GLI ITALIANI NON SANNO PIÙ SCRIVERE

GLI ITALIANI NON SANNO PIÙ SCRIVERE: UN DISASTRO CHE VIENE DA LONTANO

La recente e nota denuncia dei seicento docenti universitari che lamentano le gravi carenze degli studenti italiani nell’esposizione scritta non è certo un fulmine a ciel sereno, piuttosto una sorta di certificazione ufficiale  di una condizione ben conosciuta da chiunque abbia a che vedere con elaborati –  di qualsivoglia finalità e natura – opera di soggetti giovani e meno giovani.
Ora, per non limitarci a uno sterile “o tempora, o mores!”, dobbiamo necessariamente gettare uno sguardo indietro, oltre le nostre spalle. Ma poiché non intendiamo  risalire ad Adamo ed Eva, né riteniamo possibile identificare una data precisa quale punto di partenza della presente situazione, facciamo semplicemente riferimento a una serie di fatti, che possiamo collocare storicamente a partire dagli scorsi anni ’80.
E’ in quel torno di anni, ad esempio, che i docenti di Lettere cominciano ad emarginare dalle loro lezioni la buona prassi del tema in classe. Il “vecchio” tema in classe, che induceva alla riflessione, che l’insegnante faticosamente correggeva con sottolineature e note in margine, note che lo studente doveva comprendere e meditare per trarne profitto ed emendarsi, viene esiliato con disprezzo e lascia posto ad approcci testuali tanto pretenziosi quanto inefficaci a fornire capacità espressive. Chi scrive ricorda ancora l’ingresso trionfale nei manuali scolastici della teoria della comunicazione di Jakobson, e il brivido di entusiasmo di molti colleghi (per fortuna non tutti) ai quali non pareva vero di abbandonare la toga impolverata del retore ed indossare il bianco camice dello scienziato. Si cessò di far svolgere il tema in classe (il temino, come dicevano alcuni distorcendo la bocca con disprezzo) e in compenso si  proponevano alle classi dei brani cui seguivano le seguenti richieste: “distingui il mittente dal destinatario”, “identifica la funzione predominante nel testo”, “riassumi il testo in cinquantasei parole”. Una intera generazione iniziò così, oltre che a non saper scrivere, a provare ribrezzo per la letteratura proposta con questa scientistica chiave di lettura.
Non molto tempo dopo, fece il suo ingresso a scuola il combinato disposto dell’informatica e delle verifiche a risposte multiple.
La struttura semplificata e insieme ramificata dei linguaggi informatici si sovrappose agli approcci effettuati in nome delle teorie linguistiche di marca slava o anglosassone, e la situazione peggiorò. Chi scrive ricorda benissimo un “formatore” inviato a scuola dall’Ufficio scolastico regionale – uomo in buona fede, infarcito di pedagogia di stampo deweyano, con lampi di fanatismo negli occhi – dichiarare a noi insegnanti riuniti in aula magna che nella scuola italiana vi era “troppo testo, troppo poco ipertesto”; e poi andarsene ilare e trionfante a diffondere il verbo altrove. Nessuno di noi carbonari amanti del vetusto tema in classe ebbe il coraggio di dirgli che l’ipertesto è la negazione della scrittura, poiché elimina i raccordi logico-sintattici, ara la consecutio temporum, annienta la coerenza interna del testo.
Quanto alle risposte multiple, esse furono sotto certi aspetti una vera manna dal cielo. Per gli insegnanti, in quanto consentivano loro di correggere le verifiche in pochi minuti; per gli studenti, che in breve affinarono una serie di tecniche atte ad ottenere buoni voti con poca fatica (accenniamo ad una tra le tante: se il primo della classe tossicchia tre volte, la risposta esatta è evidentemente la terza della serie). Naturalmente questa prassi, evitando la fatica di argomentare personalmente una risposta al quesito, non giovava certo alla capacità di scrittura. Quasi consolante pensare, a questo punto, che ne rimaneva già poca.
Ora siamo qui a piangere insieme ai seicento universitari alle prese con le sgrammaticate tesi di laurea dei loro studenti, e a cercare una soluzione al problema. Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, dal canto suo e da par suo, fa quello che può. Il che consiste, a giudicare dalle recenti iniziative, nell’alzare sempre di più l’asticella dei titoli di studio necessari per accedere alle professioni. Fra poco, come sappiamo, per lavorare con i bambini da 0 a 3 anni ci vorrà la laurea; abbiamo seri dubbi, però, che ciò di per sé produrrà un miglioramento. Tanto tempo fa l’ortografia e la sintassi la insegnavano le maestre elementari che avevano soltanto il diploma, per di più conseguito al termine di un ciclo di studi di soli quattro anni. Ma, non si sa come, gli italiani sapevano scrivere.
Alfonso Indelicato

Responsabile del Dipartimento Scuola della Lombardia
Di Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale

I dirigenti scolastici e le sfide dell’educazione nelle società complesse

I dirigenti scolastici e le sfide dell’educazione nelle società complesse

di Pietro Boccia

I dirigenti scolastici devono, oggi, essere manager (soggetti capaci di organizzare e gestire le performance relazionali, educative e formative) e leader (soggetti all’altezza d’indicare, di guidare e di raggiungere pienamente gli obiettivi progettati e gli esiti previsti dalla comunità scolastica). Nella società complessa sono compiti molto impegnativi e non facilmente perseguibili. Io, in verità, sono convinto che, non per loro responsabilità ma perché è umanamente impossibile svolgere, da quando le istituzioni scolastiche italiane sono state trasformate in aziende, il carico di funzioni, previsto dalle normative. Ci vorrebbero staff di collaboratori professionalmente adeguati ma non tutte le scuole hanno tali professionalità disponibili. E’ facile dirigere una qualsiasi azienda, perché svolge, in generale, solo la funzione economica ed è supportata da uffici legali, di marketing e così via, ma dirigere una complessa istituzione, come la scuola, con una miriade di funzioni e senza uffici di supporto, è per me un’impresa sovrumana. Per questo motivo, pensando maggiormente di favorire il processo di autonomia, previsto dalle normative, vado proponendo nei miei scritti, non pretendendo di risolvere tutti i problemi, il preside triennale ed eletto con procedura democratica dal collegio dei docenti, come legale rappresentante anche di una piccola istituzione scolastica. Nello stesso tempo, però, far assumere al profilo del DGSA un elevato ruolo professionale per governare gli aspetti tecnico-gestionali e amministrativo-contabili delle istituzioni scolastiche, che operano nella società globale. Nell’attuale prospettiva culturale (globalizzazione, società della conoscenza e dell’interculturalità) è importante impegnarsi a favore di ricerche e di studi, centrati sulla consapevole acquisizione di una pluralità di culture e sul processo d’inclusione. La complessità impone, infatti, a tutti l’assunzione di un ruolo dinamico, per rispondere alla necessità d’interpretare, in modo adeguato, i contesti problematici, atti a promuovere i processi d’inclusione e a costruire una società eretta non solo sulla convivenza democratica, ma anche sulla consapevolezza che le diversità etniche e culturali, quando non superano la soglia di contaminazione, diventano per ognuno una ricchezza e una risorsa per la propria crescita.

Le società si formano per la spinta di socialità di chi le costituisce. Ogni organizzazione sociale è un insieme di risorse umane, immateriali, giuridiche, tecnologiche, spaziali, simboliche e così via, che, coordinandosi, operano e perseguono certi fini. Per essere in vita e funzionare efficacemente, ogni organizzazione (Stato, scuola, università, ospedali, industrie, aziende, famiglia, sindacato e così via) ha la necessità di regolare la propria condotta. La vita di un’organizzazione è tanto più funzionale e dinamica quanto maggiormente gli elementi che la costituiscono sono attenti ai bisogni degli utenti. Ad assolvere i bisogni degli utenti e della collettività viene, all’interno della società, utilizzata la pubblica amministrazione. Il modello organizzativo, fondato sulle relazioni sociali, ha ampio spazio di realizzarsi, oggi, anche attraverso le istituzioni scolastiche. Queste, infatti, come agenzie formative, sono certamente orientate non solo ai rapporti relazionali, ma anche all’individualizzazione e alla conduzione dei gruppi, per costruire una società adeguata a fornire risposte ai soggetti che la costituiscono.

Il processo di autonomia nelle istituzioni e nelle pubbliche amministrazioni ha messo in crisi il modello organizzativo-apparato e ancora gli studiosi non riescono a individuarne uno che possa corrispondere pienamente alle aspettative attuali. L’orientamento è di pensare a organizzazioni “complesse a legami deboli”. Un’organizzazione complessa è, oggi, un modello di rete, nel quale si costituiscono nodi e connessioni. I primi sono i tipi di attori coinvolti e le seconde rappresentano i momenti di scambi relazionali tra i singoli attori. L’organizzazione della rete lascia, pertanto, molta libertà di scelta agli attori coinvolti, anzi più la rete si espande verso il globale, maggiormente la scelta degli obiettivi è speculare; al contrario, più si circoscrive alla realtà locale e maggiormente la programmazione o la pianificazione diventa pratica. La qualità della rete si misura, perciò, attraverso gli elementi che la costituiscono e in funzione degli obiettivi da raggiungere. Oggi, le organizzazioni complesse sono anche quelle basate sul modello “project-based organization”, nelle quali i progetti seguono percorsi indipendenti e autonomi. Per la recente crisi economica, a livello mondiale, sta emergendo, tuttavia, una condizione d’incertezza per le organizzazioni sia sul presente sia sul futuro. Le decisioni che bisogna prendere lasciano spazio, così, all’ambiguità e alla flessibilità. La gestione dei conflitti, all’interno delle organizzazioni complesse, potrebbe, in conseguenza di ciò, sfuggire di mano, anche perché i comportamenti individuali sono, nei momenti di crisi, dettati dai limiti della propria razionalità.

