Sui temi caldi dell’oggi

Interlocuzione tra tre amici… sui temi caldi dell’oggi

di Maurizio Tiriticco

A – Eviterei di lanciarmi nei soliti proclami buonisti. L’immigrazione non è un fenomeno di ora, anche se adesso se ne parla molto di più e ci fanno vedere le immagini dei barconi. Quella è solo il volto strappalacrime di un fenomeno che va avanti da almeno trent’anni e che, almeno in passato, quando l’immigrazione era, soprattutto, dall’est europeo, avveniva con mezzi più convenzionali, tipo treni o corriere che attraversavano il confine senza nessun controllo, se provenienti dall’interno dell’area Schengen. L’immigrazione, da sempre, ha fatto il gioco del capitalismo, perché permette di abbattere il costo della mano d’opera, favorendo una forma di ricatto sociale nei confronti dei lavoratori autoctoni. Poi, potremmo anche far finta di non vedere quello che è accaduto e che sta accadendo, e continuare a credere alla narrazione che ne viene fatta, soprattutto da parte di una certa finta sinistra. In un certo qual modo il fenomeno ha anche a che fare con la deindustrializzazione, almeno con quella di chi porta le fabbriche all’estero per abbattere il costo della mano d’opera.

Dopo la deindustrializzazione del nostro Paese, quella vera, pesante, voluta da Germania e Francia, a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del terzo millennio – da non confondere con la delocalizzazione di chi porta la “fabbrichetta” all’estero – l’Italia è diventata un Paese sempre meno industriale e sempre più un Paese terziario. E, guarda caso, se ci si guarda attorno, nel terziario sono impiegati tantissimi immigrati da Paesi il cui tenore di vita è più basso del nostro. E questo non solo in Italia. Scandali tipo quali quello degli addetti, sottopagati, ai magazzini di certe grandi catene di distribuzione (l’ultimo, in ordine di tempo, è stato Amazon), con orari sempre più massacranti e la costante riduzione dei diritti dei lavoratori, sono stati resi possibili solo dal fatto che si ha sempre più mano d’opera a bassissimo costo, formata da disperati.

Se ci rifiutiamo di vedere queste cose e ci rifiutiamo di vedere anche l’accanimento che le nostre istituzioni dimostrano, invece, contro i cittadini italiani, anche quelli in difficoltà, non solo lasceremo sempre più campo ai vari Salvini, ma finiremo col lavorare, tutti, 20 ore al giorno, in qualche fabbrica gestita da cinesi, per un tozzo di pane.

B – Perfetto! Hai colto con lucidità ciò che ho anche spiegato ai miei studenti oggi. La globalizzazione è un fenomeno che ha arricchito pochi e impoverito popoli interi, e noi italiani abbiamo perso tante nostre industrie. C’è il rischio che in un prossimo futuro saremo solo consumatori, alla mercé dei Paesi che in Europa sono i più forti. In effetti questa Europa mi spaventa! E’ inutile che si ricordi e si commemori il Manifesto di Ventotene! Già, appunto, commemorazione e basta! Si commemorano i morti, ma poi tutto torna come prima! A Ventotene la celebrazione è stata tenuta soltanto da tre grandi dell’Europa, o presunti tali. E gli altri 25 Stati? Mah! No! L’Europa, quella vera – diciamo quella dei popoli – con tutte le sue dinamiche, le sue contraddizioni ed anche la sua voglia di andare a una confederazione vera e propria è una cosa seria.

Ma ora questa Unione europea non lo è ancora! Sono più i laccioli che una vera marcia in avanti. Certamente nel lontano 1957, quando a Roma sei Stati, Italia, Francia, Germania dell’Ovest, Belgio, Olanda e Lussemburgo sottoscrissero il Trattato con cui si dava vita alla CEE, ovvero Comunità Economica Europea, le certezze e le attese erano grandi. E in seguito la Comunità superò i limiti dell’economia e divenne pienamente politica! Con il Trattato di Maastricht nel 1992 si ebbe il grande balzo: dalla Comunità (CEE) solo economica si passò a quell’Unione Europea (UE), tutta politica – o che così dovrebbe essere – una UE che oggi conta ben 28 Paesi membri. Ma fu solo un’illusione! Quella ambiziosa Costituzione europea, sottoscritta a Roma il 29 ottobre 2004, dopo soli tre anni cessò di esistere, bocciata da alcuni Parlamenti, e si giunse così alla stesura di un Trattato, sottoscritto a Lisbona il 13 dicembre del 2007. E, purtroppo non si è trattato solo di un passo indietro, ma di una vera e propria sconfitta. Se ancora certi Paesi dell’Unione debbono subire l’arroganza di altri, è la stessa stabilità dell’Unione che viene messa in causa. E proprio ora, quando sembra che gi Usa di Trump e la Russia di Putin sembrano voler volare alto… e la vecchia Europa… sì, prorio la vecchia Europa…

Sono dati di fatto e vicende che danno l’impressione di una strada tutta in salita per la costruzione di una vera Unione Europea, e che nessuno vuole percorrere – vai vanti tu, che ti seguo – più che di un processo del quale ogni Paese ed ogni Popolo europeo siano convinti promotori e attori.

