CHIAMATA DIRETTA: INTERRUZIONE DELLA TRATTATIVA

CHIAMATA DIRETTA, ALLA NON FIRMA DELLA GILDA SEGUE L’INTERRUZIONE DELLA TRATTATIVA

La rottura delle trattative di questo pomeriggio sulla sequenza contrattuale della mobilità tra le OOSS e il MIUR conferma la decisione della Direzione nazionale della Gilda degli Insegnanti che ha bocciato l’accordo politico sulla chiamata diretta siglato tra il Miur e gli altri sindacati. Secondo il coordinatore nazionale Rino Di Meglio “l’accordo presenta diversi punti critici che hanno portato la nostra Direzione nazionale alla decisione di non sottoscrivere l’intesa”.

“Prima di tutto riteniamo che non venga adeguatamente valorizzata l’esperienza didattica dei docenti che invece dovrebbe essere il criterio fondamentale. Ancora – prosegue Di Meglio – la scelta dei requisiti non garantisce la qualità e rappresenta un atto unilaterale da parte dei dirigenti scolastici. Inoltre scarica su di loro e sulle segreterie delle scuole una serie enorme di incombenze. A ciò si aggiunge il problema dei tempi troppo stretti e che stritoleranno gli uffici amministrativi sotto una mole di lavoro da portare a termine nella seconda metà di agosto con una procedura eccessivamente macchinosa che rischia di compromettere il regolare avvio dell’anno scolastico”.

Per spiegare le ragioni del no deciso dalla Gilda, Di Meglio traccia uno dei casi che potrebbe verificarsi: “L’esempio più probabile è quello di un docente laureato con 110 e lode, che ha superato a pieni voti il concorso ordinario e ottenuto l’abilitazione, che ha maturato una solida esperienza di insegnamento e il cui lavoro è sempre stato apprezzato da studenti e genitori ma non ha conseguito l’ECDL, oppure non possiede certificazioni linguistiche o master sui BES. In base all’elenco di requisiti stilato da Miur e sindacati, questo docente sarebbe scavalcato da colleghi che non vantano le stesse competenze coltivate sul campo ma che hanno accumulato vari titoli e titolini”.

“Per la Gilda – conclude il coordinatore nazionale – la forzatura del MIUR sul ripristino della chiamata diretta durante la trattativa sulla sequenza contrattuale era facilmente prevedibile. L’unica soluzione possibile vista la ristrettezza dei tempi non resta che quella di utilizzare la graduatoria della mobilità, peraltro in questo momento unico criterio oggettivo.”

Assegnazione dei docenti da ambito a scuola: interrotta la trattativa

Assegnazione dei docenti da ambito a scuola: interrotta la trattativa

Tavolo inadeguato. I sindacati chiedono di rispettare l’accordo politico.

Non parte bene il tavolo contrattuale riunito oggi al Miur per dare seguito all’accordo politico sottoscritto venerdì 6 luglio tra il sottosegretario Faraone e i sindacati scuola.

L’Amministrazione, contrariamente agli impegni assunti in sede politica, vorrebbe dare la facoltà ai dirigenti scolastici di chiamare i docenti andando oltre le candidature presentate dagli stessi. Tutto ciò non rispetta i termini dell’accordo politico e modifica sostanzialmente il contenuto della bozza consegnata ai sindacati nell’incontro di giovedì scorso.  Si tratta di un cambio delle carte in tavola assolutamente inaccettabile, che fa venir meno le garanzie di imparzialità delle procedure concordate a livello politico.

Perché sia possibile una ripresa del confronto si rende indispensabile un chiarimento in sede politica, che ripristini le necessarie condizioni di reciproca affidabilità, a partire dall’assoluta coerenza dei comportamenti con quanto si è concordato.

FLC CGIL
CISL Scuola
UIL Scuola
SNALS Confsal

Ogni persona con disabilita’ e’ nostro figlio

Huffington Post del 12-07-2016

Ogni persona con disabilita’ e’ nostro figlio

Il motto di Anffas è “ogni persona con disabilità è nostro figlio”. Con queste parole, l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e relazionale dichiara la propria missione: battersi per il diritto di tutti a essere protagonisti della propria esistenza e al centro della vita del Paese. Per citare solo una delle più recenti, quella per la legge sul “Dopo di noi” è una battaglia che li ha visti impegnati in prima linea. È anche grazie al loro lavoro se l’Italia ha finalmente una legge che predispone gli strumenti e le modalità per garantire tutela e accudimento alle persone con disabilità quando i loro genitori non sono più in grado di farlo direttamente. Una legge che spero possa davvero estendere il motto di Anffas a tutto il Paese; l’associazione prosegue ora nella propria battaglia vigilando sulla efficace applicazione delle norme approvate.

Ho avuto il piacere di partecipare all’ultimo convegno nazionale dell’associazione ed è stata un’opportunità di conoscersi meglio e fare il bilancio di un primo anno di collaborazione tra Anffas e Telethon. Se dovessi riassumere ciò che unisce queste due organizzazioni in una parola, sarebbe “inclusione”. Ogni vita conta: non vi sono argomentazioni accettabili per lasciare indietro una persona, per quanto rara sia la sua malattia o per quanto arduo il percorso per garantirle una vita piena e il più possibile autonoma.

Per realizzare un mondo nel quale nessuno sia marginale il lavoro da fare è immenso. Diritti, assistenza, qualità della vita, inclusione scolastica, ricerca: tutte battaglie essenziali e complementari. Quello della ricerca è un percorso lungo, pieno di ostacoli e battute d’arresto. Il cammino che porta alla cura parte dalla comprensione dei meccanismi che alterano quella macchina sofisticatissima che è il nostro organismo portandolo a perdere funzioni essenziali come, ad esempio, la capacità di muoversi, vedere, deglutire, parlare, pensare e interagire con il prossimo. Per ogni malattia di cui non si conosce nulla la sfida sembra immane e questa sensazione di sgomento può accompagnare tutti coloro che vi si impegnano anche per molti anni prima di intravvedere uno spiraglio di possibilità.

