LETTERA MINISTRI DOTAZIONI ORGANICHE ATA

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. MATTEO RENZI

Al Ministro dell’Istruzione

Sen. STEFANIA GIANNINI

Al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Uffici di diretta collaborazione dell’On.le Ministro

Unità Relazioni Sindacali

Al Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione

On. MARIANNA MADIA

Al Ministro dell’Economia e Finanze

On. PIER CARLO PADOAN

e, p.c. A tutto il Personale A.T.A. delle Istituzioni Scolastiche Italiane di ogni ordine e grado

Onorevoli Ministri,

con nota n. 0017763 del 30 Giugno 2016 avete trasmesso alle Scuole Italiane lo schema del Decreto Interministeriale organici ATA 2016, che “determina le dotazioni organiche ATA per gli anni scolastici 2016/2017, 2017/2018 e 2018/2019 con eventuale revisione annuale”.
Purtroppo si evince che sono stati confermati i tagli preannunciati, nonostante un incremento di 8.687 alunni.

Il totale dei posti disponibili per il prossimo triennio pertanto sarà di 203.534 con 3.589 posti in meno sull’organico di diritto rispetto all’a.s. 2011/2012.

Nel decreto vengono citati la Legge 190 del 23/12/2014, il Decreto Legge n. 112 del 2008 e la Legge n. 133 del 2008, che hanno come obiettivo prefissato un risparmio di 50,7 milioni di euro annui a decorrere dall’a.s. 2015/2016 ottenuto grazie ad una riduzione del numero di personale: noi ATA perciò serviamo solo per far cassa, per far risparmiare lo Stato che così può assumere docenti, a cui attribuire bonus di vario genere e creare l’organico potenziato docenti nelle Scuole autonome che però dovranno gestire tutto questo surplus lavorativo con organici ATA sempre più ridotti: infatti ovviamente non si può più parlare di soli 2020 posti in meno perché, essendoci stato un notevole incremento di alunni, si dovrebbe avere un aumento di posti e non una diminuzione.

Per quanto riguarda gli Assistenti Amministrativi è più che evidente che 46.822 posti non siano assolutamente sufficienti per poter espletare tutti gli adempimenti amministrativi piombatici addosso in questi anni, a cominciare da tutte le pratiche relative alle molteplici immissioni in ruolo dei docenti ( tutti noi che lavoriamo ogni giorno nelle scuole siamo a conoscenza del delirio odierno dovuto alle prese di servizio differite con il solito SIDI sempre mal funzionante…).
Non dimentichiamo l’attuale normativa: Codice dell’Amministrazione Digitale (D.Lgs. n. 82/2005 e successivo D.lgs. 235 del 30/12/2010, il D.P.C.M. 3/12/2013 che descrive le regole tecniche in materia di sistema di conservazione, non dimentichiamo il processo di dematerializzazione (il progressivo incremento della gestione documentale informatizzata all’interno della Pubblica Amministrazione in questo caso della scuola) e la sostituzione dei supporti tradizionali della documentazione amministrativa e didattica in favore del documento informatico come registri scolastici, pagelle, circolari web, documenti elettronici, protocollo informatico, istanze online, la segreteria digitale e la conservazione sostitutiva come descritto prima.
Dal 11 ottobre 2015 scorso le Pubbliche Amministrazioni sono tenute a inviare in conservazione il registro giornaliero di protocollo entro la giornata lavorativa successiva, l’invio in conservazione sostitutiva dei singoli documenti informatici protocollati a partire da Agosto 2016.
Il fine ultimo della dematerializzazione non è sostituire l’uomo, ma sostituire i documenti cartacei e proprio quest’ultimo fine per poter essere raggiunto ha bisogno di un aumento delle risorse umane!
Il profilo degli Assistenti Tecnici è stato fortemente umiliato dall’introduzione dell’inutile e dispendiosa figura dell’animatore digitale il quale doveva istruire e supportare il Personale per quanto legato all’informatica ma nella realtà si è trasformato in una vera e propria “barzelletta”, con talvolta gente inesperta e incompetente che ha riversato, come al solito, tutte le incombenze di loro competenza sugli Assistenti Tecnici o sugli Assistenti Amministrativi i quali, oltre al danno, hanno avuto anche la beffa !
I Direttori S.G.A continuano a diminuire nell’indifferenza più totale.

I posti di Collaboratore Scolastico sono aumentati di 29 unità, una cifra semplicemente ridicola rispetto alle maggiori attività presenti e future, previste anche dalla cosiddetta “Buona Scuola”: con il totale previsto di 131143 unità sarà impossibile assicurare un regolare funzionamento dei servizi scolastici, a cominciare dalla sicurezza e dalla sorveglianza sui nostri minori; inoltre l’accantonamento di 11857 posti per la “terziarizzazione dei servizi” amplierà notevolmente il disagio già presente nelle nostre scuole, perché i dipendenti delle cooperative coinvolte non potranno effettuare in pochissime ore lo stesso prezioso lavoro svolto dai nostri collaboratori ma allo Stato costeranno molto di più (= più spesa meno resa).

Inoltre con la suddivisione dei contingenti deve essere operato l’accantonamento di una quota di posti pari al tre per cento della dotazione organica provinciale, per la completa fruizione, da parte delle scuole, dell’organico spettante dall’applicazione delle tabelle.