Un modello organizzativo complesso è, oggi, anche la scuola, che può essere vista come un sistema aperto al centro di una rete di relazioni con il territorio. In tale prospettiva ogni cambiamento di un elemento del sistema si riflette, come ha sostenuto, nel 1968, Ludwig Von Bertalanffy in Teoria generale dei sistemi, sull’intera organizzazione. In un sistema aperto, partendo da differenti condizioni iniziali, l’obiettivo finale può essere raggiunto in diversi modi. Al contrario, in quelli chiusi delle organizzazioni tradizionali, il risultato finale era già determinato dalle condizioni iniziali. Nei sistemi aperti, un argomento importante è rappresentato dalla teoria della complessità per gestire le organizzazioni. Tale teoria è un nuovo approccio al sapere, che è diretto alla comprensione olistica dei sistemi interconnessi, come appunto le organizzazioni complesse.

La teoria della complessità è trattata diffusamente nel libro di Alberto Felice De Toni e Luca Comello dal titolo Prede o ragni. Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità, dove sono indicate tre leggi che contraddistinguono i sistemi complessi e, quindi, di conseguenza, le organizzazioni. La prima è la legge dell’apertura. I sistemi complessi sono aperti e, perciò, anche le organizzazioni avrebbero l’obbligo di mantenersi “aperte”, per “co-evolvere”, in uno scambio continuo d’informazione, tutti nell’ambiente circostante. Come i sistemi aperti, esaminati e studiati inizialmente dallo scienziato russo Prigogine, le organizzazioni acquisiscono, aprendosi, elementi d’informazione che possono essere considerati come un contributo per alimentare la crescita. Secondo la prima legge della complessità, l’organizzazione si apre, relazionandosi con l’esterno attraverso la pubblicità, le investor relations, i comunicati stampa, le comunicazioni telefoniche e così via, ma può acquisire informazioni anche all’interno tramite ricerche di mercato, competitive intelligence, benchmarking e così via. La seconda è la legge del riorientamento. I sistemi complessi sono spontaneamente capaci di adattarsi e hanno la caratteristica di riuscire a riorientarsi in seguito alle discontinuità improvvise che sperimentano. Pianificare e prevedere hanno, in tal caso, senso soltanto se ciò che è possibile diventa anche probabile. Chi pianifica e fa previsioni deve, pertanto, avere la sensazione che i fatti procedono in base al corso previsto. Ciò, però, non sempre avviene, perché alcune volte, entrando in gioco l’imprevisto, il possibile si rende instabile e si estingue nell’incertezza e nell’improbabilità. In tal caso, le organizzazioni complesse devono essere guidate da soggetti che, capaci d’insight, colgono all’istante l’occasione, per reagire all’imprevisto e far fronte alla situazione. Per fronteggiare eventi straordinari, nelle organizzazioni complesse, bisogna essere molto veloci, attraverso, ad esempio, la capacità immediata di costruire scenari alternativi (contingency plans), nel riorientamento, per far ripartire positivamente la struttura che si guida. La terza legge dei sistemi aperti e delle organizzazioni complesse è quella dell’equilibrio dinamico tra continuità e discontinuità. I sistemi complessi vivono, dunque, al limite tra l’ordine eccessivo, che porta all’immobilizzazione, e il disordine totale, che conduce alla disintegrazione La terza legge, individuata dagli studiosi De Toni e Pomello, diventa, pertanto, quella da mettere in pratica, soprattutto nelle istituzioni scolastiche. Un sistema complesso è, dunque, un insieme di parti che, in modo autonomo, si auto-organizzano al proprio interno e, nello stesso tempo, entrano in relazione con il mondo esterno in maniera non sempre prevedibile.

Philip Warren Anderson, Premio Nobel per la Fisica nel 1977, afferma in Science, nel 1972, “More is different”, vale a dire che l’insieme è più della somma delle sue parti. Quest’affermazione diventa il manifesto della complessità. I singoli elementi che costituiscono un insieme sono difficilmente prevedibili, perché presentano proprietà emergenti. Un esempio è l’acqua, che pur composta di due elementi gassosi, (ossigeno e idrogeno) è liquida. Sono queste proprietà, infatti, a indurre Karl Popper ad affermare che l’uomo vive “in un universo di novità emergenti”.

Le organizzazioni complesse devono, per tale motivo, cercare l’equilibrio dinamico, realizzando in qualche modo due degli obiettivi della strategia “Europa 2020” (occupabilità e fles-sicurezza), tra la continuità e la discontinuità. Esse devono, in ogni modo, anche salvaguardare, per rendere stabili i vantaggi competitivi, nello stesso tempo, l’apertura, il riorientamento e l’equilibrio tra la continuità e la discontinuità.

L’azione del processo educativo è diventata una sfida che l’uomo contemporaneo è costretto a vincere ad ogni costo, al fine di evitare che le società complesse sprofondino nella barbarie. Il compito della scuola è, dunque, diventato quello di formare, da un lato, giovani consapevolmente responsabili e, dall’altro, soggetti capaci di costruirsi autonomamente valori di riferimento e un bagaglio di conoscenze, al fine di potersi orientare nelle scelte e di affermarsi nelle attività professionali. I giovani devono acquisire, con la stessa intensità, valori e conoscenze, non solo per avere punti di riferimento (orientarsi) ma anche per comprendere le veloci trasformazioni della società, in cui vivono, e per governarne gli sviluppi.

Per realizzare un tale obiettivo, la scuola dovrebbe, parafrasando Luigi Sturzo, essere “laica, democratica e aconfessionale”, in altre parole aperta a tutti; in tal modo, ognuno potrebbe acquisire valori condivisi. Nella società globale ciò è possibile, quando la diversità, non superando la soglia di tolleranza della contaminazione culturale, è percepita come una ricchezza e non come una criticità. Bisogna, perciò, riconoscere il fondamento della società multiculturale e la funzione dell’educazione interculturale. Il riconoscimento del multiculturalismo e la condivisione dell’interculturalità sono, pertanto, le condizioni per far sì che si possa garantire una scuola autonoma e laica in una società globale. Molti sociologi, antropologi e ricercatori, studiando le società, in cui convivono e interagiscono diverse tradizioni culturali, applicano il concetto di “multiculturalismo”. Questo, collegato a ragioni sociali, culturali ed economiche per la presenza simultanea, all’interno della società, di razze ed etnie diverse, è nato negli Stati Uniti, durante gli anni Sessanta del secolo scorso, e, in seguito, si è diffuso, per un processo indotto, negli altri Paesi, soprattutto occidentali. La parola “multiculturalismo”, essendo, in verità, un neologismo, non è un termine facilmente rintracciabile nella ricerca sia sociologica sia antropologica. Nella società italiana, ad esempio, esso incomincia a essere presente e ad affermarsi, con dinamiche particolari, solo negli anni Ottanta. Il cammino verso le società “multiculturali” non è stato facile; esso si è affermato ma il percorso è stato lungo e tortuoso. Già, negli anni Venti del Novecento, dopo la vittoria militare, ottenuta nella prima guerra mondiale, la società americana, assumendo un ruolo internazionale, ha incominciato a sentire il bisogno di aprire le frontiere al fenomeno immigratorio, soprattutto nei confronti dei popoli europei. Nasce, così, una filosofia del “pluralismo culturale”, che s’accentua nel ritenere che il diversificarsi e l’articolarsi delle società rappresentino una ricchezza. Fino agli anni Sessanta del secolo scorso, negli Stati Uniti, la maggioranza della cultura dominante ha, con la “segregazione razziale”, sempre tentato di emarginare o addirittura di segregare i valori e le tradizioni delle varie minoranze. La cultura, anche etnica, non deve, comunque, essere confusa con un gruppo razziale, giacché, mentre questo oggettivamente è impalpabile, se non per chi, a livello soggettivo o per pregiudizio, lo percepisce e lo decanta, quella è prodotta e diffusa attraverso l’attività personale e creativa. Il pregiudizio risponde, infatti, alle leggi insite nella natura umana e cambia con difficoltà. La cultura, invece, possedendo un’essenza dinamica, è soggetta a una natura variabile. Ritornando al multiculturalismo, questo è un concetto che si qualifica come una prerogativa culturale e implica il pluralismo. Nel dibattito europeo sul “multiculturalismo” è stato pensato, per salvaguardare le diversità culturali e i diritti fondamentali delle minoranze, di organizzare una società a “mosaico”. Questa, da un lato, potrebbe essere una prospettiva adeguata, affinché le minoranze non siano discriminate, e, dall’altro, potrebbe prefigurare, producendo un forte relativismo culturale, una struttura sociale, suddivisa in gruppi “monadi”. Le società devono, però, considerare, per giustificare l’interscambio culturale, non solo la multiculturalità, ma anche l’interculturalità. Il primo termine non implica, all’interno di una società, il processo d’interazione, ma soltanto la presenza simultanea di varie culture; il secondo, invece, indica, in modo particolare, un processo d’interscambio culturale e sottintende l’idea di una continua trasformazione. La presenza simultanea e l’incontro di culture diverse producono sicuramente tra gli uomini sia interscambi di esperienze diverse sia conoscenze, atte a rappresentare l’humus per la crescita sociale e per l’acquisizione dell’identità etnica. Non potrebbe mai emergere in un uomo, pur essendo un suo diritto naturale, l’identità culturale ed etnica senza il riconoscimento delle identità degli altri, che, in modo dinamico e interattivo, sono presenti nelle società. Oggi, alle nuove generazioni, immerse nella società “liquida” e globale, serve un’educazione interculturale, che è, prima di tutto, relazionale; questa si propone, per definizione, di valorizzare i rapporti tra gli elementi costitutivi delle diverse culture, che tendono a raggiungere l’obiettivo della condivisione e a prospettare l’ospitalità per il rispetto della diversità. Anzi, l’educazione interculturale è pensata come strumento di arricchimento personale. Il primo punto, nell’affrontarla è quello di fissare il concetto d’intercultura, che non deve essere confuso con quello del processo immigratorio, perché in alcune società, come ad esempio, in Italia, esiste anche l’emigrazione. Anzi, nel mondo di oggi, globalizzato, hanno luogo scambi di idee, di esperienze e di emozioni tra luoghi molto diversi e distanti, attraverso i mass media (Internet, TV, cinema, musica, telefonia e network), che offrono addirittura una maggiore influenza sull’esperienza degli stessi dislocamenti dei migranti. Il concetto d’intercultura, inoltre, dischiude una prospettiva opposta a quella multiculturale. Questa individua le diversità culturali e si pone su un’idea cristallizzata (“reificata”) di “cultura”. La prospettiva interculturale rigetta, invece, l’idea che le culture siano rigide, statiche e compatte, perché rappresenta delle narrazioni non solo condivise ma anche divergenti e conflittuali.