C – Herbert Marcuse negli anni Sessanta nel suo “L’uomo a una dimensione: l’ideologia della società industriale avanzata“, ci metteva in guardia dai pericoli indotti dalla cosiddetta civiltà affluente, in cui la corsa di tutti e di ciascuno all’acquisto dei beni materiali rischia di omologare desideri, speranze, attese. Il che con grave nocumento della personalità di ciascuno e con un’altrettanto grave limitazione della sua vera libertà di scelta. L’“uomo massa”, quindi, perde di vista la “realtà”, rincorre gli “oggetti immagine” e acquista prodotti proposti e indotti da un mercato univoco, anche se apparentemente dfferenziato. Insomma, con un’analisi così rigorosa, possiamo dire di essere passati dal sogno infranto del comunismo alla realtà del consumismo. Nel primo caso si prevedeva di costruire una società in cui “a ciascuno deve essere dato secondo i suoi concreti bisogni”; nel secondo non si prevede, ma addirittura si costruisce e si migliora giorno dopo giorno una società in cui “a ciascuno viene dato secondo i suoi bisogni indotti e fittizi”.

Il richiamo a Marcuse per certi versi ci può aiutare a capire alcune tendenze di quel capitalismo globale che – non avendo oppositori di rilievo – tende a controllare l’intero pianeta Nella pianificazione internazionale non detta, ma attuata giorno dopo giorno, il nostro Paese svolge oggi un ruolo di semplice consumatore. La nostra industria, pesante o leggera che sia, sta morendo, aggredita da una concorrenza internazionale spietata, non esiste più. Dobbiamo solo consumare e dividere le briciole… ed anche con i “migranti”, che sbarcano a migliaia ogni giorno sulle nostre spiagge. E noi dobbiamo continuare ad essere “buoni” e ad accoglierli sempre e comunque, anche se le risorse concrete per una operazione così costante ed invasiva giorno dopo giorno tendono ad esaurirsi. La cosiddetta accoglienza di fatto ci viene imposta secondo un disegno non sappiano come dove e quando sia stato sottoscritto. A lungo andare, saremo sempre più… stretti e costretti! Tutta la nostra politica dell’accoglienza e della cosiddetta integrazione è sballata. Papa Francesco e Sergio Mattarella insistono insieme sul buonismo ad oltranza, quando intervengono sul tema… ma – e sono cattivello, ma vuole essere una metafora – si guardano bene dall’aprire il Vaticano e il Quirinale agli immigrati! Mah! Tanti anni fa una popolazione affamata assalì un Palazzo d’Inverno! Qui in Italia ormai entrano tutti, perché siamo i più vicini all’Africa e perché siamo… i più buoni!!! Con tale andazzo sempre più incontrollato, a fronte del quale abbiamo un governo indifferente, se non addirittura complice, non so quale situazione ingovernabile ci troveremmo di qui a dieci anni o poco meno. L’accoglienza dell’altro è altra cosa a fronte dell’invasione degli altri! E c’è il rischio che vengano assalite le nostre case… d’inverno e d’estate:

A, B e C – La vediamo brutta! Chissà se l’effetto Trump (trump significa tra l’altro inventare, sfidare) produrrà qualche riflessione mirata in chi ci governa. MahI In questi giorni il governo e il suo partito sono troppo presi dal Sì o No del prossimo referendum. E i piagnistei di molti per la sconfitta di Hillary non servono a nulla. Il mondo sta cambiando e non è facile prevedere/intravedere le linee del cambiamento. Ma bisogna provarci, se non vogliamo ritrovarci alla coda di un insieme di eventi che non abbiamo previsto e che potrebbero travolgerci.

La tragedia è dietro l’angolo, basta un minuto di solitudine

Famiglia Cristiana del 10-11-2016

La tragedia è dietro l’angolo, basta un minuto di solitudine

Un padre vedovo uccide il figlio autistico, poi tenta il suicidio. Il ragazzo era seguito da un centro, ma il padre, senza più la moglie accanto, non è riuscito a reggere il peso di quella disabilità tra le mura di casa. Era angosciato per il futuro del giovane. Ileana Argentin, promotrice della legge “Dopo di noi”, commenta il caso: «Questi genitori devono essere lasciati meno soli».

di Roberto Zichittella

«Basta un minuto in cui un genitore si sente solo e si rischia la tragedia». Ileana Argentin, la parlamentare del Pd, disabile, che si è battuta per la legge del “Dopo di noi”, commenta così la nuova tragedia di un padre reso assassino dal dolore e dalla disperazione. A Vespolate (Novara), Pietro Spina, 54 anni, rimasto vedovo da un anno e mezzo, ha soffocato nel sogno il figlio Andrea, 22 anni, disabile psichico, poi ha tentato di suicidarsi col gas. Lo hanno salvato alcuni parenti.

Il ragazzo era seguito da un centro per disabili, ma il padre, senza più la moglie accanto, non è riuscito a reggere il peso di quella grave disabilità fra le mura di casa. L’uomo era angosciato per il futuro del figlio, che sarebbe rimasto solo dopo la sua morte.

