Manovra: per il rinnovo dei contratti per i comparti della conoscenza, risorse insufficienti

Manovra: per il rinnovo dei contratti per i comparti della conoscenza, risorse insufficienti. Sarà mobilitazione

Negli annunci relativi alla manovra finanziaria per il 2017 mancano risorse sufficienti per rinnovare i contratti dei lavoratori pubblici e di quelli della conoscenza, in attesa da troppi anni del rinnovo del contratto nazionale. Non ci sono nemmeno interventi per superare la legge Brunetta che limita la contrattazione decentrata. Rammentiamo al premier, al ministro dell’economia e alla maggioranza parlamentare che va soddisfatto quanto impone la sentenza della Corte Costituzionale sul rinnovo dei contratti pubblici, senza ulteriori perdite di tempo. Il contratto, e il suo rinnovo, sono un diritto per tutti i lavoratori e le lavoratrici di tutto il settore pubblico e della conoscenza in particolare. È inevitabile una forte e immediata mobilitazione dei lavoratori di tutti i comparti pubblici per conquistare il rinnovo dei contratti valorizzando le professionalità in tutti i comparti della conoscenza.

Conversando con Franco De Anna

Conversando con Franco De Anna, l’“amico critico”!!!

di Maurizio Tiriticco

 

Caro Franco! Ma perché credi che io, come un beota inguaribilmente ottimista, non veda errori nel nostro passato? Ma come non vedo errori! Se leggi il mio BALILLA MOSCHETTIERE che Tullio De Mauro è stato così caro da introdurre, vedrai che tutta la mia adolescenza è stata funestata dal credere obbedire combattere… con tutto quel che seguì!. Ma lo aveva detto il Duce! E aveva anche detto: “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi”. “Romperemo le reni alla Grecia. Ci riprenderemo il Mare Nostrum”. E quante canzoni accompagnavano le sue frequenti esternazioni dal balcone di Piazza Venezia! “Temprata da mille passioni, la voce d’Italia squillò. Centurie, coorti e legioni in piedi che l’ora suonò”. “Sole che sorgi libero e giocondo, sui colli nostri i tuoi cavalli doma. Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”. E il prof di latino ci disse che era la traduzione di un certo Orazio – non il marito di Clarabella – grande poeta latino, che aveva scritto il Carmen saeculare, in cui così si leggeva:! Alme Sol possis nihil Urbe Roma visere maius”.

E poi è venuta – ma non per caso – la guerra! E il Duce il 10 giugno del 1940, dallo storico balcone di Piazza Venezia così esordì tra gli applausi della folla… ed anche i miei!!!

“Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania. Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano. Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue Stati. La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l’Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l’Europa; ma tutto fu vano. Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l’eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate. Bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell’anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.

“Ormai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi e i sacrifici di una guerra, gli è che l’onore, gli interessi,l’avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. Noi impugnammo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l’accesso all’Oceano. Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione. È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra. È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto. È la lotta tra due secoli e due idee. Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l’Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate”.

Per la miseria, dicevo io, balilla moschettiere convinto. Qui occorre menar le mani! E tutti i Balilla Moschettieri sono più che pronti!!! Sempre temprati! Quanti Balilla, sempre in divisa, impeccabili, salvavano le contadine dalle aquile, o le lavandaie che erano cadute nel fiume. A scuola, il sabato fascista (facevamo il verso al sabato inglese) noi sempre in divisa! E gli insegnanti in orbace!! E nelle date apposte ai compiti a casa e in aula doveva sempre apparire l’anno progressivo dell’Italia fascista. Siamo arrivati, se non erro, fino al XXIIesimo, contando la RSI. Ed io, siccome scrivevo bene, partecipavo sempre ai Littoriali e i miei temi finivano sempre così: “Il Duce al Poppolooo Itaglianooo ha detto Vincereee e noi… abbiamo fermamente risposto: Vinceremooo”! Quante terre dovevamo liberare! “Tunisi nostra, terra cielo e mar, Malta baluardo di romanità” “In piedi camicie nere, in piedi, fratelli Corsi”… Mica male… e “Romperemo le catene che ci soffocano sul nostro mare (Gibilterra e Suez, occupate da sempre dagli inglesi! Il popolo dei cinque pasti! Vergogna!!!) E c’era un giornalino, “Il Balilla”, che eravamo obbligati a comprare, ma che a me non piaceva! Ero matto per il Corriere dei Piccoli, Topolino, L’Avventuroso, con Gordon, Cino e Franco, l’Uomo Mascherato.

