Sul carcere

Sul carcere che dovrebbe insegnare cosa?
Quale scopo e quale utilità?

Eppure in carcere muore Caino e muore Abele senza giustizia

SECONDA PARTE

di Vincenzo Andraous

 

Non è semplice raccontare come in questi ultimi cinquant’anni il carcere sia andato incontro a una vera e propria mutazione antropologica.

Rammento poco e male un carcere che non c’è più, un agglomerato sub-urbano appiccicato a un’era cretacea.

Nelle mie pagine lo definisco un carcere analfabeta, dove il diritto era davvero un eufemismo.

Così ben descritto dai vari Alberto Sordi e Nino Manfredi, i descamisados sopra i tetti delle circondariali, tanti detenuti in canotta o torso nudo, a srotolare lenzuola bianche dell’Amministrazione, una sequela di scritte sgangherate- sgrammaticate, a gettare tegole in strada per richiamare la più piccola attenzione.

Di rimpiazzo ecco arrivare il carcere degli scarponi chiodati, della polvere da sparo, dei colpi secchi, alle spalle, da una parte e dall’altra, il furore della lotta armata, degli anni di piombo ( le nuove generazioni poco o nulla sanno, la memoria storica perde contatto con la sostanza delle cose, con la realtà circostante, la fa da padrona quella virtuale che appanna ogni prospettiva) una vera e propria guerra combattuta non soltanto nelle piazze, nelle strade, nelle periferie delle città, ma anche e soprattutto nei passeggi, nelle celle di tante galere.

Un corpo a corpo privo di adiacenze al cuore, se non quello dello Stato da abbattere costi quel che costi, un’arena dove niente e nessuno veniva risparmiato, neppure l’ultima volontà di un perdono.

Anni di rumori sordi e di rinculi repentini, un’intera generazione andata al macero, scomparsa, annientata.

Un’apnea asfissiante sotto vuoto spinto dall’ideologia, i morti e in feriti caduti sotto il piombo sparato in fretta, oppure garrotati senza un fremito nei cortili circondati dalle alte mura.

I colpevoli smisero i panni delle prime linee alla sconfitta, gli innocenti accatastati uno sull’altro, gli uni e gli altri colpevoli e innocenti sovrapposti e dimenticati dalla storia.

Finchè fece capolino un altro carcere ancora, quello della grande Riforma Penitenziaria, ideale innovativo e nobile per tentare di umanizzare quella sorta di terra di nessuno, dove nessuno intende-va guardare, per tentare di rendere la prigione, uno spazio, sì, di castigo, ma anche un tragitto di vita possibile, un laboratorio per favorire una nuova condotta sociale.

Una Riforma Penitenziaria sbrigativamente ed erroneamente licenziata come la Legge Gozzini, infatti, fu sì vergata dal Sen. Mario Gozzini, ma voluta, condivisa e votata dall’intero arco costituzionale.

E come ogni grande riforma, ogni nuova era di rinnovata civiltà e diritto, perché possa resistere all’urto e al fastidio degli eventi, abbisogna di interventi e di investimenti professionali, finanziari, non di meno di una onesta e corposa volontà politica, non soltanto di parole retoriche, di slogans di conio obsoleto, oppure delle solite reiterate narrazioni tossiche.

Di quella legge non è rimasto molto in piedi nel corso degli anni, perché continuamente tagliata, rabberciata, sospesa, fino a bollarla come una legge sbagliata, addirittura iper buonista, che premia-va i Caino a dispetto degli Abele.

Invece, per vincere la recidiva, la noia mortale persistente che logora e incancrenisce le esistenze, la violenza insita in ogni angolo di cella, l’illegalità diffusa, quella legge sospingeva avanti l’intenzione a prendersi carico delle proprie responsabilità, la propria fatica a intravedere un pezzo di futuro, creando le condizioni per una sana revisione critica del proprio passato, senza rimanere contusi dalla crisi di panico derivante dal sopravvenuto mutamento interiore, fino a giungere in prossimità, sull’uscio di un nuovo orientamento esistenziale.

Forse, con più onestà intellettuale, quella legge più semplicemente non ha mai potuto essere correttamente applicata, non s’è mai voluto che desse i frutti desiderati, se non con il senno del poi, comprenderne a pieno l’importanza, di come l’impegno, il lavoro, il patto sociale concordato, riducessero drasticamente la reiterazione dei reati.

Senza troppi affanni, eccoci dirimpetto al carcere che n’è seguito, ben più malsano e inverecondo, puzza-va di deflagrazioni, di grandi botti a perdere, esplosione dopo esplosione, bombe una dietro l’altra, giudici in mille pezzettini, scorte di uomini e donne polverizzate per aria, l’antistato alle prese con i propri interessi messi alla berlina, lo Stato al cospetto dei propri fantasmi.

Morto dopo morto, botta al plastico dopo botta al plastico, la grande maturità raggiunta dalla stragrande maggioranza della popolazione detenuta, venne rispedita al mittente senza tanti complimenti.

Infine siamo rinculati al cospetto del carcere attuale, che non può assolutamente esser chiamato carcere, perché si tratta più tragicamente di un contenitore di cose, oggetti, numeri, corpi accatastati uno sull’altro, spesso, sempre più spesso di carne morta.

Un carcere prigioniero di se stesso, che vive sopravvivendo a se stesso, nel sovraffollamento, nell’ingiustizia, nell’illegalità, nella violenza di tutti i giorni.

Un carcere in cui contenere, punire, rieducare, che però non si piega a nessuna utilità e scopo, a cui incredibilmente è chiesto a gran voce di rimanere baluardo insormontabile di sicurezza per l’intera collettività.

Un carcere che si contorce in una sorta di irridente ortopedia penitenziaria, dove etimologicamente l’arto leso dovrebbe essere trattato sensibilmente per ritrovarlo a ben camminare, nell’accezione attuale l’illusione di condurre l’uomo detenuto dentro un percorso socialmente condivisibile per ben camminare e raro cadere, appunto.

Ma cosa c’è di socialmente condivisibile nella recidiva che permane al 70%, dimenticando volutamente e politicamente come le misure alternative, basate sul lavoro, sull’impegno, sulla proposizione di un patto sociale da rispettare, riducano drasticamente quella feroce recidiva abbassandola al 11%.

