Quella pedata nel sedere che a volte ti salva la vita

Quella pedata nel sedere che a volte ti salva la vita

di Vincenzo Andraous

 

Adolescenti senza emozioni e giovani adulti esacerbati, sempre pronti a destabilizzare i più deboli, catapultati addosso a chi non può reagire.

Bullismo ed eroi di cartone, furbi e codardia sospesa a mezz’aria, una dimensione di imbecillità con la patente a punti da bravi ragazzi, il tutto ben nascosto dall’indifferenza gruppale che protegge chi opprime l’innocente.
Se non ricordo male ai miei tempi, esisteva l’esatto contrario del bullismo attuale, infatti il disagio aggrediva il singolo, ponendolo solo contro tutti.
Il solitario scopriva gli strumenti della violenza e della diversità, per diventare protagonista, per apparire, nel tentativo di colmare il vuoto in famiglia, la precarietà finanziaria, la mancanza di riferimenti certi, di valori condivisi.

In questo presente liquido e paonazzo di vergogna, i giovani scelgono privi della capacità di farlo, la diversità come corazza e spada, alla solitudine di ieri, contrappongono la notorietà del web, la valenza moltiplicante dei social network, l’esplosione mediatica della messaggistica istantanea.

Il risultato è il copia e incolla di una pseudo corona da imperatore in una scuola priva di autorevolezza, una scuola e una famiglia prive di allenatori e conduttori alla vita, perché dispersi dalle reiterate delegittimazioni.

Di contro c’è invece un recinto dove incontrarsi per scontrarsi, per catturare nuove vittime, sempre quelle, gli innocenti, in preparazione del botto finale da pagare al destino che pur sempre resta in agguato.

Le teorie si sprecano nei riguardi della violenza giovanile, sotto l’ombrellone di un dilagante bullismo sociale, un dispendio inusitato di tautologie inconcludenti, di dottrine pedagogiche in procinto di affogare tra eteroeducazione e autoeducazione, per cui chi sta in cattedra ritiene di educare solamente gli altri, negando la necessità di doversi formare e rinnovare a un nuovo “sentire educativo “.

C’è un disamore adulto, che permette fughe in avanti a quanti pensano di aggiustare la propria personalità inadeguata, con la prepotenza degli atteggiamenti omertosi, che mettono fintamente in “sicurezza “ i pochi “duri” asserragliati nell’ultimo banco, là, dietro ai tanti inconsapevoli complici di molteplici vigliaccate.

Negli anni giurassici che mi sono appartenuti, il bullo era destinato immediatamente al macero, oggi è divenuto eroe manifesto, non tanto per la sua fisicità, quella è sempre stata una caratteristica da antagonismo discotecaro, ma soprattutto per la vociante e plaudente maggioranza all’intorno.

E’ un’anomalia istituzionale lo spazio in cui il bullo rimane in piedi eretto come un vessillo, mentre la vittima incassa l’ennesima sconfitta in termini di dignità rapinata e ingiustizia della giustizia.

In questo mare apparentemente sommerso di contraddizioni, anche oggi ho incontrato tanti giovani, rimanendo stupito, perché sebbene non impatto con furbi, né ottusi, questa sorta di mimetizzazione mi conferma l’urgenza di raccontare la storia di quel bullo di altri tempi, di quel coetaneo che s’è perduto in tragedie irripetibili, perché viltà non è dignità, e imbecillità non è intelligenza.
Diviene davvero un dovere raccontare di quel confine, sì, sottile, ma irrinunciabile, che separa sempre una legge di sangue da una legge del cuore, oppure di quanto è difficile essere uomini liberi, perché per saper scegliere occorre dapprima conoscere il valore della libertà, per saper credere negli altri, per farsi aiutare a diventare architetti di domani.

Professori e genitori in disarmo, perché divenuti poco significativi assolutori, ognuno indaffarato a delineare la soglia minima di attenzione, ciascuno a definire bravate le future scivolate.

Forse per rendere quel ragazzo meno strafottente, occorre trovare il tempo per guardarlo negli occhi, in forza di una autorevolezza riconosciuta, perché guadagnata sul campo, non certamente perché ereditata dalle fatiche e dai sacrifici altrui.

Furto nell’Istituto di Acquasanta Terme

Scuola, Giannini: “Vergognoso furto in Istituto di Acquasanta Terme. Presto nuovi pc per i ragazzi”

“Il furto di computer avvenuto nella scuola di Acquasanta Terme è un atto di vergognoso sciacallaggio. Ho subito attivato la task force del Miur, impegnata nelle aree del terremoto, affinché i ragazzi possano avere al più presto nuovi pc grazie alle donazioni che stiamo ricevendo. In tanti si sono già offerti di collaborare. Metteremo a frutto questa generosità per poter ridare agli studenti di Acquasanta Terme quanto è stato loro tolto”. Lo rende noto il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

