LEA: difficile emendare l’inemendabile

LEA: difficile emendare l’inemendabile

Le Commissioni Sanità del Senato e Affari Sociali della Camera hanno infine formulato i loro Pareri sullo schema di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri riguardante la definizione e l’aggiornamento dei LEA Sanitari (Livelli Essenziali di Assistenza).

La palla torna quindi al Ministero della Salute e al Governo per la definizione del testo finale che potrà o meno accogliere i citati pareri delle Commissioni Parlamentari.

“Pur apprezzando lo sforzo delle Commissioni di emendare il testo – è il primo commento a caldo del presidente della FISH Vincenzo Falabella – questo rimane inemendabile, come avevamo già sottolineato anche in audizione.”

Nonostante le proposte di assestamento, infatti, relative in particolare ad alcuni aspetti dell’assistenza protesica, comunque minime ed insufficienti, per la FISH il testo rimane largamente insoddisfacente. Dalla sua redazione FISH e le organizzazioni delle persone con disabilità erano state escluse.

Come FISH ha già affermato in sede di audizione e all’interno di precedenti comunicati, l’impianto e la logica del Decreto non considerano compiutamente i princìpi espressi dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, e segnatamente dagli articoli 25 (Salute) e 26 (Abilitazione e riabilitazione) della stessa.

“Alcuni tentativi di adeguamento semantico – dichiara a tal proposito Falabella – appaiono giustapposti in un testo che rimane fondamentalmente incoerente. Largamente ignorate, inoltre, sono state le considerazioni espresse dalla FISH concernenti l’assistenza sociosanitaria domiciliare e semiresidenziale. A questo si aggiunga ancora che il Parere reitera l’esclusione del movimento delle persone con disabilità dal monitoraggio e dall’aggiornamento successivo degli stessi LEA”.

“Da ultimo, ma non ultimo – conclude il Presidente della FISH – i Pareri confermano una evidente preoccupazione circa la copertura finanziaria del provvedimento, facendo pensare ad una parziale applicazione e presumibilmente ancora una volta disuguale nelle varie zone del Paese.”

Università: decreto riparto quota premiale Fondo di Finanziamento

Università, inviato agli organismi competenti
il decreto con i criteri di riparto
della quota premiale del Fondo di Finanziamento

Il decreto ministeriale con i criteri di riparto della quota premiale e dell’intervento perequativo del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle università statali per l’anno 2016 è stato inviato oggi agli organismi competenti per il loro parere. Si tratta di CUN (Consiglio Universitario Nazionale), CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari), CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca). All’ANVUR è stato anche inviato il decreto con i criteri di riparto del finanziamento destinato alle università non statali.
La quota premiale dell’FFO ammonta quest’anno a 1.433.000.000 di euro, mentre il fondo perequativo è di 195.000.000, con un incremento, rispettivamente, del +3.5% e dell’85,7% rispetto al 2015. L’incremento del fondo perequativo, in particolare, serve ad assicurare che nessun ateneo possa avere una riduzione di risorse, rispetto al 2015, superiore al 2,25%.

Il decreto inviato oggi prevede, fra l’altro, un finanziamento specifico di 15 milioni di euro per le prime emergenze legate al terremoto, con particolare riferimento alle Università di Camerino e Macerata.

La quota premiale e il fondo perequativo vengono distribuiti quest’anno successivamente alla quota base dell’FFO poiché si era in attesa dei risultati della valutazione della qualità della ricerca (VQR 2011-2014).

Per il 2016 il fondo di finanziamento totale, fra i vari capitoli, ammonta a 6.927.317.619 euro, sostanzialmente in linea con il 2015. Grazie agli interventi delle ultime Leggi di Bilancio, nei prossimi due anni crescerà rispettivamente dell’1,9% (7.056.470.534) e del 6,1% (7.352.836.573). Per quanto riguarda il finanziamento destinato alle università non statali, il fondo per il 2016 è di 67.405.000 euro.

I dati patrimoniali dei dirigenti scolastici non devono essere pubblicati dalle scuole

I dati patrimoniali dei dirigenti scolastici non devono essere pubblicati dalle scuole

L’ordine del giorno della struttura nazionale di comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL denuncia una grave lesione del diritto alla riservatezza dei dati personali

La legge 192/2012 sulla prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione e il decreto legislativo 33/2013 attuativo hanno introdotto l’obbligo per le pubbliche amministrazione di pubblicare le informazioni relative ai redditi e al patrimonio personale proprio e del coniuge e dei parenti, se consenzienti, dei politici e dei titolari di incarico politico o di indirizzo politico.

Una recente modifica – introdotta dal decreto legislativo 97/2016 – ha esteso tali obblighi di pubblicità e trasparenza a tutti i dirigenti delle amministrazioni pubbliche, qualsiasi sia l’incarico ricoperto.