Cosa c’è di socialmente condivisibile nell’uomo della pena costretto a sopravvivere in un tempo bloccato, permanentemente inchiodato al momento dell’arresto, che non passa, perchè si rimane lì, stritolati da una noia mortale, a una chiusura ermetica dove l’obbligatorietà sta nel non fare nulla, unica possibilità stra-parlare, chiacchierare, ripetere giorno dopo giorno, tra compagni di cella, nello spazio ridotto sub-umano causato dal sovraffollamento, la sequenza di quel maledetto giorno dell’ammanettamento, sul come fare per non incorrere più negli stessi ferri ai polsi, alzando tragicamente il livello di scontro, alla ricerca spasmodica di una impunità che invece non ci sarà.

Cosa c’è di socialmente condivisibile in una carcerazione che non rispetta la dignità di alcuno, bensì la contorce in una caduta rovinosa, alla fine della sua corsa, il detenuto arriverà persino a convincersi di essere innocente di esser colpevole, una sorta di infantilizzazione pericolosissima, nella consapevolezza di avere scontato non soltanto la pena erogata dal suo giudice naturale in sentenza, ma altre pene aggiuntive non contemplate da alcun codice penale, soprattutto mai condivise dalla nostra Costituzione.

Cosa c’è di socialmente condivisibile in una pena che non riesce ad accorciare le distanze con una libertà che comunque prima o poi ritornerà nelle gambe e nel cuore di ciascun uomo ristretto, perché volenti o nolenti la pena prima o poi avrà un termine.

Inducendo la persona che avrà terminato di scontare la propria condanna, a pensare davanti a quel cancello blindato finalmente spalancato: bene, eccomi nuovamente libero, ora ho pagato quanto mi è stato chiesto, ho pagato anche di più, assai di più, ora non devo più niente a nessuno, ora nessuno può chiedermi altro, ora posso finalmente ritornare a fare quello che voglio.

In questo delirio del niente imparato e appreso, mi ritorna in mente quanto accade ogni qual volta mi reco in un’aula scolastica per incontrare tanti giovani studenti, i quali alla domanda che spesso faccio loro a bruciapelo: “ Ma per te cos’è la libertà? Cosa significa per te essere un uomo libero?

La risposta che ricevo di primo acchito è : la libertà è fare tutto quello che voglio.

Penso davvero che qualcosa di socialmente condivisibile invece c’è da fare, necessita fare, è urgente e non più rinviabile fare, e sta nell’accompagnare quel detenuto di fronte a quel portone aperto nella consapevolezza che proprio in quei primi passi, uno dopo l’altro, alla luce, con il viso in alto di chi spera, dovrà avere compreso che proprio in quel preciso istante inizieranno gli esami veri, i conti quotidiani nei gesti ripetuti con la propria coscienza.

Un carcere socialmente condivisibile non è rappresentato dalla vendetta statuale o sociale di per sé impresentabile, bensì è uno spazio in cui sarà possibile scontare con dignità la propria pena, in cui imparare il valore della libertà per quello che è : RESPONSABILITA’.

C. Lo Presti, Nel paese dell’arcobaleno – Nidi

 

copertina_nidiE’ con vivo piacere che dopo molti anni dalla mia introduzione al libro che presentava il progetto For Mother Earth, mi accingo a presentare questo ulteriore lavoro di Carmela Lo Presti, una persona che ha fatto del suo prezioso impegno nel mondo dell’educazione, nei contesti scolastici ed extrascolastici, una ragione di vita e una dimostrazione di una professionalità solida ma anche appassionata.

E’ nel mondo delle emozioni che anche questo manuale ci porta, le emozioni vissute da bambini e da educatori in una dimensione di gioco e di profondo scambio relazionale.

Appare anche in questo lavoro, con una passione educativa che non risulta scalfita dagli anni, la profonda fiducia dell’autrice nelle risorse e potenzialità creative di ogni persona e nella consapevolezza che solo attraverso un’educazione attenta e responsabile è possibile promuoverne e sostenerne lo sviluppo.

In tutto il manuale riemerge la capacità dell’autrice di realizzare una sintesi creativa tra le diverse prospettive teoriche sulle emozioni, analizzate e discusse con sicura competenza, ed esperienze pratiche, presentate nella progettazione e realizzazione didattica: in questo senso il manuale è ricco di percorsi operativi e di relative schede procedurali che non risultano mai semplici tecniche applicative, ma esperienze vitali di gioco e di relazione, attraverso le quali il bambino, insieme all’adulto che sperimenta con lui, scopre se stesso e il mondo che lo circonda.
Sono esperienze molteplici, di vari colori e toni come di vari colori e toni sono le emozioni che trovano in esse espressione, tanto da trasportarci “nel paese dell’arcobaleno”.

Prof.ssa Floriana Falcinelli
Docente di Didattica generale e Tecnologie dell’istruzione
Dipartimento di Scienze Sociali, Umane e della Formazione
Università degli Studi di Perugia

Chiamata diretta Docenti: in Agosto le Segreterie Scolastiche scoppieranno

Al Presidente del Consiglio
On. Matteo Renzi

Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Sen. Stefania Giannini

e, p.c. AI COLLEGHI PERSONALE ATA

Oggetto: Chiamata diretta Docenti: in Agosto le Segreterie Scolastiche scoppieranno.

Gentili Ministro dell’Istruzione e Presidente del Consiglio dei Ministri,

la “chiamata diretta” da Voi legiferata che, tra fine agosto e metà settembre assegnerà i Docenti, i quali dal 2016/17 acquisiranno la titolarità su ambito territoriale con la mobilità o il ruolo alle nostre Scuole, è ormai diventata una realtà e le lamentele sono già iniziate e saranno infinite.

Sappiamo che questa nuova modalità di assunzione sarà una vera e propria rivoluzione in quanto non verranno più presi in considerazione gli anni di servizio svolti dai nostri Docenti, ma essi dovranno essere valutati in base al curriculum, ai titoli, ai master, al colloquio e a molto altro ancora.

La Federazione del Personale ATA, non intende esprimere giudizi in merito all’ ”anarchia della chiamata diretta” come “inventata” “dalla Vostra Buona Scuola”, secondo la quale ogni Dirigente Scolastico potrebbe avere libera scelta dei Docenti della “Sua” Istituzione Scolastica, in quanto siamo una Federazione a tutela dei soli diritti ed interessi del Personale ATA e lasciamo quindi ogni decisione di scelta dei docenti “a chi di dovere”.

Comunque abbiamo l’obbligo di porre una semplice domanda agli “addetti ai lavori”: “Qualcuno potrebbe spiegarci che valore può avere un colloquio, anche se facoltativo, di un Dirigente Scolastico laureato in Lettere o in Lingue con un aspirante Docente di Informatica, Matematica, Chimica, o Fisica, o altra materia tecnica o scientifica ?
O viceversa ? Che fine ha fatto la tanto acclamata professionalità docente” ?
Gradiremmo una risposta in merito.