A fronte di tutto questo ci sono molti genitori che credono nella ricerca, sostengono il nostro lavoro e ci incoraggiano a proseguire, sebbene vivano sulla propria pelle il bisogno enorme di ottenere migliori condizioni, oggi, per la vita dei loro figli. Ho sempre provato grandissima ammirazione per la lungimiranza e la generosità di queste persone ed è davvero bello ritrovare in un’organizzazione come Anffas la stessa visione nel voler essere al fianco di Telethon. Ognuno fa la propria parte, ma lavoriamo insieme guardando al presente e al futuro delle persone con disabilità.

Francesca Pasinelli,
Direttore generale Telethon

A Firenze le prime Olimpiadi per atleti con sindrome di Down

da Superando.it del 12-07-2016

A Firenze le prime Olimpiadi per atleti con sindrome di Down

FIRENZE. Sono ormai giorni di vigilia, a Firenze, per i Trisome Games 2016, prima edizione delle Olimpiadi per persone con sindrome di Down, che dal 15 al 22 luglio porterà nel capoluogo toscano oltre 600 atleti, provenienti da 34 Paesi e da 5 diversi continenti, pronti a sfidarsi in gare di atletica leggera, nuoto, nuoto sincronizzato, ginnastica, judo, tennis, tennis tavolo e calcio a cinque.
A scegliere Firenze per questa “prima mondiale assoluta” dello sport praticato da persone con sindrome di Down, è stato l’organismo internazionale SU-DS (Sport Union for Athletes with Down Syndrome), il cui responsabile Geoff Smedley dichiara: «Questa prima edizione dei Trisome Games unirà tutti gli sport attualmente praticabili dagli atleti con sindrome di Down a livello internazionale. Firenze è una città unica e affascinante, con strutture sportive di primo livello, che faranno da cornice a questo importantissimo evento. Ci apprestiamo dunque a vivere un evento esaltante».

«Oggi più che mai – sottolinea Alessio Focardi, presidente del Comitato Organizzatore – “lo sport è di tutti” e dev’essere di tutti. Dev’essere il luogo del fair play, dell’eticità, del rispetto e della correttezza, ma soprattutto dev’essere anche il luogo del benessere e della cultura. Tra Olimpiadi e Paralimpiadi non possono essere più ammesse differenze, ma solo un unico sentimento, “la voglia di vincere”, ovvero quel comune denominatore che lega tutti gli atleti. Trisome Game 2016 rappresenta la possibilità di dare a tutti una pari dignità e pari opportunità ed è in nome di quel comune denominatore, di quell’amore, di quell’eticità che dev’essere presente in ogni luogo, oltre che in ogni campo, che il nostro Gruppo ha deciso di sostenere questa iniziativa».
«L’Italia – aggiunge – è molto avanti nell’àmbito dello sport praticato da persone con disabilità, è infatti prima nel ranking mondiale in più di una disciplina e sta facendo, con altri Paesi, da traino per un salto culturale verso l’affermazione e il riconoscimento di questi atleti e delle loro competizioni. L’evento che sta per incominciare, dunque, dovrà rendere fiero ogni italiano, anche perché finora non esisteva la possibilità, per i giovani con sindrome di Down, di avere una manifestazione multidisciplinare interamente ed esclusivamente dedicata a loro».

Per quanto riguarda la logistica delle gare, esse si svolgeranno allo Stadio Ridolfi (atletica leggera), alla Piscina Costoli (nuoto e nuoto sincronizzato), alla Palestra Sorgane (ginnastica), alla Palestra Generale Barbasetti (calcio a cinque), e presso la Polisportiva Affrico (judo, tennis e tennis tavolo), mentre il Trisome Village verrà allestito nell’area della Firenze Marathon, ovvero nei pressi dello Stadio Ridolfi.
Una doverosa nota a sé, infine, per la Nazionale Italiana, che sarà composta da 127 elementi di cui 86 atleti, 12 componenti dello staff, 4 dello staff medico e 25 dello staff tecnico (ripartiti tra le varie discipline). (S.B.)

Nel sito specificamente dedicato ai Trisome Games 2016 sarà possibile disporre di tutte le notizie e gli aggiornamenti. Per informazioni: info@trisomegames2016.org.

Contrassegni arancioni o blu? Storia di varia anarchia

Blog Invisibili – Corriere della Sera del 12-07-2016

Contrassegni arancioni o blu? Storia di varia anarchia

di Antonio Giuseppe Malafarina

Speravo fosse finita. Anzi, speravo fosse finita bene. Dopo che lo scorso settembre avevo scritto a proposito dei contrassegni per il parcheggio delle persone con disabilità negli appositi stalli speravo di non dovermene occupare di nuovo. In fondo non c’era più nulla da dire: quelli in uso fino al 15 settembre 2015 sarebbero rimasti validi sino alla naturale scadenza e tutti quelli di nuova emissione avrebbero dovuto essere conformi alla normativa europea. Le cose non sono andate propriamente così. Permessi vecchi e nuovi si mescolano in una miscellanea che le stesse forze dell’ordine non sanno come amministrare, così a volte multano e a volte no. E poi c’è la faccenda romana, sempre secondo quanto riporta il gruppo Facebook Fotografa l’impostore. Una tormenta che va analizzata.

Iniziamo subito a ricordare che secondo l’autorevole testata giornalistica Superando i permessi in circolazione non ancora scaduti ed emessi prima del 15 settembre 2015 sono validi in Italia sino alla scadenza che recano indicata. Il problema nasce da ciò che emerge dalle fonti di Fotografa l’impostore, cioè che ci sarebbero Comuni dove il vecchio contrassegno è stato sostituito ed altri dove ancora viene emesso il modello obsoleto. Là dove il modello vecchio è stato giustamente sostituito si multano tutti coloro che non sono in regola. Ma fra questi possono trovarsi anche persone che provengono da un Comune dove non è stato sostituito, e non certo per causa loro.

Altri Comuni a volte multerebbero ed a volte no. Le stesse forze dell’ordine paiono in confusione: in linea di principio può essere che la polizia locale non multi e quella nazionale sì. In questo caos ci rimette la persona con disabilità, che se non ha il contrassegno unificato Cude (l’esplicativo file Pdf è disponibile cliccando qui) rischia una multa che se vorrà farsi togliere dovrà dimostrare che la responsabilità del mancato aggiornamento del proprio documento è attribuibile al proprio Comune. E con i tempi della nostra burocrazia l’iter si concluderà quando l’Unione Europea – se ci sarà ancora – avrà disposto un nuovo tagliando.