«Togliere la vita a un figlio è intollerabile, ma non mi sento di giudicare quel padre. Purtroppo non è il primo caso in cui un genitore si sente quasi colpevole di aver messo al mondo un figlio disabile. È ingiusto che si arrivi a questo. Questi genitori devono essere lasciati meno soli dalle amministrazioni locali, servono più servizi sul territorio e si deve arrivare a una rapida emanazione dei decreti attuativi delle legge del “Dopo di noi”», dice Ileana Argentin. La legge, approvata il 16 giugno scorso, garantisce una rete di assistenza alle persone con disabilità gravi, rimaste sole dopo la morte dei parenti che potevano prendersi cura di loro. «Ho sempre detto», spiega Argentin, «che si tratta di una legge non per i disabili, ma per i loro genitori, le famiglie che portano avanti ogni giorno la gioia e il dolore di avere figli con disabilità, con la paura di morire e abbandonarli«.

La legge prevede strumenti di supporto per garantire, alla morte dei genitori, la permanenza dei disabili in strutture residenziali, che riproducano le condizioni abitative familiari. È una norma urgente, che riguarda centinaia di migliaia di italiani. Quando saranno pronti i decreti attuativi? «Il Governo», risponde Argentin, «ha promesso che i decreti ci saranno entro il 20 novembre. Sono fiduciosa che l’impegno sarà rispettato, ma se ci saranno ritardi sono pronta a incatenarmi per protesta con le mamme e i papà dei ragazzi disabili. Non staremo zitti».

Piano di Formazione obbligatoria

Piano di Formazione obbligatoria, ovvero la scuola europea delle competenze. Prime indicazioni ai collegi docenti

Il 3 ottobre, il MIUR ha reso noto il Piano Nazionale di Formazione per i docenti. Da quella data riceviamo continue richieste di chiarimento da colleghi preoccupati di quello che tale piano può comportare, anche e soprattutto perché i Dirigenti Scolastici stanno operando pressioni sui Collegi Docenti per approvare piani di Formazione di Istituto, facendo leva sul fatto che il Piano emanato dal Ministro prevede l’obbligatorietà della formazione, senza dare alcuna chiara indicazione sulla quantità di ore obbligatorie che ogni docente dovrebbe frequentare. Il motto dei dirigenti è: meglio portarsi avanti che rischiare di trovarsi impreparati!
L’argomento e il Piano in questione meritano ben altro tipo di approfondimento – stiamo già predisponendo la seconda parte del documento presentato al MIUR per l’incontro dell’8 Novembre, quella su Formazione obbligatoria e Alternanza scuola-lavoro, i due pilastri ideologici della 107 –  ma forse vale la pena di fare alcune osservazioni preliminari e dare alcune indicazioni operative ai colleghi per potersi difendere da quello che sembra configurarsi come un vero e proprio attacco alla libertà di insegnamento:
Il piano è calato dall’alto del Ministero sui docenti, senza alcuna chiamata in causa di chi la scuola la vive e la fa ogni giorno. A giustificazione di questa pratica scorretta, si utilizzano i dati raccolti dai portofolio dei neoassunti degli ultimi anni, ovvero dati che siamo stati obbligati a fornire e che non sapevamo sarebbero utilizzati in questo modo;
Il piano definisce in modo autoritario ed estremamente burocratico quali siano gli ambiti di formazione, che devono rispondere alle priorità nazionali (lingue, competenze digitali, inclusione e integrazione, didattica per competenze, autonomia), ma anche a quelle delle singole scuole o delle reti di scuole (in base ai piani di miglioramento) e infine a quelle di ogni singolo docente. È evidente che pensare di mettere d’accordo tutte queste istanze, risulterà estremamente difficile. Il risultato sarà l’imposizione dei percorsi formativi e degli enti presso i quali svolgerli, da pagare con i 500 €, configurando una “partita di giro”, i cui elementi corruttivi crediamo siano chiari a tutti.
Nel piano, le discipline appaiono assolutamente in secondo piano, mentre grande rilievo assumono tutti gli aspetti collaterali, metodologici e tecnici, sempre e ancora nella direzione di renderci ottimi tecnici della didattica, ma non docenti che formano menti e spiriti critici;
Il piano è strettamente collegato alla raccolta dei portfolio formativi del corpo docente, ovvero va ancora e sempre nella direzione di una aziendalizzazione e di una sorta di schedatura del corpo docente: quali percorsi e perché dovrebbero valere più di altri? Come saranno utilizzati i dati raccolti su ognuno di noi? Evidentemente si stabilirà una relazione fra percorsi formativi e progressioni di carriera.
Il piano non riporta in alcun passaggio un’indicazione chiara della consistenza di questi percorsi formativi obbligatori. Le ultimissime indiscrezioni parlano di obbligatorietà sui percorsi ma non sul numero di ore.
In un contesto così ambiguo e autoritario ci sentiamo di indicare come unica strada la resistenza verso l’applicazione di tale piano. In questo senso consigliamo a tutti di non deliberare alcun Piano Formativo, tanto meno obbligatorio, nel corso dei collegi docenti e di attendere i decreti attuativi che si spera possano chiarire meglio questa situazione che si profila come l’ennesima imposizione dall’alto su un corpo di lavoratori già provato ed oberato.
A tal proposito ricordiamo che quella in oggetto è materia di contrattazione nazionale e che solo il contratto stabilisce in che termini e modalità un docente si debba formare, ma anche che la libertà di insegnamento prevista dalla Costituzione ci permette “ancora” di scegliere come, dove e quando vogliamo formarci.
Per concludere: in alcune scuole in cui sono presenti nostre RSU stiamo cercando di affrontare la questione in maniera più attiva, indirizzando il collegio verso percorsi di formazione in grado di ribaltare senso, metodi, strumenti della formazione, in una direzione critica rispetto alla scuola delle competenze. Stiamo premendo perché questi percorsi si svolgano in orario di servizio, così come oggi prevede il contratto. Lo stiamo infine facendo nell’ottica dell’autoformazione dei lavoratori della scuola, accettando il terreno di scontro che si sta profilando con l’imposizione di modelli standardizzati di insegnamento.
Siamo a disposizione di chiunque voglia provare ad aprire nella propria scuola questa importante discussione. Oggi meno che mai è pensabile che la ripresa di un ruolo di emancipazione della scuola in Italia possa passare da insegnanti deboli contrattualmente e culturalmente. La difesa dei diritti deve andare di pari passo con lo sviluppo di un pensiero in grado di rompere con il modello di modernizzazione distorto che l’«Europa della Conoscenza» vuole imporre da più di vent’anni.

