Julieta di Pedro Almodovar

Julieta di Pedro Almodovar

di Mario Coviello

julietaUna madre, una figlia, un’amica, una colpa. Amore, sesso, fisicità ,la scultura. Dolore, assenza, filologia classica. Pedro Almodovar è tornato. Tornato al suo cinema, ai sentimenti, al destino, alla colpa. E’ tornato a Tutto su mia madre, a Volver, a un mondo dove il cinema è il racconto e il racconto è l’anima della messa in scena. Ai Tempi della Creazione gli antichi Dei decisero di assegnare un dono ad ogni essere vivente: ad alcuni diedero le ali per volare, ad altri la forza per combattere, ad altri ancora la pelliccia per proteggersi. Alla fine, giunti all’uomo,l’unico essere fornito di ingegno, gli Dei si accorsero di aver finito tutti i doni, e lo lasciarono nel mondo nudo e indifeso nel corpo e nell’anima. Questo e altro insegna Jiulieta, giovane insegnante di lettere classiche ai suoi studenti. Insegna anche dell’importanza del mare per le antiche civilta’, mare dispensatore di vita e di morte, le cui onde furono per secoli solcate da Eroi, per cercare nuove conoscenze o per ricongiungersi alle mogli e ai figli che aspettavano pazienti il loro ritorno. Il Tutto dominato dal Destino, dal Fato che racchiude e regola tutte le nostre vite. Il Destino di Jiulieta iniziera’ con un viaggio in treno, in cui si mescoleranno, coagulandosi, Eros E Thanatos. Proprio nel momento in cui rifiuta di parlare a un uomo che sembra molestarla. Quell’uomo, dopo pochi istanti, si suicida segnando per sempre con il marchio della colpa l’esistenza della donna. Quella stessa notte, su quello stesso treno, Julieta conosce l’uomo della sua vita e concepisce sua figlia. Che il destino le farà perdere nuovamente, entrambi, nel silenzio di un confronto rifuggito. Quando Julieta individua come unica possibilità di uscire dalla colpa il ripercorrere la propria esistenza, capisce che l’unico modo è cercare, finalmente, di raccontare la sua storia e i segreti custoditi dal silenzio.

Abbandona la casa bianca in cui i ricordi sono stati rimossi, sostituiti dalla fredda pulizia della somma di tutti colori e torna alla complessità della carta da parati. Girali e arabeschi che invadono lo spazio e si alternano a colori densi pieni dei segni del tempo e del peso della memoria. Questo è lo sfondo che Julieta sceglie per riprendere la sua vita in mano scrivendo seduta all’unico mobile che occupa l’ultima delle case della sua vita. Per la prima volta, come sanno fare le donne del cinema di Almodóvar, come Manuela, come Raimunda, come tante grandi donne del cinema classico,Julieta non subisce più il destino ma fa la sua scelta: rinuncia alla possibilità di una nuova vita fondata sulla rimozione, per ripercorrere e narrare il passato. Senza soluzione. Perché la soluzione è il racconto stesso.

Julieta è Madrid degli anni 80 e di oggi. E’ Ulisse, il mare, l’amore, Julieta che insegna con passione i classici e ripercorre le orme del padre maestro che ha lasciato prima la scuola per coltivare la terra. Una madre che muore e il padre di Julieta maestro, che ha un figlio da un’altra donna, cambia la sua vita e Julieta non lo sa perdonare.

Julieta è la scrittura. La madre racconta finalmente in due quaderni dalla copertina nera la sua vita alla figlia che l’ha abbandonata da tredici anni , riceve lettere, e prepara torte per compleanni della figlia che non può festeggiare. Aspetta lettere che non arrivano perché ci sono parole che non sono state pronunciate.

Il nuovo film di Almodovar Julieta (2016) è stato definito come un ‘viaggio interiore che risale il tempo‘, ‘un film secco, semplice, essenziale, che rifiuta il pastiche hollywoodiano e mette in scena la vita nuda e cruda‘ (M. Gandolfi). L’atmosfera del film e’ inquietante, misteriosa, sospesa. Evidente qualche rimando a Hitchcock e a Lynch. E il Tempo non sfuma come si crede a poco a poco,ma a volte le avversita’ della vita sono tali che basta semplicemente asciugarsi i capelli per accorgersi di essere definitivamente invecchiati.