La norma, per come è stata formulata, si applica dunque a tutti i dirigenti, compresi i dirigenti scolastici, ma sono le amministrazioni a dover pubblicare, pena le sanzioni previste, i dati e le informazioni relativi ai redditi e ai patrimoni dei dirigenti e dei parenti che lo consentano.

Nessuna responsabilità è dunque a carico delle scuole e dei dirigenti scolastici che dovranno solo comunicare all’Amministrazione scolastica quanto la stessa richiederà per provvedere poi come già avviene per i curricoli e le retribuzioni contrattuali che sono reperibili sul sito del MIUR.

Sul tema è intervenuta la Struttura di Comparto Nazionale dei dirigenti scolastici con l’ordine del giorno che segue.


Ordine del giorno della Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL – 14 dicembre 2016

La Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici della FLC CGIL denuncia la gravissima lesione del diritto alla riservatezza della sfera della vita privata dei  dirigenti scolastici e della loro dignità personale causata dall’obbligo di pubblicazione da parte dell’Amministrazione Scolastica  dei redditi complessivi e della situazione patrimoniale.

L’estensione indistinta a tutti i dirigenti pubblici di una norma finalizzata a contrastare i gravissimi casi di corruzione che hanno caratterizzato il mondo della politica ne riduce la capacità di prevenzione della corruzione distogliendo l’attenzione dai soggetti fra i quali effettivamente sono avvenuti fatti che hanno prodotto tanto danno al patrimonio pubblico e tanto allarme sociale.

Non trovano alcuna giustificazione la pubblicazione e la diffusione di dati e informazioni personali dei dirigenti scolastici sul sito del loro datore di lavoro. I dirigenti scolastici non hanno fatto alcun “patto” con gli elettori, ma hanno un rapporto di lavoro che è stato instaurato dopo che essi hanno vinto un pubblico concorso e che è regolato da un contratto collettivo

I dirigenti scolastici non hanno nulla a che vedere con i numerosi casi di corruzione e di arricchimento ai danni della collettività che hanno visto coinvolti amministratori eletti e dirigenti scelti discrezionalmente dai politici.

Nessuna motivazione  di interesse pubblico giustifica una lesione così grave del loro diritto alla riservatezza e di quella dei loro familiari.

Diversamente da quanto affermato in questi giorni da alcuni, sempre pronti a caricare di oneri e molestie burocratiche le scuole e i dirigenti scolastici, noi riteniamo che la pubblicazione dei dati di reddito e  patrimoniali dei dirigenti scolastici sia un obbligo per l’Amministrazione Scolastica che già pubblica i loro curricula e la loro retribuzione.

Sarà pertanto un suo problema stabilire cosa richiedere ai dirigenti e cosa pubblicare, e fare attenzione  al rispetto del diritto alla riservatezza dei dati personali e della dignità dei dirigenti scolastici tutelato dalla legge e al rispetto del loro contratto di lavoro.

Invitiamo pertanto i colleghi a non procedere autonomamente ad alcuna pubblicazione sul sito delle scuole e ad evitare qualsiasi coinvolgimento, che pure ci risulta essere stato chiesto in qualche regione ai dirigenti responsabili delle reti di ambito, nella raccolta dei dati personali dei colleghi e ad attendere le richieste che l’Amministrazione scolastica dovrà inviare ad ogni dirigente.

Al MIUR e al suo Responsabile per la Prevenzione della Corruzione chiediamo di chiarire al più presto come intenda dare applicazione ad una norma che secondo noi va interpretata nel senso dell’esclusione i dirigenti scolastici da un obbligo di pubblicazione di dati e informazioni personali che non ha alcuna motivazione di interesse pubblico e che rappresenta invece una degenerazione del positivo principio del  “controllo pubblico” perché viene applicata a soggetti il cui operato professionale è già sottoposto al controllo degli organi previsti dall’ordinamento legislativo e da quello contrattuale.

Attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni

AI Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione
Via Marco Minghetti, 10
00187 Roma

Oggetto: Attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni contenute nel d.lgs. 33/2013 come modificato dal d.lgs. 97/2016

Questa organizzazione sindacale, la più rappresentativa della dirigenza delle scuole, avanza all’Ufficio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione una proposta relativa all’attuazione di quanto in oggetto.
Nello schema di Linee Guida recanti “Indicazioni sull’attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni contenute nel d.lgs. 33/2013 come modificato dal d.lgs. 97/2016”, pubblicato sul sito dell’Autorità, si legge:
“Le presenti linee guida hanno l’obiettivo di dare indicazioni alle amministrazioni e agli enti ad esse assimilati, in merito alle principali e più significative modifiche intervenute, rinviando per quanto concerne l’applicazione dell’art. 14 del d.lgs. 33/2013, l’accesso civico generalizzato e la disciplina applicabile alle società e agli enti di diritto privato, alle apposite Linee guida in corso di adozione” (Introduzione – pag. 3).
Stante quanto sopra riportato, l’obbligo di applicazione dell’art. 14 del d.lgs. 33/2013 (pubblicazione dello stato patrimoniale dei dirigenti) e dell’accesso civico generalizzato – a prima vista individuabile nella data del 23 dicembre 2016 – secondo questa organizzazione sindacale è attuabile solo dopo la pubblicazione delle relative e specifiche Linee guida, dove devono essere chiaramente indicate le concrete modalità di assolvimento dell’obbligo stesso.
Pertanto, a tutela dei dirigenti rappresentati da questa Associazione, si chiede di accogliere la proposta sopra evidenziata.
In attesa di un cortese positivo riscontro alla presente – reso urgente dall’imminenza del termine prima indicato – è gradita l’occasione per formulare distinti saluti.

