Nasce “Dadi-Shop”, il negozio dei ragazzi con sindrome di Down

Redattore Sociale del 08-10-2016

Nasce “Dadi-Shop”, il negozio dei ragazzi con sindrome di Down

SELVAZZANO. Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down. Il punto vendita ha aperto stamattina a Selvazzano (Padova), all’interno di un centro commerciale: borse, soprammobili, oggetti d’uso quotidiano, dipinti, bigiotteria e molto altro. “Uno spazio arioso, nuovo, di tendenza, dove la disabilità si inserisce con pari dignità” 08 ottobre 2016 – 12:25 BOX PADOVA – Ha aperto questa mattina in provincia di Padova il primo negozio in Italia gestito da ragazzi con la sindrome di Down. All’interno del Dadi-Shop di Selvazzano Dentro – non a caso inaugurato oggi in occasione della Giornata Nazionale delle Persone con sindrome di Down -, lavorano 15 giovani della Cooperativa Vite Vere – Down Dadi che alterneranno la gestione del nuovo negozio all’attività di laboratorio e produzione nell’atelier di Via Loredan a Padova. Un doppio incarico, quindi, che consentirà ai giovani commessi di sperimentare l’intero processo produttivo e raccontarlo ai clienti. Sugli scaffali del negozio sono esposti borse, soprammobili, oggetti d’uso quotidiano, dipinti, bigiotteria e molto altro: tutti pezzi unici, anche personalizzabili al momento grazie alla versatilità degli spazi e all’abilità dei neo-commessi acquisita durante i laboratori.
Il negozio si trova all’interno del centro commerciale “Il Bacchiglione”, una scelta dettata dalla volontà dei promotori di mostrare la disabilità intellettiva come una risorsa in grado di inserirsi nel tessuto urbano e di vendita: “Non più spazi modesti in luoghi poco attrattivi spesso prerogativa della disabilità – spiega la presidente della Cooperativa Vite Vere – Down DADI Patrizia Tolot – ma uno spazio arioso, nuovo, di tendenza, dove la disabilità si inserisce con pari dignità e si confronta con le altre realtà commerciali presenti”.
Il progetto, unico nel suo genere in Italia, è stato possibile grazie alla collaborazione del Gruppo Alì, che ha messo a disposizione uno spazio commerciale, mentre la progettazione e realizzazione degli arredi originali in legno è stata curata dall’Associazione culturale Diversa-Mente di Verona. (gig)

L’insegnante attore

L’insegnante attore

di Maurizio Tiriticco

L’insegnante/attore, certamente! Se non “drammatizzi” – le virgolette aiutano a comprendere – con ragazzotti e ragazzotte a cui della scuola… nun gliene frega gnente, non vai da nessuna parte. Quanti insegnanti si lamentano: “Io spiego spiego spiego e quelli, invece, giocano coi telefonini”. Mia risposta: “Fanno bene! Tu non devi spiegare niente”. Spiegare o dispiegare è l’azione che si compie quando si srotola un manoscritto. Ma in un’aula di alunni in larga misura demotivati non puoi dispiegare niente! Il problema è: “io insegnante devo essere più interessante, più accattivante di un cellulare”! Una grande sfida.

Va anche considerato che la nostra scuola, oggi, è organizzata come ai tempi di Coppino: aule, banchi, cattedre, registri, lavagne, libri di testo, materie (non chiamiamole discipline, che sono ben altra cosa), campanelle. che scandiscono ore eguali per tutti… Vi ricordate le tre C da cancellare? Campanella, Cattedra, Classe d’età. Ma perché un/a ragazzo/a d’oggi deve andare a scuola volentieri? Ha ragione lui e abbiamo torto noi! Ma chi ci governa pensa a varare leggi 107 assurde, a chiedere/imporre Rav e Pdm a istituzioni scolastiche che, invece, dovrebbero essere autonome, a imporre agli studenti quelle prove Invalsi che nessuno capisce. In effetti l’Invalsi adotta criteri di indagine che gli insegnanti non conoscono e non adottano mai.

La valutazione è una disciplina come le altre, molto articolata e complessa, ma gli insegnanti valutano a capoccia: quattro meno meno, sei più… e così via. Quale insegnante ha mai letto quel prezioso testo, un classico, “Didattica e docimologia, misurazione e valutazione nella scuola”, del compianto Mario Gattullo? E’ un volume del 1967. Ma gli amici dell’Invalsi lo hanno imparato… ammmemoriaaa!!! E c’è anche il “Manuale della valutazione”, del 1984, di Benedetto Vertecchi. Lo so! Sono testi datati – anche la Commedia dantesca è datata, ma… – ma sempre attuali… per chi in materia di valutazione non sa nulla e si affida alle consuetudini sopra ricordate: quattro e mezzo, cinque più e così via! Lezione, compiti a casa, interrogazioni e compiti in classe!!!