La cerimonia di apertura dell’anno scolastico, che sottolinea in modo festoso la ripresa delle attività
per milioni di studenti, è un evento importante al quale conferisce particolare prestigio la presenza del
Capo dello Stato, dando testimonianza alta e autorevole dell’attenzione e della cura che il Paese deve
prestare alla sua scuola, alla missione che le è affidata e al lavoro che vi si svolge.
Di questa giornata cogliamo tutta la rilevanza e il significato, come organizzazioni sindacali
rappresentative delle tante persone – insegnanti, personale amministrativo e ausiliario, dirigenti – cui è
affidato ogni giorno il compito di rendere attiva e presente la nostra scuola pubblica in ogni angolo d’Italia,
persone che meglio di chiunque altro ne conoscono, perché li vivono quotidianamente in modo diretto,
punti di forza e di debolezza, risorse e problemi.
I problemi anche quest’anno, purtroppo, non mancano e, per portarli almeno in parte a soluzione,
abbiamo chiesto di poterci confrontare ai massimi livelli di responsabilità del MIUR, con l’obiettivo di
limitarne quanto più possibile l’impatto sull’ordinata ripresa delle attività scolastiche.
Noi sappiamo quanto le famiglie, gli studenti, i cittadini in generale ripongano fiducia e manifestino
apprezzamento per il lavoro di quanti, a vario titolo e con compiti diversi, operano nella scuola: lavoratrici e
lavoratori come sempre, e ancora una volta, si fanno carico in questi giorni di garantire l’avvio dell’anno
scolastico con l’impegno, la professionalità, la passione e la dedizione che, nonostante tutto, continuano a
mettere in campo.
Proprio per questo, come Organizzazioni rappresentative del mondo del lavoro scolastico, sentiamo
il dovere di riproporre all’attenzione della pubblica opinione, e in questa particolare circostanza a quella del
Capo dello Stato, le più acute criticità su cui occorre intervenire, frutto di scelte in materia di politica
scolastica assai controverse e discutibili.
Tali scelte, che non hanno posto efficace rimedio ai danni causati dal taglio di risorse cui per anni la
scuola italiana è stata sottoposta (taglio evidenziato nei giorni scorsi dall’ultimo rapporto OCSE), stanno
comportando ora, a causa di una cattiva gestione di precisi accordi contrattuali, anche la violazione di
diritti delle persone, che è doveroso ripristinare pena il venir meno della certezza del diritto proprio
nell’ambito di un sistema che ha per finalità la formazione e l’educazione delle giovani generazioni.
In particolare:
• resta alto il numero delle classi sovraffollate, specie laddove le dotazioni organiche non consentono di far
fronte adeguatamente all’incremento della popolazione scolastica
• non è assicurata la piena agibilità degli spazi di ampliamento dell’offerta formativa, a causa dei vincoli cui
deve sottostare l’impiego del cosiddetto organico potenziato
• le dotazioni organiche del personale ATA restano insufficienti e non consentono di assicurare il regolare
espletamento degli adempimenti amministrativi e le necessarie condizioni per la vigilanza degli ambienti
scolatici; una situazione aggravata anche dalle restrizioni nel ricorso a supplenze introdotte dalla legge di
stabilità per il 2015
• gli effetti delle numerose irregolarità riscontrate nelle operazioni di trasferimento (comportanti – come
già ricordato – la lesione di diritti individuali solo in minima parte risolta in sede conciliativa), insieme al
protrarsi nel tempo delle operazioni di assunzione, stanno determinando ancora una volta ripetuti
avvicendamenti del personale, a danno della continuità didattica.
Tutto ciò in un quadro di interventi che nel ridefinire molti aspetti della governance e della gestione del
personale mettono, a nostro avviso, in discussione principi e prerogative di rango costituzionale su cui si
fondano l’autonomia della scuola e la stessa libertà di insegnamento, ridimensionando il ruolo degli istituti
posti a garanzia e tutela dei principi di autogoverno e indipendenza professionale, che trovano nel collegio
dei docenti la massima espressione.
Su tutti questi problemi, che stanno determinando un clima di tensioni e disagio certamente non propizio
per il buon andamento del servizio scolastico, si ritiene quanto mai opportuno riaprire spazi di confronto e
riflessione a partire dai quali sia possibile ricostituire, su obiettivi e strategie di rinnovamento e crescita
della nostra scuola, un contesto di più ampia e forte condivisione.
Anche in tal senso resta pienamente confermato l’impegno delle nostre organizzazioni sindacali in difesa
del ruolo e del valore della scuola e per rivendicare il giusto riconoscimento al lavoro che in essa svolgono
insegnanti, personale ATA e dirigenti.

FLC CGIL
Domenico Pantaleo
CISL SCUOLA
Maddalena Gissi
UIL SCUOLA
Giuseppe Turi
SNALS CONFSAL
Marco Paolo Nigi

E l’educazione dove va a finire?

E l’educazione dove va a finire?
Maurizio pro (non vs) Enrico Maranzana!

di Maurizio Tiriticco

 

Caro Enrico! Se dico banana o gatto – oggetti fisici – tutto è chiaro, ma se dico virtù o educazione – concetti – nulla è chiaro. Quindi, ciascuno di noi può pensare dell’educazione ciò che gli sembra più congruente, ma… ricorro alla norma. Al comma 2 dell’art. 1 del dpr 275/99 leggiamo: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”.

Si tratta di concetti che, per certi versi, possono sembrare equivalenti – non si tratta né di gatti né di banane – ma che il legislatore ha voluto distinguere. Stando al sistema che il nostro legislatore ha descritto, se ne deduce che l’educazione è un concetto ampio, mira a… educare un soggetto in quanto cittadino di una Repubblica libera e democratica (io da piccolo sono stato “educato”, in quanto balilla, a credere, obbedire e combattere!!! Perché “il Duce ha sempre ragione”!!!). La formazione, nel nostro assetto normativo assume due significati: a) formazione della persona, di quel soggetto, distinto da un altro, in ogni tipologia di scuola; b) formazione professionale, mirata, invece, a formare per una certa tipologia di lavoro. L’istruzione attende ai contenuti dell’insegnare/apprendere, quindi alle discipline singole e o interagenti (pluri-, multi- e trans-disciplinarità).

