M. Perosino, Le scelte che non hai fatto

Le conquiste della coscienza

di Antonio Stanca

perosinoNel 2015 da Einaudi, nella serie “Super ET”, è stato pubblicato il romanzo Le scelte che non hai fatto di Maria Perosino. L’aveva scritto nel 2014, l’anno della sua morte avvenuta a Torino quando aveva cinquantatré anni ed era gravemente ammalata. Nel 2012 aveva pubblicato, pure presso Einaudi, Io viaggio da sola, sua prima opera narrativa che le aveva procurato il Premio Opera Prima Rapallo Carige 2013. Le due narrazioni rappresentano i soli lavori della Perosino scrittrice.

Altri impegni, molti e diversi, l’avevano occupata durante la sua breve vita. Era nata a Torino nel 1961, in questa città si era laureata in Storia dell’Arte nel 1986, a venticinque anni, e d’allora si era dedicata, da sola o in gruppo, alla programmazione e realizzazione d’iniziative culturali. Nel 2012 aveva fondato con Vittorio Bo la società “Codice”, interessata, appunto, alla promozione di attività culturali. In queste la Perosino lavorerà da storica dell’arte, giornalista, editorialista, organizzatrice di mostre, delle quali curerà i cataloghi, e si farà notare per la particolare posizione assunta che riguardava i problemi attraversati dall’arte nei tempi moderni, quando, cioè, era venuta a trovarsi di fronte alle nuove forme di cultura, di espressione quali il design, l’illustrazione, la fotografia, alle sempre nuove scoperte scientifiche. Importanti a questo riguardo sono risultati lavori della Perosino come “Effetto terra” (2010), il catalogo della mostra “Lorenzo Mattotti. La fabbrica di Pinocchio” (2010) e quello della mostra “Abc e altri giochi di Bruno Munari” (2010). Come sta l’arte insieme alle moderne forme di conoscenza, alle moderne culture? Le accetta o le respinge, si adatta o pretende che si adattino alle sue regole e quali sono da intendere come regole? Sono problemi nei quali ci si dibatte da tempo e la stessa letteratura è finita col trovarsi in difficoltà di fronte alla valutazione, al riconoscimento di quanto, di cosa si debba intendere oggi per arte. Che la Perosino si sia cimentata in problemi così ardui non può che procurarle merito e farle attribuire specifiche qualità di studiosa, di storica e di critica.

Anche in altri problemi si è mostrata impegnata nelle sue altre esperienze culturali ma questo del confronto tra tradizione e innovazione, antico e nuovo, si è rivelato il suo preferito e tanto da diventare il motivo delle sue opere narrative, in particolare de Le scelte che non hai fatto. Qui di nuovo c’è innanzitutto un linguaggio, uno stile così svelto, così rapido, così sicuro da passare attraverso tante situazioni senza lasciarle mai sospese, incomplete, da mostrare con facilità la profonda conoscenza dell’animo umano posseduta dalla scrittrice e poi nuovo è pure il contenuto costruito in modo tale da comprendere tutte quelle situazioni, da farne le voci di quel grande coro che è la vita, le prove del tempo trascorso, le risposte a quelle gravi domande che la protagonista-autrice si sta ponendo ed alle quali non sa rispondere.

Vorrebbe essere un romanzo autobiografico ma non rimane tale perché sono tante le persone che vengono chiamate in causa, tante le esperienze che vengono rappresentate oltre a quella dell’autrice. Ad una certa età questa vorrebbe sapere se nella sua vita le sarebbe stato possibile fare, ottenere altro rispetto a quanto ha fatto, ha ottenuto, se diverse sarebbero potute essere le sue scelte e perché non lo sono state. Vorrebbe capire se le responsabilità di quanto scelto, di quanto vissuto sono da ritenere sue o di altri, ossia dei tempi, dei luoghi, degli ambienti, delle persone che hanno fatto parte della sua vita, del periodo della sua formazione, delle sue aspirazioni, dei suoi sogni. Ed ancora vorrebbe sapere se i momenti, i pensieri, i progetti di allora sono ancora possibili, se li si può riprendere e svolgerli in modo diverso da come è stato.