Ma torniamo ad occuparci dei drammatici problemi di sopravvivenza quotidiana di noi Personale ATA che a seguito di queste ulteriori incombenze e molestie burocratiche da Voi inflitteci, creeranno un carico di lavoro molto più gravoso e complesso nelle nostre Segreterie Scolastiche; avremo molte più tensioni e maggiori conflitti che porteranno tanta confusione e incertezza nell’apertura del nuovo anno scolastico.

I nostri Uffici di Segreteria si troveranno di fronte ad un aumento di lavoro disumano durante il periodo estivo, quando un “essere umano” dovrebbe godere di un meritato periodo di riposo dopo un estenuante anno di lavoro; invece NO ! Noi Personale ATA dovremo preparare/elaborare dei veri e propri mini-concorsi per assegnare i Docenti alla scuola, nel più totale abbandono, senza una regolamentazione in merito e con il “trionfo del fai da te da parte dei Dirigenti Scolastici”. UNA DISUMANA VERGOGNA.

Chi conosce la nostra Scuola sa perfettamente in quali condizioni sta lavorando attualmente il Personale ATA. Ormai possiamo tranquillamente dire al mondo intero (..l’Europa lo sa già) che il nostro, non può essere più considerato un lavoro dignitoso, ma una schiavitù di povertà e di sfruttamento umano.
E nessuno sta facendo nulla. Tutti sanno, Voi compresi, ma tutti tacciono.

Senza pensare poi agli strettissimi tempi da Voi imposti che ci impediranno di lavorare con serenità e senza angosce quotidiane in quanto i Dirigenti Scolastici hanno avuto chiare indicazioni dagli Spett/li Uffici del MIUR che potranno tranquillamente, senza vergogna alcuna, richiamare in servizio il Personale ATA (Assistenti Amministrativi e Direttori sga), se necessario.

Gentili Ministro dell’Istruzione e Presidente del Consiglio dei Ministri,

ci auguriamo di cuore che ciò non avvenga e che ciascuno di noi “possa godersi” quel minimo e indispensabile periodo di riposo nei mesi di Luglio/Agosto, come previsto dall’ art. 13 comma 11 del CCNL Comparto Scuola 29.11.2007 tutt’ora in vigore e del quale, soprattutto Voi del MIUR, dovreste esserne a piena conoscenza.
In caso contrario invitiamo i nostri Colleghi a segnalarci eventuali abusi.

Vorremmo gentilmente sapere il motivo di “tanto accanimento nella distruzione del Personale ATA” e dei relativi servizi generali e amministrativi da noi sempre offerti al sistema Scuola con competenza, dedizione quotidiana e professionalità in quanto tutti sanno che il Personale Amministrativo Tecnico e Ausiliario, unitamente ai Dirigenti Scolastici “sono il motore di ogni Istituzione Scolastica” senza il quale la Scuola non funziona.

Restiamo comunque ancora fiduciosi in un’inversione di tendenza.

Cordiali saluti

Direzione Nazionale Federata.

I prof precari cancellati da una sentenza

da Corriere della sera

I prof precari cancellati da una sentenza

Addio ai precari ma non ai supplenti

Gianna Fregonara

Ad agosto gli insegnanti neoassunti potrebbero dover superare un vero e proprio colloquio di lavoro con il loro futuro preside per ottenere la cattedra. Non basterà aver passato il concorso e disporre di qualche titolo di merito.

I l governo ha annunciato ai sindacati i nuovi criteri e i tempi per ottenere la cattedra: ad agosto gli insegnanti neoassunti potrebbero dover superare un vero e proprio colloquio di lavoro con il loro futuro preside. Non basterà aver passato il concorso e disporre di qualche titolo di merito grazie a corsi e iniziative volontarie. Ogni scuola, ogni dirigente formerà la squadra a suo piacimento, anche se poi gli insegnanti scartati potrebbero essere assegnati al medesimo istituto in un secondo giro gestito dall’Ufficio scolastico regionale, non è chiaro con quali effetti sull’efficienza della squadra.

In attesa di capire i risvolti di questa rivoluzione dell’autonomia, contestatissima dai sindacati e temuta da buona parte degli insegnanti, da ieri è sceso definitivamente il sipario su una categoria della pubblica amministrazione: quella dei «precari storici» della scuola italiana che ha costituito per quasi vent’anni un’anomalia istituzionalizzata da una legge del 1999. In linea di principio non ci saranno più insegnanti che per decenni vagano di scuola in scuola o anche solo di classe in classe ogni anno senza avere anzianità, né diritti né continuità nell’insegnamento. Non si leggerà più di quei professori che diventano di ruolo a fine carriera, appena prima della pensione.

A stabilire così è stata la Corte Costituzionale con la sentenza pubblicata ieri (relatore il giudice Giancarlo Coraggio) riconoscendo che la riforma dell’anno scorso è stata una sanatoria: se assunti o ammessi al concorso non hanno diritto ad altri risarcimenti per il danno subito in questi ultimi anni. Una somma in denaro andrà soltanto al personale amministrativo, gli Ata, non compresi nella sanatoria e a quanti, pur avendo insegnato per più di tre anni in una cattedra libera e disponibile, non hanno trovato spazio in questo mega piano di assunzioni. Un piano che riguarda circa centoquarantamila insegnanti retribuiti con una spesa aggiuntiva per il bilancio pubblico di tre miliardi l’anno e la creazione anche di nuove figure di insegnante con i posti in più di professori senza cattedra, assunti per occuparsi di iniziative speciali ed eventualmente di una parte delle supplenze.

La Corte fissa anche alcuni paletti che dovranno guidare d’ora in poi le norme sulla scuola: se usare i supplenti quando ci sono cattedre libere per oltre tre anni è incostituzionale, non esiste però un diritto all’assunzione senza il concorso previsto dalla Costituzione.

Sarebbe però sbagliato pensare che con la sentenza e la riforma sia scomparsa quella definita dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini la «supplentite»: scompaiono giustamente i precari più vecchi, ma a settembre, come è già avvenuto lo scorso anno, i ragazzi si troveranno in classe di nuovo tanti supplenti. O almeno così c’è da temere, visto che il concorso procede a rilento e alcuni orali sono in programma in autunno. Circolano anche le prime stime sui risultati: la metà degli aspiranti professori sarà bocciata. Alla prova scritta in alcune classi di concorso la percentuale dei respinti ha sfiorato l’80 per cento.