All’Italia la presidenza 2018 dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA)

Shoah, all’Italia la presidenza 2018 dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA)
Il Ministro Giannini: “Responsabilità coerente con la nostra storia. Azioni educative per generare memoria”

Affidata oggi all’Italia la presidenza dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA) per l’anno 2018. La decisione è stata presa dall’assemblea plenaria a Iași, città simbolo della persecuzione ebraica in Romania.
L’IHRA è la rete internazionale, composta da trentuno Paesi, nata nel 1998 per promuovere la conoscenza storica e geografica della Shoah, anche nell’educazione delle giovani generazioni e attraverso la protezione dei siti delle persecuzioni. Nel suo ambito, esperti, studiosi e diplomatici si riuniscono periodicamente per facilitare lo scambio di buone pratiche tra i Paesi membri, monitorando i risultati conseguiti.

La candidatura italiana era stata avanzata su iniziativa del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, con il pieno sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a conferma dell’impegno dell’attuale governo sui temi della discriminazione e dell’antisemitismo.
“Questo riconoscimento ci affida una responsabilità globale coerente con la nostra storia e la nostra identità – ha dichiarato il Ministro Giannini -. Ne sentiamo l’importanza e la necessità, oltre che l’onore, in un mondo che vede strisciare il discorso dell’odio. Il rifiuto della cultura della distruzione e dell’intolleranza deve essere continuamente sostenuto da un investimento in istruzione e ricerca, da azioni educative e di approfondimento della conoscenza capace di generare memoria emotiva e attivare principi e valori vivi perché percepiti e vissuti”.

La designazione giunge come riconoscimento del significativo e costante contributo del nostro Paese alla memoria della Shoah e alle finalità dell’IHRA.
La Presidenza nel 2018 coinciderà con la ricorrenza dell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali fasciste. “Una circostanza – ha sottolineato l’Ambasciatore Sandro De Bernardin, capo della Delegazione italiana presso l’IHRA – che conferirà alla nostra Presidenza una coloritura particolare, saldando l’impegno internazionale dell’Italia alle riflessioni e alle iniziative che l’anniversario susciterà a livello nazionale”

Via libera alla nuova Anagrafe dell’Edilizia Scolastica

Scuola, via libera alla nuova Anagrafe dell’Edilizia Scolastica
Informazioni più dettagliate: in arrivo il fascicolo elettronico degli edifici

Giannini: “Strumento centrale per individuare le priorità di intervento. Ora sistema più efficace”

Faraone: “Aggiunto un altro fondamentale tassello al lavoro del Governo sull’edilizia scolastica”

Via libera in Conferenza Unificata alla nuova Anagrafe dell’Edilizia Scolastica. Dati più dettagliati, per una conoscenza più profonda sullo stato di ciascun edificio scolastico. Informazioni rilevate in tempo reale e più facili da reperire per amministrazioni e cittadini. Maggiore integrazione con le altre Anagrafi presenti nel sistema informativo del Miur, fra cui quella degli studenti. Sono alcune delle novità previste dall’accordo siglato oggi che consentirà di arrivare entro la prima metà del prossimo anno ad un vero e proprio fascicolo elettronico di ciascun edificio scolastico.

“Dopo 17 anni di attesa, questo Governo è stato il primo ad attivare l’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica. Uno strumento atteso ed essenziale per individuare le priorità di intervento e monitorare lo stato delle opere”, dichiara il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. “Oggi si fa un altro passo avanti. Grazie a questo ulteriore miglioramento avremo dati in tempo reale e più approfonditi, garantiremo una sempre maggiore trasparenza delle informazioni e velocità di azione. La sicurezza delle nostre scuole è una priorità assoluta per questo Governo, lo dimostra il lavoro che portiamo avanti senza sosta fin dal nostro insediamento”.