E poi c’erano le “canzoni del tempo di guerra”… sempre alla radio prima del giornale radio delle 20. Eravamo abituati da anni, fin dalla campagna d’Etiopia: “Faccetta nera, bella abissina, aspetta e spera che già l’ora si avvicina! Quando saremo vicino a te, noi ti daremo un altro Duce e un altro Re”. E, a seguire, quelle del ’40! “Battaglioni del Duce battaglioni, della morte creati per la vita, a primavera inizia la partita e i continenti fanno fiamme e fior!!! Per vincere ci vogliono i leoni di Mussolini armati di valor”. “Camerata Richard benvenuto, posa il sacco, si scivola, bada. C’è il nemico al di là della strada. Parla piano: già ci hanno veduto”…. “Tutti le sere sotto quel fanal, una volta ancora ti voglio salutar…”; “Caro papà, ti scrivo e la mia mano quasi mi trema, lo comprendi tu! Son tanti giorni che mi sei lontano e dove vivi non lo dici più”… “Ciao biondina, ci rivedremo…”, “Vincere vincere vincere, e vinceremo in cielo in terra in mare. E’ la parola d’ordine di una Suprema Volontà,..”, “Là nella notte nera nella fitta oscurità…”. E sul Balilla, un settimanale di una noia estrema: “Re Giorgetto d’Inghilterra, per paura della guerra, chiede aiuto e protezione al ministro Ciurcillone! E poi dopo l’8 settembre e la fondazione della Repubblica di Salò: “Allerta imboscati, che gli Emme son tornati, per voi! Sarete bastonati, da noi!”.

Comunque, a temperare quel clima bellicoso, c’erano il Corriere dei Piccoli, con Bibì e Bibò, il Sor Bonaventura, il Sor Pampurio e la servetta, Marmittone, il Dottor Seforsema. E c’era l’Avventuroso con i fumetti americani, Gordon e l’Uomo mascherato e l’agente X9, e Cino e Franco! E Topolino, che poi divenne Trottolino con disegnatori italiani. E a fianco, sempre e comunque le “Canzoni del tempo di guerra”. “Vincere…” “Salve o Re, Imperator! Nuova legge il Duce die’, al mondo e a Roma il nuovo Imper, fecondato dal lavor! Legionario orgoglio avrai del tuo Imper! Popolo fedel, col sangue lo creò; credere e obbedir, combattere saprà! Vittoriose leverà fulgide le insegna della Patria al Sol”.

E i Bollettini di guerra, sempre letti alla radio… il bello era che le nostre truppe si spostavamo sempre sulle posizioni precedentemente individuate, firmato: generale Ambrosio. Insomma, un misto di nostalgia, di consapevolezza, di presa per i fondelli… ma poi cominciammo a conoscere le sconfitte, quelle serie e i bombardamenti sulle nostre città.

Sorsero i primi interrogativi, poi le delusioni! Insomma dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943 fu un continuo di bombardamenti su tutte le nostre città, soprattutto Torino, Genova, Milano, Napoli. E il 19 luglio toccò a Roma! E noi, invece, avevamo sempre pensato che saremmo rimasti immuni, grazie al Papa!!! Invece! Centinaia di aerei americani bombardarono e distrussero lo scalo dei treni del quartiere San Lorenzo… e fecero circa tremila morti e undicimila feriti. Pio XII visitò le zone colpite, ben accetto dalla popolazione, ma, quando si presentò il rappresentate di re Pippetto (alias Vittorio Emanuele III), la folla lo prese a sassate!

E sui fronti… sconfitta dopo sconfitta, sempre edulcorata dai “bollettini di guerra”… Però, imparammo le prime note della Quinta di Bethoven e scoprimmo – ma il volume della radio era sempre basso basso, perché in ogni palazzo c’era il responsabile (della fede fascista, contro i disfattisti) – radio Londra con i commenti del Colonnello Stevens e i messaggi speciali per i partigiani… Maria canta male. La raganella non canta. A Mussolini fa male un Po. Ad Hitler fa male un Reno. Felice non è felice. E’ cessata la pioggia. La mia barba è bionda. La mucca non dà latte. Giacomone bacia Maometto. Le scarpe mi stanno strette… E così via!!!

Ed io potrei continuare all’infinito, ma… A me fanno male le dita. A Franco fanno male gli occhi. Ma, soprattutto, non vorrei averti annoiato! Un abbraccio forte!!! Maurizio

Trattativa ad oltranza su stabilizzazione di 25mila cattedre e incentivi all’alternanza

da Il Sole 24 Ore

Trattativa ad oltranza su stabilizzazione di 25mila cattedre e incentivi all’alternanza

di Claudio Tucci

È braccio di ferro tra il ministero dell’Istruzione e il ministero dell’Economia sulla stabilizzazione dei circa 25mila docenti dell’organico di fatto e sui finanziamenti aggiuntivi (215 milioni, solo all’inizio, per poi attestarsi, a regime, su oltre 400 milioni) per la copertura delle deleghe «Buona Scuola». A due giorni dal varo, in prima lettura, da parte del Consiglio dei ministri della legge di Bilancio si continua a trattare sulle richieste che il dicastero guidato da Stefania Giannini punta ad inserire nella manovra.

Il nodo organici
Il primo punto di attrito con i tecnici del Mef è la stabilizzazione dei 25mila posti, oggi coperti da supplenti, mentre da domani si punta a immettere in ruolo stabilmente. Qui il nodo è essenzialmente economico, con il Tesoro che giudica la richiesta molto onerosa (e la coperta è corta). Il superamento dell’organico di fatto, secondo il Miur, aiuterebbe anche a gestire meglio, il prossimo anno, le operazioni di mobilità e consentirebbe una ulteriore sforbiciata alle Gae. Di qui la richiesta del ministro Giannini di considerare “anche politica” la decisione finale. Molto probabilmente la questione sarà sciolta definitivamente dal premier, Matteo Renzi, a ridosso della riunione di sabato.

