Legge di bilancio, il bonus nido andrà anche ai bambini malati

Legge di bilancio, il bonus nido andrà anche ai bambini malati

La Commissione Bilancio ha approvato un emendamento che prevede che il bonus nido da mille euro previsto dalla legge di bilancio sia destinato anche ai bambini con gravi patologie croniche che ricevono “forme di supporto” nella propria abitazione. L’agevolazione spetta per chi non ha compiuto i tre anni di età

da Superabile
23 novembre 2016

ROMA – Il bonus nido da 1.000 euro l’anno previsto dalla legge di bilancio sarà destinato, non solo ai bambini iscritti agli asili, ma anche a “forme di supporto presso la propria abitazione in favore dei bambini al di sotto dei tre anni affetti da gravi patologie croniche”. Lo prevede un emendamento alla legge di Bilancio approvato in Commissione alla Camera. L’emendamento era stato presentato dalla Commissione Affari Sociali e ha trovato il via libera della Commissione Bilancio, che sta analizzando il testo in questi giorni. Si va così incontro a quelle situazioni che non consentono – o semplicemente non consigliano – la frequenza dell’asilo nido, che sarebbero state escluse secondo la formulazione precedente dall’agevolazione prevista.

La stessa Commissione Bilancio della Camera ha invece bocciato gli emendamenti alla legge di bilancio che legavano l’assegno alla situazione economica delle famiglie. Ha infatti ricevuto parere contrario di relatore e governo l’emendamento del Pd che stabiliva per il riconoscimento del bonus un tetto massimo di 25.000 euro di valore Isee. Bocciata anche un’altra proposta similare. Per ottenere il bonus coloro che frequentano il nido dovranno presentare non solo l’attestazione dell’iscrizione all’asilo, ma anche quella del pagamento della retta.

DIDATTICA E INCLUSIONE SCOLASTICA

Bolzano. Convegno nazionale didattica e inclusione scolastica

Il quarto convegno nazionale DIDATTICA E INCLUSIONE SCOLASTICA – Equità, differenze e progettazione universale si terrà il 25 e 26 novembre 2016 presso la Libera Università di Bolzano, Piazza Università, 1 – 39100 Bolzano ed è organizzato dal GRIIS, Gruppo di Ricerca Integrazione e Inclusione Scolastica della Facoltà di Scienze della Formazione del citato ateneo.
Potete trovare maggiori informazioni sul gruppo GRIIS al sito web http://griisbolzano.wix.com/griis.

Mobilità e punteggio del servizio prestato nelle paritarie

Mobilità e punteggio del servizio prestato nelle paritarie: inarrestabili i successi Anief in Tribunale

Ormai inarrestabili i successi Anief presso i Tribunali del Lavoro di tutta Italia in favore dei docenti che hanno richiesto la valutazione del servizio prestato nelle scuole paritarie ai fini della mobilità 2016: ancora una condanna a carico del MIUR e operazioni di mobilità nuovamente da rivedere. Questa volta è il Giudice del Lavoro di Napoli Nord che, mutando il precedente orientamento grazie all’attento lavoro degli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Michele Speranza e Elena Boccanfuso, accoglie in toto le loro richieste volte a rilevare come la prospettazione contenuta nel CCNI, che non riconosce utile ai fini del punteggio per la mobilità il servizio svolto nelle scuole non statali, risulta illegittima per evidente discriminazione e violazione dei “principi di eguaglianza e d’imparzialità della p.a. (artt.3 e 97 Cost.)”. Confermato, anche, il principio che il servizio nelle scuole paritarie deve essere considerato anche ai fini della ricostruzione di carriera, per cui il nostro sindacato ha già promosso specifico ricorso.

 

Deroga inizio obbligo scolastico

Deroga inizio obbligo scolastico – La vittoria di Pirro
(TAR Sicilia Sent. 2473/16)

Il Tar Sicilia, Sezione di Catania, con sentenza n° 2473/16 pubblicata il 10/10/2016 ha annullato il provvedimento dell’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia con il quale si rigettava la deroga concessa dal Dirigente Scolastico di un istituto comprensivo ad un alunno con disabilità grave a permanere ancora per un anno in scuola dell’infanzia.

Il TAR ha accolto le motivazioni del ricorso fondate sulla violazione dell’art. 114 comma 5 del Testo Unico D.Lgs. n° 297/1994 e su una interpretazione assai estensiva della Nota Ministeriale n° 547/14 che consentono di ritardare di un anno l’iscrizione alla scuola dell’obbligo per gravi motivi di salute.

Purtroppo né i ricorrenti, né i Magistrati hanno seguito le vicende relative alla formulazione della Nota Ministeriale n° 547/14, di cui mi sono dovuto personalmente occupare al momento della sua prima pubblicazione.

È legittima la permanenza alla scuola dell’infanzia oltre il 6 anno di età?
(Nota 547/14)

Riporto il mio commento alle vicende relative a tale Nota che, se fosse stato acquisito dal Collegio giudicante, probabilmente avrebbe offerto materiali interpretativi opposti alla decisione frettolosamente assunta.

Ciò perché la Nota Ministeriale n° 547/14 riguardava gli alunni stranieri adottati e non “gli alunni affetti da handicap”, come erroneamente riporta la sentenza. Conseguentemente solo per i primi tale nota consente di ritardare di un anno l’ingresso nella scuola dell’obbligo.

Come si legge nella mia scheda n° 462 citata, una prima stesura di tale nota citava la vecchia circolare n° 235 del 1975 che consentiva la stessa deroga anche agli alunni con disabilità, ma dopo le proteste della FISH, la nota a favore degli alunni stranieri adottati è stata ripubblicata (con il numero 547/14), omettendo quell’espresso riferimento a quella circolare, perché ormai abrogata.

Concentrandoci sulla sentenza, se tra i motivi di salute, di cui all’art. 114 comma 5 del D.Lgs. n° 297/1994, si comprendessero anche le situazioni di disabilità, allora quasi tutti i circa 240.000 alunni con disabilità attualmente frequentanti le scuole comuni dovrebbero essere autorizzati a ritardare di un anno l’iscrizione alla scuola dell’obbligo, poiché non hanno ancora acquisito i requisiti per l’ingresso in scuola primaria, contrariamente ai compagni senza disabilità.

Anzi, se si dovesse seguire questa interpretazione meramente sanitaria, c’è da chiedersi perché un solo anno di deroga, dal momento che le situazioni di gravità non potranno mai essere superate neppure in tutta una vita; ed allora è da chiedere ai Magistrati perché non considerare illegittimo il limite temporale di un solo anno, quando questi nostri alunni neppure dopo decine di anni potranno avere acquisito i prerequisiti per l’ingresso alla scuola primaria?

Il MIUR e già prima il legislatore delegato del Testo Unico avevano scritto il termine “motivi di salute, o altri impedimenti gravi” pensando a situazioni transitorie e non permanenti come quelle degli alunni con gravi disabilità; per questo avevano limitato ad un solo anno la possibilità di deroga.