Con ricerca assoluta di stile e pulizia nelle immagini, nei dialoghi, Almodovar ci invita a riflettere sui rapporti, le parole, la scrittura, i sentimenti, le emozioni. Ci invita a vivere senza colpa il nostro tempo che passa così in fretta.

Abbandono scolastico: in Italia interessa 750 mila ragazzi, quasi uno su cinque

da Repubblica.it

Abbandono scolastico: in Italia interessa 750 mila ragazzi, quasi uno su cinque

I dati diffusi durante la manifestazione itinerante “Un futuro mai visto”, promossa dalla Fondazione “Con il Sud”. Al centro dell’incontro, l’insegnamento di don Lorenzo Milani

“La scuola che serve” contro la dispersione scolastica e per l’inclusione sociale a partire dall’esempio di don Lorenzo Milani. E’ stato il tema centrale della tappa fiorentina della manifestazione itinerante “Un futuro mai visto”, promossa dalla Fondazione “Con il Sud” in occasione del suo decimo compleanno. L’incontro, che si è svolto questa mattina a Palazzo Incontri, è stato realizzato in collaborazione con l’Ente Cassa di Risparmio Firenze.

L’abbandono scolastico è un fenomeno che interessa il 17,6% dei giovani in Italia, circa 750.000 ragazzi, contro una media europea del 12,8%. Un costo sociale ma anche economico ingente per la collettività, stimabile in circa 70 miliardi di euro ogni anno, pari al 4% del Pil . Un dato che allontana l’Italia  dall’obiettivo europeo del 10% per il 2020. In generale, il fenomeno non fa grande distinzione tra Sud e Nord del Paese, anche se in alcune aree metropolitane meridionali raggiunge percentuali molto elevate e che, in un contesto di per se a “forte rischio”, espone maggiormente i ragazzi al sistema della criminalità organizzata.

“Per i nostri primi 10 anni abbiamo voluto ‘provocare’ un dibattito nazionale su una idea e un modello di sviluppo per il Sud e per il Paese alternativo a quanto storicamente visto e ancora oggi, purtroppo, ci viene proposto – ha commentato Carlo Borgomeo presidente della Fondazione “Con il Sud”. Siamo partiti dalla visione di società e dall’esempio di cinque personaggi per noi significativi e dalle centinaia di esperienze avviate nei nostri territori. Oggi, partendo dall’insegnamento di don Milani, abbiamo affrontato il tema della scuola che “serve”, non solo ai ragazzi ma in generale al presente e al futuro della nostra società. Siamo convinti – aggiunge Borgomeo – che investire nel welfare e nell’educazione dei giovani, non più come in passato ma in un’ottica di ‘comunità’, non solo è giusto e opportuno, ma rappresenta una fondamentale premessa per creare realmente sviluppo”.

La manifestazione lega con un ideale filo rosso le figure di Danilo Dolci, Renata Fonte, Adriano Olivetti, Franco Basaglia e appunto don Milani, per indagare e raccontare “un futuro mai visto”, nel senso storico dei fatti e nel senso ideale di un cambiamento, auspichiamo oggi, possibile.

Nel corso della mattinata sono state presentate due iniziative di contrasto alla dispersione scolastica, in Sicilia e in Toscana, presentate da: Chiara Mannoni (progetto No-Out dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze); Girolamo Di Giovanni e Tiziana Giordano (la rete dei progetti di educazione dei giovani sostenuti dalla Fondazione a Palermo).

Nel 2014, la Fondazione CON IL SUD, attraverso il bando “Educazione dei Giovani” ha sostenuto 8 progetti contro la dispersione e l’abbandono scolastico nella città di Palermo. Giunti quasi al termine del biennio degli interventi, i referenti delle 8 reti di partenariato si sono incontrati per condividere quanto fatto, focalizzando l’attenzione su strategie e processi, punti di forza e criticità.

Gli 8 interventi sono stati realizzati in 17 quartieri palermitani (sui 25 esistenti). I progetti vedono insieme, all’interno delle 8 reti di partenariato operanti, 43 enti del terzo settore, 10 enti pubblici (di cui uno estero), 5 realtà profit. Sono state complessivamente interessate 23 scuole e 6.500 studenti tra i 6 e i 17 anni, 520 docenti e 500 famiglie.  Gli ultimi dati dell’Osservatorio Provinciale sul fenomeno della dispersione scolastica di Palermo ci dicono che il 25,4% di alunni, appartenenti alla scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, si trovano in una situazione di dispersione scolastica.