Impreparazione dei candidati o procedure pasticciate e domande confuse, questo lo si capirà quando si placheranno le polemiche che per adesso stanno producendo ricorsi e petizioni. Quel che è certo è che mancheranno ancora quegli insegnanti di cui la scuola italiana ha più bisogno, nelle materie nelle quali è più debole e delle quali gli studenti avrebbero maggior bisogno: le lingue straniere, le materie scientifiche e specialmente quelle di laboratorio, il sostegno per i ragazzi e le ragazze che hanno diritto a un aiuto extra. Addio ai precari ma non ai supplenti: un altro paradosso italiano.

I presidi sceglieranno i professori con i colloqui

da Corriere della sera

I presidi sceglieranno i professori con i colloqui

Ma i sindacati la pensano diversamente e sono pronti alle barricate

ROMA Sessantamila professori in movimento. Sono soprattutto i neoassunti della Buona scuola, che circa un anno fa hanno ottenuto una cattedra definitiva. Ma poi hanno chiesto di spostarsi. E oggi sono in attesa di sapere quale sarà la loro destinazione. La legge 107 della Buona scuola prevede che siano assegnati nei cosiddetti «ambiti territoriali» da dove le scuole potranno sceglierli.

Come? Il ministero dell’Istruzione ha preparato delle linee guida per dare le indicazioni operative su come la «chiamata per competenze» dovrà essere gestita dalle scuole. Sarà il preside a decidere tutto. Tra la fine di luglio e i primi di agosto, farà un bando per cercare il docente che gli serve in base al Piano di offerta formativa (Pof) della sua scuola; definirà i requisiti che il suo prof dovrà avere (in base a esperienze, titoli di studio e attività formative); selezionerà i curricula e, se serve, convocherà i candidati anche per un colloquio di lavoro finale. Poi sceglierà. La «chiamata diretta» è quella che da mesi spaventa gli insegnanti perché assegnerebbe un potere discrezionale troppo ampio al dirigente scolastico. Per il prossimo anno scolastico, ogni istituto si troverà a cercare dai 2 agli 8 docenti. Il preside elencherà fino a 6 requisiti, poi partirà la «caccia».

«È un’innovazione profonda — dicono la ministra Stefania Giannini e il sottosegretario Davide Faraone —: si passa da un meccanismo che premiava l’anzianità, basato su punteggi e burocrazia, a una procedura che valorizza il percorso professionale dei docenti e consente alle scuole, per la prima volta, di poter scegliere gli insegnanti di cui hanno bisogno».

Ma i sindacati la pensano diversamente e sono pronti alle barricate. Già la settimana scorsa avevano interrotto le trattative contestando l’eccessivo numero dei requisiti elencati dal Miur ma soprattutto la discrezionalità dei presidi. Da ieri, dopo aver visto le linee guida ministeriali, la contrarietà è totale. «Inaccettabile», dicono Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda: «La nostra battaglia non finisce qui».

Claudia Voltattorni

#lamiascuolasicura: on line le graduatorie definitive

da La Tecnica della Scuola

#lamiascuolasicura: on line le graduatorie definitive

On line le graduatorie definitive del concorso di idee #lamiascuolasicura, lanciato dal Miur,  per promuovere percorsi di sensibilizzazione alla sicurezza nelle scuole, e finanziato con 200mila euro complessivi nell’ambito della Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole.

Più di 400 le proposte presentate dagli istituti di tutta Italia e cinque i progetti premiati  per originalità, per coerenza, per il grado di coinvolgimento degli enti locali e per la modalità di diffusione delle proposte.

Sei le categorie previste dal bando: realizzazione di un logo ispirato al tema della sicurezza, realizzazione di uno spot o di una vetrina interattiva per promuovere la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, creazione di una app, realizzazione di un cortometraggio, progettazione di una pagina web di presentazione dei piani e dei programmi di edilizia scolastica.

Il link alla graduatoria: http://www.istruzione.it/edilizia_scolastica/news.shtml

Il coding è dentro le scuole: lo praticano oltre un milione di studenti l’anno

da La Tecnica della Scuola

Il coding è dentro le scuole: lo praticano oltre un milione di studenti l’anno

Quest’anno oltre un milione di studenti ha svolto attività di coding: si tratta di un numero altissimo, con un incremento del 235% rispetto al 2015/16.

A dirlo, il 20 luglio, è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rispondendo durante il question time a un’interrogazione sulle iniziative per il potenziamento dell’insegnamento dell’informatica nelle scuole (Galgano – SCpI).

Il responsabile del Miur ha tenuto a ricordare che l’Italia per questo tipo di attività “è il secondo Paese dopo gli Stati Uniti”: il riferimento è sempre al cosiddetto coding, ovvero il linguaggio computazionale che tiene insieme filosofia, logica, matematica innestandole all’interno della programmazione informatica.

L’intervento della Giannini si era in precedenza soffermato sulla difesa del “plafond degli insegnanti” di informatica, che per il ministro è oggi “assolutamente adeguato alle esigenze della scuola e allo spirito della Legge” 107/15.

Dopo aver tenuto a sottolineare che “l’organico per il potenziamento è stato assegnato alle scuole sulla base delle loro dichiarate esigenze”, Giannini ha riportato una serie di dati numerici sulle assunzioni della disciplina di informatica (unita con elettronica) alle superiori: ha detto che tra gli aspiranti docenti collocati nelle graduatorie nazionali c’erano 392 appartenenti alle classi di concorso di elettronica e informatica e “di questi 290 hanno accettato la proposta di nomina in ruolo”. E con il concorso troveranno la stabilizzazione “ulteriori 920 docenti di elettronica ed informatica nei prossimi tre anni”.

Stefania Giannini ha quindi fatto un bilancio del Piano Nazionale Scuola Digitale, sottolineando che a oggi, a meno di un anno, é stato avviato il 60% delle azioni previste dal Piano pluriennale (un piano che prevede oltre 1 miliardo di euro) coinvolgendo 8.300 scuole.

Tempi strettissimi per la chiamata diretta: fioccheranno i ricorsi?

da La Tecnica della Scuola

Tempi strettissimi per la chiamata diretta: fioccheranno i ricorsi?

