mascolo, segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Messina, segretario regionale dell’Ugl Sicilia, e Annamaria Magro, responsabile dell’Ugl Scuola per la Formazione professionale in Sicilia, che hanno partecipato al presidio presso la sede della Direzione Territoriale del Lavoro, in via Maggiore Toselli, a Palermo.
“Durante l’incontro – spiegano i sindacalisti – abbiamo appreso che la lavorazione delle pratiche e’ stata riassegnata, per cui ci aspettiamo una celere soluzione di questa incresciosa vicenda,che si e’ protratta per troppo tempo a danno di tante famiglie”.
“Prendiamo dunque atto della disponibilita’ mostrata dai rappresentanti della Dtl – concludono – e restiamo in attesa di ricevere, al piu’ presto, la dovuta documentazione attestante quanto dichiarato nel corso dell’incontro”.

Maturità 2016, seconda prova di matematica. “Richiesta ideazione di un serbatoio. Problema pratico, ma senza fascino”

da Il Fatto Quotidiano

Maturità 2016, seconda prova di matematica. “Richiesta ideazione di un serbatoio. Problema pratico, ma senza fascino”

Luigi Chierchia, docente di analisi matematica all’Università di Roma Tre, commenta la traccia uscita allo Scientifico: “Il Miur ha scelto di avvicinare i ragazzi con questa traccia, ma bisognerebbe fare leva sulla fare sulla bellezza e il fascino della disciplina”

Maturità 2016, versione di greco: Isocrate, “Sulla Pace”. “Testo complesso. Ecco quali sono le insidie”

da Il Fatto Quotidiano

Maturità 2016, versione di greco: Isocrate, “Sulla Pace”. “Testo complesso. Ecco quali sono le insidie”

Mauro Tulli, professore ordinario di letteratura greca e direttore del dipartimento di filologia all’Università di Pisa, commenta il brano scelto al Classico. “Il grado di difficoltà? Da 0 a 10, direi 7 o 8. Nel corpo del testo vedo almeno un paio di prolessi non di semplice interpretazione”

Maturità 2016, Sabbatucci: “Tema sul voto alle donne? Banale”. Morcellini: “Traccia sul Pil umanizza l’economia”

da Il Fatto Quotidiano

Maturità 2016, Sabbatucci: “Tema sul voto alle donne? Banale”. Morcellini: “Traccia sul Pil umanizza l’economia”

Non solo analisi del testo su Eco. Ecco i commenti dello storico Sabbatucci, del sociologo Morcellini, delllo scrittore Nisini e del presidente dell’Agenzia spaziale italiana Battiston. Il saggio breve peggio strutturato? “Quello sul valore del paesaggio. Troppi testi-guida”

Ma se io fossi il Pil mi sentirei offeso

da Il Sole 24 Ore

Ma se io fossi il Pil mi sentirei offeso

di Fabrizio Galimberti

 Fra le prove d’esame per la maturità spunta anche, in ambito economico, il Pil. E gli studenti sono chiamati a commentare un paio di brani che parlano del Prodotto interno lordo.

Se io fossi il Pil, mi sarei offeso.

Una «misura senz’altro grossolana»… era lo sfogo di Robert Kennedy.

Una «misura senz’altro grossolana»… che ha dentro «le ambulanze per sgombrare le strade dalle carneficine di fine settimana, …le porte blindate per le case e le prigioni per coloro che cercano di forzarle…, la produzione di testate nucleari…, le auto della polizia per fronteggiare le rivolte urbane…». Lo sfogo di Robert Kennedy, senatore e fratello del presidente John Kennedy, data del 18 marzo 1968, ottanta giorni prima di essere assassinato (come il fratello, con armi che facevano anch’esse parte del Pil, e se non dell’America di un altro Paese). E Robert conclude così il suo amaro discorso: il Pil «misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta».

Fin qui, il capo d’accusa. Ma ho il sospetto che gli studenti siano invitati a fare l’avvocato difensore. Per dichiararsi d’accordo con le intemerate di Robert Kennedy «cinque colonne di metà di foglio protocollo» (come da istruzioni ministeriali) sono anche troppe.