Copertura deleghe Buona Scuola
Altro terreno di attrito è la richiesta di 215 milioni di euro iniziali per la copertura delle deleghe Buona Scuola: qui al centro della discussione è essenzialmente la delega 0-6 anni, a cui peraltro il premier tiene molto (come dichiarato pubblicamente nelle scorse settimane). Anche su questo punto, il nodo è economico, e il Mef, al momento, alza il cartellino rosso. Si attendono sviluppi, che potrebbero arrivare nelle prossime ore.

In bilico gli incentivi alle assunzioni dopo l’alternanza
Attualmente è ancora in bilico la norma che aprirebbe a sgravi per le imprese che assumono studenti con alle spalle periodi di alternanza scuola-lavoro o tirocini curriculari. Le stime di costo, secondo i tecnici del governo, sono intorno ai 50 milioni di euro iniziali, ma secondo il Mef la misura rischierebbe di essere più gravosa per i conti pubblici. Si sta studiando una riformulazione che tenga conto dei possibili impatti economici.

Ok a Its e «student act»
Il semaforo è invece verde per il rafforzamento degli Its e per il pacchetto per università e ricerca, che dopo anni di tagli sarebbero premiate con fondi freschi a favore di studenti e ricercatori.

Bullismo e autismo a scuola, cosa fare per combattere il fenomeno

da Il Sole 24 Ore

Bullismo e autismo a scuola, cosa fare per combattere il fenomeno

di Maria Piera Ceci

Bullismo e autismo. Un binomio troppo spesso presente nelle nostre scuole. Il 60 per cento degli studenti che presenta disturbi dello spettro autistico subisce atti di bullismo. Cosa fare per prevenire questo fenomeno? Come possono affrontare il problema dirigenti scolastici, insegnanti ed operatori?

Il convegno
Si tratta di uno dei focus che verranno trattati oggi e domani a Rimini, al convegno “Autismi. Risposte per il presente, sfide per il futuro”, organizzato dal Centro studi Erickson e giunto quest’anno alla sua quinta edizione. In due giornate, oltre trenta tra i maggiori esperti nazionali e internazionali si confronteranno, proponendo suggerimenti pratici per aiutare le famiglie e indicazioni metodologiche per i professionisti che devono tenersi aggiornati e orientarsi tra la mole di studi disponibili.

Un tema che la scuola non può ignorare
«Nella scuola il problema non è la classe, perchè quando ci sono gli insegnanti non si verificano atti di bullismo. Il problema sono i corridoi, il giardino, l’autobus, il tragitto per andare a casa. È qui che spesso questi bambini vengono presi di mira dai bulli che li percepiscono come deboli e con delle incapacità», spiega Davide Moscone, psicologo, psicoterapeuta, presidente dell’associazione Spazio Asperger, e animatore di uno dei workshop previsti a Rimini. Un tema che la scuola non può ignorare, dal momento che il bullismo riduce drasticamente le possibilità di apprendimento e l’autostima del soggetto autistico e spesso è causa di abbandono scolastico, fino ai casi estremi di tentativi di suicidio.

I social hanno peggiorato la situazione
A peggiorare le cose ha contribuito l’ingresso prepotente dei social nelle relazioni fra studenti. In questi spazi l’ingenuità e la rigidità tipica delle persone con autismo si scontrano con una realtà che tende ad escludere e giudicare senza mediazioni.
«Il problema riguarda soprattutto i soggetti con autismo lieve, perchè i ragazzi che hanno ritardi cognitivi importanti, che ad esempio non parlano, vengono percepiti come disabili e non vengono “bullizzati”», spiega ancora Moscone. «Riguarda soprattutto gli studenti con sindrome di Asperger, che sono fondamentalmente intelligenti, con quozienti intellettivi nella media o superiori alla media, che sono in grado di parlare, ma che hanno difficoltà a decodificare messaggi non verbali. Non si rendono conto di attirare le antipatie degli altri e commettono degli errori sociali che fanno sì che gli altri li perseguitino».

La risposta
Cosa si può fare? «Intanto, bisogna fare in modo che non ci sia omertà, cioè bisogna stimolare i ragazzi, magari anche con dei premi, a denunciare, magari senza fare i nomi, o facendo i nomi ma garantendo loro una qualche protezione. Poi è importante creare nelle scuole degli spazi che siano controllati, “bull free”, una sorta di zona franca dove il ragazzo con disturbi dello spettro autistico che è perseguitato possa trovare rifugio. Infine bisogna educare alla diversità e a rispettare la diversità. Ci sono persone meno socialmente capaci, ma sono capaci in altre aree: nella musica, nella matematica, hanno una memoria eccellente. Qualità che non sono però, soprattutto nell’adolescenza, le più ricercate, come la capacità di fare gruppo, appartenere ad un gruppo, cosa molto difficile per i ragazzi con sindrome di Asperger».
Nell’ambito del convegno, organizzato in 2 sessioni plenarie e 27 workshop di approfondimento, oltre al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, si parlerà anche di affettività e sessualità delle persone con autismo, del problema del “dopo di noi”, cioè dell’affidamento e della cura del soggetto con autismo, una volta che i genitori non saranno più in grado di occuparsene.
Tra i relatori, Diana Robins, professore del Drexel Autism Institute di Philadelphia, che presenterà strumenti e programmi di intervento per identificare precocemente l’autismo.

