DELEGHE LEGGE 107/2015

DELEGHE LEGGE 107/2015, I RILIEVI E LE PROPOSTE DELLA FGU

In occasione dell’audizione in Commissione VII del Senato, ieri pomeriggio la Federazione Gilda-Unams (FGU) ha depositato agli atti il proprio parere sugli schemi dei decreti legislativi approvati in via preliminare dal Consiglio dei Ministri per dare attuazione a otto delle nove deleghe previste dalla legge 107/2015.

Ecco una sintesi schematica dei rilievi e delle proposte avanzate.

FORMAZIONE INIZIALE E RECLUTAMENTO DEGLI INSEGNANTI (ATTO N.377)
La FGU ritiene che il percorso triennale di formazione e tirocinio post concorso sia eccessivamente oneroso e lungo e propone che, a regime, si debba accorciare a due anni, prevedendo nel primo anno un equilibrio tra attività di studio accademico e lavoro in classe in co-docenza con i docenti esperti e tutor provenienti dalla scuola e nel secondo attività dirette di insegnamento sempre sotto la supervisione dei docenti esperti e tutor della scuola. E’ necessaria una radicale riduzione dei CFU accademici per privilegiare l’attività diretta di insegnamento.

DISABILITA’ E INCLUSIONE SCOLASTICA (ATTO N. 378)
La FGU ritiene che il limite massimo di 22 alunni nelle classi dove siano presenti studenti con disabilità certificata debba essere prescrittivo ed esprime preoccupazione per l’esiguità delle risorse dedicate agli enti locali per farsi carico dei servizi loro assegnati.
Inoltre risulta eccessivo il vincolo decennale di permanenza nel sostegno dei docenti prima di chiedere l’affidamento alla classe di concorso di riferimento: per la FGU è opportuno mantenere l’attuale vincolo quinquennale, con il conteggio degli anni di servizio sul sostegno già effettuati.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (ATTO N. 379)
Resta ancora confuso il rapporto tra Stato e Regioni: il percorso statale ha come obiettivo il conseguimento del diploma di maturità quinquennale mentre sono sempre a capo delle singole Regioni i diplomi di qualifica intermedi (triennali o quadriennali).
La FGU, inoltre, ritiene vaghe le modalità di utilizzo dei docenti esterni senza una specifica garanzia degli organici del personale statale.

0-6 ANNI (ATTO N. 380)
Positiva la separazione di competenze professionali e funzionali tra servizi educativi per l’infanzia (0-3) e scuola dell’infanzia (3-6). I problemi permangono sul versante della partecipazione delle famiglie al finanziamento per i servizi educativi per l’infanzia gestiti di norma dagli enti locali o da soggetti privati. La FGU critica la visione generale in cui la delega inquadra i servizi integrativi perché non pone al centro il bambino con le sue esigenze ma la soddisfazione dei bisogni delle famiglie. Per la FGU la scuola dell’infanzia statale non deve diventare un mero servizio, deve essere gratuita e non deve prevedere la partecipazione economica da parte delle famiglie.
DIRITTO ALLO STUDIO (ATTO N. 381)
La FGU ritiene che, invece di disperdere risorse in provvedimenti frammentari come la Carta dello Studente, occorra incrementare il finanziamento alle istituzioni scolastiche per garantire la progettazione educativa. Da sempre la FGU propone il riconoscimento, nella dichiarazione dei redditi, di specifiche detrazioni e deduzioni fiscali sulle spese sostenute dalle famiglie per l’acquisto di beni e servizi come testi scolastici, trasporti e mense, per citare qualche esempio.
CULTURA UMANISTICA (ATTO N. 382)
La FGU propone di inserire nel decreto legislativo una disposizione che precluda l’accesso ai corsi propedeutici in conservatorio agli studenti minori di 16 anni e che, dunque, non abbiano ancora assolto l’obbligo scolastico in base a quanto stabilito dalla normativa vigente.
Per valorizzare le eccellenze, si ritiene opportuno ribadire espressamente, con apposito rinvio all’art. 7, comma 3, del D.P.R. 212/2005, la possibilità, per gli studenti che presentino spiccate attitudini musicali, di accedere ai corsi accademici di I livello anche se privi del diploma di maturità.

SCUOLA ITALIANA ALL’ESTERO (ATTO N. 383)
La FGU ritiene che il contenuto di questa delega mortifichi la diffusione e la promozione della cultura italiana all’estero perché assoggetta di fatto la scuola italiana alla legislazione e all’organizzazione scolastica dello Stato ospitante, al parere dell’autorità diplomatica che interferisce nell’organizzazione dell’attività didattica, eludendo così la competenza esclusiva del collegio dei docenti. Parere contrario anche in merito all’assunzione di personale sul luogo anche per insegnamenti obbligatori in Italia. Vengono, inoltre, disapplicati gli ambiti di competenza della contrattazione, con l’introduzione di obblighi d’orario lavorativo aggiuntivo.

VALUTAZIONE ED ESAMI DI STATO (ATTO N. 384)
La FGU valuta positivamente il mantenimento della votazione in decimi, l’abolizione negli esami di terza media delle prove Invalsi, il mantenimento della commissione mista nell’esame di Maturità e l’eliminazione della cosiddetta “tesina”.
Posizione critica, invece, sui requisiti per la promozione alle elementari e per l’ammissione all’esame di terza media: nel primo caso la FGU si dichiara contraria all’obbligo al successo formativo introdotto di fatto dalla delega e nel secondo caso alla valutazione complessiva non inferiore ai 6/10.
Quanto alla scuola superiore, la FGU ritiene che andrebbe mantenuta una terza prova alla Maturità, con caratteristiche nazionali sulle discipline non coinvolte nelle prime due prove. Inoltre andrebbe eliminato dal curricolo la prova Invalsi, che ha natura prettamente statistica, e ridotto il peso dell’Alternanza Scuola Lavoro così come prevista dalla legge 107/2015. Sia per l’esame del primo ciclo che per quello del secondo, dovrebbe essere il Consiglio di classe a decidere in modo motivato l’accesso o meno dello studente all’esame a prescindere dalle medie aritmetiche dei voti con l’esclusione del voto di condotta.

AA.VV., Storie di scuola

Storie di scuola. L’inclusione raccontata dagli insegnanti: esperienze e testimonianze
a cura di Fernanda Fazio, Nicola Striano e Giancarlo Onger
Centro Studi Erickson

 

Trento, febbraio 2017 – «Una scuola più aperta, inclusiva, innovativa»: sono queste le parole chiave con cui il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca ha lanciato un piano in 10 punti per portare la scuola italiana «a diventare un agente di cambiamento verso uno sviluppo sostenibile e inclusivo per tutte e per tutti».

E sulle stesse parole chiave si sviluppa “Storie di scuola. L’inclusione raccontata dagli insegnanti: esperienze e testimonianze” a cura di Fernanda Fazio, Nicola Striano e Giancarlo Onger. Il libro raccoglie un cospicuo numero di testimonianze autobiografiche di insegnanti ed educatori, differenti per età, formazione o carriera, ma tutti accomunati dall’impegno e della volontà di realizzare una scuola inclusiva.

Ogni storia raccontata è una storia a sé e propone al lettore spunti significativi, per l’approccio alla diversità, per la realizzazione di percorsi possibili, per la ricerca di strumenti idonei e per il superamento delle barriere culturali, azioni che hanno consentito la rivoluzione copernicana avvenuta nella scuola italiana.

Le storie, gli aneddoti e le esperienze raccontati dagli insegnanti hanno una valenza pedagogica e forniscono una fotografia fedele e unica di come è cambiato il sistema scolastico italiano, dalle scuole speciali all’approccio inclusivo, dagli istituti montessoriani alle metodologie didattiche più recenti.