Una routine che va assolutamente superata, ma… la difficoltà è enorme, perché è la stessa organizzazione delle surricordate tre C che condiziona e “determina” il lavoro degli insegnanti e… la noia degli alunni. Ed è chiaro che poi si domandano: a quando il prossimo sciopero? A quando l’occupazione? A quando l’autogestione? Ma al Miur problemi di questo genere se li pongono? Penso proprio di no, con una ministra che si compiace di mostrare come parla bene in inglese… Così va il mondo, diceva un Tale, ed è proprio così!

Eppure le eccezioni esistono, ma occorre intelligenza, iniziativa, coraggio. E queste sono le caratteristiche di un Salvatore Giuliano, dirigente scolastico dell’Istituto Superiore Majorana, di Brindisi. Ma io non voglio dire nulla. Vi affido solo il link per ricercarlo! http://www.majoranabrindisi.it/ Buona lettura! Comunque, Salvatore non è solo! Vi sono altri istituti in Italia che “producono” innovazioni, pur all’interno di una legislazione che è quella che è. Ricordo il “Pacioli” di Crema, il “Fermi” di Mantova, il “Volta” di Perugia, il “Savoia Benincasa” di Ancona, il “Marco Polo” di Bari. Ed altri che non so! In questi istituti dirigenti e docenti hanno sconvolto la didattica tradizionale! E vi sono insegnanti che… “non insegnano”! E si tratta di realtà attuate anche a norma vigente! Quindi – 107 sì o no – certe iniziative è possibile avviarle e portale a compimento!

Conversando con un mio ex alunno

Conversando con Massimo Palozza, mio ex alunno, oggi Prof!

di Maurizio Tiriticco

Hai ragione, Massimo! Ricordi chiaramente come io insegnavo… o meglio…non “insegnavo”, animavo, coinvolgevo! Sono convinto che un insegnante è anche un attore, o meglio lo dovrebbe essere! Come coinvolgi una trentina di ragazzotti/e che hanno mille dei loro problemi adolescenziali – difficoltà con la famiglia, amori non corrisposti, e mille altri – se non riuscendo, per quell’ora della cosiddetta lezione, a interessarli a un qualcosa di cui, ovviamente, a loro… nun gliene frega gnente, come diciamo a Roma? Drammatizzare la lezione: questo è il segreto! O meglio non fare la solita lezione, parafrasando il libro di testo, magari chiedendo loro anche di prendere appunti… Ebbene! Nulla di più scorretto!!!

Un grande insegnamento mi venne in quegli anni lontani dal Mistero Buffo di Dario Fo. Quei testi medioevali autentici che, se letti, sarebbero stati incomprensibili e di una noia mortale, drammatizzati, invece, avvincevano! Quindi, mai stare in cattedra! Muoversi, muoversi, parlare con gli occhi anche e con il viso intero, e con le mani anche e con tutto il corpo. Certamente con il canto del Conte Ugolino la “cosa” sembrerebbe facile, ma… Sfido tutti i colleghi di lettere a proporre il canto secondo del Paradiso! La causa delle macchie lunari! Uno dei canti più “difficili”… in effetti sembra di essere in un’aula Scolastica del lontano Medioevo! Si pensava che ogni fenomeno naturale e/o celeste fosse spiegabile con il solo e semplice uso della ragione. E la spiegazione che allora si dava delle macchie lunari era quella che più cretina non poteva essere… Queste dipendono – lo sostiene Beatrice e semplifico – dalle diverse influenze esercitate dagli altri pianeti! Eppure Dante è un grande poeta ed io lo amo!!! Ma Aristotele è Aristotele e la Scolastica è la Scolastica. Tutti i fenomeni dell’universo erano… facilmente spiegabili!!! La Bibbia e Aristotele contengono la Verità. E ne erano convinti!!! Eppure qualcuno mette in dubbio l’esistenza del secoli bui! Mah!

Che fatica dovette fare il buon Galileo quando osò proporre il metodo sperimentale, e se la vide proprio brutta con il Cardinal Bellarmino. O tempora o mores, quando la Chiesa e i suoi pontefici dettavano legge e detenevano la Verità!!! E i roghi si sprecavano! Erano gli spettacoli della domenica! Tutti in piazza a vedere come cuoce un certo Bruno! Che bello che bello che bello! Copio dal web: “L’8 febbraio 1600, al cospetto dei cardinali inquisitori e dei consultori, Bruno è costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna al rogo; terminata la lettura della sentenza, Bruno si alza e ai giudici indirizza la storica frase: «Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam», (Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla). Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua in giova – serrata da una morsa perché non potesse urlare – viene condotto in piazza Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere”.

Ovviamente è raro che un insegnante si cimenti con quel canto secondo del Paradiso… eppure… se si riesce a ricreare l’atmosfera di quel mondo a noi lontano in cui, aristotelicamente, tutto si risolveva ragionando, i conti tornano. Il metodo sperimentale era lontano mille miglia da quel mondo. Bastava un semplice ragionamento (per tutto il Paradiso Dante fa la parte del cretinetti e Beatrice quella della professoressa Sottutto) e la Verità, con la V maiuscola eccola lì, bella scodellata!