Giorgio Rembado

La competenza a decidere per l’inserimento in GaE è del TAR

Clamorosa vittoria Anief in Corte di Cassazione: la competenza a decidere per l’inserimento in GaE è del TAR!

Accolte le tesi Anief dalla Suprema Corte di Cassazione: deve essere senza dubbio il Giudice Amministrativo a decidere sulla questione del diritto dei docenti in possesso di diploma magistrale all’inserimento nelle Graduatorie a Esaurimento. Gli Avvocati Walter Miceli e Nicola Zampieri, dando prova come sempre della loro grande professionalità ed esperienza in materia, travolgono il Ministero dell’Istruzione in tribunale e ottengono una sentenza esemplare che conferma piena ragione a quanto da sempre sostenuto dal nostro sindacato. Marcello Pacifico (Anief-Cisal) “Adesso il Governo riapra le GaE attraverso il Milleproroghe! È un provvedimento doveroso, che dimostrerebbe da parte del nuovo governo una conferma di apertura e di assunzione di responsabilità nei confronti di 40.000 lavoratori abilitati della scuola”.

Quando iniziano le vacanze di Natale?

da La Tecnica della Scuola

Quando iniziano le vacanze di Natale?

La prossima settimana inizieranno le vacanze natalizie con scadenze differenziate a seconda delle regioni.

I primi a restare a casa saranno gli studenti della Sicilia (dal 22 dicembre), mentre dieci regioni inizieranno le vacanze venerdì 23 e altrettante sabato 24 dicembre.

Anche il rientro a scuola cambia a seconda delle regioni: salvo modifiche a livello di istituzione scolastica, si tornerà sui banchi, in ben sei regioni, sabato 7 gennaio, mentre la maggioranza delle regioni ha optato per posticipare il rientro a lunedì 9.

Le regioni nel dettaglio:

dal 22 dicembre 2016 al 6 gennaio 2017

  • Sicilia

dal 23 dicembre 2016 al 6 gennaio 2017

  • Lazio
  • Lombardia

dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017 (rientro a scuola lunedì 9)

  • Calabria
  • Campania
  • Friuli Venezia Giulia
  • Liguria
  • Molise
  • Puglia
  • Sardegna
  • Umbria

dal 24 dicembre 2016 al 6 gennaio 2017

  • Emilia Romagna
  • Marche
  • Toscana

dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017 (rientro a scuola lunedì 9)

  • Abruzzo
  • Basilicata
  • Piemonte
  • Provincia di Bolzano
  • Provincia di Trento
  • Valle d’Aosta
  • Veneto

Giuliani: presto sapremo se Fedeli vuole ricucire coi docenti, ma riflettano pure i sindacati

da La Tecnica della Scuola

Giuliani: presto sapremo se Fedeli vuole ricucire coi docenti, ma riflettano pure i sindacati

“Il nuovo ministro dell’Istruzione raccoglie un’eredità difficile: la riforma 107/15 osteggiata dalla gran parte dei docenti. Non sarà facile sanare la frattura”.

A dirlo è stato Alessandro Giuliani, intervenuto il 13 dicembre a Radio Cusano Campus, a commento dell’arrivo a Viale Trastevere della senatrice Valeria Fedeli, al posto del ministro uscente Stefania Giannini.

“Se Fedeli ha intenzione di ricostruire un rapporto con i docenti lo scopriremo presto: nei prossimi giorni riprenderà il confronto sulla mobilità e quella sarà la prima occasione per comprendere la consistenza del cambio di gestione del Miur. I sindacati chiedono che il personale assunto fino al 2014 possa continuare a spostarsi senza perdere la titolarità, anche fuori provincia. Accontentarli, significherebbe mandare un segnale importante. Cui dovranno fare seguito altri, a cominciare dalle leggi delega che in qualche modo dovranno deviare da alcune rigidità della Legge 107/15 mai accettate dagli insegnanti, a partire dalla chiamata diretta fino ai trasferimenti su ambiti territoriali e anche fuori regione”.