“L’Anagrafe per l’Edilizia Scolastica è stata una conquista che abbiamo fortemente voluto per la sicurezza dei nostri ragazzi. Oggi l’accordo in Conferenza Unificata aggiunge ulteriori e fondamentali tasselli: non solo trasparenza e responsabilità, ma finalmente un sistema più snello. Un ottimo risultato, frutto di condivisione e di impegno comune del Ministero, degli enti che fanno parte dell’Osservatorio e delle Associazioni, che dimostra come questo Governo non si limiti a investire risorse per l’edilizia scolastica, come nessuno aveva mai fatto prima, ma che lavori su più fronti e in maniera corresponsabile per garantire alle nuove generazioni spazi di apprendimento e crescita sicuri e al passo con i tempi”, ha aggiunto il Sottosegretario Davide Faraone.

Cosa cambia con la nuova Anagrafe? Aumenta il numero delle informazioni che saranno raccolte e rese disponibili per ciascun edificio scolastico. Sarà ad esempio migliorato il quadro delle informazioni sull’adeguamento sismico degli edifici, sulla presenza di spazi collettivi come palestre o auditorium, sullo stato delle strutture portanti degli edifici. I record dei dati da rendere pubblici per i cittadini passano dagli attuali 151 a 500. Sarà soprattutto più veloce il trasferimento delle informazioni. Non ci saranno più ‘scarichi’ periodici, ma un flusso costante e diretto tra gli Enti locali, le Regioni e il Ministero. Entro il prossimo 31 dicembre avverrà l’ultima trasmissione dei dati secondo le vecchie procedure. Poi si partirà con la nuova modalità di comunicazione per arrivare ad un vero e proprio fascicolo elettronico delle scuole.

Disabilita’, Boldrini: “Fare di piu’ per l’inserimento lavorativo dei non vedenti”

Redattore Sociale del 10-11-2016

Disabilita’, Boldrini: “Fare di piu’ per l’inserimento lavorativo dei non vedenti”

ROMA. “Sono convinta che a livello legislativo vada fatto di piu’ per i ciechi e gli ipovedenti. Alcune leggi hanno fatto il loro tempo, penso ad esempio all’inserimento lavorativo in alcune professioni che oggi non sono piu’ contemporanee”. Cosi’ il presidente della Camera, Laura Boldrini, oggi in visita al ‘Bar al buio’ portato dalla Cooperativa Sociale Irifor di Trentino Onlus a Roma in piazza Montecitorio. Un bus al suo interno completamente buio, pensato per sviluppare gli altri quattro sensi.
“Stare qualche minuto nel buio piu’ totale- dice Boldrini- ci fa capire quanto sia importante la vista, e’ un’esperienza che tutti dovrebbero fare per capire cosa vuol dire essere ciechi o ipovedenti e aiutare queste persone nella societa'”.
Secondo Boldrini, “si tratta di persone che fanno una vita normale nonostante questo impedimento. Se la societa’ le esclude- termina- perde una risorsa”. (DIRE)

A Pescara – presenza organizzata studenti

Renzi a Pescara – presenza organizzata studenti =
on. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana):
Organizzare platee studentesche per le perfomance del premier non dovrebbe essere compito dei dirigenti scolastici.
Ministra Giannini intervenga e sollevi da incarico burocrati autori di questa genialata
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Siamo  in attesa di parole chiare, in queste ore,  da parte del Miur dopo che il deputato abruzzese di Sinistra Italiana Gianni Melilla ha denunciato che le autorita’ scolastiche in Abruzzo hanno organizzato la presenza di studenti ad una manifestazione del presidente del consiglio a Pescara oggi pomeriggio.
Lo afferma Nicola Fratoianni, dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana.
Organizzare  platee studentesche per le performance del premier – prosegue l’esponente della sinistra –  non dovrebbe essere compito dei dirigenti scolastici. Esattamente quello che invece e’ accaduto a Pescara per la trasferta odierna di Renzi.
Ci auguriamo che nelle prossime ore – conclude Fratoianni –  la ministra Giannini sollevi dall’incarico tutti quei burocrati scolastici ideatori di una tale genialata. In caso contrario vorra’ dire che dalle parti di Palazzo Chigi sono talmente disperati da ricorrere a tali mezzi.

Docenti, illegittimo il foglio firme “volante” all’entrata: l’atto pubblico è il registro di classe

da La Tecnica della Scuola

Docenti, illegittimo il foglio firme “volante” all’entrata: l’atto pubblico è il registro di classe

La domanda non è nuova: a cosa serve il foglio firme che ogni scuola pone all’entrata o in sala professori, se la presenza si verifica con il registro di classe?

Forse, però, a pensarci bene una funzione ce l’ha: registrare la presenza di quegli insegnanti, non pochi, che sono a disposizione oppure fanno parte del “potenziamento”. Allora, ribattono gli anti-burocrati, la firma sul foglio nella sala dei prof deve essere prevista solo per loro e non per tutti.

Deve averla pensata così, opponendosi alla firma all’entrata a scuola, anche quel docente RSU dell’Ipssar “F.P.Cascino” di Palermo, a cui il dirigente ha inviato una lettera di contestazione di addebito: il ds gli ha contestato di essersi rifiutata di registrare la presenza giornaliera, sottoscrivendo l’apposito foglio-firme disponibile presso la portineria dell’istituto, ed essersi limitata a firmare solo ed esclusivamente il registro di classe.

