Mobilità scuola 2017/18: riparte la trattativa con il Miur

Comunicato Unitario di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e Snals Confsal

Mobilità scuola 2017/18: riparte la trattativa con il Miur

Si è da poco concluso l’incontro politico dì oggi,7 dicembre 2016, sulla mobilità.  Ci sono le condizioni per la ripresa della trattativa per l’anno scolastico 2017/18, dopo l’interruzione verificatasi a seguito della necessità di un chiarimento politico chiesto da FLC Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal.

Il Capo di Gabinetto Miur, dott. Alessandro Fusacchia, ha risposto positivamente ad alcune delle richieste avanzate unitariamente. Ci sarebbero le condizioni per rimuovere, tra l’altro, i vincoli relativi alla possibilità dei docenti di trasferirsi anche su singola scuola superando il blocco triennale.

Vista l’assunzione di questo impegno, compatibilmente con l’evoluzione del quadro politico, è prevista una convocazione del tavolo negoziale già a partire dalla prossima settimana.

“C’era una svolta”, favole classiche trasformate dai ragazzi con disabilita’

Redattore Sociale del 07-12-2016

“C’era una svolta”, favole classiche trasformate dai ragazzi con disabilita’

C’è la principessa cattiva e quella stanca. Ci sono un cappuccetto e un peperoncino. I ragazzi dell’associazione novarese “Quelli del Sabato”, affiancati da scrittori professionisti, hanno riscritto 18 favole classiche. Il risultato è una raccolta di inediti, “occasione per raccontare e raccontarsi”.

BELLINZAGO NOVARESE (NO). Diciotto favole classiche: Il brutto anatroccolo, Peter Pan, Biancaneve, Cappuccetto Rosso, Pollicino. Diciotto persone con disabilità, i ragazzi e le ragazze dell’associazione “Quelli del Sabato”, che hanno letto e cambiato le favole. Diciotto scrittori professionisti che le hanno riscritte a partire dalle novità narrative decise dai giovani coinvolti. Il risultato è il libro “C’era una svolta – 18 favole con un finale diverso”, edito da “Quelli del Sabato”, gruppo di volontariato di Bellinzago Novarese che dal 1992 si occupa di persone con disabilità. “Un’occasione per raccontare e raccontarsi, un modo per uscire dai limiti territoriali della provincia per raggiungere persone nuove, di ogni età, perché la fantasia, si sa, non ha tempo”, riassume Ilaria Miglio, responsabile della comunicazione del gruppo.

Il titolo del libro prende spunto dal classico incipit delle favole, a cui, però, aggiunge una ‘s’, facendo presagire tutta un’altra storia: “Quel ‘c’era una volta’, rimasto immutato e preso come unica possibilità per decenni, si trasforma in ‘c’era una svolta’. Diventa quella piccola grande possibilità di cambiare la trama, di cambiare il mondo, che è data a ognuno di noi”. Così, a 18 ragazzi con disabilità del gruppo novarese sono state sottoposte 18 favole classiche: le hanno lette e poi ne hanno cambiato, a loro piacimento, personaggi, luoghi e finale, sotto la guida di Francesco Baldi, autore e attore teatrale. “È capitato che le principesse buone siano diventate cattive – sorride Miglio –. Ai ragazzi è piaciuto moltissimo stravolgere le storie a cui erano abituati. Farlo durante un laboratorio di creatività con un attore di professione, una persona per loro nuova, diversa dai volontari che vedono tutti i giorni, ha dato quel tocco in più”.

A quel punto, è stata chiamata in causa una schiera di scrittori professionisti ai quali sono stati mandati i nuovi spunti, “le nuove sollecitazioni fantastiche”, affinché riscrivessero le fiabe, dando loro una svolta imprevista: da Lella Costa a Martino Gozzi; da Ivano Porpora a Errico Buonanno; da Fulvio Ervas a Eduardo Savarese, solo per citarne alcuni. “Quando ci hanno detto di sì credo non avessero bene idea di cosa sarebbe arrivato loro. Alla fine, tutti ci hanno raccontato di essere stati travolti da molta più fantasia di quanto si sarebbero aspettati. Per loro è stato divertente rielaborare idee di altri, che hanno rispettato fedelmente”. Ogni favola, in pratica, è stata scritta a 4 mani – sebbene a distanza – con un autore e un ri-scrittore.

“Cosa troverete nel libro? Troverete l’ironia di Tiziana, i viaggi oltreoceano di Cosimo, la timidezza di Isabella. Le compagne di Renata e l’asino ansioso di Luigi. L’imprevedibile di Massimo e il peperoncino di Nicoletta. Il romanticismo di Ilaria, il pragmatismo di Antonio. Le abitudini di Fabio, le passioni di Ylenia. La chioma fluente di Eva, il cappuccetto di Manuela. La fatica dell’eroina di Roberta, il riposo assoluto di quella di Lella. Il riscatto per Dalila, la nostalgia per Andrea”. Le illustrazioni delle favole e la copertina sono firmate dal torinese Hikimi, al secolo Roberto Blefari.

“C’era una svolta” sarà presentato giovedì 8 dicembre alla Biblioteca Calcaterra di Bellinzago. Saranno presenti i ragazzi dell’associazione, l’attore di teatro Francesco Baldi, gli scrittori e l’illustratore Roberto Blefari. Nel weekend, colazione accompagnata dalla lettura delle fiabe. Sabato alle 16.30 merenda con i personaggi delle favole e domenica alle 18 aperitivo. “In queste occasioni sarà possibile acquistare il libro. E per chi fosse impossibilitato, lo può richiedere contattandoci”, conclude Miglio. (Ambra Notari)

Piano straordinario immissioni in ruolo e diplomati magistrale.

La prima storica sentenza contro il piano straordinario di immissioni in ruolo è targata Anief: avevano diritto a partecipare anche i diplomati magistrale.