Allora, come si può venire in soccorso del Pil bistrattato? Non c’è nulla di sbagliato nelle cose che dice Kennedy. Il problema sta in quello che non dice. Il Pil non ha morale, è una misura. Una misura dei beni e servizi finali (si dice “finali” per evitare di addizionare il valore del pane e il valore della farina) prodotti nel Paese. Se poi il Paese decide di produrre più missili e meno ospedali, la colpa non è del Pil: la decisione è presa, in un Paese democratico, con l’abituale processo elezioni-Parlamento-Governo.

Quando si dice, quindi, che il Pil non misura tutte le dimensioni del benessere, si sfonda una porta aperta. Già da molti anni istituti di statistica e organismi internazionali sfornano misure alternative, come l’Indice di sviluppo umano (fonte Onu) o le misure del benessere rinvenibili nel sito dell’Istat (www.istat.it/it/misure-del-benessere).

Ma il Pil continua a essere una misura fondamentale, per due ragioni. In un mondo dove continuano a esistere grandi sacche di povertà e di fame (e non solo nei Paesi del Terzo mondo), il benessere materiale (fogne, elettricità, medicine, lavatrice, case, auto…) continua a essere la meta più ambita: primum vivere, deinde philosophari. Secondo, come si afferma giustamente nell’altra traccia del ministero sul Pil (tratta dall’«Enciclopedia dei ragazzi» della Treccani) c’è molta correlazione fra Pil e altre dimensioni del benessere: più un Paese è materialmente ricco, più si può permettere di spendere per la salute, per l’istruzione, per combattere l’inquinamento…

L’accorato appello di Robert Kennedy non è quindi una denigrazione del Pil quanto un richiamo a quei valori («sembra che abbiamo rinunciato all’eccellenza personale e ai valori della comunità…») che per definizione non fanno parte del Pil. Certamente, il Pil, pur nell’asettica definizione che è appropriato attribuirgli, presenta problemi di definizione. Se una casa crolla, il Pil andrà ad aumentare (essendo “lordo”, cioè al lordo degli ammortamenti, non viene sottratto il valore della casa crollata mentre beneficerà del valore della casa rimessa in sesto). Il fascicolo del Sole 24 Ore sull’«Economia per la famiglia» uscito ieri («Il Pil e i conti dell’Italia») spiega perché, se un signore sposa la cuoca (o se – in omaggio al politicamente corretto – una signora sposa il cuoco) il Pil diminuisce. Ma, a parte queste incongruenze (che in quest’ultimo caso potrebbero essere superate se la cuoca o il cuoco appena impalmati decidessero di assumere un altro cuoco/cuoca…), il Pil continuerà a essere una stella polare del nostro benessere. A patto di non prenderlo per quello che non è.

Corte d’appello di Torino: sì al panino portato da casa durante l’orario della mensa

da Il Sole 24 Ore

Corte d’appello di Torino: sì al panino portato da casa durante l’orario della mensa

I bambini hanno diritto di mangiare il panino portato da casa, durante l’orario della mensa a scuola. L’ha deciso la Corte d’Appello del tribunale di Torino, che con una sentenza ordina a Comune e ministero dell’Istruzione di organizzare un servizio ristorazione per consentire di
nutrirsi a scuola anche a chi si porta il pranzo da casa.
La battaglia per il “panino libero” era partita da un gruppo di mamme due anni fa, protestando contro l’aumento del costo dei pasti. «I giudici hanno accertato il diritto di ogni cittadino di decidere se aderire al servizio di refezione scolastica, o dotare i propri figli del pasto preparato a casa», ha commentato l’avvocato Giorgio Vecchione che ha assistito le famiglie nel ricorso.La sentenza arriva ad anno scolastico finito, ma potrebbe creare problemi con la ripresa delle lezioni a settembre: il dispositivo stabilisce che durante l’orario della mensa – ha spiegato l’avvocato Vecchione – sia garantita la presenza di personale educativo senza costi aggiuntivi per le famiglie.

Dal nuovo titolo V una chance per l’istruzione professionale

da Il Sole 24 Ore

Dal nuovo titolo V una chance per l’istruzione professionale

di Attilio Oliva*

Il settore dell’istruzione e formazione professionale con i suoi 660mila iscritti è la terza grande gamba della scuola secondaria italiana (dopo i licei e gli istituti tecnici), ma è un settore trascurato, quasi assente nel dibattito nazionale. Una sorta di rimozione come spesso succede per i problemi più delicati e più difficili da risolvere.