Per essere certi di essere in regola, se ancora non si possiede il nuovo contrassegno, si può tentare di pretendere il documento nuovo facendo presente al Comune rilasciante, e inadempiente, l’eventualità di doversi recare all’estero, dove è tassativamente richiesto l’utilizzo del Cude.

A Roma, dove i contrassegni risultano aggiornati, si apre un’altra questione. È quella della scadenza del documento. Secondo il decreto del presidente della Repubblica numero 495 del 16 dicembre 1992 all’articolo 381 esso ha durata quinquennale (il file Pdf con il testo di legge è scaricabile cliccando qui sopra). Il concetto è ribadito sul sito dell’Automobile club d’Italia. A Roma, tuttavia, esistono permessi con scadenza illimitata e questo ha sollevato, e solleva, una nutrita serie di polemiche. Talvolta riconducendosi al luogo comune della capitale quale simbolo del privilegio in spregio all’autorità centralizzata.

Ora, vanno messi subito a tacere coloro che pensano che si tratti di un brutto fattaccio di vantaggi per chissà quali soliti noti. I contrassegni emessi dal Comune con validità illimitata hanno una loro ragion d’essere e, secondo me, vanno apprezzabilmente nella direzione della semplificazione della vita dei cittadini. Essi, secondo quanto si legge all’articolo 4 della deliberazione 21 del 19 febbraio 2007 (il cui testo in formato Pdf si può scaricare cliccando qui sopra) sono istituiti per le persone con invalidità stabilizzata ed irreversibile, sull’esempio del tesserino dell’esenzione dai ticket con verifica d’ufficio annuale della permanenza in vita del titolare. Questi tesserini, quindi, agevolerebbero molte persone disabili, che non si troverebbero più a dover presentare per il rinnovo ogni cinque anni una documentazione che attesta una condizione di disabilità che è tangibile e conclamata.

Questo, però, riconduce ad un dualismo: se la legge nazionale stabilisce una durata massima del permesso e quella del Comune di Roma la oltrepassa, chi avrà ragione?

Ho voluto sentire il parere d Carlo Giacobini, direttore responsabile di Handylex e direttore editoriale di Superando, il quale ha dichiarato: «Non credo che nei casi come quelli contemplati dalla delibera romana i contrassegni debbano essere illimitati. Ciò preclude verifiche nel tempo sulla reale necessità e finalizzazione nel tempo del contrassegno. Un esempio: una persona accertata con una grave disabilità stabilizzata negli anni, disgraziatamente, potrebbe finire permanentemente allettata e magari essere ricoverata in Rsa (residenze sanitarie assistenziali per anziani) o in istituto. Chi usa il suo contrassegno “illimitato”? È lecito? Comprendo lo spirito di Roma Capitale (che ci si augura adotti lo stesso principio anche ad altri ambiti ad iniziare dalle zone a traffico limitato), ma credo che le risposte si debbano trovare in modo omogeneo evitando disparità territoriali, elusioni ed abusi, mettendo assieme riflessioni, esperienze, risorse».

Poteri si accavallano a poteri. Verso la via della semplificazione Carlo Giacobini sostiene che sarebbe necessario «un sistema unico nazionale che mantenga conservi e renda accessibili i dati sui contrassegni effettivamente rilasciati e ancora validi su tutto il territorio nazionale». Io ritengo che i dati del contrassegno dovrebbero confluire in un archivio centralizzato anche per favorire gli spostamenti da un comune all’altro senza dover ogni volta riempire la modulistica locale per accedere alle zone a traffico limitato. E penso che il contrassegno, nei casi previsti dall’amministrazione capitolina, dovrebbe avere durata illimitata. La grande bellezza.

Sulla chiamata diretta dei docenti

– On. Sergio Mattarella
Presidente della Repubblica
– On. Pietro Grasso
Presidente Senato
– On. Laura Boldrini
Presidente Camera dei Deputati
Presidenti VII Commissione Cultura Camera e Senato
– On. Flavia Piccoli Nardelli
– Sen. Andrea Marcucci
E, p.c.
– On. Matteo Renzi
Presidente del Governo
– On. Stefania Giannini
Ministro della P.I.
Alla stampa nazionale e locale
LORO INDIRIZZI PEC O MAIL