Kofi Annan, ex segretario generale dell’ONU, ha affermato che il termine “diversità” ha l’accezione di non essere “l’uguale né il simile, ma sicuramente il contrapposto all’identico”. In questa prospettiva, l’intercultura pone i soggetti di fronte alla scelta di regolare i legami con le nuove culture in termini d’impegno reciproco, di relazioni e di messa in gioco “bilaterale”. Tutto ciò pone l’esigenza di costruire, a livello epistemologico, una cultura, che, basata sull’educazione interculturale, richieda, a livello scolastico, una forte assunzione di responsabilità. L’intercultura non può restare a livello di buone intenzioni, ma deve fondarsi su percorsi formativi e su procedure educative, atte a infondere nei giovani le specificità per renderla una pratica di vita vissuta.

Giovani e Smartphone: s’inizia già a 8 anni

Giovani e Smartphone: s’inizia già a 8 anni

In occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza in Rete (Safer Internet Day) il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari di Modena rende noti i primi dati della ricerca sviluppata a livello europeo su giovani e smartphone. La ricerca è parte di SMART Generation, progetto finanziato dall’Agenzia Nazionale Giovani nell’ambito del Programma europeo Erasmus+.

Sono in corso di elaborazione i dati del questionario sviluppato dal Centro culturale Francesco Luigi Ferrari nell’ambito di “SMART Generation”, progetto cofinanziato dal Programma europeo Erasmus+, nato per favorire un uso consapevole e critico dello smartphone.

Al questionario hanno risposto 1735 ragazzi: 509 in Italia, 503 in Spagna, 382 in Lettonia, 316 in Romania e 25 ragazzi contattati tramite la rete europea EAEA. Il campione è composto prevalentemente da giovani con una età compresa fra i 15 e i 19 anni. Secondo la ricerca, oltre il 90% dei ragazzi si affretta a rispondere appena il cellulare squilla, il 42% verifica compulsivamente lo smartphone, quasi il 70% controlla insistentemente i propri profili social.

La ricerca verrà pubblicata integralmente nelle prossime settimane sul sito del progetto (http://smart-generation.wixsite.com/smartgeneration) ma i primi dati – elaborati in occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza in Rete – parlano di una generazione precocemente connessa. Il 45% degli intervistati ha infatti iniziato ad utilizzare lo smartphone fra i 12 e i 14 anni, ma esiste una percentuale di poco inferiore che ha iniziato fra gli 8 e gli 11 anni. Le tre funzioni maggiormente utilizzate risultano essere le chat, l’ascoltare musica e il navigare sul web; quelle meno utilizzate sono invece fare acquisti sul web, l’utilizzare blog o leggere ebook. Fra i social le preferenze vanno a Youtube (94,5%), Whatsapp (92%), Instagram (80,1%), e Facebook (72,5%).

La ricerca è uno degli elementi conoscitivi utile alla definizione del Modello Pedagogico che il progetto SMART Generation intende definire e mettere a disposizione di insegnanti ed educatori per incentivare un uso consapevole e sicuro dello smartphone, strumento utile anche all’apprendimento, se ben utilizzato.

«Sul tema delle nuove tecnologie siamo impegnati – spiega il presidente del Centro Ferrari, Paolo Tomassone – a dare risposte positive ai giovani e agli educatori. “Educare allo smartphone” sarà un Modello Pegagogico agile e funzionale, elaborato a partire dalla metodologia della Media Education, messo a punto per rispondere alle esigenze di adulti, organizzazioni scolastiche e gruppi informali che sentono il bisogno di essere d’aiuto ai ragazzi in questo percorso di consapevolezza sull’utilizzo delle tecnologie. Il Modello Pedagogico, valutato e validato attraverso i canoni della socioterapia, si concentra su 4 aree: identità digitale, relazione digitale, sicurezza digitale e competenza digitale».

Lettera alla ministra sull’istruzione professionale e la geografia

Alla Ministra dell’Istruzione , dell’Università e della Ricerca

 

Gentile Ministra , desideriamo ringraziarla per il significativo  e toccante messaggio riguardante l’importanza della Geografia  che Lei ha voluto indirizzare ai partecipanti dei Campionati Nazionali della Geografia .

Ci duole informarla, purtroppo,  che i concetti pregnanti e condivisibili  espressi in quella lettera non trovano corrispondenza nell’operato legislativo , anche recente, del Suo Ministero .

Ci riferiamo  allo Schema di decreto legislativo recante la  revisione dei percorsi dell’istruzione professionale” (atto Camera n. 379) attualmente  in esame presso le Commissioni parlamentari Cultura e poi Bilancio , in cui praticamente la Geografia  non compare ed anzi viene eliminato rispetto alla situazione precedente .

Nei quadri orari dei nuovi istituti professionali a pag. 21 (ossia pag. 1 dell’Allegato B), per l’Area generale comune a tutti  gli indirizzi sono previste nel 1° biennio per l’ “Asse storico sociale (Storia, Geografia, Diritto ed economia)” 264 ore (che diviso le 33 canoniche settimane dell’anno scolastico sono 4 ore settimanali nel 1° anno + 4 ore nel 2° anno).

Sempre che vada  bene, quindi ,alla Geografia nel biennio comune potrà essere assegnata al massimo una misera ora  ma c’è il forte rischio che questa ora venga condivisa con la Storia (!?) .

Per quanto riguarda il triennio , la Geografia non compare né nell’ “Area generale comune a tutti  gli indirizzi”, né nelle aree di indirizzo,  neppure negli Indirizzi in cui il suo insegnamento era presente prima della famigerata “riforma Gelmini” come l’ “indirizzo Servizi commerciali” (7 ore nel triennio in precedenza) e “l’indirizzo Enogastronomia e ospitalità alberghiera” (7 ore nel triennio)  in cui,  peraltro,  verrebbe reintrodotta solo Storia dell’Arte nel corso “Accoglienza Turistica” (ovvero “Arte e territorio” come si può vedere a pag. 25 ossia pag. 5 dell’Allegato B ) .

Ciò nonostante nei risultati di apprendimento , a conclusione dei percorsi dell’istruzione professionale (pag. 2 dell’allegato A) si può leggere :  “gli studenti devono essere in grado di : (…) – riconoscere gli aspetti geografici, ecologici, territoriali, dell’ambiente naturale ed antropico, le connessioni con le strutture demografiche, economiche, sociali, culturali e le trasformazioni intervenute nel corso del tempo”(…);

-stabilire collegamenti tra le tradizioni culturali locali, nazionali ed internazionali , sia in una prospettiva interculturale, sia ai fini della mobilità di studio e di lavoro “  .

Quale disciplina, secondo il Ministero, dovrebbe far raggiungere agli studenti questi obiettivi di apprendimento se non la Geografia? 

Al Ministero non sembra palesemente contradditorio inserire certi obiettivi , peraltro più che condivisibili , e non offrire agli studenti gli strumenti per conseguirli ?

Il Coordinamento Nazionale SOS Geografia si augura che questi macroscopici errori , a danno di una disciplina e soprattutto a danno degli studenti, vengano sanati al più presto dal Suo Ministero visto che il Parlamento non può metterci mano .

Il Coordinamento si mette  , come sempre, a disposizione  dei suoi uffici per ulteriori delucidazioni e/o contributi. Grazie dell’attenzione.

Cordiali saluti.

 

Prof. Riccardo Canesi  (Coordinamento Nazionale SOS Geografia)

Doppio punteggio in scuole di montagna

Doppio punteggio in scuole di montagna e legittimazione dell’istituto

di Cinzia Olivieri

La sentenza n. 472/2016, emessa dal Tribunale Ordinario di Lucca Sezione Lavoro, pronuncia in merito all’attribuzione del doppio punteggio per il servizio prestato in scuole situate in zone di montagna ed interviene anche in merito alla legittimazione dell’istituto scolastico nel giudizio.

Oggetto della controversia è la richiesta di riconoscimento del doppio punteggio ai fini della graduatoria di II fascia per il triennio 2014/2017, per il servizio prestato dall’a.a. 2006/2007 all’a.a. 2013/2014, secondo parte ricorrente dovuto in caso di servizio prestato in una pluriclasse in scuole situate in zone di montagna.

A tal proposito, la nota dell’UST Brescia AOO USPBS R.U. 8391 del 29 maggio 2014 avente ad oggetto: Scuole di montagna ha precisato che la L. 90/1957 aveva previsto benefici a favore dei docenti in servizio nelle sedi di montagna in presenza dei seguenti requisiti:

– plessi scolastici ubicati in comuni considerati montani ai sensi della Legge 657/1957

scuole pluriclassi con non più di due insegnanti.

Ai sensi dell’art. 2 della L. 90/1957 spettava ai consigli scolastici provinciali stilare un elenco (rivedibile ogni tre anni) delle scuole pluriclassi con uno o due insegnanti poste nei comuni considerati sedi disagiate di montagna.

Ma con l’avvento dell’autonomia gli organi collegiali territoriali (ed i consigli scolastici) hanno finito per essere esautorati dei propri poteri, tanto che la nota citata evidenzia come l’ultimo elenco di riferimento risalga al triennio 1996/1999 mentre dall’anno scolastico 1999/2000 nella scuola primaria è in vigore l’organico funzionale e l’assegnazione al plesso di servizio compete al Dirigente Scolastico.