Così l’associazione TreeLLLe e la Fondazione per la Scuola hanno pubblicato una ricerca dal titolo “Accendere i fari sull’Istruzione e Formazione professionale”, per almeno quattro ragioni: perché si tratta di una grande questione sociale che riguarda la parte più debole della nostra popolazione scolastica; perché è funzionale alla crescita del sistema produttivo che richiede risorse più qualificate; perché può migliorare l’occupabilità dei giovani; perché, frequentata da molti extracomunitari (circa il 15% contro il 3% dei licei), può favorirne l’integrazione e inclusione sociale. La ricerca evidenzia che proprio in quest’area si annidano i più gravi problemi della scuola italiana.

Ma una premessa va evidenziata: i giovani che vi si iscrivono sono caratterizzati da diversi stili cognitivi e bisogni specifici perché per lo più provengono da famiglie poco acculturate i cui deficit pesano molto sul rendimento scolastico dei figli. Qualche dato: qui i genitori con titoli di studio limitati alla scuola elementare e media sono ben il 42% a fronte del 12% dei genitori dei liceali. Il voto medio agli esami di licenza media è del 6.4 contro l’8.4. dei liceali. Una buona conoscenza dell’inglese riguarda solo il 36% contro il 60% dei liceali. Anche gli abbandoni (dal 30 al 40%), che implicano mettere per strada giovani senza un titolo o una qualifica, sono più del doppio della media nazionale, una vera sciagura.

Va purtroppo rilevato che questo settore è stato storicamente diviso e conteso fra Stato e Regioni e si sono così sviluppate, caso unico in Europa, due offerte parallele, due canali di diversa e confusa natura.

Il primo è il canale dell’Istruzione professionale (Ip) di competenza statale con scuole presenti su tutto il territorio nazionale: ma il percorso è quinquennale e nei suoi programmi e orari è troppo licealizzato: al primo anno si insegnano ben 15 discipline e addirittura due lingue straniere. Un modello senz’altro utile per creare molte cattedre e posti di lavoro, ma poco finalizzato agli interessi di professionalizzazione degli utenti. Invece i percorsi professionali dovrebbero praticare modalità didattiche diverse rispetto ai licei e agli istituti tecnici (ad esempio il learning by doing) per interessare e trattenere tutti questi giovani nel sistema educativo.

Il secondo è il canale dell’Istruzione e formazione professionale (IeFP) di competenza regionale, con percorsi tri-quadriennali organizzati non per discipline, ma per obiettivi, e per queste ragioni è in forte crescita. Il servizio è erogato da Centri di formazione professionale (CFP) convenzionati, concentrati soprattutto nelle regioni del Nord e nel Lazio. Sussistono però forti differenziazioni qualitative dell’offerta, vista anche la debolezza in alcune regioni dei meccanismi di accreditamento degli enti erogatori.

Ma vanno denunciate altre pecche del sistema. L’insufficienza delle risorse investite da parte del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca per le scuole di istruzione professionale (Ip) e soprattutto da parte del ministero del Lavoro e dalle Regioni per il canale IeFP, nonostante i destinatari siano la parte più debole e bisognosa della popolazione scolastica: il costo per studente si muove tra i 5 e i 7mila euro contro i 12mila dell’analogo sistema professionale francese. Inoltre l’offerta è poco mirata alle differenziate domande del mercato del lavoro: da noi pochi indirizzi e 22 qualifiche, mentre in Francia le qualifiche nazionali sono 200 e in Germania oltre 300 (in apprendistato).

Ma TreeLLLe e Fondazione per la scuola pensano che ci sia un’occasione da cogliere in vista dei cambiamenti costituzionali al titolo V, che prevedono per questo settore nuove attribuzioni di competenze fra lo Stato (che le incrementa) e le Regioni. Sarà bene comunque evitare il rischio di una scolasticizzazione di tutto il sistema perdendo per strada la ricchezza delle migliori esperienze regionali di IeFP. Occorre invece dar luogo a una nuova e differenziata offerta formativa condivisa tra il ministero dell’Istruzione, il ministero del Lavoro e dalle Regioni che, pur erogata da soggetti diversi (Scuole e Centri di formazione convenzionati), porti al conseguimento di qualifiche e diplomi nazionali e consolidi i punti di forza già esistenti nei casi migliori. Ci riferiamo specialmente a: flessibilità organizzativa, didattica per competenze e laboratoriale; offerta più mirata alla domanda delle imprese; due canali operativi su tutto il territorio nazionale cosicché le famiglie possano scegliere per il meglio e infine valutazione dei risultati attraverso esami nazionali e il Sistema nazionale di valutazione (col supporto di Invalsi, di Indire e di un efficace sistema ispettivo).