C’è da augurarsi che i Magistrati si ricredano sull’interpretazione troppo estensiva data al termine “gravi motivi di salute” ed i loro Colleghi di altri Collegi giudicanti non ne seguano le orme. Diversamente i genitori di questo alunno, che credono di aver ottenuto una grande vittoria, e quanti altri volessero seguirne l’esempio, si renderanno conto che trattasi di una vittoria di Pirro, dal momento che questa sentenza potrebbe colpire al cuore la logica culturale con la quale da oltre 40 anni in Italia abbiamo una normativa inclusiva. Infatti l’interpretazione di questa sentenza rischia di impedire ai nostri ragazzi con gravi disabilità di poter mai entrare nella scuola dell’obbligo.

Infatti un qualunque medico o ASL non avrebbe difficoltà a certificare che ancora questi alunni non hanno acquisito i prerequisiti per accedere alla scuola dell’obbligo e, coi tempi di riflusso che corrono, anche qualche Dirigente scolastico, basandosi su questa certificazione, potrebbe rigettare l’iscrizione alla scuola dell’obbligo, vedendosi confermato questo suo provvedimento da qualche organo giudicante che segua gli orientamenti di questa infausta sentenza.

22/11/2016

Salvatore Nocera Responsabile dell’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio Scolastico sull’Inclusione dell’AIPD Nazionale


È legittima la permanenza alla scuola dell’infanzia oltre il 6 anno di età? (Nota 547/14)

Il MIUR aveva emanato il 4 febbraio 2014 la nota prot. n° 338 che consentiva agli alunni stranieri adottati di permanere nella scuola dell’infanzia al fine di raggiungere un equilibrio psicologico e apprenditivo per affrontare con successo l’inizio degli studi dell’obbligo. Tale nota era stata richiesta dall’Ufficio Scolastico del Veneto per venire incontro alle numerose giustificate richieste di genitori e di associazioni di genitori adottivi. Purtroppo per giustificare la deroga all’inizio dell’obbligo scolastico al compimento dei 6 anni d’età la Nota citava l’esempio degli alunni con disabilità, per i quali una vecchia C.M. n° 335/75 consentiva tale deroga.

La FISH, ritenendo il riferimento a tale Circolare del tutto impertinente sia per la diversità dei soggetti interessati che per l’abrogazione implicita della Circolare n° 235/75 a seguito della L. n° 53/03 sull’inderogabilità dell’inizio dell’obbligo scolastico, aveva chiesto ed ottenuto dal MIUR la sospensione della predetta nota n° 338/14 (vedi comunicato stampa FISH).

Chiarita la situazione il MIUR ha emanato la nuova Nota prot. n° 547 del 21/02/2014nella quale non si fa più alcun riferimento alla C.M. n° 335/75, mentre si consente eccezionalmente il trattenimento per un solo anno per “alunni che necessitano di una speciale attenzione” ai sensi della Direttiva sui BES del 27/12/2012 e successive circolari applicative.

Ecco il testo della parte dispositiva della Nota:

“Sottolineando la straordinarietà e specificità degli interventi in questione, si invitano le SS.LL. qualora si trovino in presenza di situazioni riguardanti alunni che necessitano di una speciale attenzione -a porre in essere gli strumenti e le più idonee strategie affinché i Dirigenti Scolastici esaminino i singoli casi con sensibilità e accuratezza, confrontandosi – laddove necessario – anche con specifiche professionalità di settore e con il supporto dei Servizi Territoriali, predisponendo percorsi individualizzati e personalizzati.

Solo a conclusione dell’iter sopra descritto, inerente casi eccezionali e debitamente documentati, e sempre in accordo con la famiglia, il Dirigente Scolastico -sentito il team dei docenti -potrà assumere la decisione, in coerenza con quanto previsto dall’art. 114, comma 5 del D.Lgs. n° 297/94, di far permanere l’alunno nella scuola dell’infanzia per il tempo strettamente necessario all’acquisizione dei prerequisiti per la scuola primaria, e comunque non superiore ad un anno scolastico, anche attraverso un’attenta e personalizzata progettazione educativa.”

Per completezza si riporta pure il testo dei primi 5 commi dell’art. 114 del Testo Unico D.Lvo n° 297/94 citato nella nota:

“1. Il sindaco ha l’obbligo di trasmettere ogni anno, prima della riapertura delle scuole, ai direttori didattici l’elenco dei fanciulli che per ragioni di età sono soggetti all’obbligo scolastico, con l’indicazione del nome dei genitori o di chi ne fa le veci.

2. Iniziato l’anno scolastico, l’elenco degli obbligati è confrontato con i registri dei fanciulli iscritti nelle scuole al fine di accertare chi siano gli inadempienti.

3. L’elenco degli inadempienti viene, su richiesta dell’autorità scolastica, affisso nell’albo pretorio per la durata di un mese.

4. Trascorso il mese dell’affissione di cui al comma 3, il sindaco ammonisce la persona responsabile dell’adempimento invitandola ad ottemperare alla legge.

5. Ove essa non provi di procurare altrimenti l’istruzione degli obbligati o non giustifichi con motivi di salute, o con altri impedimenti gravi, l’assenza dei fanciulli dalla scuola pubblica, o non ve li presenti entro una settimana dall’ammonizione, il sindaco procede ai sensi dell’articolo 331 del codice di procedura penale. Analoga procedura è adottata in caso di assenze ingiustificate durante il corso dell’anno scolastico tali da costituire elusione dell’obbligo scolastico.”

OSSERVAZIONI

Da quanto sopra si evidenzia con chiarezza che, limitatamente ai casi di “motivi gravi” o “motivi di salute” (comma 5 citato), può essere consentita la permanenza per non più di un anno nella scuola dell’infanzia ad “alunni che necessitano di una speciale attenzione”.

Quanto agli alunni con disabilità è da ritenere che i motivi di salute non possono coincidere con la sola situazione di disabilità certificata, poiché, diversamente, quasi tutti gli alunni con certificazione di disabilità avrebbero diritto alla permanenza in scuola dell’infanzia.

Pertanto vale anche per essi, come per tutti, la sottolineatura della nota circa “la straordinarietà e specificità degli interventi in questione”.

È ancora da precisare che, mentre la precedente nota prot. n° 338 del 4/2/2014 attribuiva al collegio dei docenti il potere di deliberare l’ulteriore permanenza alla scuola dell’infanzia, la nuova nota prot. N° 547/14 attribuisce tale compito al capo d’istituto che deve confrontarsi con “specifiche professionalità di settore, con il supporto dei servizi territoriali”, sentito il team dei docenti ed in accordo con la famiglia.

04/03/2014

Salvatore Nocera

Responsabile dell’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio Scolastico sull’Integrazione dell’AIPD Nazionale

La pazza gioia di Paolo Virzì

La pazza gioia, un film di Paolo Virzì

di Mario Coviello

virziDue donne, una bionda, l’ altra bruna, una nobile e ricca Beatrice Morandini Valdirana, l’altra Donatella Morelli proletaria e senza un soldo. La ricca ossessivamente estroversa e la quasi-povera depressa, con i rispettivi ambienti originari produttori del loro disagio e della loro crisi;la prima logorroica, l’altra troppo silenziosa, una madre, l’altra no. Le accomuna la “pazzia”, il “ TSO”, i ricoveri coatti,la dipendenza dai farmaci antidepressivi.

