CHIAMATA DIRETTA, INTERROTTA LA TRATTATIVA

CHIAMATA DIRETTA, INTERROTTA LA TRATTATIVA. GILDA NON FIRMA LA SEQUENZA CONTRATTUALE

“La Gilda degli Insegnanti non ha firmato la sequenza contrattuale perché mortifica la professionalità dei docenti, non garantisce la qualità dell’insegnamento e non riconosce il giusto valore all’esperienza maturata sul campo. Inoltre si tratta di una procedura farraginosa che darà adito a contenziosi e provocherà sicuramente ritardi nell’avvio dell’anno scolastico”. E’ quanto dichiara la Gilda degli Insegnanti dopo l’interruzione della trattativa tra Miur e sindacati sulla chiamata diretta.

“Nel corso della lunga ed estenuante contrattazione – spiega la vice coordinatrice nazionale Maria Domenica Di Patre – le proposte presentate al tavolo dall’Amministrazione erano sempre più inaccettabili in quanto il numero dei titoli e titolini invece di diminuire, aumentava a dismisura ,peggiorando persino quanto previsto dalla legge 107! Anche in questa occasione la Gilda degli Insegnanti ha dimostrato la propria coerenza con le scelte precedenti.”

Insegnanti, ambiti e scuole: salta la trattativa

Impossibile accettare che la scuola diventi un mercato dei titoli
Grave la responsabilità del ministro

Non trova una positiva conclusione la trattativa sull’assegnazione dei docenti dagli ambiti alle scuole, sebbene oggi ci sia stato accordo sulle procedure.

Il negoziato è saltato a causa dell’inflazione di requisiti che il Miur avrebbe preteso di inserire nell’accordo.

Un atteggiamento arrogante che contraddice l’intesa politica raggiunta nei giorni scorsi e le premesse su cui è stata costruita facendo venir meno le
garanzie di imparzialità delle procedure concordate.

Si vuole trasformare la scuola in una sorta di mercato delle competenze più disparate: “dagli incarichi organizzativi alla progettazione per bandi ai collaboratori del dirigente scolastico”. Una pletora di requisiti e di titoli che poco hanno a che vedere con il passaggio dei docenti dagli ambiti alle scuole.

Il sistema dei requisiti, raccolti a caso e in un numero così eccessivo, non può funzionare. Ci hanno presentato un album di figurine.

Di questa scelta il ministro porta per intero la responsabilità.

Quello a cui noi miriamo è un sistema efficace, capace di far incontrare i bisogni delle scuole, definiti collegialmente, con la professionalità dei docenti, evitando eccessi di concorrenza inutile e dannosa tra le scuole e tra gli insegnanti.

Serve un percorso che abbia come punti centrali la trasparenza delle procedure e l’oggettività dei requisiti stabiliti a livello nazionale, dando anche ai dirigenti punti di riferimenti chiari con cui operare. Questo rimane il nostro obiettivo.

Non accetteremo passivamente misure che siano lesive della dignità professionale degli insegnanti.

La disortografia

State of mind del 14-07-2016

La disortografia. Introduzione alla psicologia

di Francesca Fiore

La disortografia è una disabilità di apprendimento caratterizzata da un importante e durevole difetto di assimilare le regole grammaticali in assenza di un deficit neurologico.

Disortografia: introduzione.
Ancora una volta ci troviamo nell’ambito dei disturbi specifici dell’apprendimento per parlare di un deficit rientrante nella sfera dei disturbi legati alla scrittura. La scorsa settimana si è parlato di disgrafia, questa volta presentiamo la disortografia: condizione caratterizzata da una marcata difficoltà nell’apprendimento della scrittura. La disortografia si manifesta attraverso la presenza di errori insoliti a livello ortografico in relazione al livello di scolarità, all’età e al quoziente intellettivo del bambino.

Disortografia: di cosa si tratta.
La disortografia è una disabilità di apprendimento caratterizzata da un importante e durevole difetto di assimilare le regole grammaticali in assenza di un deficit neurologico.
Le caratteristiche più comuni della disortografia sono:
– Confusione di fonemi e di grafemi;
– Errori di ortografia;
– Problemi di scrittura simili ai dislessici;
– Problemi legati alla codifica di alcune parole scritte;
– Errori nel copiare le parole;
– Inversione di sillabe;
– Tagli arbitrari di parole;
– Omissione di lettere necessarie in una parola;
– Coniugazioni di verbi errate;
– Errori di analisi del testo;
– Lentezza, esitazione e povertà nella scrittura.

Si tratta, in soldoni, di un problema che insorge, il più delle volte come conseguenza della dislessia, ma in alcuni casi può manifestarsi anche in maniera isolata.

Disortografia: come si manifesta.
I segni distinguibili della disortografia possono essere:
– le omissioni di lettere o parti di parola, per esempio fole per folle;
– sostituzioni o inversioni di grafemi;
– errori relativi alle regole ortografiche;
– errori di separazione o fusione di parole.

La grammatica è importante nella produzione di un testo fluente. Gli studenti con disortografia spesso presentano evidenti problemi nella gestione delle regole grammaticali al punto da rendere difficile la comprensione di quanto scritto.
Molti disortografici, inoltre, dimostrano estrema lentezza nella scrittura ed evidenti problemi nel copiato e in tutti i compiti scritti. Tutto questo, ha come esito il rimanere indietro nell’apprendimento rispetto ai compagni di classe. Le conseguenze, chiaramente, sono marcate sia da un punto di vista psicologico, rispetto al gruppo dei pari, sia sociali, in casi estremi si mettono in atto forme di evitamento.