Questa narrazione dei percorsi e delle esperienze che dalla Montessori a don Milani fino alla scuola dell’inclusione hanno caratterizzato lo sviluppo della nuova pedagogia italiana spinge il lettore a porsi degli interrogativi e a riflettere su una generazione e su un Paese che nella scuola ha investito – in passato – le migliori risorse. a.

L’obiettivo della didattica inclusiva è far raggiungere a tutti gli alunni il massimo grado possibile di apprendimento e partecipazione sociale, valorizzando le differenze presenti nel gruppo classe: tutte le differenze, non solo quelle più visibili e marcate dell’alunno con un deficit o con un disturbo specifico (Centro Studi Erickson).

Nella prima parte del volume è possibile leggere le testimonianze della scuola raccontate da insegnanti di sostegno che, grazie a questo ruolo, sono riusciti a cogliere aspetti inediti del processo di insegnamento e apprendimento. Una delle spinte culturali e pedagogiche che negli ultimi decenni ha permesso l’inserimento dei ragazzi con disabilità nelle classi comuni è nata proprio all’interno degli istituti speciali per ragazzi ciechi. A questa è dedicata la seconda parte del volume. La terza e la quarta parte, invece, riguardano rispettivamente l’utilizzo e la potenzialità delle nuove tecnologie e il contributo fondamentale dei dirigenti scolastici e dei funzionari delle istituzioni, che hanno creato le condizioni affinché l’intera comunità scolastica fosse arricchita da tutti coloro che ne fanno parte, sempre in termini di inclusione.

Bbetween 2017

Musica e volontariato: ecco i nuovi percorsi di Bbetween 2017

Il progetto Bbetween dell’Università di Milano-Bicocca è nato per formare studenti e cittadini, certificando con il sistema degli Open Badges le competenze trasversali acquisite attraverso linguaggi formali e informali: dal cinema al teatro, dalla musica alla multimedialità.

 

Milano, 3 febbraio 2017 – Riprendono con musica e volontariato i percorsi di Bbetween, il progetto dell’Università di Milano-Bicocca per l’accrescimento e la valorizzazione delle competenze trasversali di studenti e cittadini attraverso pratiche e linguaggi diversi dalle tradizionali lezioni universitarie.

 

Bbetween 2017 Music – Listening

Dedicato a coloro che desiderano conoscere la storia della musica e le caratteristiche timbriche e tecniche degli strumenti musicali: violino, chitarra, flauto, sassofono, pianoforte, senza dimenticare il ruolo della voce. Il tutto attraverso la partecipazione ai concerti in programma. Iscrizioni aperte fino al 9 febbraio. www.unimib.it/bbetween/musica

 

Bbetween 2017 Voluntary work

Questo percorso è riservato agli studenti dell’Ateneo. Organizzato in collaborazione con Ciessevi, il Centro servizi per il volontariato della Città metropolitana di Milano, guiderà tutti i partecipanti attraverso varie attività di impegno sociale. Iscrizioni aperte fino al 23 febbraio. www.unimib.it/bbetween/volontariato

 

Tutti i percorsi sono strutturati per permettere ai partecipanti di esprimere, sviluppare e veder riconosciute le proprie capacità personali in ambito artistico e culturale. I percorsi formativi sono organizzati in collaborazione con teatri, scuole civiche, conservatori e fondazioni. La maggior parte dei percorsi è gratuita per gli studenti e aperta anche ai cittadini, in alcuni casi pagando una piccola tassa di iscrizione.

 

Per maggiori informazioni si può consultare la pagina web dedicata a Bbetween sul sito dell’Università di Milano-Bicocca ed è già possibile iscriversi ai percorsi formativi Music – Listening e Voluntary work.

 

BORSE “MARIE CURIE”

BORSE “MARIE CURIE”
CA’ FOSCARI SI CONFERMA AL TOP
PREMIATI PROGETTI DI 4 GIOVANI UMANISTI

I risultati della prestigiosa selezione europea per finanziamenti alla ricerca. Due giovani ricercatrici arriveranno dall’estero

VENEZIA –  L’Università Ca’ Foscari Venezia conquista altri quattro ricercatoriMarie Curie”, confermandosi al top tra gli atenei italiani per questi finanziamenti europei. Le quattro borse di ricerca valgono complessivamente 834mila euro.

Due ricercatrici arrivano a Ca’ Foscari dall’estero (Liegi e Monaco), mentre due cafoscarini andranno per un biennio in Canada e negli Stati Uniti per poi rientrare a Venezia.

I premiati di quest’anno sono quattro umanisti: Damiano Acciarino, Matteo Bertelè, Beatrice Daskas ed Elise Franssen. Indagheranno, rispettivamente, gli studi antichi nel Rinascimento,  l’impatto dell’arte durante la Guerra Fredda, la chiesa dei Santi Apostoli di Istanbul, e i manoscritti inediti del letterato arabo al-Ṣafadī (XIV secolo).

Grazie ai record degli ultimi anni, Ca’ Foscari è oggi l’ateneo con il maggior numero di progetti “Marie Curie” attivi (19) e vede crescere la comunità di giovani ricercatori d’eccellenza.

«Per il terzo anno consecutivo Ca’ Foscari si posiziona al top, in Italia, per numero di borse Marie Curie assegnate dalla Commissione Europea ai ricercatori più virtuosi – afferma Michele Bugliesi, rettore dell’Università Ca’ Foscari Venezia – E’ un risultato che ci dà grande soddisfazione. La crescita e lo sviluppo professionale per i nostri ricercatori e l’attrazione di talenti dall’esterno costituiscono due tra le massime priorità del nostro Ateneo. Le borse Marie Curie sono un’opportunità importante offerta ai migliori talenti e siamo fieri dei nostri studiosi che partecipano con crescente successo alla ricerca ai massimi livelli sul piano internazionale».

Con le borse di ricerca “Marie Curie” la Commissione Europea mira a sostenere la carriera dei ricercatori più promettenti, studiosi con idee brillanti e profilo eccellente capaci di superare selezioni molto competitive. Al bando appena concluso hanno partecipato quasi 9mila ricercatori da tutta Europa e non solo.

Vincitori e progetti

Damiano Acciarino, studioso di letteratura italiana con alle spalle un dottorato a Ca’ Foscari, andrà all’Università di Toronto, in Canada, per un biennio e poi tornerà a Venezia per concludere la ricerca. Realizzerà l’atlante digitale degli studi antichi nel Rinascimento, connettendo documenti ora difficili da mettere in relazione e aprendo così nuove prospettive di ricerca sulla storia del pensiero e l’evoluzione della civiltà europea. Il suo tutor sarà il professor Riccardo Drusi del Dipartimento di Studi Umanistici.

Matteo Bertelè si è laureato e dottorato a Ca’ Foscari dove oggi insegna Storia dell’arte russa ed europea. La “Marie Curie” lo porterà all’Università della California a Santa Barbara per studiare attraverso le collezioni del Getty Research Institute e del Wende Museum di Los Angeles l’impatto dell’arte sulla cultura e la società durante la Guerra Fredda, in particolare riguardo le due repubbliche tedesche, la Jugoslavia, l’Unione Sovietica e l’Italia. Tutor sarà la professoressa Silvia Burini del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali.

Beatrice Daskas è una bizantinista con formazione da filologa e storica dell’arte, che arriva a Ca’ Foscari dalla Ludwig-Maximilians Universität di Monaco di Baviera. Attualmente è visiting all’Institute for Iranian and Persian Gulf Studies di Princeton. Studierà la storia culturale di Bisanzio e i suoi riflessi attraverso i secoli a partire dalla chiesa dei Santi Apostoli di Costantinopoli e dal suo simbolismo. A Venezia potrà inoltre comparare i risultati con un altro monumento che ha trasmesso messaggi nei secoli: la Basilica di San Marco. Il tutor sarà Antonio Rigo, professore al Dipartimento di Studi Umanistici.