A favore del prof si è però schierata l’Usb Scuola Palermo, che ha anche lanciato una campagna di solidarietà nei suoi confronti.

Per il sindacato di base, del resto, “la giurisprudenza più recente (vedi da ultimo la Corte di Cassazione sentenza n. 11025/2006) ha ritenuto che per i dipendenti pubblici l’obbligo di adempiere alle formalità prescritte per il controllo dell’orario di lavoro deve discendere da un’apposita fonte normativa di tipo legale o di tipo contrattuale”.

“Nel vigente contratto collettivo di lavoro del comparto scuola del 29 novembre 2007 – continua l’Usb – solo per il personale ATA è previsto espressamente l’obbligo di “adempiere alle formalità previste per la rilevazione delle presenze” (art.92, comma 3, lettera g), il che autorizza l’amministrazione ad introdurre sistemi di verifica del tempo lavorato mediante l’uso di apparecchiature elettroniche come il cartellino magnetico. Una simile disposizione non è prevista anche per il personale docente. Per i docenti il sistema di rilevazione e di controllo della presenza in servizio “è attestato unicamente dalla firma sul registro di classe (Corte di Cassazione, Sez. V del 20.11.1996)”, costituendo peraltro “dotazione obbligatoria di ciascuna classe facente fede erga omnes quale attestazione di verità dell’attività svolta in classe dall’insegnante (Corte di Cassazione, Sez. V del 13.11.1996)”.

Una “firma”, quella sul registro di classe, che per molti docenti sta sempre più diventando digitale, poiché stanno sempre più prendendo il sopravvento queste tecnologie digitali-interettiva rispetto ai tradizionali registri di classe cartacei.

L’USB, in una nota inviata al dirigente scolastico in data 14 ottobre 2016, ha fatto rilevare che “i fogli firme predisposti dalla dirigenza (o presumibilmente predisposti dalla dirigenza) in portineria, per rilevare l’ingresso e l’uscita dei docenti, mancavano di vidimazione con timbro della scuola, di firma del Dirigente scolastico (o suo sostituto) e di relativo numero progressivo”.

E che “tali fogli, così predisposti, rappresentano una violazione delle normali norme sulla trasparenza e non hanno alcun valore di atto pubblico. Il docente incriminato si è rifiutato di apporre la propria firma su tali fogli “volanti” (collocati in portineria) perché potevano essere in ogni istante oggetto di manipolazione da parte di terzi o utilizzati per qualsiasi attività recando sola la vaga dicitura “foglio firme docenti del giorno…”. Il docente in questione ha regolarmente firmato i registri di classe, attestando la propria presenza giornaliera all’interno dell’istituzione scolastica”.

“Abbiamo ricordato alla dirigenza – ha detto ancora l’Usb – che la presenza in servizio dei docenti, anche in relazione alla sicurezza sui luoghi di lavoro, è attestata dalla firma del registro di classe che ha valore di atto pubblico, destinato quindi a fornire la prova di fatti giuridicamente rilevanti e a documentare avvenimenti relativi all’amministrazione scolastica”.

Pertanto, “come USB troviamo irresponsabile l’avvio di una procedura sanzionatoria per un collega che si è esclusivamente rifiutato di eseguire un “ordine” palesemente illegittimo e privo di fonti normative a supporto, come attestano anche tutte le circolari di riferimento che non evidenziano mai un riferimento normativo”.

Usb Scuola chiede, infine, “a tutti i colleghi della scuola che da domani (giovedì 10 novembre ndr) , in segno di solidarietà con il collega coinvolto, si rifiutino di firmare i “fogli volanti” posti in portineria, che le altre RSU dell’istituto (sindacati ANIEF, SNALS, SLAI COBAS) debbano opporsi compattamente all’obbligo di firma in ingresso ed uscita, e che le organizzazioni sindacali concertative finalmente intervengano in questa scuola per difendere i diritti dei lavoratori.

Noi come USB – concludono – non ci fermeremo e continueremo a difendere tutti i lavoratori della scuola, ritenendo l’obbligo di firma in ingresso ed uscita inaccettabile, rivendicando il diritto alla libertà di non osservare una disposizione di servizio illegittima e imposta dall’alto”.

Formazione obbligatoria anche per gli Ata, il piano entro fine mese. Arriva il concorso Dsga

da La Tecnica della Scuola

Formazione obbligatoria anche per gli Ata, il piano entro fine mese. Arriva il concorso Dsga

La formazione obbligatoria non riguarda solo i docenti, ma anche il personale Ata: entro il 30 novembre il ministero dell’Istruzione pubblicherà il piano.

A dirlo, nel corso di un question time tenuto il 9 novembre, è stato ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

Il piano nazionale di formazione riguarderà tutto il personale Ata “per il quale sono stati stanziati 2,3 milioni di euro”, ha sottolineato Giannini.

Il responsabile del Miur ha anche confermata la volontà del Miur di avviare il reclutamento dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi, per i quali risultano mille posti vacanti: il ministero dell’Istruzione, ha detto Giannini, sempre “entro il 30 novembre, richiederà formalmente al ministero dell’Economia l’autorizzazione per poter procedere al bando di concorso”, ha riferito ancora il ministro Giannini.