Eppure Dante è Dante e il suo poema avvince! Però, non al liceo! Che brutti ricordi! Il Prof. leggeva e parafrasava! Dante l’ho “scoperto dopo”, quando ai concorsi a cattedre si doveva “portare” per intero la Divina Commedia. Ebbene, riletta per intero a casa, nel mio studio, con più note a disposizione, posso dire di avere scoperto Dante e la sua grandezza per la prima volta. E questo entusiasmo per Dante non so se sono riuscito a trasferirlo poi nelle mie attività di insegnante!

Per certi versi non credo! Avere a fare con il Paradiso in una quinta classe di un istituto tecnico di Roma negli anni della contestazione – ed anch’io contestavo – era difficile far passare la lezione di Dante. Quando i miei studenti – ed io stesso – si dovevano misurare con i fascisti! Ed è difficile leggere il Paradiso quando non sai che cosa succederà alla fine delle lezioni! Ma quegli anni sono passati ed oggi c’è tutto il tempo per “godere” della Commedia! Purché la si sappia proporre!

“Basta compiti, dopo scuola si deve giocare”: la giustificazione di una mamma di Milano fa discutere

da la Repubblica

“Basta compiti, dopo scuola si deve giocare”: la giustificazione di una mamma di Milano fa discutere

Lo ha scritto sul diario della figlia e pubblicato anche su Facebook: “Dopo otto ore sui banchi, mia figlia ha dedicato il tempo libero ad attività ricreative e sport”. Divisi gli utenti: “Diseducativo”. “No, giusto così”. Un mese fa il caso del papà di Varese sull’estate senza studio

Luca De Vito

Una lettera di risposta sul diario della figlia e uno sfogo su Facebook che sta già creando dibattito. “Gentili maestre, Mariasole non ha potuto studiare storia perché dopo 8 ore di scuola, dalle 17 alle 19.30 ha dedicato il suo tempo libero restante ad attività ricreative e sportive”. Così una mamma milanese, Anna Santoiemma, ha giustificato con i docenti della scuola elementare della figlia il fatto che non avesse fatto i compiti.

Torna così a far discutere il tema del troppo carico di lavoro per casa per i piccoli studenti, tema sentito da molti genitori così come quello dei compiti delle vacanze. A quest’ultimo capitolo era dedicata la lettera del papà di Varese che aveva scritto ai prof spiegando perché il figlio non aveva svolto i compti estivi: “Voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura. Io solo tre per insegnargli a vivereLa mamma di Milano su Facebook ha pubblicato la foto della pagina del diario della figlia in cui compare la giusticazione e nel post ha scritto anche: “Basta compiti e basta torturare questi bambini dopo che passano otto ore seduti sui banchi”.

Non tutti però, tra i commenti, si dichiarano d’accordo. Sergio Ghittoni, ad esempio, scrive: “A mio figlio non permetterei di non fare i compiti. Mi sembrerebbe di dargli un insegnamento negativo. Anche a me i compiti non piacciono e vorrei che la scuola trovasse il modo di ridurli al massimo, se non di eliminarli del tutto. Ma andrei a parlare con i professori o i maestri e chiederei loro di prendere coscienza del problema, non metterei mio figlio in rotta di collisione con la scuola”.

Non manca però chi solidarizza con Santoiemma, come Erika Guio: “Concordo, dopo otto ore di scuola piena, i bambini hanno tutto il diritto a fare ben altro, come ad esempio giocare”.

Troppi 100 e lode al Sud: il ministero taglia il bonus per i cervelloni della maturità

da la Repubblica

Troppi 100 e lode al Sud: il ministero taglia il bonus per i cervelloni della maturità

premio per i ragazzi che hanno condotto esami impeccabili e per una carriera scolastica con voti altissimi decurtato di quasi un quinto rispetto all’anno precedente e di oltre un quarto rispetto alla dotazione iniziale. Ora è di 370 euro

Salvo Intravaia

TROPPI 100 e lode al Sud e il ministero taglia il bonus per i cervelloni della maturità. Sarà soltanto una coincidenza, ma dopo la polemica della scorsa estate sugli esiti degli esami di stato della secondaria, il premio a favore dei super bravi scende a 370 euro, il valore più basso da quando venne istituito. E non mancano le proteste delle organizzazioni studentesche che domani scendono in piazza contro la Buona scuola. Qualche giorno fa, il Miur ha pubblicato la circolare che fissa la quota a favore degli studenti che la scorsa estate si sono diplomati con il massimo dei voti. Un po’ a sorpresa, il premio per i ragazzi che hanno condotto esami impeccabili – 15 quindicesimi in tutti e tre gli scritti e 30 trentesimi all’orale – e per una carriera scolastica all’insegna di voti altissimi (media finale tra il 9 e il 10), per il 2015/2016, è stato decurtato di quasi un quinto rispetto all’anno precedente e di oltre un quarto rispetto alla dotazione iniziale.