Disortografia: errori tipici.
Di seguito sono riportati gli errori più tipici presentati dai disortografici:
– sostituzione di lettere simili graficamente, m/n – v/f – b/d – p/q;
– sostituzione di lettere omofone, b/p – t/d – f/v – s/z;
– inversioni di lettere, da/ad – per/per – da/pa;
– difficoltà di riconoscere gruppi sillabici complessi; gn – ch – gl;
– difficoltà di lettura delle non parole;
– difficoltà di mantenere il rigo di lettura;
– confondere i rapporti spaziali e temporali, dx/sx – ieri/oggi giorni/mesi);
– difficoltà di espressione verbale;
– difficoltà nella ricopiatura dalla lavagna;
– difficoltà a prendere appunti;
– lentezza nella lettura;
– difficoltà nella lettura ad alta voce;
– nella lettura/scrittura ripete sillabe/parole/frasi;
– lettura e scrittura invertita;
– saltare le parole;
– mancata comprensione del testo.

Disortografia: cosa è compromesso.
Nel bambino disortografico esiste una grave compromissione del linguaggio, con scarse capacità di percezione e discriminazione visiva e uditiva. Inoltre, il disortografico non riesce ad avere una adeguata rappresentazione grafica di quanto si scrive. Queste persone mostrano una non differenziazione dei due emisferi per le diverse abilità di scrittura, e una mancanza di integrazione spazio-tempo che non gli permette di avere una opportuna conseguenza temporale degli eventi.

Disortografia: cause.
In ambito neuropsicologico è stata definita come un meccanismo di non adeguato funzionamento a opera dei diversi processi che generano la scrittura (DeThorne et al., 2008).
Questi meccanismi complessi riguardano numerose funzioni cerebrali, e si esprimono come una carenza di integrazione tra le specifiche reti imputate alla lettura e alla comprensione. L’adeguata acquisizione dei processi che portano al corretto uso della lingua sono mediate dall’attenzione, dalla memoria, dallo spazio e dal tempo, dalla capacità sequenziale, dal ragionamento e dall’astrazione di concetti. Tutto questo non è integrato nel disortografico.
Solitamente, questi problemi insorgono durante la seconda elementare e si protraggono nel tempo. Il più delle volte passano inosservati e confusi con i normali problemi riscontrati durante l’apprendimento, ma se perdurano nel tempo e si intensificano sono indicatori di un estremo disagio a carico della scrittura.

Molti studi, ancora, propendono per l’ipotesi genetica, infatti la probabilità di essere disortografico è otto volte maggiore nei bambini i cui genitori hanno un disturbo inerente alla sfera dell’apprendimento (Bishop et al., 2005). La probabilità è ancora più elevata tra i gemelli identici, il cui tasso di verificabilità del disturbo si aggira intorno all’80% (Owen et al., 2002).
In ultima analisi alcuni studi di genetica confermano si possa trattare di un problema imputabile ai geni presenti sui cromosomi 1, 2, 3, 4, 6, 15, 17 e 18 (Petrill et al., 2006; Plomin et al., 2005).

Disortografia: conseguenze e comorbidità.
La disortografia, porta a un evidente dispendio di energie nei compiti scritti, affaticando lo studente che appare al cospetto degli altri svogliato o disattento. È frequente l’associazione con altre problematiche relative alla sfera dell’apprendimento come la dislessia o la discalculia.
I bambini con disortografia possono mostrare disagio psicologico più o meno marcato di fronte ai compagni di classe. Il timore è che gli altri potrebbero avere una scarsa percezione del loro valore con conseguente manifestazione di ansia, bassa autostima e in casi estremi depressione. Di conseguenza possono esitare nel fare domande in classe e ad ammettere che non hanno capito qualcosa, oltre ad assumere sempre una posizione di sudditanza psicologica nei confronti degli amici.

Disortografia: come curarla.
Esistono per i disortografici, come per tutti coloro che mostrano disturbi dell’apprendimento programmi personalizzati da utilizzare a seconda del deficit manifestato dal bambino. Inoltre, possono essere usate delle strategie per gestire tale problematica:
– utilizzare un computer;
– utilizzare un dizionario per gli esami con domande saggio;
– usare compiti in cui si prediligono risposte brevi;
– dare più tempo nell’eseguire un compito.

In ultima analisi, è necessario incoraggiare e supportare gli studenti ogni volta che raggiungono un traguardo. In questo modo si riesce a tenere alta l’autostima.

Disortografia: diagnosi.
La diagnosi di disortografia può essere effettuata solo alla fine del secondo anno della scuola primaria da uno psicologo e/o da un neuropsichiatra che spesso è affiancato da altre figure professionali, come ad esempio il logopedista.
Inizialmente, il bambino si sottopone a una adeguata valutazione testistica approfondita; questo perché, essendo ogni disortografico diverso dagli altri, è necessario avere una visione globale e dettagliata del problema presentato allo scopo di poter individuare il tipo di intervento idoneo da poter applicare.

Disortografia: terapia.
Al termine del percorso diagnostico è possibile attuare specifici trattamenti mirati a integrare e compensare i problemi presentati. Inoltre, sono previsti interventi regolati dalla legge 170/10, come ad esempio la possibilità di usare programmi di videoscrittura al computer, ottenere tempi più lunghi per lo svolgimento dei compiti scritti, e così via.
Infine, possono essere coinvolti nell’iter terapeutico la famiglia e il contesto sociale extrascolastico, importanti per creare una rete di supporto al disortografico.
La collaborazione tra tutti questi soggetti è indispensabile per concertare al meglio un intervento integrato volto al miglioramento repentino della condizione del bambino.

Assistenza scolastica: verso la denuncia delle Regioni inadempienti

Assistenza scolastica: verso la denuncia delle Regioni inadempienti

Da quando le Province hanno cessato di gestire il trasporto gratuito per le scuole secondarie e l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione per gli alunni con cecità e sordità nelle scuole di ogni ordine e grado e per gli altri alunni con disabilità nelle scuole superiori, si sono diffuse gravi condizioni di disagio.

Le Regioni avrebbero dovuto affidare quelle competenze e le corrispondenti risorse ad altri enti quali città metropolitane, enti di area vasta, ambiti territoriali, associazioni o consorzi di comuni ecc. A fronte dell’immobilismo e delle incertezze interpretative, l’ultima legge di stabilità ha ribadito che tali competenze sono definitivamente assegnate alle singole Regioni che potranno attribuirle ad altri enti. A questo punto, oltre all’incertezza circa gli enti destinatari delle competenze, è sorta un’altra incertezza per le famiglie e le scuole e cioè a quali assessorati regionali si intendesse attribuire la competenza ed i corrispondenti finanziamenti.