Elise Franssen ha studiato letteratura araba a Liegi, in Belgio. A Ca’ Foscari si occuperà degli studi di un intellettuale del periodo Mammelucco (1250-1517), al-Safdī’s. Esaminando e digitalizzando l’elenco delle sue letture e i manoscritti annotati della sua biblioteca giunti ai nostri giorni, ricostruirà uno spaccato della vita culturale dell’epoca, contraddistinta da un’abbondanza di informazioni simile a quella odierna. Tutor la professoressa Antonella Ghersetti del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea.

Torna la Buona Scuola tra Governo e Parlamento

Torna la Buona Scuola tra Governo e Parlamento

di Gian Carlo Sacchi

 

E’ quasi un adempimento di routine da parte di un neoministro presentarsi alle commissioni parlamentari di riferimento per esporre il programma di governo. Ed è quanto accaduto di recente alla Ministra Fedeli davanti alle settime commissioni di Camera e Senato. Perché questa deve essere una notizia ? Basti guardare il testo dell’intervento: un elenco ponderoso di questioni, tutte urgenti, che dall’inizio dell’anno attendono di dispiegare la loro efficacia, soprattutto se si pensa alle tante deleghe ancora in sospeso dalla legge sulla buona scuola, ed il contesto socio-politico, che non appare per nulla rassicurante, non solo dopo l’esito del referendum, ma anche nell’ipotesi di un periodo di instabilità che prelude ad elezioni anticipate.

Occorre dare atto alla Ministra di aver accelerato l’andatura nel suo governo e di aver cercato di rianimare i provvedimenti con parole prese dal linguaggio educativo e sociale che sembrava essere stato sopraffatto dal managerialismo tecnocratico.

Partecipazione, condivisione, trasparenza, gli imperativi dell’azione ministeriale; mettere al centro gli studenti, introdurre la cultura dello sviluppo sostenibile, combattere la povertà educativa, permettere ai nostri giovani di ritrovare fiducia nel sistema scolastico e formativo, ma i decreti presentati alle camere non sono stati redatti seguendo percorsi partecipati e condivisi (ricordiamo le commissioni pluraliste incaricate di elaborare o applicare le riforme), non certo trasparenti sono i bandi rivolti alle scuole per i finanziamenti.

Il ministero ascolta tutti, dialoga con coloro che rappresentano il mondo della scuola, cioè chi ha titolo a rappresentarlo, ma la legge 107 è stata approvata con un voto di fiducia ed i suddetti decreti sono arrivati in parlamento già confezionati: otto testi da esaminare in tempi rapidissimi. E questa è la seconda parte dell’intervento, quella che si pone in continuità con il governo precedente.

Si vuole riconoscere il lavoro dei docenti, dirigenti e di tutto il personale….motivandoli e valorizzandoli nell’esercizio dell’autonomia e della responsabilità del proprio ruolo professionale, riconoscendo loro un prestigio sociale dimenticato. Per autonomia però non si sa cosa intendere, la responsabilità supponiamo faccia entrare in gioco il sistema nazionale di valutazione, viene fatto un fugace seppur speranzoso accenno al contratto. L’intesa raggiunta sulla mobilità però toglie di mezzo la continuità didattica, uno dei capisaldi della legge 107, se si pensa soprattutto agli insegnanti di sostegno, oltre non assicurare stabilità al sistema. Se si considera il caos generato dalle assegnazioni “algoritmiche” dello scorso anno, si può immaginare che cosa succederà alla ricerca di sedi più comode.

Per quanto riguarda le risorse economiche solo alcuni numeri, la politica dei bonus ed un richiamo ad investire di più, come se fossero gli altri (schoolbonus) a doverci pensare.

La chiamata all’unità del Paese sul valore del sapere e della conoscenza non poteva che essere la chiusa della parte dei grandi principi, che sarà difficile raggiungere con il coinvolgimento delle sole scuole e che richiederebbe, come è stato detto da varie parti, una discontinuità con la legge delega.

Insomma fa notizia il fatto che tra i grandi obiettivi e le scelte concrete, vedremo quali spazi di manovra ci saranno veramente a seguito delle audizioni, non vi sia coerenza. Da una parte si vuole confermare  l’impianto della buona scuola, e, dall’altra, si cerca un accomodamento con i docenti e i sindacati, visto com’è andato il referendum e ad esorcizzare prevedibili risultati elettorali.

Ci si sarebbe aspettato uno sguardo alla governance del sistema, a livello centrale e territoriale, cosa su cui si tace completamente: dei rapporti con l’esterno c’è soltanto l’alternanza scuola-azienda, che non può essere l’unica modalità per valorizzare i crediti formativi, se non si vuole che sia il lavoro, che poi non c’è, l’unica ragione per cui valga la pena studiare. Così come non si dice nulla sull’educazione degli adulti che è l’altra faccia della medaglia di un efficace rapporto fra formazione e territorio per tutta la vita.

Il dibattito in commissione ha spesso riportato il discorso sulle esigenze delle realtà locali, che più evidenziano anche il rapporto tra pubblico e privato, non solo per far giungere richieste risolvibili a livello centrale, ma per indicare il territorio come un elemento decisivo per la capacità del sistema di superare i divari sociali e culturali dei contesti e garantire così il diritto allo studio per tutti: lo Stato deve prevedere le risorse e gli organismi territoriali le devono amministrare, insieme ad altre reperite in loco. Anche la validità dell’anno scolastico deve tornare ad essere una questione locale, senza che poi di fronte ad emergenze reali si debbano trovare escamotages per derogare dagli obblighi di frequenza.

Per combattere la dispersione scolastica non si può far leva solo sull’ingresso precoce nel mondo del lavoro, ma ci sono altre modalità, magari le reti di adulti/educatori in determinate realtà sono indicate per l’accompagnamento degli adolescenti e la prevenzione della devianza e delle dipendenze, in modo che sia possibile, ha detto la Ministra, esercitare la funzione educativa come responsabilità sociale.

Come si è detto le scuole da sole non bastano, men che meno se esse rappresentano il canale terminale dello stato dal quale dipendono completamente. Non dobbiamo più fare gli italiani ipotizzati da D’Azeglio, ma bisogna sostenere la loro crescita, in base al mutamento della società: pur essendo una parte del sistema nazionale la scuola è soprattutto il “presidio pedagogico del territorio”. Su questo la Ministra non ha detto nulla, nessun decreto è stato predisposto per la revisione degli organi collegiali, di cui tutti sentono la necessità; l’autogoverno delle scuole e la loro rappresentanza nelle varie reti di servizi territoriali costituiscono il punto di ripartenza per il miglioramento delle relazioni sociali e culturali del Paese. Sono le reti/associazioni di scuole, non quelle previste dalla 107 e costituite dagli USR, gli interlocutori dell’amministrazione scolastica, la quale potrebbe risparmiare qualche ufficio periferico, portando a termine il decentramento iniziato nel lontano 1998 ma ahimè dimenticato.

E’ qui, sull’autonomia, che la Ministra avrebbe dovuto dire parole chiare, su come realizzarla, invece la citazione rimane marginale come nella legge che ne prevede lo sviluppo fino ai confini definiti dall’amministrazione.

Scuole aperte, palestre dove ci sono, come luoghi di aggregazione non possono essere oggetto del solito bando ministeriale: se ci sono soldi si distribuiscano ai territori e se non ci sono le si lasci operare autonomamente dando la possibilità di partecipare ad associazioni, reti o altre modalità che possano consentire di reperire anche altre risorse, magari togliendo questi servizi dal patto di stabilità cui sono sottoposti gli enti locali.