Vengo ora al nostro Sistema di istruzione e formazione. Copio dal web la definizione di sistema: “In generale condizione necessaria perché sia stabilito un sistema e sia mantenuto come tale (senza degenerare nell’insieme dei suoi componenti) è che i suoi elementi interagiscano tra loro. In grande approssimazione, più elementi sono detti interagire quando il comportamento dell’uno influenza quello dell’altro, ad esempio attraverso scambi di energia negli urti, svolgendo funzionalità diverse, ad esempio in un circuito elettronico, e scambiando informazioni come nei sistemi sociali”. Sotto questo profilo, è ovvio che in una società organizzata e avanzata (a parte le difficoltà che il nostro Paese attualmente sta attraversando) un insieme di attività che mirano ai medesimi fini, pur nella differenziazione degli obiettivi di apprendimento, costituisce un sistema.

Se non erro, fu per primo Luigi Berlinguer, con la legge 30/2000, “Legge quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione”, a parlare di “sistema educativo di istruzione e di formazione”. In seguito la Moratti, con la legge 53/2003, pur abrogando sia la legge 30 che la Legge 9/1999 (sempre di Berlinguer) contenente “Disposizioni urgenti per l’elevamento dell’obbligo di istruzione”, dedica l’intero art. 2 a delineare nei dettagli il “Sistema educativo di istruzione e formazione”. Correttamente osservi che con la legge 107/2015 il concetto/termine di educazione è stato omesso, per cui non abbiamo più un “Sistema educativo di istruzione e formazione”!!! La legge 107, infatti, così recita: “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. E l’educazione dove va a finire? L’omissione non è casuale. Le istituzioni scolastiche autonome (forse una volta! Ora l’autonomia è solo uno strumento di concorrenza! Quando un DS può dire: “La mia scuola è migliore della tua!!!” Che pena!!!) non sono tenute anche e in primo luogo ad educare, ma semplicemente a istruire e formare. Un segno tangibile della insensibilità dell’attuale governo di fronte a quei concetti di Nazione, di Patria – senza alcuna enfasi – sui quali il compianto Presidente Ciampi ha speso tante energie. In un Paese in cui ormai la corsa al profitto e al faidaté è sempre più spietata – stante un governo senza ideali e senza Uomini ma con tanti Caporali – l’educazione è un optional, se non una “cosa” ingombrante. E allora, abbiamo capito! Gli attuali governanti non vogliono un Paese costituito di tanti Uomini, ma di uomini con la u minuscola e un drappello di caporali, abilmente guidati dal Caporal maggiore Matteo Renzi.

Giova ricordare quanto sosteneva in proposito il grande Totò: “L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l’autorità, l’abilità o l’intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque, dottore, ha capito? Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.”

Non so se caporali si nasca! Comunque è vero che con gli attuali governanti rischiamo veramente che un drappello di caporali faccia polpette di milioni di cittadini!

Presidi, protagonisti di scuole autonome e libere

Documento finale:   “Presidi, protagonisti di scuole autonome e libere”

1.  Troppi treni alla partenza
Occorre essere sinceri: mai la gestione organizzativa di un avvio di anno scolastico fu più incerta, complicata e piena di ritardi. Non si può propriamente dire che sia questo un inizio di buona scuola.   Il problema è che, in nome del rinnovamento, si sono voluti far partire insieme troppi treni, senza una regia che ne organizzasse tempistiche, calendari, turni e criteri. Dimenticando, soprattutto, che, come sempre, il disservizio poi lo pagano gli utenti ovvero gli alunni.
Non sempre le accelerazioni pagano. Il perdurare di un assurdo e inefficace sistema di reclutamento, l’eterno e ricorrente ritardo nelle nomine dei supplenti, le sovrapposizioni nelle assunzioni di docenti dalle GAE e dal concorso, i tempi troppo stretti per le chiamate dirette dei docenti, le fasi incredibilmente sfasate tra nomine ed assegnazioni provvisorie e le frequenti anomalie del sistema informatico hanno avviato una miscela di accensioni che non potevano non ingrippare il miglior motore.

2.  Nuovi locomotori con pochi macchinisti
Per una corretta gestione delle operazioni di avvio, per rimanere in metafora, si sarebbe dovuto assegnare ai locomotori dell’innovazione ‘macchinisti’ a tempo pieno e, soprattutto, messi nelle condizioni di avviare al meglio la macchina organizzativa: l’a.s. inizia, invece, con il 20% di scuole in reggenza (che significa il 40% di scuole con preside a scavalco), con scuole sovradimensionate di difficile gestione, con l’impossibilità nella maggioranza dei casi di scegliere e nominare in continuità il docente vicario ed i responsabili di plessi, con l’assegnazione alle scuole di un organico per il potenziamento non coerente con il Piano triennale.

3. Rami secchi?
Senza parlare di quei pezzi del sistema che in questo anno di buona scuola sembrano volutamente sempre più lasciati abbandonati a se stessi, quasi come linee inutili, prima o poi da dichiarare secche: sono le scuole paritarie, oggetto di un oblio così metodico che sembra quasi decisamente voluto. L’assordante dimenticanza della loro presenza in molti dei bandi ministeriali per l’innovazione, il depotenziamento della loro autonomia con irrisorie detrazioni fiscali alle famiglie, le lunghe attese per l’assegnazione dei fondi ministeriali spettanti, l’indebolimento delle loro dotazioni di insegnanti in parte transitati alle scuole statali senza la previsione di corretti contrappesi. Un servizio pubblico trattato come ramo secco dal sistema di cui fa parte, quasi per poterlo a breve dichiarare inutile, mentre si tratta di un tratto di linea necessario ed innovativo. Senza contare la grande necessità nel nostro sistema di sane e regolate concorrenze, come accade già in altri servizi di pubblica utilità.