La scuola che frana

da la Repubblica

La scuola che frana

Centodiciassette crolli in tre anni: senza tregua

MATTEO RENZI L’IMPEGNO
Ogni settimana andrò nelle scuole L’Italia diventa grande solo se investe nella scuola
Febbraio 2014, tre giorni dopo avere giurato come premier
ROMA. Negli ultimi tre anni, lo dice l’associazione Cittadinanzattiva esperta sulla questione, nelle scuole italiane ci sono stati 117 crolli con 18 feriti. Nessuno grave. Diciotto in Lombardia, dodici in Veneto, undici in Sicilia, dieci in Toscana. Nessuna area del paese è stata risparmiata.
CINQUE INCIDENTI DA SETTEMBRE
Solo nel primo mese dell’anno scolastico 2016-2017 le cronache raccontano di cinque crolli. L’ultimo a Nichelino, in provincia di Torino. Due giorni fa. È venuto giù il soffitto della scuola Rodari subito dopo la pausa pranzo: una bambina della IV A, otto anni, è stata ferita alla testa, altri due compagni sono stati sfiorati dai calcinacci. Lo scorso giugno lo stato di sicurezza dei soffitti era stato controllato: tutto a posto. Tre giorni fa, a Padova, elementare De Amicis, una maestra ha sentito scricchiolii in classe. Ha fatto evacuare e ha salvato i suoi ragazzi: una parte del soffitto in cartongesso è crollato. Il 30 settembre un incidente a Rho, superiore Alessandro Manzoni di via Pomè: ancora il soffitto. Il giorno prima alla scuola media Mameli in via Linneo, Milano, è crollata l’intera copertura della palestra: nella notte, per fortuna. A Roma, nel quartiere di Casal Monastero, i vigili del fuoco hanno evacuato una scuola inaugurata solo due anni fa, ottobre 2014. L’elementare Ghandi era «ad alto livello energetico e con dischi antisismici», diceva il capitolato firmato dall’azienda edile. La scorsa settimana una maestra si è accorta che una finestra non si chiudeva, il sopralluogo dei tecnici ha verificato che tutte le finestre erano a rischio crollo. Sei tra prime e seconde sono state spostate in un altro istituto, le quattro terze e quarte in un altro: 250 bimbi trasferiti in tutto.
BELLE A METÀ
Nelle aule dell’infanzia della scuola Don Bosco di Bari il progetto “Scuole belle” si è realizzato a metà. I ristrutturatori hanno ridipinto solo gli esterni, gli interni perdono pezzi e le maestre hanno dovuto rivestire le porte con fiori e carta colorata. Alla San Filippo Neri, vicino al Policlinico, la preside ha contestato il lavoro incompiuto. La dirigente della Corridoni ha spiegato in assemblea che i muri appena fatti hanno già perso smalto. Pareti tinteggiate fino ad altezza uomo e senza fissante. Ingressi rimessi a nuovo, a scelta, solo all’interno o solo all’esterno. Corridoi colorati meno di un anno fa e già scrostati. In Puglia sono state più di duemila le scuole beneficiate da “Scuole belle”.
SEI SU DIECI A RISCHIO
Il 60 per cento delle scuole italiane è stato costruito tra gli Anni 50 e 60, «con poca cura per i materiali e un abbondante uso di amianto », si legge in un rapporto della struttura di missione per l’edilizia scolastica insediata dal governo. La certificazione di agibilità è assente nel 94 per cento delle scuole calabresi e nella metà degli istituti di Lazio, Sicilia, Sardegna e Calabria.
(c.z.)

Contratti a termine e assunzioni dopo 36 mesi: ora tocca alla Cassazione dire la sua

da La Tecnica della Scuola

Contratti a termine e assunzioni dopo 36 mesi: ora tocca alla Cassazione dire la sua

Tanto si è parlato della sentenza della Corte Costituzionale n.187/2016, depositata il 20 luglio scorso.

Poiché in quell’occasione sono stati in qualche modo ridimensionati gli entusiasmi suscitati dalla sentenza della Corte di Giustizia UE del 27.11.2014, a brevissimo interverranno, sulla questione dell’illecita reiterazione dei contratti a termine nella scuola, anche le sezioni unite della Corte Suprema di Cassazione.

Il prossimo martedì 18 ottobre si terrà infatti l’udienza innanzi alle sezioni unite, le quali saranno chiamate a pronunciarsi – alla luce dei principi enunciati dalla Consulta – sulle conseguenze derivanti dalla illegittima reiterazione dei contratti a termine.

Se da un lato la Corte Costituzionale ha già evidenziato che il piano straordinario di assunzioni di cui alla L. 107/2015 ha, in qualche modo, cancellato l’illecito rappresentato dalla reiterazione dei contratti a termine in violazione dei principi comunitari in materia, dall’altro resta, quantomeno, dubbia la soluzione per coloro i quali non sono stati assunti con il piano straordinario.