Vittoria storica quella ottenuta dall’Anief presso il Tribunale del Lavoro di Milano che accoglie le tesi patrocinate dal nostro sindacato in favore dei docenti in possesso di diploma magistrale abilitante conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 e dichiara il pieno diritto di una docente, inserita per effetto di sentenza nelle Graduatorie a Esaurimento 2014/2017 di proprio interesse, alla partecipazione al piano straordinario di immissioni in ruolo indetto con la Legge 107/2015. Immediata, anche, la dichiarazione del suo giusto diritto alla stipula di contratto di lavoro a tempo indeterminato con decorrenza retrodatata al 1° settembre 2015. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Tiziana Sponga e Francesca Lideo travolgono il Ministero dell’Istruzione in udienza grazie alla loro ormai nota competenza in materia che ha dimostrato l’illegittimità dell’esclusione dei docenti abilitati tramite diploma magistrale dal piano straordinario di stabilizzazione decretato lo scorso anno. “Minimali” le difese del MIUR, totalmente soccombente, che incassa una nuova sconfitta contro l’Anief e la conseguente condanna al pagamento delle spese di giudizio quantificate in oltre 4.000 Euro. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “I Giudici ci stanno dando ragione, abbiamo imposto ancora una volta il rispetto del merito e dei docenti con diploma magistrale abilitante. Non ci fermeremo qui e sommergeremo di ricorsi il Ministero dell’Istruzione che credeva di poter illegittimamente eludere il giudicato senza conseguenze”.

 

Dall’aula all’ambiente di apprendimento

“Dall’aula all’ambiente di apprendimento”

Convegno internazionale su architetture scolastiche e spazi educativi per la scuola del Terzo Millennio

14 dicembre 2016 – dalle ore 8:30 alle 18:00

Roma, Acquario Romano – Piazza Manfredo Fanti, 47

 

Roma, 7 dicembre, 2016L’edilizia scolastica e gli spazi educativi saranno al centro di un convegno internazionale che si svolgerà mercoledì 14 dicembre, dalle 8,30 alle 18 all’Acquario Romano ( Casa dell’Architettura – Piazza Manfredo Fanti, 47). Il convegno è organizzato da Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) in collaborazione con il Dipse – Dipartimento Progetto sostenibile ed efficienza energetica dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e Provincia.

L’evento ha l’obiettivo di mettere in evidenza buone pratiche, tendenze innovative ed indirizzi internazionali nella progettazione di scuole in grado di rispondere alle sfide del terzo Millennio. Il dibattito intorno all’edilizia scolastica è prima di tutto un confronto su una nuova idea di scuola, in cui alunni e studenti sono riconosciuti nelle loro differenze e peculiarità e sono accolti come soggetti dinamici e attivi. Architetti, pedagogisti, ricercatori in ambito educativo, dirigenti scolastici e amministratori, sono invitati a partecipare a una riflessione sulla necessità di superare il tradizionale modello scolastico ad “aule e corridoi” per proporre modelli e soluzioni che tengano conto degli esiti della ricerca in campo educativo e dell’esigenza di approntare ambienti rispondenti a standard di qualità in termini di confort e benessere.

Il convegno si aprirà con il saluto del Presidente dell’Ordine degli architetti PPC di Roma e provincia, Alessandro Ridolfi, seguiranno gli interventi di Giovanni Biondi, presidente Indire, di Samuele Borri, dirigente area tecnologica Indire, di Jim Ayre di European Schoolnet e di Patrizia Colletta, presidente Dipartimento “Progetto sostenibile ed efficienza energetica dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e Provincia.

Il seminario – durante il quale verranno illustrate le varie esperienze internazionali di “ridefinizione” degli ambienti scolastici – sarà suddiviso in tre sessioni: la mattina si parlerà di “L’ambiente come “Terzo educatore” e quindi diversi relatori si confronteranno sul tema della pedagogia e gli spazi didattici. Nel pomeriggio sono previste due sessioni: “Progettare scenari per l’apprendimento” e “Spazio per l’innovazione”, in cui il tema centrale sarà la necessità di ridefinire le caratteristiche degli edifici scolastici e degli ambienti di apprendimento interni ed esterni.

I colleghi sono invitati a partecipare al convegno (Casa dell’Architettura, Piazza Manfredo Fanti, 47 – Roma) dalle ore 10.


Programma

“I Love My City”: le Olimpiadi della Sicurezza

A LEZIONE DI SICUREZZA E LEGALITA’ CON JAMES FOX – APERTE LE ISCRIZIONI PER LA SESTA EDIZIONE DELLE OLIMPIADI DELLA SICUREZZA, PER SCUOLE ELEMENTARI E MEDIE, FINO AL 14/02

James Fox, la volpe astuta e intelligente anche quest’anno tornerà nelle scuole per regalare i suoi Super Consigli!!
Riapre la manifestazione d’interesse per la candidatura dei Comuni e delle Scuole del Lazio alla sesta edizione del concorso “I Love My City”: le Olimpiadi della Sicurezza.
Il concorso coinvolgerà i ragazzi di scuole elementari e medie sui temi della legalità e della legalità stradale.
James Fox, è il Superamico della Sicurezza, un Agente segreto ideato dalla Iris, che insieme ai suoi Agenti Speciali, educa e sensibilizza adulti e ragazzi sui temi della legalità e della sicurezza, con delle lezioni tutte interattive: video, musiche, mappe e colori, ma anche telecomandini televoter e sistemi cross-mediali. Attraverso le missioni del “RIM – Rimbalza Il Malintenzionato”, i ragazzi, possono anche provare a diventare Agenti JFox ed entrare nella mitica Squadra JFox!
Già 40.000 ragazzi di 40 comuni e oltre 60 scuole elementari e medie sono entrati nella rete di James Fox, insieme a Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, primo Agente JFox della Sicurezza e dopo di lui tutti i sindaci, gli assessori comunali, dirigenti scolastici, comandanti delle stazioni di polizia locali, genitori e insegnanti!!!
Da quest’anno, James Fox, potrà contare su tanti esperti del settore della legalità e della legalità stradale che, attraverso il Comitato Tecnico, lo aiuteranno a sviluppare e a monitorare tutte le attività. Hanno già aderito l’ACI (Automobile Club Italiano), l’AIPCR Italia (Associazione Mondiale della Strada Comitato Nazionale Italiano), l’ASTRAL Spa con il CEREMSS (Centro Regionale Monitoraggio Sicurezza Stradale), l’Istituto Superiore di Sanità – Osservatorio Permanente Campagne di Prevenzione degli Incidenti, l’UPI Lazio (Unione delle Province Italiane).
Il culmine dell’intero percorso è sicuramente la mitica Finale Regionale delle Olimpiadi della Sicurezza, un evento che raggruppa tutti i campioni comunali delle città partecipanti per trascorrere insieme una serata all’insegna del divertimento e della sicurezza, per eleggere i Campioni Regionali della Sicurezza!
Nella scorsa edizione, sotto lo sguardo attento e vigile di James Fox, hanno trionfato: Cassino, Fiano Romano e Ladispoli come Città Campioni della Sicurezza 2016, Viterbo ed Aprilia come migliori Scuole elementari e medie.
Chi riuscirà quest’anno a innalzare il trofeo della Sicurezza?
La partecipazione è totalmente gratuita e finanziata dalla Iris T&O. Il concorso è rivolto a bambini e ragazzi di scuole elementari e medie. I Comuni e le Scuole possono candidarsi fino al 14/02/2017 su www.iriscampus.it.