Onorevoli Ministri,

come già ribadito dalla scrivente Federazione in più occasioni, è semplicemente necessario che ascoltiate i modesti suggerimenti di chi come noi lavora da sempre ed ogni giorno nella Scuola senza distacchi sindacali, e conosce le esigenze dell’utenza, che dovrebbe essere tutelata in primis senza nascondersi dietro a paroloni senza costrutto: abbiamo avanzato proposte anche in merito ai possibili risparmi a cui attingere per poter ampliare gli organici, grazie ad una revisione dei parametri con relativo superamento delle attuali regole restrittive, e ritornare a nominare supplenti, che non sono uno spreco ma una preziosa risorsa, oltre che persone con una dignità e una famiglia alle spalle.
Inserendo, come appare evidente sia la volontà del Vostro Governo, altri privati nelle Scuole statali, si otterrebbe solo un aumento di spesa, un peggioramento dell’offerta formativa e un notevole rischio di infrazioni o altro, come accaduto anche recentemente in occasione degli SCANDALOSI appalti per le imprese di pulizia.
Devono invece essere tutelate le esigenze di funzionamento di tutte le Istituzioni Scolastiche, sia quelle del primo ciclo dove ci sono i nostri piccoli e che hanno situazioni particolarmente complesse con notevoli frammentazioni di plessi, sia quelle del secondo ciclo dove studiano i futuri uomini e donne della nostra bellissima Italia e dove sono più numerosi i fenomeni di abbandono e dispersione scolastica.

Ribadendo che l’impegno politico, assunto lo scorso anno dal sottosegretario Faraone di ripristinare nell’organico di diritto i 2020 posti tagliati, è stato chiaramente disatteso, chiediamo con forza che almeno con l’organico di fatto sia sanata una situazione che appare già notevolmente difficoltosa, perché la Scuola è un bene di tutti e come tale va salvaguardato e tutelato e solo avendo personale ATA a sufficienza, che contribuisce con il proprio lavoro al progetto educativo nel suo insieme, questo sarà possibile.

Chiediamo inoltre che, anche per gli ATA come per i docenti, venga istituito l’organico potenziato per poter così ovviare, almeno in parte, al noto divieto di nominare supplenti e che vengano immessi in ruolo i precari su tutti i posti vacanti e disponibili.

Onorevoli Ministri,

Vi chiediamo di portare più attenzione e rispetto al Personale Amministrativo Tecnico ed Ausiliario delle Scuole statali di ogni ordine e grado per garantire più servizi, più ordine e più efficienza alla Scuola italiana.

La storia della nostra Scuola, dove il Personale ATA ne è parte integrante fondamentale e insostituibile, è ad una svolta.

Noi della Federazione del Personale ATA con la determinazione e la serenità che abbiamo conquistato “sul campo di lavoro quotidiano”, Vi diciamo che è possibile farla finita con una politica di tagli, di chiacchiere incomprensibili, di “stupide baruffe”e di OO.SS. senza mestiere, solo a caccia di deleghe.

Vi diciamo che è possibile realizzare insieme al Personale ATA un grande sogno: quello di una Scuola più giusta, più generosa verso chi ne ha veramente bisogno, più serena, più moderna ed efficiente, modello da esportare in Europa e nel mondo per costruire insieme, per noi e per i nostri figli, un futuro migliore per tutti.

SENZA IL PREZIOSO CONTRIBUTO DEL QUOTIDIANO LAVORO DEL PERSONALE ATA NON CI SARA’ MAI UNA BUONA SCUOLA ITALIANA.

Nella speranza di essere ricevuti quanto prima dalle SS.VV. Ill.me,

Cordiali saluti.

Direzione Nazionale Feder.ATA

Chissà perché?

Chissà perché?

di Cinzia Mion

 

Chissà perché leggendo il manifesto del “Gruppo di Firenze” dal titolo Valutazione nella primaria, ci risiamo: lettere”buone”, numeri “cattivi”, e arriva il divieto di bocciare mi è venuto subito in mente un gioco di Eric Berne, fondatore dell’approccio psicoterapeutico chiamato Analisi Transazionale, dal titolo molto eloquente : Ti ho beccato, figlio di puttana.

Chissà perché mi viene in mente che nella teoria dei giochi di Berne, consistenti in transazioni complementari per ottenere un risultato ben prevedibile, il tornaconto personale del gioco dalla denominazione un po’ faceta è la vendetta.

Chissà perché a proposito della ineludibile dose di sadismo, che trapela da tutto ciò, mi viene in mente l’analisi di Kaes quando afferma:”La passione che anima le attività di formazione al di là di ogni dottrina ed ogni ideologia, è da attribuirsi al fatto che il desiderio di formare è un’emanazione della pulsione di vita: si tratta di creare la vita e di mantenerla. Ma insieme alla pulsione di vita ed in lotta con essa sono costantemente all’opera le pulsioni distruttive. Il desiderio di dare la vita si intreccia con il desiderio di distruggere l’essere in formazione che sfugge al formatore, che ferisce il suo narcisismo resistendogli, non piegandosi a diventare l’oggetto ideale desiderato. Questa ambivalenza marca profondamente gli atteggiamenti degli insegnanti proprio in quanto formatori”

Chissà perché mi è tornata in mente un’insegnante della scuola secondaria che venendo a conoscenza del regolamento della Gelmini che ha reintrodotto i voti numerici si è sfogata esclamando:…finalmente sono stati ripristinati tutti i voti negativi e noi…potremo punire tutti i maleducati, i tronfi, gli spocchiosi che ci mancano di rispetto e non hanno voglia di fare niente!

Il documento in esame è meno articolato e riduce tutti i sunnominati cattivi ragazzi a “disimpegnati e pigri”

Chissà perché mi appare allora alla mente l’impressione di una velata ipocrisia, che non aveva utilizzato l’insegnante schietta e diretta, quando il documento si rammarica di non poter utilizzare tutta la gamma dei voti su scala decimale , se verranno adottate cinque lettere e non dieci, perché saremo di fronte allo svantaggio di “avere uno strumento valutativo articolato in soli cinque livelli, quindi meno in grado di rilevare anche modesti miglioramenti. (i voti dal 4 allo 0 infatti permettevano ciò!)

Chissà perché mi risuonano alle orecchie le lamentele di un’insegnante famosa per il suo rigore, paladina della bella lezione trasmissiva che delusa esclama “i ragazzi non ti seguono più”…e non le passa nemmeno per la testa di “autointerrogarsi”.