Le sezioni unite saranno chiamate quindi a pronunciarsi in ordine alla natura e misura della sanzione applicabile nei confronti della Pubblica amministrazione, nello specifico dell’Amministrazione scolastica.

L’importanza di questo passaggio giudiziario emerge anche laddove si consideri che, nelle scorse settimane, il Presidente della Corte di Cassazione avrebbe divulgato a tutte le Corti d’Appello d’Italia un invito affinché non si pronuncino in materia finché non si esprimeranno le Sezioni Unite della Cassazione.

Ape agevolata, c’è la beffa: stipendio massimo di 1.100 euro, le maestre d’infanzia pagano

da La Tecnica della Scuola

Ape agevolata, c’è la beffa: stipendio massimo di 1.100 euro, le maestre d’infanzia pagano

C’è un passaggio cruciale nell’accordo tra Governo e sindacati sulla pensione anticipata (Ape) che rischia di rimanere inosservato, pur essendo fondamentale.

Riguarda il fatto che l’Ape agevolata, nella quale rientrano le maestre della scuola dell’infanzia, non sarà gratuita. Come, invece, sembrava dover essere all’inizio.

Perché l’anticipo di pensione a costo zero (riservata a delle categorie lavorative agevolate) potrà riguardare importi al massimo di 1.300-1.350 euro lordi, cioè tra mille e 1.100 euro netti. Per le quote eccedenti scatteranno invece delle penalizzazioni.

A quanto ammontino questi soldi, da dare allo Stato nel ventennio che parte dall’età “regolare” di pensionamento (quindi dai 67 anni), non è ancora chiaro. Perché in queste ore la Ragioneria generale dello Stato sta facendo i conti (sperando si tratti di cifre molto inferiori agli oltre 200 euro mensili che riguardano coloro, si presume pochi, che accederanno all’Ape volontariamente).

Una domandina sulla questione, in ogni caso, possiamo comunque porla: quali sono le maestre della scuola dell’infanzia che percepiscono uno stipendio mensile pari a 1.100 euro nette al mese, se le neo-assunte, ad inizio carriera, ne prendono circa 1.200 euro?

I sindacati sapevano bene che quell’importo doveva essere più alto. Per questo motivo, ancora a settembre, si erano attestati a 1.650 euro lordi. Il Governo, aveva fatto intendere che si sarebbe potuto chiudere a circa 1.500: una quota che, forse, avrebbe potuto garantire l’uscita anticipata a qualche maestra. Ora, invece, approvando il testo finale con l’importo massimo fissato a 1.350 euro lordi, forse anche 1.300 euro, abbiamo la matematica certezza che l’accesso all’Ape senza necessità di restituire nulla, riguarderà pochi intimi. Quasi nessuno tra le mastre dell’infanzia (quelle della primaria e i prof della secondaria erano stati fatti “fuori” in partenza), se non quelle in regime di part time (che però non sappiamo ancora se potranno aderire).

La domanda, è il caso di dire, viene spontanea: come si fa a dire che una categoria può accedere ad un beneficio – il pensionamento anticipato sino a 63 anno e mezzo di età anagrafica – dal momento che lo stipendio di quei lavoratori è superiore ai “paletti” messi su per farlo proprio? E ancora: per quale motivo, i sindacati non hanno fatto emergere questa contraddizione, soffermandosi solo sugli anni di contributi minimi, necessari per accedere all’Ape, o su altri aspetti?

Sindacati a parte, sarebbe comunque stato molto più corretto dire prima che, comunque, una cifra minima anche le maestre d’infanzia (come gli infermieri), avrebbero dovuto restituirla. Sperando, alla luce di quanto avvenuto, che sia davvero minima.

Ape agevolata a 63 anni, ci sono le maestre d’infanzia. Disco rosso per le docenti della primaria

da La Tecnica della Scuola

Ape agevolata a 63 anni, ci sono le maestre d’infanzia. Disco rosso per le docenti della primaria

Nella lista dei lavori usuranti che accederanno all’Ape agevolata, ci sono le maestre della scuola dell’infanzia. Niente da fare per le colleghe della primaria.

L’indiscrezione, sul testo praticamente definitivo che a ore verrà presentato, è stata fatta alle agenzie di stampa dal segretario confederale Uil, Domenico Proietti, nel giorno dell’ultimo confronto sui provvedimenti che rendono meno gravosa la riforma Fornero e da inserire nella prossima Legge di Stabilità.

La platea dell’Ape agevolata, che non prevede la restituzione del 5% l’anno (attraverso un prelievo automatico sull’assegno di pensione per un ventennio), comprende disoccupati, disabili e parenti dei disabili. Più le categorie che svolgono attività faticose, come le maestre, appunto, ma anche gli operai edili. alcune categorie di infermieri, macchinisti e autisti di mezzi pesanti.

Ricordiamo che l’anticipo massimo sarà di 3 anni e 7 mesi rispetto all’età di vecchiaia. Quindi, non si potrà comunque lasciare prima dei 63 anni compiuti. Per accedere all’Ape agevolata (il costo dell’anticipo pensionistico, attraverso un reddito ponte, sarà a carico dello stato), bisognerà inoltre aver maturato 30 anni di contributi se attualmente disoccupati, e 35-36 (ci sono più versioni) se invece si è ancora lavoratori attivi (gli ultimi sei dei quali effettuati nell’attività gravosa).