Il premio per i big della maturità è stato istituito nel 2007 dall’allora ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, in occasione di alcune modifiche apportate all’esame finale introdotto dieci anni prima dal collega Luigi Berlinguer: 500 euro dapprima in denaro e successivamente da spendere per l’accesso a biblioteche, musei, luoghi di cultura o viaggi di istruzione ed altro. Cifra che fino all’anno scolastico 2012/2013 rimase di 500 euro. Ma che l’anno dopo subì un taglio del 10 per cento: 450 euro a cervellone. Per arrivare a 370 euro quest’anno. Lo scorso mese di luglio viale Trastevere pubblicò i risultati dell’ultima maturità mettendo in evidenza che su 5.133 diplomati con 100 e lode oltre metà – 2.790, pari al 54 per cento del totale – ha sostenuto gli esami in una regione meridionale. Con record per la Puglia che da sola vanta ben 934 fenomeni, pari a quasi tutti – 1.282 in tutto – quelli delle regioni settentrionali.

Un dato che, secondo coloro che sostengono che al Sud i professori sarebbero di manica molto larga nell’attribuire i voti, è anomalo. Anche perché i risultati dei test Invalsi – che per le scuole superiori vengono somministrati alle seconde classi – collocano gli studenti meridionali nelle posizioni di retrovia. Per Francesca Picci, dell’Unione degli studenti è ora di dire basta col premio a favore dei cervelloni. “Si stanno investendo 2,3 milioni di euro – spiega la studentessa – su un progetto che, oltre ad essere paradossale in un paese in cui non vi è una legge nazionale sul diritto allo studio, accentua fino all’inverosimile disuguaglianze e classificazione sociale. Si promuove, ancora una volta, la concezione elitaria della cultura- competizione e la meritocrazia che intacca la possibilità di ogni singolo studente di accedere all’istruzione a prescindere dalle condizioni di partenza”.

A stretto giro la replica del Miur: “La diminuzione del bonus destinato ai ragazzi con 100 e lode – dice il ministero – è legato ad un vero e proprio boom di votazioni massime che si è registrato all’ultimo esame in tutto il Paese. Non solo al sud. Le lodi sono state infatti 5.200 quest’anno contro le 3.200 del 2015. Le risorse destinate ai 100 e lode sono passate da circa 1.4 mln del 2015 a 1.9 per quest’anno. Sono dunque aumentate. Ma l’incremento, che viene inserito in un capitolo di bilancio stanziato molto prima degli esami, non è bastato a coprire il forte aumento di lodi di quest’anno”

A governare le scuole ancora i decreti delegati di 42 anni fa, un ddl per svecchiare

da La Tecnica della Scuola

A governare le scuole ancora i decreti delegati di 42 anni fa, un ddl per svecchiare

Per governare la scuola, oggi utilizziamo i decreti delegati del 1974: non è giunta l’ora di svecchiare quelle norme?

Ne sono convinti l’Anquap, Associazione Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche, e l’on. Elena Centemero, responsabile Scuola Forza Italia e prima firmataria di una nuova proposta di legge sull’argomento, che ha riassunto l’esigenza in un nuovo testo.

Del resto, quella di rinnovare le norme che regolano i vati consigli scolastici – di classe, il collegio dei docenti e il consiglio d’Istituto – è un’esigenza comune, di cui si parla da diversi anni.

A tal fine, nei giorni scorsi Giorgio Germani, Presidente di Anquap, l`Associazione Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche, ha incontrato Elena Centemero per individuare le priorità da affrontare.
“Gli attuali decreti delegati – ha spiegato Germani – risultano del tutto incoerenti con l’esercizio delle funzioni dirigenziali poste in capo al Dirigente Scolastico, coadiuvato dal Direttore SGA. Urge intervenire anche per corrispondere ad una sollecitazione del Consiglio di Stato risalente al 2002”.

“La proposta di legge d’iniziativa di Elena Centemero, di recente assegnata alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, “ha il pregio di riproporre il tema all’attenzione del Parlamento, sostiene il leader del sindacato dei quadri.

“In generale il contenuto della proposta di legge presenta significative novità che vanno nella direzione di rispettare il principio di distinzione tra funzioni di indirizzo e governo e funzioni di gestione, ed anche di semplificazione della composizione e del funzionamento del Consiglio dell’istituzione scolastica. Di ‘pregio’ l’ipotesi che prevede lo Statuto per ogni scuola ed anche quella di un Consiglio Nazionale delle Autonomie Scolastiche”, ha concluso il presidente di Anquap.

Elena Centemero ha dichiarato di condividere nella sostanza gli interventi proposti. Su alcuni di questi temi, come il reclutamento del personale ATA e segnatamente dei Direttori SGA, ha ipotizzato che possano essere inseriti nella Legge di Stabilità 2017.

Anno di prova: Le regole restano quelle decretate nel 2015

da La Tecnica della Scuola

Anno di prova: Le regole restano quelle decretate nel 2015

Anche in questo anno scolastico ci saranno diversi docenti, che a diverso titolo, dovranno sostenere l’anno di prova.