“A metà luglio 2016 , cioè a due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, ancora il disorientamento regna sovrano! – dichiara Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Le scuole non sanno come sarà garantita la frequenza e le famiglie sono giustamente in ansia, poiché questi servizi normalmente negli anni precedenti erano programmati già a partire da febbraio o marzo dell’anno precedente.”

È a rischio il diritto allo studio in molte Regioni: gli alunni con disabilità non potranno frequentare come i compagni fin dall’inizio dell’anno e in taluni casi dovranno frequentare senza tali servizi o dovranno totalmente rinunciare alla frequenza. “Un silenzio gravissimo – prosegue Vincenzo Falabella – nonostante la pressante azione di sensibilizzazione e protesta delle nostre federazioni regionali e delle associazioni federate.”

Di fronte alla violazione del diritto costituzionale allo studio, FISH annuncia azioni legali contro le Regioni inadempienti. “Non esiteremo ad agire contro le Giunte e gli Assessori che non hanno provveduto ad attivare in tempi utili i servizi che garantiscono la frequenza. È patente la discriminazione ai danni degli alunni con disabilità: chiederemo, oltre che la nomina di commissari ad acta che provvedano nel più breve tempo possibile, anche il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali come previsto dalla legge 67/2006.” Ma FISH intende anche sporgere esposti-denuncia perché la Magistratura accerti se vi siano stati comportamenti omissivi che integrino il reato di interruzione di pubblici servizi. E non è esclusa l’eventualità che la FISH si rivolga al Governo affinché, essendo questi servizi dei livelli essenziali di prestazioni relativi a diritti sociali e civili ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione, intervenga per sanare, con le facoltà che la Carta costituzionale gli riconosce, le inadempienze di talune Regioni.

“Ci rivolgiamo anche alle famiglie: – conclude Falabella – fateci pervenire, attraverso le associazioni del vostro territorio, le segnalazioni di eventuali inadempienze così da rafforzare le nostre azioni politiche e in giudizio.”

Accesso programmato Medicina e Chirurgia in lingua inglese (IMAT)

Accesso programmato, on line decreto con modalità e contenuti delle prove di Medicina e Chirurgia in lingua inglese (IMAT)

È stato pubblicato il decreto a firma del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, con modalità e contenuti della prova di ammissione al corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia in lingua inglese che si svolgerà, sia negli atenei italiani che in sedi estere, il prossimo 14 settembre 2016.

Complessivamente, per l’anno accademico 2016/2017, i posti provvisori a disposizione sono 196 per i candidati comunitari e non comunitari e 114 per i candidati non comunitari residenti all’estero. Con successivo decreto saranno indicati i posti definitivi.

La prova di ammissione è unica, presenta lo stesso contenuto per tutte le sedi di prova e prevede la soluzione di 60 quesiti a risposta multipla: 2 quesiti di cultura generale, 20 di ragionamento logico, 18 di biologia, 12 di chimica e 8 di matematica e fisica. Le iscrizioni alla prova potranno essere effettuate dal 15 luglio 2016 fino alle ore 15 del 4 agosto 2016.

Gli atenei italiani interessati dalla prova sono quelli di Bari, Milano, Pavia, Roma (la Sapienza e Tor Vergata), Napoli (Università degli Studi e Federico II). 17 le sedi estere coinvolte di cui 8 europee (Cipro, Germania, Spagna, Francia, Greca, Polonia, Portogallo e Gran Bretagna) e 9 extra europee (Argentina, Brasile, Cina, Israele, India, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, USA).

L’11 ottobre 2016 verrà pubblicata la graduatoria nazionale di merito nominativa.

Ventottesima edizione delle Olimpiadi Internazionali di Informatica

Olimpiadi Internazionali di Informatica: ecco i quattro talenti del digitale che difenderanno il tricolore in Russia

Appuntamento in agosto per la ventottesima edizione delle Olimpiadi Internazionali di Informatica, competizione organizzata e promossa per l’Italia da MIUR e AICA

Milano, 14 luglio 2016 – MIUR e AICA, Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico, rendono nota la squadra italiana che dal 12 al 19 agosto prossimo gareggerà alla ventottesima edizione delle Olimpiadi Internazionali di Informatica che si terrà a Kazan, in Russia.

Ci sono riconferme e astri nascenti nella squadra italiana che tra meno di un mese difenderà il nostro tricolore nelle più attese delle Olimpiadi 2016, dopo quelle di Rio: accanto a Filippo Baroni, studente del Liceo Scientifico Gandini di Lodi e Marco Donadoni del Liceo Scientifico Lussana di Bergamo –  alla loro seconda esperienza in questa competizione – quest’anno debuttano Andrea Ciprietti del Liceo Scientifico M. Curie di Giulianova (TE) e Filippo Quattrocchi del Liceo Scientifico G. Galilei di Trento. Gli accompagnatori saranno Giorgio Audrito, ricercatore del dipartimento di Informatica dell’Università di Torino e Luca Versari, studente del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, che li accompagneranno in Russia.

Non è stato facile guadagnarsi un biglietto per Kazan: ci sono volute sicuramente capacità di alto livello ma anche tanto impegno e costanza. Dopo aver superato brillantemente le varie fasi della selezione – da quelle scolastiche a quelle regionali, fino alle Olimpiadi Italiane di Informatica – i ragazzi hanno affrontato un percorso di allenamento di molti mesi, con il costante sostegno da parte degli insegnanti e degli allenatori olimpici.

Dal gruppo ristretto di “probabili olimpici” è poi stata individuata dal Team di Selezionatori la Nazionale Italiana, con una novità: quest’anno l’ultimo posto per entrare in squadra se lo sono giocati in tre, a suon di algoritmi, con una mini-competizione organizzata nella sede di AICA il 25 maggio scorso.