Si incontrano a villa Biondi, un istituto terapeutico per donne oggetto di sentenza di un tribunale e costrett a una terapia di recupero . La “nobile” decide di “ prendersi cura” della povera. Certo Donatella Morelli è volgare, piena di tatuaggi, non ha biancheria intima di seta, ha un vecchio cellulare con in rubrica solo il numero del padre e una canzone che ascolta sempre “Senza fine” . Beatrice è attratta da Donatella e “ la mette sotto la sua ala”. Grazie ad un esperienza di lavoro fuori dalla comunità le due donne riescono a scappare e come “ Thelma e Louise” si danno alla “ pazza   gioia “.

Insieme sono un mix esplosivo perché la proletaria sa guidare, mena le mani quando è necessario, l’altra avvolge i malcapitati che incontrano in un oceano di parole, modi gentili, fascino discreto. Nella fuga ognuna delle due ha uno scopo : la ricerca del figlio che è stato dato in adozione per Donatella, un incontro anche fugace per Beatrice con il “coatto”, volgare, che le piscia addosso, e agli arresti domiciliari .

Fanno da sfondo alla fuga i dolci paesaggi della Toscana e Viareggio, d’estate con il mare, e d’inverno col carnevale. E la fuga ci fa scoprire la madre di Donatella, Luciana che assiste un generale allettato, sicura di ereditarne la casa, e il padre che cantava con Gino Paoli e campa con le serate in vecchie balere.

Di Beatrice conosciamo la madre che la figlia ha rovinato tanto che la loro villa è diventata set di un film e che non ha remore a dire “Si uccida una buona volta, così la facciamo finita”.

Paolo Virzì, con la collaborazione di Francesca Archibugi alla scrittura, ha lasciato il freddo Nord di ”Il capitale umano” per tornare nell’amata Toscana che gli consente di fondere, come solo lui sa fare, ironia, buonumore e dramma. Il regista sa muoversi tra le diverse temperature emotive con una sensibilità che si fa, film dopo film, sempre più acuta e partecipe delle sorti dei personaggi che porta sullo schermo.

Virzì ci racconta il mondo della “pazzia” e la necessaria fuga di due donne che non sono state amate da madri “fredde”, e abbandonate da padri inadeguati. Si sono già scritte nel passato pagine e riflessioni su un Virzì erede della commedia italiana degli anni d’oro ma quello che si può aggiungere ora è che al suo personale capitale di autore si è aggiunta una capacità di sguardo sul mondo femminile che nel cinema italiano diretto da uomini non è per nulla usuale. Con delicatezza e partecipazione egli sa raccontare la difficile vita delle comunità terapeutiche, di dottori empatici, capaci di comprendere le ragioni della sofferenza, e di altri, solo freddi custodi di protocolli.

Vi raccomando questo film perché ci avvicina a questo mondo di sofferenza psichica che ci appartiene. Ve lo consiglio perché racconta le donne, la loro forza e fragilità, e gli uomini che amano, umiliano, violentano le donne. Virzì dimostra che il cinema italiano e le sue attrici sanno essere “grandi” quando la recitazione, la storia, la sceneggiatura, i ritmi sono quelli giusti. Valeria Bruni Tedeschi che interpreta Beatrice e Micaela Ramazzotti che è Donatella sono entrambe straordinarie, ognuna a suo modo, nello scavare in personaggi non facili che sanno rendere, tenendo la retorica a dovuta distanza. Questo film racconta la condizione di donne condannate da una vita in cui hanno sbagliato, e che ahnno diritto ad una seconda possibilità.

Vi raccomando “ La pazza gioia” perché ci aiuta a capire che abbiamo bisogno di amare, comprendere, e di essere amati e compresi. Abbiamo bisogno di qualcuno che perdoni i nostri errori e ci faccia sentire “giusti”, utili, amati anche se “ nati tristi”.

All’edilizia scolastica 530 milioni

da Il Sole 24 Ore

All’edilizia scolastica 530 milioni

di Massimo Frontera

La legge di bilancio riserverà ulteriori risorse a favore dell’edilizia scolastica. Dopo i 100 milioni dell’Inail (si veda il «Sole 24 Ore» di ieri) il governo si prepara a stanziare risorse per sostenere l’attivazione dei 530 milioni di nuovi prestiti che la Bei, Banca europea degli investimenti, si è detta disposta a concedere all’Italia per la sicurezza nelle scuole.

Un protocollo d’intesa in questo senso è stato sottoscritto ieri a Roma dal premier Matteo Renzi, dal vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco, e dall’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, Fabio Gallia. Il premier ha voluto celebrare l’iniziativa nella giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole (dedicata alla memoria a Vito Scafidi, vittima del crollo di un controsoffitto in un liceo di Rivoli, esattamente otto anni fa) scegliendo la scuola Pablo Neruda, appena completata nella periferia di Selva Candida, a Roma.

La scuola romana è stata completata grazie a una delle iniziative a favore delle scuole, la misura “sbloccascuole”, cioè la possibilità, per l’ente locale, di investire risorse proprie in deroga al patto di stabilità. Renzi, rivolgendosi ai sindaci, ha ripetuto il suo mantra ricorrente in tema di scuole: «Tutto quello che sarà investito nell’edilizia scolastica sarà fuori dal patto di stabilità». Il premier ha poi nuovamente sollecitato i sindaci a «progettare». Tema sul quale ha insistito molto lo stesso vicepresidente Bei: «Abbiamo bisogno di buoni progetti, di una capacità progettuale di qualità da parte delle amministrazioni, soprattutto quelle locali, delle quali occorre rinforzare le competenze tecniche – ha detto – . Ripeto: le risorse finanziarie le abbiamo. Abbiamo bisogno di progetti e di programmi di qualità». Il vicepresidente Bei ha poi elogiato l’anagrafe dell’edilizia scolastica messa in piedi dal ministero dell’Istruzione: «Una eccellenza italiana all’avanguardia in Europa», ha detto.

Al protocollo d’intesa siglato ieri seguirà, nei prossimi giorni, la firma di un protocollo tecnico che dettaglierà il programma. Programma che rappresenta il proseguimento (potenziato) del piano “mutui Bei” che ha già attivato 905 milioni di euro di prestiti. Il governo aveva già previsto risorse per attivare ulteriori 240 milioni di mutui Bei, ma ora, grazie alla disponibilità della Banca a concedere fino a 530 milioni, deve cercare la copertura per altri 290 milioni. Finora il piano ha funzionato: «Il 90 % dei fondi disponibili è stato assegnato – ha riferito sempre il vicepresidente Bei – ed è previsto che entro l’ottobre del prossimo anno la dotazione sarà completamente allocata». La Bei concede i soldi alle amministrazioni locali a fronte di una rata annuale pagata dallo Stato per 30 anni. Scannapieco ha anche annunciato che l’ultimo Cda ha approvato il finanziamento (con lo stesso meccanismo) di un mutuo di 800 milioni per finanziare gli interventi di prevenzione contro il dissesto idrogeologico.