Chissà perché nel leggere la catalogazione ingenua di voti “cattivi” e lettere “buone” mi si staglia nella mente la mancata applicazione ma addirittura la mancata comprensione del significato di valutazione formativa, in vigore ancora dalla L.517/1977. Con la vecchia programmazione curricolare si richiedeva già infatti, per mezzo di osservazioni sistematiche e continuative da parte dei docenti, di ritornare sui propri passi qualora qualche alunno dimostrasse di non aver colto l’obiettivo specifico. Naturalmente riformulando la strategia metodologica. Una valutazione formativa riconfermata dalle più recenti Indicazioni.

Chissà cosa avranno capito tutti quei docenti che, dopo aver trasformato i voti in lettere ed aver poi recentemente fatto l’operazione inversa, si sono sentiti ricordare che nel primo ciclo la valutazione è soprattutto “formativa”? forse avranno pensato, e penseranno ancora, che sarà la solita valutazione, però con un incentivo in più che consiste magari nel far sapere che non si sfugge all’eventuale ma sacrosanta bocciatura se si è “pigri”… Ecco sì questo è il valore formativo della valutazione….Altro che fantasie onnipotenti date da strategie didattiche inclusive, laboratoriali, piacevoli, cooperative e quant’altro. Una sana bocciatura rimette in sesto chiunque, anzi le bocciature sono troppo poche, sono rarissime, andrebbero incentivate .Cosa sono quelle relazioni docente-alunno intrise di maternage protettivo, per cui se sono io il docente e tu non impari mi autointerrogo sul mio metodo di insegnare, e magari mi autoaggiusto per trovare la didattica opportuna per farti approdare alla comprensione? Siamo matti? Il compito di imparare è tuo, come abbiamo fatto tutti noi da che mondo è mondo!

Lo si capisce da tutto il testo che si ignora completamente il valore pedagogico della valutazione formativa. Ma tanto la pedagogia usa un linguaggio “incomprensibile”. I voti numerici sono il linguaggio oggettivo che tutti capiscono.

Chissà perché mi viene in mente la frase di Gardner a proposito di educare a comprendere “La scuola invece persegue il compromesso delle risposte esatte ed usa i voti come moneta falsa, come il denaro dei “Monopoli”.

Certo questo può avvenire anche con le lettere. E’ per questo che una vecchia direttrice didattica in pensione come me, non si è stancata mai di auspicare e richiedere la formazione obbligatoria dei docenti che oggi saprebbero che esiste , come ci ha insegnato il saggio Bruner, da poco scomparso, una motivazione forte intrinseca all’apprendimento che è la “curiosità” ma che bisogna saperla accendere e questo non avviene solo perché tu sei aldilà della cattedra; che esiste un’altra motivazione altrettanto forte che è il “desiderio di competenza” e che la prima competenza che fa vibrare la mente è la “comprensione profonda e significativa”, quella che ti dà il senso dei fatti che ti accadono, che riguardano te e il mondo, non la memorizzazione della risposta esatta o della procedura senza esitazioni. Se susciti e provochi questa competenza non ti troverai più a dire “questi qui non mi seguono” perché sarai tu a seguire loro nei meandri delle loro domande di senso.

A proposito di Bruner chissà se sarebbe stato disponibile a scrivere un altro testo, ma questa volta “Verso una teoria della scuola dell’obbligo” come aveva già fatto con quell’indimenticabile “Verso una teoria dell’istruzione”.   Forse potremmo costringere tutti i docenti neoassunti, in tutti i gradi di scuola, sì, compresa la secondaria superiore a leggerlo, impararlo, applicarlo veramente, pena la ripetizione ad oltranza dell’anno di prova…E gli altri? Continueranno a scrivere documenti come questo del Gruppo di Firenze ed a bearsi degli eventuali “mi piace” che riceveranno.

La politica scolastica… tra superficialità e improvvisazione

La politica scolastica … tra superficialità e improvvisazione

di Enrico Maranzana

 

 

Un processo di ricerca, razionalmente concepito, prende avvio dallo studio del campo in cui nasce il problema, prosegue col riconoscimento degli elementi che lo sostanziano, con la loro definizione e con la specificazione dei risultati attesi.

 

L’art. 2 della legge 53/2003, che ha delegato al governo il riordino del sistema educativo, segue tale logica: “È promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.

 

Il campo del problema è esplorato: il rapporto dell’individuo con l’ambiente socio-culturale.

L’architrave è riconosciuta: l’apprendimento, finalità del sistema educativo.

Gli elementi qualificanti sono elencati: elevati livelli culturali; capacità, competenze generali, competenze specifiche, strumenti operativi [conoscenze e abilità].

Il risultato atteso è indicato: l’apprendimento come modalità dell’essere.

 

Si tratta di una scelta obbligata: gli individui, in un mondo in continuo, rapido, imprevedibile cambiamento devono essere in grado di interagire positivamente con l’ambiente e assumere i corrispondenti comportamenti [apprendimento = modifica permanente del comportamento].

 

Le competenze sostanziano l’apprendimento [competenza = comportamento esibito quando si affronta un compito].

 

Le capacità e le abilità traspaiono dalle competenze, differenziandole: le capacità attengono a situazioni aperte e dinamiche (educazione); le abilità sono associabili ad ambienti circoscritti e statici (istruzione tecnica – addestramento).

Le capacità si collocano nel lungo periodo, le abilità nel breve.

 

Le capacità sono la chiave di volta della gestione della scuola in chiave sistemica: spazio d’unificazione degli insegnamenti.

La capacità di dominare il nuovo, la capacità di formulare ipotesi e d’incorporarle in strategie, la capacità di costruire modelli, la capacità di giustificare le scelte fatte, argomentando, la capacità di assumere punti di vista differenti … orientano e vincolano la progettazione didattica d’ogni docente.

 

Le competenze non possono essere insegnate: si promuovono nei laboratori [problem solving].

