Dichiarazione su rinuncia bonus

Nel corso del presente anno scolastico è stato costituito nel nostro Istituto Scolastico, come
richiesto dalla Legge 107/2015, un comitato di valutazione. Del comitato di valutazionefanno
parte tre colleghe che sono state espressione del collegio dei docenti e che hanno svolto con
competenza e abnegazione il loro ruolo, assumendo il gravoso compito di stabilire, insieme
agli altri membri, i criteri finalizzati alla valutazione del merito per l’assegnazione
dell’eventuale bonus premiale: a loro va il nostro ringraziamento per essersi spese
generosamente nella ricerca di criteri che si rivelassero, nei limiti stessi imposti dalla norma,
quanto più equilibrati e condivisibili.
Corre l’obbligo di ringraziare anche il nostro dirigente per il rispetto e la totale assenza di
preconcetti con cui si è approcciato alle idee e alle proposte delle colleghe.
Lungi quindi dal voler prendere le distanze dall’ottimo lavoro finora svolto dal comitato, ci
sentiamo tuttavia, in dovere di denunciare il pericolo insito nel principio del cosiddetto
“bonus premiale”. Lo scorso anno TUTTI, COMPATTI, abbiamo lottato contro la possibilità di
accettare pratiche di valutazione che, piuttosto che mettere al centro la crescita culturale e
civile degli studenti, prediligono, di fatto, logiche di tipo individualistico, competitivo e paraaziendale.
Logiche di questo tipo non producono alcun valore reale al di fuori di quello banalmente
economico, e finiscono per ostacolare, invece, la possibilità di concepire l’idea stessa di
“valore” in termini relazionali, sociali ed etici.
Tali logiche, pur appellandosi ipocritamente alla “cooperazione”, di fatto svuotano di senso le
pratiche cooperative veramente virtuose all’interno della scuola, introducendo il germe di un
merito vissuto non come contributo alla crescita della comunità, bensì come profitto
personale.
Logiche di questo tipo avvelenano la vita sociale di un Istituto, creando inutili e disfunzionali
gerarchie all’interno del corpo docente, le cui prestazioni e le cui buone pratiche vengono solo
nominalmente premiate e valorizzate, ma di fattosono profondamente svilite.
Si continua l’erosione sfacciata della dignità del lavoro in generale e dell’insegnamento in
particolare, aggirando gi articoli della costituzione che li difendono: si inventa appunto un
“MERITO” da premiare al di là di quanto previsto da un contratto collettivo ormai fossilizzato,
al quale dovrebbe spettare legittimamente e in modo democratico e trasparente, la funzione
di regolare la remunerazione. Anche qui l’aziendalismo più sfrenato: dovremmo farci
imprenditori di noi stessi, pubblicitari dei nostri metodi “all’ultimo grido”, tour operator sul
territorio, demagoghi del sei politico, aspettando grati una benevola mancia, dimenticando
che abbiamo diritto ad aumenti ben più consistenti per TUTTI attraverso il rinnovo del
contratto.
La Scuola come istituzione, per noi è un valore supremo che va tutelato dai pericoli della
deriva neoliberista, ormai in atto, che rischia di snaturarla ed umiliarla assieme ai suoi attori
principali:alunni e docenti.
Per questi motivi, noi, firmatari del presente documento, al fine di manifestare il nostro
disagio e dissenso, ci impegniamo a non inoltrare domanda per accedere al Bonus di merito.
Villabate, 27 giugno 2016
Seguono le firme di 50 docenti su complessivi 75 della Scuola Secondaria di Primo grado “P.
Palombo”, di Villabate (PA)

Esame di maturità 2016

Esame di maturità 2016: il Miur propone tracce dal contenuto geografico e continua a penalizzare l’insegnamento della disciplina.

L’esame di Stato 2016 ha offerto, più che mai, la possibilità di effettuare una profonda riflessione sul ruolo della geografia nel contesto dei percorsi di apprendimento e raggiungimento delle competenze chiave nel contesto della scuola secondaria di secondo grado.