Nel caso delle scuole, un ruolo fondamentale lo svolge anche Cassa depositi e prestiti, che è il “front office” nel rapporto con le amministrazioni territoriali e locali. Attività che Cdp affianca alla sua mission storica, di banca di riferimento per le amministrazioni locali (si veda scheda a fianco). «Negli ultimi otto anni – ha riassunto l’ad Gallia – abbiamo erogato almeno 2,5 miliardi di finanziamenti all’edilizia scolastica». Sul meccanismo c’è la vigilanza e il monitoraggio del ministero dell’Istruzione. Altre misure sono invece seguite dall’unità di missione di Palazzo Chigi guidata da Laura Galimberti.

Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha ricordato che complessivamente per le scuole sono stati stanziati 7,2 miliardi di euro, con interventi in circa 20mila istituti, «la metà delle scuole del Paese». Il fondo unico del Miur da destinare all’edilizia scolastica è di 1,7 miliardi in 8 anni (dal 2017), ancora da assegnare.

Scuola sospesa tra annunci e rinvii

da ItaliaOggi

Scuola sospesa tra annunci e rinvii

Il premier Renzi: più prof per il tempo pieno al Sud. Sulla legge di bilancio prende tempo

Alessandra Ricciardi

La discussione sul pacchetto scuola, in commissione bilancio della camera, è slittata ad oggi. Un rinvio tecnico che dovrebbe essere il preludio a uno slittamento al senato di tutte le modifiche più spinose, dall’organico alla mobilità. Di certo, comunque, alla camera il governo non presenterà suoi emendamenti.

Questa è la linea che sta prendendo piede tra Montecitorio e Palazzo Chigi in merito alla legge di bilancio. Una linea attendista, in cui pesano molto le ammissioni fatte dal premier Matteo Renzi circa gli errori commessi nella gestione della riforma della Buona scuola.

Se il ragionamento è che a fronte di 3 miliardi di investimenti e 100 mila assunzioni, ha ripetuto Renzi in questi giorni, tutti i prof sono arrabbiati, vuol dire che degli errori sono stati fatti. E alla vigilia di un voto delicatissimo, quello del referendum costituzionale del 4 dicembre, Renzi di errori non ne vuole più.

Come anticipato da ItaliaOggi sul numero del 30 settembre scorso, da Palazzo Chigi è arrivato l’indicazione al Miur di frenare sulle deleghe per l’attuazione della Buona scuola. I lavori preparatori, come scriviamo sulle pagine del numero odierno, sono ormai a buon punto, gli articolati sono pronti. Ma prima del 4 di dicembre la parola d’ordine è non far uscire nulla. Le decisioni finali devono essere tutte rinviate.

E così potrebbe accadere lo stesso per la manovra finanziaria, con gli emendamenti di peso per il settore rinviati a Palazzo Madama. La legge mette a regime quasi un altro miliardo di euro in più: per attuare le deleghe della legge 107/2016, 500 milioni di euro, che in grossa misura andranno a finanziare i nidi per i bimbi dagli 0 ai 6 anni di età, con un potenziamento del servizio in particolare al Sud; e 400 milioni per la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto.

Su questo punto, un emendamento del Pd, prima giudicato inammissibile dalla V commissione e poi riammesso, precisa che saranno create in questo modo 25 mila nuove cattedre su cui operare assunzioni. Nelle intenzioni della maggioranza, si vorrebbe precisare anche che sarà possibile operare nuove operazioni di trasferimento, in deroga al vincolo di permanenza triennale sulla sede di prima assegnazione, così da accontentare chi è stato assunto con la Buona scuola ma lontano da casa. Si attendono i chiarimenti della Ragioneria generale dello stato, ma entrambi i punti potrebbero essere rinviati al senato.

Intanto il premier ieri, in diretta su facebook, ha risposto a una domanda sulle proteste dei docenti costretti a lasciare casa per lavorare al Nord: «La cosa fondamentale è venire incontro alle esigenze degli studenti e non a quelle degli insegnanti», ma ha indicato comunque una soluzione: «La cosa migliore è il tempo pieno al Sud, in particolare in alcune zone. Lì c’è un problema per gli insegnanti ma anche per gli studenti». Per creare però più posti al Sud serve un piano su organici e assunzioni che al momento non c’è.

Promozioni facili alle scuole medie La scommessa del Miur per la riforma

da ItaliaOggi

Promozioni facili alle scuole medie La scommessa del Miur per la riforma

In ballo l’attuazione della buona scuola. Bocciare non conviene

Marco Nobilio

«Le ricerche effettuate in questi anni dimostrano che la bocciatura nella scuola media non modifica i risultati, anzi peggiora la situazione del singolo studente ed prodromica per la dispersione scolastic». È quanto si legge in una scheda preparata dal ministero dell’istruzione in vista della riforma della valutazione degli studenti. Pertanto, secondo i tecnici di viale Trastevere, d’ora in avanti la promozione dovrà essere disposta « a maggioranza dal consiglio di classe anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione ».

In ballo c’è la stesura del decreto legislativo che darà attuazione alla delega sulla valutazione contenuta nella legge 107/2015, la Buona scuola. La delega riguarda la certificazione delle competenze nel primo ciclo di istruzione (scuola primaria e secondaria di I grado) e gli esami. Resterebbe fermo l’obbligo di frequenza di almeno tre quarti del monte ore annuale personalizzato, fatta salva l’applicazione di eventuali deroghe. Anche nella scuola primaria la promozione alla classe successiva dovrà essere prevista anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione. Conseguentemente, la non ammissione potrà essere disposta, in via residuale, soltanto per i casi in cui una frequenza non regolare delle attività didattiche non dovesse consentire la valutazione dell’alunno nelle singole discipline, in analogia a quanto già previsto per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

Nella scuola primaria e secondaria di I grado la valutazione in decimi sarà sostituita con una scala pentenaria espressa in lettere da A ad E, in cui si farà riferimento a cinque diversi livelli decrescenti di apprendimento. La lettera E sarà utilizzata per indicare livelli di apprendimento in via di prima acquisizione, che oggi vengono indicati con i voti compresi dallo 0 al 4. Mentre la lettera D sarà utilizzata per indicare livelli di apprendimento parzialmente raggiunti e dovrebbe sostituire il 5. Per i livelli dal 6 al 10 si utilizzeranno le lettere C, B e A, che dovrebbero sostituire i voti dal 6 al 10, rifacendosi invece ai vecchi indicatori: sufficiente, buono, distinto e ottimo.