Istituti scolastici, università, amministrazioni locali possono lavorare insieme per progettare e realizzare lo sviluppo del territorio stesso: poli tecnico-professionali, adozione di emergenze artistiche e naturali, educazione allo sviluppo sostenibile a partire dalle caratteristiche delle diverse comunità e dai propri bisogni formativi. Edilizia scolastica, sicurezza, tutte questioni che non si risolvono in un sistema centralistico; si dovrà definire anche il destino delle superiori in seguito all’agonia delle province avviata dalle legge Delrio. Le scuole sono un organismo vivo, hanno bisogno, come si è detto, di rapporti con realtà amministrative e sociali immersi nel cambiamento delle comunità, non possono essere lasciate languire in enti dismessi.

L’innovazione non può soggiacere ai bandi, essi andranno superati anche nella formazione professionale e nei servizi per l’infanzia dove le regioni per questioni di stabilità del servizio vanno preferendo la logica dell’accreditamento, non solo per quanto riguarda soggetti privati. Occorre un’azione di sistema, si tratta di una “competenze concorrente”. Così anche il diritto allo studio dovrebbe interessare i “livelli essenziali delle prestazioni”, come per la sanità si parla  di “livelli essenziali di assistenza”, per arrivare a fabbisogni e costi standard.

Dai lavori delle commissioni parlamentari, in relazione all’audizione della rappresentante del governo, si ricava un atteggiamento contraddittorio, che mostra come la soluzione dei problemi venga influenzata dalle modalità di governo del sistema. L’imperativo della legge 107 infatti è quello dell’azione centralistica: la qualità della scuola dipende dalla regìa amministrativa, mentre essa sarà veramente buona se saprà crescere al suo interno ma anche contribuire a sviluppare sul suo territorio il senso di comunità, che vuol dire anche efficienza, ma soprattutto partecipazione e condivisione, come si vorrebbe far credere, cosa che si vede rappresentata da coloro che sentono alle spalle una domanda di servizi con coloriture sociali ed educative. E’ un’esperienza che ancora una volta mette in evidenza un ruolo di sistema dello stato centrale nel garantire i suoi impegni per le scuole della Repubblica, le quali però per realizzare gli obiettivi culturali e pedagogici, che pur si riferiscono a standard nazionali, devono poter avere mano libera per potersi immergere nei fabbisogni del territorio. Ad una vera autonomia può corrispondere un’efficace valutazione ed una politica di merito e di premialità.

Eletta la nuova segreteria nazionale

L’Assemblea generale della FLC CGIL ha eletto, col 75% dei voti, la nuova segreteria nazionale, a due mesi dall’elezione del segretario generale Francesco Sinopoli.

La segreteria è composta da Anna Fedeli e Anna Maria Santoro, già componenti della segreteria, Gigi Caramia, Pino Di Lullo, Gabriele Giannini, Maristella Mortellaro, Francesca Ruocco.

La nuova segreteria nazionale risponde ai criteri di rinnovamento generazionale, parità di genere, competenze, rappresentanza dei territori. Ad essa è affidato il compito di affrontare, con l’intera organizzazione sindacale della FLC CGIL, alcune sfide importanti: la valorizzazione dei settori della Conoscenza, la scuola, l’università, la ricerca, l’alta formazione artistica e musicale, come uno dei volani principali per lo sviluppo del Paese, battendosi per maggiori investimenti pubblici; il rinnovo del contratto nazionale di lavoro; la stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari; i referendum della CGIL su voucher e appalti, insieme con le iniziative legate alla “Carta dei diritti universali del lavoro”. Sarà forte infine anche l’impegno per rappresentare al massimo delle possibilità lavoratrici e lavoratori della Conoscenza e per dare risposte, positive e innovative, alle condizioni di lavoro sempre più difficili anche nei settori della Conoscenza.

In estate si imparano le STEM

In estate si imparano le STEM. Prorogato al 28 febbraio 2017 il bando per le scuole relativo ai campi estivi di scienze, matematica, informatica e coding.

C’è tempo sino al 28 Febbraio 2017 per aderire al bando relativo ai campi estivi  con l’obbiettivo di promuovere la cultura scientifica tra le studentesse e gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado.

Il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio che ha stanziato 1 milione di euro per l’attuazione dell’iniziativa “IN ESTATE SI IMPARANO LE STEM – Campi estivi di scienze, matematica, informatica e coding” ha esteso di un mese  i tempi per la partecipazione all’iniziativa,  in considerazione delle condizioni climatiche avverse che hanno visto la chiusura di numerosi istituti scolastici nel mese di gennaio. Con l’ estensione temporale del bando è stato anche corretto un errore materiale contenuto nell’articolo 8 del bando,.

L’iniziativa  prevede il finanziamento di progetti per la realizzazione di percorsi di approfondimento in materie scientifiche (matematica, cultura scientifica e tecnologica, informatica e coding) da svolgersi nel periodo estivo rivolti prevalentemente alle studentesse, ma anche a studenti, delle scuole elementari e medie (primarie e secondarie di primo grado).

Il bando, tenuto conto che i destinatari sono le istituzioni scolastiche primarie e secondarie di primo e secondo grado, è disponibile, di intesa con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, sulla piattaforma telematica www.monitor440scuola.it.

I soggetti che possono candidarsi a partecipare al bando per l’erogazione dei percorsi di approfondimento, sono, oltre alle scuole primarie e secondarie di primo grado (i cui studenti sono i beneficiari dei progetti), le istituzioni scolastiche di secondo grado, anche in collaborazione con Università e con enti pubblici e privati, associazioni, imprese e fondazioni che abbiano maturato esperienze e competenze specifiche nelle materie di riferimento.

Alla base dell’iniziativa è l’esigenza, da un lato, di superare gli stereotipi e i pregiudizi che alimentano il gap di conoscenze tra le studentesse e gli studenti rispetto alle materie STEM, nell’ambito del percorso di studi nonché nelle scelte di orientamento e professionali, e dall’altro di favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, incentivando le istituzioni scolastiche a tener aperti i propri locali per iniziative formative almeno per due settimane durante il periodo estivo, il periodo, cioè,  in cui i genitori hanno maggiori difficoltà nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Per agevolare l’attivazione di percorsi in collaborazione tra le scuole e gli altri soggetti con competenze nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering, Maths), lo scorso 10 novembre il Dipartimento per le pari opportunità ha pubblicato un avviso di manifestazione di interesse per la costituzione di un elenco, al quale hanno aderito enti pubblici e privati – comprese Università, enti di ricerca, associazioni, imprese e fondazioni – interessati a collaborare sulle iniziative per la promozione delle pari opportunità nelle materie STEM a cui si può far riferimento.