Una gara appassionante che ha visto trionfare Filippo Quattrocchi con un rush finale che lo ha portato a risolvere correttamente tutti i problemi e guadagnarsi il posto “in nazionale”.

“Ogni anno le Olimpiadi sono l’occasione per scoprire e valorizzare talenti eccezionali permettendo loro di misurarsi in una competizione di altissimo livello, dove l’arrivare in squadra è già di per sé un successo. I ragazzi selezionati quest’anno hanno dimostrato talento, vocazione per il digitale e un’incredibile forza di volontà, elementi imprescindibili per affrontare questi mesi di esercitazioni e allenamenti, in aggiunta all’attività scolastica regolare.” spiega Giuseppe Mastronardi, Presidente AICA.

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica 2016 di Kazan coinvolgeranno studenti fra i 14 e i 20 anni di oltre 80 Paesi del mondo; la competizione prevede due giornate di gara, affrontate individualmente da ogni componente della squadra, e richiede la soluzione di problemi complessi ottenuta creando un algoritmo in grado di risolverli tramite un programma informatico in linguaggio Pascal, C o C++.

L’Italia è il Paese della vecchia Europa con il medagliere più ricco: in 15 anni di partecipazione alle competizioni internazionali ha conquistato infatti 40 medaglie: 2 ori, 14 argenti e 24 bronzi.

Ma chi sono i “Magnifici quattro” della nostra squadra? Storie normali di talenti straordinari!

·   Filippo Baroni studia al Liceo Scientifico Gandini di Lodi e la sua più grande passione è la matematica, che ha trasformato nel suo hobby principale. Intende proseguire gli studi matematici e per il futuro post-universitario non disdegnerebbe la professione di ricercatore. Una volta conclusi gli studi gli piacerebbe trasferirsi in Inghilterra, Paese che ha per lui un grande fascino (complice forse anche la passione per Sherlock Holmes).

·   Andrea Ciprietti ha 17 anni e studia al Liceo Scientifico M. Curie di Giulianova in provincia di Teramo. È un appassionato di matematica da diversi anni, e infatti in futuro spera di fare ricerca e insegnare in ambito accademico. Ha studiato pianoforte, gioca a tennis e gli piace molto ascoltare musica, in particolare quella pop. Adora inoltre guardare serie TV (Dr. House e Sherlock tra le sue preferite) e leggere romanzi fantasy o thriller.

·   Filippo Quattrocchi del Liceo Scientifico G. Galilei di Trento oltre all’informatica, coltiva l’interesse per la matematica e la lettura e adora andare in bicicletta. Dal prossimo anno studierà matematica all’università, anche se non ha ancora ben chiaro che lavoro vorrebbe fare. In futuro vorrebbe poter viaggiare, vedere posti nuovi, scoprire tutto quello che il mondo ha da offrire.

·   Marco Donadoni, ha 18 anni, abita a Barzana (Bergamo) e studia al Liceo Scientifico “F. Lussana” di Bergamo. Fin da piccolo si è interessato all’informatica, ai computer e alla programmazione. Nel tempo libero si dedica, fra le altre cose, al nuoto. Gli piacciono le serie tv di genere poliziesco e i film di fantascienza. Per quanto riguarda il futuro non ha un’idea precisa, ma sicuramente immagina un percorso nel campo dell’informatica

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica sono il punto d’arrivo di un percorso di valorizzazione delle competenze digitali e dei talenti delle nostre scuole che il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca promuove da molti anni.

“Il MIUR è da sempre in prima linea nel promuovere le eccellenze nella scuola. Le Olimpiadi di Informatica rappresentano una delle competizioni più importanti nel Piano Nazionale di promozione delle eccellenze curato dal MIUR” spiega Carmela Palumbo, DG Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del MIUR. “In questo senso un ruolo chiave è giocato dagli insegnanti chiamati sempre più a stimolare e accompagnare il percorso di crescita degli studenti anche sul fronte digitale. Per questa ragione da più di due anni insieme ad AICA abbiamo attivato anche un percorso di formazione specifico sui contenuti tipici delle prove delle Olimpiadi, rivolto ai docenti delle materie tecniche e scientifiche”.

Per saperne di più: che cosa sono le Olimpiadi Internazionali di Informatica

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica (IOI) sono una delle olimpiadi scientifiche internazionali promosse dall’Unesco, riservate agli studenti di scuola superiore fra i 14 e i 20 anni. Lanciate nel 1989, sono giunte alla ventisettesima edizione.

L’Italia partecipa da quattordici anni a questa competizione, selezionando i migliori “talenti del bit” attraverso un percorso molto articolato che coinvolge in partenza migliaia di studenti, su un arco di due anni scolastici.  A una prima fase di scrematura nelle singole scuole, seguono le selezioni territoriali, da cui escono circa 80 ragazzi che partecipano alle Olimpiadi Italiane di Informatica. Dal gruppo dei migliori classificati vengono scelti i “probabili olimpici” che sono ulteriormente preparati e selezionati da un team composto da allenatore e tutor, fino a comporre la squadra da inviare alla competizione internazionale, formata da quattro persone più una riserva.

L’organizzazione delle Olimpiadi Italiane e la partecipazione dell’Italia alle competizioni internazionali è organizzata da MIUR e AICA, per il tramite del Comitato Olimpico.

Per maggiori informazioni sulle IOI 2016: http://www.olimpiadi-informatica.it/index.php/ioi/ioi-edizione-2016.html

Assistenza scolastica: verso la denuncia delle Regioni inadempienti

Assistenza scolastica: verso la denuncia delle Regioni inadempienti

Da quando le Province hanno cessato di gestire il trasporto gratuito per le scuole secondarie e l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione per gli alunni con cecità e sordità nelle scuole di ogni ordine e grado e per gli altri alunni con disabilità nelle scuole superiori, si sono diffuse gravi condizioni di disagio.