La pagella dei 15enni: «sei» in matematica, male in scienze e italiano

da Il Sole 24 Ore

La pagella dei 15enni: «sei» in matematica, male in scienze e italiano

di Pierangelo Soldavini

La scuola italiana rimane indietro per efficacia dell’insegnamento nelle materie scientifiche e nella lettura, ma recupera terreno nella matematica. Il tutto in una situazione in cui si va ampliando il divario a livello geografico tra un Nord che arriva a confrontarsi con i Paesi più virtuosi e un Sud decisamente più arretrato , come anche a livello di genere. Sono questi i risultati presentati ieri dal rapporto Pisa, la rilevazione triennale dell’Ocse che misura la qualità e l’efficienza dei sistemi scolastici dei paesi membri con una indagine a tappeto sugli studenti quindicenni.

Matematica
Per quanto riguarda la matematica gli studenti italiani hanno infatti raggiunto un punteggio di 490 punti, attorno alla media dei paesi Ocse, rispetto ai 466 punti del 2003 e ai 485 punti del 2012, proseguendo un progressivo recupero che ha portato il nostro paese a superare negli ultimi tre anni gli Stati Uniti e a raggiungere Francia e Gran Bretagna a livello di performance matematica. In più la fascia un ragazzo su dieci, in linea con la media Ocse, fa parte della fascia degli studenti migliori, con un miglioramento di 3,5 punti percentuali rispetto a dodici anni prima.

Male nelle materie scientifiche
Se la situazione sul fronte dei numeri mostra segnali confortanti, i numeri non sono altrettanto positivi per quanto riguarda l’educazione alla scienza nel suo complesso. Anche se si tratta di classifiche stilate con metodo statistico, il valore della rilevazione Pisa indica un Paese che non riesci a migliorare la qualità dell’istruzione non solo alle materie ma al metodo scientifico nel suo complesso, una delle competenze chiave per le preparazione al mondo del lavoro del nuovo secolo.

La performance degli studenti italiani in materia di scienza si ferma a 481, non molto variato rispetto a nove anni prima (475 nel 2006), con un distacco di dodici punti rispetto alla media Ocse, che sale a oltre 50 punti rispetto ai migliori (Estonia, Giappone e Singapore. Gli studenti appartenenti alla fascia più elevata, quelli in grado di applicare in maniera autonoma e creativa conoscenze e competenze scientifiche a un ampio spettro di situazioni, anche sconosciute, in Italia sono limitati al 4% del totale, la metà della media Ocse.
A livello geografico la situazione si va polarizzando con le eccellenze scientifiche con performance decisamente al di sopra della media nazionale che si registrano a Bolzano, Trento e in Lombarda, su livelli che si confrontano con i paesi migliori a livello mondiale. Mentre gli studenti della Campania sono in deciso ritardo: 3o punti in meno rispetto alla media, l’equivalente circa di un anno di studio.

Forte la differenza di genere
Ma note dolenti arrivano anche dalla differenza di genere, una delle principali criticità del sistema scolastico italiano. Se nella lettura le ragazze sopravanzano i ragazzi, la situazione si inverte in campo scientifico e, anzi, la forbice continua ad allargarsi: i maschi hanno performance superiori per un punteggio arrivato a 17 punti rispetto alle ragazze, una delle differenze più alte tra i Paesi Ocse, per di più ampliata di ben 14 punti tra il 2006 e oggi. Per quanto riguarda la matematica il gap dei risultati aumenta arrivando a venti punti, anche in questo caso uno dei più larghi tra i paesi Ocse, ma in questo caso è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni. Come nel resto dei paesi oggetto della rilevazione, le ragazze in seguito prediligono una carriera nell’ambito scientifico-medico, mentre il percorso ingegneristico e informato è a grande prevalenza maschile. Anche se a quindici anni gli studenti sono ancora molto indecisi sul loro futuro, quasi un quarto dei ragazzi (il 23% in Italia, in linea con la media) ritiene che la sua futura professione avrà bisogno di ulteriore formazione in ambito scientifico.

Spesa nella media (ma in forte calo)
I risultati non certo brillanti dell’insegnamento si confrontano con una spesa che è sostanzialmente in linea con la media Ocse. L’investimento per ragazzo nella sua formazione nella scuola dell’obbligo – tra i sei e i 15 anni – è pari a 87mila dollari (calcolati a parità di potere d’acquisto), non molto distante dai 90mila dollari di media. Ma tra il 2005 e il 2013 la spesa pubblica per studente è crollata dell’11% circa (in termini reali) in Italia, mentre la spesa media Ocse è lievitata del 19%.

Tanto tempo sui libri
Nonostante tutto gli studenti italiani passano più tempo sui libri rispetto ai loro colleghi. Ogni settimana stanno a scuola in media 29 ore e poi a casa studiano per altre 21 ore, per un totale di circa 50 ore, che si confronta don una media di 44 ore. Ma molti paesi ottengono risultati decisamente migliori con meno tempo dedicato allo studio: in Finlandia la media è di 36 ore, così come in Germania, in Svizzera è di 38 e in Giappone di 41 ore.

I sistemi migliori
Singapore si conferma il miglior sistema scolastico per i risultati in ambito scientifico, seguito da Giappone, Estonia, Finlandia e Canada. Il rapporto Pisa segnala comunque che, a dispetto del significativo avanzamento della scienza e della sua rilevanza nella vita quotidiana di tutti, le performance scolastiche nelle materie scientifiche sono rimaste sostanzialmente invariate a livello globale. Nonostante questo alcuni sistemi hanno messo a segno miglioramenti significativi, a partire da Israele per arrivare a paesi come Colombia, Portogallo e Romania.
Per quanto riguarda la differenza di genere, le differenze si stanno riducendo a livello mondiale ma rimangono molto evidenti, a favore dei maschi, nella fascia delle eccellenze. Con una sola eccezione: la Finlandia è l’unico paese dove le ragazze superano i colleghi maschi nelle performance migliori