Tra coloro che dovranno sostenere l’anno di prova ci sono i neoassunti dal primo settembre 2016, i docenti che hanno ottenuto, per la prima volta, il passaggio di ruolo con la mobilità, e ci sono anche i docenti che avendo chiesto differimento o avendo insegnato in altre classi di concorso non affini con quelle di titolarità, si trovano a fare l’anno di prova nel 2016/2017.

Spieghiamo quali sono le norme di riferimento per l’anno di prova. In primis c’è il comma 118 dell’art.1 della legge 107/2015, in cui è scritto che il MIURcon un decreto individua gli obiettivi, le modalità di valutazione del grado di raggiungimento degli stessi, le attività formative e i criteri per la valutazione del personale  docente ed educativo in periodo di formazione e di prova.

Infatti per il periodo di formazione e di prova le regole restano quelle fissate dal decreto ministeriale 850/2015. Al comma 4 dell’art.1 di questo DM è scritto che le attività di formazione sono finalizzate a consolidare le competenze previste dal profilo docente e gli standard professionali richiesti. Dette attività comportano un impegno complessivo pari ad almeno 50 ore, aggiuntive rispetto agli ordinari impegni di servizio e alla partecipazione alle attività di formazione di cui all’articolo 1, comma 124 della Legge, e rivestono carattere di obbligatorietà.

È importante ricordare che al comma 1 art.3 del DM. 850 del 25 ottobre 2015 è specificato che il superamento del periodo di formazione e prova è subordinato allo svolgimento del servizio effettivamente prestato per almeno centottanta giorni nel corso dell’anno scolastico, di cui almeno centoventi per le attività didattiche.

Sono computabili nei centottanta giorni tutte le attività connesse al servizio scolastico, ivi compresi i periodi di sospensione delle lezioni e delle attività didattiche, gli esami e gli scrutini ed ogni altro impegno di servizio, ad esclusione dei giorni di congedo ordinario e straordinario e di aspettativa a qualunque titolo fruiti.

Sono compresi nei centoventi giorni di attività didattiche sia i giorni effettivi di insegnamento sia i giorni impiegati presso la sede di servizio per ogni altra attività preordinata al migliore svolgimento dell’azione didattica, ivi comprese quelle valutative, progettuali, formative e collegiali.

Cari studenti, nessuno vi sfrutta ma i problemi sui trasferimenti dei prof li avete pagati voi

da La Tecnica della Scuola

Cari studenti, nessuno vi sfrutta ma i problemi sui trasferimenti dei prof li avete pagati voi

“A questo serve l’alternanza scuola lavoro: capire sul campo se il lavoro che sognate oggi, può davvero piacervi”.

Lo scrive Francesca Puglisi, responsabile Scuola, Università e Ricerca del Pd, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, nel giorno delle prime manifestazioni studentesche contro la Legge 107/15 e per rivendicare più fondi per il diritto allo studio.

“Cari studenti e studentesse – scrive Puglisi – il Governo Renzi ha offerto alla scuola, dopo molti anni di tagli molte risorse e opportunità con un unico obiettivo, quello di accompagnare tutti voi al successo formativo e scolastico. In una parola desideriamo che possiate trovare a scuola, la strada per la vostra vita”.

E ancora: “apprendere da subito a lavorare in gruppo e a capire il rispetto delle regole. Non è certo l’intento di imprese e istituzioni ‘sfruttare il lavoro dei sedicenni’ come avete urlato oggi nelle piazze. La Corte dei Conti lo ha certificato”.

“C’è stata – continua Francesca Puglisi – una vera sterzata negli investimenti prima di tutto per la sicurezza delle scuole e oltre al piano di 3 miliardi e 700 milioni già in atto c’è la sottrazione dai vincoli del patto di stabilità degli investimenti che faranno gli enti locali. Gli oltre 150.000 insegnanti assunti sono il più grande piano di assunzioni mai realizzato dallo Stato negli ultimi 20 anni”.

Puglisi ammette anche che “non c’è dubbio: l’inizio di questo anno scolastico ha presentato notevoli difficoltà a causa della mobilità straordinaria degli insegnanti. Lo abbiamo fatto per cercare di avvicinare gli insegnanti alle loro famiglie, ma le conseguenze le avete pagate voi ragazzi. Continueremo a lavorare duramente, perché i disagi vengano superati al più presto e perché questo non si ripeta il prossimo anno”.

“Consapevoli che l’Italia cambia, se cambia la scuola, rimettendo in moto l’ascensore sociale, offrendo opportunità di scoperta, creatività e conoscenza a chi ne ha meno, abbiamo bisogno della vostra partecipazione per cambiare il nostro Paese. Io per esempio al Senato della Repubblica ho votato l’abolizione del mio scranno per dare il buon esempio, per permettere ai giovani di avere un paese con meno politici, ma con più opportunità per il loro futuro!”.

 

Maturità, il quizzone verso il tramonto: al suo posto la certificazione delle competenze?

da La Tecnica della Scuola

Maturità, il quizzone verso il tramonto: al suo posto la certificazione delle competenze?

“Il quizzone, l’unica delle tre prove non disciplinare, andrebbe sostituito magari con la certificazione delle competenze”.