Per il direttore della Tecnica della Scuola, pure i sindacati, tuttavia, dovranno cambiare registro. “Il mancato raggiungimento delle 500mila firma necessarie per arrivare al referendum che intendeva modificare quattro aspetti della Buona Scuola è un segnale indicativo. Evidentemente, non basta essere iscritti ad una sigla sindacale per aderire fino in fondo ai valori di quell’organizzazione. Spesso, soprattutto nella scuola, l’aderenza al sindacato è legata più a necessità pratiche. Come la presentazione delle domande, le ricostruzioni di carriera, gli stessi trasferimenti, piuttosto che l’avere piena coscienza della tutela dei propri diritti di lavoratore”.

“Ecco – ha concluso Giuliani – è probabilmente giunto il momento che i sindacati riflettano su questo, cercando anche loro di ricucire un rapporto con i lavoratori della scuola. Che probabilmente oggi si regge più sulle necessità pratiche, piuttosto che sui valori che dovrebbero animarlo”.

Il primo bivio del ministro Fedeli: metodo o merito?

da Tuttoscuola

Il primo bivio del ministro Fedeli: metodo o merito?

Si compiace di essere considerata una pragmatica, il nuovo ministro dell’istruzione, la senatrice PD Valeria Fedeli. Fatti non parole, dunque, sembra essere la priorità del suo nuovo incarico politico.

Non aspettiamoci, quindi, molte dichiarazioni, ad esempio, per contrastare le prime polemiche che hanno già accompagnato il suo ingresso al palazzo della Minerva: la teoria del gender, la sua posizione personale in caso di vittoria del no, il suo titolo di studio.

È lecito, dunque, aspettarsi da lei soprattutto azioni, interventi concreti di metodo e di merito, probabilmente in discontinuità con chi l’ha preceduta al Miur per cercare di riconquistare la fiducia e il consenso del mondo dell’istruzione scosso dalla Buona Scuola. Prima di entrare nel merito delle questioni aperte sull’attuazione della legge 107, la Fedeli dovrà scegliere se dare priorità al metodo o ai problemi, se, cioè,aprirsi subito al confronto con soggetti esterni oppure se agire dall’interno del dicastero per provare a sciogliere in autonomia i nodi delle questioni pendenti della riforma.

I sindacati hanno salutato favorevolmente l’arrivo di un ministro-ex-sindacalista, certi di parlare la stessa lingua: ascolto, incontro, confronto, concertazione e, possibilmente, intese e accordi. Tutto quello, insomma, che è mancato con il ministro Giannini, che ha cambiato atteggiamento con i sindacati soltanto a ridosso del referendum.

La Fedeli non avrà molto tempo per decidere. È subito già al bivio: metodo o merito? Se sceglierà da subito la via del confronto, sa che non basterà l’ascolto. Dovrà fare concessioni, alcune delle quali di carattere prevalentemente amministrativo e operativo, di sua competenza, e, altre, di natura normativa e sottratte alla sua diretta competenza, per le quali potrà tutt’al più farsi carico di proporne la modifica in sede parlamentare.

Non potrà nemmeno ‘svendere’ la riforma renziana per compiacere i sindacati. La discontinuità attesa da molti passa da questa scelta. Poi verranno i temi caldi. Li esamineremo nei prossimi giorni in modo più approfondito, uno ad uno. A partire dalla questione della chiamata diretta.

Fedeli, quell’appello rimasto inascoltato

da Tuttoscuola

Fedeli, quell’appello rimasto inascoltato

Basta contrapposizioni tra Governo e sindacati sulla scuola, aveva tuonato già nel maggio dello scorso anno l’allora vice presidente del Senato Valeria Fedeli. “E’ importante la riflessione che si è aperta sulla riforma scolastica” disse ad Ancona, a margine di una tavola rotonda su donne e lavoro. E aggiunse: “Ricordo che questa è una delle priorità del Governo, cosa mai successa prima. Ci sono opinioni e contraddizioni, ora però è necessario uno sforzo da parte di tutti. No alle contrapposizioni – aveva concluso – perché danno un’immagine sbagliata della scuola. Misuriamoci sulle cose concrete”.

Un appello che era rimasto drammaticamente inascoltato, visto il prolungato braccio di ferro che in questi mesi ha messo di fronte l’ex ministro dell’Istruzione Giannini e i sindacati della scuola. Ci aveva provato subito, la Fedeli, a evitare lo scontro. Senza successo. E ora sarà proprio lei a dover tentare di riaprire il dialogo, a provare una strada nuova sulla “Buona Scuola”. Non le sarà difficile, stando almeno alle premesse. Proprio dalle fila del sindacato che più ha criticato quella riforma lei proviene. E proprio quello sarà il suo compito: riportare la riforma tanto odiata dai docenti e dai sindacati nell’ambito di un progetto meno indigesto.Cosa ne rimarrà allora? Poco, dicono in tanti. E non è difficile immaginare che molti dei pilastri della “Buona Scuola” cadranno come i monumenti di Palmira sotto i colpi di una artiglieria bene attrezzata: la chiamata diretta, per esempio. E quelle norme che mancano ancora di dispositivi per la loro attuazione, come ad esempio le deleghe.  Interessante sarà anche vedere che scelte verranno prese sull’alternanza scuola-lavoro, che tanta apprensione aveva sollevato in numerosi istituti.

