Ministra incontra Sindacati

Scuola, Fedeli ha incontrato i sindacati di settore: “Fase di ascolto essenziale per tracciare lavoro dei prossimi mesi”

La Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli ha incontrato oggi al Miur i sindacati della scuola. In particolare, ha visto i rappresentanti di Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda-Unams. Ha anche incontrato il Presidente dell’Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola (ANP).

“Dopo aver letto con attenzione i dossier che mi sono stati lasciati da chi mi ha preceduta – sottolinea Fedeli – è per me essenziale incontrare e ascoltare i rappresentanti dei mondi di riferimento del nostro Ministero per poter non solo rispondere alle esigenze dettate dall’ordinaria e quotidiana amministrazione, ma anche tracciare la rotta e il lavoro dei prossimi mesi”. Gli incontri di oggi aprono una fase di ascolto che proseguirà nelle prossime settimane coinvolgendo, fra gli altri, gli studenti, i rappresentanti della ricerca e delle università, le associazioni dei docenti.

Soglia35 e titoli di accesso al concorso 2012

Fuochi d’artificio in Consiglio di Stato per l’Anief: vittoria piena per Soglia35 e titoli di accesso al concorso 2012

È un tripudio di vittorie per l’Anief in Consiglio di Stato quello ottenuto oggi dai nostri legali ed è una degna conclusione per un anno di successi e di conferme di grande professionalità per il nostro sindacato. Il Consiglio di Stato ha finalmente messo la parola fine su diversi ricorsi che hanno interessato migliaia di docenti e per cui l’Anief si è battuta senza sosta perseverando nella convinzione di poter tutelare al meglio i loro diritti. Marcello Pacifico (Anief-Confedir) “Avevamo ragione noi su tutto! Abbiamo saputo combattere senza mai arretrare contro le caparbie ostinazioni del MIUR e finalmente abbiamo ottenuto il rispetto dei diritti dei candidati al concorso 2012 illegittimamente esclusi per non aver raggiunto la soglia di 35/50 alla preselettiva o per essere in possesso di laurea conseguita oltre il termine imposto dal MIUR”.

INCONTRO FEDELI-SINDACATI

INCONTRO FEDELI-SINDACATI, DI MEGLIO: ABOLIRE CHIAMATA DIRETTA E AMBITI

La Federazione Gilda-Unams conferma la sua netta contrarietà alla Buona Scuola e ne chiede l’abrogazione in toto. La posizione rispetto alla legge 107/2015 è stata ribadita dal Consiglio Nazionale del sindacato che ha approvato all’unanimità la relazione presentata dal coordinatore nazionale, Rino Di Meglio.

“In occasione dell’incontro di oggi pomeriggio – dichiara Di Meglio – porterò all’attenzione del neo ministro Fedeli le nostre richieste che puntano soprattutto all’abolizione dei due pilastri della riforma: chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici e titolarità su ambiti. Al nuovo titolare di viale Trastevere chiederemo, inoltre, il trasferimento al Comitato di valutazione delle risorse del bonus per il merito e la rimodulazione dell’alternanza scuola/lavoro, perché riteniamo che 400 ore per gli istituti tecnici e professionali e 200 ore per i licei siano un tetto troppo rigido e che le scuole debbano invece essere lasciate libere di decidere autonomamente la quantità di tempo da dedicare all’Asl. Infine – conclude il coordinatore nazionale della Fgu – chiederemo a Fedeli di sanare l’ingiustizia di cui cui sono vittime alcune categorie di insegnanti, fra cui quelli della scuola dell’infanzia e il personale educativo esclusi dal piano di assunzioni realizzato dalla riforma”.

Un tesoro che il Ministero non e’ consapevole di avere

Superando.it del 19-12-2016

Un tesoro che il Ministero non e’ consapevole di avere

Si tratta dei CTS (Centri Territoriali di Supporto), ben 106 su tutto il territorio nazionale, che secondo i promotori di un recente incontro a Roma, «sono e ancor più possono diventare gangli vitali per coordinare tutti i progetti, tutti i corsi, tutte le informazioni necessarie alla scuola, per consentire un servizio che garantisca a livello nazionale l’informazione, la mediazione, la divulgazione, la formazione e il servizio. Un vero “tesoro”, ai fini dell’inclusione di alunni con bisogni speciali, che però il Ministero dell’Istruzione non sembra consapevole di possedere».