 

° ° ° ° °

 

 

Stridente il contrasto delle attuali scelte politiche con l’orientamento espresso dalla norma del 2003.

 

Errata definizione dell’output di sistema

Come si può governare un sistema se non si sa dove si vuole andare?

E’ la domanda al legislatore che, al comma 7 della legge 107/2015, ha elencato gli obiettivi dell’apprendimento, dimostrando di non possedere l’origine e il senso del problema educativo.

 

Disseminazione d’iniziative inefficaci

Il Miur ha rendicontato l’impiego dei fondi europei destinati al contrasto della dispersione scolastica [maggio 2016]: alla scarsa incidenza sulle competenze base si contrappongono gli esiti amministrativi, meno abbandoni e meno bocciature.

Il ministero, confondendo l’aspetto formale col sostanziale, ha dettato alle scuole le dieci regole per il successo formativo.

 

Assenza di riferimenti certi

Il Miur ha elaborato un “breve glossario – istituti tecnici” per esplicitare il significato delle parole chiave delle indicazioni nazionali [2010].

E’ sufficiente leggere la prima voce del vocabolario per valutare la professionalità degli estensori:

Abilità: la capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi”. [Acritica trascrizione di una raccomandazione del Parlamento europeo il cui significato è stato stravolto da un’errata traduzione: “Skills means the ability to apply knowledge and use know-how to complete tasks and solve problems”].

 

Il termine “apprendimento”, finalità del sistema educativo, non è stato definito.

 

Anche le linee guida per la certificazione delle competenze [Miur febbraio 2015] presentano lo stesso vizio.

La categoria “capacità” è assente.

Emblematica la definizione degli “obiettivi di apprendimento: individuano campi del sapere, conoscenze e abilità ritenuti indispensabili al fine di raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze”.

 

La visione sistemica è assente

Il bonus premiale è inequivocabile sintomo d’arretratezza culturale.

Merito ed efficacia sono inscindibili.

L’assegnazione del premio al singolo docente implica lo stravolgimento della finalità istituzionale.

Formazione: la nuova procedura di accreditamento


Innovazione, oggettività, trasparenza, semplificazione. Cambia la formula per l’accreditamento degli enti e delle associazioni che svolgono attività di formazione del personale della scuola. Da oggi è on line la piattaforma digitale unica per l’accreditamento, la qualificazione e il riconoscimento dei corsi.
Oltre a una radicale semplificazione delle procedure, gestite tutte attraverso la piattaforma, l’inserimento nella lista costituirà garanzia di qualità, assicurata con criteri certi e confrontabili, e di reale incontro tra la domanda e l’offerta di formazione del personale scolastico. La trasparenza delle procedure verrà garantita anche dalla pubblicazione del rapporto annuale e del cruscotto statistico con informazioni relative alle attività formative realizzate.
È il primo passo verso l’attivazione di un nuovo sistema, con l’obiettivo di innalzare la qualità della formazione, come previsto dalla nuova direttiva n.170/2016 (che sostituisce la direttiva n.90/2003).
Una volta completata la fase di accreditamento/qualificazione, gli enti potranno pubblicare direttamente, a partire da novembre, la propria offerta formativa.
Il personale della scuola potrà, all’interno dell’apposita area riservata, conoscere immediatamente le iniziative e le tipologie formative più adatte alla propria crescita e al proprio sviluppo professionale (Laboratori formativi, percorsi di ricerca-azione, progetti in classe, corsi, etc.), iscriversi e tenere traccia delle iniziative a cui ha partecipato.
Gli enti che intendono accreditarsi/qualificarsi possono presentare domanda attraverso la piattaforma on-line entro il 15 ottobre di ogni anno.
Gli enti già accreditati/qualificati prima dell’anno 2016 dovranno conformarsi ai requisiti previsti dalla Direttiva 170/2016 ed iscriversi alla piattaforma on line entro il 30 settembre 2016.
Gli enti accreditati/qualificati nel corso del 2016, dovranno conformarsi ai requisiti previsti dalla Direttiva 170/2016 ed iscriversi alla piattaforma on line entro il 31 gennaio 2017.


Accreditamento Enti di Formazione

Europass


Maturità, con il diploma anche il Supplemento Europass

La Maturità 2016 porta con sé un’importante novità per tutti i ragazzi che conseguiranno il diploma fra pochi giorni. Si tratta del ‘Supplemento Europass’, un documento diffuso e riconosciuto dall’Unione Europea che descrive le competenze acquisite dai neodiplomati in ciascun indirizzo di studio. Ogni scuola lo consegnerà ai propri studenti in uscita insieme al diploma finale e al certificato d’esame.
Il Supplemento, diverso per ciascun indirizzo di studio ed elaborato per l’Italia dal MIUR e dal Centro Nazionale Europass dell’Isfol, è stato voluto per facilitare la mobilità di chi vuole recarsi per motivi di studio o di lavoro in un Paese UE. L’Italia è tra i pochi Paesi in Europa ad aver adottato questo ‘Passaporto’ delle competenze con un provvedimento del Ministero per tutto il sistema d’istruzione, compresi i licei.
lI Supplemento non sostituisce il diploma o la certificazione delle competenze, ma rende il percorso di studio di ciascun diplomato più chiaro e leggibile per i datori di lavoro e le istituzioni dell’alta formazione al di fuori dell’Italia. Il Supplemento consente di ‘tradurre’ in un linguaggio internazionale competenze acquisite e studi fatti. Il documento, che sarà disponibile sia in italiano che in inglese, e già visionabile per ciascuna tipologia di indirizzo nell’apposita sezione del sito del Miur.