Pregiate Autorità, On.li Presidenti

giusto un anno fa – pur accanitamente contrastata da soggetti eterogenei ma convergenti nello scopo, in particolare dai sindacati del comparto scuola – è entrata in vigore la legge 107/15 per dare piena attuazione all’autonomia scolastica, a tal fine rivisitando alcuni pregressi istituti e introducendone di nuovi, correlati all’ampliamento dei poteri e delle susseguenti più gravose responsabilità del dirigente scolastico, perciò giustamente sottoposto a severa valutazione, alla stregua del complesso dispositivo codificato nel comma 93.
E in virtù di una legge votata dal Parlamento della Repubblica, legittimo rappresentante del Popolo Sovrano, il dirigente scolastico oggi esercita – deve esercitare – tutte quelle funzioni proprie di ogni dirigente pubblico, elencate nel D. Lgs. 165/01 e s.m.i., e quelle specifiche, tra le quali si segnalano:
– la definizione degli indirizzi per tutte le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione per il nuovo Piano triennale dell’offerta formativa, poi elaborato dal Collegio dei docenti e approvato dal Consiglio d’istituto (comma 4);
– l’individuazione del personale da assegnare ai posti dell’organico dell’autonomia (comma 18), egli proponendo gli incarichi ai docenti dell’ambito territoriale (comma 79) e stipulando i relativi contratti (comma 81);
– la facoltà di individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10% dei docenti che lo coadiuvino in attività di supporto organizzativo e didattico dell’istituzione scolastica (comma 83);
– previ criteri del Comitato di valutazione, facoltà di assegnare annualmente al personale docente, con adeguata motivazione, una remunerazione accessoria (comma 127) riveniente da un apposito fondo nazionale annuo (comma 126).
In ragione del loro valore strategico, il comma 196, qualifica tutte queste disposizioni imperative e testualmente prescrivendo che sono inefficaci le norme e le procedure nei contratti collettivi contrastanti con quanto previsto dalla presente legge: in piena coerenza – in una logica di sistema – con la generale disciplina figurante nel novellato D. Lgs. 165/01, al di cui tenore la contrattazione collettiva è consentita negli esclusivi limiti previsti dalle norme di legge in materia della mobilità e della valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione del trattamento accessorio (art. 40, comma 1), atteso che i dirigenti sono responsabili dell’attribuzione dei trattamenti economici accessori (art. 45, comma 4).
Orbene, nonostante l’adamantina chiarezza della legge, si dice imminente la formalizzazione di un accordo, strappato in sede politica dai sindacati di comparto, con il preannunciato seguito di una sequenza contrattuale preordinata a impedire la c.d. chiamata diretta dei docenti che si ritengono più adatti all’offerta formativa dell’istituzione scolastica, eliminando qualsivoglia discrezionalità di scelta per il dirigente scolastico e così evitandosi quella deregulation selvaggia – secondo il Sottosegretario all’Istruzione – che, parrebbe di capire, la legge 107 avrebbe rimesso all’arbitrio di un uomo solo al comando.
Col che risulterà segnato un secondo punto a favore dei più ostinati detrattori della Buona scuola, dopo essere gli stessi riusciti – in spregio ai vincoli di legge – a sterilizzare le potenzialità innovative degli ambiti territoriali con la sostanziale reintroduzione dei tradizionali automatismi fatti di precedenze, carichi familiari, anni di anzianità, assegnazioni provvisorie, utilizzazioni e accidenti vari, tipici della gestione di un personale fungibile e impiegatizio. Una serie di istituti protesi a tutelare solo gli interessi del personale docente e ATA, piuttosto che i DIRITTI dell’utenza, alunni e famiglie.
Per completare un magnifico ritorno al passato resterebbe ancora in sospeso la partita del bonus premiale, il cui approdo alla pervicace ed inconferente pretesa della sua contrattabilità è stato preparato da una ben orchestrata campagna minatoria – sino all’evocazione della sede penale per il ritenuto reato di abuso d’ufficio – nei confronti di Comitati di valutazione, evidentemente non schierati, enfatizzandosi, in negativo, una lunga serie di criteri dai medesimi prescelti e sovranamente decretati illegittimi; così come nei confronti di dirigenti scolastici che, quale precondizione dell’attribuibilità del bonus, avrebbero richiesto il godimento di ottima salute o l’assenza di squilibri mentali, addirittura accertati personalmente con telefonate a medici curanti e a psichiatri!
Centrato anche quest’ultimo obiettivo, a questo punto risulterebbero inutili i consistenti contributi apportati agli eroici raccoglitori degli oltre due milioni di firme per il referendum abrogativo dei fondamentali istituti della Pessima scuola.
Chiedo pertanto alle Pregiate Autorità, semplicemente e per quanto di rispettiva competenza, di difendere una legge dello Stato, come di sicuro faranno i dirigenti scolastici che mi onoro di rappresentare: perché consapevoli che una legge dello Stato obbliga, a chiunque spetti, di osservarla e di farla osservare.
Fino a quando non sarà cambiata la vigente Costituzione il Potere Legislativo spetta al Parlamento. Quello Esecutivo al Governo. Il Governo, quindi, DEVE eseguire, applicare e non modificare surrettiziamente le leggi. Questi fenomeni succedono solo nelle peggiori dittature.
Quello che sta succedendo e che, brevemente è stato esplicitato, è illegittimo e suona come offesa al Parlamento e al Popolo Italiano che dovrebbe essere ancora SOVRANO.
Un Governo che cede alla pressioni dei sindacati stravolgendo la legge, non può continuare a danneggiare la scuola italiana. Che i cambiamenti riformisti siano difficili è cosa nota. Ai cambiamenti riformisti si oppone sempre resistenza specie quando si vogliono conservare PRIVILEGI acquisiti e consolidati.
Il Parlamento ha avuto il coraggio di cambiare. Con coraggio, quindi, bisogna sostenere il cambiamento senza alcun cedimento alle pressioni di quelle OO.SS. che hanno causato solo danni alla scuola e alle Istituzioni.
Signor Presidente della Repubblica mi rivolgo, in primis a Lei, affinché, quale garante della Costituzione faccia rispettare la legge, poi ai Presidenti di Camera e Senato e, per loro tramite, a tutti i parlamentari affinché reagiscano contro chi sta, di fatto, cambiando la legge stipulando accordi non rimessi ad alcuna contrattazione con le parti sociali.
In attesa di riscontro è gradita l’occasione per distintamente salutare.
Il Segretario Generale

Intesa sull’assegnazione dei docenti dagli ambiti alle scuole

Intesa sull’assegnazione dei docenti dagli ambiti alle scuole: la nostra scheda di lettura

Nell’intesa politica due i punti fermi per la trattativa che parte il 12 luglio: il dirigente scolastico non “chiama” nessuno, alle scuole si va per i requisiti posseduti e, in subordine, per il punteggio.

Si avvia la trattativa sindacale presso il MIUR relativa all’assegnazione dei docenti dagli ambiti alle scuole, la cosiddetta “chiamata diretta”.

Essa dovrà concludersi entro pochi giorni se si vuole raggiungere l’obiettivo di assegnare i docenti sulla base di un contratto e non sulla base della scelta discrezionale del dirigente scolastico; l’assenza di un contratto vuol dire, infatti, lasciare campo libero all’applicazione della legge 107/15 (commi 79-82) con tutto quel che ne consegue a partire dal colloquio individuale dei docenti al momento del conferimento dell’incarico.

Poiché circolano notizie a dir poco imprecise e interpretazioni a dir poco fantasiose (esempio: “chiamata per competenze”, esclusione totale della tabella dei punteggi), pubblichiamo, in coerenza con il comunicato unitario sindacale diffuso il 7 luglio 2016 una nota esplicativa di quanto contenuto nell’Intesa facendo chiarezza circa i punti fermi su cui si svilupperà la negoziazione sindacale.
E per inciso ricordiamo che la legge 107/15 escludeva perfino la semplice allusione al ruolo del sindacato su questa materia.

Resta fermo l’impegno della FLC CGIL a proseguire la battaglia in tutte le sedi e con tutti gli strumenti, per cambiare radicalmente la legge 107/15 e per ricondurre alla materia contrattuale tutto ciò che attiene: salario, professionalità e orario di lavoro.