Una certificazione “ottenuta con gli Invalsi eseguiti dalle elementari fino al liceo”. L’annuncio arriva, tramite un’intervista al settimanale “Gente”, in edicola da sabato 8 ottobre, direttamente dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

La discussa terza prova scritta, incentrata su test vari sulle discipline non affrontate in occasione delle prime due prove, sempre scritte, potrebbe quindi essersi avviato sulla via del tramonto. Resta da capire se si farà in tempo già nel 2017. È più probabile, comunque, che un eventuale avvicendamento, a favore della certificazione delle competenze, si realizzi solo dall’anno scolastico 2017/18.

Sempre al settimanale, il ministro ha accennato anche le intenzioni del Miur sulla riforma dall’esame di scuola secondaria di primo grado, la cosiddetta licenza media, senza però entrere nel meroto. “Quello delle medie è una specie di candidatura al Nobel, ci sono cinque prove scritte, una batteria di professori che interroga. Va modernizzato”. Novità in arrivo, quindi, pure su questo versante di Esami di Stato, affrontati ogni anno da circa 550mila alunni.

Formazione obbligatoria, Giannini: i docenti tornino a scuola, basta col modello io spiego voi ascoltate

da La Tecnica della Scuola

Formazione obbligatoria, Giannini: i docenti tornino a scuola, basta col modello io spiego voi ascoltate

“Ancora troppi docenti applicano il vecchio modello di insegnamento: io sto in cattedra, spiego e voi ascoltate”.

Ecco perché, a partire da dicembre, gradualmente, “tutti i 750 mila insegnanti torneranno sui banchi di scuola”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, in un’intervista alla rivista “Gente”, parlando dei motivi che hanno portato Miur e Governo a realizzare il corposo piano nazionale di formazione obbligatoria, presentato lunedì scorso a Viale Trastevere e illustrato alla Tecnica della Scuola direttamente dal ministro.

Il responsabile del Miur ritiene che “gli studenti di oggi, nati tra computer e smartphone, non si accontentano più”.

Questo significa che “i professori dovranno allora partecipare ai corsi di formazione che si terranno in ogni istituto e approfondire indispensabili temi e materie come il digitale e la lingua inglese“.

Ricordiamo che il piano prevede un investimento di 325 milioni di euro per la formazione in servizio degli insegnanti, che diventa obbligatoria e permanente come previsto dalla legge Buona Scuola. A queste risorse si aggiungono gli 1,1 miliardi della Carta del docenteper un totale di 1,4 miliardi stanziati nel periodo 2016/2019 per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale del corpo insegnante. Saranno coinvolti nel Piano di formazione tutti i docenti di ruolo, per un totale di circa 750.000, e sono previste azioni formative per tutto il personale scolastico.

Saranno nove le priorità tematiche: dal digitale, alle lingue, dall’alternanza scuola lavoro all’inclusione, alla prevenzione del disagio giovanile, all’autonomia didattica.

L’intervista completa del ministro a “Gente”, sarà disponibile in edicola a partire da sabato 8 ottobre.

 

Borse di studio estero: Francia, Islanda, Israele, Argentina e Svizzera

da La Tecnica della Scuola

Borse di studio estero: Francia, Islanda, Israele, Argentina e Svizzera

Il Ministero Affari Esteri ha pubblicato sul proprio sito alcuni bandi per borse di studio per l’estero di prossima scadenza.

La prima data da ricordare è il 30 ottobre 2016: scadono infatti le borse di dottorato in cotutela  e le borse di mobilità per dottorandi messe a disposizione dalla Francia (la scadenza del 30 settembre è stata prorogata).

Seguono le borse di studio messe a disposizione da Israele per l’a.a. 2017/2018: la scadenza è il 21 novembre 2016.

Pochi giorni dopo, il 1° dicembre, scade il termine per partecipare al bando dell’Islanda.

Il 2 dicembre è la volta dell’Argentina, con borse di studio riservate agli Italiani per l’a.a. 2016/2017 (Regolamento di partecipazione e Formulario di iscrizione).

Infine, segnaliamo le borse di studio federali e cantonali per cittadini italiani a.a. 2017-2018 messe a disposizione dalla Svizzera.

Studenti contro le riforme: costituzionale e 107. Tafferugli

da La Tecnica della Scuola

Studenti contro le riforme: costituzionale e 107. Tafferugli

A Roma, appena la testa del corteo è partita, un gruppo di manifestanti si è staccato dal resto del gruppo, ma è stato immediatamente bloccato dalla polizia.

Sono intervenuti gli agenti in tenuta antisommossa, ci sono stati tafferugli, calci e spintoni. I tafferugli sono scoppiati perché uno spezzone del coordinamento autorganizzato, i cosiddetti ‘autonomi’, si è staccato con l’intenzione di raggiungere Palazzo Chigi. Ma è stato immediatamente bloccato dalle forze dell’ordine. Momenti di tensione anche quando un ragazzo con il volto coperto da una bandana è stato identificato dalla polizia.

