La vacuità del Piano per la formazione dei docenti 2016-2019

La vacuità del Piano per la formazione dei docenti 2016-2019

di Enrico Maranzana

 

Genericità e inconcludenza sono i caratteri del documento programmatico ministeriale: tante belle parole, tante le necessità elencate ma, al contempo, una visione opaca della funzione educativa della scuola e l’assenza di un’efficace strategia.

Il concetto “competenza” è banalizzato: nessuna attenzione è stata riservata alle specificazioni terminologiche/concettuali contenute all’art. 2 della legge 53/2003 che distingue le competenze generali dalle competenze specifiche. Una negligenza, il sintomo della disattenzione al fondamento della cultura contemporanea: la visione sistemica.

Il documento è stato concepito come se il tempo si fosse fermato agli anni 50 del secolo scorso: le esperienze, le sperimentazioni sono state ignorate, oscurate dalle raccomandazioni europee. Tra tutte si ricorda il progetto ministeriale Mercurio, sintetizzato in “La promozione delle competenze”, consultabile in rete.

A titolo esemplificativo si propone la riscrittura del paragrafo 4.2 – Didattica per competenze, innovazione metodologica e competenze di base.

La scuola è un sistema: le singole componenti non hanno significato proprio; questo deriva dall’interazione sinergica con le altre parti, dalla loro funzionalità rispetto al fine istituzionale.

Le competenze generali, che descrivono i comportamenti che gli studenti devono essere in grado di esibire al termine del percorso, specificano la finalità dei processi formativi; le competenze specifiche esprimono i traguardi della progettazione didattica disciplinare, traguardi da intendere come sottoclasse delle competenze generali.

Questa l’origine del mandato conferito al singolo docente: utilizzare la propria disciplina per indurre gli studenti all’assunzione di comportamenti produttivi. L’art. 2 della citata legge fornisce i riferimenti concettuali/procedurali: “Sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche”.

Ne discende l’iter progettuale delle scuole:

  1. elaborazione e adozione degli indirizzi generali” espressi come competenze generali;
  2. Identificazione delle capacità sottese alle competenze generali e formulazione d’ipotesi per la loro promozione;
  3. messa a punto e gestione di “occasioni d’apprendimento” per promuovere le capacità collegialmente identificate, capacità che traspaiono dalle competenze specifiche.

 

I regolamenti di riordino del 2010 siano d’esempio.

Si consideri quello dei licei:

A conclusione dei percorsi di ogni liceo gli studenti dovranno:

  1. Area metodologica
  • Aver acquisito un metodo di studio autonomo e flessibile, che consenta di condurre ricerche e approfondimenti personali e di continuare in modo efficace i successivi studi superiori e di potersi aggiornare lungo l’intero arco della propria vita.
  • Essere consapevoli delle diversità dei metodi utilizzati dai vari ambiti disciplinari ed essere in grado di valutare i criteri di affidabilità dei risultati in essi raggiunti.
  • Saper compiere le necessarie interconnessioni tra i metodi e i contenuti delle singole discipline.

 

  1. Area logico-argomentativa
  • Saper sostenere una propria tesi e saper ascoltare e valutare criticamente le argomentazioni altrui.
  • Acquisire l’abitudine a ragionare con rigore logico, ad identificare i problemi e a individuare possibili soluzioni.
  • Essere in grado di leggere e interpretare criticamente i contenuti delle diverse forme di comunicazione.
  1. Area linguistica e comunicativa …
  2. Area storico-umanistica …
  3. Area scientifica, matematica e tecnologica …

 

Per raggiungere questi risultati occorre il concorso e la piena valorizzazione di tutti gli aspetti del lavoro scolastico:

  • Lo studio delle discipline in una prospettiva sistematica, storica e critica;
  • La pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari;
  • L’esercizio di lettura, analisi, traduzione di testi letterari, filosofici, storici, scientifici, saggistici e di interpretazione di opera d’arte;
  • L’uso costante del laboratorio per l’insegnamento delle discipline scientifiche;
  • La pratica dell’argomentazione e del confronto;
  • La cura di una modalità espositiva scritta e orale corretta, pertinente, efficace e personale;
  • L’uso degli strumenti multimediali a supporto dello studio e della ricerca.”