Inoltre, rileva sempre l’UST Brescia, con l’introduzione dei docenti specialisti di lingua inglese e di religione cattolica, difficilmente in un plesso possono risultare in servizio solo due insegnanti, anche nel caso di pluriclasse unica. Per l’effetto l’Ufficio rende noto, invitando i dirigenti ad attenersi alle indicazioni, che, “in mancanza di dichiarazioni da parte dei Dirigenti scolastici relative alla presenza di soli due docenti nelle sedi disagiate di cui sopra, a partire dalle operazioni di mobilità relative all’a.s. 2013/2014” non avrebbe più valutato “il doppio punteggio per il servizio ivi prestato a partire dall’a.s. 1999/20002.

La sentenza in questione invece analizza la questione da altra prospettiva ed evidenzia che la L. 90/1957 è comunque stata abrogata dal Dlgs 13 dicembre 2010, n. 212 (allegato 1 parte 52).

Con riferimento al periodo precedente, il Tribunale di Lucca ha rilevato che la tabella allegata al d.l. 97/04 (conv. in l. 143/04) al punto B.3, lett. h) aveva previsto la valutazione in misura doppia per il servizio prestato nelle scuole di montagna con le caratteristiche di cui alla L. 90/1957. La Corte Costituzionale, con sentenza n.11/2007 (giudizio promosso con ordinanza n. 2 del 10 gennaio 2006 del Tar Sicilia) ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della summenzionata disposizione “nella parte in cui, con riferimento ai comuni di montagna, non limita l’attribuzione del doppio punteggio alle scuole pluriclasse“. Tuttavia, già prima di tale pronuncia la l. 296/06 il cui art. 1, comma 605, oltre a trasformare le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, aveva abrogato con decorrenza 1° settembre 2007 la disposizione citata. Pertanto il doppio punteggio non è attribuibile già a partire dall’anno scolastico 2007/2008, in quanto non previsto da alcuna disposizione di legge.

Né ha valore (a seguito dell’abrogazione, nel 2010, della L. 90/1957) il disposto dell’art. 9 co. 17 l. 70/11 (conv. in l. 106/11) che ricalca la dizione dell’ art. 3 della L. 90/1957 circa il riconoscimento di una speciale valutazione per il servizio prestato in zone disagiate giacché si tratta di una prescrizione generale necessitante di specifica attuazione (come per il d.l. 97/04) non potendosi ritenere che, per il solo fatto che sia stata prevista una speciale valutazione, la stessa debba essere quantificata nel doppio del punteggio ordinariamente attribuito, posto che ciò determinerebbe un’inammissibile automatica reviviscenza di una disposizione espressamente abrogata. Quanto al servizio prestato nell’a.a. 2006/2007, in vigenza della L. 90/1957, cui la citata lettera h) (anch’essa vigente) fa espresso rinvio, i benefici sono collegati alla docenza in scuole pluriclassi, situate in comuni di montagna, con uno o due insegnanti (ma nel caso di specie è emerso che gli insegnanti erano più di due, con conseguente rigetto).

Il Tribunale di Lucca ha poi contestato l’irritualità della costituzione dell’Istituto in quanto soggetto non dotato di legittimazione passiva e dichiarandone il difetto, essendo “mera articolazione periferica dell’amministrazione centrale (MIUR), esclusiva titolare della qualità di datore di lavoro”.

Occorre premettere a tal proposito che, ai sensi dell’art. 417 bis c.p.c. comma 1 “Nelle controversie relative ai rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui al quinto comma dell’articolo 413, limitatamente al giudizio di primo grado le amministrazioni stesse possono stare in giudizio avvalendosi direttamente di propri dipendenti”, salvo che l’Avvocatura territorialmente competente, in considerazione dell’oggetto o del valore della controversia non decida di assumere direttamente la trattazione della causa dandone comunicazione ai competenti uffici dell’amministrazione interessata.

Pertanto, in genere l’Avvocatura dello Stato trasmette gli atti agli uffici (Ufficio scolastico Regionale, Provinciale e Scuola dove il rapporto di lavoro di lavoro si svolge) affinché provvedano a conferire formale incarico scritto al funzionario (sovente lo stesso dirigente scolastico) il quale provvede ad eleggere domicilio presso il proprio ufficio e presenzia all’udienza. Per l’effetto occorre che il dirigente, laddove appunto funzionario delegato, si costituisca anche per gli Uffici territoriali competenti.

E’ necessario quindi questa doppio passaggio: 1) invito formale dell’Avvocatura rivolto agli Uffici affinché provvedano a designare il funzionario ai sensi dell’art. 417 bis c.p.c.; 2) conferimento di incarico dall’Ufficio territorialmente competente

Il difetto di legittimazione passiva riguarda la chiamata in causa operata dall’istante (vocatio in ius) che si ha allorquando essa venga erroneamente rivolta ad una persona estranea al giudizio.

Nel caso di specie il Tribunale di Lucca ha ritenuto la costituzione dell’Istituto – chiamato in giudizio per aver respinto appunto l’istanza di parte ricorrente al fine del riconoscimento del doppio punteggio – irrituale, trattandosi di soggetto non dotato di legittimazione passiva (…), in quanto mera articolazione periferica dell’amministrazione centrale (MIUR), esclusiva titolare della qualità di datore di lavoro.

Disabilità e DSA

UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER L’EMILIA-ROMAGNA
Direttore Generale Stefano Versari
Uff.III – Dirigente Chiara Brescianini

Si informa che al link sotto riportato è stato pubblicato l’elenco delle note e dei materiali illustrativi prodotti da questo Ufficio in tema di disabilità e di DSA, aggiornato al 31 gennaio 2017.

http://istruzioneer.it/2017/02/03/note-e-materiali-dellufficio-scolastico-regionale-sullinclusione-degli-alunni-con-disabilita-o-con-disturbi-specifici-di-apprendimento/

Aiutare ad imparare

AIUTARE A AD IMPARARE DA SOLI È LA MISSION DEI DOCENTI di Umberto Tenuta

CANTO 780 DOCENTI CARI, IL VOSTRO COMPITO È ALLEVARE SCIENZIATI

 

Nel gran caos di messaggi che oggi stordiscono quanti operano nella scuola, sembra quanto mai opportuno individuare una bussola che orienti i docenti nella loro quotidiana attività.

Mai come oggi i docenti sono stati bombardati da messaggi miracolosi.

Le LIM, le TEC, le TIC, i TAB… salveranno la scuola!

Maestre care, voi che sempre sagge siete, sapete bene che la SCUOLA DEI MIRACOLI non è stata ancora inventata.

E forse non lo sarà mai.

Per fortuna dell’uomo!

Uomini si diventa, e si diventerà sempre, con gran fatica, con la fatica dell’apprendimento.

Con la fatica della invenzione, della scoperta, della costruzione dei propri saperi.

SAPERE (conoscenze).

SAPER FARE (capacità, abilità).

SAPER ESSERE (amori, sentimenti, atteggiamenti).

Nessuno mai li regalerà ai figli di donna.

Ciascun cucciolo d’uomo se li dovrà conquistare da solo.

L’unica cosa che i docenti potranno fare è aiutare gli alunni ad imparare da soli.

Maestra, aiutami a fare da sola” (Maria Montessori).

Le conoscenze, le capacità, gli atteggiamenti umani ogni nuovo nato di donna se li dovrà conquistare da solo.

La Maestra potrà ─e dovrà─ aiutarlo a imparare da solo.

Aiutare ad imparare da soli: questo è e sarà sempre il compito dei docenti!

Che nessun docente mai si illuda di poter regalare ai propri alunni il minestrone dei saperi!

Saperi ben confezionati nei libri di testo, nelle PENDRIVE, nel CLOUD.

Prendi e metti in tasca.

Prendi e ingoia.

Tutto liofilizzato!

E no.

No, signora Professoressa!

Te lo ha detto il Buon Dio: ogni figlio ed ogni figlia di donna dovrà conquistarsi il sapere col sudore della propria fronte.

Dovrà riscoprire, reinventare, ricostruire le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti che gli uomini hanno creato nel corso dei millenni.

Piccoli scienziati crescono!

Ecco, tu non devi riempire le tasche dei tuoi alunni coi tuoi saperucci!

Invece ─e questo è molto più impegnativo─ tu li devi aiutare a imparare ad imparare.

Imparare ad imparare imparando.

Imparando nel mondo che circonda i giovani.

Imparando nei laboratori di apprendimento della scuola, opportunamente attrezzati.

Inizialmente con materiali concreti: comuni e strutturati.

E poi ─ma solo poi─ coi materiali iconici e simbolici, che oggi le tecnologie digitali rendono facilmente accessibili.

Cara Professoressa, sei disorientata, non sai come fare?

Ti voglio aiutare!

Dici a ciascuno dei tuoi venticinque alunni di regalarti venticinque confetti rossi, venticinque verdi e venticinque azzurri per il tuo felice, anche se tardivo, matrimonio.

Poi invitali a dirti con quanti confetti ti sposerai.

E quanti saranno i rossi, i verdi e gli azzurri.

O mia cara, carissima, extracara Professoressa, continua così e sarai la più brava delle Professoresse del Reame!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:
http://www.edscuola.it/dida.html
Altri saggi sono pubblicati in
www.rivistadidattica.com
E chi volesse approfondire questa o altra tematica
basta che ricerchi su Internet:
“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

Iscrizioni A.S. 2017/2018

Iscrizioni a scuola
Licei ancora in crescita: li sceglie il 54,6% dei ragazzi
Uno su tre opta per un Istituto tecnico
Il 15,1% per un Istituto professionale

Licei ancora una volta in testa alle preferenze delle studentesse e degli studenti. Seguono i Tecnici e i Professionali. Le iscrizioni on line alle classi prime si sono chiuse ieri sera alle 20.00. I primi dati elaborati dal Ministero – seguirà un apposito focus completo – confermano il trend di crescita degli indirizzi liceali, scelti dal 54,6% delle ragazze e dei ragazzi. Il 30,3% ha optato per un Istituto tecnico. Il 15,1% delle nuove iscritte e dei nuovi iscritti ha scelto un Istituto professionale.