Le Regioni avrebbero dovuto affidare quelle competenze e le corrispondenti risorse ad altri enti quali città metropolitane, enti di area vasta, ambiti territoriali, associazioni o consorzi di comuni ecc. A fronte dell’immobilismo e delle incertezze interpretative, l’ultima legge di stabilità ha ribadito che tali competenze sono definitivamente assegnate alle singole Regioni che potranno attribuirle ad altri enti. A questo punto, oltre all’incertezza circa gli enti destinatari delle competenze, è sorta un’altra incertezza per le famiglie e le scuole e cioè a quali assessorati regionali si intendesse attribuire la competenza ed i corrispondenti finanziamenti.

“A metà luglio 2016 , cioè a due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, ancora il disorientamento regna sovrano! – dichiara Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Le scuole non sanno come sarà garantita la frequenza e le famiglie sono giustamente in ansia, poiché questi servizi normalmente negli anni precedenti erano programmati già a partire da febbraio o marzo dell’anno precedente.”

È a rischio il diritto allo studio in molte Regioni: gli alunni con disabilità non potranno frequentare come i compagni fin dall’inizio dell’anno e in taluni casi dovranno frequentare senza tali servizi o dovranno totalmente rinunciare alla frequenza. “Un silenzio gravissimo – prosegue Vincenzo Falabella – nonostante la pressante azione di sensibilizzazione e protesta delle nostre federazioni regionali e delle associazioni federate.”

Di fronte alla violazione del diritto costituzionale allo studio, FISH annuncia azioni legali contro le Regioni inadempienti. “Non esiteremo ad agire contro le Giunte e gli Assessori che non hanno provveduto ad attivare in tempi utili i servizi che garantiscono la frequenza. È patente la discriminazione ai danni degli alunni con disabilità: chiederemo, oltre che la nomina di commissari ad acta che provvedano nel più breve tempo possibile, anche il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali come previsto dalla legge 67/2006.” Ma FISH intende anche sporgere esposti-denuncia perché la Magistratura accerti se vi siano stati comportamenti omissivi che integrino il reato di interruzione di pubblici servizi. E non è esclusa l’eventualità che la FISH si rivolga al Governo affinché, essendo questi servizi dei livelli essenziali di prestazioni relativi a diritti sociali e civili ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione, intervenga per sanare, con le facoltà che la Carta costituzionale gli riconosce, le inadempienze di talune Regioni.

“Ci rivolgiamo anche alle famiglie: – conclude Falabella – fateci pervenire, attraverso le associazioni del vostro territorio, le segnalazioni di eventuali inadempienze così da rafforzare le nostre azioni politiche e in giudizio.”

Concorso prof, record di bocciati, «Anni di studio buttati via»

da Corriere della sera

Concorso prof, record di bocciati, «Anni di studio buttati via»

I risultati provvisori pubblicati dagli uffici scolastici regionali sembrano bollettini di guerra. Gli insegnanti di sostegno i più bocciati. Ma soffrono anche gli specialisti dell’italiano per stranieri, i tecnici di laboratorio, gli insegnanti di arte e disegno. La protesta dei docenti lombardi potrebbe allargarsi a macchia d’olio

Dalla Lombardia alla Campania, dalle specialità letterarie a quelle scientifiche: è record di bocciati al concorsone per prof. Anche se non ci sono ancora i risultati ufficiali su tutto il territorio nazionale, i resoconti che iniziano ad arrivare dagli uffici scolastici regionali assomigliano a bollettini di guerra. In Emilia Romagna, su 37 candidati per i laboratori di scienze e tecnologie meccaniche, sono stati ammessi agli orali solo in 16. Facile intuire che gran parte dei 66 posti disponibili dovrà essere coperto con i supplenti. Sempre in Emilia, per la AD01, la classe di concorso che raggruppa arte e immagine e disegno e storia dell’arte, alle superiori, sono stati ammessi alla prova orale 30 candidati su 121 partecipanti, mentre le cattedre a disposizione sono 82. Qualora tutti e 30 gli ammessi alla prova orale la superassero, pertanto, rimarrebbero comunque scoperte 52 cattedre.
Tecnici e laboratori scoperti

In Lombardia, su 68 iscritti alla prima prova per accedere alla classe B12- Laboratorio di scienze e tecnologie chimiche e microbiologiche- solo 7 candidati l’hanno superata: ci sono 51 posti a bando. In Campania per i 22 posti per la classe di italiano per stranieri, la A23, solo in 11 hanno superato lo scritto: eppure si trattava di insegnanti abilitati che possedevano anche una certificazione DITALS o un master ad hoc. In Liguria su 27 partecipanti alla prova scritta per Filosofia e scienze umane, solo un ammesso alla prova orale: i posti a disposizione sono 15. In Calabria, con 86 posti a disposizione per Tecnologia nella scuola secondaria di I grado (classe di concorso A60), solo in 28 potranno sostenere la prova orale.

La débâcle degli insegnanti di sostegno

Alle prove orali del concorso di sostegno per la scuola secondaria di I grado in Sardegna è stato ammesso un solo candidato. In realtà i partecipanti erano già un numero risibile, 4. I posti a disposizione sono 18. Anche in Piemonte per il sostegno alla primaria, su 378 posti disponibili, sono stati ammessi solo in 130 su 333 candidati alla prova orale. E quindi, anche se tutti fossero promossi, ci sarebbero almeno metà del corpo insegnante di sostegno preso dalle file dei supplenti. Sempre per i docenti di sostegno, nel Lazio il 54% di quelli che aspiravano a insegnare nelle scuole superiori non ha superato la prova scritta: per 149 posti banditi +10% idonei, ammessi all’orale solo in 70.

Due ammessi in sei regioni

Per la classe di concorso A08- discipline geometriche e architettoniche, arredamento e scenotecnica- c’erano solo 32 candidati in sei regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli, Emilia), per un totale di 18 posti. Promossi alla prova scritta solo in due.