 

Questa la collocazione dell’innovazione metodologica e delle competenze di base.

Profonde e dirompenti sono le derivanti attese.

La nozione “disciplina” è dilatata: non più statico e strutturato compendio di conoscenze ma dinamica spirale che espone il sapere come soluzione di un problema.

Il metodo risolutivo, la strategia che ha prodotto l’arricchimento delle conoscenze disciplinari sono il campo progettuale del docente [in rete “La professionalità dei docenti: un campo inesplorato”] e il laboratorio è il suo campo operativo [In rete “Laboratorio: un’occasione educativa da difendere”].

I problemi che hanno contrassegnato lo sviluppo disciplinare motivano lo studente, il metodo disciplinare promuove le sue competenze, le conclusioni dei processi di ricerca dilatano le sue conoscenze [In rete “Coraggio! Organizziamo le scuole”; “Quale formazione per il dirigente scolastico?”]

D. Maraini, Se un personaggio bussa alla mia porta

La Maraini spiega come…

di Antonio Stanca

marainiHa ottant’anni e all’attività di poetessa, scrittrice, saggista, drammaturga sceneggiatrice ha sempre unito un’altra di carattere didattico, pedagogico. Ha scritto anche libri per ragazzi, ha diretto laboratori di lettura, di scrittura, ha promosso servizi educativi e formativi, sempre si è impegnata per far sapere, far giungere agli altri quanto avveniva nell’ambito della cultura, della letteratura, della storia, della società, del costume, dell’ambiente. Sempre ha cercato lo scambio, il confronto tra la sua condizione e quella degli altri. Da questi propositi, da questo impegno sono venute alcune sue opere e la più recente può essere considerata Se un personaggio bussa alla mia porta, un brevissimo volume pubblicato quest’anno nelle edizioni Rai Eri di Roma (pp.76, € 12,00).

Lei è Dacia Maraini, figura oltremodo nota negli ambienti artistici non solo italiani. Nata a Fiesole nel 1936, ha avuto un’infanzia e un’adolescenza difficili. Molti problemi ha attraversato la sua famiglia che faceva parte dell’alta società e nella quale Dacia era la primogenita. In posti diversi e lontani aveva risieduto la famiglia e nel 1954, quando aveva diciotto anni e i genitori si erano separati, la ragazza si stabilirà con il padre a Roma. Qui farà il suo esordio nella narrativa con il romanzo La vacanza del 1962, al quale seguirà nel 1963 L’età del malessere, opera che la segnalerà alla critica e al pubblico. A Roma la Maraini avrebbe cominciato la sua attività che sarebbe stata lunghissima e composta di tanti elementi. Tante forme avrebbe assunto la sua scrittura, in tanti generi si sarebbe espressa, tante situazioni, tante vite avrebbe rappresentato, tanti personaggi avrebbe creato, tanto successo avrebbe avuto, tanti riconoscimenti avrebbe ottenuto.

Tema ricorrente nelle sue opere sarebbe stato quello della condizione femminile, dello stato di frustrazione, di alienazione al quale è condannata la donna ancora oggi, della necessità per lei di riscattarsi, liberarsi da esso, di acquistare fiducia in sé stessa, di diventare autonoma.