La valutazione alfabetica su 5 livelli non è nuova. Circa 30 anni fa, infatti, nelle pagelle si utilizzava già, perché venne introdotta in sostituzione dei giudizi di natura discorsiva che si usavano allora. Ma poi venne nuovamente sostituita reintroducendo i voti numerici, prima solo per le discipline e poi anche per il comportamento. Secondo il dicastero di viale Trastevere, introdurre le lettere: «significa rientrare nel solco delle scelte europee e soprattutto dare serietà a un sistema che attualmente non comunica nulla rispetto agli apprendimenti reali degli studenti. La valutazione» recita la scheda ministeriale « non è un’operazione da burocrate con la calcolatrice: se uno studente ha preso un 4 e poi un 8 non possiamo dire che ciò che sa è da 6!».

A proposito delle pagelle, l’amministrazione ha spiegato che le attuali certificazioni saranno sostituite da attestati. E’ previsto, infatti, il rilascio di «una attestazione delle competenze» si legge nella scheda ministeriale «e non di una certificazione, documento che, secondo la terminologia in uso a livello internazionale può essere redatto e rilasciato solo da un ente certificatore esterno all’istituzione scolastica.». Le modifiche al sistema di valutazione sono state ritenute necessarie per una serie di fattori.

In primo luogo perché, secondo il ministero dell’istruzione: «Attualmente la comunicazione agli studenti tramite i voti è davvero poco utile per il miglioramento dei loro risultati in termini di apprendimento. Ora l’importante non è quanto e cosa so, ma che voto ho preso. Spesso» recita la scheda ministeriale «ciò ha una ricaduta sulla mancata motivazione allo studio, con conseguenze soprattutto sui più deboli, ma anche sui più dotati, e con rapporti diretti sulla dispersione scolastica».

Anche il comportamento non sarà più valutato con i voti numerici «perché non si può valutare il comportamento con un voto» si legge nella scheda del ministero «e perché è necessario comunicare in modo chiaro agli studenti e alle loro famiglie lo sviluppo delle competenze personali, sociali e di cittadinanza». Per quanto riguarda la metodologia e la pratica didattica, dovrà essere superata la prevalenza ancora esagerata dell’insegnamento frontale, basato sul trasferimento di nozioni dai manuali scolastici, e per indurre modalità di lavoro che consentano agli studenti di essere protagonisti nell’utilizzo delle conoscenze apprese per lo sviluppo delle competenze.

E bisognerà rivedere anche la progettazione e il modo di realizzare il curricolo di scuola «che non può ridursi al ciclo spiegazione-studio/compiti a casa-interrogazione/compito in classe-voto».

Via l’Invalsi da tutti gli esami

da ItaliaOggi

Via l’Invalsi da tutti gli esami

DELEGHE/ Un documento aggiuntivo al diploma indicherà percorsi opzionali e alternanza

Dal prossimo anno le prove Invalsi non avranno valore ai fini degli esami di licenza media e di maturità e sarà dato minor valore ai voti riportati nel corso degli anni. Sono queste alcune delle novità più importanti dei nuovi esami conclusivo del I e del II ciclo. Le modifiche saranno introdotte dal governo tramite un decreto legislativo che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale intorno al 15 gennaio prossimi. Il provvedimento sarà adottato in attuazione di una delega contenuta nella legge 107/2015. E il ministero dell’istruzione ha informato i sindacati sulle novità in un contro che si è tenuto il 16 novembre scorso nella sede del dicastero guidato da Stefania Giannini. Ecco qualche dettaglio in più.

Esame nel primo ciclo

Le prove Invalsi non faranno più parte delle prove di esame, ma saranno comunque somministrate a fini statistici e costituiranno requisito di accesso per l’esame. I test saranno effettuati prima del termine dell’anno scolastico e verteranno su tre materie: italiano, matematica e inglese. Il punteggio conseguito sarà inserito nell’attestazione delle competenze.Le prove scritte e il colloquio rimarranno sostanzialmente identici, ma saranno collegate al profilo finale previsto dalle indicazioni nazionali. Il presidente della commissione sarà lo stesso dirigente scolastico preposto all’istituzione scolastica sede di esame. L’esito finale dell’esame sarà deliberato dalla commissione mediante l’attribuzione di una lettera da A ad E sulla base di criteri di correzione e linee guida nazionali. In pratica, le lettere sostituiranno i vecchi indicatori pre-riforma: ottimo, distinto, buono, sufficiente, mediocre e scarso. La media dei voti del secondo quadrimestre non avrà più valore ai fini del voto finale dell’esame.

Ammissione agli esami

Lo svolgimento delle attività di alternanza scuola-lavoro sarà requisito di ammissione all’esame e, in ogni caso, per essere ammesso agli esami, l’alunno dovrà avere almeno la media del 6. La partecipazione alle prove Invalsi sarà necessaria per essere ammessi, ma non farà parte dell’esame e non avrà valore per il voto finale. Le prove Invalsi saranno a carattere nazionale, di italiano, matematica e inglese. La prova sulla comprensione e uso della lingua inglese attesterà i livelli di apprendimento in coerenza con il quadro comune europeo di riferimento per le lingue.

Credito e punteggio finale

Il credito scolastico relativo al percorso di studi inciderà fino a un massimo di 40 punti (12 per il terzo anno, 13 per il quarto anno, 15 per il quinto anno). Le 2 prove di esame fino a 20 punti ciascuna e il colloquio fino a 20 punti.

Commissione

La commissione continuerà ad essere costituita secondo le norme attuali, che non hanno subito alcuna modifica a seguito dell’avvento della legge 107/2015.

Prove di esame

La prima prova scritta nazionale accerterà la padronanza della lingua italiana. La seconda prova scritta nazionale verterà su una delle discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi (per gli istituti professionali una parte della seconda prova sarà predisposta dalla commissione in coerenza con l’offerta formativa della scuola). Infine, il colloquio servirà ad accertare il conseguimento delle competenze relative al profilo dello studente e la capacità argomentativa e critica del candidato a partire da un testo o da un documento scelto tra le proposte elaborate dalla commissione e comprenderà l’esposizione delle attività svolte in alternanza.

I documenti finali

Il diploma finale recherà i risultati prove d’esame, i voti d’ammissione ed eventuali lacune riscontrate in sede di scrutinio per l’ammissione e gli esiti prove Invalsi Al diploma sarà allegato un documento con gli esiti prove Invalsi (in alternativa alla scelta di inserimento nel diploma), l’esito di eventuali percorsi opzionali, certificati di competenze rilasciati da aziende o enti in cui si è svolta l’alternanza scuola–lavoro) e altre certificazioni esterne conseguite dallo studente.

Edifici scolastici, il Miur annuncia una nuova anagrafe Ma è sempre la stessa, perché sia completa l’attesa non è finita

da ItaliaOggi

Edifici scolastici, il Miur annuncia una nuova anagrafe Ma è sempre la stessa, perché sia completa l’attesa non è finita

Il ministero dell’istruzione deve ancora realizzare il sistema informativo per acquisire i dati regionali

Emanuela Micucci

«Via libera in Conferenza unificata alla nuova Anagrafe dell’edilizia scolastica», annuncia il Miur. Ma di nuovo l’accordo tra governo, regioni ed enti locali siglato il 10 novembre prevede l’aggiornamento dei record dei dati per ciascun edifico scolastico, che passano da 151 a 500, e la prossima realizzazione di un sistema informativo per l’acquisizione dei dati in tempo reale secondo un flusso informativo diretto e costante tra enti locali, regioni e ministero, superando l’attuale riversamento periodico. Intanto, da domani per tre giorni, l’edilizia scolastica sarà al centro in tutte le scuole di attività, dibattiti e flash mob della prima Giornata nazionale per la sicurezza delle scuole, promossa dal Miur il 22 novembre.