Non va tanto meglio in Toscana. Isolando il solo livello di abbandono precoce, la percentuale varia tra il 17,6% e il 18,6% ed è in linea con quella nazionale ma è in aumento rispetto al 2009 (16,9%) e dunque in controtendenza rispetto al miglioramento medio. La regione, in soli tre anni, ha scalato circa 22 posizioni passando dal 97° posto al 75° nella classifica europea dell’abbandono scolastico precoce, peggiorando le proprie performance e registrando l’immissione, nel mercato del lavoro, di un ragazzo su 3 privo di titoli di istruzione secondaria di secondo grado. A questi giovani si rivolge il progetto sperimentale ‘OrientaDropOut’ di prevenzione e intervento fortemente innovativo realizzato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

“Don Lorenzo Milani è stato un prete che ha impegnato tutto il suo ministero nel fare scuola ai figli dei contadini e dei senza voce – ha sottolineato Sandra Gesualdi della Fondazione Don Lorenzo Milani. – Una scuola che donasse loro lo strumento della parola che gli permettesse di essere più liberi, più eguali e cittadini sovrani consapevoli dei propri diritti e doveri. Barbiana fu una comunità educante e solidale con al centro il ragazzo e le sue esigenze. E in questo come non può ispirare una scuola migliore anche oggi?”.

La prossima tappa della manifestazione “Un futuro mai visto” si terrà sabato 22 ottobre a Venezia e sarà dedicata a Franco Basaglia.

Pensione anticipata Ape, la Fornero è sicura: non è conveniente, aderiranno in pochi

da La Tecnica della Scuola

Pensione anticipata Ape, la Fornero è sicura: non è conveniente, aderiranno in pochi

Lo abbiamo scritto a chiare lettere: se l’Ape è questa, in pochissimi aderiranno. A sostenerlo, ora, è anche l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero.

Per la Fornero, a colloquio con l’Ansa, l’anticipo pensionistico su base volontaria (fino a quasi 4 anni, quindi permettendo di lasciare 63 anni compiuti) costerà verosimilmente, per la restituzione e l’assicurazione del prestito, oltre il 25% dell’importo della pensione per 20 anni. Che si traduce in quasi 500 euro in meno su un assegno che, secondo le simulazioni di questi giorni, da 1.297 euro si “sgonfierebbe” a 811 euro: poco più di una pensione sociale.

Per l’ex ministro non vi sono dubbi: si tratta di un’operazione non conveniente che si tradurrà con ogni probabilità in un scarso utilizzo dello strumento.

 

Vi riportiamo, qui di seguito, l’intervista concessa da Elsa Fornero all’agenzia nazionale.

 

D: Cosa pensa del meccanismo studiato per l’anticipo pensionistico su base volontaria?

R: La mia impressione è che si sia adottata questa soluzione ben sapendo che sarà scarsamente utilizzata. Sono stata scettica sul Tfr in busta paga e lo sono sull’Ape volontaria. Economicamente non è conveniente indebitarsi per uscire prima dal lavoro, e la stragrande maggioranza delle persone non lo farà. Ci saranno eccezioni, per ragioni famigliari o personali, ma non si tratterà di un numero rilevante.

 

D: Per l’Ape agevolata, quella a carico della finanza pubblica, non è ancora stata definita una platea. Non si rischia di aprire un buco nero?

R: Si rischia di aprire un vespaio o, al contrario, di caricare eccessivamente, il bilancio pubblico. Quando si decide di salvaguardare qualcuno bisognerebbe guardare al reddito e al patrimonio e decidere chi è in difficoltà e merita di essere aiutato. È molto difficile distinguere tra i lavori, si rischiano ingiustizie e nuovi privilegi. Il criterio non può essere solo settoriale, né di categoria: anche nell’edilizia, infatti, ci sono attività o compiti non più faticosi di quelli, per esempio, del commercio. E mi sembra difficile distinguere per singole mansioni o qualifiche. Si rischia di alimentare nuove richieste, magari scarsamente giustificare, oppure di creare inique differenziazioni. Per contro, se si allargano molto le definizioni, ricadiamo nella vecchia abitudine di caricare oneri sulle generazioni giovani e future.