Purtroppo appare chiaro ed evidente il carattere contraddittorio ed incoerente del ruolo attribuito alla geografia da parte del MIUR; se da un lato abbiamo, infatti, assistito alla scelta di eliminare l’insegnamento della geografia economica dal triennio degli Istituti Tecnici Commerciali ad indirizzo economico, non solo spostandola nel biennio ma rendendola addirittura atipica (perciò troviamo numerosi docenti di scienze naturali ad insegnare geografia economica!), dall’altro notiamo come, ancora una volta, la geografia compaia all’interno delle tracce delle prove di maturità.

Il Gruppo Insegnati di Geografia Autorganizzati rileva, in linea con quanto avvenuto ormai da diversi anni, anche per l’esame appena iniziato come il MIUR abbia addirittura proposto tre tracce che attingono dai programmi di geografia economica, anche se riguardanti ambiti interni alla disciplina tra loro differenti:

il tema di ordine generale chiedeva di riflettere sul significato del confine, confini naturali, “muri” e reticolati, sulla costruzione di confini nella storia recente, sull’attraversamento dei confini, sulle guerre per e sui confini, sui confini superati e riaffermati
il saggio breve di ambito socio-economico chiedeva una riflessione sul concetto di crescita, sviluppo e progresso sociale basandosi sulla domanda se il PIL sia la misura di tutto
il saggio breve di ambito storico-politico chiedeva una riflessione sul valore del paesaggio italiano
Inoltre la seconda prova in lingua inglese per i Licei Linguistici prevedeva la comprensione di un testo riguardante il calo demografico della popolazione in Europa e la necessità di invertire questo andamento per garantire una sostenibilità della sua economia.

Gli argomenti proposti in queste quattro tracce contengono conoscenze e abilità che noi docenti di geografia ritroviamo all’interno delle linee guida ministeriali al fine di effettuare una programmazione didattica consona che permetta agli studenti di raggiungere le competenze chiave geografiche che assolvono al compito di formare cittadini consapevoli, attivi e partecipi alla vita sociale. Tali linee guida, riproposte puntualmente dal “riordino Gelmini”, sono anche puntualmente contemplate dalle case editrici al fine di redigere libri di testo con contenuti adeguati e idonei alle richieste ministeriali. Purtroppo questi argomenti vengono affrontati da alunni di quattordici/quindici anni nel primo biennio e mai più ripresi in modo approfondito e organico da nessun altra disciplina nel corso del triennio.

Il MIUR, dunque, ritiene fondamentale la conoscenza e la capacità di comprensione di argomenti di carattere geografico al fine di dimostrare, da parte degli studenti, una maturità consona al fine di affrontare in modo adeguato successivi percorsi universitari o lavorativi. La stridente incongruenza ministeriale risiede nella scelta di far affrontare tali argomenti solo all’inizio del percorso scolastico superiore con studenti, data l’età e i prerequisiti di conoscenza, non ancora pronti ad affrontare in modo critico e personalizzato tali tematiche.

In Giga invita il MIUR ad interrogarsi sull’incoerenza ed inefficacia dei percorsi di apprendimento-insegnamento da esso stesso proposti; anche perché, in alcuni casi, gli studenti stessi, quando si trovano ad affrontare all’Università tali argomenti, hanno modo di toccare con mano gli effetti negativi dell’esclusione dell’insegnamento della geografia dal triennio degli Istituti Tecnici Commerciali e di averla addirittura estromessa da tutti gli altri indirizzi di studio.

Per i coordinamento del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
Micol Medeot

Infanzia, adolescenza e disabilita’

Superando.it del 27-06-2016

Infanzia, adolescenza e disabilita’

Assenza di dati statistici relativi alla fascia di età tra 0 e 5 anni, differenze territoriali nell’accesso e nella qualità dei servizi rivolti alla disabilità, mancanza di indicatori per monitorare i processi di valutazione e progettazione educativa individualizzata, oltreché carenze sui percorsi formativi che dovrebbero condurre al lavoro dopo la scuola: sono questi i dati principali riguardanti i minori con disabilità, che emergono dal “9° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) in Italia”.

Come ampiamente riferito anche su queste pagine, l’8 giugno scorso è stato presentato a Roma il 9° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) in Italia, 2015-2016, curato annualmente dal Gruppo CRC [se ne legga nel box in calce, N.d.R.].
Il documento dedica ai minori con disabilità due paragrafi in particolare, uno sul diritto alla salute e l’altro sull’inclusione scolastica e tuttavia, altri riferimenti alla disabilità si trovano trasversalmente anche rispetto ad altre tematiche, quali ad esempio l’accesso ai media o l’attività sportiva.