L’Anagrafe resta dunque definita, a inizio 2014, come sistema nazionale delle anagrafi regionali dell’edilizia scolastica dall’allora ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza e, dopo diversi annunci, presentata il 7 agosto 2015 dal suo successore Stefania Giannini sebbene con alcuni dati incompleti. Mentre sui tempi di avvio delle novità approvate dalla Conferenza Unificata si dovrà aspettare che il Miur realizzi «il sistema informativo formativo di acquisizione dei dati regionali in tempo reale», proceda «alla modifica del set dei dati contenuti nell’Ares (anagrafe regionale, n.d.r.) alla luce del nuovo tracciato record concordato» e formi «il personale tenuto all’aggiornamento dei dati». Ma occorrerà anche che prima regioni e province autonome approvino «il nuovo tracciato record contenente il set informativo dei dati» e «promuovano l’aggiornamento dei dati da parte degli enti locali».

Questi alcuni degli impegni assunti dal Miur e dalle regioni nell’accordo. Tuttavia, si stabilisce che si possano inserire i dati secondo il set attuale entro il 1 dicembre 2016 «in fase transitoria in attesa della definizione delle nuove modalità di scambio dei flussi informativi». Mentre il Miur, nel comunicato stampa sull’accordo, precisa che «entro il 31 dicembre avverrà l’ultima trasmissione dei dati secondo le vecchie procedure. Poi partirà con la nuova modalità di comunicazione». Quindi, dal 1 gennaio 2017.

Tra un mese e mezzo, vacanze natalizie comprese, Miur e regioni dovrebbero aver sbrigato tutti i passaggi preliminari, affinché si possano inserire tutti i nuovi record, cioè 349 in più rispetto agli attuali. Tra questi, ad esempio, sarà migliorato il quadro delle informazioni sull’adeguamento sismico degli edifici, sulla presenza di spazi come palestre e auditorium, sullo stato delle strutture portanti deli edifici. Così da «arrivare entro la prima metà del prossimo anno a un vero e proprio fascicolo elettronico di ciascun edificio scolastico», spiega il Miur nel comunicato. Perché, sottolinea Giannini, «la sicurezza delle nostre scuole è una priorità assoluta per questo governo».

Prudente sull’accordo il commento di Cittadinanzattiva che chiede se tutti i comuni e le province saranno in grado di completare i dati mancanti dell’attuale Anagrafe e di fornirli entro dicembre 2016, come dichiarato dal Miur, «visto che ad oggi non risulta rispettato il termine di inserimento dei dati sulle certificazioni delle scuole previsto per gennaio 2016»; se saranno così efficienti e pronti a reperire i nuovi 349 dati in più richiesti e «ad adottare in 6 mesi il nuovo sistema che porterà al fascicolo elettronico degli edifici scolastici».

In effetti, in Molise la scorsa settimana il consigliere regionale Salvatore Coccia (Pdci) in un ordine del giorno ha denunciato che «non risultano aggiornati i dati relativi agli edifici scolastici» e proposto per il loro inserimento l’istituzione di un osservatorio. Mentre contribuisce ad aggiornare i dati la decisone della Struttura di missione per l’edilizia scolastica di Palazzo Chigi, che in alcuni bandi ha già legato i finanziamenti all’aggiornamento da parte degli enti locali dell’Anagrafe.

Intanto, l’Anci durante la Conferenza unificata, ha consegnato 80 ordini del giorno di 80 consigli comunali in cui i sindaci chiedono al governo di finanziare il fondo di prevenzione per il rischio sismico. «Abbiamo formulato una richiesta alle regioni di dedicare ai piani comunali di protezione civile l’1% del Fondo regionale dedicato», annuncia il presidente Enzo Bianco.

Mobilità, i correttivi in bilico

da ItaliaOggi

Mobilità, i correttivi in bilico

I sindacati chiedono la titolarità su scuola per i trasferiti

Carlo Forte

Mobilità, contrattazione in stand by. Il nodo da sciogliere riguarda la possibilità o meno di conservare il diritto alla titolarità della sede per i docenti che otterranno il trasferimento o il passaggio di cattedra nella prossima tornata di mobilità a domanda. Dopo 4 riunioni andate a vuoto, le organizzazioni sindacali rappresentative, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams, hanno deciso di investire della questione i segretari nazionali, al fine di verificare se esiste la possibilità di risolvere la questione in sede politica. E a breve ci sarà un incontro con il ministro, Stefania Giannini, per discutere la questione. La legge 107/2015, infatti, prevede la collocazione negli ambiti per tutti i docenti che avranno accesso alla mobilità. Ma i sindacati insistono per una soluzione politica che consenta alla contrattazione collettiva di continuare a regolare i movimenti da sede a sede, senza che ciò comporti la perdita della titolarità e l’assoggettamento al sistema degli ambiti. O perlomeno, per una contrattualizzazione della chiamata diretta fondata su un sistema di regole tassative basate sulla valutazione di titoli e punteggi.

Al primo posto, il nodo degli ambiti. In buona sostanza, dunque, la richiesta unanime dei sindacati va nel senso del mantenimento del diritto alla sede di titolarità o, comunque, della contrattualizzazione della chiamata diretta, in modo tale da rendere le relative procedure trasparenti ed oggettive. Ma questo collide con le disposizioni contenute nella legge 107, che prevedono l’assoggettamento agli ambiti e alla chiamata diretta per tutti i docenti una volta ottenuto il trasferimento o il passaggio, senza vincoli di sorta.

Di qui la richiesta di un incontro al vertice anche al fine di promuovere un intervento legislativo che restituisca al tavolo negoziale il potere del derogare la legge 107/2015, nella parte in cui prevede la cancellazione al diritto della titolarità della sede. La strada, dunque, è tutta in salita. Se il governo non riterrà di recepire le richieste dei sindacati potrebbero verificarsi, essenzialmente, due situazioni.

La prima è che almeno la maggioranza dei sindacati accetti di firmare un eventuale accordo che recepisca il nuovo sistema disegnato dalla legge 107/2015. Nel qual caso, dal prossimo anno, i docenti che otterranno il trasferimento o il passaggio oppure i docenti che diventeranno soprannumerari e saranno trasferiti d’ufficio, dovranno mettere una pietra sopra al diritto alla titolarità della sede. Ciò comporterebbe l’assoggettamento alla chiamata diretta da parte dei dirigenti non solo per i docenti neoassunti, come è avvenuto quest’anno, ma anche per coloro che sono di ruolo da molti anni.

Per giungere a questa situazione basterebbe che le organizzazioni sindacali che ritenessero di aderire all’ipotesi di accordo rappresentassero nel loro complesso almeno il 51 per cento come media tra dato associativo e dato elettorale, o almeno il 60 per cento del dato elettorale nel medesimo ambito (si veda l’articolo 43, comma 3 del dlgs 165/2001).