ROMA. Ancora una volta, in attesa che si chiarisca il futuro assetto della scuola italiana, i CTS romani (Centri Territoriali di Supporto ai Bisogni Educativi Speciali) degli Istituti Leonori, Baffi e De Amicis, in collaborazione con la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), hanno dato vita nei giorni scorsi, presso l’Istituto Tecnico Industriale Galileo della Capitale, al convegno intitolato La rete dei CTS, delle Associazioni e delle risorse territoriali per una risposta commisurata alla complessità dei bisogni, prezioso momento di verifica e stimolo, rispetto ai servizi che possono essere offerti dagli stessi CTS.
In rapida successione sono sfilate durante la giornate alcune tra le più interessanti esperienze degli sportelli sui disturbi del comportamento (Claudia Munaro dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Vicenza) e per l’autismo (Stefania Vannucchi del CTS di Prato), sul nuovo modello di rete tra CTS, Associazioni e risorse del territorio, per l’attuazione di sportelli per le minorazioni uditive (Nicola Striano, referente del CTS dell’Istituto De Amicis di Roma; Luca Bianchi dell’Istituto Statale Sordi di Roma), per le minorazioni visive (Paola Talarico dell’Istituto Romagnoli di Roma; Fernanda Fazio del Comitato Tecnico Scientifico del CTS dell’Istituto De Amicis di Roma) e infine sul tema Lo sportello tecnologico ad alta specializzazione integrato CTS-GLIC (GLIC sta per Gruppo di Lavoro Interregionale Centri ausili elettronici e informatici per disabili), sul quale sono intervenuti Francesco Fusillo del CTS di Verona e Fabrizio Corradi del GLIC Ausilioteca dell’Istituto Leonarda Vaccari di Roma.
Qui, in particolare, Fusillo ha dato conto degli esiti di una ricerca effettuata su base nazionale sui CTS che ha messo in luce cosa fanno e cosa potrebbero fare, se messi in condizioni di operare. Ha lanciato inoltre una forte provocazione, quella cioè di andare oltre gli stessi PEI (Piano Educativo Individualizzato) e PDP (Piano Didattico Personalizzato), verso un Piano Inclusivo di Classe (il suo intervento è visionabile in YouTube).

«I CTS – dichiarano Nicola Striano, Fernanda Fazio e Francesco Fusillo – sono e ancor più possono diventare gangli vitali per coordinare tutti i progetti, tutti i corsi, tutte le informazioni necessarie alla scuola, per consentire un servizio che garantisca a livello nazionale l’informazione, la mediazione, la divulgazione, la formazione e il servizio. Si tratta però di un’esperienza ormai decennale ma che rischia di andare perduta, perché nella bozza della Legge Delega per l’Inclusione Scolastica non sono stati presi in considerazione. In altre parole si può dire che il Ministero abbia un vero e proprio “tesoro in mano”, ben 106 CTS su tutto il territorio nazionale, uno per Provincia, ma sembra non esserne consapevole».
«Promuovendo la rete dei CTS con le Associazioni e le risorse territoriali – proseguono – si potrebbe finalmente avere quella visione d’insieme, che finora è sempre mancata alla scuola, ciò che permetterebbe di ottimizzare le risorse e ridurre gli sprechi. In presenza di alunni con problemi che rientrano nello spettro autistico, con disturbi comportamentali, sordi, ciechi o pluriminorati, gli attuali docenti specializzati sono impreparati e lo saranno anche dopo una formazione di 120-150 crediti formativi, come previsto dalla bozza attualmente in discussione. Questo problema, invece, potrebbe essere ovviato senza ricorrere alla separazione delle carriere, con sportelli appositamente dedicati presso i CTS e i CTI [Centri Territoriali per l’Inclusione, N.d.R.], dove operano insegnanti ad alta specializzazione e con grande esperienza nella didattica inclusiva, in collaborazione con gli esperti delle Associazioni e/o delle risorse territoriali». «Il tutto – concludono – dovrebbe essere coordinato da una squadra presente presso il Ministero e presso gli Uffici Scolastici Regionali che si avvalesse della consulenza di un pool di insegnanti esperti individuati tra gli operatori della suddetta rete, in quanto gli organici attuali sono nettamente insufficienti per governare in modo efficace il processo inclusivo. Inizialmente ci potrebbe essere qualche spesa in più, ma in prospettiva sicuramente diminuirebbero i costi e aumenterebbe la qualità dei risultati».