 

D: Per l’Ape social si parla di uno stanziamento annuo di circa 500-600 milioni.

R: Se si considera un’agevolazione triennale per una persona con una pensione di circa 1.000 euro al mese lo stanziamento richiesto non può essere inferiore ai 30.000 euro. Con 600 milioni annui si finanzia l’uscita di circa 20.000 persone. Nel 2018 saranno forse stanziate risorse aggiuntive ma ci saranno anche nuove uscite. Io penso che sia corretto far rientrare nell’agevolazione solo le persone che sono in una posizione reddituale e di patrimonio meritevole di aiuto da parte del bilancio pubblico; il che significa considerare la situazione economica famigliare e non già quella personale, come avverrà per la quattordicesima, un provvedimento che ha sollevato molte critiche proprio per la non selettività.

 

D: Per i precoci si è scelta la soglia dei 12 mesi di contributi prima dei 19 anni.

R: Anche in questo caso il problema è proprio la soglia. I lavoratori veramente precoci meritano un alleggerimento dei requisiti per il pensionamento perché spesso sono stati obbligati a rinunciare alla scuola. Quella annunciata, però, sembra una soglia abbastanza larga. Gran parte delle persone oggi vicine all’età della pensione ha cominciato a lavorare prima dei 19 anni. E quindi, nuovamente, c’è un problema di risorse. E’ giusto ricordare che ancora oggi noi siamo tra i Paesi che spendono di più, in percentuale del Pil, per le pensioni, e di meno per le altre spese sociali. C’è veramente da chiedersi se sia una scelta saggia. Un conto è aiutare persone in difficoltà. Un altro è tornare alle vecchie abitudini che hanno portato all’insostenibilità della spesa pensionistica. Non è proprio il nuovo di cui parla spesso il Presidente Renzi.

D: Si parla di un’ottava salvaguardia con le risorse che sono rimaste inutilizzate tra quelle stanziate dal 2011 ad aggi.

R: Queste persone potrebbero rientrare nelle nuove forme di flessibilità assistita. Vale perciò il discorso appena fatto e non mi sembra che la presenza di risorse già stanziate sia un buon motivo per differenziare.

Precari, che senso ha cacciare chi ha fatto 36 mesi di supplenze?

da La Tecnica della Scuola

Precari, che senso ha cacciare chi ha fatto 36 mesi di supplenze?

Che senso ha cacciare dalla scuola chi ha fatto 36 mesi di supplenze? A chiederlo alle istituzioni è Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione Lega Nord.

“Dopo Toscana e Marche, anche la Lombardia ha approvato il documento della Lega Nord sul rischio esodati della scuola: decine di migliaia di insegnanti precari la cui esperienza potrebbe andare dispersa in seguito alla legge sulla Buona scuola”, annuncia l’ex senatore.

Pittoni comunica anche di aver redatto gli atti che la Lega sta proponendo a tutti i livelli istituzionali «per ottenere risposte sul rischio esodati in seguito al comma 131 della legge 107/2015, per cui “a decorrere dal 1° settembre 2016, i contratti di lavoro a tempo determinato… non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”.

“Che senso ha – dice Pittoni – buttare l’esperienza in molti casi più che decennale di decine di migliaia di docenti precari di seconda e terza fascia d’istituto, condannando alla disoccupazione persone preparate, magari con la responsabilità di una famiglia?”.

Secondo il leghista, “il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, pur da noi più volte sollecitata, continua a ignorare la questione. Da qui – conclude Pittoni – la decisione di elaborare una serie di documenti da presentare in Parlamento”, nelle giunte regionali e presso gli enti che hanno responsabilità e competenza sull’istruzione dei nostri giovani.