4. Viaggiare sicuri con gli strumenti dell’autonomia
Eppure sono diversi e decisamente innovativi gli elementi introdotti in questi mesi dalla Buona scuola che, se potenziati e adeguatamente corretti, potrebbero garantire viaggi sicuri ai protagonisti della scuola: la chiamata diretta, la valutazione del merito dei docenti, il Piano di miglioramento come strumento programmatorio di trasparenza, l’organico funzionale all’autonomia, il nuovo coinvolgimento progettuale degli organi collegiali. Strumenti che i dirigenti scolastici stanno imparando ad usare per rendere l’offerta formativa più adatta alle attese di chi apprende. Strumenti a servizio di una regia, sommessa, ma efficace, che in questo inizio d’anno proprio i prèsidi hanno attuato, tante volte con il rischio del ‘senza rete’.

5. Capotreni, non solo macchinisti
Va rilevato, infatti, che in questi mesi nelle scuole statali e non statali decisivo è stato proprio il ruolo dei presidi che hanno, di fatto, governato tempi, criticità, modelli, strumenti con rinnovata capacità di finalizzarli in modo funzionale allo scopo della scuola che è il servizio allo studente.
Capotreni capaci, in molti casi, di assumersi rischi e responsabilità per realizzare con intelligenza e generosità il miglior comfort a chi sale sul quel mezzo di trasporto che è ciascuna scuola, verso il viaggio della conoscenza e della vita.
Protagonisti di autonomia: questa la nuova consapevolezza che i tempi e le riforme introdotte stanno sollecitando nei dirigenti scolastici, necessaria e decisiva per un’autentica innovazione del sistema scuola.
Ed è per questo che, assieme all’estrema urgenza di un nuovo reclutamento per tutti i posti vacanti, ad essi vanno urgentemente riconosciute le tutele normative, retributive e di status giuridico che da tempo attendono e le scuole siano liberata da rigidità normative e burocratiche che ancora le vincolano.

6. Ad alta velocità, anche a scuola
E’ il tempo, ora, dunque, di un investimento finalizzato e coordinato sulla scuola che dia slancio ai soggetti che vogliono investire, progettare e rischiare: dirigenti scolastici, docenti, personale e famiglie.
Nonostante il clima polemico e di scontro ancora ideologico sulla scuola, ingenerato da certo sindacalismo, favorito dai media e reso possibile anche dalle lacune della politica e dell’amministrazione scolastica, ci interessa soprattutto sostenere fatti, esperienze, reti di scuole, solidarietà professionali, momenti di formazione e di incontro.
E’ sempre più evidente quanto sia vitale nelle scuole fare rete, associarsi, lavorare in comune.
Ci sono scuole, gruppi di docenti ed esperienze didattiche che sia a livello territoriale che nazionale si mettono insieme e si aiutano.  Ci sono molte esperienze di esercizio di autentica autonomia scolastica dal basso generate da dirigenti scolastici, statali e non statali, che, mossi dall’interesse al bene comune, sviluppano iniziativa e collaborazione tra soggetti educativi.
C’è un orgoglio professionale da ritrovare e sostenere in un momento in cui si avverte il rischio di ridurre il dirigente scolastico a semplice terminale di un apparato burocratico che vorrebbe ammodernarsi sulla testa dei suoi funzionari.  E’ un nuovo interesse verso un protagonismo professionale radicato nella consapevolezza del compito educativo che potrà configurare, nel tempo, se sostenuto, una nuova dirigenza scolastica pubblica, statale e non statale.
Per questo è sempre più necessario, oggi, che i prèsidi si aiutino, attraverso le associazioni e le diverse forme di cooperazione professionale, a consolidare visioni e competenze culturalmente fondate e moderne partecipando a percorsi di formazione, condividendo strumenti e servizi per la direzione di scuole, promuovendo collaborazioni con soggetti della società civile.
Per fondare un tempo di scuole autenticamente autonome e libere.

In GaE i docenti in possesso di diploma magistrale

Tribunale di Pistoia: immediato inserimento in GaE dei docenti in possesso di diploma magistrale

L’Anief continua con successo la sua battaglia in favore dei docenti in possesso di diploma magistrale abilitante: gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Tiziana Sponga e Simona Rotundo ottengono presso il Tribunale del Lavoro di Pistoia ben quattro sentenze che riconoscono il diritto di altre 25 docenti all’immediato inserimento nelle Graduatorie a Esaurimento d’interesse. Dichiarata ancora una volta, e a chiare lettere, l’illegittimità dell’operato del MIUR che ha escluso e discriminato questa particolare categoria di insegnanti anche quando le Graduatorie erano aperte a tutte le altre categorie di abilitati.

Torna il concorso Miur per portare gli studenti a bordo della stazione spaziale

da Il Sole 24 Ore

Torna il concorso Miur per portare gli studenti a bordo della stazione spaziale

di Al. Tr.

È pronto a decollare il concorso «Scuola: Spazio al tuo futuro – Innovatio, Scientia, Sapientia» che porterà le scuole a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss). L’iniziativa, promossa dal Miur e dal ministero della Difesa, punta a coinvolgere gli studenti delle scuole superiori in un percorso didattico e formativo che li avvicinerà al mondo della tecnologia aerospaziale e dell’astronautica.