Peggiora il dato sull’assenteismo che tocca quota 55 per cento

da Il Sole 24 Ore

Peggiora il dato sull’assenteismo che tocca quota 55 per cento

di Flavia Foradini

Il nuovo Rapporto Pisa 2015 sulle competenze dei quindicenni (Pisa 2015 Results, volume 1: Excellence and equity in education, Pisa 2015 Results, volume 2: policies and practices for successful schools – Risultati Pisa 2015: Eccellenza ed equità nell’istruzione, politiche e pratiche per scuole di successo) pone l’attenzione soprattutto sulle materie scientifiche, un àmbito che l’Ocse aveva studiato l’ultima volta in dettaglio nel 2006.
In questo arco di tempo, il pianeta è cambiato profondamente e, dicono gli analisti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ormai «le scienze giocano un ruolo pervasivo, e tutti hanno bisogno di saper pensare in modo scientifico, sia che si tratti di determinare un pasto bilanciato dal punto di vista nutrizionale o scegliere se acquistare o meno un’auto ibrida o del latte pastorizzato».
Tuttavia, in un mondo in cui hanno avuto grande sviluppo «la robotica, le ricerche sul genoma, la biologia di sintesi o la medicina rigenerativa» e la spesa pubblica per l’istruzione è cresciuta in media del 20% in area Ocse per scuola primaria e secondaria tra il 2005 e il 2013 (ma in Italia è diminuita dell’11%), per la maggior parte dei 72 Paesi che hanno partecipato alle rilevazioni, i livelli di competenza degli studenti non sono sostanzialmente cresciuti.
In Italia è stato registrato un miglioramento delle competenze in matematica, innalzatosi a livello della media Ocse (490 punti), ma continuano ad essere sotto la media le scienze (481 punti, 50 al di sotto di Estonia o Singapore) e la lettura (485), laddove permangono differenze vistose tra Nord e Sud del Paese in tutte e tre le abilità, con scarti anche pari ad un anno di scuola.
In media oltre il 20% dei ragazzi italiani (21% in lettura, 23% sia in scienze che in matematica) non raggiunge il livello di base, laddove ad essere ampiamente migliori in campo nazionale nell’offerta formativa sono le scuole pubbliche (40 punti in più delle scuole private).
Le oltre 950 pagine del nuovo Rapporto necessiteranno di tempo per essere studiate e assimilate dagli operatori di settore. Tuttavia alcuni dati balzano all’occhio.
In fatto di scienze, non sono tanto le qualifiche dei docenti a fare la differenza, sostiene l’Ocse, anche se preoccupa che il 95% degli insegnanti di Bulgaria, Montenegro e Costa Rica abbia specializzazioni universitarie nel settore, mentre in Italia sia meno del 25%.

La didattica
Per buoni risultati di apprendimento, più dei titoli di studio dei docenti ciò che importa è da un lato il metodo di insegnamento, con una didattica che sia innovativa e sappia lanciare stimolanti sfide ai discenti, e dall’altro è però fondamentale il tempo che gli studenti dedicano alle scienze: secondo gli analisti Ocse, per raggiungere risultati soddisfacenti dovrebbe essere doppio di quello dedicato alla matematica e alla lettura.

Dirigenti sotto la lente
Per un continuo miglioramento delle pratiche di insegnamento e apprendimento, l’Ocse chiama in campo anche fortemente i dirigenti, che possono svolgere una funzione chiave con la supervisione e la valutazione dell’azione didattica di ciascun docente in classe: una prassi che in 49 sistemi di istruzione avviene in 9 casi su 10, mentre è operativa solo in un terzo delle scuole in Italia, Grecia e Spagna.
Anche la capacità gestionale dei dirigenti in campo educativo può fare la differenza, perché può favorire risorse e professionalità interne alla scuola, laddove, ha appurato Pisa 2015, una maggiore autonomia di ciascun docente sui curricula può aumentare il livello degli esiti didattici dei discenti in campo scientifico.
Selezione dei prof, aggiornamento e remunerazione
Proprio sul ruolo e sull’inquadramento degli insegnanti nel processo educativo, nel suo nuovo Rapporto l’Ocse dipinge una raccomandazione che nel nostro Paese può sembrare fantascientifica: «I sistemi educativi più efficaci selezionano i migliori candidati per la professione di insegnante, legano a sé i docenti qualificati e si assicurano che migliorino costantemente la propria professionalità partecipando ad attività di aggiornamento. In questo tipo di sistemi l’istruzione e la professione dell’insegnante sono tenute in grande considerazione dalla società, i docenti sono remunerati in modo adeguato, la loro carriera è trasparente e strutturata in modo chiaro, agli insegnanti vengono offerte molte opportunità e incoraggiamenti per continuare ad imparare, ed essi ricevono regolari riscontri sul loro metodo di insegnamento, grazie a programmi di monitoraggio organizzati dalle scuole».

Le attività
Per migliorare le competenze scientifiche degli adolescenti, suggerisce Pisa 2015, può essere di aiuto che agli studenti vengano offerte attività extracurriculari in scienze, e vengano incoraggiati a partecipare a gare e concorsi, ma basilari restano le attività laboratoriali curricolari, trascurate in Italia, dove meno della metà degli studenti riferisce di usare regolarmente laboratori e indagini scientifiche.

Assenteismo nel mirino
Tornando su dati già forniti in passato e purtroppo peggiorati, Il Rapporto punta il dito sull’assenteismo degli studenti: in media Ocse, il 20% dei quindicenni è mancato un giorno a scuola almeno una volta nelle due settimane precedenti alla raccolta dei dati Pisa e in quasi tutti i Paesi negli ultimi anni il fenomeno si è aggravato. In Italia era già alto nel precedente rilevamento del 2012 e nel frattempo è cresciuto fino a riguardare il 55% degli studenti, ponendoci secondi solo al Montenegro.
Mancare da scuola, aggiunge l’Ocse, non solo ha comprovati effetti negativi sul rendimento di chi non frequenta le lezioni, ma sembra averne anche sui compagni di classe, perché riverbera sull’ambiente di apprendimento e sull’impegno profuso da tutto il gruppo. In quasi ogni Paese osservato, le prestazioni delle classi sono globalmente inferiori là dove uno o più studenti manca da scuola frequentemente.
Interpellata su questo punto, la maggior parte dei docenti ritiene che le assenze di alcuni studenti «aumentino sentimenti di risentimento in chi frequenta regolarmente, demoralizzi gli insegnanti e stressi l’organizzazione dell’intera scuola», mentre un clima didattico positivo dal punto di vista disciplinare aumenti il rendimento delle classi.

Chi ha paura della scienza?

Chi ha paura della scienza?

di Giovanni Fioravanti

Per capire il mondo e il suo universo avremmo bisogno di più scienza, ma non pare che la cultura della conoscenza si muova in questa direzione. Non ci inganni lo sviluppo delle nuove tecnologie, il mondo interconnesso, perché l’orizzonte scientifico è sempre più sfumato, implode l’eccesso di parole mentre la ragione sembra retrocedere dalla mente alla pancia.