Nel corso del question time, il ministro ha anche affrontato la questione degli incentivi nel settore della ricerca, in particolare per la nascita di start-up, ricordando che c’è un piano dotato di 30 milioni di euro per il biennio 2017-2018.

Esami di Stato 2017, domande entro il 30 novembre

da La Tecnica della Scuola

Esami di Stato 2017, domande entro il 30 novembre

Anche quest’anno è fissata al 30 novembre la scadenza per la presentazione delle domande da parte dei candidati per l’esame di Stato 2017.

In particolare, la scadenza riguarda i candidati interni (alunni dell’ultima classe), i candidati esterni, gli alunni in possesso del diploma professionale di tecnico (Regione Lombardia e Province Autonome di Trento e Bolzano) e i candidati detenuti.

Il 31 gennaio 2017 rappresenta invece il termine ultimo di presentazione di eventuali domande tardive (di candidati interni ed esterni), limitatamente a casi di gravi e documentati motivi, quali gli eventi sismici che hanno colpito quest’anno l’Italia centrale. Sempre entro il 31 gennaio possono presentare domanda anche gli alunni della penultima classe per abbreviazione per merito(candidati interni).

Altra scadenza da ricordare è il 20 marzo, data entro la quale possono presentare domanda gli alunni con cessazione della frequenza delle lezioni dopo il 31 gennaio 2017 e prima del 15 marzo 2017 (candidati esterni).

Tutte le indicazioni per la presentazione della domanda sono contenute nella nota prot. n. 12474 del 9 novembre 2016, cui è allegato anche il fac-simile di domanda per i candidati esterni.

Intercultura: 1400 borse per studiare all’estero. Proroga al 13 novembre

da La Tecnica della Scuola

Intercultura: 1400 borse per studiare all’estero. Proroga al 13 novembre

Intercultura, nel comunicare che è stato prorogato fino alle ore 24.00 del giorno 13 NOVEMBRE 2016, il termine per iscriversi, ribadisce che  mette a disposizione circa 2.000 posti, di cui oltre 1.400 sovvenzionati attraverso borse di studio, per gli studenti delle scuole superiori interessati a partecipare a un programma di scambio interculturale a partire dall’estate 2017, per un anno scolastico all’estero o periodi più brevi.

I programmi di studio sono rivolti prioritariamente a studenti delle scuole superiori nati tra il 1 luglio 1999 e il 31 agosto 2002 e che sono a concorso. Per parteciparvi, tutti i candidati devono sostenere un percorso di selezione che inizia poco dopo la scadenza delle iscrizioni in una sede definita dal Centro locale di Intercultura della propria zona.

Servono inoltre a Intercultura per acquisire gli elementi di valutazione necessari per l’assegnazione dei posti all’estero e delle borse di studio disponibili. Gli incontri di selezione prevedono una prova di idoneità ai programmi di Intercultura, colloqui individuali con i volontari dell’Associazione, attività di gruppo con i ragazzi che hanno già fatto questa esperienza e un incontro con i genitori degli studenti.

Per iscriversi alle selezioni è sufficiente collegarsi all’apposita pagina del sito internet www.intercultura.it e compilare il modulo di iscrizione online. È richiesto il pagamento della quota di iscrizione di 50 euro (che non verrà rimborsata in nessun caso) mediante versamento su conto corrente postale (c/c n° 1014038770) o pagamento con carta di credito. Le iscrizioni per partecipare al concorso per i programmi scolastici devono pervenire entro il 10 novembre 2016 (SCADENZA PROROGRATA AL 13 NOVEMBRE 2016, ORE 24.00). Oltre questa data, verranno accettate solo iscrizioni per le selezioni per i programmi non scolastici (indicati come “Estivi”).

Lingua e cultura cinese, arriva il Sillabo per i docenti

da La Tecnica della Scuola

Lingua e cultura cinese, arriva il Sillabo per i docenti

Sul sito del Miur è disponibile il Sillabo per i docenti di lingua e cultura cinese, un documento contenente le Linee guida per la didattica della lingua cinese nella scuola secondaria di II grado.

L’obiettivo è quello di fornire un quadro di riferimento unitario, al fine di rendere più omogenee le prassi didattiche e stimolare la produzione di materiali didattici coerenti con il sillabo proposto.

La guida si rivolge dunque agli insegnanti delle superiori, per progettare al meglio le attività di insegnamento e apprendimento degli alunni.

Questo perché l’insegnamento della lingua cinese si sta sempre di più diffondendo nel sistema scolastico italiano non soltanto nei licei linguistici, ma in tutti gli indirizzi della scuola secondaria di secondo grado.

I primi dati provvisori raccolti dal Miur parlano di oltre 200 scuole impegnate nell’a.s. 2015/2016 i progetti riguardanti la promozione della lingua cinese e 149 le classi e 51 le cattedre per l’insegnamento curricolare della lingua cinese.

L’introduzione ordinamentale del cinese nei curricoli della scuola secondaria di secondo grado è iniziata a partire dal 2012, quando sono stati attivati i primi corsi all’interno dei percorsi dei TFA (i Tirocini Formativi Attivi) per cinese, giapponese e arabo. Nel 2016 per la prima volta l’istituzione delle nuove classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento.