L’iniziativa
La stazione spaziale, spiega il Miur, è il più grande laboratorio mai realizzato nello spazie e grazie al bando gli alunni avranno l’occasione di vedere da vicino il funzionamento e l’organizzazione della Iss. I progetti più innovativi delle scuole verranno posti all’attenzione dell’Asi per una valutazione complessiva della loro fattibilità in orbita e per una eventuale successiva possibilità di volo su Iss o altre piattaforme spaziali.
Gli istituti saranno affiancati in un continuo sistema di tutoraggio da enti di ricerca, università, industria, con l’obiettivo di portare gli studenti italiani ad essere protagonisti attivi in questo percorso, fatto di diverse tappe fino alla premiazione finale prevista per maggio del 2017.
«Finalmente un piano di attività didattiche di eccellenza – ha spiegato il Sottosegretario Toccafondi – che coinvolgerà gli studenti attraverso un concorso unico per prestigio, valenza formativa e originalità. La missione dell’iniziativa è quella di far partecipare attivamente i ragazzi nelle attività spaziali, cercando di stimolare la loro passione per gli studi scientifici e ingegneristici, attraverso attività dirette e concrete».

Le tappe
Entro il prossimo 15 dicembre le scuole dovranno presentare al Miur i moduli di partecipazione, firmati dal preside e accompagnati da una relazione tecnica descrittiva dei progetti.
Tra settembre 2016 e marzo del 2017, spiega Vialee Trastevere, si svolgeranno gli incontri di approfondimento per informare le scuole sui contenuti del bando e sostenerle nella partecipazione. Mentre entro il mese di aprile ci sarà la valutazione finale dei progetti presentati dagli istituti, per poi arrivare alla premiazione fissata per maggio dello stesso anno.
Tutte le informazioni su http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/dg-ordinamenti/protocollo_difesa

Le modifiche al Jobs act, apprendisti con regole standard

da Il Sole 24 Ore

Le modifiche al Jobs act, apprendisti con regole standard

di Giampiero Falasca

Il decreto legislativo correttivo della riforma del mercato del lavoro contiene l’ennesima innovazione in materia di apprendistato.

Per consentire l’utilizzo di questo contratto anche in mancanza delle discipline regionali, viene stabilito che il contratto di alta formazione e ricerca può essere attivato anche prima dell’approvazione delle discipline regionali: in mancanza di esse, gli aspetti formativi del contratto sono regolati dal decreto del ministero del Lavoro del 12 ottobre 2015.

Mediante tale decreto, il ministero ha definito gli standard formativi che devono essere applicati ai contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca, parametri che valgono su tutto il territorio nazionale, in quanto vengono definiti come livelli essenziali delle prestazioni.

Secondo tale atto, i datori di lavoro che intendono stipulare contratti di alta formazione e ricerca devono avere capacità strutturali, tecniche e competenze formative.

Inoltre il decreto stabilisce i criteri che devono essere rispettati per l’organizzazione didattica dei percorsi di formazione in apprendistato e, rinviando alla copiosa normativa esistente, definisce le caratteristiche e i compiti del tutor aziendale, regolamenta i criteri di redazione del piano formativo, definisce i criteri e le modalità di valutazione e certificazione delle competenze.

Il medesimo decreto ministeriale stabilisce quali sono i diritti e i doveri dell’apprendista: l’istituzione formativa, d’intesa con il datore di lavoro, deve informare i giovani e, nel caso di minorenni, i titolari della responsabilità genitoriale, garantendo la consapevolezza della scelta di utilizzare tale contratto e informandoli sui suoi possibili sbocchi occupazionali e formativi.

Il decreto legislativo correttivo appena approvato prevede anche che, fino all’approvazione delle discipline regionali, sono fatte salve le convenzioni stipulate dai datori di lavoro (o dalle loro associazioni) con le università, gli istituti tecnici superiori e le altre istituzioni formative o di ricerca.

Il Dlgs si occupa, inoltre, di un’altra tipologia di apprendistato, quella destinata ai giovani dai 15 ai 25 anni per l’acquisizione di una qualifica o di un diploma professionale.

Per i contratti di questo tipo, stipulati quando era ancora vigente il Testo unico del 2011, viene riconosciuta la possibilità di prorogare per un periodo massimo di un anno tutti i rapporti di apprendistato, qualora siano ancora in corso alla data di entrata in vigore del decreto e nel caso in cui, alla scadenza del periodo formativo, l’apprendista non abbia conseguito la qualifica o il diploma professionale.

Con questa innovazione il legislatore estende ai contratti di apprendistato stipulati in base alla vecchia e ormai abrogata disciplina (il Dlgs 167/2011) la facoltà di proroga riconosciuta dall’articolo 43, comma 4, del Dlgs 81/2015 in favore dei nuovi contratti di apprendistato per la qualifica e il diploma.

Come accaduto per decine di volte in passato, queste norme nascono con l’intenzione di risolvere i tanti e incessanti problemi applicativi che caratterizzano l’apprendistato. E probabilmente anche queste ultime modifiche, pur avendo un contenuto sensato e condivisibile, non produrranno quella svolta tanto attesa, in quanto non affrontano il tema di fondo che caratterizza sia questo che i precedenti interventi: la fattispecie è costruita in maniera troppo complessa, come si capisce già leggendo i nomi di alcune sotto-tipologie (la definizione dell’apprendistato di primo livello si compone di ben 21 parole!).

Assunzioni, spunta la proroga

da ItaliaOggi

Assunzioni, spunta la proroga

L’ipotesi allo studio del ministero per sanare i ritardi dell’amministrazione nel fare i contratti

Alessandra Ricciardi

Una mini sanatoria. A fronte di un annus horribilis per l’amministrazione scolastica, tra avvio della chiamata diretta, la mobilità straordinaria e il concorsone, è accaduto anche che gli uffici non siano riusciti a formalizzare le nomine di tutti i vincitori di concorso. E si parla solo delle procedure concluse, quel 55% annunciato dal ministro Stefania Giannini in audizione congiunta presso le commissioni cultura e istruzione di camera e senato, entro il 15 settembre. È questa la scadenza fissata dalla legge 107/2015 per effettuare le nomine di quest’anno. Tutte le regioni sono in ritardo, in alcuni territori manca all’appello un terzo dei contratti di assunzione che pure erano fattibili. Un ritardo di cui i vincitori di concorso potrebbero chiedere conto all’amministrazione, in una stagione in cui il ricorso alle aule dei tribunali è abbastanza facile.