Licei ancora in crescita
Confermato il trend di crescita dei Licei, scelti dal 54,6% delle alunne e degli alunni. Erano il 53,1% nel 2016/2017. A partire dal 2014/2015, i Licei sono stati sempre scelti da oltre uno studente su due. Aumentano gli iscritti al Classico: sono il 6,6% a fronte del 6,1% dell’anno scorso. Lo Scientifico (fra indirizzo “tradizionale”, opzione Scienze Applicate e sezione Sportiva) resta in testa alle preferenze: è scelto dal 25,1% delle studentesse e degli studenti (erano il 24,5% lo scorso anno). L’opzione Scienze Applicate, in particolare, sale al 7,8% rispetto al 7,6% del 2016/2017. Stabile l’indirizzo scientifico “tradizionale”: 15,6% delle scelte, erano il 15,5% nel 2016/2017. Così come l’indirizzo scientifico, sezione Sportiva, scelto dall’1,6% dei ragazzi contro 1,4% di un anno fa.

Pressoché stabili le preferenze per il Liceo linguistico (che conferma il 9,2%), per il Liceo artistico (4,2% per il 2017/2018, 4,1% l’anno precedente), per il Liceo europeo/internazionale (che conferma lo 0,7%) e per quello delle Scienze umane (al 7,9% rispetto al precedente 7,6%). Licei musicalie coreutici ancora a quota 0,9%: l’indirizzo Musicale sempre allo 0,8%, Coreutico sempre allo 0,1%.

Tengono i Tecnici, in flessione i Professionali
Stabili nelle preferenze gli indirizzi Tecnici con il 30,3% (30,4% nel 2016/2017). Il settore Economico registra l’11,2% delle iscrizioni (11,4% lo scorso anno); quello Tecnologico, con i suoi indirizzi, continua ad attrarre maggiormente, confermando il 19% delle scelte.

In flessione, gli Istituti professionali dal 16,5% di un anno fa al 15,1% di oggi. In particolare, il settore dei Servizi scende al 9,6% dal 10,5% del 2016/2017. Dal 3,9% dello scorso anno, oggi sceglie un percorso di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), presso gli Istituti professionali, il 3,5% dei neo iscritti. Stabile il settore Industria e Artigianato, che passa dal 2,1% al 2% di oggi.

Confermati primi Lazio nei Licei e Veneto nei Tecnici
Il Lazio si conferma la regione con la maggiore percentuale di iscritti ai Licei, con il 66,8%. Seguono Abruzzo (60,8%); Umbria (58,8%); Campania (58,3%); Liguria (58%). Il Veneto si conferma la regione con meno ragazzi che scelgono gli indirizzi liceali (45,9%) e la prima nella scelta dei Tecnici (38,5%). Nei Tecnici seguono Friuli Venezia Giulia (37,5%) ed Emilia Romagna (35,8%). Gli Istituti professionali sono ancora primi nelle scelte dei ragazzi della Basilicata (19,3%), seguiti da Campania (17,5%) e Puglia (17,3%).

Il 69% delle famiglie ha fatto domanda da casa, in autonomia. Il 31% ha chiesto supporto alle scuole.


Terremoto, Fedeli: proroga per le iscrizioni nei comuni colpiti
Nuova finestra dal 13 febbraio al 7 marzo
Salvaguardata la validità dell’anno scolastico

Nelle scuole dei comuni colpiti dal sisma l’anno scolastico sarà valido anche con meno di 200 giorni di attività didattiche effettivamente svolte. Lo prevede la norma inserita nel decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri.

“La situazione che si è verificata in Centro Italia è senza precedenti. Il Ministero si è attivato fin dalle prime ore e continua a farlo per dare il massimo supporto alle scuole e al personale scolastico, alle famiglie, alle ragazze e ai ragazzi”, dichiara la Ministra Valeria Fedeli.

“Come annunciato nelle scorse settimane, attraverso il provvedimento approvato ieri in Consiglio dei Ministri interveniamo per salvaguardare l’anno scolastico. Al contempo, con un’apposita circolare, riapriremo le iscrizioni, con una finestra dal 13 febbraio al 7 marzo, per venire incontro alle esigenze espresse da Regioni, Enti locali, famiglie, organizzazioni sindacali, personale scolastico, studentesse e studenti. La scuola è un presidio irrinunciabile, lo ha dimostrato ancor di più in questi mesi durissimi. Dobbiamo fare tutto il possibile per supportarla: dalla scuola si riparte per cercare di tornare alla normalità”.

Con la norma approvata in Consiglio dei Ministri si prevede una deroga anche per i giorni di frequenza minima richiesti alle studentesse e agli studenti per poter essere ammessi agli scrutini finali. Inoltre, qualora fosse necessario, la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli potrà emanare un’ordinanza per disciplinare, anche in deroga alle vigenti disposizioni normative, l’effettuazione delle rilevazioni Invalsi, degli scrutini e degli esami relativi all’anno scolastico in corso.

Si riaprono poi i termini per le iscrizioni nei comuni di Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche coinvolti dal sisma e in tutte le province dell’Abruzzo colpite dal maltempo. La circolare sarà inviata nelle prossime ore alle scuole delle aree interessate. Dal 13 febbraio al 7 marzo ci sarà una nuova finestra in cui le famiglie che non hanno ancora effettuati le iscrizioni potranno svolgere la procedura.

  • Nota 6 febbraio 2017, AOODGOSV 1166
    Proroga delle iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado delle zone terremotate per l’anno scolastico 2017-2018. Validità anno scolastico 2016/2017

Come previsto dalla Circolare Ministeriale 15 novembre 2016, n. 10, dalle 8.00 del 16 gennaio alle 20.00 del 6 febbraio 2017 si può effettuare la procedura on line per l’iscrizione alle classi prime della scuola primaria, della secondaria di I e II grado.

Dalle 9.00 del 9 gennaio la fase di registrazione sul portale delle iscrizioni on line.

Il portale Scuola in Chiaro raccoglie i profili di tutti gli Istituti.





Iscrizioni on line, quasi 77.000 le domande già completate

(Roma, 17 gennaio 2017) Primo giorno di iscrizioni on line alle classi prime della scuola primaria e secondaria di I e II grado e ai corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione professionale regionali (nelle Regioni che hanno aderito).

Alle 18.15 di oggi erano 96.426 le domande inserite dalle famiglie per le iscrizioni nelle scuole statali. Di queste 76.837 sono state già inoltrate alle scuole e quindi completate. Fra le Regioni con più domande completate, la Lombardia (22.083), il Lazio (8.668), il Veneto (7.890).

La domanda di iscrizione on line può essere effettuata fino alle ore 20 del 6 febbraio prossimo. L’adesione al sistema delle iscrizioni on line rimane facoltativa per le scuole paritarie. Rimane valida la procedura cartacea per le scuole dell’infanzia, che potrà essere effettuata sempre dal 16 gennaio al 6 febbraio prossimi.


Iscrizioni on line, circolare per le aree colpite dal terremoto
Supporto alle famiglie per l’inoltro della domanda
e maggiore flessibilità nella scelta dell’istituto

Supporto nella compilazione e nell’invio della domanda e criteri più flessibili nella scelta dell’istituto in cui iscrivere i propri figli.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha fornito oggi, con un’apposita circolare, le indicazioni per le iscrizioni a scuola nelle regioni colpite dal terremoto.

Le famiglie che risiedono nei comuni colpiti dal sisma in Abruzzo, nel Lazio, nelle Marche e in Umbria potranno indicare nel modulo di domanda più istituti per poi fare la scelta definitiva in un secondo momento, secondo i termini che saranno indicati dal Miur con una successiva circolare.

Le opzioni di scelta sono due se l’iscrizione riguarda la scuola dell’infanzia, tre per le classi prime della scuola primaria e della secondaria di I e II grado. Per le famiglie delle aree colpite dal sisma le opzioni indicate non andranno messe in ordine di priorità: i genitori potranno scegliere in un secondo momento la destinazione definitiva, tenendo conto delle proprie situazioni abitative e di lavoro.

Le scuole e gli Uffici Scolastici Territoriali forniranno tutto il supporto necessario ai genitori che ne hanno bisogno per la compilazione e l’invio della domanda.

Per il prossimo anno scolastico le iscrizioni potranno essere effettuate – così come previsto dall’annuale circolare del Miur – dalle ore 8.00 di lunedì 16 gennaio alle ore 20.00 di lunedì 6 febbraio prossimo. La domanda dovrà essere inviata esclusivamente on line, tramite il portale (www.iscrizioni.istruzione.it) per le classi prime delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado ed è obbligatoria per le scuole statali e facoltativa per le paritarie. Rimane valida la procedura cartacea per le scuole dell’infanzia. Da lunedì scorso, 9 gennaio, per le famiglie è possibile registrarsi al portale e ottenere le credenziali da utilizzare al momento dell’iscrizione.


Scuola, iscrizioni on line dal 16 gennaio al 6 febbraio
Da lunedì 9 al via la fase di registrazione sul portale dedicato

Apre il portale delle iscrizioni on line a scuola: da lunedì 9 gennaio, a partire dalle ore 9.00, le famiglie potranno cominciare a registrarsi e ottenere le credenziali da utilizzare al momento dell’iscrizione per l’anno scolastico 2017/2018.
Le domande potranno poi essere inoltrate dalle ore 8.00 del 16 gennaio alle ore 20.00 del 6 febbraio 2017, come previsto dall’annuale circolare diffusa nelle scorse settimane dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Novità di quest’anno: chi ha già un’identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) potrà utilizzare quelle credenziali per accedere al portale delle iscrizioni senza effettuare prima la registrazione.
Le iscrizioni on line riguardano le classi prime delle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado. Sono obbligatorie per le scuole statali e facoltative per le paritarie. La modalità via web potrà essere utilizzata anche per l’iscrizione ai corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione professionale regionali delle Regioni che hanno aderito al sistema (Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sicilia e Veneto). Rimane valida la procedura cartacea per le scuole dell’infanzia, che potrà essere effettuata sempre dal 16 gennaio al 6 febbraio prossimi.