Per esempio, stando agli attuali tassi di rappresentatività certificati dall’Aran (si veda Italia Oggi del 08/11/2016, pag. 42), affinché l’eventuale contratto potesse risultare valido, basterebbe che lo firmassero anche solo i rappresentanti di Cgil (26,81%), Cisl (24,02%) e Uil (15,19%.).

La seconda è che l’accordo non venisse sottoscritto da un numero di sindacati tale da raggiungere il 51%. In questo caso l’amministrazione, ai sensi dell’articolo 40, comma 3-ter del dlgs 165/2001, potrebbe procedere unilateralmente emanando un’ordinanza. In questo caso, però, i sindacati potrebbero avere gioco facile ad impugnare l’ordinanza davanti al Tar del Lazio. E in quella sede i giudici amministrativi potrebbero anche annullarla.

La sentenza di annullamento avrebbe l’effetto di creare un vuoto normativo che dovrebbe essere colmato dall’amministrazione con un ulteriore provvedimento informato alle disposizioni dettate dal Tar.

In pratica, le disposizioni sulla mobilità potrebbero scriverle i giudici, in accoglimento dei rilievi formulati dai sindacati in sede di giudizio. Ipotesi questa che risulterebbe non percorribile se venisse firmato il contratto. In quel caso, infatti, la materia rientrerebbe nella giurisdizione del giudice ordinario e i ricorsi potrebbero essere presentati solo da singoli docenti direttamente lesi dagli effetti delle nuove disposizioni. E comunque, il giudice non avrebbe il potere di annullare il contratto, ma solo di disapplicarlo e gli effetti avrebbero valore solo per i ricorrenti.

In entrambi i casi, però, in via pregiudiziale, i ricorrenti potrebbero anche promuovere un’eccezione di costituzionalità sulle norme che regolano ambiti e chiamata diretta. Che se venisse ritenuta non manifestamente infondata dal giudice, determinerebbe l’instaurazione di un giudizio di costituzionalità davanti alla Consulta.

E poi c’è la vicenda dell’algoritmo. Oltre tutto, le operazioni di mobilità sugli ambiti adottate recentemente dall’amministrazione, in molti casi, sono state annullate dai giudici di merito già nella fase cautelare (tra le tante: Tribunale di Nocera Inferiore 13.10.2016; Tribunale di Lecce 20.10.2016; Tribunale di Taranto 20.09.2016). Ciò perché il sistema informatico adottato dal ministero, secondo i giudici, non avrebbe garantito il rispetto della normativa sui punteggi.

E proprio per arginare il contenzioso, l’amministrazione, a suo tempo, consentì ai docenti trasferiti su ambito di scegliere altri ambiti più vicini tramite meri procedimenti di conciliazione. Sulla questione, peraltro, è già in atto un contenzioso davanti al Tar del Lazio promosso dalla Gilda degli insegnanti, volto ad ottenere una copia dei codici sorgente applicati dal ministero per produrre l’algoritmo che ha gestito le operazioni di mobilità su ambito.

Vale a dire dei progetti utilizzati dagli informatici per produrre il software utilizzato per gestire la mobilità su ambito. E se a seguito dell’estrazione di copia dei codici sorgente dovesse essere provato che le operazioni di assegnazione su ambiti sarebbero state disposte in violazione della normativa sulla mobilità, potrebbe aprirsi un ennesimo contenzioso seriale con gravi ripercussioni per le casse dell’erario.

Per non parlare dell’ennesimo ingolfamento delle sezioni lavoro dei tribunali. Resta da vedere quali saranno gli ulteriori sviluppi della questione. Che adesso si sposta dal piano contrattuale a quello politico.

Nuclei di valutazione dei dirigenti scolastici: avvisi per la selezione dei componenti

da La Tecnica della Scuola

Nuclei di valutazione dei dirigenti scolastici: avvisi per la selezione dei componenti

Gli Uffici scolastici regionali stanno pubblicando gli avvisi di selezione finalizzati alla individuazione dei componenti dei Nuclei di valutazione dei dirigenti scolastici, ai sensi della direttiva ministeriale n. 36 del 18 agosto 2016.

Tra gli altri, possono presentare la propria candidatura i Dirigenti scolastici in servizio o in quiescenza da non oltre tre anni.

Riportiamo di seguito gli avvisi dei singoli USR e le relative scadenze:

  • Abruzzo – avviso – scadenza 25 novembre 2016
  • Campania – avviso – scadenza 28 novembre 2016
  • Friuli Venezia Giulia – avviso – scadenza 2 dicembre 2016
  • Piemonte – avviso – scadenza 5 dicembre 2016
  • Sardegna – avviso – scadenza 30 novembre 2016
  • Sicilia – avvisorettifica – scadenza 25 novembre 2016
  • Toscana – avviso – scadenza 28 novembre 2016

Legge di Stabilità, i fondi per l’alternanza scuola-lavoro anche alle paritarie: sì dalla commissione Bilancio

da La Tecnica della Scuola

Legge di Stabilità, i fondi per l’alternanza scuola-lavoro anche alle paritarie: sì dalla commissione Bilancio

Cominciano a giungere in redazione informazioni sugli emendamenti approvati dalla commissione Bilancio della Camera per modificare la Legge di Stabilità.

L’ultimo, in ordine cronologico, riguarda il finanziamento l’attuazione dell’alternanza scuola-lavoro negli istituti superiori, licei compresi, che ha avuto particolare impulso attraverso la riforma, la Legge 107/2015: la novità introdotta è che i 100 milioni previsti dal 2016 non verranno assegnati solo agli istituti statali, ma andranno ripartiti anche tra le scuole paritarie e quelle degli enti locali.

Ne consegue che i soldi destinati alle esperienze di stage e formazione aziendale delle scuole pubbliche avranno una minore consistenza. Del resto, nel ultimi giorni diversi rappresentanti del Governo, Renzi compreso, si sono espressi a favore di manovre, anche economiche, che agevolino la parità tra la scuola pubblica e quella paritaria.

Concorso docenti, in G.U. il decreto che aumenta i compensi per i commissari

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti, in G.U. il decreto che aumenta i compensi per i commissari

È finalmente stato pubblicato nella G.U. Serie Generale n. 267 del 15 novembre 2016 il decreto 31 agosto 2016 recante “Determinazione dei compensi per le commissioni di esame di cui al comma 114, dell’articolo 1, della legge 13 luglio 2015, n. 107”.

A ciascun componente delle commissioni esaminatrici viene corrisposto il seguente compenso base lordo dipendente:

1) € 502,00 – presidente;

2) € 418,48 – componente.

Il compenso lordo dipendente per i segretari delle commissioni è pari a € 371,84.

A ciascun componente delle commissioni esaminatrici dei concorsi viene corrisposto un compenso integrativo lordo dipendente pari a 1 euro per ciascun elaborato o candidato esaminato.

I suddetti compensi non possono comunque eccedere € 4.103,40.