In continuità con le precedenti edizioni, il Rapporto denuncia l’assenza di dati statistici relativi alla fascia d’età tra 0 e 5 anni: ad oggi, infatti, non esiste ancora nel nostro Paese un dato certo sul numero di bambini e bambine con disabilità che fotografi la situazione prima dell’ingresso nella scuola dell’obbligo, aspetto, questo, che viene ritenuto particolarmente grave, in quanto direttamente collegato alle politiche e agli interventi precoci: dalla diagnosi alla riabilitazione tempestiva.
Inoltre, viene evidenziato come non esistano dati aggiornati e/o disaggregati per i minori con disabilità rispetto ad alcuni àmbiti di particolare rischio, quali l’impoverimento, le adozioni e gli affidamenti, i maltrattamenti e gli abusi.
Il documento ribadisce poi l’esistenza di differenze territoriali nell’accesso e nella qualità dei servizi rivolti alla disabilità, conferma la mancanza di politiche di inclusione che investano l’età adolescenziale dopo la scuola dell’obbligo e sottolinea la discontinuità dei percorsi di presa in carico nel passaggio dalla minore età alla vita adulta.

Per quanto poi riguarda il diritto allo studio, tra le altre cose si lamenta la mancanza di indicatori per monitorare la tempestività dei processi di valutazione e progettazione educativa individualizzata e l’accesso ai percorsi formativi, e al lavoro dopo la scuola, degli alunni con disabilità. Si denunciano inoltre le carenze nelle ore di sostegno, ma anche nell’erogazione dei servizi di supporto all’autonomia e alla socializzazione.

Infine, le barriere architettoniche: dai dati dell’Anagrafe Nazionale dell’Edilizia Scolastica, prodotti nel mese di agosto del 2015, risulta che il 71% delle scuole si è dotato di accorgimenti per il superamento degli ostacoli, mentre il 29% ne è ancora privo.
Tali accorgimenti riguardano nel 78% dei casi la presenza di rampe all’accesso, nel 74% l’ampiezza delle porte, nel 70% la presenza di almeno un servizio igienico accessibile.
E ancora, il 54% degli istituti ha provveduto alla rimozione delle barriere nei percorsi interni all’edificio, mentre il 46% dispone di percorsi esterni accessibili, il 33% possiede ascensori, il 15% è provvisto di servoscala e/o piattaforma elevatrice.
Tra le Regioni più virtuose si segnalano la Valle d’Aosta, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, l’Abruzzo e la Lombardia, tra quelle invece con meno accorgimenti per il superamento delle barriere, la Calabria, la Sicilia e la Campania.

di Daniela Bucci,
Responsabile del portale «Condicio.it – Dati e cifre sulla condizione delle persone con disabilità», spazio di comunicazione che è il frutto di un progetto della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e nel quale il presente approfondimento è già apparso (con il titolo “9° Rapporto sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”). Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

Ricordiamo ancora che nel sito del Gruppo CRC è disponibile il testo integrale del 9° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) in Italia, 2015-2016. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: coordinamento@gruppocrc.net.

La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990. L’Italia l’ha ratificata il 27 maggio 1991 con la Legge 176/91. Ad oggi essa è stata ratificata da oltre 190 nazioni, cioè praticamente da quasi tutti i Paesi, ed è lo strumento internazionale più ratificato al mondo.
Per verificare che i princìpi sanciti dall’importante documento siano effettivamente rispettati, le Nazioni Unite chiedono ad ogni Stato di redigere e presentare ogni cinque anni un rapporto. Inoltre, per dare voce anche al punto di vista della società civile, le Organizzazioni Non Governative e del Terzo Settore hanno la possibilità di elaborarne uno supplementare.
Per questa ragione, dalla fine del 2000 è attivo in Italia il Gruppo di Lavoro per la CRC che l’anno successivo ha redatto un rapporto sulla condizione dell’infanzia in Italia, supplementare a quello che il Governo Italiano aveva precedentemente presentato alle Nazioni Unite.
In seguito il Gruppo di Lavoro ha deciso di proseguire nella sua opera di monitoraggio, redigendo annualmente un rapporto di aggiornamento che verifica lo stato di applicazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza nel nostro Paese.
Sono oggi ben 91 le associazioni e le organizzazioni non profit a far parte del Gruppo di Lavoro per la CRC (in loro rappresentanza, per elaborare il Rapporto di quest’anno, hanno lavorato 124 operatori del Terzo Settore) e a coordinarle è Save the Children Italia.
Tra di esse – dal 2014 – vi è anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), insieme, tra le altre, all’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), alla SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), all’Associazione L’abilità di Milano e alle Fondazioni Emanuela Zancan e Paideia.