Riprenderanno probabilmente vigore i progetti sostenuti dalla Fedeli in questi anni: per esempio l’introduzione nelle scuole e nell’università dell’educazione di genere, di cui era stata prima firmataria e sottoscritto anche da molti senatori e senatrici di diversi partiti.  Il ddl prevede che i piani dell’offerta formativa delle scuole adottino misure e contenuti di conoscenza ed educazione “per eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla impropria identità costretta in ruoli già definiti delle persone in base al sesso di appartenenza”. L’obiettivo è dunque quello – scriveva la Fedeli –  di “superare gli ostacoli che limitano, di fatto, la piena e autonoma soggettività, qualificando e riconoscendo valore alle differenze di genere, per una qualità delle relazioni tra donne e uomini non più basata sulla negazione del reciproco rispetto, dignità e libertà delle scelte”.

Le reazioni: sindacati soddisfatti, opposizione sulle barricate

da Tuttoscuola

Le reazioni: sindacati soddisfatti, opposizione sulle barricate

“Sulla scuola convocherò al più presto le parti per discutere di tutto”. Queste le prime parole della neo ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli al termine del giuramento al Quirinale del nuovo governo. Parole che sono arrivate proprio mentre, sui social, arrivava la benedizione di Francesca Puglisi, da molti indicata come possibile nuova inquilina del dicastero di viale Trastevere. “Grazie a Stefania Giannini per la strada percorsa assieme. Buon lavoro a Valeria Fedeli, saprà aiutarci a ricucire con la scuola. Avanti insieme!”, le parole su twitter della senatrice, responsabile scuola della segreteria nazionale del Pd.

Fedeli è uno schiaffo a Family Day, dice Eugenia Roccella, parlamentare di Idea. “Nella generale impressione di deja vu di questo governo Renzi senza Renzi, spicca, tra le poche novità, il nome di Valeria Fedeli all’istruzione. La Fedeli è un’accesa sostenitrice dell’introduzione del gender nelle scuole, e ha firmato un progetto di legge molto chiaro, per “Integrare l’offerta formativa dei curricoli scolastici, di ogni ordine e grado, con l’insegnamento a carattere nterdisciplinare dell’educazione di genere come materia, e agendo anche con l’aggiornamento dei libri di testo e dei materiali didattici”. E conclude: “E’ uno schiaffo al popolo del family day e al Comitato Difendiamo i nostri figli. Questo governo nasce già con lo stesso marchio di fabbrica del precedente sui temi etici e antropologici, ma subirà la stessa opposizione: non permetteremo che nelle scuole passino progetti ideologici e contrari alla libertà educativa”.

Dure anche le opposizioni. Secondo il deputato della Lega Alessandro Pagano “la nomina della senatrice Fedeli al Ministero dell’Istruzione significa di fatto l’introduzione della teoria gender a scuola, ricordo in merito che la neo ministra è prima firmataria di uno specifico ddl. Con questa nomina Renzi e il Pd hanno voluto mettere due dita negli occhi alle associazioni delle famiglie, significa voler creare tensioni, significa voler andare controcorrente rispetto a quanto condannato da Papa Francesco più volte in questi anni, in riferimento alla colonizzazione ideologica del gender a scuola”. E conclude: “Il Pd, quindi, ha gettato finalmente la maschera e si pone contro la libertà di educazione dei nostri figli e contro le famiglie. Mi chiedo cosa diranno adesso gli alleati centristi,quale imbarazzo, fino a che punto saranno disposti a digerire qualunque cosa pur di non dare la parola ai cittadini. E’ chiaro ormai che sono complici della sinistra e del disegno del Pd”.

Prime aperture proprio dal sindacato. “Riteniamo la sua passata esperienza nel sindacato un valore aggiunto che le permette di considerare in tutta la sua importanza e valore il rapporto con le forze sociali, così come il ruolo fondamentale che confronto e contrattazione possono svolgere a sostegno di efficaci strategie di autentica innovazione” ha detto la segretaria generale della Cisl scuola, Maddalena Gissi, augurando alla neo ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, “le più vive felicitazioni e gli auguri di buon lavoro”.   “Siamo certi che la sua intelligenza e la sua sensibilità possano contribuire, dopo una lunga stagione di disagio e tensione, a ristabilire – osserva Gissi – un clima di serenità nel mondo della scuola, che attende anche, attraverso il rinnovo del contratto, di vedere più giustamente riconosciuto il valore del lavoro di tutto il personale che vi opera”.