Assegnazione dei docenti dall’ambito alle scuole

Punti rilevanti dell’intesa politica del 6 luglio 2016 ai fini della sequenza contrattuale sulla mobilità 2016/2017

  • È una procedura per soli requisiti gestita dalla scuola sulla base di un elenco nazionale e una tempistica stabilite dal CCNI.
  • Il dirigente scolastico non effettua alcuna valutazione personale e soggettiva inerente la professionalità dei docenti presenti nell’ambito di riferimento, ma verifica solo il possesso dei requisiti.
  • La sequenza non prevede il colloquio.
  • Il dirigente scolastico, solo se lo ritiene opportuno (non è un obbligo), pubblica “preventivamente” (cioè prima che siano noti i nomi dei docenti che diventeranno titolari dell’ambito) un avviso per rendere noti i posti disponibili della scuola e contestualmente può esplicitare quali siano i requisiti, da individuare all’interno dell’elenco definito a livello nazionale, più funzionali all’attuazione del PTOF e in coerenza con il Piano di Miglioramento, per ciascuna tipologia di posto da coprire. Il numero di requisiti che il dirigente scolastico può indicare è rigido (4 requisiti) senza alcuna modifica.
  • Una volta fatto l’avviso il dirigente scolastico non potrà più variarlo, salvo che sul numero dei posti a seguito della mobilità di seconda fase.
  • Gli avvisi sono pubblicati all’albo della scuola e collegati al sito web dell’APT di riferimento.
  • Tutti i docenti che diventeranno titolari dell’ambito (nel II° grado dopo il 13 agosto), potranno aggiornare (entro una data definita) il proprio curricolo e dichiarare i requisiti in possesso non già presenti.
  • Secondo un calendario nazionale che terrà conto delle diverse date di pubblicazione della mobilità di seconda fase (interprovinciale), sarà possibile la presentazione su Istanze online, della propria candidatura alle varie scuole. Tale domanda vincola poi all’accettazione dell’incarico, se proposto.
  • Il dirigente scolastico, ricevute le proposte di autocandidatura, consulterà il curricolo del docente che ha fatto domanda (solo per i requisiti che sono presenti nell’elenco nazionale) verificando il possesso di tutti quelli indicati nell’avviso o di una parte di essi, ovvero l’eventuale autocandidatura senza requisiti.
  • Pubblicherà gli elenchi completi suddivisi per classe di concorso o tipologia di posto.
  • In data da stabilire (successiva alla chiusura della precedente fase e comunque unica per tutte le scuole) i dirigenti scolastici delle scuole dell’ambito formuleranno le proposte di assegnazione, prioritariamente ai docenti che possiedono tutti i requisiti indicati dalla scuola, a seguire a coloro che ne hanno dichiarato solo una parte e, infine, anche a coloro che non ne possiedono alcuno.
  • A parità di numero di requisiti (o anche in assenza) si procede utilizzando il punteggio della mobilità di ciascun docente. Sarà possibile fare il provvedimento di assegnazione dall’ambito alla scuola al docente che segue nell’elenco pubblicato solo se chi lo precede ha accettato un’altra proposta.
  • In caso di mancata autocandidatura, assegnazione non avvenuta, inerzia del dirigente scolastico (o di assenza del medesimo), la procedura prevede l’intervento del USR (ambito territoriale) secondo il punteggio di mobilità.
  • Saranno regolate le precedenze di legge (es. legge 104/92).
  • Dopo questa fase si procederà con le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie in attuazione del CCNI.

In conclusione, l’intesa politica che apre alla possibile sottoscrizione della sequenza contrattuale non cancella affatto il valore dell’anzianità e di tutti gli altri elementi che da sempre concorrono a determinare i punteggi per la mobilità.
Questi continueranno a essere presi in considerazioni in tutti i casi in cui non vi siano docenti in possesso dei requisiti indicati dalla scuola, e saranno determinanti nel caso di docenti con parità nel numero di requisiti.
Nell’intesa, si ragiona analogamente con riferimento ai neo assunti 2016/2017 per la prima volta in attesa di una sede. In quel caso verrà utilizzato il punteggio spettante della graduatoria (concorsuale o GAE) da cui sono reclutati.


Scheda Intesa 6 luglio 2016

CHIAMATA DIRETTA FREGATURA PERFETTA

CHIAMATA DIRETTA FREGATURA PERFETTA

la prima cosa che si può dire dell’intesa governo-sindacati sulla cosiddetta chiamata diretta, anche senza poterne conoscere i dettagli, è che questa novità accresce ulteriormente il potere dei DS e, allo stesso tempo e nella stessa misura, sottrae prerogative e dignità alla professione del docente. Ammettiamo pure (senza concedere) che il DS,  nell’esercitare il ruolo di datore di lavoro, debba attenersi a criteri oggettivi: in ogni caso il fatto che le assunzioni presso il proprio istituto le faccia lui, e non un ufficio terzo, modifica di per sé la relazione fra insegnante e capo d’istituto.
Ma poi questa oggettività, a guardare le cose con appena un po’ di attenzione, non può sussistere. Vi è un primo livello di interventismo (per non voler parlare di arbitrio) quando il DS seleziona i quattro criteri prioritari, sui 20-30 previsti, da applicare per l’individuazione dei docenti “adatti”, e un secondo nella cosiddetta “personalizzazione” che ogni DS potrà introdurre nei criteri. E’ chiaro che si aprono ampi spazi per una scelta di criteri selettivi fatta ad personam (ad amicum, ad familarem). Ed è appena il caso di osservare, inoltre, che questi spazi in alcune regioni d’Italia saranno più ampi che altrove.
Passiamo oltre: l’anzianità di servizio praticamente sparisce dai criteri di selezione. Ora, se si dice che essa non deve essere l’unico criterio per scegliere un bravo insegnante, si può benissimo ragionare sulla questione. Ma espungerla completamente come si farà ora (l’anzianità conterà solo a parità assoluta degli altri criteri) non è né giusto né utile. L’esperienza, se accompagnata da intelligenza, responsabilità, cura per il proprio lavoro, è professionalizzante: fa capire dove si deve insistere e dove si può cedere, smussa gli angoli, cancella le asprezze, rende insomma migliori come docenti e anche come persone.
Ancora: non illudiamoci che questo sistema alla lunga varrà solo, come ora, per 1/7 circa degli insegnanti. Qui si sta applicando un criterio di gradualità, per cui le mura della cittadella si abbattono l’una dopo l’altra, finché la guarnigione rimane del tutto indifesa.
Di più: non aspettiamoci aiuti dagli stessi sindacati che hanno raggiunto l’intesa. Essi al più potranno fingere di non essere d’accordo su questo o quel dettaglio, intraprendere qualche scaramuccia di retroguardia a scopo dimostrativo. Infatti i sindacati sono ben contenti che si trasformi la scuola in un’azienda. Dove non sussistono figure dotate di una loro riconosciuta dignità professionale, essi trovano il loro humus, perché possono intervenire e fingere di fare da garanti nei confronti del capo o del capetto. Perciò saranno ben contenti di questo ulteriore passo che toglie specificità al settore scolastico, che equipara la scuola  all’azienda, e così facendo la spiana, la ara, fa di essa un docile strumento nelle mani dello Stato-pedagogo che si profila al fosco orizzonte.
Chi, come AESPI, si riconosce nel docente che è entrato nella scuola non perché voleva imbrattare carte e farsi “progettista” di corsi di ukulele, ma perché amava la sua materia di studio e gli interessava il rapporto  con esseri umani in formazione, continuerà a chiedere per i  colleghi quella dignità e quel riconoscimento prima giuridico e poi sociale, senza i quali essi diventano “categoria”, crocifissi dal disprezzo degli studenti, dalla tartufesca assistenza dei sindacati, dal dirigente despota con il suo nominato corteggio.