Organico potenziato per coprire i posti vacanti: lo dice la legge

da La Tecnica della Scuola

Organico potenziato per coprire i posti vacanti: lo dice la legge

L’ “organico potenziato” sembra avere ormai il tempo contato: forse non l’anno prossimo, ma quasi certamente nell’arco di due tre anni il “potenziamento” resterà poco più che un ricordo.
I segnali ci sono tutti e sono stati già descritti dalla nostra testata.
D’altronde il meccanismo non è dei più limpidi: è ormai noto il fatto che le scuole chiedono posti di lettere o di matematica e si vedono invece assegnati educazione fisica o storia dell’arte. Per non parlare dei casi abnormi e paradossali di insegnanti di filosofia “spediti” in istituti professionali o di insegnanti di stenodattilografia (materia che tutti pensavano scomparsa da tempo immemorabile) in scuole secondarie di primo grado o in licei classici e scientifici.
Ma le situazioni più pesanti sono quelle in cui i docenti del potenziamento vengono utilizzati per coprire i posti tuttora vacanti sui quali – per le più svariate ragioni – non di riesce a nominare nessuno. Peraltro è anche normale che anzichè lasciare una classe scoperta senza insegnante si preferisca un aggiustamento ricorrendo al personale docente disponibile.
Non bisogna poi dimenticare che il comma 65 dell’articolo 1 della legge 107 è del tutto inequivocabile:  “Il personale della dotazione organica dell’autonomia e’ tenuto ad assicurare prioritariamente la copertura dei posti vacanti e disponibili”.

Inaugurato l’anno scolastico a Sondrio. Le parole di Mattarella e Giannini

da La Tecnica della Scuola

Inaugurato l’anno scolastico a Sondrio. Le parole di Mattarella e Giannini

Oggi, a Sondrio, si è inaugurato l’anno scolastico. All’evento hanno presenziato il presidente della Repubblica in carica, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

Spettatori d’eccezione circa 1.800 alunni provenienti dagli istituti di tutto il territorio nazionale che sono stati selezionati dagli Uffici Scolastici Regionali: le loro scuole hanno infatti realizzato percorsi e progetti didattici di eccellenza, nel corso dell’anno scolastico 2015-2016, sui temi dell’inclusività, del rispetto e del valore della diversità, dell’intercultura e dell’integrazione, dell’educazione alla legalità, della lotta ai fenomeni del bullismo e della partecipazione alla vita scolastica.
Sul palco si sono esibiti gli alunni dell’Istituto professionale “Da Vinci-Nitti” di Cosenza, del Liceo “Michelangiolo” di Firenze e degli Istituti Comprensivi “Santa Lucia” di Siracusa, “S. Giovanni Bosco” di Isernia, “Serafini-Di Stefano” di Sulmona, della Comunità Montana “Mont Rose-Pont-St. Martin” (Ao).

Nel corso della cerimonia presenti anche l’Orchestra dei Conservatori d’Italia, diretta dal maestro Leonardo De Amicis, che eseguirà l’Inno nazionale con l’accompagnamento degli allievi delle Accademie Militari “Nunziatella” di Napoli e “Pietro Teulié” di Milano, della Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” di Venezia e della Scuola Militare dell’Aeronautica “Giulio Douhet” di Firenze

Alla cerimonia sono intervenuti anche personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport e della società civile.
Nel corso dell’evento è stato realizzato un collegamento in diretta dalle scuole di alcune delle zone del Centro Italia colpite dal sisma lo scorso 24 agosto.

Mattarella: la scuola è questione nazionale

da tuttoscuola.com

Mattarella: la scuola è questione nazionale
“Ora ci sono le risorse, i partiti agiscano”

Lo stato della scuola italiana, dal Nord al Sud del Paese, rappresenta una “grande questione nazionale” con “carenze e problemi da superare” tra cui quello della “sicurezza e adeguata qualità degli edifici e delle aule”. Senza dimenticare che “l’abbandono scolastico, seppure in diminuzione, è sempre oltre la media europea”. E “suona come campanello d’allarme” il crescente abbandono universitario.

Ecco, ha detto il presidente della Repubblica Mattarella anaugurando a Sondrio il nuovo anno scolastico (AUDIO), “di fronte a questo quadro e ad un sistema scolastico che comunque resta solido” le forze politiche non possono girarsi dall’altra parte ma debbono sapere che “un’istruzione di elevata qualità ha bisogno di adeguati sostegni finanziari”. E soprattutto devono considerare che non si avrà una “forte crescita dell’occupazione” nè una “società migliore senza un sistema formativo più efficiente e senza una scuola che migliori costantemente”.