Il calendario delle operazioni connesse con la cosiddetta “chiamata diretta” dei docenti è strettissimo e questo non potrà che provocare qualche problema.
Già a partire dalla prossima settimana i dirigenti scolastici dovranno pubblicare sul sito dell’istituzione scolastica i posti disponibili e, soprattutto, dovranno indicare i criteri ai quali intendono richiamarsi.
E’ probabile che in non poche scuole questa i dirigenti siano di fatto assenti e sostituiti dal vicepreside, al quale spetterà il delicato e difficile compito di effettuare questi primi adempimenti.
Ma la questione più complessa riguarda la gestione dell’eventuale colloquio con i “candidati” che si proporranno per questa o quella scuola.
A chi spetterà condurre i colloqui ?
La risposta può sembrare ovvia: al dirigente scolastico oppure, in sua assenza, al vicepreside.
Ma la faccenda non è così semplice: il vicepreside è stato formalmente delegato alla conduzione dei colloqui, che non sono esattamente una operazione di ordinaria amministrazione? Molto probabilmente no, perchè a inizio d’anno questo compito non era neppure previsto e/o prevedibile.
C’è però una questione ancora più generale: al vicepreside può essere conferito un incarico di tale responsabilità ? La risposta affermativa non è scontata, perchè – chiamata diretta a parte – ci sono comunque responsabilità comunque non delegabili (è il caso, per esempio, della gestione dei procedimenti disciplinari, delle relazioni sindacali o della titolarità del trattamento dei dati personali e sensibili).
Il docente che presenta domanda nella scuola X e che non viene selezionato a seguito di un colloquio condotto da persona diversa dal dirigente scolastico titolare potrebbe a buon diritto rivolgersi al giudice del lavoro.
Per evitare di incorrere in contenziosi dall’esito imprevidibile, ai dirigenti non resterà altra scelta che posticipare le ferie a tempi migliori o a rientrare almeno per qualche giorno dalle vacanze.

Chiamata diretta, si farà così

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta, si farà così

La chiamata diretta è procedura che si svolgerà in più fasi: la prima sarà assolta dai presidi; la seconda dagli Uffici Scolastici Regionali.

In attesa del documento ufficiale, a fornire la sintesi delle linee guida è la Uil Scuola, sulla base dell’informativa ricevuta nella mattinata del 20 luglio.

E’ un documento, non ancora definitivo, con le “indicazioni operative” che dovrebbero essere utilizzate dai dirigenti scolastici per attuare il passaggio dei docenti titolati di ambito territoriale alle scuole, quello che il Capo dipartimento del Miur ha illustrato ai sindacati scuola nella riunione di questa mattina.
Le indicazioni dovrebbero valere, in prima applicazione, solo per il prossimo anno scolastico (2016/17).

L’operazione, ad avviso dell’amministrazione, si divide in due parti.

a)     Nella prima fase, i dirigenti, sulla base delle domande presentate dai docenti, ne individuano le caratteristiche in conformità con il Ptof.
Comunque, ai fini della scelta possono operare  liberamente, senza vincoli.  Se lo ritengono, possono utilizzare alcuni criteri definiti dal Miur e raggruppati in un elenco allegato al provvedimento.

Quindi completa libertà di scelta da parte dei dirigenti.
Come comunicato dai rappresentanti del Miur, l’elenco dei requisiti (in allegato) è meramente esemplificativo e i dirigenti, nella loro autonomia, possono tenerne conto o, se lo ritengono, farne valere anche altri.

b)     Nella seconda fase, quella relativa ai docenti non scelti o che non hanno presentato domanda, l’Ufficio scolastico regionale procederà con nomina d’ufficio.

Ad aumentare ulteriormente le distanze dal testo condiviso durante la trattativa tra Miur e sindacati, è l’introduzione del il colloquio.

Rispetto alla soluzione delle “indicazioni operative” del Miur, la Uil Scuola ha proposto norme applicative  cogenti. Questo al fine di rendere più omogenea l’applicazione della legge sul territorio: non solo rispetto alla tempistica ma anche ai contenuti.
La Uil ha registrato con preoccupazione il forte arretramento del Miur rispetto a quanto condiviso in sede di contrattazione che si sostanzia, di fatto, nella libera scelta dei docenti da parte dei dirigenti, senza alcun vincolo.
Il Miur suggerisce, il dirigente “fa come vuole”: questo in estrema sintesi il quadro della situazione che si va delineando.

“La Uil del testo illustrato dall’amministrazione non condivide nulla. Gli unici che brinderanno saranno gli enti di formazione e le scuole private che vedranno incrementato il fatturato del già fiorente “mercato dei titoli”.

Per il sindacato guidato da Pino Turi, “le scelte del ministero non hanno nulla a che vedere con l’autonomia scolastica che presuppone collegialità che nel piano del Miur è fortemente compressa. Se le cose, come sembra, resteranno così la Uil scuola metterà in campo tutte le azioni e le iniziative possibili per contrastare questa deriva autoritaria e confusionaria”.

 

Di seguito la tempistica comunicata dall’Amministrazione che dovrà essere confermata nelle indicazioni operative di prossima emanazione.

 

I dirigenti scolastici
rendono noti gli avvisi

prima della pubblicazione dei trasferimenti

 

I docenti
inviano le candidature
alle scuole:
Scuola dell’infanzia e scuola primaria
entro il 25 luglio
Scuola dell’infanzia e scuola primaria
entro l’1 agosto
Scuola secondaria di primo grado
entro il 2 agosto
Scuola secondaria di primo grado
entro il 7 agosto
Scuola secondaria di secondo grado
entro il 12 agosto
Scuola secondaria di secondo grado
entro il 18 agosto
Immessi in ruolo da concorso
entro il 6 settembre

I dirigenti scolastici,
esaminate le candidature,
effettuano la proposta di incarico triennale
I docenti,
ricevuta la proposta di incarico,
dovranno accettarla:
Scuola dell’infanzia e scuola primaria 
entro il 5 agosto
Scuola dell’infanzia e scuola primaria
entro l’8 agosto
Scuola secondaria di primo grado 
entro il 10 agosto
Scuola secondaria di primo grado
entro l’11 agosto
Scuola secondaria di secondo grado
entro il 25 agosto
Scuola secondaria di secondo grado
entro il 26 agosto
Per gli immessi in ruolo da concorso 
entro il 9 settembre
Per gli immessi in ruolo da concorso

entro il 10 settembre

 

Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, ecco le date: pochi giorni disponibili

da La Tecnica della Scuola

Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, ecco le date: pochi giorni disponibili

Saranno ristretti non solo i tempi per candidarsi alle scuole e partecipare alla chiamata diretta, ma anche quelli di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie.

Il MIUR a margine dell’incontro sulle linee guida della chiamata diretta, ha infatti comunicato ai sindacati anche le scadenze per la presentazione delle domande relative alle assegnazioni provvisorie e alle utilizzazioni. Confermati i pochi giorni a disposizione.