Durante il convegno è stato letto anche un messaggio di Salvatore Nocera, esperto di inclusione scolastica della FISH, in cui ha sottolineato, a nome della Federazione rappresentata, di essere «molto interessato all’inclusione istituzionale dei CTS e dei CTI nell’emanando Decreto Delegato sull’inclusione scolastica, poiché sono frutto dell’impegno di docenti professionalmente preparati che stanno contribuendo significativamente al miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica, specie nella prima fase applicativa della riforma».
Nocera ha auspicato inoltre che tali strutture, costituite da reti di scuole, «possano essere rafforzate da accordi di programma di cui all’articolo 13 della Legge 104/92» e ha ribadito che «è stato proprio l’intreccio coordinato dei rapporti tra scuole, Enti Locali e comunità territoriale a dimostrare che l’inclusione non rimane un mero adempimento burocratico o peggio una sua deformazione, ma diviene socializzazione da parte della comunità locale della presa in carico del progetto di vita dei singoli alunni con disabilità e delle loro famiglie». Ha infine chiesto agli stessi promotori del convegno di rendersi portavoce della necessità di ridare ampia visibilità ai CTS e ai CTI, nel quadro del rilancio degli accordi di programma.

La citazione del messaggio di Salvatore “Tillo” Nocera, da sempre uno dei più preziosi collaboratori del nostro giornale «Superando.it», ci fornisce anche l’occasione di fargli sentire tutta la vicinanza della nostra redazione, per il grave lutto che lo ha recentemente colpito, con la perdita della moglie. Una vicinanza cui si uniscono Striano, Fazio e Fusillo, che scrivono in una nota: «Porgiamo le più sentite condoglianze al professor Nocera, che non è potuto intervenire fisicamente all’incontro per il grave lutto che lo ha colpito. Carissimo Tillo, ti siamo vicini con affetto». (S.B.)

Concorso Dirigente Scolastico: si va verso il 2017 pensando ad un preside-manager

da La Tecnica della Scuola

Concorso Dirigente Scolastico: si va verso il 2017 pensando ad un preside-manager

Inevitabilmente il cambio di un esecutivo genera dei cambiamenti nella burocrazia, e anche dei ritardi  come solitamente avviene generalmente per le procedure concorsuali.

Le quali, pur potendosi definire perfezionate necessitano di ultimi dettagli per l’emanazione.

Un concorso atteso da diverso tempo nella scuola italiana e che già ha registrato diversi slittamenti è quello per Dirigente Scolastico. L’ultimo governo ha tenuto conto di alcuni aspetti in merito al reclutamento di tale figura divenuta sempre più centrale nella gestione delle istituzioni scolastiche e su cui ruota gran parte della legge 107.

Ed infatti, rispetto ai precedenti concorsi è cambiato qualcosa a cominciare dalla possibilità di non escludere dall’accesso come avvenuto in passato coloro che hanno maturato almeno 5 anni di servizio anche con contratti a tempo determinato. Si tratta di un aspetto non irrilevante che è facile immaginare aumenterà il numero degli aspiranti e che comunque evita possibili contenziosi su cui la magistratura si è già espressa ammettendo alcuni concorrenti.