«Numeri anomali e riduttivi»

Ma di chi è la colpa di questo fallimento generalizzato? Dei docenti che, pur avendo ottenuto un’abilitazione, non sono adeguatamente preparati, oppure di test e prove inadatti a giudicarli? O c’è un atteggiamento troppo severo delle commissioni? Sono domande che serpeggiano nei vari gruppi di docenti, e non in maniera sempre sotterranea. Un gruppo di insegnanti lombardi, dopo aver constatato che il 90% di quelli che aspiravano alla classe di concorso B12 era stato bocciato alla prova scritta, ha deciso di scrivere una lettera aperta indirizzata alle commissioni valutatrici, ma anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla ministra dell’Istruzione Stefania Giannini per chiedere delle verifiche: «Non riteniamo credibile il fatto che 61 persone su 68, diplomate e successivamente abilitate alla professione dagli Istituti del territorio nazionale, in alcuni casi con il massimo dei voti e, soprattutto, con esperienza d’insegnamento anche più che decennale, vengano giudicate insufficienti, a seguito delle prove previste per il Concorso- scrivono indignati -Crediamo che questi numeri siano profondamente anomali e a dir poco riduttivi per l’intero sistema scolastico italiano, in quanto con questo risultato si liquidano con un’insufficienza anni di studio, di preparazione, di lavoro, in diversi, pregiati Atenei Universitari ed Istituti di Istruzione Secondaria Superiore». E questo potrebbe essere solo l’inizio: il rischio di una sollevazione generalizzata dei docenti scartati è altissimo.

Chiamata diretta dei docenti, è scontro sindacati-dirigenti

da Corriere della sera

Chiamata diretta dei docenti, è scontro sindacati-dirigenti

I sindacati temono che l’accordo politico per mettere dei paletti alle scelte dei dirigenti non venga applicato. I presidi, dal canto loro, paventano che con quell’accordo venga snaturato il ruolo che la riforma assegna loro. Al Miur toccherà chiarire

Valentina Santarpia

Sembrava fatta. Dopo l’accordo siglato la scorsa settimana tra sindacati e ministero dell’Istruzione, pareva che almeno uno degli aspetti della Buona scuola – uno di quelli contestati nel referendum- potesse essere disinnescato. E invece no: perché sulla chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi è di nuovo scontro. «L’amministrazione, contrariamente agli impegni assunti in sede politica, vorrebbe dare la facoltà ai dirigenti scolastici di chiamare i docenti andando oltre le candidature presentate dagli stessi», scrivono i sindacati della scuola compatti. «Si tratta di un cambio delle carte in tavola assolutamente inaccettabile», secondo Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil scuola e Snals. Dall’altra parte delle barricate però ci sono i dirigenti. Che tuonano in una lettera aperta alle massime cariche dello Stato: «Difendete la legge 107, non snaturatela». Il timore è che, se l’accordo dovesse andare in porto, significherebbe segnare «un secondo punto favore dei più ostinati detrattori della Buona scuola, dopo essere gli stessi riusciti – in spregio ai vincoli di legge – a sterilizzare le potenzialità innovative degli ambiti territoriali con la sostanziale reintroduzione dei tradizionali automatismi fatti di precedenze, carichi familiari, anni di anzianità, assegnazioni provvisorie, utilizzazioni e accidenti vari, tipici della gestione di un personale fungibile e impiegatizio». Per i presidi che aderiscono a Dirigentiscuola- Di-S.Conf., quello che era stato festeggiato un accordo ottimo per mettere un freno alla «discrezionalità di scelta per il dirigente scolastico» evitando «la deregulation selvaggia», è solo un «magnifico ritorno al passato». «Il Parlamento ha avuto il coraggio di cambiare- scrivono i dirigenti- Con coraggio, quindi, bisogna sostenere il cambiamento senza alcun cedimento alle pressioni di quelle organizzazioni sindacali che hanno causato solo danni alla scuola e alle istituzioni».

Il Miur deve decidere

La questione non è da poco. A settembre i presidi si troveranno, secondo le indicazioni della riforma, a dover scegliere i docenti: una procedura che, secondo la 107, dovrebbe avvenire con grande libertà, per permettere ai dirigenti di trovare le professionalità più adatte. Ma che, obiettano i sindacati, rischia di favorire gli amici del preside e non gli insegnanti più meritevoli: di qui la richiesta di «paletti» per arginare la discrezionalità. Paletti che però, secondo i presidi, potrebbero del tutto vanificare l’intento della riforma, lasciando di nuovo gli istituti in balia di procedure farraginose e complesse che non faciliterebbero l’assunzione dei docenti più adatti alla crescita complessiva dell’istituto. Ora a dire l’ultima parola dovrà essere il ministero dell’Istruzione.

Supplenti, la Corte Costituzionale promuove la «Buona scuola»

da Corriere della sera

Supplenti, la Corte Costituzionale promuove la «Buona scuola»

Decisione sul ricorso contro l’eccesso di contratti a temine: illegittimità delle supplenze lunghe, ma è stata di fatto corretta dalla riforma. Il nodo degli abilitati e dei maestri delle scuole materne. Per gli Ata c’è stato «risarcimento».