Incapace di trovare delle risposte decide di cercare le sue vecchie compagne di scuola, di giochi e d’altro, per sapere se anch’esse, ormai donne mature come lei, stanno vivendo lo stesso problema, se l’hanno risolto e come. Le ritrova e scopre che nella maggior parte dei casi le sue amiche non hanno avuto la possibilità di vedere attuate le loro aspirazioni, non hanno potuto scegliere di fare quel che volevano e sono, quindi, diventate comuni mogli, madri, nonne quando non sono rimaste sole e a volte disperatamente sole. Per alcune è stato possibile vedere realizzati i propri ideali, vivere una vita come quella sperata da bambina ma più che ad una scelta tendono ad attribuire questo al caso, alla fortuna o ad altri strani, misteriosi motivi. Tutte, però, di fronte alla domanda che alla scrittrice urge e che a loro pone circa l’esistenza di un momento, di un periodo della vita durante i quali ci si può accorgere che diversa è la direzione che questa ha assunto rispetto a quella che si sarebbe voluta, si mostrano confuse, non sanno rispondere perché non ci hanno pensato, non se ne sono accorte, perché tanto prese sono state da ciò che avveniva, tanto importante era la situazione che vivevano da annullare ogni altro pensiero, perché erano entrate a far parte della vita, l’avevano accettata, si erano adattate, l’avevano vissuta e la vivevano come era venuta, come veniva. Avevano, quindi, una visione più ampia, più completa della vita, non si erano fermate come lei a certe fasi di essa, a quella dei sogni, a quella della loro fine. Vita per loro era tutta, quella di prima e quella di dopo, in essa rientrava tutto, i sogni e la loro fine.

Era questa una verità che si era svelata alla Perosino dopo quelle esperienze, era questa la verità: «…quello che ho capito è che non si possono riannodare fili con quello che non siamo state, che non abbiamo fatto. E’ un paesaggio senza geografia quello delle storie che non abbiamo vissuto. Possiamo esplorarlo, restarne affascinate o infastidite ma non capiremo mai dov’è il centro». (p.187) A questo giunge la scrittrice nelle ultime pagine del libro, ad una verità improntata ad una saggezza che fa parte dell’umanità, che è sempre valsa, che non ha mai avuto fine e che, insieme a quella di tante altre verità, attraversa l’opera, la trasforma nella prova più autentica del tempo passato dalla Perosino bambina ad oggi. Storia e vita: sono i due elementi che compongono il romanzo, i due temi tanto indagati da fare delle loro acquisizioni una conquista importante per la cultura, la coscienza dell’uomo di questi e dei tempi futuri.

Docenti precari, tutto pronto per il terzo ciclo TFA abilitante con oltre 16 mila posti in palio

Il corso avrà una durata annuale, la frequenza sarà obbligatoria e solo chi riuscirà a superare l’esame finale potrà ottenere il titolo. Confermati i numeri: 16.436 posti, di cui 11.328 comuni (3.270 per le scuole medie e 8.058 per le superiori) e 5.108 sul sostegno. Anief pronta a ricorrere qualora fossero esclusi a priori tante categorie di docenti precari.

Marcello Pacifico (presidente Anief): ci auguriamo che i test preselettivi siano strutturati in modo differente rispetto agli scorsi anni e con maggiore professionalità. Troppo spesso il nostro team di esperti ha rilevato nelle domande parzialità e imprecisioni, se non veri e propri errori che hanno inficiato il corretto esito dell’accesso al corso abilitante. I nostri legali, coadiuvati dalla competenza dello staff del settore contenzioso nazionale, hanno già permesso a diverse centinaia di ricorrenti di ribaltare l’orientamento del Miur all’atto della loro illegittima esclusione.

UNA RISPOSTA DI CORTESIA ISTITUZIONALE AD INTERLOCUTORI ARROGANTI

UNA RISPOSTA DI CORTESIA ISTITUZIONALE AD INTERLOCUTORI ARROGANTI

Dopo aver fallito – almeno per il momento – l’obiettivo della ricerca di interlocuzioni con i livelli politici e istituzionali, i sindacati generalisti di comparto hanno spregiudicatamente puntato il “ventre molle del sistema”, inviando ai dirigenti scolastici di varie regioni – con nome e cognome – una minacciosa lettera di diffida per “contrattare” l’intera partita del “bonus premiale”.

A tutti i colleghi che, doverosamente, dovranno applicare una legge dello Stato e agire correttamente le loro prerogative, DIRIGENTISCUOLA pone a disposizione il modello che segue: una risposta di cortesia istituzionale ad interlocutori arroganti.