Dal 2017/2018, anticipa il Ministero, i primi 13 docenti “di ruolo” saranno assegnati agli istituti secondari di secondo grado.

Oltre al Sillabo, da quest’anno i docenti avranno a disposizione un altro strumento: un apposito forum aperto sul sito www.cineseascuola.it per scambiarsi esperienze ed opinioni.

Entro il 20-21 novembre il rinnovo degli Organi Collegiali

da tuttoscuola.com

Entro il 20-21 novembre il rinnovo degli Organi Collegiali

Stanno per scadere i termini fissati dalla circolare n. 7 del 21/09/2016 con la quale il Miur ha confermato, anche per l’a.s. 2016/2017, le istruzioni già impartite, nei precedenti anni, sulle elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica.

Le elezioni si svolgono secondo le procedure previste dall’ordinanza ministeriale n. 215 del 15/07/1991, modificata e integrata dalle successive ordinanze nn. 267/1995, 293/1996 e 277/1998.

Le elezioni per il rinnovo dei consigli di circolo/istituto scaduti per decorso triennio o per qualunque altra causa, nonché le eventuali elezioni suppletive nei casi previsti, si svolgono secondo la procedura ordinaria di cui al titolo III della stessa ordinanza. La data della votazione è fissata dal Direttore generale di ciascun Ufficio scolastico regionale per il territorio di rispettiva competenza, in un giorno festivo dalle 8.00 alle 12.00 e in quello successivo dalle 8.00 alle ore 13.30, non oltre il termine di domenica 20 e lunedi’ 21 novembre 2016.

La CM ricorda che nelle scuole che comprendono al loro interno sia scuole dell’infanzia, primarie e/o secondarie di primo grado, sia scuole secondarie di secondo grado, continuerà ad operare il commissario straordinario, non essendo ancora intervenuta una soluzione normativa circa la composizione del consiglio di istituto delle scuole in questione.

In arrivo 1000 posti per DSGA

da tuttoscuola.com

In arrivo 1000 posti per DSGA
L’annuncio dato dal ministro nel Question Time. L’insoddisfazione di Centemero (FI)

Entro il 30 novembre il ministero dell’Istruzione pubblicherà il Piano di formazione per tutto il personale Ata “per il quale sono stati stanziati 2,3 milioni di euro“. Lo ha detto il ministro Stefania Giannini al Question Time.

Altro tema riguarda il reclutamento dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi, per i quali risultano mille posti vacanti. Il ministero dell’Istruzione, sempre “entro il 30 novembre, richiederà formalmente al ministero dell’Economia l’autorizzazione per poter procedere al bando di concorso“, ha riferito ancora il ministro Giannini.

Ma per la deputata e responsabile scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero, “sul reclutamento del personale amministrativo e dei DSGA le risposte del governo sono insufficienti. A nostro avviso è necessario bandire al più presto un corso-concorso finalizzato al loro reclutamento nonché procedere all’adeguato riconoscimento professionale di questa categoria di lavoratori“.

9 novembre, Giorno della libertà

da tuttoscuola.com

9 novembre, Giorno della libertà
L’intervento in aula della Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini

“Come sapete, in base alla legge del 15 aprile 2005, il 9 novembre è stato dichiarato “Giorno della libertà” quale ricorrenza – secondo le parole della stessa  legge  – ‘dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione dei paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo’.

Il giorno della caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989,  è stato certamente un giorno che ha segnato una svolta nella storia dell’Europa e del mondo.

Molti di noi hanno ancora davanti agli occhi le immagini di quei momenti, portate nelle nostre case dalle televisioni, quando decine di migliaia di persone si riversarono in strada  per superare e per abbattere, con un grande movimento di popolo, la barriera che per tanti anni aveva diviso artificiosamente, nel nome delle ideologie e degli equilibri geo-politici, famiglie, affetti, relazioni umane.

Il muro di Berlino non divise però solo una città o solo il popolo tedesco ma rappresentò, per tanti anni, una ferita nel cuore dell’Europa, impedendo quello scambio fecondo tra le persone e tra i popoli che fonda e consolida la libertà e che è alla base del progresso dell’uomo.

Passeggiando oggi per le vie di Berlino i residui di quel muro sembrano quasi un reperto archeologico, a fronte di una città  pulsante, piena di vita e di cultura, in costante trasformazione.

Anche l’Europa da quei giorni ha subito grandi cambiamenti. Il processo di integrazione con i Paesi che appartenevano al blocco comunista, ne ha accresciuto il peso politico ed economico. Ma la crisi che dal 2008 ha investito anche il nostro continente ha creato nuovi problemi e nuove difficoltà per le persone di cui la politica è chiamata con urgenza a farsi carico.

E tuttavia vicende come quelle del muro di Berlino, che ai ragazzi di oggi possono apparire lontane, ma che sono ancora vive nella coscienza dell’Europa, dimostrano che i muri e le chiusure nell’ideologia o nell’egoismo sono soluzioni artificiose e di corto respiro, fonte di grandissime lacerazioni e sofferenze umane, e che la soluzione ai problemi complessi delle società contemporanee va trovata nel dialogo e nella cooperazione tra le persone e tra i popoli”.