Tutto risolto o quasi per i precari della scuola. La riforma dello scorso anno, la legge della Buona scuola, ha risarcito i supplenti con l’assunzione (per gli insegnanti) e con il risarcimento del danno in denaro per il personale amministrativo. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale ieri dopo aver rimandato la decisione lo scorso 17 maggio per poter fare accertamenti aggiuntivi sull’esito delle nuove norme. La Corte «condanna» l’eccesso di supplenze che era stato autorizzato dalla legge del 1999 e che permetteva di assumere a tempo determinato per più di 36 mesi gli insegnanti anche quando le cattedre erano libere, senza ragioni obiettive per ricorrere ai contratti precari. Una prassi lunga e ampiamente usata nella scuola in violazione delle norme comunitarie e dunque «illegittima». Tuttavia secondo la decisione dei giudici della Corte questa prassi è superata e dunque la «condanna» ha un effetto pratico molto limitato perché l’illecito comunitario è stato cancellato: con la riforma dello scorso anno si è proceduto alla proposta di assunzione per tutti i docenti iscritti alle Graduatorie ad esaurimento, salvo le maestre e i maestri delle materne. Resta da capire nel dettaglio tuttavia se siano esclusi dal ricorso e dunque dalla decisione della Corte gli insegnanti abilitati che abbiamo lavorato per più di 36 mesi in posti liberi e che non sono stati né assunti con la riforma né ammessi al concorso.
Il piano straordinario di assunzioni

La decisione della Corte riguarda ben sei ordinanze giunte alla Corte dai tribunali di Trento, Vibo Valentia e Roma dal 2012 e si intreccia con la sentenza Mascolo della Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo – alla quale nel 2013 la Consulta si era rivolta per chiedere chiarezza di interpretazione di alcune norme – che aveva giudicato illegittima la lunghezza del precariato storico nella scuola che è ben superiore a quei 36 mesi ammessi dalle norme europee. Allora il giudice estensore dell’ordinanza della Corte era stato Sergio Mattarella poi divenuto presidente della Repubblica. Nel frattempo all’uso spropositato dei supplenti, cioè dei precari, il governo ha cercato di porre rimedio con la legge 107, la riforma approvata l’anno scorso con il piano straordinario di stabilizzazione (senza arretrati) per 86 mila docenti più il concorso che è in svolgimento in questi mesi e che dovrebbe portare all’assunzione a tempo determinato di circa 63 mila supplenti. Restano tuttavia esclusi da questo doppio piano intere categorie di precari – ed è questa la linea di attacco dei sindacati e dei ricorrenti – come le maestre d’asilo, il personale Ata, gli insegnanti dei conservatori e gli insegnanti abilitati con il Tfa e il Pas.

Chiamata diretta: la trattativa riparte, ma tutto è più difficile

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta: la trattativa riparte, ma tutto è più difficile

Riprende il 14 luglio di buon mattino la trattativa sulla questione della chiamata dei docenti dagli albi territoriali.

L’incontro è previsto per le 8,30 presso la sede del Ministero dell’Istruzione. Sarà presente anche il sottosegretario Davide Faraone al quale probabilmente i sindacati rappresentativi chiederanno conto dell’improvvisa “retromarcia” rispetto all’accordo politico del 7 luglio scorso.
Fare una previsione sull’esito dell’incontro è difficile, per non dire impossibile anche se va detto che la firma dell’accordo appare più difficile rispetto ad una settimana fa.
Anche perchè, nel frattempo, c’è chi, come l’Anp, sta sottolineando con forza l’assoluta illegittimità di un qualsiasi accordo che modifchi o addirittura cancelli le disposizioni della legge 107. L’ipotesi è chiaramente esclusa non solo dalla legge 15 del 2009 ma anche dal comma 196 della legge 107 che prevede espressamente che “sono inefficaci le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge”.
Non è anzi da escludere che a fronte di un accordo sottoscritto fra le parti, l’Anp decida di rivolgersi alla magistratura amministrativa per chiedere il rispetto della legge.

Trasferimento docenti inidonei, Blundo (M5S) chiede incontro a Faraone

da La Tecnica della Scuola

Trasferimento docenti inidonei, Blundo (M5S) chiede incontro a Faraone

La Parlamentare del MoVimento Cinque Stelle Enza Blundo interviene in merito ai trasferimenti dei docenti ‘inidonei’
“Sono molto preoccupata del fatto che gli Uffici Scolastici Regionali e i dirigenti scolastici stiano convocando i docenti ‘inidonei’ per informarli del loro imminente trasferimento nei ruoli tecnico-amministrativi, afferma Blundo, una prospettiva che qualora diventasse realtà mortificherebbe la dignità di tutti quei docenti che hanno scelto di dedicare la loro vita all’insegnamento, garantendo un valido e attivo supporto all’offerta didattica e formativa anche dopo il peggioramento del loro stato di salute”.

“Il trasferimento del personale ‘inidoneo’ viene nuovamente paventato – continua l’esponente penta stellata – a causa dell’ormai imminente scadenza della proroga prevista  nella legge 8 novembre 2013 n. 128 in cui si dava la possibilità a chi non voleva transitare all’interno del personale ATA o andare in mobilità di poter continuare a svolgere il proprio ruolo di docente fino al 31 agosto 2016”.

“Il personale scolastico ‘inidoneo’ – aggiunge – Blundo – ha già partecipato a numerosi incontri istituzionali acquisendo dal Ministero una disponibilità di massima al mantenimento dei propri posti all’interno della loro specificità di ruolo,ma il Governo ha dimostrato  nei fatti finora scarsa sensibilità alla problematica e la prova di tale condotta sono le convocazioni che gli USR  stanno effettuando proprio in questi giorni”.

“Mi auguro che il Sottosegretario Faraone, visto il carattere d’urgenza che la vicenda riveste, dia velocemente riscontro  alle richieste di incontro presentate dal personale scolastico inidoneo, al fine di garantire loro la certezza di un’ulteriore proroga e procedere a un tempestivo e risolutivo accordo”- conclude Blundo.

Contratto, rinnovo più vicino: ora c’è il compartone della Conoscenza

da La Tecnica della Scuola

Contratto, rinnovo più vicino: ora c’è il compartone della Conoscenza

Dopo oltre 6 anni di blocco, il contratto del pubblico impiego è ad un crocevia: il 13 luglio è stato infatti sottoscritto l’accordo sui nuovi comparti.

Presso l’Aran, l’Agenzia che rappresenta il Governo, i sindacati hanno detto sì all’accordo che riduce quasi di un terzo i settori della contrattazione, visto che sinora ve ne erano ben 11.

La firma, che una precondizione per l’apertura del confronto sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego, che in Italia riguarda 12 milioni di lavoratori, arriva dopo sette anni dalla legge di riforma della PA, che ha prescritto la razionalizzazione. E dopo l’intesa preliminare, che era stata raggiunta il 5 aprile scorso, ottenendo poi il via libera del Consiglio dei ministri il 15 giugno.