I posti messi a concorso ma sarebbe più corretto chiamarlo corso-concorso considerando che è previsto una volta superate le prove un corso di formazione e tirocinio, dovrebbe essere di circa 1500 distribuiti sul territorio nazionale e servirà per rimediare al fenomeno delle reggenze divenute ormai troppo frequenti mentre si discute se assegnare anche ai vincitori le scuole con meno di 600 alunni. Infatti il DL 98/2011 in merito aveva stabilito  per il biennio 2012/13 e 2013/14 l’esclusione della nomina di un dirigente titolare per le istituzioni scolastiche con meno di 600 alunnni ma non contemplava gli anni successivi. Lo stesso corso-concorso poi prevede per la prova scritta non più il tradizionale elaborato ma 5 domande a risposta aperta di cui 1 in una lingua scelta dall’aspirante ds fra inglese, francese, tedesco e spagnolo e riguarderanno argomenti legati alla didattica ma anche alla gestione manageriale dell’istituzione scolastica fra cui la modalità di organizzazione del lavoro e del personale; diritto civile e ammnistrativo; contabilità di Stato.

Si tratta di argomenti che confermano la necessità di una preparazione di tipo manageriale per la dirigenza scolastica che avvicinano la figura del D.S. anche nella fase di reclutamento ancora di più ad altre figure apicali della pubblica amministrazione. Vero è che però che la possibilità che avrebbe dovuto essere la SNA, ovvero la scuola nazionale dell’Amministrazione ad occuparsi della formazione dei nuovi dirigenti, come stabilito all’epoca dal Ministro Maria Grazia Carrozza attraverso il cd pacchetto “L’istruzione riparte”, aveva dato l’impressione che l’idea di creare la reale figura di un preside-manager stesse realizzandosi.

Il fatto che della formazione adesso si occuperà il Miur dopo avere ottenuto i fondi del MEF, a dire il vero, non cambia molto la sostanza delle cose, però confina l’immagine del DS a figura di dirigente della pubblica amministrazione che resta ancorata negli angusti spazi del suo settore d’appartenenza ovvero quello scolastico, e poco proiettata ad un possibile utilizzo in altri ambiti della PA, attraverso la cd mobilità intercompartimentale, istituto di cui si parla tanto ma che in concreto si applica poco.

Insomma le rivendicazioni che si trascinano da anni da parte dei D.S. anche per quanto riguarda il trattamento economico, considerato più assimilabile (considerazione di chi scrive ndr) più ad un quadro con funzioni direttive che ad un dirigente della pubblica amministrazione, potrebbero trovare maggiore forza dalle nuove modalità di reclutamento.

Ma sarebbe opportuno anche che la pubblica amministrazione si sforzasse a favorire anche  un piano di mobilità intercompartimentale per i dirigenti scolastici, i quali potrebbero dare prova, dimostrandolo con i fatti, di essere dei veri e propri manager pubblici, capaci di amministrare in posizione apicale anche uffici di altri comparti della pubblica amministrazione, per i quali il trattamento economico di coloro che ne stanno a capo è di gran lunga maggiore del D.S.

Docenti assunti in sedi lontane, il ministro cerca la soluzione sperimentale

da La Tecnica della Scuola

Docenti assunti in sedi lontane, il ministro cerca la soluzione sperimentale

“È una questione centrale e dovremo trovare nuove soluzioni, magari sperimentali. Con grande attenzione, tocchi una cosa e ne viene giù un’altra”.

A dirlo è stato, nel corso dell’intervista rilasciata a Repubblica, il nuovo ministro dell’Istruzione Veleria Fedeli, riferendosi all’alto numero di spostamenti da Sud a Nord dei docenti assunti con la riforma votata dal governo Renzi nel luglio 2015.

Trova spazio, quindi, la volontà del ministro, ma probabilmente anche di chi l’ha voluto alla guida del Miur, di trovare una soluzione al problema.

Come abbiamo scritto in un articolo di approfondimento sull’ipotesi di accordo per la mobilità 2017/18, “innanzitutto bisognerà derogare la legge 107/2015 per quanto attiene i trasferimenti del personale docente, consentendo, agli insegnanti che fanno domanda di mobilità, la scelta delle preferenze sintetiche su scuola e non il trasferimento su ambiti territoriali”.