È la cultura neoumanistica del pensiero veloce ma sempre più debole, sempre più affrettato che gioca a rimpiattino con la scienza e con la ragione. È la cultura della conversazione sui social network che si alimenta di un umanesimo straccione, di seconda e terza mano, che diffida dei vaccini, che fa del cancro una malattia psicologica, che considera l’HIV un’invenzione speculativa delle industrie farmaceutiche. Una cultura da letteratura, da narrazione d’appendice, da insufficienza mentale e vuoto scientifico.

Del resto siamo nel ventunesimo secolo e ancora non abbiamo risolto il problema della convivenza delle due culture, della cultura scientifica ed umanistica. Creazionismo ed evoluzionismo convivono come se l’uno non escludesse l’altro, come due possibili opzioni che non cambiano il paradigma del mondo, i modi di vivere e di guardare al presente come al futuro, si specula sui mercati, si fanno le guerre ma si crede in dio, meno probabile del fatto che il sole possa non sorgere.

Si fa appello all’etica, al dover essere ma non alla scienza, alla cultura scientifica della ragione e della consapevolezza, anzi si teme che la cultura scientifica possa attentare alla classicità della cultura umanistica, come se la nostra tradizione dovesse tutto ai poeti, ai santi e ai navigatori anziché alla ricerca scientifica e agli scienziati.

L’esperienza ha dimostrato, tanto negli Stati Uniti quanto nelle scuole moderne europee, come sia difficile porre lo studio della scienza sullo stesso piano dello studio della letteratura, dell’arte o della musica. D’altra parte è chiaro a tutti che dalle medie all’università lo studio della scienza e quello della letteratura non hanno sulla mente degli studenti lo stesso effetto.

È proprio questo effetto che si teme, che la scienza possa produrre menti libere, raziocinanti, meno disposte ai miti e alle illusioni. Le manipolazioni che possono produrre le suggestioni della cultura umanistica sono presto smontate dal rigore del pensiero scientifico. La cultura umanistica meglio si presta a un’idea di educazione che voglia forgiare le menti e le persone più che istruirle, renderle autonome, padrone dei processi mentali.

Crediamo di essere cresciuti nelle nostre conquiste democratiche, di essere liberi nell’esercizio dei nostri diritti, ma se le nostre menti non sono libere difficilmente sapremo da che parte sta la democrazia e fare un buon uso delle libertà conquistate.

È una questione di formazione delle generazioni, di partecipazione al patrimonio culturale e se in questo l’irrazionale continua a prevalere sul razionale gli strumenti della conoscenza e della cultura non saranno mai strumenti di libertà e di progresso, come infatti accade.

Basta guardare in casa nostra per scoprire come nel nostro sistema scolastico la scienza continui nella formazione dei nostri giovani a svolgere il ruolo della cenerentola.

Dalle scuole medie alle superiori nell’orario scolastico dei nostri studenti il rapporto tra materie scientifiche e tutte le altre sta mediamente in un rapporto di uno a cinque, un quinto dell’intero orario scolastico, per non parlare degli istituti professionali dove nell’ultimo triennio è uno a dieci, l’insegnamento delle scienze si riduce a due sole ore di matematica alla settimana.

Ciò che più inquieta è lo zelo con il quale il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca si preoccupa di assicurare dall’eccesso di una eventuale formazione scientifica a scapito di quella umanistica. Basta leggere la presentazione che nel suo sito web il Miur fa del sistema dei licei, dove a proposito del liceo classico si ritiene necessario precisare che “il pensiero scientifico è collocato all’interno di una riflessione umanistica” come se di per sé fosse peccaminoso e per il liceo scientifico si informa che fornisce “una formazione culturale equilibrata nei due versanti umanistico e scientifico”.

La questione dell’educazione scientifica resta quanto mai aperta e soprattutto come potrebbe cambiare la nostra convivenza se anche chi non si dedica alla scienza potesse acquisire una migliore formazione e comprensione della scienza stessa.

Sarebbe come il passaggio dall’astronomia tolemaica a quella copernicana. Come ha scritto Thomas Kuhn, prima della rivoluzione copernicana, il Sole e la Luna erano pianeti, mentre la Terra no; dopo, La Terra era un pianeta, come Marte e Giove, il Sole era una stella e la Luna era un nuovo tipo di corpo, un satellite. Mutamenti simili cambierebbero il modo di percepire il mondo e le sfide che ogni giorno ci attendono.