 

Ecco le date, in base agli ordini di scuola e ai profili professionali:

 

Scuola dell’infanzia e scuola primariadal 28 luglio al 12 agosto;

 

Scuola secondaria di primo e secondo gradodal 18 agosto al 28 agosto;

 

Personale ATA: la scadenza è prevista per il 20 agosto.

 

Si ringrazia la Uil Scuola per aver fornito le date e le scandenze con celerità.

Chiamata diretta, Cisl Scuola: Miur manca di rispetto alla scuola e a chi ci lavora

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta, Cisl Scuola: Miur manca di rispetto alla scuola e a chi ci lavora

Anche Lena Gissi, segretario generale Cisl Scuola, commenta negativamente le linee guida del Miur sulla chiamata diretta.
“Le tanto attese ‘linee guida’ sull’assegnazione dei docenti da ambito a scuola si sono rivelate, afferma Gissi, nell’incontro di oggi al MIUR, un mero elenco di indicazioni operative rivolte alle scuole, prive di alcuna effettiva cogenza se non per quanto riguarda il rispetto delle scadenze, sulla cui praticabilità è lecito peraltro nutrire fondati dubbi”.

“In nessun conto, prosegue il numero uno di Cisl Scuola, è stato tenuto il lavoro svolto per più di un mese al tavolo di una sequenza contrattuale che avrebbe consentito di mettere a punto procedure contrassegnate da funzionalità, ma anche da oggettività, imparzialità e trasparenza. Si tratta di requisiti indispensabili per la gestione efficace e corretta di adempimenti amministrativi di indubbia delicatezza, al punto che l’ANAC nelle sue linee guida su trasparenza e anticorruzione li inserisce nell’elenco dei ‘processi a maggior rischio corruttivo per le istituzioni scolastiche’. Si capisce pertanto come sarebbe stato preciso interesse, prima di tutto degli stessi dirigenti scolastici, potersi muovere in un quadro di regole certe, meglio ancora se definite in sede pattizia”.

Lena Gissi continua ad attaccare il ministero dichiarando: “Il MIUR sceglie invece, con una superficialità che denota scarso rispetto per la scuola e per chi ci lavora, di scaricare sui dirigenti scolastici la gestione di questi adempimenti, imponendo nel contempo scadenze che sono assolutamente inconciliabili con i tempi di cui si dovrebbe poter disporre per operare in modo serio. In meno di tre giorni, infatti, il dirigente dovrebbe esaminare i curricula pervenuti da parte dei docenti, effettuare le proposte agli aventi diritto, affidare l’incarico e darne notizia all’Ufficio Scolastico Regionale, che dovrà a sua volta provvedere – sempre in un giorno – a definire gli incarichi per tutti gli altri docenti.
Quanto agli insegnanti, per i quali già il venir meno di una titolarità di scuola costituisce una modifica di status non irrilevante, gli stessi si vedranno costretti, per avere una sede di servizio, ad affrontare un percorso a ostacoli che prevede la presentazione a una o più scuole del loro ambito di un proprio curriculum, in modi e tempi ancora tutti da definire con precisione”.

“Quello che si sa, invece, è che dopo l’invio della candidatura il docente dovrà, ancora il segretario Gissi, nell’arco di 48 ore, verificare se è destinatario di uno o più proposte di incarico e comunicare la propria accettazione, sapendo che nel frattempo potrebbe essere convocato per un colloquio. Del tutto assente l’indicazione di criteri con cui gestire e graduare una pluralità di candidature fra loro concorrenti. Lo stesso dicasi per quanto riguarda le modalità con cui gli USR procederanno ad attribuire la sede di servizio ai docenti senza proposta di incarico o che non abbiano inviato il proprio curriculum. Nemmeno da precari gli insegnanti avevano un simile trattamento!”

“Trova conferma il giudizio con cui avevamo da subito valutato l’introduzione di una modalità di gestione del personale che, incalza Gissi, oltre a penalizzare i lavoratori, non apporta alcun vantaggio in termini di efficacia alla programmazione e alla gestione dell’offerta formativa. Un meccanismo inutilmente farraginoso, che solo per un ostinato arroccamento ideologico del Governo e del Ministro si vuole imporre a tutti i costi da subito, quando sarebbe stato quanto mai necessario, opportuno e ragionevole concedersi un supplemento di riflessione”.

“Per fare una buona riforma non basta semplicemente “cambiare le cose”, conclude il segretario Cisl Scuola, bisogna cambiarle in meglio in questa vicenda sta accadendo esattamente l’opposto.

Sintesi delle Linee guida per la chiamata diretta

da tuttoscuola.com

Sintesi delle Linee guida per la chiamata diretta
Scheda predisposta dalla Flc-Cgil sulla base dell’informativa fornita dal Miur

In attesa del testo ufficiale delle Linee guida sulla chiamata dagli ambiti, riportiamo integralmente la scheda predisposta dalla Cgil-scuola.

L’assegnazione dei docenti dall’ambito alle scuole viene definita dal MIUR “chiamata per competenze”. 

Consente alle scuole di avere docenti competenti per realizzare gli obiettivi triennali del PTOF e del piano di Miglioramento dell’Istituto, partendo dalle esigenze concrete.

Richiamo ai commi 79-82 della legge 107/15.

In prima applicazione per l’a.s. 2016/2017, due fasi:

1) fase a cura dei docenti e delle scuole, in relazione ai criteri indicati dal dirigente scolastico

2) fase a cura dell’USR territoriale per l’individuazione d’ufficio dei casi residuali dopo la fase 1

1 fase

LA SCUOLA

• Indicazione di alcune caratteristiche richieste al docente (numero da definire) nell’elenco dell’allegato A (esperienze, titoli di studio, titoli culturali e certificabili, progetti, attività formative….).

• Il dirigente scolastico può stabilire un ordine di priorità, così come può far valere altre caratteristiche non inserite nell’elenco

• La legge NON è prescrittiva, quindi le linee-guida “suggeriscono” senza essere impositive

• Il range è consigliato tra i 3 e i 6 criteri (quelli dell’allegato sono i 40/44 già accennati)

• Può essere 1 avviso o più avvisi, quanti sono i posti, ma entro la data pre-fissata e comunque prima della pubblicazione dei movimenti

• Il dirigente scolastico valuta il curricolo a partire da quelli che si sono auto-candidati, proponendo eventuale colloquio

• Formula proposta di incarico con scelta motivata

• Pubblica gli esiti

IL DOCENTE

• Può provvedere a inviare il curricolo

• Invia mail di autocandidatura alle scuole

• L’eventuale colloquio gli consente di perfezionare il curricolo

• Accetta e sottoscrive l’incarico

2 fase

Ai docenti rimasti non assegnati, sono conferiti d’ufficio dall’USR territoriale gli incarichi su sede rimasta libera secondo l’ordine del bollettino ufficiale.