Ora, per capire se ci sono dei margini reali in questa direzione, se vi saranno compresi anche i docenti che chiedono i trasferimenti interprovinciali, bisognerà attendere poche ore. Già in occasione del primo incontro, infatti, si comprenderà se è intenzione del nuovo ministro trovare soluzioni alternative ai punti di maggiore criticità e conflitto nella prima fase di attuazione della legge 107: a Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals chiederà – in incontri bilaterali – il loro punto di vista sulla Buona scuola e su come risolverli.

La Fedeli proseguirà il metodo di “ascolto” nei prossimi giorni incontrando associazioni di studenti, docenti, ricercatori, rettori, insomma, i rappresentanti di chi opera per la formazione e a tutti i livelli.

Sottosegretari al Miur: Una conferma e due novità?

da La Tecnica della Scuola

Sottosegretari al Miur: Una conferma e due novità?

Dopo la sfida del referendum costituzionale, finita con una schiacciante vittoria del No sulle ragioni del Si, fatto il Governo Gentiloni, si attendono i nomi dei sottosegretari.

Quali saranno i nomi dei sottosegretari che affiancheranno la ministra Vittoria Fedeli al Miur? Ricordiamo che nel Governo Renzi, al fianco del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini c’erano il sottosegretario Angela D’Onghia con delega all’alternanza scuola-lavoro, alle problematiche sulla dispersione scolastica, al riconoscimento dei titoli di studio, alla formazione professionale, agli indirizzi in materia di residenze universitarie, fondazioni per il merito, rapporti tra università e sport, stabilità economico patrimoniale delle università, all’alta formazione artistica, musicale e coreutica, alla promozione della cultura scientifica; il sottosegretario Davide Faraone e infine c’era il sottosegretario Gabriele Toccafondi con delega all’Agenda Digitale, all’anagrafe degli studenti, all’educazione alla legalità, stradale, ambientale, e alla salute nella scuola, alla garanzia giovani, all’istruzione post-secondaria e degli adulti, all’istruzione tecnica e professionale, al sistema delle scuole paritarie e non paritarie, al progetto Carta dello studente, all’applicazione della riforma dell’università.

Adesso con la prossima settimana, prima dell’interruzione dei lavori parlamentari delle vacanze di Natale, ci saranno le nuove nomine dei sottosegretari di Stato.

A  viale Trastevere ci potrebbero essere una conferma e due novità, questo è quanto trapela da informazioni che risulterebbero essere attendibili. Seguiranno la strada dell’ex ministro Giannini, sia il sottosegretario D’Onghia che Toccafondi. La conferma sarebbe quella dell’On. Davide Faraone che manterrebbe a capo della sua segreteria Marco Campione, mentre le news entry sarebbero quella dell’On. Simona Malpezzi e quella della responsabile scuola del PD, Francesca Puglisi. A quest’ultima potrebbe essere preferito l’On. Ettore Rosato. In buona sostanza si potrebbe verificare, se le indiscrezioni venissero confermate, un Miur targato esclusivamente PD e di personalità politiche molto favorevoli all’attuazione della legge 107/2015.

 

Il metodo Fedeli: “Coinvolgere, ascoltare, dialogare”. Il Pd e l’Udc: ma ora fatela lavorare

da Tuttoscuola

Il metodo Fedeli: “Coinvolgere, ascoltare, dialogare”. Il Pd e l’Udc: ma ora fatela lavorare

Non è proprio un bel momento per il ministro dell’Istruzione. Dopo tre giorni di figuracce incomprensibili – e con le polemiche ormai al livello di guardia, per aver inserito nel curriculum un titolo di studio che non avrebbe mai acquisito – in difesa di Valeria Fedeli scende il campo un esponente della minoranza del Pd, il partito di maggioranza relativa. E le parole non lasciano dubbi: “Sono un suo estimatore, è una donna saggia e non mi imbarazza dal punto di vista politico”, dice il senatore Miguel Gotor. Certo – ammette – la questione del curriculum è “imbarazzante”, ma “bisogna avere le spalle larghe. Conoscendola, non ho dubbi che abbia capacita’, saggezza e formazione per poter guidare il ministero dell’Istruzione”.