Il presidente della Repubblica ha colto l’occasione per fare una fotografia, a tratti di severa critica a tratti di grande apprezzamento, del nostro mondo scolastico. Senza dimenticare temi delicati come il bullismo (e il cyberbullismo) e l’uso della Rete da parte degli studenti.

La staffetta ideale per l’apertura dell’anno scolastico tra il Sud (lo scorso anno a Ponticelli) e il Nord (quest’anno Sondrio) “sancisce, ancora una volta, il profilo della questione scolastica come grande questione nazionale”, ha detto Mattarella.

Consenso bipartisan per Mattarella

da tuttoscuola.com

Consenso bipartisan per Mattarella

Unanime apprezzamento per le parole pronunciate a Sondrio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico, in particolare per il suo richiamo al rispetto del principio di uguaglianza che va garantito a partire dalla scuola.

Per Francesca Puglisi, responsabile scuola, università e ricerca del Pd, “l’investimento del Governo di 3 miliardi all’anno nella scuola va esattamente nella direzione indicata dal Presidente, quella di offrire a tutte le bambine e i bambini, studentesse e studenti le uguali opportunità di apprendimento, per accompagnare tutti al proprio successo formativo, non perdendosi per strada. Al centro dell’autonomia scolastica c’è l’apprendimento degli studenti. Abbiamo fiducia negli insegnanti e nella loro capacità di saper cogliere la meravigliosa sfida educativa che il Paese ha di fronte“.

Anche Elena Centemero, responsabile scuola e università di Forza Italia e presidente della Commissione ‘Equality and non discrimination’ del Consiglio d’Europa, giudica “fondamentale l’appello del presidente Mattarella affinchè la scuola garantisca pari condizioni di partenza per le nostre ragazze e i nostri ragazzi. Occorre riscoprire, e difendere, il valore autentico del nostro sistema educativo, che non può e non deve lasciare indietro nessuno. In un mondo come quello di oggi, attraversato da situazioni di emarginazione e discriminazione e da profonde differenze socio-economiche, la scuola deve poter garantire pari opportunità non solo tra gli studenti del Nord e del Sud del Paese ma anche tra quelli del centro e delle periferie delle grandi città. Un percorso complesso, ma necessario per offrire a tutti la possibilità di ricevere uguali gli strumenti per essere competitivi“.

Bullismo: Telefono Azzurro, ‘ragazzi non state zitti’

da tuttoscuola.com

Bullismo: Telefono Azzurro, ‘ragazzi non state zitti’
Il numero 1.96.96 è gratuito e attivo 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno

Le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul tema del bullismo, rappresentano un segnale positivo nella direzione comune di una concreta lotta al fenomeno, online e offline. Il bullismo e il cyberbullismo vanno contrastati con azioni concrete: si tratta di fenomeni che possono avere conseguenze drammatiche e che possono spingere a gesti estremi. Solo pochissime vittime, pero’, informano gli adulti delle violenze che sono costrette a subire. Per questo motivo è fondamentale rompere il silenzio e aiutare i ragazzi a superare la vergogna e a capire che solo parlando potranno interrompere la spirale di violenza in cui sono coinvolti“: è il commento di Telefono Azzurro, che con la sua linea di ascolto gestisce almeno un caso al giorno di bullismo.

Per combattere il bullismo, sottolinea l’associazione, la migliore strategia è coinvolgere gli studenti – bulli inclusi – il gruppo classe, gli insegnanti, i genitori, la comunità intera, affinchè tutti possano accorgersi di quanto accade e rispondere in maniera adeguata e tempestiva. Per combattere questo pericoloso silenzio è fondamentale pero’, precisano, anche il coinvolgimento delle istituzioni.

Con il numero 1.96.96, gratuito e attivo 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno, Telefono Azzurro risponde alle richieste di aiuto di bambini e adolescenti. A seguito di un Protocollo siglato con il Miur è stata indicata come “Linea nazionale di contrasto al fenomeno del bullismo”. Un canale aperto con bambini, genitori e insegnanti che vogliono segnalare situazioni di violenza a scuola, cui si aggiunge anche la chat (www.azzurro.it/chat). Il protocollo prevede anche attività di sensibilizzazione, prevenzione e formazione nelle scuole, con azioni mirate messe in atto da personale specializzato.