In ogni caso, l’adesione, però, a quanto ci risulta, rimane ristretta ai soli nati negli anni 1952, 1953 e 1954.

Non è ancora chiaro per quanti anni bisognerà aver effettuato l’attività faticosa (tra cui le maestre d’infanzia), ma è probabile che il criterio sia quello del lavoro usurante, ovvero almeno metà dell’attività lavorativa o sette anni negli ultimi 10 anni di lavoro. I sindacati stanno premendo perchè il livello degli anni di attività faticosa per accedere ad Ape social sia più basso.

Un altro tassello dell’accordo riguarda la pensione anticipata, con 41 anni di contributi, dei lavoratori precoci: sono quelli che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni se disoccupati o se parte delle categorie previste per l’Ape social (lavoratori edili, maestre d’infanzia, alcune categorie di infermieri, etc). Secondo il segretario confederale Uil, Domenico Proietti, è “importante che sia passato il principio che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione”.

In pratica i lavoratori precoci possono andare quindi in pensione con 41 anni di contributi, prima di aver raggiunto i 63 anni di età, limite previsto per l’accesso all’Ape agevolata. Il governo – ha aggiunto Proietti – ha anche confermato l’intenzione di togliere la penalizzazione (che sarebbe dovuta tornare nel 2019) per chi va in pensione prima dei 62 anni.

Faraone: dobbiamo far conoscere internet a docenti e studenti

da La Tecnica della Scuola

Faraone: dobbiamo far conoscere internet a docenti e studenti

“Una formazione open rivolta a vari profili: dai docenti della scuola, ai ricercatori fino ai professionisti delle imprese”.

L’iniziativa è stata presentata a Palermo, il 14 ottobre: si chiama “Conoscere Internet” e consiste in una campagna di comunicazione con l’obiettivo di promuovere la formazione sulle competenze digitali.

C’era il sottosegretario del Miur, Davide Faraone, ad inaugurare il percorso formativo che da oggi sarà disponibile gratuitamente online per chiunque voglia saperne di più su come funziona Internet e quali siano le potenzialità della rete.

La presentazione si è svolta presso l’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele III alla presenza, tra gli altri, del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, Maria Luisa Altomonte e del Rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari. L’iniziativa, ideata da Garr e Assoprovider, “punta a colmare un gap oggi esistente sulla consapevolezza di cosa ci sia dietro gli strumenti che usiamo tutti i giorni.

L’iniziativa prende le mosse dal percorso di alfabetizzazione digitale realizzato da Garr e finanziato dal Miur con fondi del Piano di Azione e Coesione. Questo percorso, inizialmente rivolto alle regioni del Sud, è ora esteso a tutto il Paese.

“Grazie al Piano nazionale scuola digitale, previsto dalla Buona Scuola, abbiamo stanziato un miliardo di euro e, per esempio, con queste risorse circa l’80% delle scuole siciliane avrà una connessione lan o wlan”, ha spiegato Faraone.

Per poi aggiungere: vogliamo “favorire la diffusione della conoscenza di internet e delle nuove tecnologie significa anche migliorare la qualità della vita e l’accesso ai servizi per i cittadini” ha detto Faraone.

“Il Miur ha investito ingenti risorse per l’infrastrutturazione digitale del Meridione e grazie a Garr-X Progress 133 scuole sono state connesse in fibra ottica. Ma l’investimento che stiamo facendo per innovare radicalmente le scuole italiane è straordinario”, ha concluso Faraone.

Ricordiamo che lo sforzo del Governo appare quanto mai necessario: moltissime scuole, infatti, detengono dei collegamenti internet non certo all’avanguardia.

Educazione alla salute e all’alimentazione: un bando per le scuole

da La Tecnica della Scuola

Educazione alla salute e all’alimentazione: un bando per le scuole

In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, che si celebra ogni anno il 16 ottobre, per commemorare la fondazione della FAO nel 1945, il Miur lancia il bando per le scuole “Piano nazionale per la promozione dell’educazione alla salute, dell’educazione alimentare e a corretti stili di vita“.

Anche per questo – ha detto il Ministro Giannini – abbiamo deciso di stanziare 1,5 milioni per la predisposizione di un Piano nazionale per la promozione dell’educazione alla salute, all’educazione alimentare e ai corretti stili di vita. Chiediamo alle scuole un coinvolgimento attivo. Raccoglieremo le migliori progettualità, portando avanti il lavoro cominciato durante l’Expo 2015. La cultura per la qualità del cibo è parte della nostra identità e della nostra storia. Dobbiamo trasmetterla alle nuove generazioni per tenere alta una tradizione produttiva su cui abbiamo fondato la nostra crescita e la nostra eccellenza in tutto il mondo. Dobbiamo educare ad un corretto rapporto con il cibo, sia per le ricadute sanitarie, sia per un futuro senza sprechi. Un tema su cui di recente il Parlamento ha varato un importante provvedimento”.