L’iscrizione all’elenco è tuttora aperta

Ecco l’elenco dei soggetti, che verrà periodicamente aggiornato, di cui le scuole potranno eventualmente avvalersi

 

SOGGETTO PROPONENTE SETTORE DI COMPETENZA SOGGETTO PROPONENTE SETTORE DI COMPETENZA
AMOR SRL INFORMATICA
CODING
FONDAZIONE MONDO DIGITALE CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INFORMATICA
CODING
APRO FORMAZIONE SCARL INFORMATICA
CODING
FONDAZIONE PER L’EDUCAZIONE FINANZIARIA E AL RISPARMIO MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
AR DREAM S.R.L.S. CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA INGEGNERIA

 

FONDAZIONE POLITECNICO DI MILANO  MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
ASSOCIAZIONE AGEN.TER. CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA FONDAZIONE SODALITAS  MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
ASSOCIAZIONE CULTURALE GULLIVER MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INFORMATICA
CODING
 FP MEDIASTUDIO CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
ASSOCIAZIONE CULTURALE NEXT MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
GOTO10 SRL CULTURA SCIENTIFICA TECNOLOGICA INFORMATICA E CODING
ASSOCIAZIONE CULTURALE TRIBU’ DIGITALE MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
H-FARM EDUCATION SRL MATEMATICA INGEGNERIA  INFORMATICA E CODING
ASSOCIAZIONE DEI GENITORI PER UNA SCUOLA PUBBLICA DI QUALITA’ MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INFORMATICA
CODING
I.S.S. G. MARCONI TUTTI
ASSOCIAZIONE DIGICONSUM INFORMATICA
CODING
IDEATTIVAMENTE S.N.C. MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
CODING ROBOTICA EDUCATIVA
ASSOCIAZIONE EDUCATORI RINASCIMENTE MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INFORMATICA
CODING
 IESCUM SRL IMPRESA SOCIALE CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
ASSOCIAZIONE FRASCATI SCIENZA MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
ISTITUTO COMPRENSIVO “CESARE ZONCA” CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
ASSOCIAZIONE L.U.D.I.C.A. LABORATORIO UNIVERSITARIO PER LADIFFUSIONE E L’INSEGNAMENTO DELLA CULTURA ASTRONOMICA ONLUS CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA CNR CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
ASSOCIAZIONE PALERMOSCIENZA MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
ISTITUTO DI INFORMATICA E TELEMATICA DEL
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE
INFORMATICA
ASSOCIAZIONE SALENTO TECNOLOGIA INFORMATICA
CODING
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “DE TITTA – FERMI” SCUOLA CAPOFILA DELL’AMBITO N. 7 DELL’ABRUZZO POLO PER LA FORMAZIONE MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
ASSOLOMBARDA CONFINDUSTRIA MILANO MONZA E BRIANZA MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
ISTITUTO ISTRUZIONE SUPERIORE “ALGERI MARINO” MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INFORMATICA
CODING
BBS GROUP MATEMATICA CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA INFORMATICA E CODING IT LOGIX SNC MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INGEGNERIA
INFORMATICA
CODING
BIANCAMANO S.C.S. CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA ITWIIN DONNE ITALIANE INVENTRICI E INNOVATRICI CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
BIOGEM SCARL CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA KIDDING SRL CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
CODING
BOBOTO SRL SOCIETA’ BENEFIT CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA KOMPETERE S.R.L. INFORMATICA
CARDEA SRL CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INFORMATICA
LA RONDINE MATEMATICA
CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
INFORMATICA
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L’Invalsi debutta in quinta superiore

da Il Sole 24 Ore

L’Invalsi debutta in quinta superiore

di Claudio Tucci

Ci sono voluti più di due anni di sperimentazione nelle scuole, un complesso lavorio “a latere”, dentro e fuori le classi, per “convincere” decisori politici e stakeholder istituzionali e non, ma il prossimo anno potrebbe essere la volta buona: le prove Invalsi sono pronte a sbarcare in quinta superiore, e completare così il più generale processo di valutazione degli apprendimenti degli studenti italiani, che inizia in seconda primaria (e oggi si ferma in seconda superiore).

Le novità
Certo, il condizionale è ancora d’obbligo visto che il decreto legislativo che riordina gli esami di Stato, licenziato a metà gennaio dal Governo, è attualmente all’esame del Parlamento, tuttavia la rotta è già tracciata: «Le prove in quinta superiore testeranno le capacità dei ragazzi in tre competenze fondamentali italiano, matematica e inglese – spiega la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, affiancata dal dg Paolo Mazzoli e dal responsabile prove, Roberto Ricci -. Con le nuove regole la partecipazione a questi test è obbligatoria, in quanto diventa un vero e proprio requisito di ammissione alla maturità».

Le tre prove
Le prove saranno somministrate tramite computer (sfruttando le dotazioni presenti in ciascun istituto), restano censuarie (coinvolgeranno, cioè, tutti i circa 500mila maturandi l’anno) e i singoli esiti verranno attestati (si stanno ancora discutendo le modalità più opportune). Ma l’obiettivo è chiaro: fornire a famiglie e studenti, a partire dai nuclei meno abbienti, informazioni oggettive dei livelli raggiunti, utili per il successivo studio universitario o per l’eventuale ingresso nel mondo del lavoro, sia in Italia che all’estero. «In questo il nostro Paese si sta adeguando, un po’ in ritardo, alle migliori esperienze internazionali, penso soprattutto a Francia, Germania e Paesi del Nord Europa – ha aggiunto Ajello -. E anche alcuni atenei si sono mostrati interessati potendo disporre di maggiori informazioni attendibili sulle neomatricole» (ciò, in prospettiva, potrebbe portare – ma anche qui il condizionale è d’obbligo – a una rivisitazione dei vari test d’ingresso).

Per italiano e matematica, le due materie “classiche” testate dall’Invalsi, non ci saranno particolari modifiche alla struttura delle prove. La novità principale, venendo somministrate computer based e in un arco temporale di un paio di settimane, è che saranno test “equivalenti”, vale a dire composti, di volta in volta, da blocchi di domande di identica difficoltà, “componibili” poi al momento della consegna ai ragazzi. «Abbiamo fatto una sperimentazione approfondita – sottolineano i vertici dell’Invalsi – per individuare pacchetti di domande dello stesso grado di difficoltà, in modo tale da non alterare i risultati finali».

Il test d’inglese
La vera novità è rappresentata dalla prova d’inglese, che farà il suo esordio assoluto: si partirà con 30-40 domande per verificare le competenze ricettive (ascolto, comprensione e lettura di un testo, grammatica-uso della lingua). In futuro, e con un approccio graduale, si pensa già di poter testare pure le competenze produttive (scrittura e parlato – e qui si potrebbe lasciare spazio ai docenti per “personalizzare” in parte la prova).

In quinta superiore bisognerà che i ragazzi raggiungano un livello di conoscenza della lingua straniera pari a B2, in terza media sarà sufficiente il livello A2, e in quinta primaria ci si accontenterà di A1. Analogamente agli studenti, si ipotizza di far partire corsi di formazione ad hoc (probabilmente con cadenza annuale) per gli insegnanti. Nell’ultima classe della scuola secondaria tutte e tre le prove, italiano, matematica e inglese, si dovrebbero svolgere durante l’anno (si ragiona, per l’esordio, in un periodo compreso tra novembre 2018 e gennaio 2019 per non “caricare” troppo gli studenti impegnati nella preparazione dell’esame di Stato). In terza media, la prova Invalsi non farà più parte, come accade adesso, dell’esame di licenza, ma si svolgerà ad aprile (così indica il Dlgs all’esame del Parlamento).

«Come tutte le prime volte ci aspettiamo un processo di implementazione e miglioramento – evidenzia Ajello -. Ma anche risparmi per l’Erario. Il prossimo traguardo potrebbe essere l’inserimento nelle prove di quesiti di educazione finanziaria: qui siamo ancora alla fase di studio preliminare, assieme a Miur e Bankitalia».

Il questionario studente
Del resto, i boicottaggi del passato da parte del mondo della scuola (più sindacalizzato) si sono andati nel tempo a smorzare: lo scorso anno in seconda superiore la regolarità dei test ha superato il 90%. Nel primo ciclo già da diverso tempo la percentuale sfiora il 100%. E quest’anno, a gennaio, c’è stato l’esordio del questionario studenti online: «Ebbene siamo rimasti piacevolmente sorpresi nei risultati finali – ha detto Roberto Ricci -. Abbiamo raccolto oltre 100mila questionari in più, con un tasso di copertura superiore all’85% delle scuole. E mancano all’appello ancora i ragazzi nelle aree colpite dal sisma, a cui saranno dati tempi supplementari. Gli scorsi anni il tasso di copertura si fermava al 70%. Questo significa che valorizzare l’autonomia degli istituti, con calendari adattabili, e semplificare le prove, grazie alla tecnologia, si è rilevata una scelta apprezzata dagli insegnanti».