Accorre a dar man forte il vice segretario vicario dell’Udc Antonio De Poli. “Gli attacchi preventivi nei confronti del ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli non ci piacciono. A chi la sta criticando, in queste ore, diamo un consiglio: vediamo il Ministro all’opera prima di esprimere qualsiasi giudizio”, fa sapere De Poli. Ma l’esponente Udc sembra avere anche un secondo e forse più chiaro obiettivo. Dice: “Siamo fiduciosi che il Ministro Fedeli, politica sensibile, persona capace e competente, saprà assumere posizioni compatibili con le nostre a difesa dei valori della Famiglia. Sono attacchi polemici, strumentali e privi di argomentazioni”.  Come a dire: per ora hai il nostro sostegno, ma attenzione a non calpestare i valori del mondo cattolico, perché potremmo sempre ripensarci. E che l’aria non sia proprio tranquilla per la neo ministra lo fa capire bene Idea, il partito di Quagliariello. “Alla luce delle evidenze e delle reazioni suscitate nel mondo della scuola, che rischiano di determinare una situazione di oggettiva delegittimazione, Idea ritiene che il ministro Fedeli debba rimettere il suo mandato”. 

Staremo a vedere come andrà a finire. Lei intanto, il ministro, cerca di calmare le acque spostando l’attenzione sui temi e sui problemi che saranno presto sul suo tavolo. L’intento è quello di tranquillizzare tutti. Dice: “Coinvolgere senza escludere, ascoltare, dialogare senza urlare, procedere senza dividere e costruire una società che includa e rispetti il pluralismo”. Parole che sanno di un vero e proprio programma politico, illustrato nel corso della sua prima uscita pubblica, all’inaugurazione del campus “Giubileo” della Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta). Poi aggiunge, in maniera ecumenica: “Affronterò le mie responsabilità con umiltà e dedizione, mettendoci testa e cuore, pensando in particolare ai giovani e alle attese delle famiglie. Il mio tempo e le mie energie a viale Trastevere sono per voi, per i professori, per i ricercatori, per gli insegnanti, per gli studenti e per le famiglie”.  E infine un accenno al metodo che intende seguire: “Abbiamo molto bisogno, in questo tempo così frantumato e individuale, di condividere gli obiettivi a cui ciascuno porta la sua competenza per un progetto condiviso. Se non coinvolgi i soggetti interessati, difficilmente sono praticabili l’innovazione e il cambiamento”.

Sepolti gli ultimi anni di lavoro del Miur, la Fedeli ha ringraziato il suo predecessore Stefania Giannini, per gli anni “intensi e operosi” alla guida del Ministero. E ha ricordato di essere stata “sgridata” ieri sera dal Presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano, che ha criticato appunto l’uso di termini come “ministra”, sottolineando che la Lumsa è stata fondata da una donna, Luigia Tincani, e prendendo spunto dalla sua figura per assicurare il suo impegno a favore della non discriminazione di genere nell’istruzione, così come al momento in cui le donne cercano lavoro o in cui prendono il periodo di maternità.

Qualche parola anche sull’università. “Conoscenza e cultura non crescono se creano esclusione. Va bene sostenere i migliori, ma mai dimenticarsi di chi non ha avuto le condizioni per poter partecipare” e studiare “fino al percorso universitario. Credo – ha aggiunto la Fedeli – che il diritto allo studio sia la chiave indispensabile per moltiplicare il benessere creativo e intellettuale, per rendere la società’ inclusiva”.

Chiamata diretta: per il 2017 tutto come prima?

da Tuttoscuola

Chiamata diretta: per il 2017 tutto come prima?

Se resta la chiamata diretta, restano anche gli ambiti territoriali che sono la base ospitante dei docenti chiamati per incarico dalle istituzioni scolastiche. Attualmente gli ambiti territoriali, nuova articolazione del sistema sul territorio nazionale, sono 317,  suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto.