Tutta la seconda metà del secolo scorso e l’inizio di questo avrebbe percorso la Maraini con le sue opere di poesia, di narrativa, di teatro, di cinema, di saggistica, con la creazione di programmi televisivi, con la conduzione di laboratori, di seminari volti a istruire, sensibilizzare, formare. Ovunque sarebbe stata presente, sempre si sarebbe messa a disposizione degli altri, avrebbe diviso con loro quello che era suo. Non si sarebbe isolata, non avrebbe fatto del suo lavoro l’unico interesse, non lo avrebbe considerato un privilegio giacché importante per lei era pure il contatto con gli altri, fossero ragazzi, giovani, adulti, uomini o donne. Bisogno aveva di avviare una comunicazione, una corrispondenza nella quale s’incontrassero, si conoscessero, si confrontassero le sue e le loro esperienze, le sue e le loro opinioni, la sua e la loro vita.

Umile, modesta è stata la Maraini donna, semplice, chiara l’artista e tanto da aver voluto con questo opuscolo spiegare come si genera, prende forma, si sviluppa, si esprime ogni sua opera. Artista è stata di quelli che si alimentano della realtà, della vita, della storia, non per rimanere in esse ma per costruirle, plasmarle, rappresentarle, esprimerle nei modi, nelle forme che servono a superarle, trascenderle, tradurle in un messaggio, in un simbolo, in arte appunto. E’ un processo, quello che si avvia nella Maraini di ogni opera, legato alle sue capacità di immaginazione, osservazione, creazione.

Sempre dalla realtà è stata lei mossa a concepire un’opera, sempre da una situazione, da una visione, da un evento, da una vicenda si è sentita ispirata, invasa da quello spirito che avrebbe fatto perdere i contorni, i limiti a quanto visto, sentito, saputo, lo avrebbe tradotto nei termini di un romanzo o di un dramma o di un componimento poetico, avrebbe fatto diventare di tutti quel che era solo di pochi.

Chiarisce poi, nel libro, che la differenza tra il prodotto narrativo, quello teatrale e quello poetico sta nella loro espressione più lenta, più articolata, più lontana quella della narrativa, più immediata, più vicina quella del teatro, unica, invariabile quella della poesia. Ed ancora spiega cosa succede se la narrazione è in prima o in terza persona dal momento che limitati sono nel primo caso gli spazi riservati all’autore, ridotte le sue possibilità d’intervenire. Riguardo, infine, alla lingua da usare nell’opera artistica la Maraini fa sapere che anch’essa deve risultare liberata dalle scorie del quotidiano anche se non al punto da riuscire raffinata, preziosa. Non è facile come nessuna delle altre operazioni lo è e tutte spettano a chi scrive, non a chiunque scrive ché tanto si scrive e si stampa oggi in Italia, ma a chi scrive da scrittore, da poeta, da drammaturgo, a chi scrive da artista.

Come fa l’artista, cosa significa essere artista ha voluto chiarire la Maraini con questo lavoro. Ha preso le mosse dalle sue esperienze, dalla sua maniera ed ha confermato delle regole, dei principi che nessun artista può pensare di non rispettare pena la sua esclusione, la sua impossibilità di essere tale.

Una lunga, ampia lezione ha voluto fare, una lezione che l’ha mostrata coinvolta in prima persona, impegnata a ripercorrere le sue esperienze, a rifare la strada che da bambina in pena l’ha fatta diventare Dacia Maraini.

#DomenicalMuseo

domenica#DomenicalMuseo: il 4 dicembre  è il giorno in cui tutti i musei e le aree archeologiche statali sono visitabili gratuitamente, in applicazione della norma del decreto Franceschini (in vigore dal primo luglio 2014), che stabilisce che ogni prima domenica del mese non si paga il biglietto per visitare monumenti, musei, gallerie, scavi archeologici, parchi e giardini monumentali dello Stato.

Sul sito del Ministero dei Beni, delle attività culturali e del turismo l’elenco dei musei, dei siti e delle aree visitabili.

Referendum Costituzionale

Come stabilito dal Consiglio dei ministri del 26 settembre e dal DPR 27 settembre 2016, si svolge il 4 dicembre, dalle ore 7 alle ore 23, il referendum previsto dall’articolo 138 della Costituzione sulla legge costituzionale “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione” approvata dal Parlamento e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016.