Al bando potranno partecipare tutte le scuole, anche in Rete e in collaborazione con istituzioni pubbliche e private, proponendo la propria candidatura con un solo progetto, che dovrà realizzare, in coerenza con il PTOF, percorsi di educazione e formazione interdisciplinare attraverso contenuti innovativi e l’utilizzo di tecnologie digitali, secondo il modello della ricerca-azione.

Le domande di partecipazione dovranno essere inviate al Ministero esclusivamente attraverso il portale www.monitor440scuola.it, a partire delle ore 00.01 del 15 ottobre 2016 ed entro le ore 23.59 del 5 novembre 2016.

Un anno di alternanza scuola-lavoro: pessimi risultati nei licei

da La Tecnica della Scuola

Un anno di alternanza scuola-lavoro: pessimi risultati nei licei

Il prossimo 18 ottobre, presso la sede della Cgil, si terrà una conferenza stampa per monitorare le esperienze di alternanza scuola – lavoro che si sono svolte nell’anno scolastico 2015/2016, effettuate dalla Cgil, Flc Cgil, Rete degli Studenti Medi e dalla Fondazione Di Vittorio.
L’alternanza scuola – lavoro è una delle sostanziali novità introdotte dalla riforma “Buona Scuola”, novità che però ha suscitato e continua a suscitare polemiche soprattutto in merito alla sua concreta utilità e alla sua efficacia. L’idea iniziale, secondo il premier Renzi, alla base delle 400 ore di lavoro per gli istituti tecnici e delle 200 per i licei, era quella di trasformare le scuole in trampolini di lancio per il mondo del lavoro: ma può funzionare davvero?

Il primo passo è trovare un’attività effettivamente in linea con la tipologia di studi che gli alunni hanno scelto e, se per gli istituti tecnici questo è meno problematico, per gli studenti dei licei non è facile trovare un partner nel mondo del lavoro. Anche perché nella maggior parte dei casi i liceali non hanno assolutamente idea di cosa fare dopo e, complice la situazione lavorativa disastrosa nel nostro paese, non sono ancora consapevoli e sicuri delle ambizioni per le quali adoperarsi.
Inoltre convincere le aziende ad integrare al loro interno studenti di ogni indirizzo scolastico non è semplice come potrebbe sembrare. Basti pensare ad un’azienda che si occupa di prodotti alimentari: cosa potrebbe farsene di alunni di liceo e, viceversa, quale insegnamento utile potrebbero trarne questi ultimi?

Ecco perché nella maggior parte dei casi gli studenti finiscono con il dedicare queste ore ad attività che con la loro possibile carriera e con il loro indirizzo di studi non c’entrano granché come gli educatori all’interno delle parrocchie o, ancora più frequentemente, gli archivisti nelle biblioteche.

Dunque, questo primo anno di alternanza scuola – lavoro non si può di certo definire un esperimento di successo. Nonostante il pressing del Miur i risultati non possono definirsi soddisfacenti, anzi la quasi totalità degli studenti italiani ha visto in essa soltanto un’incombenza e il risultato ad oggi è che scuola e mondo del lavoro continuano a restare realtà distanti e distinte

Alternanza Scuola-Lavoro, dati Miur e Cgil a confronto

da tuttoscuola.com

Alternanza Scuola-Lavoro, dati Miur e Cgil a confronto
Due distinte iniziative nella mattina di martedì 18

Per una singolare, ma forse non casuale coincidenza, martedì 18 ottobre, praticamente alla stessa ora (10.30 e 11.00), il Miur presso la Sala della Comunicazione di viale Trastevere e la Cgil nella sua sede nazionale di corso d’Italia presenteranno i rispettivi dati nazionali sull’Alternanza Scuola-Lavoro.

Il Ministro Stefania Giannini farà il punto sul primo anno di attuazione dell’obbligo previsto dalla legge “Buona Scuola”, si legge in un comunicato del Miur, e presenterà il progetto “I campioni dell’Alternanza”. Interverranno i rappresentanti di: Accenture, Bosch, Consiglio Nazionale Forense, Coop, Dallara, ENI, FAI, FCA, General Electric, HPE, IBM, Intesa Sanpaolo, Loccioni, McDonald’s, Poste Italiane, Zara. Nella giornata di lunedì verrà diffuso il programma completo.

Mezz’ora dopo la Cgil, in collaborazione con la Flc Cgil e la Rete degli studenti medi, presenteranno un monitoraggio delle esperienze di alternanza scuola lavoro realizzato dalla Fondazione Di Vittorio. All’iniziativa parteciperanno Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil; Luigi Rossi, segretario nazionale Flc Cgil; Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi; Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio e la ricercatrice che ha curato il monitoraggio, Anna Teselli. I dati dell’indagine sono stati rilevati in 87 Province di tutte le Regioni italiane.

Si tratta dell’unico monitoraggio fatto finora sulle esperienze di alternanza scuola lavoro”, sottolinea  un comunicato della Cgil, pubblicato prima che si sapesse della parallela iniziativa del Miur. Sarà interessante mettere a confronto i rispettivi dati, visto che anche il ministro “farà il punto sul primo anno di attuazione” dell’alternanza scuola-lavoro.