>> Vuoi capire meglio cosa sono gli ambiti territoriali? Leggi la scheda!

Sono stati istituiti dal Ministero dell’Istruzione, sentiti le regioni e gli enti locali, che ha definito l’ampiezza territoriale, inferiore alla provincia o alla città metropolitana, considerando la popolazione scolastica, la prossimità delle istituzioni scolastiche e le caratteristiche del territorio, tenendo anche conto delle specificità delle aree interne, montane e delle piccole isole, della presenza di scuole nelle carceri, nonché di ulteriori situazioni o esperienze territoriali già in atto.

Il fatto che la costituzione degli ambiti abbia comportato il coinvolgimento di Regioni ed Enti Locali, rende una possibile revisione difficoltosa per complessità e tempi di definizione. Il ministro Fedeli non potrà, unilateralmente, decidere di proporre eventuali correttivi alla legge. Ai sindacati, però, interessa piuttosto la titolarità dei docenti.

Gli immessi in ruolo dal 1° settembre 2015 in poi sono titolari di ambito, mentre gli altri restano, transitoriamente, titolari della cattedra nella scuola di appartenenza, fino a quando non chiederanno di essere trasferiti altrove. Per questi ultimi la titolarità di cattedra si perderebbe in caso di trasferimento, perché gradualmente tutti i docenti diventeranno, prima o poi, soltanto titolari di ambito.

Per quest’anno, però i sindacati, come hanno già richiesto nell’avvio del confronto per il contratto sulla mobilità 2017, vogliono che sia consentito ancora una volta il trasferimento su cattedra. Il capo di Gabinetto dell’ex-ministro Giannini sembra si sia dichiarato non contrario.

Se il ministro Fedeli, per avviare buone relazioni sindacali, non si opporrà alla richiesta sindacale, la titolarità di ambito, prevista dalla legge 107, per il momento segnerà il passo e quasi tutto rimarrà come prima. Potrebbero, quindi, essere meno del previsto i docenti titolari di ambito da assegnare alle scuole in chiamata diretta. Si tratterebbe di un primo elemento di discontinuità che farebbe contenti sindacati e docenti.

Fedeli e la questione che preoccupa i sindacati

da Tuttoscuola

Fedeli e la questione che preoccupa i sindacati

Un altro tema caldo della Buona Scuola che il ministro Fedeli dovrà affrontare presto è quello del ruolo regionale degli insegnanti. Il comma 66 della legge 107/2015 prevede che A decorrere dall’anno scolastico 2016/2017 i ruoli del personale docente sono regionali, articolati in ambiti territoriali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto.

I sindacati della scuola avevano criticato fin dall’inizio la titolarità di ambito e i ruoli regionali, in quanto la prima accezione (titolarità di ambito), madre della chiamata diretta, è destinata a togliere, prima o poi, la titolarità di cattedra dei docenti, e la seconda (i ruoli regionali) mette a rischio quei docenti che per contrazione di cattedra vanno in soprannumero e che possono, quindi, essere trasferiti d’ufficio in ambiti regionali molto distanti dalla propria residenza o dalla scuola in cui prestano servizio. Da diverse settimane è in corso presso il Miur il confronto con i sindacati per definire le regole della mobilità 2017-18.

Spetta ora al ministro Fedeli, esperta di relazioni sindacali e di contrattazione come nessun altro ministro prima di lei, portare a conclusione questa trattativa aperta sulla mobilità.

Poiché dalla mobilità dei docenti derivano tutte le successive operazioni per l’avvio dell’anno scolastico, la Fedeli ha la necessità di chiudere questa contrattazione integrativa il più presto possibile, senza svendere. Non avrà il tempo (e la volontà) di proporre la modifica di quella norma sui ruoli regionali, ma potrà tentare di congelarne l’applicazione, prevedendo nel contratto integrativo, ad esempio, che, ‘nelle more della messa a regime del comma 66, in caso di sopranummerarietà dei docenti, il loro trasferimento d’ufficio viene confermato nell’ambito territoriale della scuola di servizio anche in soprannumero’. Dovrà però fare i conti subito con il Mef.