Paritarie: domande per i contributi pubblici, con le nuove regole, entro il 30 giugno

da Il Sole 24 Ore

Paritarie: domande per i contributi pubblici, con le nuove regole, entro il 30 giugno

di Francesca Malandrucco

Contributi pubblici per le scuole paritarie, le regole cambiano e gli istituti interessati avranno ancora pochi giorni di tempo per inviare le dichiarazioni sostitutive necessarie per accedere ai contributi statali per l’anno scolastico che si è appena concluso. I termini per comunicare i dati agli Uffici scolastici regionali scadranno il prossimo 30 giugno.

Nuovo parametro
Il Miur, infatti, con il Dm 367 approvato il 3 giugno scorso, ha introdotto una novità, inserendo per la prima volta il parametro di «fine di lucro» o «non fini di lucro», sulla base del quale potrà essere assegnata o meno una quota parte del contributo stesso, ovvero la quota dell’80% nel caso delle scuole dell’infanzia e le quote unitarie per studenti in caso di scuole secondarie di I e II grado. La modifica si è resa necessaria a seguito della sentenza del Tar del Lazio 3470/2014, Sezione III Bis, confermata poi dal Consiglio di Stato nel novembre scorso, che censura una parte della norma del Dm 46 del 2013. Il decreto ministeriale del gennaio 2013 all’articolo 4 riconduceva il fatto di non avere fini di lucro esclusivamente alla natura giuridica del soggetto gestore e non al servizio erogato dal singolo istituto.
Ora, invece, grazie al nuovo criterio inserito, verrà valutato esplicitamente se la scuola abbia o meno modalità commerciali e se il servizio scolastico sia effettuato a titolo gratuito oppure dietro il pagamento di una retta che copra «una frazione» del costo del servizio stesso.
Per questa ragione i soggetti gestori delle scuole paritarie dovranno in via preventiva comunicare a quale categoria appartiene l’istituto e quindi se può essere considerato di natura commerciale o non commerciale. Solo dopo aver presentato l’autodichiarazione si potrà procedere con il calcolo e l’erogazione dei fondi.
A tal proposito il Miur ha predisposto un modello prestampato, “Allegato A”, che i gestori dovranno seguire per presentare la dichiarazione sostitutiva.

Semplificazione
Per semplificare e snellire le procedure, l’Ufficio scolastico regionale per il Veneto ha predisposto l’acquisizione on line dei dati sulla piattaforma Aris, cui le scuole potranno accedere con le apposite password (www.venetolavoro.it/aris/index.asp).
Con una circolare inviata sia ai gestori delle scuole che ai dirigenti degli uffici scolastici territoriali, l’Usr Veneto, da anche indicazioni puntuali sui nuovi requisiti richiesti dal ministero e sulle modalità di compilazione dell’Allegato A. In particolare la nota chiarisce che «l’assenza della modalità commerciale nell’erogazione del servizio scolastico non è imprescindibilmente connessa alla formulazione del testo contenuto nell’atto costitutivo/statuto, ma deriva dal fatto che gli atti fondativi del soggetto gestore prevedano scopi e condizioni di erogazione del servizio scolastico/educativo sostanzialmente non in contrasto con la definizione di modalità non commerciale». In sintesi quando il servizio scolastico viene svolto senza fini di lucro le scuole potranno dichiarare di essere in possesso tout court del requisito richiesto.