Al ministero dell’istruzione, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sta prendendo piede l’ipotesi di ricorrere, come già avvenuto in passato, all’escamotage della nomina giuridica retrodata al 15 settembre. Il che consentirebbe agli uffici di procedere alla formalizzazione dei contratti con tempi più distesi, ai docenti vincitori di concorso di avere la certezza della nomina e di poter anche far valere la supplenza, che nel frattempo stanno svolgendo, ai fini dell’adempimento dell’anno di prova.

L’anno varrebbe poi a maturare il punteggio per la successiva domanda di mobilità. Insomma non ci sarebbe quello slittamento di un anno dell’immissione in ruolo, con tutti gli effetti che questo comporta, che invece sembrava inevitabile.

La nomina non avrebbe però effetti economici, non ci sarebbe il pagamento dello stipendio pieno, e non si darebbe luogo neanche all’ennesima avvicendamento tra docenti sulle cattedre.

Una soluzione della quale il dicastero guidato dalla Giannini pare abbastanza convinto e per la quale ora si attende che si definisca l’atto giuridico «minimo» necessario perché diventi operativa.

Se i presidi non staccano la spina, procedure aperte anche di notte

da ItaliaOggi

Se i presidi non staccano la spina, procedure aperte anche di notte

sindacati denunciano lo stress tecnologico. in Francia una legge vieta l’uso di email fuori dall’orario di lavoro

 di Giancarlo Dessi

Tecnostress da dirigenti. Aumentano, soprattutto per i presidi, i carichi di lavoro da svolgere sempre più spesso connessi ad Internet da casa e nel tempo libero. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, la convalida dei contratti dei neoassunti, per cui le scuole, cioè i dirigenti scolastici, hanno praticamente dovuto lavorare di notte o nel fine settimana. Con una nota fatta pervenire alle scuole nel pomeriggio dello scorso venerdì 16 settembre, il Miur ha comunicato che per convalidare i contratti e garantire la liquidazione dello stipendio del mese di settembre dei neoimmessi, le funzioni del Sidi sarebbero state disponibili fino alle 22 dello stesso 16 settembre, fino alle 20 di sabato 17 e domenica 18 ed eccezionalmente fino alle 22 di lunedì 19 settembre.

La cosa ha mandato su tutte le furie i sindacati. »Il discorso è semplice e chiaro, dicono dalla Flc-Cgil: le segreterie scolastiche devono lavorare di sera, di notte, di sabato e di domenica se non vogliono trovare intasate, il lunedì successivo, le linee di comunicazione e rischiare di far saltare lo stipendio di settembre dei docenti neo immessi». Ma sono soprattutto i presidi che non possono più fare a meno di accedere al Sidi o alla posta elettronica anche dal telefonino, di sera, nel week end e durante le ferie, per implementare dati e procedure.

Si tratta di operazioni per altro delicate, come nel caso della convalida dei contratti o della chiamata diretta, per il livello delle conseguenze e delle responsabilità in caso di sviste, ritardi ed errori, sempre più probabili, soprattutto se si considerano i tempi con cui risultano implementate a livello prodromico dall’amministrazione.

Come nel caso della chiamata diretta: anche in quell’occasione, si ricorderà, sia per la chiamata di agosto che per quella di settembre, le comunicazioni sono state inviate dal miur alle scuole sempre di venerdì pomeriggio, a segreterie chiuse e con un delay di almeno due giorni e mezzo per quelle con il sabato chiuso. I dirigenti scolastici non possono staccare la spina. Cosa che ha costretto molti di loro a caricarsi gli account della posta elettronica istituzionale nei propri device, a cui ormai accedono pure in autobus, in fila alla cassa, dal divano di casa, sabato, domenica e feste comandate incluse. Paradossale se si pensa che, fino ad un anno fa, a proposito dei presidi non si faceva altro che parlare di molestie burocratiche.

La realtà è che l’efficientamento ottenuto a costo zero con la dematerializzazione è stato già pagato dal dirigente scolastico di tasca propria, visto che non può nemmeno contare su bonus o deduzioni per l’acquisto di servizi o dispositivi tecnologici. Ma si parla anche di tecnostress. Mentre la stessa Cgil annuncia l’apertura di un nuovo fronte del confronto contrattuale, perché «disconnettersi è un diritto», di recente in Francia è stata adottata una legge che vieta l’uso delle e-mail aziendali al di fuori dell’orario di lavoro. Un atto dovuto, dicono i detrattori, con cui mettere al riparo le aziende da richieste risarcitorie per i danni alla salute procurati dal flusso ininterrotto del lavoro on line. Basterà infatti che il datore di lavoro inviti per i iscritto i dipendenti a non usare la mail in orario extralavorativo. Cosa che, se in Francia sembra poco, per i dirigenti scolastici italiani sarebbe già una conquista

Tutti i numeri del concorsone

da ItaliaOggi

Tutti i numeri del concorsone

Il ministro si difende sui ritardi della selezione e assicura: i vincitori saranno assunti

Carlo Forte

Tutti i vincitori del concorso a cattedra saranno assunti entro l’anno scolastico 2018/2019. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nel corso di un’audizione che si è tenuta in Parlamento il 21 settembre scorso. Il titolare del dicastero di viale Trastevere ha spiegato alle commissioni istruzione di camera e senato in seduta congiunta, che il concorso che si sta per concludere è stato bandito per 63.712 posti.