Le date:

• sono differenti per grado di scuola

• entro il giorno prima dalla pubblicazione dei movimenti il dirigente scolastico pubblica gli avvisi

• entro i 2 giorni successivi ai movimenti l’ATP elenca i posti liberi e disponibili indicando le precedenze di legge

• mediamente dopo 5/6 giorni dalla pubblicazione dei movimenti i docenti inviano le autocandidature

• da lì a 4/5 giorni il dirigente scolastico esamina i curriculum, effettua i colloqui e propone gli incarichi

• viene reso noto l’elenco di coloro che hanno accettato

• il dirigente scolastico ratifica le operazioni all’USR di competenza

Dal giorno successivo l’USR di competenza assegna d’ufficio coloro che non hanno ricevuto proposte, secondo il punteggio di mobilità e per ordine di bollettino.

NOTE. Il curriculum non va inserito preventivamente e non sarà su format di Istanze on line. Può essere allegato (non è un obbligo) alla mail di autocandidatura secondo formato libero, con contenuti a discrezione dell’interessato. Unico vincolo è che sia in PDF.

Per il docente, tempi sono circa di 1 o 2 giorni.

Delusione sindacale dopo l’informativa sulla chiamata diretta

da tuttoscuola.com

Delusione sindacale dopo l’informativa sulla chiamata diretta
Il comunicato della Cisl-scuola

Le tanto attese “linee guida” sull’assegnazione dei docenti da ambito a scuola si sono rivelate, nell’incontro di oggi al MIUR, un mero elenco di indicazioni operative rivolte alle scuole, prive di alcuna effettiva cogenza se non per quanto riguarda il rispetto delle scadenze, sulla cui praticabilità è lecito peraltro nutrire fondati dubbi.

In nessun conto è stato tenuto il lavoro svolto per più di un mese al tavolo di una sequenza contrattuale che avrebbe consentito di mettere a punto procedure contrassegnate da funzionalità, ma anche da oggettività, imparzialità e trasparenza. Si tratta di requisiti indispensabili per la gestione efficace e corretta di adempimenti amministrativi di indubbia delicatezza, al punto che l’ANAC nelle sue linee guida su trasparenza e anticorruzione li inserisce nell’elenco dei “processi a maggior rischio corruttivo per le istituzioni scolastiche”. Si capisce pertanto come sarebbe stato preciso interesse, prima di tutto degli stessi dirigenti scolastici, potersi muovere in un quadro di regole certe, meglio ancora se definite in sede pattizia.

Il MIUR sceglie invece, con una superficialità che denota scarso rispetto per la scuola e per chi ci lavora, di scaricare sui dirigenti scolastici la gestione di questi adempimenti, imponendo nel contempo scadenze che sono assolutamente inconciliabili con i tempi di cui si dovrebbe poter disporre per operare in modo serio.

In meno di tre giorni, infatti, il dirigente dovrebbe esaminare i curricula pervenuti da parte dei docenti , effettuare le proposte agli aventi diritto, affidare l’incarico e darne notizia all’Ufficio Scolastico Regionale, che dovrà a sua volta provvedere – sempre in un giorno – a definire gli incarichi per tutti gli altri docenti.

Quanto agli insegnanti, per i quali già il venir meno di una titolarità di scuola costituisce una modifica di status non irrilevante, gli stessi si vedranno costretti, per avere una sede di servizio, ad affrontare un percorso a ostacoli che prevede la presentazione a una o più scuole del loro ambito di un proprio curriculum, in modi e tempi ancora tutti da definire con precisione.
Quello che si sa, invece, è che dopo l’invio della candidatura il docente dovrà, nell’arco di 48 ore, verificare se è destinatario di uno o più proposte di incarico e comunicare la propria accettazione, sapendo che nel frattempo potrebbe essere convocato per un colloquio.

Del tutto assente l’indicazione di criteri con cui gestire e graduare una pluralità di candidature fra loro concorrenti. Lo stesso dicasi per quanto riguarda le modalità con cui gli USR procederanno ad attribuire la sede di servizio ai docenti senza proposta di incarico o che non abbiano inviato il proprio curriculum. Nemmeno da precari gli insegnanti avevano un simile trattamento!
Trova conferma il giudizio con cui avevamo da subito valutato l’introduzione di una modalità di gestione del personale che, oltre a penalizzare i lavoratori, non apporta alcun vantaggio in termini di efficacia alla programmazione e alla gestione dell’offerta formativa. Un meccanismo inutilmente farraginoso, che solo per un ostinato arroccamento ideologico del Governo e del Ministro si vuole imporre a tutti i costi da subito, quando sarebbe stato quanto mai necessario, opportuno e ragionevole concedersi un supplemento di riflessione.

Per fare una buona riforma non basta semplicemente “cambiare le cose”, bisogna cambiarle in meglio. In questa vicenda sta accadendo esattamente l’opposto.

Calendario operazioni per assegnazione della sede ai docenti a.s. 2016/2017. Richiesta di rinvio delle operazioni

Al Capo di Gabinetto del Ministro
Dott. Alessandro Fusacchia segreteria.cdg@istruzione.it

Oggetto: Calendario operazioni per assegnazione della sede ai docenti a.s. 2016/2017. Richiesta di rinvio delle operazioni.

Con riferimento al calendario delle operazioni relative alla c.d. chiamata diretta dei docenti, comunicato dalla S.V. ai Sindacati della scuola in data odierna, l’ANDIS intende rappresentare a codesto Ufficio i sentimenti di amarezza e vivo disappunto dei dirigenti scolastici italiani, chiamati ancora una volta ad osservare procedure e tempistiche calate dall’alto e oggettivamente impraticabili.