Il Governo Gentiloni presenta significativi tratti di continuità con il Governo presieduto da Matteo Renzi, mentre è evidente che il voto del 4 dicembre ha pesato sulla decisione di cambiare il Ministro dell’Istruzione“. Queste sono le parole che possiamo invece leggere in una nota di Francesco Sinopoli, segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL. “Per quanto concerne la nomina della senatrice Valeria Fedeli al Miur – continua Sinopoli – auspichiamo una forte discontinuità rispetto alle scelte adottate fino ad oggi. Un ascolto autentico delle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori che nelle istituzioni scolastiche, universitarie, nelle accademie artistiche e musicali e nei centri di ricerca, vivono quotidianamente. E’ poi decisivo ristabilire corrette, stringenti ed efficaci relazioni sindacali, il cui banco di prova sarà il rinnovo dei contratti“.

Anche gli studenti sperano in cambio di rotta da parte del nuovo Ministro: ”Tra i pochi cambiamenti della squadra di Governo troviamo quello alla guida del ministero dell’Istruzione: auspichiamo che questo sia all’insegna di un cambio di direzione reale“. A pronunciare queste parole è Elisa Marchetti, coordinatrice dell’Unione degli Universitari. “E’ fondamentale – prosegue – riaprire la discussione sulla legge di bilancio, che, se da un lato contiene misure positive come la no tax area e l’aumento del fondo statale per le borse di studio, necessita ancora di importanti revisioni su aspetti fortemente critici, primo tra tutti quello delle superborse. Gli aspetti sistemici su cui chiediamo al nuovo Ministro di intervenire sono molti: l’emergenza del sottofinanziamento sia delle università che del sistema del diritto allo studio, che si ripercuote nel calo costante di iscritti all’università; il superamento del sistema del numero chiuso; il coinvolgimento nella discussione delle lauree professionalizzanti.” Le fa eco Giammarco Manfreda, coordinatore della rete degli studenti medi: “Le dichiarazioni del presidente uscente Matteo Renzi sugli errori della Buona scuola, oggi la definitiva notizia dell’unica uscita dalla nuova squadra di governo di Stefania Giannini, che aveva fatto della Buona scuola una battaglia fondamentale. Ci auguriamo – sottolinea – che questo cambiamento al MIUR sia figlio della volontà di tracciare un percorso alternativo, caratterizzato da un maggior dialogo con gli studenti“.

“Al neo ministro Valeria Fedeli rivolgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro auspicando che la sua esperienza nell’ambiente sindacale la renda sensibile a un maggiore ascolto delle parti sociali rispetto a chi l’ha preceduta a viale Trastevere’‘. Questo è invece quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commentando l’insediamento del nuovo titolare dell’Istruzione: “Riteniamo indispensabile che si intervenga sugli aspetti più deleteri della legge 107/2015, primi fra tutti la chiamata diretta e la titolarità dei docenti sugli ambiti territoriali”.

Valeria Fedeli, un nuovo staff per il nuovo ministro?

da Tuttoscuola

Valeria Fedeli, un nuovo staff per il nuovo ministro?

Il nuovo ministro Valeria Fedeli si appresta a scegliere i suoi più stretti collaboratori.

Un tempo, ormai lontano, al cambio del ministro della PI non seguiva quasi alcun cambiamento del suo staff di collaboratori più stretti, fatto salvo – ovviamente – il capo della segretaria personale. Ci riferiamo al tempo della prima Repubblica, quando in una legislatura potevano avvicendarsi anche quattro-cinque ministri (per esempio tra il 1987 e il 1992 furono ministri Falcucci, Galloni, Mattarella, Bianco e Misasi).

La continuità era assicurata dall’apparato centrale del Miur, a partire da un ristretto numero di direttori generali di lunga durata, che qualche volta fungevano anche da Capi di gabinetto e dell’Ufficio legislativo. Anche l’Ufficio stampa aveva responsabili e collaboratori longstanding. Amministrazione forte e stabile, e politica debole e instabile, favorivano la continuità degli staff centrali.

Una forte discontinuità con questa prassi si è avuta solo con l’avvento della seconda Repubblica (1994), ma non subito (con i ministri D’Onofrio e Lombardi non cambiò quasi nulla): fu Luigi Berlinguer a rovesciare il rapporto tra politica e amministrazione, affermando il primato della prima anche attraverso la spettacolare operazione del cambio di incarico di tutti i direttori centrali, tranne uno (Augenti), e l’assai maggiore attenzione per la comunicazione, istituzionale (fu creato un apposito ufficio) e non.