Ma la maturità così com’è (e come sarà) ha ancora un senso?

da Il Sole 24 Ore

Ma la maturità così com’è (e come sarà) ha ancora un senso?

di Luisa Ribolzi

In questi giorni, circa 500mila ragazzi e ragazze dell’ultimo anno hanno saputo finalmente quali sono le materie della seconda prova scritta (quella di italiano, nelle sue varie forme, è comune a tutti) dell’esame di Stato: latino al classico, matematica allo scientifico (non fisica, per carità!), scienze umane nei licei delle scienze sociali, la lingua straniera 1 al liceo linguistico, varie materie attinenti alle specializzazioni nelle altre scuole. La terza prova verrà deliberata dalla commissione. L’attribuzione dei punteggi per raggiungere l’ambito cento o addirittura cento e lode avviene (oltre che, secondo alcuni malvagi, in base alla zona di residenza) in base a complicati meccanismi di attribuzione. La conseguenza immediata di questa comunicazione è che da qui alla fine dell’anno tutte le altre materie diventeranno immediatamente figlie di un dio minore, anche se i voti di ammissione hanno una certa importanza.

Sei cambi in meno vent’anni
Ma dal prossimo anno tutto cambierà, per la sesta volta in meno di vent’anni (1998, 2000, 2002, 2007, 2008, 2009, e non escludo che me ne sia sfuggita qualcuna).
La domanda di fondo non è se la formula nuova sia migliore o peggiore di quella attuale, ma se ha senso mantenere in vita l’esame di Stato, quella maturità che ha rappresentato una sorta di rito di passaggio intorno a cui è nata una mitologia, dalla «notte prima degli esami» al viaggio post diploma «nell’estate più libera della vita».
Secondo il decreto, «l’esame di Stato conclusivo dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado verifica i livelli di apprendimento conseguiti da ciascun candidato in relazione alle conoscenze, abilità e competenze proprie di ogni indirizzo di studi, (…) anche in funzione orientativa per il proseguimento degli studi di ordine superiore ovvero per l’inserimento nel mondo del lavoro». Ho dei dubbi sulla capacità di misurare i livelli di apprendimento, ma anche sulla funzione orientativa, proprio perché all’annuncio delle materie estratte fa seguito un accentramento su di esse, indipendentemente dagli interessi e dalle prospettive personali. L’introduzione di una valorizzazione dell’esperienza di alternanza potrebbe essere positiva, se non fosse che la qualità dell’alternanza stessa è variabile, e sfugge al controllo dei ragazzi.

Un percorso lungo 140 anni
In una vicenda articolata su 140 anni (il primo “regolamento speciale per gli esami di licenza liceale” è del 1877) si è visto di tutto: il decreto valorizza il percorso del triennio, ma già nel 1877 si prevedeva che gli studenti con la media di 7/10 in tutte le materie in tutti gli anni di corso avrebbero potuto conseguire la licenza senza esame. Il punteggio è passato dai decimi ai sessantesimi ai centesimi; sono cambiati il numero e il tipo delle prove, l’ampiezza del programma (da tutto il programma di tutti gli anni a parti scelte di poche materie dell’ultimo anno), i requisiti per l’ammissibilità, la composizione della commissione, che torna a vedere un presidente e tre commissari «nominati dal dirigente preposto dell’Ufficio scolastico regionale sulla base di criteri determinati a livello nazionale dal ministero dell’Istruzione, università e ricerca», che «assicura specifiche azioni formative per il corretto svolgimento della funzione di presidente». Tenuto conto della retribuzione prevista e dell’ impegno richiesto, si presuppone l’intervento della forza pubblica per disciplinare le folle di aspiranti…

Smarrita la funzione selettiva
L’esame ha perso qualsiasi funzione selettiva: per chi arriva all’ultimo anno di corso, le probabilità di ottenere il diploma sono superiori al 95%: nella prima sperimentazione dell’esame di Stato nella scuola pubblica, nel 1923-24, a Torino, per esempio, i bocciati furono il 68%… L’attendibilità dei punteggi è stata criticata duramente, sia per le differenze territoriali, sia perché il confronto fra gli esiti dei test standardizzati, come Pisa o Invalsi, e le valutazioni delle commissioni mostra preoccupanti scollamenti. Il costo complessivo è variamente stimato fra il 65 e gli 80 milioni di euro, il che significa che ogni diplomato costa allo Stato fra 160 e 200 euro, a fronte di un versamento di 27,22 euro.
Personalmente, ritengo più sensato che alla fine del triennio il consiglio di classe rilasci un attestato di completamento degli studi, compilato sulla base del rendimento documentato dai registri e dalle pagelle. Saranno le università a valutare le competenze dei candidati per le materie richieste in entrata, così come saranno le imprese (che del resto già lo fanno) a valutare i curricoli dei diplomati, tenendo conto anche di molte dimensioni che la scuola non misura o non fornisce. Ma l’esame di Stato è collegato al valore legale del titolo di studio, e quindi non può essere abolito: però possiamo, per favore, evitare di modificarlo ulteriormente, finché non se ne siano definiti il ruolo e il valore?

Mobilità, così si smontano ambiti e chiamata diretta: torna la facoltà del docente di scegliere la scuola

da Il Sole 24 Ore

Mobilità, così si smontano ambiti e chiamata diretta: torna la facoltà del docente di scegliere la scuola

di Claudio Tucci

L’ipotesi di contratto integrativo per i trasferimenti degli insegnanti nel 2017-2018 apporta due grandi modifiche alla legge 107: tutti i prof possono essere assegnati direttamente a scuole (oltre che ad ambiti) e la mobilità viene liberata dal vincolo triennale.

Le novità
Sono questi gli effetti sostanziali del contratto firmato martedì sera da Miur e sindacati della scuola, e che fa seguito, praticamente fedelmente, all’accordo politico di fine dicembre, confermandone tutti i contenuti (la possibilità per via negoziale di cambiare parti sostanziali della riforma Renzi-Giannini).

Il contratto ha validità per l’anno scolastico 2017/2018. Esclusivamente per la mobilità di quest’anno, sarà previsto per tutti i docenti lo svincolo dall’obbligo di permanenza triennale nel proprio ambito o nella propria scuola. Il contratto terrà conto infatti della novità prevista nella legge di Bilancio per il 2017: il passaggio di una parte dell’organico di fatto in organico di diritto comporterà una variazione dell’organico della scuola (si stima circa 12mila posti “fissi” in più). Lo svincolo è una misura straordinaria, spiegano dal ministero. Resta fermo, infatti, l’obiettivo prioritario, chiaramente indicato dalla legge 107 (Buona Scuola), della continuità didattica.

Le altre misure
La mobilità avrà un’unica fase per ciascun grado scolastico e consentirà a tutti i docenti, anche i neo assunti, di presentare istanza. Il personale docente potrà esprimere fino a 15 preferenze: potranno essere indicate, oltre agli ambiti, anche scuole, per un massimo di 5. Questo varrà sia per gli spostamenti all’interno che fuori dalla provincia. Sempre su singola istituzione scolastica verranno disposti, qualora necessario, i trasferimenti d’ufficio del personale perdente posto. In generale, per le situazioni di soprannumero o esubero la provincia costituirà il perimetro entro cui possono avvenire la mobilità d’ufficio o l’utilizzo. Il ministero cede poi ai sindacati su un altro punto: sarà affidata alla contrattazione d’istituto (e non più alla scuola) l’individuazione dei criteri di assegnazione alle sedi scolastiche per il personale la cui titolarità è in un istituto che comprenda scuole ubicate in comuni diversi. Da quest’anno, a differenza di quanto avveniva in precedenza, per ogni istituzione scolastica è assegnato (per tutti gli ordini e gradi di scuola) un solo codice identificativo anche in presenza di indirizzi di studio diversi.