Per le famiglie delle zone colpite dal terremoto ci saranno azioni di supporto affinché possano svolgere la procedura on line con l’aiuto delle scuole e specifiche indicazioni che saranno comunicate nei prossimi giorni con una circolare ad hoc.

Mini guida, Faq e video tutorial: il supporto per le famiglie

La domanda di iscrizione potrà essere compilata per tutto il periodo fissato dal Miur. Senza fretta. Non è prevista alcuna precedenza temporale, quelle arrivate per prime non avranno priorità.

Per consentire alle famiglie di prendere confidenza con il sistema delle iscrizioni on line e per guidarle in tutte le fasi della domanda il Ministero ha previsto video tutorial, una ‘mini guida’, Faq che si potranno trovare sul portale dedicato. Sarà prevista una specifica assistenza telefonica, attiva dal 9 gennaio alle ore 9.00. Il sistema si farà carico di avvisare le famiglie in tempo reale, via posta elettronica, dell’avvenuta registrazione e delle eventuali variazioni di stato della domanda.

Come scegliere la scuola giusta

Per procedere con l’iscrizione on line va innanzitutto individuata la scuola di interesse. Il Miur mette a disposizione delle famiglie, delle studentesse e degli studenti il portale ‘Scuola in Chiaro’ (http://cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/) che raccoglie i profili di tutti gli istituti e visualizza informazioni che vanno dall’organizzazione del curricolo, all’organizzazione oraria delle attività didattiche, agli esiti degli studenti e ai risultati a distanza (università e mondo del lavoro).


Ci sarà tempo dalle 8.00 del 16 gennaio alle 20.00 del 6 febbraio 2017 per effettuare la procedura on line per l’iscrizione alle classi prime della scuola primaria, della secondaria di I e II grado. Già a partire dalle 9.00 del 9 gennaio si potrà accedere alla fase di registrazione sul portale www.iscrizioni.istruzione.it. Chi ha un’identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) potrà accedere con le credenziali del gestore che ha rilasciato l’identità.
Le iscrizioni on line riguardano anche i corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione professionale regionali (nelle Regioni che hanno aderito). Per le scuole dell’infanzia la procedura è cartacea. L’adesione delle scuole paritarie al sistema delle ‘Iscrizioni on line’ resta sempre facoltativa.
Per le famiglie delle aree colpite dal terremoto saranno previste e comunicate a ridosso delle iscrizioni azioni di supporto affinché possano svolgere la procedura on line con l’aiuto delle scuole.

Gli strumenti per la scelta

Per effettuare l’iscrizione on line va innanzitutto individuata la scuola di interesse. Strumento utile in questo senso è il portale ‘Scuola in Chiaro’ che raccoglie i profili di tutte le scuole italiane e visualizza informazioni che vanno dall’organizzazione del curricolo, all’organizzazione oraria, agli esiti degli studenti e ai risultati a distanza (Università e mondo del lavoro).

Scuola dell’infanzia

La domanda è cartacea e va presentata alla scuola prescelta. Possono essere iscritti alle scuole dell’infanzia i bambini che compiono il terzo anno di età entro il 31 dicembre 2017, che hanno la precedenza. Possono poi essere iscritti i bambini che compiono il terzo anno di età entro il 30 aprile 2018. Non è consentita, anche in presenza di disponibilità di posti, l’iscrizione alla scuola dell’infanzia di bambini che compiono i tre anni di età successivamente al 30 aprile 2018.

Scuola primaria

Le iscrizioni si fanno on line. I genitori possono iscrivere alla prima classe della scuola primaria i bambini che compiono sei anni di età entro il 31 dicembre 2017; si possono iscrivere anche i bambini che compiono sei anni dopo il 31 dicembre 2017 e comunque entro il 30 aprile 2018. Non è consentita, anche in presenza di disponibilità di posti, l’iscrizione alla prima classe della primaria di bambini che compiono i sei anni successivamente al 30 aprile 2018. I genitori, al momento della compilazione delle domande di iscrizione on line, possono indicare, in subordine rispetto alla scuola che costituisce la loro prima scelta, fino a un massimo di altre due scuole di proprio gradimento.

Secondaria di I grado

All’atto dell’iscrizione on line, i genitori esprimono le proprie opzioni rispetto alle possibili articolazioni dell’orario settimanale che può essere di 30 oppure 36 ore elevabili fino a 40 (tempo prolungato), in presenza di servizi e strutture idonee. In subordine alla scuola che costituisce la prima scelta, è possibile indicare fino a un massimo di altre due scuole di proprio gradimento.

Secondaria II grado

Nella domanda di iscrizione on line alla prima classe di una scuola secondaria di secondo grado statale i genitori esprimono anche la scelta dell’indirizzo di studio. Oltre alla scuola di prima scelta è possibile indicare, in subordine, fino a un massimo di altre due scuole di proprio gradimento.
La circolare contiene informazioni dettagliate anche sulle iscrizioni di alunni con disabilità, con disturbi specifici di apprendimento e con cittadinanza non italiana. Con riferimento a questi ultimi, in particolare, si ricorda che anche per quelli sprovvisti di codice fiscale è consentito effettuare la domanda di iscrizione on line. Una funzione di sistema, infatti, consente la creazione di un cosiddetto “codice provvisorio” che, appena possibile, l’istituzione scolastica sostituisce con il codice fiscale definitivo.