I voti? Con le lettere

da Corriere della sera

I voti? Con le lettere

La pagella con tutti i voti numerici, a cui i bambini di scuole primarie e ragazzi di scuole medie sono ormai abituati dal 2009, è destinata a sparire. Per lasciare spazio alle più «eque e meno limitanti» lettere: ovvero, A-B-C-D-E, cinque gradi di giudizio per valutare gli studenti e assegnare loro un punteggio qualitativo dopo aver constatato se hanno o meno raggiunto gli obiettivi fissati dal ciclo di studi. La novità è contenuta in uno dei disegni di legge delega che il governo sta preparando sulla base delle indicazioni contenute nella legge 107, la riforma della scuola varata a luglio dello scorso anno. E che dovrebbe essere approvato entro l’estate, per entrare in vigore dall’anno scolastico 2017-2018.

Obiettivo? Uscire dalla logica della scuola-calcolatrice, limitare le ansie della corsa al voto e far riaffiorare l’idea che il successo scolastico sia un percorso, e non una media delle performance. «Così restituiamo alla scuola primaria il compito di mettere bambine e bambini agli stessi nastri di partenza — spiega la senatrice Francesca Puglisi che sta seguendo l’iter —. Misurare con un numero la gioia di apprendere di un bambino è come misurare il cielo con un righello».

In Italia è stata la riforma Gelmini a reintrodurre la valutazione numerica alla scuola primaria e secondaria di primo grado, abbandonata nel 1977: in realtà secondo quella legge i docenti dovrebbero esprimere il proprio giudizio in voti solo per la pagella intermedia e quella finale, lasciando spazio a giudizi più articolati — o meno severi — nel corso dell’anno per compiti, interrogazioni e elaborazioni di bambini e ragazzi. Ma spesso il voto è diventato uno strumento semplice e matematicamente ineccepibile per classificare lo studente: che, alla fine dell’anno, non può che constatare che il giudizio complessivo sulla sua preparazione è la media dei voti ottenuti. «Ed è proprio questo che deve cambiare — spiegano gli esperti che lavorano al progetto —, la valutazione in lettere esprime il concetto di evoluzione delle competenze e delle conoscenze, mentre il voto fotografa in maniera statica una situazione». Un esempio? Se uno studente, dopo un inizio complicato, si mette sotto a studiare e negli ultimi compiti prende sempre A, meriterà una A finale, che testimonia il punto di arrivo conquistato. Nel caso del voto numerico, i «5» o i «4» presi nei compiti iniziali non potrebbero invece essere cancellati ma diventerebbero parte della media, anche se alla fine dell’anno lo studente ha meritato tutti 8. «È come se non ci si potesse più sottrarre a quell’insuccesso». Beccarsi una E o una D, invece che un’umiliante insufficienza, dovrebbe essere sentito come un monito: il bambino o la bambina dimostrano di non aver raggiunto o di aver solo parzialmente raggiunto i livelli di apprendimento previsti per quella classe, e quindi devono impegnarsi di più.

In realtà era già stata diramata una circolare a febbraio dello scorso anno per sperimentare «i nuovi modelli di certificazione delle competenze», che invitava i docenti ad adottare nuove pratiche per misurare problem solving e abilità, atteggiamenti ed emozioni, potenzialità, stile di vita. Questo nuovo provvedimento però supera quelle linee guida e introduce un modello adottato con successo già in molti altri Paesi europei e in America, ma da noi non ci saranno segni «più o meno», e solo le ultime due lettere della scala denoteranno un’impreparazione tale da dover sostenere eventuali corsi di recupero.

Perché l’idea chiave è: fornire agli studenti gli strumenti per raggiungere la meta. Ed è proprio in questa direzione che va anche un’altra novità che dovrebbe essere contenuta nel provvedimento. E cioè l’abolizione della bocciatura alle elementari: «Inutile e dannosa», sentenziano gli esperti del ministero.

Valentina Santarpia

Assegnazioni provvisorie: il comune di ricongiungimento deve precedere gli altri

da La Tecnica della Scuola

Assegnazioni provvisorie: il comune di ricongiungimento deve precedere gli altri

Il motivo principale per potere richiedere l’assegnazione provvisoria da parte di un docente,è il ricongiungimento a un familiare o a un convivente. Questa può essere richiesta all’interno di una stessa provincia per avvicinarsi al comune di residenza dei familiari, oppure può anche essere richiesta da fuori provincia.