Il Presidente Prof. Angelo Ruggiero

Scuola, stop alla chiamata diretta: gli insegnanti scelti tramite graduatoria

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, stop alla chiamata diretta: gli insegnanti scelti tramite graduatoria

Le organizzazioni sindacali hanno raggiunto l’accordo politico con il ministero sull’individuazione dei docenti da parte dei dirigenti. “Chi possiede i requisiti richiesti da quel determinato istituto avrà l’assegnazione”, spiega Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil

Valutazione degli alunni, il reclamo dei genitori va proposto alla scuola (non all’amministrazione)

da Il Sole 24 Ore

Valutazione degli alunni, il reclamo dei genitori va proposto alla scuola (non all’amministrazione)

di Franco Portelli

Qualità dell’insegnamento, rapporto alunni e docenti e relazioni conflittuali tra studenti sono solo alcuni aspetti che generano contenziosi. L’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, a questo proposito, ha emanato una circolare (n. 22063 del 06/07/16) inviata ai dirigenti scolastici che contiene utili indicazioni operative finalizzate a prevenire e limitare al minimo queste situazioni.

L’intervento dell’Usr Lazio
L’intervento dell’Usr Lazio nasce a seguito di diversi esposti presentati dalle famiglie di alunni. Nella nota è sottolineata la necessità di intraprendere tutte le iniziative necessarie per migliorare il dialogo all’interno della comunità scolastica. Quando ci si trova di fronte a possibili situazioni che possono degenerare in contenziosi è compito della scuola attuare tutte le iniziative utili a dirimere, sul nascere, le controversie evitando, quando possibile, il ricorso a esposti che potrebbero rivelarsi dannosi per la scuola e per la stessa amministrazione. Le scuole sono dunque chiamate a intensificare le attività finalizzate a riconoscere questi conflitti e soprattutto a gestirne costruttivamente gli andamenti, limitando le conseguenze, prediligendo la costruzione di relazioni positive.

Le competenze
L’Usr Lazio, inoltre, sottolinea nella nota che, di norma, la gestione delle situazioni conflittuali anche degenerate in ricorsi, sono di stretta competenza dell’istituzione scolastica. Il Dirigente scolastico, avuta comunicazione del reclamo, può accoglierlo o rigettarlo, motivando la scelta. Solo in casi particolari potrà, con relazione motivata, coinvolgere il corpo ispettivo per gli accertamenti ulteriori, secondo quanto possibile nell’ambito delle attribuzioni di cui agli art 8 e 9 del DPR 11/2/2014 n 98. Esposti e contenziosi possono, dunque, essere trasmessi all’Usr unicamente per iniziative e provvedimenti non di competenza della singola istituzione scolastica. Relativamente ai provvedimenti formulati da organi collegiali, riguardanti la valutazione degli alunni, è specificato nella nota che sono atti definitivi e pertanto i reclami avverso le procedure di scrutinio vanno proposti alla stessa autorità responsabile dell’atto conclusivo del procedimento. In questo caso direttamente al dirigente scolastico. Ove la parte interessata abbia necessità di estrarre copia degli atti di interesse è compito delle segreterie dell’istituto depositario degli atti consentire l’accesso, previo accoglimento dell’istanza da parte del dirigente scolastico. Questi provvedimenti, inoltre, sono impugnabili in via giurisdizionale alternativamente al Tar, entro 60 giorni dalla pubblicazione dei risultati degli scrutini, o con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni.

In Gazzetta ufficiale il decreto che stanzia 103 milioni per i libri di testo gratuiti

da Il Sole 24 Ore

In Gazzetta ufficiale il decreto che stanzia 103 milioni per i libri di testo gratuiti

di Benedetta Pacelli

In Gazzetta Ufficiale numero 156 del 7 luglio 2016 il decreto del ministero dell’Istruzione per la fornitura gratuita dei libri di testo.
Il Dm si occupa di spartire, tra le regioni, lo stanziamento di 103 milioni di euro per l’anno scolastico 2016/2017 da destinare alla fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo a favore degli alunni meno abbienti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Si tratta di fondi destinati alla fornitura, anche in comodato, dei libri per gli alunni delle scuole dell’obbligo e delle secondarie superiori.
Questo tipo di intervento, già previsto da una legge finanziaria del 1998, è stata confermato dal Dl 95/2012 che ha autorizzato per questo capitolo la spesa di 103 milioni di euro annui a decorrere dal 2013.

Le somme
Secondo gli allegati, quindi per il prossimo anno scolastico, le somme assegnate per gli alunni delle scuole dell’obbligo ammontano a 77 milioni e 250 mila euro, mentre quelle per le superiori a 25 milioni e 750mila euro, con importi medi di 175 e 114 euro ad alunno. La distribuzione è stata effettuata sulla base dei dati Istat relativi al 2014, e al numero di alunni riferito all’anno scolastico 2014/2015.