 

  • Alle Segreterie provinciali di

FLCGIL, CISL Scuola, UILSCUOLA e SNALS Confsal

Loro indirizzi di posta elettronica

  • AL SITO WEB DELL’ISTITUZIONE SCOLASTICA

OGGETTO: Riscontro diffida alla ritenuta illegittima omissione di convocazione e partecipazione delle organizzazioni Sindacali. Fondo per la valorizzazione del merito del personale docente (Legge 107/2015)

 

Con diffida a firma congiunta di codeste OO.SS, acquisita agli atti con nota prot……………….del……………….è stato intimato al sottoscritto di riconoscere il diritto di partecipare alla definizione dei criteri per l’erogazione del trattamento economico accessorio, nella forma del bonus da elargire ai docenti meritevoli, e quindi, ancor prima, alla determinazione dei criteri per la composizione, la nomina, il funzionamento interno, e quant’altro riguardi il Comitato di valutazione incaricato di stabilire a quali condizioni potrà essere corrisposto, ai docenti, il bonus per la valorizzazione del merito del personale docente.

Avvisano che, perdurando il comportamento sopra denunciato, provvederanno a rivolgersi ai loro legali di fiducia al fine di:

       -Proporre un ricorso presso la Sezione lavoro del Tribunale di Roma, anche per   condotta antisindacale, ex art. 28 Statuto dei Lavorarori.

       -Tutelare i diritti dei lavoratori dell’Istituto eventualmente lesi dalla condotta de qua, avviando azione giudiziale ordinaria presso il Tribunale del Lavoro.

A fondamento della suddetta diffida codeste OO.SS. argomentano che:

1.Il bonus ha natura di retribuzione accessoria (comma 128, legge 107/15) e perciò, secondo l’art. 45 del D. Lgs. 165/01, dev’essere definito dai contratti collettivi, quindi con l’intervento e la partecipazione attiva delle Organizzazioni Sindacali, non potendo la predetta norma essere ignorata o disapplicata dai dirigenti (Corte dei conti, Sezione giurisdizionale della Puglia, sentenza 762/13 e sentenza 86/15).

2.Il richiamato articolo 45 è norma speciale, quindi non derogabile da eventuali disposizioni contenute nella legge 107, ancorché successive.

  1. La Corte di Cassazione, nel corpo della sentenza 22961/13 (sostanzialmente in un obiter dictum) ha (avrebbe) statuito la riserva di contrattazione collettiva sull’attribuzione di ogni trattamento economico, con conseguente perdita di efficacia di leggi, regolamenti o atti amministrativi che attribuiscono incrementi retributivi non previsti dai contratti collettivi.

Tali argomentazioni, a giudizio del sottoscritto, non paiono condivisibili, per quanto appresso significato.

1.Anzitutto, non esiste nel nostro ordinamento giuridico una riserva di contrattazione per così dire ontologica; nel senso che le parti possono sì liberamente determinare il contenuto del contratto, ma nelle materie e nei limiti imposti dalla legge (art. 1322, cod. civ.). E, nello specifico, l’articolo 40 del D. Lgs. 165/01 al primo comma impone che nelle materie relative alla valutazione delle prestazioni, ai fini della corresponsione del trattamento accessorio, la   contrattazione collettiva è consentita negli esclusivi limiti previsti dalle norme di legge.

Ora, giusto una norma di legge – la legge 107/15, nei commi 126, 127, 128, 129 e 130 – regola compiutamente, in modo autonomo e autoconsistente, l’istituto della valorizzazione del merito del personale docente, finanziato annualmente con un fondo extracontrattuale (200 milioni di euro), per riconoscere prestazioni di particolare qualità, oltre il loro livello di esigibilità contrattuale, coerenti con i criteri autonomamente deliberati dal Comitato di valutazione: prestazioni apprezzabili nell’arco dell’anno scolastico e, volta per volta, remunerate sulla scorta di una motivata valutazione del dirigente scolastico; pertanto naturaliter non strutturali o fisse, bensì accessorie.

In ciò il bonus premiale si distingue dal Fondo d’istituto, che remunera prestazioni e/o incarichi aggiuntivi ovvero intensificazioni del lavoro; che resta nella disponibilità della regolazione pattizia: parimenti di natura accessoria, mettendo capo – come correttamente precisato in un passaggio della Diffida – a un trattamento economico per compensare, in termini di sinallagma, prestazioni aggiuntive rispetto ai compiti ordinari della categoria e/o dell’area e del profilo professionale rivestito: ed è certamente incontestato che per queste prestazioni aggiuntive il sottoscritto non può e non vuole ignorare o disapplicare le disposizioni – contrattuali – che le regolano, senza infrangere quei canoni di diligenza minimale, che essi sono tenuti ad adottare nell’esercizio delle proprie funzioni, sempre come è scritto nell’allegato stralcio della sentenza della Corte dei conti della Puglia, n. 762/13.

E a fugare ogni dubbio in ordine alla pretesa cedevolezza delle neointrodotte disposizioni di legge a favore della generale disciplina contrattuale sovviene il comma 196 della legge 107, nel dichiarare inefficaci le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge.