In tal caso si tratta di assegnazione interprovinciale, ma anche in quel caso l’intento è di avvicinarsi il più possibile al comune del familiare a cui si intende ricongiungersi. I motivi per cui si può richiedere l’assegnazione provvisoria sono bene specificati nel comma 1 dell’art.7 dell’ipotesi di contratto sulla mobilità annuale.

In tale comma è riportato che l’assegnazione provvisoria provinciale o interprovinciale può essere richiesta per il ricongiungimento al coniuge o al convivente, ivi compresi parenti o affini, purché la stabilità della convivenza risulti da certificazione anagrafica; per il ricongiungimento ai figli o agli affidati con provvedimento giudiziario; per gravi esigenze di salute del richiedente comprovate da certificazione sanitaria; per il ricongiungimento ai genitori. Bisogna sapere che rispetto alle motivazioni suddette non esiste un ordine di priorità, per cui se un docente è titolare in Piemonte ed coniugato a Torino, ma ha i genitori a Reggio Calabria, può tranquillamente richiedere il ricongiungimento verso la provincia calabrese in cui risiedono i genitori.

Il punteggio previsto per il ricongiungimento ai genitori, cioè 6 punti, è attribuito solo nel caso in cui almeno uno dei due genitori abbia un’età superiore a 65 anni. Se i genitori hanno un’età inferiore ai 65 anni, l‘assegnazione è consentita ma a punteggio “zero”. Si considerano anche i figli che compiono i 6 anni o i 18 anni entro il 31 dicembre dell’anno in cui si effettua l’assegnazione provvisoria. A tal fine, il docente che aspiri all’assegnazione provvisoria per ricongiungimento ai genitori, al coniuge, convivente e/o ai figli dovrà indicare il comune o di ricongiungimento nella domanda ovvero il comune viciniore in assenza di posti e/o classi di concorso richiedibili.

Tale comune, ovvero il distretto scolastico di ricongiungimento per i comuni suddivisi in più distretti, dovrà essere necessariamente indicato nelle preferenze. Esso, eventualmente preceduto dalla indicazione di preferenze analitiche relative a specifiche scuole, dovrà necessariamente a sua volta precedere la preferenza per ogni altro comune o distretto sub-comunale per i comuni suddivisi in più distretti. Per quanto riguarda il ricongiungimento ai figli o comunque la valutazione del punteggio dei figli, è necessario dire che ci sono delle importantissime novità per le lavoratrici madri e per i lavoratori padre. Infatti la lavoratrici madri e lavoratori padri anche adottivi o affidatari con prole di età inferiore a sei anni avranno la precedenza nelle assegnazioni provvisorie. Un’altra precedenza, meno incisiva della precedente, spetta anche alle lavoratrici madri e ai lavoratori padri anche adottivi o affidatari con prole di età superiore a sei anni e inferiore a dodici anni limitatamente alle assegnazioni provvisorie interprovinciali. 

Dopo la Brexit: la scuola non privilegi l’inglese

da La Tecnica della Scuola

Dopo la Brexit: la scuola non privilegi l’inglese

Sospendere l’insegnamento dell’inglese nelle scuole trentine nell’ambito del piano di trilinguismo. Trattarlo come una qualsiasi altra lingua straniera non comunitaria, senza più privilegiarlo. Lo chiede la lista Tsipras locale, alla luce dell’approvazione del referendum sulla Brexit in Gran Bretagna.

“Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, anche la lingua inglese – sostiene l’Altra Trento a sinistra – diventa una lingua non comunitaria. Per tale ragione, considerate le perplessità sulla gestione dell’insegnamento secondo la metodologia Clil (l’apprendimento integrato di contenuti disciplinari in una lingua straniera, ndr) e del Piano trentino per il trilinguismo, L’Altra Trento a sinistra chiede la sospensione per l’anno scolastico 2016-2017 del Piano per il trilinguismo e dell’insegnamento Clil in inglese”.