L’assegnazione
L’assegnazione dei fondi avviene in base alla distribuzione degli studenti meno abbienti, che ammontano nel totale a circa 668mila, stimata sulla base della percentuale delle famiglie con reddito disponibile netto inferiore a 15.493,71 euro per regione.
Ciascuna regione, attraverso uno specifico bando, potrà dunque mettere a disposizione dei Comuni la quota parte dello stanziamento indicata nella tabella di ripartizione allegata al decreto.
Il contributo potrà consistere nel rimborso parziale o totale della spesa documentata sostenuta dalle famiglie oppure nel finanziamento da erogare alle scuole per l’acquisto di libri di testo da dare in comodato d’uso gratuito alle famiglie in difficoltà.

Si sale in cattedra per competenza la rivoluzione che divide la scuola

da la Repubblica

Si sale in cattedra per competenza la rivoluzione che divide la scuola

Intesa ministero-sindacati, cambia il reclutamento Prof scelti in base al curriculum, non per l’anzianità

Corrado Zunino
Dopo un anno e mezzo di scontri alternati a indifferenze, il ministero dell’Istruzione e i sindacati principali della scuola italiana hanno siglato un accordo. Dai connotati potenzialmente rivoluzionari. Dice: dal 15 settembre prossimo, per gli insegnanti che hanno chiesto di cambiare istituto e per i vincitori del concorso 2016, la sede non sarà più scelta dal docente in base al punteggio accumulato (anzianità), ma dalla singola scuola in base alle sue necessità. E le necessità saranno riassumibili in quattro competenze, rese pubbliche proprio dall’istituto che va a offrire la cattedra.
L’accordo, che è una sigla in attesa dei dettagli, è della notte tra martedì e mercoledì scorsi e appena si è diffusa la notizia attorno alla scuola si è subito scatenato un nuovo dibattito, naturale prosieguo di quello che per due stagioni ha infiammato l’approvazione e poi la realizzazione della Legge 107, “La buona scuola”.
«La mia anzianità di servizio significa una grande esperienza unita ad anni di formazione. Non varrebbe più niente dall’oggi al domani? », chiede un docente. «I quattro criteri possono essere molto discutibili. Per esempio, avere abilitazione Clil nelle lingue non significa essere un buon insegnante. Oltretutto, per averla occorre pagare». C’è chi sostiene poi che la “finestra” di competenze sarà “personalizzabile” dalle scuole, insinuando il dubbio che sarà solo un altro modo per imbarcare prof raccomandati.
Ecco, le quattro competenze. Ogni preside di scuola, su una lista di venti-trenta criteri nazionali decisi dal Miur (a giorni), sceglierà i quattro che servono per offrire la cattedra (o le cattedre) del suo istituto. Quindi, ricevute le risposte alla “chiamata”, il dirigente scolastico sceglierà il docente che può garantire tutte e quattro le competenze. Se questo docente non ci sarà, si offrirà il ruolo a chi potrà offrirne tre. Se due insegnanti saranno a parità di competenze, vincerà — qui sì — chi avrà l’anzianità più alta.
Il 18 luglio, al massimo il 20, il Miur metterà sul proprio sito il modulo che gli insegnanti interessati dovranno compilare segnalando le proprie specificità: conoscenza certificata delle lingue, per esempio, esperienza in scuole periferiche, specializzazione sul sostegno, padronanza di didattiche alternative. Quindi, il Miur spiegherà in maniera pubblica quali sono le “caratteristiche nazionali” richieste, il cestino di venti-trenta competenze valide per tutti, e la singola scuola con cattedre a disposizione indicherà sul proprio sito le caratteristiche richieste per ogni ruolo. Il docente presente nell’ambito territoriale di quella scuola invierà il proprio modulo, se riterrà di avere quelle caratteristiche. Tutto questo, per il primo anno, riguarderà 80-100 mila docenti. E andrà chiuso entro il 15 setttembre.
Si temeva la “chiamata diretta” (invenzione di Valentina Aprea, suggeritrice dell’ex ministro Mariastella Gelmini). Questa, al massimo, è una “chiamata per competenze”. La Flc Cgil, timorosa dell’insurrezione dei suoi, smorza la portata dell’accordo: «Titoli e anzianità saranno sempre centrali». Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone insiste: «È una svolta epocale che cambierà davvero la scuola italiana, gli istituti sceglieranno gli insegnanti non in base all’anzianità, ma per il loro profilo professionale, e per la prima volta non vedranno arrivare i docenti in base a meccanismi burocratici».

Stipendi fermi, la scuola in buona compagnia: 12 milioni i lavoratori in attesa del rinnovo

da La Tecnica della Scuola

Stipendi fermi, la scuola in buona compagnia: 12 milioni i lavoratori in attesa del rinnovo

Nella P.A. è il comparto della scuola quello più corposo, con oltre un milione di lavoratori, tra quelli ancora privi di rinnovo contrattuale.

Docenti e Ata sono in buona compagnia, perché in tutto ad aspettare l’adeguamento stipendiale, oltre che le nuove norme che disciplinano il lavoro, sono circa 12 milioni di dipendenti, sparsi tra pubblico e privato.

Nella scuola sono 1.038.606 coinvolti. Poi, sempre nel settore della Conoscenza, ci sono gli istituti di formazione artistica e musicale (9.365), gli enti di ricerca (20.810), le università (101.383).

A fare il punto della situazione, denunciando l’allarme sulla contrattazione, è un rapporto della Uil, alla vigilia dell’attivo unitario dedicato ai rinnovi, che partirà con la riduzione dei comparti.

“I lavoratori dei settori privato e pubblico in attesa del rinnovo di un contratto collettivo nazionale di lavoro, già scaduto o in scadenza nel corso del 2016, sono oltre 12 milioni”, dice il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, tirando le fila dello studio condotto dal sindacato. Nel dettaglio si tratta di 3,2 milioni di dipendenti pubblici e 9 milioni di lavoratori del privato (tra quest’ultimi, per 7,6 milioni la dead-line cade nel biennio 2015-2016).

Per Barbagallo “le ripercussioni macroeconomiche di questa condizione di stallo sono del tutto evidenti. Qualche mese or sono l’Istat ha rilevato che la crescita delle retribuzioni contrattuali orarie nel primo trimestre del 2016 è stata la più bassa mai registrata dall’inizio delle serie storiche e cioè da 34 anni a questa parte”.