“Rispetto all’ipotesi di accordo di inizio aprile – scrive l’Ansa -, il testo finale non rileva modifiche significative, tutte di tipo tecnico tranne una, poi a sua volta riformulata. Il tavolo per la sottoscrizione infatti si è prolungato, con i sindacati contrari alla modifica, che secondo alcune sigle poneva un vicolo stingente tra la nuova geografia e le future risorse disponibili. Nell’ultima versione il nesso sarebbe stato delineato in termini meno rigidi, in accordo con i sindacati”.

Questi sono i nuovi comparti: Funzioni centrali (circa 247.000 occupati), Funzioni locali (457.000), Istruzione e ricerca (1.111.000) e Sanità (531.000).

“Dal confronto con l’assetto finora in vigore, emerge come gli accorpamenti abbiano riguardato gli statali in senso stretto (prima divisi tra ministeriali, dipendenti delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici) e il settore della conoscenza, con insegnanti, ricercatori, personale dell’università raccolti in una stessa ‘zona’ di contrattazione. I dipendenti di palazzo Chigi fanno invece comparto a se stante”.

Inoltre, cambiano faccia pure le aree dirigenziali: saranno raggruppati circa 6.800 dirigenti nell’area delle Funzioni centrali, 15.300 nelle Funzioni locali; 7.700 nell’Istruzione e ricerca e 126.800 nella Sanità.

“Per consentire alle sigle sindacali di non perdere la rappresentanza – continua a spiegare l’agenzia nazionale – è concesso un mese di tempo, da oggi, per stringere eventuali alleanze. Infatti i criteri per essere rappresentativi restano quelli di prima (5% di deleghe più voti in 2 comparti). È comunque riconosciuto una sorta di ‘diritto di tribuna’, nei tavoli sui rinnovi, per i sindacati che restano sotto la soglia. Inoltre per tutelare delle specificità professionali é previsto che il contratto possa contenere delle sezioni, in modo da trattare in modo diverso aspetti particolari”.

Va ricordato che nella scuola il limite del 5% di rappresentatività è già in essere. E che l’unione con Afam, Università e Ricerca – numericamente poco significativi – non dovrebbe cambiare gli attuali equilibri. A meno che non si vadano a costituire delle “alleanze” inaspettate.

Assenza per malattia, certificato medico e ore già lavorate

da La Tecnica della Scuola

Assenza per malattia, certificato medico e ore già lavorate

Come vanno considerate, a seguito del certificato di malattia rilasciato dal medico nella stessa giornata, le ore di servizio eventualmente prestate dal dipendente?

A questa domanda ha recentemente risposto l’Aran con un orientamento applicativo che, non potendosi rifare al CCNL Scuola (il quale non disciplina tale problematica), richiama alcuni orientamenti giurisprudenziali.

In particolare, possono verificarsi due ipotesi:

  1. il certificato medico viene rilasciato al termine di una giornata lavorativa: la prognosi comprende anche il giorno del rilascio, nonostante risulti lavorato (Cassazione, 6.2.1988 n.1290); non si ritiene che abbia alcun rilievo, a tal fine, la circostanza che il giorno risulti lavorato per intero o solo in parte;
  2. il certificato medico con decorrenza dal giorno successivo a quello della parziale prestazione lavorativa: la giornata lavorata non sarà considerata assenza per malattia.

Secondo l’Aran, in assenza di una esplicita ed espressa scelta contrattuale in tal senso, non è ipotizzabile la possibilità di riconoscere al dipendente un riposo compensativo di entità pari a quella della prestazione lavorativa resa nella giornata in cui è insorta la malattia; questa, infatti, si traduce nel riconoscimento di un beneficio aggiuntivo al dipendente che, per quella giornata, non solo si vede riconosciuto il trattamento economico di malattia (che riguarda l’intera giornata), ma può beneficiare anche di un riposo ulteriore (con oneri indiretti aggiuntivi per l’amministrazione).

Scambio di docenti fra scuole: é previsto dalla legge

da La Tecnica della Scuola

Scambio di docenti fra scuole: é previsto dalla legge

La questione della cosiddetta “chiamata diretta” appare sempre più strettamente legata a quella della costituzione degli ambiti territoriali e delle reti di scuole.

Scuole che – stabilisce la legge – possono stipulare accordi di rete.
“L’accordo – precisa ancora la norma – può prevedere lo scambio temporaneo di docenti, che liberamente vi consentono, fra le istituzioni che partecipano alla rete i cui docenti abbiano uno stato giuridico omogeneo. I docenti che accettano di essere impegnati in progetti che prevedono lo scambio rinunciano al trasferimento per la durata del loro impegno nei progetti stessi, con le modalita’ stabilite in sede di contrattazione collettiva”.
Il passaggio riportato sopra non è contenuto in uno dei tanti commi della vituperata legge 107, ma sta in un provvedimento normativo che risale esattamente a 17 anni fa e al quale non è mai stata data attuazione: si tratta infatti del terzo comma dell’articolo 7 del DPR 275 del 1999, il cosiddetto “Regolamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche”.
In tutti questi anni, però, nessun Ministro (e nessuna organizzazione sindacale) ha mai avuto la volontà di mettere mano al dettato legislativo per capire in che modo avrebbe potuto essere tradotto in pratica.
E’ come dire che per tutto questo tempo la volontà del legislatore è stata del tutto disattesa.
Il meccanismo di impiego dei docenti previsto dalla legge 107 (titolarità sull’ambito e assegnazione ad una istituzione scolastica attraverso una procedura non ancora del tutto chiarita) dovrebbe di fatto riassorbire l’istituto dello scambio dei docenti.
La sensazione è che se in tutti questi anni sullo scambio dei docenti si fosse fatta un po’ di sperimentazione seria, forse a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere in piedi il complicatissimo sistema di albi, chiamata (più o meno diretta) e via architettando.