E si tratta della più grande opera di selezione che si sia mai tenuta nella scuola italiana negli ultimi 17 anni. La selezione concorsuale si è svolta tramite l’adozione di metodologie innovative in molti suoi aspetti, ha argomentato il ministro, tra cui l’informatizzazione delle prove scritte.

Secondo la Giannini, i tempi di svolgimento non inficiano il regolare avvio dell’anno scolastico e corrispondono precisamente alla complessità delle procedure. Infatti, per assicurare le trattamento delle prove scritte compiuterizzata è stato necessario reperire collaudare con complesse operazioni, le circa 83.000 postazioni necessarie ai 165.578 candidati che hanno svolto 230.000 prove scritte.

Ogni candidato, infatti, ha potuto sostenere, laddove ne aveva titolo, più di una prova scritta. Delle complessive 622 procedure concorsuali attivate nelle regioni, 36 hanno riguardato la scuola dell’infanzia e primaria (posto comune) e 584 la scuola secondaria di primo e secondo grado e il sostegno.

In particolare, le domande per i 6.933 posti dell’infanzia sono state ben 73.500, mentre quelle per i 17.299 posti della primaria 75.000.

Si tratta di numeri rilevanti, ha detto la ministra Giannini, che nel caso di infanzia e primaria hanno reso impossibile che il concorso si potesse concludere in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico 2016/2017. Per rendersi conto del numero elevato di candidati, per l’infanzia e la primaria, ha detto ancora la ministra Giannini, basta considerare che questi hanno sostenuto circa il 60% del totale delle prove scritte espletate. Il resto è stato sostenuto dei candidati alla scuola seconda secondaria sul sostegno.

Le rimanenti procedure, quelle della scuola secondaria, interessano 39.480 posti le braccia. Le procedure che si sono concluse entro il 15 settembre sono state il 55% del totale e hanno riguardato 21.640 posti per il triennio 2016-2018. Le relative graduatorie varranno per tutto il triennio 2016/2017-2018 2019.

Le altre si concluderanno nei prossimi mesi e verranno per il triennio 2017/2018- 2019/2020.

Istruzione e formazione professionale, da ruota di scorta a nuova chance per i giovani. Ma a scuola se ne sa poco

da ItaliaOggi

Istruzione e formazione professionale, da ruota di scorta a nuova chance per i giovani. Ma a scuola se ne sa poco

Sale al 45% la quota di 14enni che scelgono gli istituti al primo anno. decisivo il contributo regionale

Giovanni Scancarello

L’istruzione e la formazione professionale italiana non è più la ruota di scorta della scuola. Sono sempre di più quelli che la scelgono per vocazione e non come seconda opportunità, spesso in seguito al fallimento formativo scolastico. Mentre anche l’Ocse registra, soprattutto per il nostro Paese, la retrocessione della scuola dalle priorità pubbliche del Paese, cominciano invece a intravedersi interessanti segnali sul fronte della formazione professionale. E ciò soprattutto grazie agli sforzi finanziari delle amministrazioni regionali che, come rileva l’Isfol, hanno consentito di consolidare il risultato della sussidiarietà e hanno aperto il corso al sistema duale.

L’IeFP ha funzionato bene come mezzo di antidispersione tanto che è in aumento, rileva l’Isfol, il numero degli studenti che si iscrivono ai corsi per scelta e non per seconda opportunità. I dati Isfol dimostrano che la percentuale di coloro che hanno optato per la IeFP come prima scelta sale sia nei centri che nelle scuole, descrivendo un sistema formativo in cui il peso di coloro che vi accedono dopo precedenti insuccessi scolastici o formativi si riduce rispetto a chi lo sceglie per vocazione: presso i centri formativi accreditati, la quota di 14enni iscritti al primo anno, sul totale degli iscritti allo stesso anno, sale al 45,1% (+4,3%), percentuale che si avvicina al 50% nei percorsi in sussidiarietà integrativa (+4,3) ed arriva a 32,8% nella complementare (+2,2%), quest’ultima la più carica di scelte di seconda opportunità. Ma c’è da dire che il principale ostacolo allo sviluppo dell’IeFP è rappresentato dall’ignoranza riscontrata intorno al sistema stesso: tra le criticità maggiormente riscontrate dall’Isfol resta infatti la scarsa conoscenza di questi istituti da parte dei giovani e delle famiglie.

Il sistema è rivelato particolarmente versatile come connettore, che si è riusciti a costruire grazie al raccordo Stato – Regioni, per collegare le tre gambe, quella della scuola secondaria di secondo grado, quella dei percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) e i corsi ITS, quella dell’apprendistato riformato. Inn questo modo l’IeFP consente di accompagnare i giovani non solo verso il conseguimento dei titoli triennali o quadriennali, ma anche di scuola secondaria superiore o dei percorsi IFTS.

Grazie poi alla sussidiarietà, introdotta nel 2010 gli istituti professionali oggi realizzano sia percorsi in sussidiarietà integrativa sia complementare. In tal modo anche gli istituti professionali quinquennali possono rilasciare le qualifiche triennali e quadriennali dell’offerta nazionale di IeFP. Fatto sta che la lettura dei dati evidenzia anche un miglioramento dei risultati in termini di successo formativo: la percentuale dei giovani qualificati sugli iscritti al primo anno è del 70% nei Centri accreditati, del 60% nella sussidiarietà complementare è del 54% nella sussidiarietà integrativa.