Tali limiti massimi sono aumentati del 20 % per i presidenti e ridotti della stessa percentuale per i segretari delle commissioni stesse.

Nel caso di suddivisione delle commissioni esaminatrici in sottocommissioni, ai componenti di queste ultime compete il compenso base del 50%.

I compensi integrativi sono rapportati per ogni componente e per il segretario delle singole sottocommissioni al numero dei candidati esaminati da ciascuna sottocommissione e non possono eccedere i massimali previsti.

Ai componenti che si dimettono dall’incarico o sono dichiarati decaduti per comportamenti illeciti loro attribuiti i compensi base sono dovuti in misura proporzionale al numero delle sedute di commissione cui hanno partecipato.

Bonus aggiornamento 500 euro, c’è chi avrà a disposizione 1.000 euro

da La Tecnica della Scuola

Bonus aggiornamento 500 euro, c’è chi avrà a disposizione 1.000 euro

Continua a far discutere la gestione del bonus annuale da 500 euro per l’aggiornamento dei docenti di ruolo, previsto dal comma 121 della Legge 107/2015.

A riferirlo è la Gilda degli insegnanti, che con un lungo comunicato rendiconta l’ultimo incontro tenuto dai sindacati presso l’amministrazione scolastica di Viale Trastevere, rappresentata dal capo dipartimento Miur Sabrina Bono, durante il quale è stata anche illustrata la nuova procedura per l’erogazione della card per l’aggiornamento.

Sono diversi i punti su cui i sindacati hanno messo una linea rossa. Ad iniziare dai beneficiari: vengono confermati i circa 740mila docenti di ruolo a tempo pieno e part-time, quelli nell’anno di formazione, gli inidonei per salute, quelli in comando, distacco e fuori ruolo, quelli delle scuole all’estero e di quelle militari. Mancano gli educatori, seppure il ricorso dal sindacato presentato abbia sinora dato loro ragione.

C’è poi qualche dubbio sulla tempistica, per l’implementazione della piattaforma cartadeldocente.istruzione.it, che potrebbe subire un ulteriore slittamento, “visto la complessità dell´operazione”, dice la Gilda.

Al momento, comunque, queste sono le date indicate dal Miur:

– 28 novembre, apertura agli esercenti e agli enti (anche online) per la registrazione gratuita sulla piattaforma con l’indicazione degli ambiti nei quali intendono fornire i loro beni e servizi; la parte delle scuole, università, conservatori e accademie vengono accreditate direttamente dal MIUR; per la parte musei e cinema si utilizza la banca dati del MIBAC; la piattaforma sarà aggiornabile in progress per tutto l’anno scolastico;
– 30 novembre, apertura per la registrazione dei docenti; i docenti possono registrarsi lungo tutto l’anno scolastico, naturalmente lo devono fare prima di effettuare l’acquisto.

C’è anche una novità: a differenza di quanto affermato fino ad ora dal Miur, le somme non spese risultano cumulabili negli anni successivi. Questo significa che il docente che non ha speso interamente la cifra dell’anno scolastico 2015/2016 la potrà spendere entro il 31 agosto 2017 (da rendicontare con le vecchie modalità): si tratta, indubbiamente, di un’opportunità per diversi docenti, che non avendo speso la quota annuale nel corso del passato anno scolastico, o avendone spesa solo una parte, ora si trovano a disposizione un “tesoretto” che varia tra i 500 e i 1.000 euro.

Risultano confermati, poi, gli ambiti nei quali spendere la somma, che corrisponderanno ai settori inseriti nella piattaforma: formazione e aggiornamento, libri e testi (anche digitali), mostre ed eventi culturali, musei, cinema, teatro, spettacoli dal vivo, hardware e software.

Il sindacato ricorda che i docenti per accedere alla piattaforma cartadeldocente.istruzione.it devono aver acquisito l’identità digitale (SPID), anche in questo caso non c’è una data di scadenza, comunque la si può fare già da ora. La SPID che si può richiedere a quattro operatori, di cui alcuni gratuiti: INFOCERT, POSTE, TIM, SIELTE dà garanzie di sicurezza e servirà nel futuro per tutti i servizi online della pubblica amministrazione ai quali si accederà con un unico user e un’unica password.

Alla piattaforma, tramite lo SPID, possono accedere solo i docenti che ne hanno titolo e avranno a disposizione il “borsellino elettronico”.

I sindacati hanno rilevato la complessità dell’operazione sia per i numeri coinvolti (740.000 docenti) sia per la somma (oltre 380ml di euro) e confidano che non si verifichino le problematiche vissute anche di recente con le piattaforme informatiche del Miur.

La Gilda, in particolare, ha chiesto chiarimenti in merito ai corsi di aggiornamento e formazione all’estero e l’Amministrazione ha risposto che tutti gli enti accreditati in piattaforma sono abilitati anche se università o enti che operano all’estero. Ha poi lamentato la mancanza tra i beneficiari degli educatori, per i quali ci sono già state pronunce della magistratura, e dei precari.

I rappresentanti dei lavoratori, infine, hanno chiesto di non ripetere l’esperienza delle FAQ perché non hanno valore di atto amministrativo e di monitorare con successivi incontri questa prima attuazione così da poter effettuare eventuali correzioni prima della messa a regime del prossimo anno scolastico.
MODALITA’ DI ACCESSO

Al primo ingresso il docente troverà la richiesta di indicare se ha già effettuato delle spese dal 1 settembre 2016 al 30 novembre 2016. Alla risposta affermativa verrà indirizzato nella parte del sito che gli permetterà di emettere un buono per il settore e per la cifra utilizzata, che andrà a scalare i 500,00 euro di base. Con il buono e la ricevuta fiscale della spesa (pezza giustificativa) si reca nella segreteria della propria scuola che caricherà la richiesta dell’importo. Il MIUR invierà i soldi alla scuola che dietro presentazione della pezza giustificativa liquiderà al docente.

Per i docenti che non hanno già effettuato spese, una volta entrati nella piattaforma, possono scegliere l’acquisto all’interno delle offerte degli esercenti registrati ed emettere un buono (con barcode simile ai buoni pasto) per prenotare l’acquisto che valideranno al momento in cui si realizzerà l’acquisto (esempio se prenoto un film e poi per motivi diversi non ci posso andare, annulla la prenotazione e la somma non mi viene scalata dal borsellino elettronico; l’unica categoria che non si può disdire è quella dei musei).

Se la spesa supera i 500,00 euro è consentito il mix di pagamento (parte card, parte personale). Saranno attivati anche call-center dedicati ai soli docenti per chiarimenti e risoluzione delle problematiche incontrate nell’utilizzo della piattaforma.

Il DPCM, contrariamente a quanto previsto fino ad ora, all’art. 6, c. 6, prevede che le somme non spese siano cumulabili nel corso degli anni. Quindi anche ciò che non è stato speso l’anno precedente, lo si ritrova nel “borsellino”.
Nel caso il docente cambi indirizzo o mail nell’anagrafica è prevista la funzione modifica dove inserire i nuovi dati.