Ferie e malattia non a ore per gli statali. Ferie revocabili

da La Tecnica della Scuola

Ferie e malattia non a ore per gli statali. Ferie revocabili

Tempi duri per gli assenteisti della pubblica amministrazione: ferie e ‘malattia’ per gli statali funzionano solo a giornata e non ad ore. Non è possibile quindi utilizzarle come permessi per uscire prima da lavoro o entrare dopo. A fare il punto sulla questione è l’Aran, l’Agenzia che si occupa di pubblico impiego, la faccia del Governo nei tavoli con i sindacati. Che chiarisce anche: se l’amministrazione ne ha necessità può richiamare il dipendente in villeggiatura, anche se deve rimborsargli il viaggio

Si era parlato nei mesi scorsi della possibilità di spacchettare la ‘malattia’ in ore per poter fare visite specialistiche ma poi non se ne era fatto nulla. L’Aran scioglie anche altri dubbi ricorrenti tra i dipendenti pubblici in una sorta di report dove settore per settore, dai ministeriali agli insegnanti, indica tetti e vicoli in fatto di assenze.

Argomento sensibile su cui il Governo è a lavoro per imprimere una stretta, così da rendere più difficile darsi per finti malati o utilizzare altre scappatoie illecite. Ma questo è anche periodo di ferie, visto l’avvicinarsi delle vacanze estive. E a proposito l’Aran spiega che l’amministrazione se in necessità può richiamare il dipendente in villeggiatura ma deve rimborsargli il viaggio. (Ansa)

Diventiamo ciò di cui ci nutriamo

DIVENTIAMO CIÒ DI CUI CI NUTRIAMO di Umberto Tenuta

CANTO 687 L’UOMO È CULTURA.

TALE CULTURA TALE UOMO.

 

Non so se tu che leggi hai osservato che la colorazione dei fiori è fortemente influenzata dalle sostanze di cui la pianta si nutre.

Questo lo tiene ben presente il contadino nella coltura delle piante e nell’allevamento degli animali.

L’uomo è ciò che mangia (Feuerbach).

Ne sanno qualcosa le Religioni, la Geografia, la Storia e le altre scienze antropologiche.

Ed infatti noi chiamiamo alunni i giovani che frequentano le scuole.

Alunno è parola che deriva dal latino alere (alimentarsi e perciò crescere, diventare alimentato, alto, adulto).

Certo, l’uomo è una inscindibile unità psicofisica, spirito e corpo.

E l’uno e l’altro sono quello di cui si alimentano.

Certamente, anche la scuola non può trascurare l’alimentazione materiale.

Ma il compito della scuola è soprattutto l’alimentazione culturale dei giovani.

Se vogliamo che i nostri giovani siano poeti, alimentiamoli di Poesia.

Di poesia, e non di memorizzazioni.

Se vogliamo che i nostri giovani siano storici, alimentiamoli di Storia.

Di Storia, e non delle sintesi storiche dei libri di testo.

Se vogliamo che i nostri giovani siano geografi, alimentiamoli di Geografia.

Di Geografia, e non delle sintesi geografiche dei libri di testo.

Se vogliamo che i nostri giovani siano artisti, alimentiamoli di Arti, nei laboratori artistici.

Nella BUONASCUOLA non “si parla” di cultura, si fa Cultura.

Ovviamente, per una buona mensa scolastica non ci vogliono i surgelati ed i condensati.

La BUONASCUOLA deve offrire i grandi Letterati, i grandi Poeti, i grandi Musicisti, i grandi Storici…

Giovani che andate in vacanza, se questo la BUONASCUOLA non vi ha dato, supplite voi, riempiendo i vostri zaini di POESIA, ROMANZI, di CHITARRE e MONDOLINI, di CAVALLETTI…

E poi, non accontentatevi delle fresche acque del mare, ma andate a nutrirvi dei monumenti dell’ARTE, della STORIA, della GEOGRAFIA…

Forse, l’ALTRA SCUOLA vi servirà piatti più nutrienti!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:
http://www.edscuola.it/dida.html
Altri saggi sono pubblicati in
www.rivistadidattica.com
E chi volesse approfondire questa o altra tematica
basta che ricerchi su Internet:
“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

https://www.facebook.com/utenuta/posts/10208519934589217?pnref=story

Edscuola© – Didattica@edscuola.com

http://www.edscuola.it/dida.html

Decreto Direttore Generale 27 giugno 2016, Prot. n. 587

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione
Ufficio II
“Welfare dello Studente, partecipazione scolastica, dispersione e orientamento”