In tali condizioni, aggiunge, “la ripresa, nella migliore delle ipotesi, non potrà che essere lentissima”. Infatti per il leader della Uil “il rinnovo di un contratto non è solo un diritto per i lavoratori, ma è un investimento per la crescita dell’intero sistema economico”.

Il servizio politiche pubbliche ha elaborato dati ufficiali del ministero dell’Economia e della Ragioneria generale dello Stato del 2014, anche alla luce della recente e nuova definizione dei 4 comparti interessati.

Lavoratori pubblici in attesa di rinnovo, la cui controparte contrattuale però non è più l’Aran, sono anche i vigili del fuoco (33.139), i lavoratori della sicurezza (313.000), le Forze armate (187.000), i lavoratori delle autorità indipendenti (2.085), delle prefetture, della magistratura e della diplomazia (12.753), della penitenziaria (349) e di altri enti e istituzioni (45.133).

Nel settore privato, l’indagine prende ha monitorato 66 contratti, rilevando che “di essi 37 sono scaduti nel 2015 e ne sono stati rinnovati, ad oggi, solo 8”. Nel 2016, invece, “sono attualmente scaduti 21 ccnl, di cui 5 rinnovati”, mentre “ulteriori 8 ccnl scadranno a fine 2016”.

Tra gli accordi che hanno già oltrepassato la data di vigenza, c’è anche quello che regola in metalmeccanici.

Passando alla Pubblica Amministrazione, come noto, ricorda la Uil, “i contratti non si rinnovano ormai da oltre 6 anni”. Con la Scuola, aggiungiamo noi, ad annoverare gli stipendi medi pure più bassi.

Faraone: svolta epocale la “chiamata diretta”

da La Tecnica della Scuola

Faraone: svolta epocale la “chiamata diretta”

Come è noto da quest’anno i docenti non verranno più scelti in base alla loro anzianità ma in base alle competenze.

Sarà quindi la scuola a scegliere direttamente i docenti verificando, in base al proprio progetto formativo, se questi rispondano a quattro criteri su venti che il ministero fornirà nei prossimi giorni.

Ogni dirigente sceglierà le quattro caratteristiche che l’insegnante di cui l’istituto ha bisogno deve avere e assumerà il docente che le possiederà. Nel caso in cui non ci sia nessuno che risponda a tutti i requisiti, sarà possibile scendere a tre caratteristiche soddisfatte. In caso di due insegnanti a pari merito, entrerà in ruolo quello con maggiore punteggio.

Ogni dirigente scolastico potrà quindi decidere se gli fa comodo un insegnante con alte certificazioni in inglese, che abbia esperienze di Clil (lezioni solo in lingua), preparazione informatica e almeno cinque anni trascorsi con ragazzi disagiati. Chi avrà queste quattro caratteristiche, sarà assunto. Se nessuno le possiederà tutte e quattro, si assumerà chi ne potrà vantare almeno tre. Se ci saranno due docenti con quattro caratteristiche entrerà, a questo punto sì, quello con maggiore punteggio.

E il sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, che ha condotto gli incontri con le parti, ha detto: “E’ una svolta epocale e devo dare atto ai sindacati di aver avuto uno spirito costruttivo. Con l’accordo consentiremo agli istituti di scegliere in autonomia gli insegnanti di cui hanno bisogno ed eviteremo una deregulation selvaggia. Per la prima volta le scuole decideranno di quali insegnanti hanno bisogno per portare avanti il loro piano formativo e questi ultimi non saranno selezionati in base all’anzianità, ma per il loro profilo professionale che hanno costruito in anni di studio e lavoro. Ogni istituzione scolastica, e sarà la prima volta, non vedrà assegnati i docenti in base a meccanismi burocratici”.

Per Luca Cangemi, del PCI, l’ intesa tra il Governo e i maggiori gruppi dirigenti sindacali sulle forme della chiamata diretta degli insegnanti è grave.

“Parlare di riduzione del danno è una beffa: il potere arbitrario e assurdo dei dirigenti scolastici di scegliersi gli insegnanti è sostanzialmente confermato (nonostante i mugugni dell’insaziabile Associazione Nazionale Presidi), così come è confermato l’azzeramento del valore dell’esperienza professionale” – ha dichiarato Cangemi.

“Lo schema delle competenze che dovrebbe garantire l’oggettività della selezione non solo è un ulteriore incentivo al mercato speculativo di corsi e corsetti ma rappresenta la conferma di un impianto culturale povero e subalterno. Di fronte a questa prospettiva di ulteriore frammentazione e umiliazione del mondo della scuola è necessaria una nuova stagione di lotta contro la legge 107 e per rilanciare la scuola pubblica” – ha concluso Luca Cangemi.

Biblioteca digitale riservata agli studenti con Dsa

da La Tecnica della Scuola

Biblioteca digitale riservata agli studenti con Dsa

L’Associazione Italiana Dislessia, da lunedì prossimo, 18 luglio, farà ripartire la biblioteca digitale “LibroAID”, pensata  per i ragazzi dislessici e con altri disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e per fornire a questi studenti libri scolastici in formato digitale grazie al protocollo siglato con l’Associazione Italiana Editori (AIE) e alla collaborazione degli editori aderenti al servizio che forniscono gratuitamente i libri digitali.

Scopo della biblioteca è garantire il successo formativo, l’inclusione scolastica e il diritto di accesso ai libri digitali scolastici, che consentono agli studenti con DSA di interagire con i testi, “leggere con le orecchie” utilizzando i software di lettura (reader), realizzare delle mappe concettuali con i vari software disponibili. Lo studente può in tal modo compensare le proprie difficoltà e affrontare lo studio in condizioni di maggiore autonomia.

Il servizio è gratuito per gli iscritti all’associazione (quota di iscrizione 40 euro l’anno, 25 euro per i giovani nella fascia 18-25 anni); per accedere ai libri è indispensabile che lo studente sia in possesso di diagnosi di DSA certificata, abbia già acquistato i libri di interesse in formato cartaceo e dichiari di utilizzare il testo in forma strettamente personale. Il servizio sarà accessibile, da lunedì 18 luglio 2016, al link www.libroaid.it