Con «We_WelcomeEurope» concorso di idee per i 60 anni dei Trattati di Roma

da Il Sole 24 Ore

Con «We_WelcomeEurope» concorso di idee per i 60 anni dei Trattati di Roma

di Maria Cristina Tubaro

Raccontare l’Europa così come la vedono e la vivono gli studenti delle scuole italiane secondarie di I e II grado, che avranno tempo fino al prossimo 17 febbraio 2017 per realizzare un video della durata massima di tre minuti o un album fotografico composto da tre immagini corredate di didascalia, in cui raccontare la loro idea di Europa, la loro visione, i punti di forza dell’Europa di oggi, le loro aspettative e i loro desideri per l’Europa di domani.
E’ il concorso “WE_WelcomeEurope: speranze e idee per l’Unione del futuro” promosso dal Miur, d’intesa con il dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del consiglio dei ministri e che scaturisce dal protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso 25 gennaio in occasione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma per favorire lo sviluppo, nelle giovani generazioni, del senso dell’identità europea e per promuovere, tra gli studenti, i valori costitutivi dell’Unione europea.
I ragazzi dovranno immaginare e proporre i problemi e le tematiche di cui, a loro avviso, l’Europa dovrebbe occuparsi e dovranno individuare quelli che sono i frutti dell’integrazione europea, come, ad esempio, la mobilità la solidarietà, la crescita sostenibile e come si potrebbe fare a promuoverli e valorizzarli.
Il concorso vuole spingere i giovani a raccontare, insieme, l’Europa che sognano, un’Europa nella quale non ci si aspettino semplicemente iniziative che arrivano dall’alto, ma nella quale si creino aggregazioni “orizzontali” tra studenti di diversi Paesi. È un’opportunità per promuovere la riflessione sui valori, sulle opportunità e sull’importanza dell’essere cittadini europei e per avviare un confronto sulle speranze, gli obiettivi e le scelte che dovrebbero ispirare il futuro dell’Unione europea.
Per realizzare le loro opere, gli studenti potranno utilizzare videocamere, smartphone e programmi di video editing, mentre troveranno informazioni e materiali di lavoro sul sito istituzionale del dipartimento per le Politiche europee (www.politicheuropee.it) e sulla piattaforma digitale Europa=Noi (http://www.educazionedigitale.it/europanoi/).
«Il 2017 sarà l’anno dell’Europa nelle scuole – afferma il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini -. Questo concorso apre la serie di iniziative che promuoveremo mettendo al centro il significato della cittadinanza europea, partendo dalle esperienze dirette e reali che questa dimensione comporta per i nostri studenti. Chiederemo loro di portare un contributo personale a questa storia collettiva e plurale, con quella proiezione al futuro che rappresentano il gene e l’essenza del progetto europeo. L’Europa di ieri – chiude Giannini – è nata condividendo le materie prime di ieri, il carbone e l’acciaio. L’Europa di oggi deve puntare sulle materie prime del nostro tempo: conoscenza e istruzione. Un investimento necessario per rigenerare questa unione tra popoli, non tra Stati, facendo maturare consapevolezze e rafforzando un’identità unica, fatta di valori distintivi».
«Siamo fermamente convinti che il rilancio del progetto europeo debba partire proprio dai giovani – sottolinea il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi -. Perché saranno i cittadini europei di domani, perché sono una generazione che gode di conquiste offerte dallo stare in Europa date troppo spesso per scontate, perché questo Governo, d’intesa col Parlamento europeo, ha lottato e ottenuto tanto per i giovani dall’Ue: a partire dall’aumento delle spese per quelli disoccupati come la Garanzia giovani e per la loro formazione all’estero come l’Erasmus».
La commissione esaminatrice verrà istituita presso la direzione generale per lo Studente, l’integrazione e la partecipazione e sarà una commissione paritetica Miur – Presidenza del consiglio, dipartimento Politiche europee, che selezionerà i migliori lavori per ciascun ordine di scuola (scuola secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado) e provvederà all’individuazione di quattro classi/gruppi/studenti vincitori. I lavori verranno giudicati sulla base della coerenza con il tema proposto, della capacità di veicolare il messaggio in maniera efficace e innovativa e del grado di creatività nella forma e nel contenuto proposto. La proclamazione dei vincitori avverrà durate un evento istituzionale che si terrà a Roma tra marzo e aprile del 2017.

Buona scuola, correttivi a rischio

da ItaliaOggi

Buona scuola, correttivi a rischio

Chiamata diretta e bonus, per il 2017 partite in bilico

Alessandra Ricciardi

Il voto di domenica, con la vittoria del fronte del no al referendum costituzionale, rischia di mettere su un binario morto le deleghe attuative della riforma della Buona scuola, uno dei cavalli di battaglia del governo Renzi. Ma anche i correttivi alla stessa riforma su cui l’esecutivo, proprio nelle ultime settimane, aveva deciso di trattare con i sindacati al tavolo aperto al ministero dell’istruzione.

Tutto congelato, se non peggio, dopo che il premier Matteo Renzi ha rassegnato le sue dimissioni. È saltato per esempio l’incontro previsto per domani a viale Trastevere tra il gabinetto del ministro Stefania Giannini e i segretari sindacali sulla mobilità. Obiettivo delle sigle è di ripristinare il trasferimento su sede per i docenti. Senza quel contratto, e senza quelle aperture, lo scenario che si profila, con un governo tecnico o politico ma di breve durata, è che sulla mobilità si proceda come prevede la normativa e con atto unilaterale dell’amministrazione, dicono da viale Trastevere, e dunque che restino in vigore gli ambiti.

C’è poi da scontare la mancata controriforma della legge Brunetta: l’accordo sottoscritto solo mercoledì scorso tra governo e sindacati, a firmare Cgil, Cisl, Uil e Confsal, sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego aveva tra i suoi cardini lo smantellamento del potere legislativo in materia di rapporto di lavoro a favore della contrattazione. Per i sindacati della scuola significa sulla carta poter rivedere, per esempio, la chiamata diretta dei docenti e il bonus al merito, ripristinando la contrattazione e togliendoli dalla discrezionalità del dirigente scolastico.

Sempre per i sindacati quell’intesa va comunque rispettata, a prescindere dal governo che sarà. Ma è evidente che, cambiando esecutivo e clima politico, la partita ora è molto più complicata. E senza modifiche alla Brunetta, chiamata diretta e bonus rischiamo di restare come sono, così come prevede la riforma della Buona scuola.

Tra i dossier su cui regna l’incertezza, ci sono gli stessi aumenti contrattuali, 85 euro in media al mese, previsti dall’intesa del 30 novembre. È vero che la Corte costituzionale ha di fatto imposto il rinnovo dei contratti, ma non ha detto a quanto hanno diritto i dipendenti pubblici. La legge di bilancio che sarà approvata nelle prossime ore, senza modifiche al senato, stanzia per i contratti poco meno di 2 miliardi di euro. Per assicurare 85 euro di aumento ne servono 5 di miliardi, ha detto il ministro ella funzione pubblica, Marianna Madia. Per un governo tecnico o politico di transizione, difficile assumere impegni così onerosi in una prossima legge di Bilancio.

E poi ci sono le deleghe, i decreti attuativi della Buona scuola: dal nuovo sistema di valutazione degli studenti alla revisione della formazione tecnica e professionale, dal canale di educazione e istruzione per la fascia di età 0-6 anni dei bambini al reclutamento dei docenti. Con le relative pendenze per sanare le graduatorie a esaurimento non ancora svuotate. Titoli che adesso sono in attesa di autore

Contratto più forte della Brunetta

da ItaliaOggi

Contratto più forte della Brunetta

L’INTESA SUL PUBBLICO IMPIEGO/Una sanatoria per i permessi e la mobilità. Dall’organizzazione degli uffici ai diritti dei lavoratori

 Pagina a cura di Carlo Forte

La contrattazione collettiva potrà nuovamente derogare le norme di legge. Dovrebbe essere salva, dunque, la disciplina dei permessi e delle assenze tipiche contenuta nel contratto del 2009. E in parte anche quella sulla mobilità. Che altrimenti rischiavano di essere spazzate via dal rinnovo del contratto di lavoro, le cui trattative dovrebbero cominciare a breve all’Aran, dopo l’invio dell’atto di indirizzo da parte del governo. Sempre che l’accordo governo-sindacati per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego sia tradotto in atti concreti con il prossimo esecutivo. Un accordo che punta, oltre agli aumenti, a smontare la riforma Brunetta.