*Presidente dell’associazione TreeLLLe

Eco e AstroSamantha, di che scuola ci parlano le tracce per i ragazzi

da Corriere della sera

Eco e AstroSamantha, di che scuola ci parlano le tracce per i ragazzi

Se qualcosa si può rimproverare alle tracce della maturità 2016 è la prevedibilità: Umberto Eco era dato per probabile e puntualmente è comparso, così come il voto alle donne nella ricorrenza dei settant’anni…

Paolo Di Stefano

Se qualcosa si può rimproverare alle tracce della maturità 2016 è la prevedibilità: Umberto Eco era dato per probabile e puntualmente è comparso, così come il voto alle donne nella ricorrenza dei settant’anni…

«Mi sembrano belle, ricche di spunti» ha twittato tempestivamente Renzi, e non ha torto, anche se si potrebbe osservare, a maggior conforto del presidente del Consiglio, che tutte le tracce sono belle e ricche di spunti se le sai sviluppare in una argomentazione o in un racconto originale. In fondo, l’imprevedibilità non deve essere un requisito delle tracce ma delle prove di scrittura (che si spera siano meno scontate dei tweet di augurio riversati nel web dal fronte dei politici…). Una traccia può aiutare, stimolare, suggerire, evocare. Ma se è Franz Kafka a scrivere sull’argomento più fritto e rifritto (ma sempre fascinoso) dai tempi di Enea e Anchise, come il rapporto tra padri e figli, il risultato è certo.

Piuttosto, il dubbio ricorrente è: quanti ragazzi arrivano, in quinta superiore, a sapere chi è Umberto Eco e ad averne letto almeno un brano prima che giunga il giorno della maturità? E quanti, prima di ieri, avevano mai sentito i nomi di Alba de Céspedes e di Anna Banti? E ancora: fa piacere ritrovare, oltre a Kafka, un magnifico passo del grande narratore toscano Federigo Tozzi, ma quante volte il suo nome sarà circolato durante le lezioni? Ho l’impressione che le tracce finiscano per mostrarsi molto più «belle e ricche di spunti» di quanto lo siano (state) le lezioni ordinarie imposte dai programmi. Troppo belle e intelligenti, fino a essere un po’ esibizionistiche (di citazioni e riferimenti) e forse un po’ paralizzanti (anche per l’eccesso di materiali: vedi il paesaggio).

C’è chi ha fatto notare che se proprio si doveva riflettere sulla condizione femminile, sarebbe stato utile chiedere di affrontare il tema delle donne nell’Islam fondamentalista: e non si capisce per quale ragione, visto che anche noi abbiamo le nostre magagne (e tragedie sessiste), magari visibili e purtroppo vivibili quotidianamente (in famiglia, nelle nostre famiglie). Piuttosto, non sarà stato facile, per i ragazzi e le ragazze, misurare la distanza che separa le parole di Anna Banti dai femminicidi che persistono, le suffragette dall’omicidio di Joe Cox. Perché lo stimolo che sottostà a tutti i suggerimenti offerti ai maturandi è la riflessione sull’attualità: economica, sociale, culturale, ambientale, geopolitica, scientifico-tecnologica.

Sforzo evidente e apprezzabile, ci mancherebbe. Con un altro dubbio: che l’esercizio allo sguardo critico sul presente non sia proprio, e sempre, la prima preoccupazione della scuola italiana attuale, imprigionata com’è nella burocrazia dei test e dei moduli e nelle strategie molto utilitaristiche (tutto orientato al mondo del lavoro) e poco culturali delle ultime riforme: il testo di Eco sull’utilità della cultura immateriale non dovrebbero digerirlo, prima ancora degli studenti, i nostri riformatori scolastici?

Alla fine, le tracce sembrano quasi ritorcersi contro di loro. Sacrosanto buonsenso e impegno civico, molto pensiero politicamente corretto dirà qualcuno, molto mondo femminile (anche, e fatalmente, la prova sull’esperienza astronautica con Samantha Cristoforetti), molta cultura umanistica e sensibilità socio-artistica, sguardo aperto al mondo e all’altro. Ciò che dovrebbe essere la scuola e che purtroppo non è.