Decreto Tribunale di Bari 7 febbraio 2017, n. 6111

Decreto 6111/2017 del 07/02/2017
RG n. 14551/2016

TRIBUNALE DI BARI
– SEZIONE LAVORO –

Tribunale di Bari, in funzione di giudice del lavoro, nella persona del dr. Luca Ariola, ha pronunciato il seguente
DECRETO
sul ricorso ex arI. 28 della legge n. 300/1970 depositato in data 23 novembre 2016 da FLC-CGIL di Bari, CISL Scuola Bari, UIL Scuola Bari e SNALSCONFSAL Bari, in persona dei rispettivi segretari provinciali pro tempore, rappresentati e difesi dagli avv.ti [omissis] giusta procura a margine del ricorso;
ricorrenti
nei confronti di
Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, in persona del ministro pro lempore, e l’ Istituto comprensivo statale [omissis] in persona del dirigente pro tempore, difesi ex lege dall’Avvocatura
distrettuale dello Stato;
resistenti
*****
letti gli atti e sciogliendo la riserva assunta all’udienza del 31.1.2017;
premesso che con ricorso ex art. 28 della legge n. 300 del 1970 le organizzazioni sindacali in epigrafe indicate hanno chiesto che, dichiarata la natura antisindacale del comportamento tenuto dal Dirigente scolastico dell’ Istituto comprensivo statale fosse ordinato al predetto dirigente di porre in essere tutte le attività necessarie all’apertura di un tavolo di confronto con le associazioni sindacali per la distribuzione del bonus tra docenti in servizio presso il citato Istituto;
osservato difatti che, secondo le organizzazioni ricorrenti, il dirigente avrebbe violato le prerogative sindacali escludendo totalmente le stesse dalla procedura di assegnazione e distribuzione del fondo di valorizzazione del merito del personale docente disciplinato dall’art. 1, commi da 126 a 130, della legge n. 107 del 2015;
rilevato che il Miur e l’ Istituto scolastico si sono costituiti chiedendo il rigetto del ricorso e ribadendo la legittimità dell’operato del dirigente;
evidenziato che con nota del 24.11.2016 la UIL Scuola Bari ha comunicato ai propri difensori la volontà di revocare il mandato per la proposizione del ricorso ex art. 28 sta. lav., in tal modo rendendo palese non già l’intento di rinunziare al ricorso medesimo, ma solo di far cessare l’incarico difensivo:
considerato che l’Istituto scolastico convenuto è privo di legittimazione passiva, atteso che, come ripetutamente chiarito dalla Suprema Corte, «anche dopo l’estensione della personalità giuridica, per effetto della legge delega n. 59 del 1997 e dei successivi provvedimenti di attuazione, ai circoli didattici, alle scuole medie e agli istituti di istruzione secondaria, il personale ATA e docente della scuola si trova in rapporto organico con l’Amministrazione della Pubblica Istruzione dello Stalo, a cui l’art. 15 del d.P.R. n. 275 del 1999 ha riservato le funzioni relative al reclutamento del personale, e non con i singoli istituti, che sono dotali nella materia di mera autonomia amministrativa. Ne consegue che, nelle controversie relative ai rapporti di lavoro, sussiste la legittimazione passiva del Ministero, mentre difetta la legittimazione passiva del singolo istituto» (v. Cass. 6372/11; in senso conforme v. anche Cass. 20521/08, relativa ad una lite avente ad oggetto l’applicazione della normativa sui congedi parentali e sull’assistenza a congiunto portatore di handicap, nonché Cass. 9752/05, pronunciata in un giudizio riguardante fatti illeciti ascrivibili a culpa in vigilando del personale docente);
ritenuto che analoghe considerazioni valgano in relazione alla domanda di repressione della condotta antisindacale ex art. 28 stat. lav., posto che in questa fattispecie la domanda deve intendersi diretta verso l’amministrazione scolastica (che assume la veste di datore di lavoro) e non già nei riguardi del singolo Istituto ovvero, ed a maggior ragione, del dirigente persona fisica che quest’ultimo rappresenta (v. Cass. 6460/09, alla cui motivazione in questa sede si rimanda);
osservato che l’art. 1, commi da 126 a 130, della legge n. 107 del 2015, reca una dettagliata disciplina relativa all’istituzione, ripartizione e distribuzione del fondo per la valorizzazione del merito del personale docente, nella quale peraltro si precisa che la somma assegnata a titolo di valorizzazione del merito «ha natura di retribuzione accessoria» (v. comma 128);
rilevato che questa disciplina non contempla la partecipazione delle organizzazioni sindacali nel procedimento destinato a concludersi con la distribuzione delle somme rinvenienti dal citato fondo, atteso che:
a) il fondo in questione è istituito presso il Miur e con decreto ministeriale è ripatito a livello territoriale e tra le istituzioni scolastiche in proporzione alla dotazione organica dei docenti (comma 126);
h) al comitato per la valutazione dei docenti – del quale non fanno parte componenti designati su indicazione delle organizzazioni sindacali – è assegnato, tra le altre cose, il compito di individuare i criteri per la valorizzazione dei docenti sulla scorta di taluni parametri previsti in linea generale dalla legge (v. art. 11 del d.lgs. n. 297 del 1994, come sostituito dal comma 129 dell’art. 1 cit.);
c) sulla base dei criteri individuati dal comitato per la valutazione dei docenti, il dirigente scolastico, con motivata valutazione, assegna annualmente al personale docente una somma del fondo (denominata bonus) (comma 128);
ritenuto che non possa condividersi l’assunto di parte ricorrente secondo cui l’ esclusione delle organizzazioni sindacali dalla procedura di attribuzione del bonus violerebbe le prerogative sindacali in materia di contrattazione collettiva e, di riflesso, le libertà del sindacato e la sua funzione essenziale di tutela dei diritti dei lavoratori;
osservato difatti che, se è vero che il testo unico sul pubblico impiego assegna in linea di principio alla contrattazione collettiva il compito di definire il trattamento economico accessorio collegato anche alla valutazione delle performance (v. in particolare l’art. 45, commi 1 e 3, del d.lgs. n. 165 del 2001, come sostituiti dall’art. 57 del d.lgs. n. 150 del 2009), è anche vero che questo principio di rango legislativo non implica affatto che la materia non possa essere diversamente regolamentata da una fonte normativa equipollente e successiva;
considerato difatti che – contrariamente a quanto sostenuto dal sindacato nella diffida del 21.6.2016 [v. doc. 3 del fascicolo di parte ricorrente] – nella specie la legge successiva (cioè la n. 107 del 2015) è speciale rispetto a quella anteriore avente invece carattere generale (il d.lgs. n. 165 del 2001), dal momento che quest’ultima è diretta a disciplinare tutti i rapporti di lavoro alle dipendenze della p.a. nell ‘ambito del pubblico impiego C.d. privatizzato, mentre la prima si limita a dettare specifiche disposizioni relative ad un determinato settore di tale ambito, ossia quello scolastico;
ritenuto perciò che dalle disposizioni del d.lgs. n. 165 del 2001 non possa desumersi in modo inequivoco la necessità che alla procedura di ripattizione e distribuzione del fondo di valorizzazione del merito prendano parte anche le organizzazioni sindacali, giacché la disciplina di cui alla legge n. 107 cit., in quanto speciale, ha carattere derogatorio rispetto a quella di cui al d.lgs. cit.;
ritenuto che non possa condividersi neppure la tesi di parte ricorreente secondo la quale il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali non limiterebbe affatto le attribuzioni che in questa materia la legge n. 107 cit. assegna rispettivamente al comitato di valutazione ed al dirigente scolastico, posto che l’apporto delle organizzazioni stesse si collocherebbe in un momento successivo rispetto alla determinazione dei criteri da parte del comitato ma prodromico rispetto alla fase di distribuzione demandata al dirigente, ossia precisamente nella fase di ripartizione delle risorse disponibili [v. pag. 11 del ricorso, verbale di udienza del 31.1.2017, nonché pagg. 3 e 4 delle note autorizzate depositate per via telematica];
osservato difatti che, contrariamente all’assunto di parte instante, la regolamentazione legislativa delle modalità di distribuzione delle risorse derivanti dal fondo di valorizzazione appare completa in ogni suo aspetto, perché disciplina in modo puntuale tutte le fasi attraverso le quali il bonus va attribuito ai docenti (ripartizione delle risorse a livello territoriale, individuazione dei criteri di valorizzazione dei docenti sulla scorta dei principi indicati dalla legge, distribuzione dei bonus con provvedimento motivato da patte del dirigente in base ai criteri indicati dal comitato), sicché davvero non si vede in quale fase si dovrebbe – per dir così – “innestare” la consultazione con le organizzazioni sindacali senza che ciò possa limitare o in qualche modo incidere in senso restrittivo sulle attribuzioni che la legge riserva a ciascuno dei soggetti coinvolti nella procedura;
ritenuto pertanto che la condotta del dirigente scolastico denunciata dalle parti ricorrenti non solo non sia diretta ad impedire o limitare in alcun modo l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale, ma risulti pienamente rispettosa del dettato normativo che regola la materia in oggetto, sicché il ricorso dev’essere respinto;
considerato che la questione scrutinata nel presente giudizio è assolutamente nuova, giacché non si rinvengono precedenti specifici in termini, per cui è pienamente giustiticabile l’integrale compensazione delle spese di lite anche in caso di totale soccombenza ai sensi dell’art. 92, secondo comma, C.p.c.;
PQM
Il Tribunale di Bari, in composizione monocratica ed in funzione di giudice del lavoro, pronunciando sul ricorso ex art. 28 della legge n. 300 del 1970 depositato in data 23.11.2016 dalle organizzazioni sindacali FLC-CGIL di Bari, CISL Scuola Bari, UIL Scuola Bari e SNALS-CONFSAL Bari, in persona dei rispettivi segretari provinciali pro tempore (proc. n. 14551/2016 R.G.), ogni contraria domanda, eccezione e difesa respinte, così provvede:
dichiara il difetto di legittimazione passiva dell ‘Istituto comprensivo
statale [omissis] .
rigetta per il resto il ricorso;
compensa le spese.
Si comunichi.

Bari, 07/02/2017

IL GIUDICE
dr. Luca Ariala

Nota 7 febbraio 2017, AOODGPER 5177

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico

Ai Direttori degli Uffici scolastici regionali
LORO SEDI
E p.c.
Al Capo di Gabinetto
S E D E
Al Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
S E D E
Al Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
S E D E

Nota 7 febbraio 2017, AOODGPER 5177

OGGETTO: Operazioni propedeutiche all’avvio della mobilità 2017/18

Riordino Tecnici e Professionali in 7a Camera

Il 7 febbraio la 7a Commissione della Camera approva la proposta di nulla osta formulata dalla relatrice relativa a:

Il 24 gennaio e l’1 febbraio la 7a Commissione del Senato esamina:


PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 375 (7a senato 1.2.17)

La Commissione, esaminato, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, lo schema di decreto in titolo,

premesso che:

–        occorre ottemperare alla pronuncia del giudice amministrativo in ordine alla necessità di esplicitare i criteri in base ai quali sono state effettuate le riduzioni di orario nel decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010;

–        detta integrazione al decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010 si colloca a posteriori rispetto ad un processo già realizzato, in quanto la riforma degli istituti professionali è ormai a regime;

valutato l’elenco dei suddetti criteri per la definizione del monte ore degli istituti professionali;

considerati i pareri formulati dalla Conferenza Unificata, dal Consiglio di Stato e dal Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI);

osservato che, secondo il CSPI, alcuni criteri previsti dal provvedimento in titolo non sono idonei a giustificare le riduzioni di orario di fatto già operanti, specialmente laddove si comprime eccessivamente l’area di indirizzo rispetto a quella di istruzione generale;

rilevato comunque che è in corso di esame presso le Camere lo schema di legislativo recante revisione dei percorsi dell’istruzione professionale (atto del Governo n. 379), nel quale si potenziano proprio l’area di indirizzo e la didattica laboratoriale, ponendo dunque rimedio ad una delle criticità riscontrate nell’attuale assetto;

esprime parere favorevole.


PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 376 (7a senato 1.2.17)

La Commissione, esaminato, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 lo schema di decreto in titolo;

premesso che:

–        occorre ottemperare alla pronuncia del giudice amministrativo in ordine alla necessità di esplicitare i criteri in base ai quali sono state effettuate le riduzioni di orario nel decreto del Presidente della Repubblica n. 88 del 2010;

–        detta integrazione al decreto del Presidente della Repubblica n. 88 del 2010 si colloca a posteriori rispetto ad un processo già realizzato, in quanto la riforma degli istituti tecnici è ormai a regime;

valutato l’elenco dei suddetti criteri per la definizione del monte ore degli istituti tecnici;

considerati i pareri formulati dalla Conferenza Unificata, dal Consiglio di Stato e dal Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI);

esprime parere favorevole.


(7a Senato, 24.1.17) Il PRESIDENTE fa presente che l’esame degli atti in titolo procederà congiuntamente, data l’analogia di materia, fermo restando che saranno messi in votazione due distinti pareri. Ricorda altresì che su tali provvedimenti è prevista l’espressione di osservazioni da parte della 5a Commissione entro il 31 gennaio.
Riferisce il relatore CONTE (AP (Ncd-CpI)) il quale, fa presente che la sostanza dei due schemi di regolamento è pressocchè analoga, in quanto essi scaturiscono da una pronuncia del giudice amministrativo (Sentenza TAR Lazio 8 aprile 2013, n. 3527Sentenza TAR Lazio 29 gennaio 2015, n. 6438) in merito ai decreti del Presidente della Repubblica nn. 87 e 88 del 2010 nella parte in cui definiscono i quadri orari senza indicazione dei criteri. Nel ricordare che la Commissione si è confrontata in passato sul monte ore di tali istituti, tiene a precisare che gli atti in titolo costituiscono atti dovuti per sanare una situazione contestata, ma rappresentano un passaggio di transizione, tenuto conto della riforma del sistema dell’istruzione professionale attuata attraverso lo schema di decreto legislativo n. 379.
Si sofferma indi in particolare sul regolamento correttivo per quanto concerne gli istituti tecnici (Atto del Governo n. 376), evidenziando che esso introduce anzitutto un elenco di criteri per la definizione del monte ore, novellando l’articolo 5 del summenzionato decreto del Presidente della Repubblica n. 88. Delinea pertanto i suddetti criteri: razionalizzazione delle sperimentazioni didattiche; ripartizione delle ore di laboratorio in maniera tale da assicurarne una prevalenza del secondo biennio e nell’ultimo anno; conformazione dei piani di studio in base ad una quota oraria non comprimibile di sessanta minuti; ponderazione dei quadri orari tenuto conto della sostenibilità dell’impegno richiesto agli studenti e delle metodologie didattiche innovative; definizione dei piani di studio in maniera tale da assicurare complementarietà tra le diverse discipline; previsione di piani di studio con un numero di discipline e di ore adeguate al conseguimento dei risultati di apprendimento; adeguata ripartizione tra le discipline dell’area di istruzione generale e quelle dell’area di indirizzo; dimensionamento orario tale da garantire un equilibrio tra le discipline rispetto agli obiettivi di apprendimento.
Dopo essersi soffermato sull’orario complessivo annuale degli istituti tecnici, rammenta che l’attuale struttura dei percorsi di studio è articolata in un primo biennio, in un secondo biennio e in un quinto anno.
Passa indi ad illustrare le modifiche apportate dall’Atto del Governo n. 375 relativo agli istituti professionali, con particolare riferimento all’elenco dei criteri per la definizione del monte ore, analogo a quello descritto in precedenza. In conclusione, ribadisce che i due provvedimenti hanno ad oggetto la medesima materia e recano disposizioni similari.
Il seguito dell’esame congiunto è rinviato.