La Brunetta, infatti, dal 2009 ha precluso alla contrattazione collettiva la possibilità di introdurre trattamenti difformi da quelli previsti dalla legge. Ciò vuole dire che, in assenza di un provvedimento legislativo che ripristini la possibilità per la contrattazione collettiva di introdurre trattamenti più vantaggiosi, il nuovo contratto non avrebbe più potuto prevedere istituti importanti come, per esempio, i permessi per motivi personali e familiari previsti dall’attuale articolo 15. La legge, infatti, non prevede questa possibilità. E il contrasto tra fonti, secondo la riforma Brunetta, va risolto in favore della legge cancellando la norma contrattuale in contrasto. Pertanto, qualora nel prossimo contratto le parti avessero ritenuto di mantenere in vita le norme sui permessi per motivi personali, le relative disposizioni contrattuali sarebbero risultate automaticamente nulle. Ciò vale per questa particolare tipologia di permessi, definita all’esito di 13 anni di trattative, e vale anche per la mobilità. In particolare per i trasferimenti e i passaggi che, attualmente, sono stati assoggettati ad una disciplina molto restrittiva, prevista dalla legge 107/2015, che prevede la cancellazione del diritto alla titolarità della sede.

Va detto subito che il ripristino della supremazia del contratto rispetto alla legge è tutto da costruire. In prima battuta, dunque, l’ipotesi più probabile è che il governo non accolga le richieste dei sindacati, volte a ripristinare il diritto alla titolarità della sede. Ma se al tavolo negoziale sarà restituita la facoltà di scrivere le disposizioni che riguardano anche gli aspetti normativi del rapporto di lavoro, ciò andrà a costituire un buon presupposto per ricostruire per via contrattuale diritti e tutele, faticosamente acquisiti negli anni, che attualmente o sono stati cancellati o, comunque, rischiano di essere posti nel nulla. L’inderogabilità delle norme di legge da parte della contrattazione collettiva, che vige dal 2009, rappresenta infatti l’ostacolo più grande da superare prima di dare avvio alle trattative. Tant’è che alcune organizzazioni sindacali avrebbero suggerito ai rappresentanti del governo di stralciare la parte normativa della contrattazione. Così da consentire a docenti e non docenti di continuare a fruire delle tutele contenute nel contratto del 2009 per effetto dell’ultrattività dei contratti collettivi. Grazie alla quale, fino a quando non si firma un nuovo contratto, vale quello precedente. Ultrattività garantita dalla stessa legge 15/2009 che, nel disporre la inderogabilità delle norme di legge, sanzionando on la nullità le clausole contrattuali difformi, prevede che, comunque, le deroghe contenute nei vecchi contratti continuino a dispiegare effetti fino alla stipula de contratto successivo. Questo ostacolo, però, dovrebbe essere rimosso dal governo. Che si impegnato a promuovere l’emanazione di un provvedimento legislativo «nell’esercizio della delega di cui all’articolo 17 della legge 124 del 2015», si legge nel testo dell’accordo. Che dovrebbe riequilibrare, a favore della contrattazione, il rapporto tra le fonti che disciplinano il rapporto di lavoro per i dipendenti di tutti i settori, aree e comparti di contrattazione.

L’effetto del provvedimento dovrebbe essere quello di ottenere una ripartizione efficace ed equa delle materie di contrattazione e degli ambiti della legge e del contratto, «privilegiando la fonte contrattuale quale luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti e delle garanzie dei lavoratori, nonché degli aspetti organizzativi a questi pertinenti». Resta da vedere quali soluzioni saranno adottate dal governo e, soprattutto, se l’esecutivo opterà per un provvedimento generale riguardante il ripristino della disciplina previgente alla riforma Brunetta. Soluzione, questa, che consentirebbe al tavolo negoziale di muoversi agevolmente senza il rischio di introdurre norme nulle fin dall’atto della loro formazione. Oppure opterà per una mera manutenzione della riforma Brunetta, restituendo alla contrattazione collettiva solo alcune della materie che riguardano il rapporto di lavoro. Se l’esecutivo dovesse optare per questa soluzione, il rischio di nullità delle clausole che saranno stipulate in occasione della prossima tornata di contrattazione continuerà a sussistere. E con ogni probabilità le relative controversie sfoceranno nel contenzioso. In ciò vanificando il lavoro di interpretazione che è stato fatto finora proprio dai giudici, praticamente su tutti i principali istituti contrattuali attualmente vigenti.

Aumenti, non tutti a pioggia C’è la partita straordinario

da ItaliaOggi

Aumenti, non tutti a pioggia C’è la partita straordinario

Molto dipenderà dalla trattativa di comparto

Marco Nobilio

85 euro lordi di aumento medio a testa. Ma una parte potrebbe servire a retribuire la produttività. Lo prevede l’intesa firmata il 30 novembre scorso dal ministro della funzione pubblica, Marianna Madia e da Cgil, Cisl e Uil. Aumenti che potrebbero non andare a pioggia. L’accordo prevede, infatti, che la contrattazione collettiva dovrà necessariamente premiare il merito e la produttività dei dipendenti. E per fare ciò la destinazione di buona parte dei fondi dovrà servire a finanziare la cosiddetta contrattazione di II livello.

Nella scuola, questa particolare tipologia di contrattazione avviene prevalentemente a livello di istituzione scolastica. Pertanto, una parte dei fondi non servirà per recuperare le perdite salariali che si sono accumulate dal 2009 ad oggi, ma sarà versata direttamente nel fondo di istituto. Sempre che, in sede di contrattazione di comparto, i sindacati non riescano a convincere il governo a destinare le risorse, in via esclusiva, a recuperare le perdite salariali subite negli anni da docenti e non docenti per effetto del blocco della contrattazione. Molto dipenderà dalla direttiva per la trattativa di comparto. Dal 2009, anno in cui è stato stipulato l’ultimo contratto economico, la perdita del potere di acquisto dei salari è stata di circa il 9%. A conti fatti, la perdita va da un minimo di 140 a un massimo di 180 euro a testa. E si tratta della cosiddetta retribuzione tabellare. Vale a dire dello stipendio in senso stretto: quello che docenti e Ata percepiscono in busta paga per lo svolgimento della prestazione ordinaria.