A scuola di integrazione: induisti, musulmani e buddhisti insieme per un progetto rivolto alle superiori

da Il Sole 24 Ore

A scuola di integrazione: induisti, musulmani e buddhisti insieme per un progetto rivolto alle superiori

L’integrazione va in cattedra. In apertura della “Settimana mondiale dell’armonia interreligiosa” istituita dall’Assemblea generale dell’Onu (1-7 febbraio 2017) è stato presentato a Roma da rappresentanti dell’Unione induista italiana (Uii), dell’Unione buddhista italiana (Ubi) e della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis) un progetto nazionale, patrocinato dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del consiglio) e dal Tavolo interreligioso di Roma, rivolto alle scuole superiori denominato “Le religioni sono tutte sorelle: voci di armonia per una società di pace”.

Progetto itinerante
Il progetto itinerante corre su due binari paralleli e complementari: momenti di incontro nelle sedi istituzionali e culturali e in luoghi di culto, da un lato, e l’incontro con gli studenti delle scuole superiori, dall’altro. I promotori dell’iniziativa inviteranno, di volta in volta, a unirsi a questo “coro” anche le altre confessioni religiose. L’intento è quello di condividere con gli studenti l’esperienza del dialogo interreligioso, che le comunità religiose in Italia hanno avviato da diversi anni, e di diffondere, non solo la loro testimonianza di amicizia, unione e pace tra i giovani, ma anche una vera pratica e prassi di conoscenza e di apertura verso i portatori di cultura e religione diversa dalla propria.

Religioni ed etica laica
Previste letture di brani tratte dai testi sacri, arricchite a volte anche da espressioni di arte e musica sacra, al fine di trovare un comune denominatore che possa riunire le religioni, e con esse l’etica laica, in quel principio di amore variamente definito come compassione, non violenza, misericordia, giustizia.

Approfondimento in classe
Ogni incontro è finalizzato ad un momento di approfondimento in classe da parte degli studenti che potranno concorrere, tramite elaborati ispirati ai contenuti degli incontri, alla selezione di una rappresentanza di “Ambasciatori di armonia” che dimostrino di aver raccolto il testimone di una responsabilità verso il rispetto del sacro, la cittadinanza interculturale e interreligiosa e l’armonia tra le fedi.
«L’iniziativa non ha alcun intento di proselitismo o indottrinamento – spiegano i promotori – e si rivolge ai giovani come destinatari di una eredità di responsabilità verso il mondo e di patrimoni spirituali dell’umanità, da imparare a custodire insieme».

Il confronto
Gli incontri si ispirano al principio di armonia tra le varie fedi, espresso nel messaggio che si è scelto per il titolo: “Le religioni sono tutte sorelle”. Il progetto lanciato il 1° febbraio è una prosecuzione dell’iniziativa promossa nel 2015 da Coreis e Uii: “Teofonia: note di fedi per un’unica armonia” alla quale per l’edizione del 2017 si è aggiunto l’orizzonte buddhista.

La presentazione
Alla presentazione, ospitata presso la Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi), sono intervenuti anche Franca Biondelli, sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali, e Anna Nardini, consigliera presso la Presidenza del consiglio dei ministri e membro della Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose, che hanno sottolineato «l’importanza del lavoro svolto negli anni dalle comunità religiose italiane» e auspicato «la creazione di istituzioni interreligiose anche in altri comuni italiani», se non anche presso le istituzioni europee come proposto dal presidente della Sioi, Franco Frattini, durante il suo intervento di saluto. Significativa dello spirito stesso di questo progetto, la presenza e la partecipazione condivisa anche di rappresentanti della Comunità episcopale italiana (Cei) per il dialogo interreligioso, della Chiesa valdese nella persona del moderatore Claudio Paravati, e di amici della nobile tradizione ebraica.

Le scuole che vorranno aderire al progetto potranno contattare i seguenti canali: segreteria@induismo.it / segreteria@coreis.it / telefono: 3456091329.

I ragazzi danno lezione di dono

da Il Sole 24 Ore

I ragazzi danno lezione di dono 

A scuola di dono i docenti sono gli studenti: i ragazzi di tutte le scuole medie italiane di primo e secondo grado sono chiamati a partecipare al video contest «#DonareMiDona Scuole -racconta la tua idea di dono». Anche quest’anno l’Istituto italiano della donazione apre il programma culturale del Giorno del Dono partendo dai più giovani.

L’iniziativa
Al suo fianco c’è il ministero dell’Istruzione, che ha mandato una circolare a tutti gli istituti, invitandoli a partecipare alla terza edizione del Giorno del Dono. Anche quest’anno le scuole sono invitate a realizzare un video con cui raccontare la propria esperienza di dono. I lavori devono essere inviati entro il 9 giugno 2017 e, con la chiusura dell’anno scolastico, tutti i video saranno visibili sulla piattaforma www.giornodeldono.org: chiunque lo desidera potrà far parte della giuria popolare votando il proprio video preferito.

Parallelamente i video saranno valutati anche da un’apposita giuria tecnica composta da rappresentanti dell’Istituto, del Miur e di Insolito Cinema, partner tecnico del Giorno del Dono. I vincitori riceveranno un riconoscimento e saranno premiati il 4 ottobre 2017.
Nel 2016 sono state circa 50 le scuole che hanno partecipato, con 55 video in concorso e più di mille studenti coinvolti. Ha rinnovato l’appoggio al Giorno del Dono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Alle paritarie school bonus diretto, alle statali con ipercontrolli. Uil: i prof ne risentono

da La Tecnica della Scuola

Alle paritarie school bonus diretto, alle statali con ipercontrolli. Uil: i prof ne risentono

Siamo al paradosso: alle scuole paritarie lo ‘school bonus’ arriverà direttamente, mentre alle statali arriverà solo dopo aver esaurito una lunga trafila burocratica.

A denunciarlo è Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, all’indomani delle parole di soddisfazione rilasciate dal sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, a seguito dell’incremento di finanziamenti a favore delle paritarie: “sta cambiando la mentalità, spesso troppo ideologica, verso questo mondo che finalmente inizia a essere considerato come gamba fondamentale del nostro sistema di istruzione”, aveva detto il sottosegretario.

Turi non ci sta. E chiede che sui finanziamenti alle scuole private ci sia “trasparenza” e che si arrivi a “togliere ogni velo di ipocrisia”.

Turi sostiene che “la modifica apportata dalla legge di Stabilità (comma 148-bis) fa sostanzialmente due regali alle paritarie: rende immediato e diretto il godimento delle elargizioni, saltando tutta la trafila burocratica, che invece rimane per le scuole statali passando prima dal Mef, poi dal Miur e infine con l’assegnazione alle scuole; rende di fatto inesistenti i controlli, perché non è prevista alcuna sanzione per il mancato rispetto delle regole della trasparenza dei bilanci e per il mancato versamento della quota del 10% al fondo”.

Delle scuole statali il Governo non si fida, delle paritarie sì“, continua il sindacalista.

“Più che alzare muri ideologici vogliamo togliere veli di ipocrisia – aggiunge – e il fatto che in legge finanziaria siano cambiate le procedure (lo ‘School bonus’, contrariamente a ciò che è stato dichiarato in sede di approvazione della legge, andrà direttamente alle scuole paritarie) conferma la nostra denuncia e preoccupazione”.