I ministri successivi hanno accelerato questo processo di de-istituzionalizzazione degli staff centrali, scegliendo collaboratori di stretta fiducia, a partire dal capo di gabinetto e dal capo dell’ufficio stampa. La cosa si spiega anche con il diverso orientamento politico dei governi succedutisi. Nel caso dell’attuale ministro Valeria Fedeli, però, il governo Gentiloni di cui fa parte si pone in forte continuità con quello di Matteo Renzi, che aveva fatto della politica scolastica e della Buona Scuola un suo cavallo di battaglia. Salvo poi, prima del referendum, criticare apertamente la gestione della legge da parte del ministro Giannini.

Sembra chiaro che la nomina di una ex sindacalista Cgil alla guida del Miur ha il significato di una netta correzione di rotta rispetto alla fase precedente di conflittualità, e a volta di incomunicabilità, tra ministro e sindacati della scuola.

Quanto netta sia questa discontinuità lo si capirà ora anche attraverso le scelte che Valeria Fedeli si appresta a fare per quanto riguarda i suoi più stretti collaboratori al Ministero.

Diplomati 2016 scontenti e disorientati: quasi 1 su 2 pentito delle scelte fatte

da Tuttoscuola

Diplomati 2016 scontenti e disorientati: quasi 1 su 2 pentito delle scelte fatte

Il corso di laurea scelto? Spesso non è per niente in linea con le preferenze. E il diploma? Tanti quelli che se potessero tornare indietro farebbero una scelta diversa. A raccontare il profilo dei diplomati 2016, scontenti e disorientati, è l’ultima indagine Almadiploma su 40mila diplomati presentata proprio oggi al convegno: “Orientamento e dis-orientamento. Gli strumenti e le azioni per le scelte degli studenti della scuola secondaria di I e II grado”.

Diplomati 2016: all’università, ma non al corso che mi piace – I dati non sono confortanti: focalizzandosi solo sui neo diplomati che dichiarano di essere intenzionati di iscriversi all’università, più di 1 su 5 racconta di essere orientato su un corso di laurea che non è in linea con le sue attitudini. Preoccupante è il fatto che la percentuale di chi si iscriverebbe a un corso di laurea che non rispecchia il campo di studi preferito è particolarmente alta nell’area insegnamento (62%), politico – sociale (58%), educazione fisica (37%) e ingegneria (36%).

Diplomati 2016: troppi pentiti – Insomma, i neo diplomati non guardano con gioia ai loro studi futuri, ma nemmeno a quelli passati. Il 47% degli intervistati, se potesse tornare indietro, racconta che si iscriverebbe a una scuola e/o indirizzo di studi diversi da quelli frequentati. In particolare, il 13% ripeterebbe il corso ma in un’altra scuola, un altro 8% sceglierebbe un indirizzo/corso diverso ma comunque all’interno della propria scuola e un altro 26% cambierebbe proprio scuola e indirizzo.

Diplomati 2016: puntare sull’orientamento – Ma qual è il problema? “L’Indagine mostra la necessità di una vera e propria politica di ‘educazione alla scelta’ – afferma Renato Salsone, Direttore di AlmaDiploma -. Oggi più che mai risulta necessario per le Istituzioni Scolastiche dotarsi di efficaci strumenti per perseguire questo obiettivo in modo sistematico e sostenibile nel tempo. A questo fine il tema dell’orientamento deve prendere in considerazione tutta la filiera educativa, a partire dalla scuola secondaria di primo grado. La transizione tra primo e secondo grado, come rilevato dalle indagini AlmaDiploma, è una delle fasi più delicate del processo di scelta dello studente per il proprio futuro formativo”.

Decreto dell’ultim’ora: 8 promozioni in zona Cesarini

da Tuttoscuola

Decreto dell’ultim’ora: 8 promozioni in zona Cesarini

Nella giornata di ieri, in coincidenza con la nomina del nuovo ministro Fedeli e la contestuale uscita del ministro Giannini, sul sito del Miur è stato pubblicato un decreto dell’ultima ora, senza protocollo e senza data a firma del ministro Stefania Giannini, con il quale vengono avviate le procedure per il conferimento di incarico triennale a otto dirigenti tecnici con funzioni ispettive.

Gli incarichi dirigenziali sono consentiti dal decreto legislativo 165/2001, articolo 19, secondo il fabbisogno accertato rispetto all’organico di dirigente tecnico (191 posti). Degli otto incarichi conferiti tre derivano dall’applicazione del comma 5-bis dell’art. 19 (conferimento a dirigenti scolastici) e cinque dall’applicazione del comma 6 (conferimento a soggetti esterni all’amministrazione o a docenti di ruolo).

In conseguenza di questo grazioso cadeau dell’ultima ora, i dirigenti tecnici incaricati dovrebbero essere ora 67 (nominati in via temporanea con possibilità di conferma ulteriore dopo il triennio di incarico), mentre i dirigenti tecnici di ruolo effettivo (assunti per concorso) sono soltanto 58. I maligni sussurrano che i nuovi incarichi potrebbero salvare taluni collaboratori ministeriali con le valigie pronte per l’avvicendamento dei ministri alla Minerva.