2.Quanto alle qualificazioni – e corrette attribuzioni – di norma speciale e norma generale, e a non voler tenere conto del comma 1 dell’art. 40 del D. Lgs. (supra), oltreché a voler prescindere dal criterio cronologico per disposizioni normative poste sullo stesso piano della gerarchia delle fonti (D. Lgs. 165/01 e Legge 107/15), la natura di norma generale è ascrivibile – sempre a giudizio del sottoscritto e all’opposto di quanto asserito da codeste OO.SS. – proprio al D. Lgs. 165/01 e s.m.i. , in quanto contiene l’organica e generale disciplina del pubblico impiego. E dunque norma speciale sono, semmai, quelle specifiche disposizioni dei commi 126-130 della legge 107.

  1. Per completezza, da ultimo e per quanto è stato dato di comprendere dalla sua diretta lettura, il richiamo della sentenza della Cassazione, n. 22961/13, non sembra conferente, riguardando il contenzioso di un dipendente di un’azienda sanitaria, risalente al 1999, che si era visto sospendere la delibera che gli riconosceva un’indennità quale operatore di uno sportello di cassa, in ragione del successivo intervenuto accordo sindacale che, secondo la Suprema corte, ora attribuiva alla regolazione contrattuale la corresponsione di trattamenti economici, fondamentali e vieppiù accessori in sede decentrata, con perdita di efficacia di leggi, regolamenti o atti amministrativi che attribuiscono incrementi retributivi non previsti dai contratti collettivi: come, per l’appunto, avvenuto nel caso di specie. Tutto qui, e comunque non figurando più tale previsione dopo la novella del D. Lgs. 150/09, c.d. Riforma Brunetta.

Per quanto innanzi dedotto, il sottoscritto ritiene di non poter corrispondere alla diffida, dovendosi per converso attenere alle menzionate e cogenti disposizioni di una legge dello Stato.

Distintamente,

Il Dirigente Scolstico

Concorso a cattedra 2012

Concorso a cattedra 2012: D.M. 496/2016 consente ai docenti delle graduatorie di merito dell’infanzia di essere assunti in altre regioni a domanda entro il 9 agosto

In attuazione della legge n. 89/2016. È una vittoria dell’Anief che per prima ha denunciato l’irragionevolezza della norma. Tuttavia, il sindacato ricorda che i vincitori hanno diritto ad essere assunti nella regione di appartenenza della rispettiva GM secondo i posti già autorizzati nel triennio. Per questo motivo, già da tempo, è stato attivato uno specifico ricorso al giudice del lavoro. Il ricorso è aperto anche ai vincitori che presenteranno domanda attraverso istanze on-line tra il 29 luglio e il 9 agosto 2016.

Studium est amor

STUDIUM EST AMOR SED SCHOLA EST ODIUM di Umberto Tenuta

CANTO 686 Nel suo originario significato lo studio (studium) è amore (amor).

Spesso la Scuola non coltiva l’amore, ma l’odio.

Quanti giovani in questi giorni avvertono un senso di liberazione nel lasciarsi alle spalle la scuola che li ha torturati per anni ed anni?

 

Devi studiare!

Lo studio è un dovere.

Lo studio è un obbligo.

Se non studi sarai punito.

Se non studi sarai respinto dalla tua scuola.

Sì, la scuola obbliga i giovani a frequentarla e poi li respinge!

Lo studio è amore, ma la Scuola insegna ad odiare lo studio.

Quale contraddizione!

Quale logica?

Qui è tutto illogico.

A scuola i giovani non dovrebbero apprendere un complesso di nozioni ma la passione per la Matematica, per la Poesia, per la Storia, per la Geografia, per la Botanica, per la Zoologia, per la Fisica…

E invece?

Invece imparano a odiarle.

Insegnanti cari, io non accuso nessuno.

Si facciano avanti i docenti che d’estate, sui monti o al mare, sono perseguitati dai loro studenti.

Ministra Stefy, crei l’ISLAVNI.

Con il preciso compito di individuare, con procedura anonima, quanti sono gli studenti che amano studiare le singole discipline.

Ministra Stefy, utilizzi questa indagine per licenziare i docenti delle discipline odiate dagli studenti nelle singole scuole.

Sì, Ministra Stefy, li licenzi, questi indocenti, non solo perché essi non realizzano la tua Buona Scuola, ma la Cattiva Scuola.

Ministra Stefy, faccia che sui portoni di tutte le scuole i giovani scrivano “QUI REGNA AMORE”!

 

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