“Nell’occasione sono stati fermati”, dice una nota della Questura, “2 minori che saranno affidati ai genitori, mentre altri 4 studenti sono stati identificati per le sanzioni previste dalla norma. Inoltre a seguito di perquisizione su un camioncino sono stati sequestrati 10 scudi in plexiglass”.

Il corteo degli studenti a Roma si è concluso, come previsto, davanti al Miur. I manifestanti, tra cui Unione degli studenti, Unione degli universitari e Rete della conoscenza, si sono dati appuntamento per il 29 ottobre con iniziative in tutta Italia contro le riforme del governo Renzi e per iniziare la campagna per il No al referendum.

“Lanceremo un grande No costituzionale” dicono dall’Uds.

A Milano alcune migliaia di persone sono partite attorno alle 10 da largo Cairoli, per il corteo degli studenti organizzato contro il governo Renzi e la riforma “Buona scuola”. Alla manifestazione partecipano studenti dei licei milanesi ma anche militanti dei centri sociali e sigle sindacali e della Fronte della gioventù comunista. Il punto di arrivo è stato in via Ravizza.

Durante la manifestazione ci sono stati tensione, spinte e qualche schiaffo tra un gruppo di circa 50 anarchici e i militanti del centro sociale Zam e Lambretta. Gli anarchici hanno provato a entrare nel corteo ma i centri sociali li hanno respinti creando un vero servizio d’ordine per tenere uno spazio di sicurezza con la coda degli studenti. I due gruppi si sono fronteggiati alla partenza e all’altezza di via Mazzini ma non si registrano feriti. La situazione si è stabilizzata e il corteo è andato avanti: davanti al consolato turco è stato esposto uno striscione pro Kurdistan.

Gli studenti italiani hanno manifestato in oltre 100 piazze italiane contro il referendum costituzionale, dichiara Martina Carpani, coordinatrice nazionale Rete della Conoscenza, “perchè rifiutiamo le scelte accentratrici del governo e dichiariamo il nostro NO alla riforma costituzionale. Con un calo del 40% dei contratti di lavoro a tempo indeterminato, oltre 4 milioni di persone in povertà assoluta, oltre 100mila persone che nell’ultimo anno hanno abbandonato l’italia, è evidente il fallimento delle politiche del Governo che ha risposto agli interessi dei pochi e non dei nostri. Siamo la generazione più povera rispetto ai propri genitori dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Basta con la retorica del cambiamento vs conservazione. Renzi non ha cambiato nulla e non risponde affatto agli interessi dei giovani che dice di voler rappresentare. Lo dicono le statistiche, non i gufi. E’ arrivato il momento di tornare a decidere dal basso per i nostri interessi. Torneremo in piazza il 29 ottobre per l’inizio della campagna elettorale ed attraverseremo le strade ed i quartieri nelle prossime settimane per un NO popolare e diffuso.”

“Chi ha di più, decide di più. E’ sempre stato così nel nostro Paese”, afferma Francesca Picci, coordinatrice nazionale Unione degli Studenti. “Per questo oggi siamo in piazza per affermare che vogliamo tornare a decidere tanto nelle politiche che riguardano l’istruzione, portate avanti dal governo per deleghe in bianco, tanto nella visione di Paese che si porta avanti. Diciamo NO alla riforma costituzionale che permetterebbe al governo di cambiare con ancor più facilità le nostre scuole, devastare ancor più velocemente i nostri territori, rendere ancora più precarie le nostre vite. Non siamo troll, come dice Renzi, ma studenti con coscienza critica ed una precisa idea di cambiamento – dentro e fuori dalle scuole – opposta agli interessi dei soliti noti che il Governo promuove. Vogliamo un nuovo statuto delle studentesse e degli studenti, una scuola che non insegni lo sfruttamento fin dai banchi ed un Paese che non strumentalizzi i nostri sogni di futuro per gli spot elettorali, ma li promuova davvero”.

“Anche gli universitari sono oggi in piazza per il diritto allo studio e la democrazia” – dichiara Andrea Torti, Coordinatore Nazionale di Link – Coordinamento universitario – Perchè pensiamo che garantire l’accesso universale alla formazione universitaria significhi riaprire spazi di democrazia nel nostro Paese, contro la continua esclusione sociale e politica alla quale negli anni siamo stati relegati”.

Manifestazioni si registrano tra le varie città a Roma, Bologna, Trieste, Torino, Asti, Milano, Varese, Cagliari, Bari, Lecce, Taranto, Brindisi, Napoli, Catania, Messina, Pisa e Siena.

Studenti in piazza in tutta Italia contro la politica scolastica del governo

da tuttoscuola.com

Studenti in piazza in tutta Italia contro la politica scolastica del governo

E’ partito, con tensioni in alcune città, l’autunno caldo della scuola con la giornata nazionale di protesta degli studenti contro la Buona scuola del governo Renzi. Sit-in, cortei e manifestazioni nelle principali città italiane, da Milano a Napoli, da Bologna a Roma fino a Palermo.