Attraverso una specifica funzione attivata sul portale a loro dedicato (SIDI) le scuole potranno scaricare e compilare il Supplemento a partire dal prossimo 20 luglio. Ogni documento porterà il nome dello studente e della scuola, il numero del diploma e sarà rilasciato dall’istituto direttamente ad ogni diplomato, insieme al diploma e al certificato d’esame. All’interno di quest’ultimo, da quest’anno, sarà inoltre possibile inserire in automatico anche i dati relativi alle attività di alternanza scuola lavoro svolte dallo studente, per facilitare ulteriormente l’inserimento nel mercato delle professioni.


Nota 1 giugno 2016, AOODGOSV 5952
Esame di Stato e “Supplementi Europass al Certificato”

Italia ancora indietro per capacità di lettura, calcolo e problem solving degli adulti

da Il Sole 24 Ore

Italia ancora indietro per capacità di lettura, calcolo e problem solving degli adulti

di Lorenza F. Pellegrini

Buone capacità di lettura, di calcolo e di problem solving, unitamente a una certa dimestichezza con le Ict, sono requisiti necessari per essere competitivi in un mercato del lavoro plasmato dalla rivoluzione tecnologica. L’Italia non è al passo con i tempi, è sotto la media dei paesi Ocse, come dimostra lo studio diffuso dall’organizzazione internazionale sulle competenze cognitive degli adulti , in particolare quelle relative all’elaborazione delle informazioni, anche quelle in formato digitale. Nel documento vengono forniti i risultati ottenuti dagli adulti di età compresa tra i 16 e i 65 anni, residenti in 33 Stati diversi: i dati di 24 paesi si riferiscono al biennio 2011-2012, mentre in Cile, Grecia, Indonesia (Giacarta), Israele,Lituania, Nuova Zelanda, Singapore, Slovenia e Turchia l’indagine è stata condotta tra il 2014 e il 2015.

Lettura
In questo studio, il termine “literacy” si riferisce esclusivamente alla capacità di lettura degli adulti di testi scritti. I diversi gradi di competenza rilevati sono stati classificati costituendo una scala che comprende sei livelli: da 1 a 5 e al di sotto di 1. L’Italia è al livello 2 e occupa il quartultimo posto in classifica: è preceduta da Grecia e Spagna, e seguita da Turchia, Cile e Indonesia (Giacarta). Un risultato sotto la media dei paesi Ocse, dove quasi la metà degli adulti sottoposti al test (46%) ha raggiunto i tre livelli più alti di conoscenza della lingua (3, 4 o 5). Le performance migliori sono state quelle di Giappone (71,1%), Finlandia (62,9) e Paesi Bassi (59,6), la peggiore quella di Giacarta (6%).

Calcolo
Gli italiani hanno qualche difficoltà anche in matematica, anzi le abilità aritmetiche sono lievemente peggiori, in termini di punteggio ottenuto, rispetto a quelle necessarie per la comprensione di un testo scritto. La capacità di accedere, utilizzare, interpretare e comunicare i numeri dimostrata nei test fa guadagnare all’Italia un livello 2 e un pessimo posizionamento in graduatoria: è quintultima.
Nei paesi Ocse l’1% degli adulti ha raggiunto il livello 5 in “numeracy”, circa il 10% il livello 4, quasi il 32% il 3 e circa un adulto su tre il livello 2. Sul podio ci sono Giappone, Finlandia e Svezia, mentre alla base della piramide si collocano Cile e Indonesia (Giacarta), dove solo un adulto su dieci è riuscito a ottenere un livello 3. Con punteggi migliori, ma sempre sotto la media Ocse si trovano Polonia, Irlanda del Nord, Slovenia, Singapore, Irlanda, Francia, Stati Uniti, Grecia, Israele, Italia e Turchia, paese in cui oltre il 50% degli adulti ha raggiunto il livello 1 o inferiore a 1.

Problem solving e competenze informatiche di base
Il Survey of Adult Skills dell’Ocse riguarda anche le competenze relative alla risoluzione di problemi in ambienti, non solo lavorativi, in cui viene fatto uso della tecnologia digitale, di strumenti per comunicare con gli altri, per acquisire informazioni ed eseguire compiti pratici. La familiarità con questi strumenti varia molto da paese a paese. In media, nei paesi Ocse il 10% ha dichiarato di non aver mai avuto a che fare con un computer, una percentuale che diminuisce drasticamente in Paesi come Svezia e Norvegia (1,6%), mentre in Turchia sale fino al 35,6%. Anche il dato che riguarda l’Italia è piuttosto preoccupante: più di un adulto su cinque ha ammesso di non aver mai usato un computer (24,4%).

Pensioni, tra le correzioni della Fornero non figurano i docenti

da La Tecnica della Scuola

Pensioni, tra le correzioni della Fornero non figurano i docenti

Gli insegnanti e il personale della scuola non sembrano essere tra i pensieri principali di chi al Governo sta modificando i pesanti effetti della riforma Fornero.

Perché è vero che il Governo sta valutando la possibilità di far lasciare il lavoro a 63 anni (tra l’altro si tratterebbe comunque di un prestito da restituire negli anni), ma si tratta di una possibilità non certo immediata.

Lo ha fatto intendere Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera ed ex ministro del Lavoro, durante un incontro a Parma su lavoro e pensioni tenuto il 2 luglio.

Dalle sue parole, riportate dalla parlamentare Pd Patrizia Maestri, si coglie un certo attendismo sulla possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro per i dipendenti. Compresi quelli della scuola, il cui lavoro usurante continua quindi a non essere considerato tale da chi governa il Paese.

In particolare, sulla flessibilità da attuare sul pensionamento, Damiano ha invitato a “non demonizzare” la “nostra proposta di legge”, per “l’uscita dal lavoro con quattro anni di anticipo, a 63 anni ad alcune condizioni: il governo giustamente deve anzitutto fare i conti con l’Europa e con la sostenibilità di bilancio”.

Ricordiamo che, in base alle ultime informazioni trapelate, ai lavoratori (nati solo tra il 1951 e il 1953) si prospetterebbe un prestito di tre o quattro anno, da restituire con l’assegno pensionistico sul lungo periodo.