Chiamata diretta tout court e stipendi magri, il PD avrà capito la lezione?

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta tout court e stipendi magri, il PD avrà capito la lezione?

La domanda è d’obbligo: dopo la debacle delle elezioni comunali, il Partito Democratico avrà capito che il popolo della scuola non può essere sottovalutato?

Anche i i poco scientifici sondaggi, per quel che possono valere, indicano questo. Un sondaggio di Libero ha chiesto quali fossero le cause più importanti alla base perdita di gradimento in sede elettorale del primo partito di Governo: ebbene, di gran lunga, al primo posto, per il decremento di consensi, si è posizionata proprio la riforma della scuola “targata” Renzi-Giannini.

Per comprendere se il PD ha capito la lezione, ovvero che è autolesionista non ascoltare le richieste di chi opera nella formazione delle nuove generazioni, ci sono due questioni che valgono da subito come dimostrazione: la mobilità e il rinnovo del contratto.

Sulla prima, c’è da capire se chi governa la scuola ha ancora intenzione di imporre la chiamata diretta tout court, senza alcuna graduazione dei diritti e dei titoli dei docenti interessati, per dare pieno spazio a quanto previsto dalla Legge 107/15, con ambiti territoriali e dirigenti che vi “pescano” in base alle esigenze formative stabilite nel loro Pof.

Su questo punto, cadono bene le parole del segretario generale della Uil scuola, Pino Turi. “Il Ministro Giannini qualche giorno fa, intervenendo su Radio24 – ha detto Turi – , ha parlato di ricucitura dello strappo con il mondo della scuola. Fatto, questo, certamente positivo e meritorio. Al ministro vogliamo dire – dichiara il sindacalista – che si tratta di un processo appena accennato, timido e molto lento”.

Per Turi non vi sono dubbi: occorre “un procedimento rapido indotto dalla contrattazione, di revisione profonda degli elementi sbagliati della legge 107”. Perché, se le cose andassero diversamente, sarebbe impossibile “disinnescare l’ulteriore frattura con il mondo della scuola rappresentato dall’annunciato e probabile referendum, che non farà certamente bene al Governo, al Pd e alla scuola stessa”.

Le parole del leader della Uil Scuola sembrano chiare: se il PD continua su questa linea, il referendum costituzionale d’autunno, su cui il partito condotto da Matteo Renzi punta tantissimo, rischia di produrre amare sorprese.

Poi, c’è capire se il Governo vuole ancora lasciare i docenti della scuola pubblica, come tutti i dipendenti pubblici, con un contratto fermo da sei anni. C’è curiosità: in tanti si chiedono se il ministro Madia, che convocherà i sindacati ad inizio luglio, avrà il coraggio di proporre ancora meno di dieci euro di aumento lordo. In tal caso, sarebbe proprio il caso di dire: sbagliare è umano, perseverare…

Personale ATA escluso dal fondo del merito

da La Tecnica della Scuola

Personale ATA escluso dal fondo del merito

Riceviamo e pubblichiamo il commento di Feder ATA, che polemizza sull’esclusione del personale ATA dal fondo per la valorizzazione del merito.

“Carissimi Colleghi, sapete che la Legge 107/2015, all’articolo 1 comma 126, introduce un fondo per la valorizzazione del merito del personale docente lasciando piena autonomia alle Scuole per la sua utilizzazione, spetterà in particolare al Comitato di valutazione e al Dirigente Scolastico, definire le scelte per la valorizzazione della professionalità docente attraverso il fondo per il merito.

Pertanto a decorrere dall’anno 2016 viene costituito presso il M.I.U.R un apposito fondo del valore di 200 milioni di euro rinnovato di anno in anno e un decreto specifico del Ministro ripartirà il fondo a livello territoriale e tra le istituzioni scolastiche in base alla dotazione organica dei docenti, alla complessità delle istituzioni scolastiche e alle aree soggette a maggiore rischio educativo. Comunque ogni Scuola sta ricevendo un budget minimo di24.000,00 euro.