Il dato che emerge dalla rilevazione conferma lo sforzo finanziario delle amministrazioni regionali per sostenere il sistema dell’IeFP: la quota nazionale, quasi interamente a carico del ministero del lavoro contribuisce per il 20% delle somme necessarie. Ci sono amministrazioni che scelgono di soddisfare anche l’intera domanda di formazione, le quote regionali raggiungono anche 80- 85% dell’importo necessario ad attivare i percorsi.

Ma comunque le regioni fanno sapere che c’è bisogno di una maggiore partecipazione statale. In ogni caso non si riesce a rispondere all’intera di formazione di IeFP espressa dai giovani e dalle famiglie. Questa difficoltà determina, in molti casi, il mancato soddisfacimento di una richiesta che, va ricordato, si colloca all’interno del diritto-dovere all’istruzione ed alla formazione.

Novità dall’accordo Stato Regioni del 2015 per lo sviluppo e il rafforzamento del sistema duale nell’ambito dell’IeFP. L’accordo prevede, sempre in ambito di IeFP e apprendistato, due linee di azione: la prima riguarda lo sviluppo e rafforzamento del sistema di job placement dei centri di formazione professionali, mentre la seconda riguarda il sostegno di percorsi di IeFP nell’ambito del sistema duale. Quest’ultima finanzia percorsi formativi relativi all’IeFP realizzata in apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, anche secondo le modalità dell’alternanza scuola lavoro e l’impresa formativa simulata.

Tagliati 103 istituti, alunni in calo

da ItaliaOggi

Tagliati 103 istituti, alunni in calo

Il report del Miur sul sistema: persi 48.500 iscritti, segno meno anche per gli stranieri

Emanuela Micucci

Chiuse 103 scuole statali in un anno. Si salvano solo i centri provinciali per l’istruzione degli adulti che si confermano 125 in tutta Italia. Oltre 48.500 studenti in meno iscritti nel sistema scolastico italiano. Fin dalla scuola dell’infanzia, diminuzione che per la prima volta riguarda anche gli alunni con cittadinanza straniera (-10.000 circa), che negli ultimi dieci anni avevano garantito con la loro frequenza scolastica l’apertura degli istituti. Mentre aumentano gli studenti con disabilità, ma diminuiscono i posti per i docenti di sostegno. Portoni chiusi anche per scuole paritarie.

È la prima istantanea dell’anno scolastico appena iniziato fotografata dal Servizio statistico del Miur (www.istruzione.it). Una sintesi che, se confrontata, con la stessa di un anno fa rivela dati negativi. Il numero delle istituzioni scolastiche è passato dalle 8.384 di settembre scorso alle attuali 8.281. Resistono solo le 189 scuole della Liguria, le 53 del Molise, i 123 istituti della Basilicata e i 278 della Sardegna. Se in Umbria e Friuli Venezia Giulia ha chiuso solo una scuola, nelle Marche e in Veneto 3, in Lazio, Abruzzo, Toscana a 4. La Lombardia segna -5 istituti, l’Emilia Romagna -9. Cifre a due zero al Nord come al Sud. La Calabria perde 11 istituzioni scolastiche, la Sicilia 15, il Piemonte 18. Si tratta, in particolare di 41 circoli didattici in meno, 25 istituti principali di I grado e 28 di II ciclo. Solo gli istituti comprensivi registrano un +9 unità. Diminuiscono così le sedi scolastiche: – 123, passando da 41.286 alle attuali 41.163. Calano gli alunni: -48.614 studenti, toccando quota 7.816.408. Mentre le classi aumentano di 684 unità, arrivando a 370.597.

Diminuiscono anche gli stranieri: -10.257. Erano 746.570 a settembre scorso, oggi sono 736.313. Un calo di iscritti in tutti i gradi di scuola, ma marcato soprattutto alle superiori, dove segna quasi 5.000 ragazzi in meno, e alle medie, dove il calo è di 4.170 ragazzi. Mentre alla primaria si ferma a 2.411 e all’infanzia a 3.583. Dati significativi perché proprio l’aumento degli studenti stranieri aveva garantito negli ultimi dieci anni che le scuole non chiudessero.

In controtendenza il dato degli studenti con disabilità: quest’anno frequenteranno la scuola quasi 7.000 alunni disabili in più, dai 217.563 dello scorso anno agli attuali 224.509. Concentrati soprattutto in 4 regioni: Lombardia (35.442), Campania (25.022), Sicilia (23.859) e Lazio (23.211). La maggior parte è iscritta alla primaria (79.777), seguita da medie (65.227) e superiori (61.880). Minore il numero di bambini con disabilità alla materna: 17.625.

I posti dei docenti nell’organico di fatto, comprendendo quelli comuni e quelli di sostegno, un anno fa erano 751.563 (119.496 per il sostegno), a cui si aggiungevano 48.812 insegnati dell’organico di potenziamento (6.446 per il sostegno). Oggi i posti di organico sono 804.772. Di questi 124.572 sono per il sostegno, che quindi diminuiscono di 1.370 unità. Oltre un quarto dei posti totali di sostegno, 28.092, sono in deroga. Continuano le chiusure delle scuole paritarie e il calo di iscritti.

Sebbene per il sistema paritario i dati del Miur si riferiscano allo scolastico passato. Nel 2015/16 gli istituti paritari erano 13.267 frequentati da 939.372 studenti. Rispetto l’anno prima hanno chiuso 231 scuole e si sono persi 21.794 alunni. Di cui 17.688 solo alla scuola dell’infanzia, il settore che assorbe il maggior numero di studenti. Tanto che sono state chiuse 160 materne