“Aspettiamo di capire come realmente si configurerebbe questo prestito pensionistico – ha proseguito l’ex ministro – di cui si parla (la cosiddetta APE) che invito sin d’ora a non demonizzare a priori perché può veramente rappresentare una via d’uscita dal lavoro o dalla povertà per quei tanti italiani che, più di altri, sono stati esposti agli effetti devastanti della crisi e può finalmente consentire l’accesso al lavoro ai quei tanti giovani che oggi, purtroppo, ingrossano le fila della disoccupazione”.

Damiano ha anche parlato delle priorità di modifica dalla riforma Fornero, su cui il Governo starebbe “stringendo”: “C’è un impegno incessante del Pd in Commissione Lavoro – ha detto – nel chiedere al governo, anzitutto, la correzione di tutte quelle vere e proprie ingiustizie che la riforma Fornero ha lasciato sul campo”.

Tra le ‘ingiustizie’ Damiano ha elencato “l’ottava e ultima salvaguardia per risolvere definitivamente il problema esodati, le ricongiunzioni onerose, il fondo per il lavoro usurante e opzione donna. Chiediamo al governo di risolvere subito queste situazioni”.

Non si parla, quindi, più di Quota 96 (a meno che non vengano considerati tra gli “esodati”, anche se si tratta di due cose diverse). Né si dice nulla sugli insegnanti, costretti a rimanere dietro la cattedra sino a 67 anni e con classi di 25-30 alunni.

Mobilità 2016, colpo di scena: la disparità di trattamento dei docenti è illegittima?

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2016, colpo di scena: la disparità di trattamento dei docenti è illegittima?

Dividere il personale docente in categorie diverse, a seconda delle graduatorie di provenienza e dell’anno di assunzione, potrebbe non essere un’operazione legittima.

Si tratta di una notizia, che se dovesse trovare accoglimento nel merito, rischia di creare uno sconquasso sulla mobilità nazionale dei docenti neoassunti: in particolare per quelli immessi in ruolo da Graduatorie ad esaurimento in fase C. Perchè questi docenti, ai sensi della Legge 107/2015, si trovano nella situazione di subire una mobilità su tutti gli ambiti territoriali del Paese.

A vacillare potrebbe essere anche quella parte del contratto della mobilità 2016/2017 e dell’Ordinanza Ministeriale n. 241 del giorno 8 aprile 2016, in cui all’art.9 comma 10, secondo cui che “nella fase C e D le preferenze sono espresse solo per ambiti o per province: è possibile esprimere sino a 100 preferenze per gli ambiti territoriali e sino a 100 per le province. Il personale immesso in ruolo ai sensi del comma 98 dell’art 1 della legge 107/15 lettera b) dovrà indicare tutti gli ambiti nazionali, utilizzando sino a 100 preferenze per gli ambiti territoriali e, per i restanti, i codici sintetici delle province, all’interno delle quali l’ordine degli ambiti seguirà la catena di prossimità definita dai competenti Uffici scolastici regionali”.

La notizia di cui stiamo parlando è un’ordinanza cautelare, discussa il 23 giugno 2016, dalla Camera di Consiglio del Tar Lazio, per l’annullamento previa sospensione dell’efficacia, dell’ordinanza n.241 del 08.04.2016 nella parte in cui si consente ai docenti assunti entro il 2014/2015 di proporre domanda di mobilità “su scuola”, si consente anche agli idonei del concorso del 2012 di partecipare al programma nazionale di mobilità confermando la sede di titolarità nella provincia in cui avevano avuto l’assegnazione provvisoria, negando tali possibilità ai neoassunti da Gae in fase C.

Il Tar Lazio, ritenendo per nulla infondate le doglianze proposte, ha deciso una sospensiva, dell’O.M. 241/2016 sulla mobilità dei docenti.

Adesso, per entrare nel merito della delicatissima questione si dovrà attendere il 20 ottobre 2016, quando sapremo se, nonostante la 107/2015 lo prevedesse, ci sono profili di illegittimità.

Noi de La Tecnica della Scuola avevamo, subito dopo dell’approvazione della Legge 107/2015, sollevato dei dubbi di legittimità sulla disparità di trattamento tra docenti delle varie fasi, ma dagli uffici politici e tecnici del Miur ci avevano assicurato dell’estrema legittimità della stessa legge.

Adesso, però, ci sarà la prova del Tar e siamo certi che se il Miur soccombesse ci dovrà essere anche il passaggio al Consiglio di Stato. Per intanto, la sospensiva è una cosa reale in attesa del merito che arriverà con l’autunno.

I perdenti posto possono chiedere l’utilizzazione

da La Tecnica della Scuola

I perdenti posto possono chiedere l’utilizzazione

Con la nuova disposizione dell’organico dell’autonomia per l’anno scolastico 2016/2017, è stato possibile ridurre notevolmente i casi di soprannumero e di esubero provinciale.

Infatti gli esuberi si avranno prevalentemente dopo gli esiti della fase C della mobilità, dove se un docente neoassunto da GAE in fase C  non trovasse collocazione durante il suddetta fase di mobilità in nessun ambito territoriale nazionale, sarebbe, solamente per l’anno scolastico 2016/2017, lasciato a disposizione nella attuale provincia di titolarità.

Per chi invece è andato in soprannumero ed è stato trasferito d’ufficio o a domanda condizionata su posto di organico sede, avente titolo alla precedenza di cui all’art. 8, comma 1, punto 2 dell’ipotesi del CCNI del 15 giugno 2016, ed è appartenente a ruolo in esubero sarà utilizzato a domanda sui posti richiesti, disponibili a livello provinciale e appartenenti al proprio ruolo, tipologia e classe di concorso. In caso di mancanza di disponibilità potrà essere utilizzato, a domanda, e sulla base del punteggio posseduto tra tutti coloro che hanno titolo a partecipare alle operazioni di utilizzazione,  a disposizione nella ex scuola di titolarità sulla base di quanto previsto dal PTOF per il potenziamento dell’offerta formativa nonché per posti che dovessero rendersi disponibili durante l’anno scolastico e per la copertura delle supplenze. Tale modalità  di utilizzazione sarà attuata fino all’assorbimento dell’esubero.