Inoltre sempre la legge 107/2015 non indica procedure e modalità per la scelta dei componenti il Comitato di valutazione proprio per favorire l’autonomia delle Scuole pertanto ogni Istituto può definire in modo autonomo come “scegliersi” i docenti e il Collegio può autonomamente definire le modalità di scelta con la votazione a scrutinio segreto !.

Leggi da non commentare in uno Stato di democrazia (trasformato forse, in Repubblica delle banane)… e applicate in un ambiente educativo come la Scuola !

Cari Colleghi questo è un altro “bellissimo e graditissimo regalo” del M.I.U.R ai docenti, in aggiunta ai precedenti (bonus, immissioni in ruolo, organico potenziato) … e per noi ATA ?

I Governi precedenti qualche briciola, seppur minima, la concedevano al personale ATA, adesso c’è la totale esclusione da ogni forma di riconoscimento economico e non se ne capiscono le ragioni.

Inoltre tutti tacciono continuando ad ignorare questa “lenta morte” del popolo ATA.

Questi nuovi criteri di assegnazione delle risorse economiche che ci escludono con criteri ingiusti e discriminatori e per di più non gestiti con trasparenza, creano tra il personale ATA condizioni di frustrazione e malcontento.

Inoltre escludono la valorizzazione complessiva delle risorse umane presenti nella Scuola dove il personale ATA è da sempre parte necessaria ed integrante di tutto il modello organizzativo, si va contro la cultura della promozione e del coinvolgimento di tutto il Personale scolastico nella gestione dell’intero sistema dell’Istruzione, in una visuale giusta ed ottimale dell’Autonomia e della responsabilità di tutti nei confronti della comunità scolastica.

La Feder.ATA denuncia da sempre le peggiorate condizioni lavorative di tutto il personale ATA ormai in via di estinzione ma adesso con l’esclusione totale di tutta la categoria dal fondo per la valorizzazione del merito si è toccato il fondo e tutti gli ATA gridano a gran voce che occorre assolutamente ripensare subito tutto il sistema di ripartizione delle risorse che coinvolga tutti, personale ATA compreso !.

Evitiamo inutili e dannose divisioni tra il personale della Scuola che potrebbero scatenare delle “vere e proprie discordie e lotte intestine”, difficilissime da gestire ma soprattutto dannose per tutti.

Ci auguriamo che il nostro appello venga ascoltato da tutte le forze politiche “pulite e oneste” di questa nostra bella Italia alle quali sta ancora a cuore la Scuola Italiana pubblica fatta di qualità, unita al vero merito e alla professionalità di tutti, COMPRESI NOI ATA e non dei soliti pochi eletti”

Rinnovo di contratto, ci siamo: Madia convoca i sindacati ad inizio luglio

da La Tecnica della Scuola

Rinnovo di contratto, ci siamo: Madia convoca i sindacati ad inizio luglio

Il Governo è pronto a trattare con i sindacati per il rinnovo del contratto e l’individuazione delle nuove regole del lavoro pubblico: si inizierà a luglio.

L’annuncio è arrivato dal ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, annunciando il tavolo con le organizzazioni dei lavoratori nel suo intervento al forum della Cgil sulla pubblica amministrazione.

“A inizio luglio convocherò i sindacati per discutere di due punti interconnessi: l’apertura della contrattazione e le regole sul lavoro pubblico“, vista “la grande opportunità del testo unico”, ha sottolineato Madia.

L’atto di indirizzo all’Aran, ha aggiunto il ministro, si baserà su questi punti chiave: “Invertire il paradigma sulle retribuzioni, per cui non si dà di più a chi ha di più, ma a chi ha di meno, e poi far capire a chi fa bene che ce ne siamo accorti“.

Uno dei punti centrali sarà quello della “E – aggiunge Madia – la valutazione dev’essere fatta in modo differenziato” con regole “rigide”, anche se, precisa la ministra, quelle contenute nella legge Brunetta sono “eccessivamente” rigide.

La riforma della Pubblica Amministrazione, ha detto ancora Madia, “è la grande riforma di sinistra che il Governo sta facendo: infatti, mira a rimuovere gli ostacoli che complicano la vita”, ricadendo soprattutto “sui più bisognosi”. Inoltre, aggiunge, “è la riforma delle riforme, perché da questa dipendo le altre, dà certezza alle altre”.