Nel merito l’ANDIS osserva:

‐ non è ammissibile che si apprenda il 20 luglio (da comunicati sindacali) che il MIUR intende collocare le operazioni di assegnazione dei docenti alle scuole in date che di fatto incidono sulla possibilità di fruizione delle ferie da parte dei dirigenti scolastici e di molte unità di personale amministrativo;

‐ adempimenti così importanti e delicati non si possono costruire frettolosamente, scaricando tutto sulle istituzioni scolastiche;

‐ i dirigenti scolastici hanno diritto alle ferie, le hanno comunicate per tempo, hanno portato a termine regolarmente tutti gli impegni istituzionali (operazioni di chiusura dell’anno scolastico, esami di Stato, PON e corsi di formazione obbligatori), hanno concordato la fruizione delle ferie con i collaboratori sulla base di una pianificazione delle attività della scuola, hanno preso impegni con i familiari, alcuni hanno sottoscritto contratti per un periodo di vacanze, anche all’estero, che prevedono precise penali;

‐ operazioni delicate come quelle in oggetto non si possono delegare al collaboratore vicario, per cui i direttori regionali dovranno ricorrere a decreti di revoca delle ferie ai ds con le ovvie conseguenze contrattuali ed economiche. È grave che si definiscano calendari e procedure non tenendo conto di ciò, confidando sul senso del dovere o di passiva acquiescenza dei dirigenti scolastici;

‐ se le date annunciate fossero mantenute, i dirigenti degli istituti comprensivi e degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado dovrebbero praticamente trascorrere in servizio gran parte del mese di agosto;

‐ gli UU.SS.RR. ad oggi non hanno ancora completato le operazioni di mobilità dei dirigenti scolastici; rimangono da coprire i posti vacanti con la procedura di interregionalità e con gli incarichi di reggenza;

per i motivi sopra espressi l’Associazione Nazione Dirigenti Scolastici esprime profonda delusione nei confronti di un’Amministrazione che continua a produrre disposizioni senza tener conto dei carichi di lavoro dei dirigenti scolastici che quest’anno, in nome del buon andamento e dell’etica della responsabilità, hanno affrontato le incombenze connesse all’attuazione della Legge 107 sempre con grande generosità e abnegazione;

ribadisce che i tempi annunciati sono impraticabili sia per le scuole (dirigenti, ATA, docenti) che per gli stessi UU.SS.RR. e che non si dispone di strumenti che semplifichino e rendano trasparenti le procedure;

chiede che la “chiamata diretta” sia rinviata possibilmente all’inizio del prossimo anno scolastico, in maniera da garantire lo svolgimento di operazioni fondamentali con la necessaria tranquillità e ponderazione.

Il Presidente nazionale
Paolino Marotta

L’ordine del giorno del consiglio di istituto

L’ordine del giorno del consiglio di istituto: competenza del presidente o della Giunta Esecutiva?

di Cinzia Olivieri

 

Il  DI 28 maggio 1975 (ormai superato dal DI 44/01 che però nulla dispone in merito) prevede all’articolo 2 che il presidente del consiglio di istituto “convoca e presiede il consiglio”. Analogamente l’art. 11 della CM 105/75 (regolamento tipo che opera in mancanza di regolamento interno) ci dice che “Il consiglio di circolo o di istituto è convocato dal presidente del consiglio stesso.

Ma quali sono i suoi limiti di autonomia in questa competenza?

Infatti la predisposizione dell’ordine del giorno (e quindi della convocazione) del consiglio di istituto costituisce spesso occasione di conflitto tra il dirigente ed il presidente del consiglio di istituto che si sente molto spesso inutilmente costretto a firmare soltanto una convocazione già predisposta, nulla potendo in merito agli argomenti individuati dal dirigente, senza poterne autonomamente inserirne altri o ridurli.

Per dirimere questo dubbio in primo luogo occorre precisare che ai sensi dell’art. 25 del Dlgs 165/01 il dirigente è l’unico rappresentante legale dell’istituzione, ha la gestione delle risorse ed autonomi poteri di direzione, organizzazione e coordinamento (sempre nel rispetto delle competenze degli altri organi collegiali).

Pertanto si può concludere che il presidente non può disporre liberamente della carta intestata, deve necessariamente concordare ora e data della riunione con il dirigente e certamente non può decidere in totale autonomia gli argomenti di cui discutere.

Invero l’ordine del giorno deve in primo luogo tenere conto delle scadenze contabili e delle materie di competenza del consiglio di istituto, come individuate soprattutto dal Testo Unico (art. 10 in particolare) e dal DI 44/01.

Gli articoli 18 e 22 del dlgs 297/94 affermano espressamente che “La giunta esecutiva prepara i lavori del consiglio scolastico distrettuale/provinciale, fissa l’ordine del giorno e cura l’esecuzione delle delibere del consiglio stesso”.

Dunque negli organi collegiali territoriali del Testo Unico (consigli scolastici distrettuali e provinciali, sostituiti solo formalmente dai consigli scolastici locali e regionali del Dlgs 233/99 ,ma mai costituiti con la sola eccezione del CSPI) era espressamente la Giunta Esecutiva a determinare l’ordine del giorno.

Tuttavia per il consiglio di istituto l’art. 10 comma 10 afferma “La giunta esecutiva predispone il bilancio preventivo e il conto consuntivo; prepara i lavori del consiglio di circolo o di istituto, fermo restando il diritto di iniziativa del consiglio stesso, e cura l’esecuzione delle relative delibere.

In analogia, l’art. 3 del DI 44/01 dispone che la Giunta Esecutiva “prepara i lavori del consiglio e cura l’esecuzione delle delibere dello stesso”.

Nessun richiamo alla predisposizione dell’ordine del giorno quindi. La diversa formulazione deve farci perciò concludere che l’ordine del giorno del consiglio di istituto non può essere considerato una prerogativa esclusiva della giunta esecutiva e quindi del dirigente che la presiede, sebbene la circostanza che essa prepari i suoi lavori implichi una certa identità di argomenti in discussione.

Per l’art. 11 della CM 105/75Il presidente del consiglio è tenuto a disporre la convocazione del consiglio  su richiesta del presidente della giunta esecutiva ovvero della maggioranza dei componenti del consiglio stesso”.

Pertanto in questi casi in cui deve convocare il consiglio su istanza del Dirigente (nella qualità di presidente della Giunta Esecutiva) o della maggioranza dei consiglieri, è vincolato agli argomenti che essi presumibilmente indicheranno.

Per il resto, poichè le competenze del consiglio, distribuite in varie norme, le principali: Dlgs 297/94 (in particolare art. 10); D.I. 44/01 (in particolare, ma non solo, l’art. 33): DPR 275/99; DPR 567/96; DPR 249/98 e successive modifiche, afferiscono normalmente a materie nelle quali si esplicano i poteri del dirigente, appare opportuno e necessario, in mancanza di espressa previsione normativa e disperando di una sua integrazione, che l’ordine del giorno sia concordato serenamente tra il presidente, il cui ruolo non può essere svilito a quello di semplice sottoscrittore, ed il dirigente, le cui indicazioni appaiono però imprescindibili, e che i regolamenti delle singole scuole dispongano in merito così da evitare qualsiasi contrasto sulle rispettive competenze.