Seguiranno le assegnazioni d’ufficio del solo personale in esubero dopo la mobilità privo della sede di titolarità, che non sia stato possibile utilizzare nella propria classe di concorso, tipologia o ruolo, anche su posto orario inferiore all’orario contrattualmente previsto, fino al completo assorbimento dell’esubero provinciale.

Nelle operazioni a domanda in altra provincia del personale appartenente a ruoli con situazioni di esubero, saranno privilegiate le proroghe. 

Anno di prova da ripetere per chi ha chiesto il passaggio di ruolo, questione complessa

da La Tecnica della Scuola

Anno di prova da ripetere per chi ha chiesto il passaggio di ruolo, questione complessa

Il personale già assunto a tempo indeterminato che ha chiesto il passaggio di ruolo deve rifare l’anno di prova con le modalità della Legge 107/15?

Il Miur sostiene di sì. I sindacati sono convinti del contrario. Per questo motivo, i rappresentanti dei lavoratori – FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS-Confsal e GILDA-Unams – hanno raccolto una serie di ricorsi e deciso di rivolgersi in tribunale. La questione, però, è complessa. Anche i giudici sembrano avere idee diverse uno dall’altro.

Sotto la loro “lente” è stato posto il Decreto Miur n. 850, del 27ottobre 2015 con il quale l’amministrazione scolastica ha regolamentato il periodo di prova e di formazione. Pure per i neo-assunti con la Buona Scuola, per i quali sempre i sindacati contestano alcuni aspetti.

Nei giorni scorsi, il Consiglio di Stato, con ordinanza del 24 giugno 2016, si è pronunciato sul ricorso – relativo alla formazione del personale docente neo assunto o che abbia ottenuto il passaggio di ruolo – ha ribaltato la tesi del TAR Lazio, secondo la quale la questione avrebbe dovuto essere sottoposta al giudice del lavoro. Confermando, invece, che la materia rientra nell’ambito della giurisdizione del giudice amministrativo.

Nel provvedimento del Consiglio di Stato, riassumono i sindacati, si legge chiaramente che: “diversamente da quanto ritenuto con l’ordinanza impugnata, sembra sussistere la giurisdizione generale di legittimità del giudice amministrativo, avuto riguardo alla avvenuta impugnazione di atti che dettano criteri generali in ordine all’espletamento del periodo di prova”.

Relativamente al merito, il Consiglio di Stato, tuttavia, non ha ritenuto di poter assumere una decisione immediata in fase cautelare facendo riferimento alla complessità della questione nonché all’opportunità che tutti i rilievi sollevati dalle Organizzazioni Sindacali vengano approfonditi nel giudizio di merito dinanzi al Tar Lazio.

A questo punto, anche in considerazione di tale esito, si provvederà a richiedere al Tar Lazio una sollecita fissazione dell’udienza di merito affinché siano esaminate con la dovuta attenzione tutte le contestazioni avanzate.

Cellulare in classe? Giammai. Presidi e prof scrivono a Giannini

da La Tecnica della Scuola

Cellulare in classe? Giammai. Presidi e prof scrivono a Giannini

Sarebbe facile dire: noi l’avevamo detto. Più che noi il nostro sondaggio al quale oltre duemila docenti avevano partecipato, esprimendo il loro netto rifiuto al cellulare in classe, seppure, come ventilava il sottosegretario Davide faraone, a fine didattico.

Arriva, come riferisce La Repubblica, da parte dei  docenti e dei presidi del Gruppo di Firenze per la scuola del merito una petizione che raccoglie 2 mila firme (poco meno dei partecipanti al nostro sondaggio) da tutta Italia per dire “No” alla proposta di Faraone.

“Tutto è iniziato qualche giorno fa, quando il sottosegretario Davide Faraone ha annunciato l’intenzione di abolire il divieto di usare i telefonini in classe – spiega il coordinatore del Gruppo- la misura era stata introdotta dal ministro Giuseppe Fioroni, che giustamente si preoccupava di evitare motivi di distrazione e di disturbo. Ora non comprendiamo le ragioni di questa inversione di rotta”. Il rischio è che si arrivi a una “disattenzione di massa”: i telefonini “distraggono, vengono usati per copiare, per giocare o, peggio ancora, per prendere in giro compagni e professori”.

E insieme alle firme non sono mancati i commenti di coloro che hanno sottoscritto la petizione. “Quale potrebbe essere l’utilità didattica di permettere l’uso del cellulare in classe? L’uso dello smartphone distrae e impedisce una reale partecipazione degli studenti alla vita scolastica. Firmo per il bene degli alunni, perché l’uso del cellulare in classe è una forma di maleducazione. I ragazzi postano i filmati sui social, copiano le verifiche, giocano e messaggiano tra loro”.

Le competenze dei futuri dirigenti

da La Tecnica della Scuola

Le competenze dei futuri dirigenti

Il prossimo concorso a dirigente scolastico si annuncia molto selettivo, se le premesse rimangono le stesse da quelle ricavate dal decreto inviato al Consiglio della pubblica istruzione.

Incerta sembra però ancora la data. Il periodo di emanazione del bando sarebbe previsto per fine autunno, mentre per la prova scritta, nelle grandi linee, il concorso prevedrebbe intanto la classica e ormai consolidata prova preselettiva, per scremare il sicuro grande numero di candidati. Quesiti a risposta chiusa all’interno di domande anche complesse.

Chi supererà questa prima selezione dovrà affrontare lo scritto, con domande sempre a risposta aperta, e pure una prova il lingua straniera e infine l’orale.