Per non parlare della perdita dell’utilità del 2013 ai fini della progressione di carriera. Che attualmente non è stata rifinanziata e che, da sola, comporta una perdita netta di circa mille euro una tantum con ulteriori riflessi negativi sulla pensione e sulla buonuscita, sia che si tratti di trattamento di fine servizio (che si calcola moltiplicando l’80% dell’ultima retribuzione per gli anni di servizio) sia di trattamento di fine rapporto (che viene calcolato sulla base dei contributi versati). Per recuperare qualcosa in più, docenti e Ata dovranno sperare nelle residue risorse del fondo di istituto, alle quali si accede con lo straordinario.

Invalsi, il Questionario dello studente sarà computerizzato

da La Tecnica della Scuola

Invalsi, il Questionario dello studente sarà computerizzato

I dirigenti scolastici delle scuole superiori hanno ricevuto una lettera con la quale l’Invalsi riporta le nuove modalità di somministrazione delle prove e la tempistica.

Prima di tutto diciamo che i test dovranno tenersi tra il 16 e il 28 gennaio e per quanto riguarda il Questionario studente il tutto si svolgerà tramite computer.

Ogni istituto avrà assegnata una finestra di somministrazionein base al numero delle classi seconde e al numero di computer collegati a internet che sono stati dichiarati dalla scuola durante l’iscrizione alle prove Invalsi.

Accedendo all’area riservata si controlla la finestra di somministrazione che è stata assegnata all’istituto. Sarà il Ds che organizzerà lo svolgimento del Questionario studente entro la finestra disponibile.

Inoltre, la somministrazione CBT del Questionario studente dovrà avenire in un orario compreso le 8 del mattino e le 17.30.

La prova avrà una durata di 30-35 minuti, suddivisa in 20 minuti, il tempo necessario allo svolgimento del Questionario studente, e 10-15 minuti per effettuare il resto delle operazioni connesse allo svolgimento della prova.

Leggi la nota Invalsi

Test Ocse-Pisa: gli studenti italiani passano più tempo a scuola e sui libri, ma sono dietro

da La Tecnica della Scuola

Test Ocse-Pisa: gli studenti italiani passano più tempo a scuola e sui libri, ma sono dietro

Le performance degli studenti italiani rimangono sotto la media Ocse: migliorano però in matematica, risultano stabili quelle in scienze e nella capacità di lettura.

A dirlo sono i test Ocse-Pisa 2015 sulle competenze degli studenti quindicenni, i cui risultati sono stati diffusi il 6 dicembre a Bruxelles.

I dati, matematica a parte, continuano a essere tuttavia inferiori alla media Ocse. A primeggiare nell’Ue sono Estonia e Finlandia. Nel mondo Singapore.

Nella nostra penisola, resta più marcata rispetto alla media Ocse anche la differenza di genere: si allarga il gap tra ragazzi e ragazze in matematica e scienze. Mentre si restringe nella capacità di lettura, con le ragazze sempre migliori, anche se le loro performance sono peggiorate dal 2009 mentre quelle dei maschi sono migliorate.

Gli studenti immigrati, di prima o seconda generazione, fanno più fatica degli altri in scienze. Come in molti altri Paesi, infine, gli studenti con condizioni socioeconomiche più svantaggiate hanno meno probabilità di riuscita a scuola.

A proposito delle performance in scienze, lo studio Ocse mette a disposizione anche i dati di quattro tra regioni e province autonome, con gli studenti di Bolzano, Trento e Lombardia che segnano punteggi circa 30 punti sopra la media italiana, mentre gli studenti in Campania risultano 30 punti sotto, l’equivalente di circa un anno scolastico di ritardo.

“Nonostante i risultati inferiori alla media Ocse, gli studenti italiani passano più tempo a scuola e sui libri: 29 ore in classe e 21 dedicate ai compiti a casa per un totale di quasi 50 ore a settimana, contro una media Ocse di 44 ore”.

Molti Paesi riescono a ottenere performance superiori con un impegno inferiore: in Europa, ad esempio, Finlandia e Germania (36 ore).

Anche i dati sulla spesa nazionale non sono confortanti: secondo l’Ocse, l’Italia investe circa 81 mila euro a studente tra i 6 e i 15 anni, vicino alla media Ocse di 84 mila euro.

Tra 2005 e 2013, tuttavia, la spesa pubblica per studente è calata di circa l’11% in termini reali, mentre nella media Ocse dei Paesi con dati disponibili è cresciuta del 19%.

Legge 107: certamente le deleghe salteranno

da La Tecnica della Scuola

Legge 107: certamente le deleghe salteranno

In rete sta già impazzando il “toto-107”: cosa succederà della legge sulla “Buona Scuola” dopo la vittoria del NO?
Come abbiamo già avuto modo di scrivere è molto probabile che per il momento (e cioè fino a quando non ci sarà un nuovo Parlamento) non cambierà nulla. Può darsi (ma non è sicuro) che possa esserci un cambio di rotta sulla questione della mobilità.
Per il momento l’unico dato certo (anzi molto probabile: in politica la certezza non esiste) riguarda la questione delle deleghe contenute nel comma 181 della legge 107 e che dovrebbero tradursi in decreti attuativi entro la metà di gennaio, e cioè fra un mese.
Le deleghe sono 9 e coprono un ventaglio molto ampio di norme:
a) Riordino delle disposizioni normative in  materia di  sistema nazionale di istruzione e formazione (in pratica revisione del testo unico sull’istruzione)
b) Formazione e reclutamento personale docente
c) Inclusione scolastica alunni disabili
d) Revisione percorsi istruzione professionale
e) Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai 6 anni
f) Diritto allo studio
g) Promozione e diffusione cultura umanistica
h) Scuole italiane all’estero
i) Valutazione e certificazione delle competenze degli studenti
Ma cosa accadrà se entro metà gennaio non saranno adottati i decreti legislativi?
La risposta la si trova nell’articolo 76 della Costituzione che stabilisce che il Parlamento può delegare il Governo “soltanto per tempo limitato”.
Nel caso in cui i termini scadano, il Parlamento deve rinnovare la delega. Di casi di deleghe scadute ce n’è stato più di uno ed è sempre stato necessario un intervento successivo delle Camere per rinnovare l’autorizzazione conferita al Governo prorogandone i termini.
In genere si è trattato quasi sempre di decreti legge (i cosiddetti “decreti milleproroghe”); ma è evidente che in questa fase politica turbolenta è molto difficile che il Parlamento approvi una proroga che, in ogni caso, avrebbe ben poco senso: il futuro Governo potrebbe lasciarla decadere senza nessuna difficoltà.
Resta da capire che fine faranno le risorse che la legge di bilancio stanzia per l’attuazione della riforma, ma questo è un altro tema e se ne riparlerà quando le acque si saranno calmate.