Da notare che tra i 67 dirigenti tecnici incaricati una quota consistente è costituita da docenti e personale esterno all’Amministrazione che da quest’anno, come previsto anche per tutti gli altri dirigenti tecnici di ruolo o incaricati, saranno chiamati a dirigere i nuclei di valutazione per valutare i dirigenti scolastici.

Una curiosità che di questi tempi ha un certo valore: gli otto nuovi dirigenti tecnici devono dichiarare, per il conferimento di incarico, di possedere una laurea. Non si sa mai.

Parere Consiglio di Stato 15 dicembre 2016, n. 2627

Consiglio di Stato
Sezione Consultiva per gli Atti Normativi
Adunanza di Sezione del 1 dicembre 2016
NUMERO AFFARE 02155/2016

Parere Consiglio di Stato 15 dicembre 2016, n. 2627

OGGETTO: Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca. Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante “Integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 88, concernente il riordino degli istituti tecnici a norma dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”.

Nota 15 dicembre 2016, AOODGCASIS 4135

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica
Ufficio Statistica e Studi

Ai Dirigenti/Coordinatori scolastici delle istituzioni scolastiche statali e non statali
Ai Referenti Regionali e degli Ambiti Territoriali delle Rilevazioni sulle scuole
e p.c.
Agli Uffici Scolastici per Ambito Territoriale e Direzioni Generali Regionali
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine di Bolzano
Loro Sedi

Oggetto: Rilevazioni sulle scuole statali e non statali – Dati Generali – A.S. 2016/2017

A partire dal 16 dicembre p.v. e fino al 18 gennaio 2017 vengono rese disponibili sul Sidi le funzioni di Rilevazione “Dati generali” per le scuole, statali e non statali, dell’Infanzia, Primarie e Secondarie di I e II grado (Area “Rilevazioni” – “Rilevazioni sulle scuole” – “Dati generali (ex Integrative)” – “Acquisizione dati”).
Quest’anno le Rilevazioni sono interessate da alcune modifiche strutturali che consentono di effettuare agevolmente l’importazione dei dati dall’Anagrafe Nazionale Studenti (ANS) e l’inserimento dei dati aggiuntivi richiesti nelle specifiche sezioni.
Anche le scuole dell’Infanzia statali e paritarie, da quest’anno, devono effettuare l’importazione dei dati precedentemente inseriti in ANS (secondo quanto previsto dal D.M. 25 gennaio 2016, n. 24, integrato dal D.M. 26 luglio 2016, n.595); tuttavia, solo per questo anno scolastico, viene mantenuta la possibilità di editare i dati in tutte le sezioni.
La nuova Rilevazione presenta la novità di un unico “precaricamento” dei dati da ANS che deve essere salvato per passare poi alle singole sezioni. Si raccomanda dunque, prima di eseguire il “Precompila scheda”, di verificare la correttezza dei dati presenti in ANS con particolare riguardo all’anno di nascita e alla cittadinanza di ogni singolo alunno.
Dopo il salvataggio è necessario accedere alle singole sezioni, nell’ordine di presentazione, per il completamento delle stesse con i dati aggiuntivi, non desumibili dall’Anagrafe alunni.
Si ricorda che, se il sistema blocca il salvataggio di una sezione per incongruenze nelle tabelle precompilate, la correzione dei dati va effettuata prima in ANS per poi procedere nuovamente al “Precompila scheda”.
Si precisa che è necessario aprire tutte le sezioni per dichiarare la presenza o assenza dei dati aggiuntivi.
Le scuole non statali sono tenute ad inserire anche le informazioni riguardanti il personale in servizio presso la scuola.
Le credenziali di accesso al portale SIDI (Username e Password) per le scuole non statali di nuova istituzione devono essere richieste accedendo al sito www.istruzione.it al percorso: Istruzione – “Sidi: richiesta utenze” – “Vai all’applicazione”.
Relativamente ad aspetti tecnici dell’applicazione è disponibile il numero verde del gestore del sistema informativo del Ministero (800 903 080).
Per il supporto alle scuole a livello territoriale è possibile contattare i referenti presso gli Uffici Scolastici Regionali e gli Ambiti Territoriali.
Per chiarimenti sui contenuti delle schede di rilevazione è possibile chiedere assistenza ai funzionari dell’Ufficio Statistica e Studi.
Si raccomanda di leggere attentamente le “Istruzioni alla compilazione” che precedono la rilevazione.
Le modalità operative sono descritte nelle guide disponibili nell’area “Procedimenti Amministrativi” del SIDI.
La presente attività di rilevazione è prevista dal Piano Statistico Nazionale e pertanto si richiede l’affissione della presente nota e dell’informativa allegata all’Albo dell’istituzione scolastica e la pubblicazione, ove presente, nel sito web della scuola.

IL DIRETTORE GENERALE
Gianna Barbieri