Nei dettagli della proposta che arriverà ai sindacati, però, il ministro non è entrato. Per quanto riguarda il rinnovo contrattuale, la speranza, per un buon esito della trattativa, è che il Governo non si fermi alla manciata di milioni di euro stanziati con l’ultima Legge di Stabilità. Che porterebbero poche unità di euro di aumento al mese a dipendente.

Non è un caso se è questo il punto su cui si soffermano i leader sindacali. “Era ora che si aprisse la trattativa per il rinnovo dei contratti pubblici”, ha detto il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan.

“Si tratta di una notizia positiva- aggiunge la Furlan- perche’ sette anni di attesa senza contratto hanno pesato enormemente sulle buste paga delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, sulla qualita’ del loro lavoro e dei servizi offerti ai cittadini. Bisogna aggiungere che sono piu’ di otto milioni i lavoratori del settore privato e del settore pubblico in attesa del rinnovo contrattuale e proprio per questo abbiamo deciso di organizzare una grande iniziativa unitaria il 12 luglio per porre al centro dell’attenzione del paese l’esigenza di garantire ai lavoratori il diritto ad un rinnovo dei contratti ed una giusta valorizzazione della dignita’ del lavoro nel nostro paese”.

“Apprezziamo” la “disponibilità” mostrata dalla ministra della P.a. Marianna Madia, per la convocazione del tavolo, e “in tale circostanza puntualizzeremo le nostre proposte: un contratto nazionale pieno, normativo ed economico”, con “la liberazione dei vincoli normativi della contrattazione di secondo livello”, ha tenuto a dire il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo.

D’altra parte, aggiunge in una nota il sindacalista, “oggi la Corte dei Conti ha sottolineato” che “il contratto collettivo, anche per i pubblici dipendenti, concorre a dare concreta attuazione al principio della proporzionalità della retribuzione e costituisce fattore propulsivo della produttività e del merito”. Inoltre, evidenzia Foccillo, “la stessa Corte ha fatto chiarezza su tanti luoghi comuni che ancora esistono sui pubblici dipendenti e cioè ‘il rapporto tra la spesa per redditi da lavoro e il Pil vede l’Italia collocata tra i Paesi dell’Unione Europea maggiormente virtuosi'”.

Rinnovo contratti pubblici, Flc Cgil soddisfatta a metà

da La Tecnica della Scuola

Rinnovo contratti pubblici, Flc Cgil soddisfatta a metà

La Flc Cgil interviene in merito alle dichiarazioni del Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, in materia di rinnovo dei Contratti dei settori pubblici, rilasciate nel corso del Forum nazionale della CGIL sulla Riforma della Pubblica Amministrazione.

“Non può che essere salutato positivamente l’annuncio di convocazione dei Sindacati, si legge sul comunicato stampa Flc Cgil, benché vada ricordato che essa giunge con un gravissimo ritardo, anche rispetto alle sentenze del 2015 sia della Corte costituzionale sia del Giudice del lavoro di Roma adito dalla FLC CGIL, che si sono pronunciate contro l’atteggiamento assenteista e dilatorio del Governo in materia di rinnovi contrattuali”.

“E tuttavia, prosegue il sindacato guidato da Domenico Pantaleo, risultano regressivi e invasivi delle prerogative del tavolo contrattuale i contenuti di indirizzo politico che, senza nulla dire sulle risorse necessarie a recuperare il perduto potere d’acquisto, in media 200 euro mensili per i lavoratori del comparto Istruzione e Ricerca, stabiliscono criteri di utilizzo delle stesse che devono essere invece riservate alla libera scelta dei tavoli contrattuali. E’ il caso degli incrementi retributivi per i livelli più bassi, misura contenuta anche nelle nostre piattaforme contrattuali, ma che sembrano escludere incrementi per gli altri livelli. Inaccettabile!”

“La FLC CGIL, precisa la nota, ha pronte da tempo le proprie proposte che unitariamente elaborate in piattaforme con gli altri Sindacati di Scuola Università Ricerca e AFAM costituirano la base del confronto con la controparte a recupero del potere d’acquisto e a tutela e valorizzazione delle diverse professionalità da finalizzare al miglioramento dei servizi per i cittadini”.

“Auspichiamo il rispetto dei tempi annunciati, conclude la Flc Cgil, e la rapidità dell’avvio di un confronto che, mancando da troppo tempo, ha privato finora i lavoratori dell’Istruzione e Ricerca del diritto al Contratto. Che è diritto costituzionalmente tutelato”.