Di questi tempi, tutti gli anni, c’è una comprensibile e tradizionale voce degli studenti. Non mi pare che ci siano obiettivi precisi, mi sembra che sia una richiesta di attenzione”, commenta il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, “questo governo si e’ occupato della scuola fin da subito: il dialogo con gli studenti è sempre aperto”. Nella Capitale un migliaio di studenti ha marciato verso il ministero dell’Istruzione e dell’Università in viale Trastevere insieme con varie sigle sindacali, Link, esponenti del movimento per la casa, i No tav, il movimento per la tutele dei migranti. Il corteo era partito con un piccolo tafferuglio: i dimostranti hanno cercato di deviare dal percorso previsto, ma le forze dell’ordine li hanno rimessi sull’itinerario convenuto. Due minorenni sono stati fermati e altri quattro ragazzi identificati.

A Torino lancio di vernice e scritte contro il governo Renzi sulla sede del Pd di San Salvario a Torino e uova contro la sede dell’Ufficio regionale scolastico in Corso Vittorio Emanuele. la manifestazione degli studenti ha registrato attimi di tensione quando il corteo di circa 500 giovani, si e’ fermato sotto la sede dell’Ufficio regionale scolastico lanciando uova. A Milano gli studenti sono scesi per le strade e Parco Ravizza, punto finale della manifestazione, ha ospitato alcune iniziative sociali e gli interventi. A Bologna due cortei nel centro città e traffico e’ in tilt, da un lato gli studenti del Cas (collettivo autonomo studentesco) e dall’altro la manifestazione promossa dagli studenti medi con l’adesione di Udu (Unione degli universitari).

Musica ad alto volume, cori da stadio e slogan contro il premier Matteo Renzi a Napoli. Oltre 5000 studenti a Palermo “contro ogni forma di sfruttamento, contro l’alternanza scuola-lavoro, contro i presidi manager, contro l’aziendalizzazione e la privatizzazione delle scuole, contro lo smantellamento di esse“. A Bari diverse centinaia di studenti hanno sfilato e molti indossavano una maschera da scimmia dietro uno striscione che annuncia “l’evoluzione sta partendo”.

A Firenze alcuni manifestanti hanno cercato di entrare nel liceo Galilei, in pieno centro, sfondando il portone. Sono stati respinti dalla polizia e alcuni giovani sono rimasti contusi. “Ora decidiamo noi” è lo slogan sullo striscione che ha aperto la manifestazione di studenti universitari e delle superiori a Cagliari per chiedere “più diritti e più democrazia”.

I prof tornano a scuola? Parola al Ministro Giannini

da tuttoscuola.com

I prof tornano a scuola? Parola al Ministro Giannini

I prof dovranno tornare a scuola, per imparare come fare la scuola! Tutti i 750 mila insegnanti torneranno sui banchi? Ancora troppi docenti applicano il vecchio modello di insegnamento, basato sulla logica della didattica frontale.

Gli studenti di oggi, nati tra computer e smartphone, non si accontentano più. I professori dovranno allora partecipare ai corsi di formazione che si terranno in ogni istituto e approfondire indispensabili temi e materie come il digitale e la lingua inglese”: lo annuncia in un’intervista il ministro dell’Istruzione Stefania  Giannini.

Il ministro parla anche della riforma degli esami: “Quello delle medie e’ una specie di candidatura al Nobel, ci sono cinque prove scritte, una batteria di professori che interroga. Va modernizzato. La  maturità? Il quizzone, l’unica delle tre prove non disciplinare, andrebbe sostituito magari con la certificazione delle competenze, ottenuta con gli Invalsi eseguiti dalle elementari fino al liceo”.

Infine, dei tanti appelli a eliminare i compiti a casa dice: “Credo che siano gli insegnanti più insicuri ad assegnare un carico eccessivo di lavoro a casa. Io però posso intervenire sul modello, non sulla misura”.

Panino da casa? per 54% operatori sanitari rischi salute

da tuttoscuola.com

Panino da casa? per 54% operatori sanitari rischi salute
Sondaggio della Società italiana di igiene

Panino a scuola, il 54% degli operatori sanitari lo ritiene un fenomeno da contrastare per possibili problemi igienico-sanitari, nutrizionali e per le ricadute educative; viceversa, il 23% lo ritiene un sistema innovativo da incoraggiare, ma con opportune linee-guida per le famiglie; il 22% una modalità da gestire con opportuni accorgimenti a tutela degli alunni.

“La mensa scolastica sostituita con il pasto portato da casa sconfessa linee guida internazionali e documenti ministeriali”, commenta il presidente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), Carlo Signorelli.

La società scientifica ha effettuato un sondaggio su circa 200 operatori di sanità pubblica italiani, dopo la sentenza della Corte di Appello del Tribunale di Torino che consente di consumare cibo portato da casa in alternativa a quello distribuito nelle mense scolastiche.

Per Signorelli, questa possibilità “introduce seri rischi di natura igienico-sanitaria, ma soprattutto nutrizionale rispetto al fenomeno della malnutrizione, del sovrappeso e dell’obesità infantile che è uno dei maggiori problemi sanitari del nostro Paese”.