La novità del nuovo reclutamento consiste nel fatto che i vincitori del concorso dovranno svolgere un corso di quattro mesi e un tirocinio, gestito dal Miur e non più quindi, come era stato annunciato da tempo, dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione. L’obiettivo è consentire loro di acquisire buone competenze nella gestione scolastica e del personale.

Il voto minimo è 70 punti e il massimo 100, sia per lo scritto e sia per l’orale; 30 punti verranno assegnati ai titoli.

Si punterebbe soprattutto nel colloquio orale per selezionare i vincitori. Pare di capire che esso verterà sulla risoluzione di un caso specifico riguardante la funzione del dirigente scolastico: una sorta di problem solving. Ma sono previste anche domande di informatica e sui software più diffusi.

Per quanto riguarda invece la lingua straniera, a scelta tra quelle comunitarie più diffuse, francese, inglese, tedesco e spagnolo, dovranno dimostrare di sapere leggere e tradurre un testo scelto dalla commissione, cui seguirà una breve conversazione.

Questo significa che della commissione dovrebbero fare parte anche docenti di lingua straniera, in numero rilevante e con titoli documentabili.

Titolo di accesso al concorso, e quindi anche alla prova preselettiva, il diploma di laurea e 5 anni di docenza. Su queste ultime condizioni, probabilmente si scatenerà la solita ridda di ricorsi, sia da parte di chi non ha i due anni della laurea specialistica, e sia da parte di chi non ha maturato i 5 anni di insegnamento.

Il Tar, come è noto e come l’esperienza ormai insegna,  difficilmente su queste questioni lesina una “sospensiva”, in attesa di altri pronunciamenti della giustizia amministrativa, mentre il concorso va avanti. Occasioni ghiotte e attesissime dai legali e da manipoli di associazioni, che si ergono a difensori dei docenti, mentre intascano denari, e che su tali “garbugli” stanno a meraviglia.

Il Miur è sempre più social

da Tuttoscuola

Il 6 Luglio a Napoli il dicastero si racconta all’evento per comunicatori della #PaSocial
Il Miur è sempre più social

Sviluppare la nuova comunicazione pubblica via web, social network e chat con l’intento di aumentare e migliorare i servizi, cambiare il rapporto tra PA e cittadini, semplificare la pubblica amministrazione, creare nuove opportunità di lavoro e dare un forte contributo di innovazione e smart city. Da Facebook a Twitter, da Instagram a Snapchat e Linkedin fino ad arrivare alle chat come WhatsApp e Telegram, strumenti di comunicazione che stanno rivoluzionando il mondo del settore pubblico e che rappresentano un’occasione importante di servizio sia per enti e aziende che per i cittadini. Sono alcuni degli obiettivi portati avanti da #pasocial, il gruppo di lavoro formato da comunicatori, capo uffici stampa e social media manager della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri, sia a livello centrale che sui territori. Dopo gli appuntamenti di Roma e Pescara il prossimo mercoledì 6 luglio #pasocial sarà a Napoli per un convegno dal titolo “#pasocial lavoro, servizi, innovazione” organizzato con Regione Campania e in collaborazione con l’Agenzia per l’Italia digitale. L’appuntamento è dalle 10 alle 13.30 presso la Stazione Marittima al Molo Angioino.

Sarà presente anche il Ministero dell’Istruzione che negli ultimi due anni ha fortemente incrementato la sua presenza sui canali social aprendo un proprio profilo su Facebook, Twitter, Flickr, Slideshare, un canale Youtube e un gruppo sul servizio di messaggistica Telegram. Ad oggi sono quasi 56.000 i follower del Ministero su Twitter con oltre 1 milione di utenti raggiunti mensilmente dai Tweet del dicastero che è stato particolarmente attivo, ad esempio, nel periodo della Maturità. Sono oltre 70.000 i ‘fan’ su Facebook. La pagina, spiegano da Viale Trastevere, è seguita soprattutto da giovani donne fra i 16 e i 24 anni. Mensilmente i post raggiungono oltre 2 milioni di persone. Particolarmente seguiti e commentati i ncontenuti relativi agli Esami di Stato (il video del Ministro Stefania Giannini che annunciava le materie d’esame ha raggiunto da solo oltre 2 milioni di visualizzazioni) e ai test universitari. Da poco il dicastero di Viale Trastevere ha deciso di sbarcare su Telegram: sono già quasi 2.000 gli iscritti al canale che rilancia le principali notizie del MIUR. L’approdo sui social ha significato una comunicazione più smart e a portata di utente, più veloce e fresca. Il Palazzo delle circolari sta cercando, insomma, di svecchiare la propria immagine.

Avviso 4 luglio 2016

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Segreteria del Direttore

Progetto Booktrailer Film Festival (BFF)

Per l’anno scolastico 2016/17 il Liceo scientifico “Annibale Calini” di Brescia organizza la decima edizione del progetto nazionale Booktrailer Film Festival. L’iniziativa, riconosciuta dalla Commissione scuole dell’Unesco, è rivolta a tutti gli indirizzi della scuola secondaria di secondo grado.
Possono partecipare al Concorso, realizzando piccoli video finalizzati a divulgare l’amore e l’interesse per il libro, singoli studenti o gruppi di studenti o intere classi di scuole secondarie di II grado che compilino integralmente la scheda di iscrizione reperibile sul sito del festival www.booktrailerfilmfestival.it_/concorso/partecipa e alloggino, contestualmente, il link del loro booktrailer dal 15 gennaio al 20 marzo 2017.
Il bando di gara e ulteriori informazioni circa le modalità di adesione e la tempistica di svolgimento delle prove sono reperibili sul sito www.booktrailerfilmfestival.it.

In allegato:
– bando della X edizione
– presentazione del BFF in forma sintetica
– presentazione del BFF in forma dettagliata

IL DIRETTORE GENERALE
Carmela Palumbo