Il leader della Uil Scuola replica poi, senza però fare riferimenti, a Valentina Castaldini, portavoce nazionale del Nuovo Centrodestra, secondo cui da Turi il giorno prima era stato avviato “un tentativo di alzare un muro ideologico tra scuole statali e non statali tra l’altro utilizzando temi e norme che sembra non conoscere”.

Turi reputa, invece, chesi sta scardinando il sistema della scuola statale per aprire alle private e finanziarle contro i principi costituzionali che lo impediscono”. Il riferimento, annoso, è sempre all’articolo 33 della Costituzione, secondo cui “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

Secondo il sindacalista, quindi, “c’è poco di ideologico: si trasferiscono risorse verso la scuola non statale e si indebolisce quella statale che con la buona scuola subisce una mutazione genetica sul modello delle private. In questo modo si opera un condizionamento, l’insegnamento ne risente e ne viene svuotata la funzione docente, che rappresenta la laicità dello Stato in tema di istruzione, proprio quella che nessuna scuola privata può garantire”.

Eppure, conclude Turi, “l’85% dei cittadini italiani” sono “contrari al finanziamento delle scuole private”, solo che “la maggioranza parlamentare, passo dopo passo va in direzione contraria. Serve piuttosto un robusto piano di investimenti per la scuola statale”.

La promessa di Fedeli ai genitori: a settembre tutti i docenti in cattedra. Ma non sarà facile

da La Tecnica della Scuola

La promessa di Fedeli ai genitori: a settembre tutti i docenti in cattedra. Ma non sarà facile

Coprire tutte le cattedre, anche quelle vuote, per garantire il prezioso obiettivo della continuità didattica agli alunni.

A prometterlo è stato la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli. Parlando, il 2 febbraio al Miur, all’incontro con i rappresentanti del Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori, il responsabile del Miur ha detto che il suo dicastero è al lavoro per garantire la continuità didattica.

“La continuità – ha detto Fedeli – deve essere un valore per tutte e tutti coloro che operano e vivono nel mondo della scuola. Per questo abbiamo avviato un cronoprogramma molto preciso per centrare l’obiettivo fondamentale di iniziare il prossimo anno scolastico con tutte le procedure necessarie avviate e completate“.

È chiaro che per centrare questo traguardo, sarà fondamentale sottoscrivere entro pochissimi giorni, al massimo qualche settimana, il contratto sulla mobilità 2017/18. Poi, bisognerà concludere in fretta il concorso a cattedra (mancano ancora all’appello circa il 20 per cento delle commissioni). E fare in modo che i vincitori della selezione nazione, oltre che i precari abilitati delle GaE, sottoscrivano la loro immissione in ruolo entro il prossimo 31 luglio (come previsto dalla legge, senza quindi replicare la deroga di quest’anno).

Inoltre, ma forse è il punto più importante, è fondamentale che decine di migliaia di docenti da individuare tramite chiamata diretta vengano collocati sulle scuole con maggiore uniformità di regole e snellezza nelle procedure. L’obiettivo, soprattutto quest’ultimo, non è da poco. Ancora di più, se non dovesse arrivare l’accordo con i sindacati.

Perchè ci sono anche da “sistemare” diverse migliaia di docenti che scalpitano per tornare in una sede più vicino casa. E quest’anno le loro assegnazioni provvisiorie si sono completate a ridosso delle festività natalizie. Altro che settembre.

Tornando all’incontro al Miur del 2 febbraio, è stato un’occasione di confronto e di ascolto con una componente importante del mondo della scuola, con particolare riferimento all’iter dei decreti attuativi della Buona Scuola ora in discussione in Parlamento: si è parlato, oltre che della continuità didattica, di decreti attuativi della legge 107 e di problemi delle scuole delle aree colpite dal sisma in Centro Italia.

Nel corso dell’incontro, sono stati affrontati anche il tema del necessario rafforzamento dei rapporti tra scuola e famiglie e le problematiche legate al terremoto.

Sisma e neve, in arrivo provvedimenti per il personale scolastico

da La Tecnica della Scuola

Sisma e neve, in arrivo provvedimenti per il personale scolastico

La FLC Cgil ha pubblicato una sintesi dell’incontro al Miur riguardanti le gravi problematiche legate alle conseguenze del sisma sul sistema istruzione delle quattro regioni coinvolte (Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo).

In particolare, si è parlato del problema legato alla sicurezza degli edifici: 99 plessi sono totalmente inagibili, ma tanti altri sono lesionati o  parzialmente lesionati. Altri aspetti riguardano  la sistemazione degli alunni delle famiglie sfollate, le iscrizioni, la validità dell’anno scolastico, gli organici.

Queste le richieste presentate unitariamente dai sindacati scuola al sottosegretario Vito De Filippo:

  • validità dell’anno scolastico e dell’anno di prova: è necessario andare in deroga con un decreto alla durata minima dei 200 giorni di lezione per alunni e alunne e dei 180/120giorni per consentire il superamento dell’anno di prova ai docenti neo immessi in ruolo
  • dimensionamento della rete scolastica: è opportuno “congelare” il numero delle autonomie scolastiche prevedendo una deroga ai tetti di 400/600 alunni:vanno confermate le attuali dotazioni organiche indipendentemente dal risultato delle iscrizioni. Anzi vanno previsti dei posti in deroga, in particolare per gli Ata. Ciò al fine di dare la massima agibilità a studenti e famiglie anche ai fini delle iscrizioni che in questi territori non possono seguire la normale tempistica
  • “busta paga pesante”: sono necessari accorgimenti  e risorse ad hoc per riconoscere questa agevolazione anche ai lavoratori della scuola
  • segreterie e sostituzione del personale Ata:va prevista una deroga alle scadenze dei diversi adempimenti correlati alla digitalizzazione, dematerializzazione, oltre che alle norme che impediscono la sostituzione del personale ATA
  • protocolli di intesa territoriali: è opportuno promuovere il massimo coordinamento territoriale tra tutte istituzioni e parti sociali al fine di rendere tutti i passaggi trasparenti e condivisi, con la possibilità di assumere specifici protocolli d’intesa per superare le difficoltà che, in qualche situazione, hanno prodotto ritardi e disfunzioni del servizio con aggravio e disagi per alunni, famiglie e lavoratori della scuola
  • edifici scolastici: necessaria una ricostruzione rapida degli edifici scolastici secondo criteri antisismici di sostenibilità ambientale, benessere e risparmio energetico, non tralasciando gli aspetti connessi alle infrastrutture tecnologiche magari prevedendo nel PON del MIUR una riserva o un punteggio a favore delle scuole che insistono nelle zone interessate dal sisma.

Il sottosegretario De Filippo ha anticipato che alcuni provvedimenti saranno già presenti nel decreto che sarà assunto dal Consiglio dei Ministri di questa settimana: le deroghe per la validità dell’anno scolastico e per l’ammissione a scrutini ed esami di stato.

Rispetto all’anno di prova per il personale neo assunto condivide che per i 180 giorni di servizio come per i 120 giorni di effettiva attività didattica potrebbero esserci dei problemi e l’Amministrazione ha dichiarato di impegnarsi ad individuare una soluzione. De Filippo ha inoltre assicurato l’impegno affinché anche il personale scolastico residente nei paesi del cratere sismico possa usufruire della cosiddetta “busta paga pesante” con l’eliminazione delle ritenute sullo stipendio.

Infine, riguardo agli organici, il sottosegretario ha ammesso che la soluzione prospettata di congelamento dell’organico permetterebbe la flessibilità necessaria a superare una situazione in estremo movimento ed anche la criticità effettiva del termine delle iscrizioni impossibile da rispettare per i territori in questione.