Giornata mondiale dell’alimentazione, bando per 1,5 mln

da tuttoscuola.com

Giornata mondiale dell’alimentazione, bando per 1,5 mln

Scuole protagoniste nelle celebrazioni della Giornata mondiale dell’alimentazione, indetta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) per sostenere tutti coloro che nel mondo soffrono la fame e per sensibilizzare sulla necessità di garantire la sicurezza alimentare e diete nutrienti per tutti.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha infatti invitato gli istituti scolastici a trattare i temi legati alla ricorrenza nella giornata di oggi. Quest’anno la Giornata è dedicata al tema “Il clima sta cambiando. Il cibo e l’agricoltura anche”. Per l’occasione è stata aperta anche una pagina dedicata con materiali che restano a disposizione delle scuole.

L’educazione alla salute, alimentare e ai corretti stili di vita sono fra i temi che la Buona Scuola mette al centro dell’ampliamento dell’offerta formativa”, sottolinea il Ministro Stefania Giannini. “Anche per questo abbiamo deciso di stanziare 1,5 milioni per la predisposizione di un Piano nazionale per la promozione dell’educazione alla salute, all’educazione alimentare e ai corretti stili di vita. Chiediamo alle scuole un coinvolgimento attivo. Raccoglieremo le migliori progettualità, portando avanti il lavoro cominciato durante l’Expo 2015. La cultura per la qualità del cibo è parte della nostra identità e della nostra storia. Dobbiamo trasmetterla alle nuove generazioni per tenere alta una tradizione produttiva su cui abbiamo fondato la nostra crescita e la nostra eccellenza in tutto il mondo. Dobbiamo educare ad un corretto rapporto con il cibo, sia per le ricadute sanitarie, sia per un futuro senza sprechi. Un tema su cui di recente il Parlamento ha varato un importante provvedimento”.

Educazione alimentare, corretti stili di vita, cultura del cibo, biodiversità, sicurezza e qualità alimentare, cooperazione, scienza e tecnologia dell’alimentazione: saranno i punti chiave del Piano per la promozione dell’educazione alla salute.

Al bando lanciato oggi dal Miur – Direzione generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecpazione – potranno partecipare tutte le scuole, anche in Rete e in collaborazione con istituzioni pubbliche e private, proponendo la propria candidatura con un solo progetto. I progetti educativi dovranno realizzare, in coerenza con gli obiettivi del Piano Triennale dell’Offerta Formativa di ciascun istituto, percorsi di educazione e formazione interdisciplinare attraverso contenuti innovativi e l’utilizzo di tecnologie digitali, secondo il modello della ricerca-azione.

Il bando:

http://www.istruzione.it/arricchimento-offerta-formativa/avvisi.shtml

Il sito con i materiali per le scuole:

http://www.istruzione.it/giornata_mondiale_alimentazione/2016/

Elenchi degli idonei: la Sicilia segue l’esempio della Toscana

da tuttoscuola.com

Elenchi degli idonei: la Sicilia segue l’esempio della Toscana

Come avevamo previsto, dopo l’USR della Toscana che nei giorni scorsi ha deciso di pubblicare gli elenchi nominativi di candidati, con relativi punteggi, risultati idonei nel concorso ma non compresi nella graduatoria di merito entro il 10%, altri USR ne stanno seguendo l’esempio.

È il caso dell’USR della Sicilia che ha provveduto a pubblicare l’elenco dei 66 candidato nella classe di concorso AD05, inglese, che non erano compresi nella graduatoria di merito, comprensiva della maggiorazione del 10%. Probabilmente lo stesso USR Sicilia, come ha fatto quello della Toscana, provvederà alla pubblicazione anche degli elenchi degli idonei non compresi nel 10% delle graduatorie di merito delle altre classi di concorso con surplus di candidati.

Altri USR possono adottare analoghe iniziative.

Ad oggi sono state pubblicate da quasi tutti gli USR (manca soltanto il Lazio) le graduatorie della classe di concorso AD05 – inglese e risultano vacanti 228 posti.

Una eventuale graduatoria nazionale (suggerita mesi f per prima da Tuttoscuola) potrebbe consentire di coprire tutti i 228 posti vacanti e accogliere gli idonei esclusi dalla graduatoria di merito.

Si tratta di una norma a costo zero che potrebbe già essere introdotta nella prossima legge di bilancio.

Gli elenchi toscani e siciliani non hanno alcun valore legale, ma, se seguiti da altri, potrebbero indurre il legislatore a integrare, con una norma transitoria, la legge sul concorso.

Legge di stabilità: le nostre richieste

Legge di stabilità: le nostre richieste
per docenti, educatori, ATA e dirigenti

Dopo l’incontro MIUR-sindacati del 10 ottobre e in vista della discussione in Parlamento della legge di stabilità 2017, la FLC CGIL ha fatto pervenire alla Ministra Giannini le richieste da tradurre in misure normative che si ritengono imprescindibili ai fini della funzionalità della scuola. In rapida sintesi:

ripristinare i 2.020 posti ATA e la possibilità di chiamare i supplenti
istituire l’organico funzionale per ATA, scuola dell’infanzia e educatori
stabilizzare nel diritto 30 mila posti di sostegno
più fondi per il salario accessorio, riutilizzo della Ria dirigenti, riordino delle reggenze.