Decreto Direttore Generale 27 giugno 2016, Prot. n. 587

Disposizioni ai fini della fornitura dei libri di testo in favore degli alunni meno abbienti delle scuole dell’obbligo e secondarie superiori, per il corrente esercizio finanziario 2016. (16A04997)

(GU Serie Generale n.156 del 6-7-2016)

 

IL DIRETTORE GENERALE

VISTA la legge 23 dicembre 1998, n. 448 ed, in particolare, l’articolo 27 relativo alla fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo a favore degli alunni meno abbienti delle scuole dell’obbligo e secondarie superiori, che prevede, tra l’altro, a tali fini, un finanziamento di 200 miliardi di lire per l’anno 1999;

 

VISTO il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 agosto 1999, n. 320, come modificato ed integrato dal successivo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 aprile 2006, n. 211, recante disposizioni di attuazione dell’articolo 27 della suindicata legge 448/98;

 

VISTO Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 2013, n. 159, recante : “Regolamento concernente la revisione delle modalità’ di determinazione e i campi di applicazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE)”.

 

VISTO il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 febbraio 2014, n.98, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 14 luglio 2014, n. 161, con il quale è stato approvato il “Regolamento di organizzazione del Ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca”;

 

VISTA la nota prot. n. 6353 del 17/03/2016 con la quale l’Istituto Nazionale di Statistica, a seguito di richiesta da parte di questa Direzione Generale in data 26/02/2016 prot. n. 1595, invia la tabella aggiornata ai dati di reddito 2013 (Indagine Eu-Silc 2014)

 

VISTA la nota prot.A00grt/79449/S.050 del 7 marzo 2016 dell’ Assessore Istruzione e Formazione, Giunta Regionale Regione Toscana con la quale, a seguito di richiesta da parte di questa Direzione Generale in data 26/02/2016 prot. n.1593, viene condivisa l’esigenza di utilizzare le medesime basi di calcolo adottate nelle precedenti annualità;

 

VISTA la nota del 5/04/2016 del Servizio Statistico-Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica di questo Ministero con la quale , a seguito di richiesta da parte di questa Direzione Generale prot.n. 1238 del 22/02/2016, vengono trasmessi i dati aggiornati degli studenti per l’anno scolastico 2014/2015;

 

 

VISTA

 

la legge 28 dicembre 2015, n. 208, recante: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”;

 

VISTA la legge 28 dicembre 2015, n. 209, di approvazione del “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018;

 

VISTO Il Decreto Legge 6 luglio 2012, n.95 art.23 comma 5 che , al fine di assicurare la prosecuzione degli interventi previsti dalla citata legge 448/1998, autorizza la spesa di € 103.000.000 a decorrere dall’anno 2013;

 

VISTO il Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze 28 dicembre 2015, n. 482300, recante:“Ripartizione in capitoli delle Unità di voto parlamentare relative al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e per il triennio 2016-2018” , che ha appostato per l’anno finanziario 2016, nel capitolo 7243 del Ministero citato, la somma di € 103.000.000;

 

VISTO l’art.2 comma 109 della legge 23 dicembre 2009, n.191 che sancisce il venir meno di ogni erogazione a carico del bilancio dello Stato in favore delle Province autonome di Trento e Bolzano

D E C R E T A

Art.1

Ai sensi e per gli effetti di quanto indicato nelle premesse, che si intendono integralmente richiamate nel presente dispositivo, la ripartizione tra le Regioni , per l’anno scolastico 2016/2017, della somma complessiva di € 103.000.000, prevista dalle disposizioni richiamate in epigrafe, ai fini della fornitura dei libri di testo in favore degli alunni meno abbienti delle scuole dell’obbligo e secondarie superiori, per il corrente esercizio finanziario 2016, è definita secondo le unite tabelle A ed A/1, che costituiscono parte integrante del presente decreto.

IL DIRETTORE GENERALE
F.to     Giovanna Boda


Allegato 

Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (MIUR, 27.6.16)

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca

Contrattazione Collettiva Nazionale Integrativa Comparto Scuola

Individuazione dei criteri per la ripartizione, per l’anno scolastico 2016/2017, delle risorse finanziarie destinate a retribuire gli istituti contrattuali di cui agli articoli 9, 30, 33, 47, 62, 84, 86, 87 del CCNL 2006/2009 del comparto scuola, come modificati dalle successive sequenze contrattuali (MOF).