Nota 7 febbraio 2017, AOODGOSV 1257

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
Loro sedi
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano
Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento
Trento
Al Direttore dell’IPRASE TRENTINO
Rovereto
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua tedesca Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua ladina Bolzano
Al sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Aosta
Ai docenti di discipline matematico- scientifiche di scuola secondaria di secondo grado Statali e Paritarie
Loro Sedi
E p.c.
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
SEDE
Alla Prof.ssa Serena Bonito Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
DGSP Uff. V
SEDE

Nota 7 febbraio 2017, AOODGOSV 1257

Oggetto: Promozione e diffusione di MOOC (Massive Open On Line Courses) – Progetto SMART (Science and Mathematics Advanced Research for good Teaching) – Programma Erasmus+ Azione chiave 2 (Partenariati strategici)

1ª Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola

Il 7 febbraio la 1ª Giornata nazionale contro il bullismo e
il cyberbullismo a scuola promossa dal Ministero dell’Istruzione
nell’ambito del Safer Internet Day 2017 (#SID2017)

Evento a Roma con la Ministra Valeria Fedeli
che lancia lo spot e la campagna di comunicazione nazionale “Un Nodo Blu”

L’indagine: l’11% dei giovani approva gli insulti sui social, il 13% dichiara di aver insultato un personaggio famoso on line

Be the change: unite for a better internet è lo slogan del Safer Internet Day 2017, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione Europea che, giunta alla sua XIV edizione, si celebra quest’anno il 7 febbraio, in contemporanea in oltre 100 nazioni di tutto il mondo. Obiettivo dell’evento: far riflettere le ragazze e i ragazzi non solo sull’uso consapevole della rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuna e ciascuno nella realizzazione di internet come luogo positivo e sicuro.

In Italia l’evento collegato al #SID2017 si terrà a Roma, presso gli spazi espositivi dell’ex Caserma Guido Reni (in Via Guido Reni), a partire dalle ore 9.30, dove sarà allestita una vera e propria cittadella messa a disposizione di studentesse e studenti per dialogare con istituzioni ed esperti.

In concomitanza con il Safer Internet Day, quest’anno, si terrà la prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola dal titolo “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”. Un’iniziativa lanciata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano nazionale contro il bullismo. Le studentesse e gli studenti, gli istituti scolastici e i partner che aderiscono all’iniziativa condivideranno e rilanceranno attraverso i loro canali di comunicazione il “nodo blu”, simbolo della lotta nazionale delle scuole italiane contro il bullismo. La Giornata sarà anche l’occasione per presentare le migliori proposte didattiche in tema di prevenzione e contrasto del bullismo.

La Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, affiancata da Filomena Albano – Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dal Prefetto Roberto Sgalla – Direttore Centrale della Specialità Polizia di Stato, da Raffaela Milano – Direttrice Programmi Italia di Save The Children, da Ernesto Caffo – Presidente di SOS Il Telefono Azzurro Onlus, parteciperà all’evento di Roma insieme ad oltre mille fra studentesse e studenti e ai rappresentanti di aziende, associazioni e istituzioni partecipanti all’Advisory Board di “Generazioni Connesse”, il consorzio italiano capeggiato dal MIUR che si occupa di dare attuazione al Piano nazionale per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola.

Interverranno all’evento la Senatrice Elena Ferrara, prima firmataria del disegno di legge che punta a contrastare il fenomeno del cyberbullismo, di recente approvato dal Senato e ora passato alla Camera dei Deputati. E anche l’Onorevole Milena Santerini, presidente dell’Alleanza Parlamentare “No Hate” del Consiglio d’Europa.  

Tutte le iniziative del #SID2017 si svolgeranno sotto l’egida di Generazioni Connesse, il Safer Internet Centre Italiano, cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal MIUR, in partenariato con la Polizia Postale e delle Comunicazioni, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Roma “Sapienza”, Save the Children Italia Onlus, SOS Il Telefono Azzurro Onlus, Cooperativa E.D.I., Movimento Difesa del Cittadino, Skuola.net e Agenzia di stampa Dire.

Anche quest’anno al centro della scena ci saranno le ragazze e i ragazzi, in particolare quelli tra i 14 e i 18 anni, la cui vita sui social è stata oggetto di un’indagine sull’hate speech affidata da Generazioni Connesse a Skuola.net e all’Università degli Studi di Firenze. Dalla ricerca emerge che il 40% degli intervistati dichiara di trascorrere on line più di 5 ore al giorno. Whatsapp si conferma il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%). Per quanto riguarda il controllo della veridicità delle notizie on line, il 14% degli intervistati dichiara di non controllare mai se una notizia sia vera o falsa, un comportamento – mette in evidenza la ricerca – che rende i ragazzi “facilmente preda di titoli sensazionalistici e ‘bufale’ che possono fomentare reazioni poco ragionate e forse guidate da sentimenti di rabbia e di odio”. Altro dato da evidenziare è quell’11% di ragazze e ragazzi che dichiara di approvare insulti rivolti a personaggi famosi in virtù di una più generale “libertà di esprimere ciò che si pensa” e un 13% a cui è capitato di insultare un personaggio famoso on line. Stesso discorso si può fare sui commenti pesanti rivolti ai coetanei dove si conferma l’effetto di disinibizione dello “schermo” nel facilitare comportamenti che non verrebbero messi in atto così facilmente se si fosse di fronte all’altra persona.
Per restare connessi con il Safer Internet Day si potranno seguire i profili Facebook e Twitter di Generazioni Connesse attraverso gli hashtag ufficiali #SID2017, #Saferinternetday e #SICitalia. La campagna ‘Un Nodo Blu’ sarà invece accompagnata all’omonimo hashtag #UnNodoBlu anche sui profili social del Ministero (Miur Social).

La giornata di martedì 7 si aprirà con i saluti istituzionali della Ministra Valeria Fedeli e la presentazione del nuovo spot televisivo contro il bullismo, ideato con la collaborazione delle studentesse e degli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “S. Pertini” di Alatri, che sarà in onda proprio dal 7 febbraio sulle reti Rai, Sky, Mediaset, Mtv, Discovery e La7. Sul palco insieme alla Ministra ci saranno le studentesse e gli studenti protagonisti dello spot.

L’evento sarà l’occasione per il rinnovo del Protocollo di Intesa tra il MIUR e l’Associazione SOS Il Telefono Azzurro Onlus per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del bullismo. Grazie alla rinnovata collaborazione, l’Associazione – d’intesa con la Direzione Generale per lo Studente del MIUR – attiverà anche quest’anno interventi di sensibilizzazione per far acquisire agli alunni la consapevolezza delle problematiche connesse al disagio e favorire lo sviluppo di comportamenti prosociali.
Tra gli eventi in programma, nello spazio dedicato al dibattito e al confronto, la testimonianza di una studentessa vittima di bullismo, e l’intervento del regista Ivan Cotroneo che, assieme al cast degli attori del film “Un Bacio”, racconterà i primi risultati del tour nelle scuole “Un bacio Experience”. Nel corso dell’intera giornata, presentata dal giornalista Pablo Trincia, conduttore del programma RAI “Mai più bullismo”, si alterneranno momenti di riflessione con le principali associazioni e istituzioni che si occupano di uso sicuro del web, bullismo, cyberbullismo ed hate speech.

Anche quest’anno torneranno a farci compagnia i #SuperErrori del Web, i cartoon protagonisti della campagna nazionale di Generazioni Connesse che raggiungono ogni giorno migliaia di utenti sul web. Sette personaggi, uno per ogni rischio della rete: Chat Woman, L’Incredibile Url, L’Uomo Taggo, La Ragazza Visibile, Silver Selfie, Tempestata e Il Postatore Nero. Fra i servizi gratuiti offerti da Generazioni Connesse anche la Linea di ascolto 1.96.96, Child Helpline (anche via chat) attiva 24/7, gestita da Il Telefono Azzurro e le due linee per segnalare materiale illegale in rete (http://www.azzurro.it/it/clicca-e-segnala di SOS Il Telefono Azzurro Onlus e www.stop-it.it di Save the Children Italia Onlus). Dal 2015 il servizio ha gestito oltre 4.000 casi, di cui 273 aventi problemi o difficoltà connessi all’uso di internet e della rete.

A seguito degli interventi messi in programma dal Piano Nazionale per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola e della relativa “Call To Action” per l’anno scolastico 2016/2017, sono stati finanziati progetti per 2 milioni di euro per l’elaborazione di interventi di sensibilizzazione per la promozione di un uso consapevole della rete e la costituzione di una rete nazionale di istituzioni scolastiche per il contrasto del bullismo. La prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, ancora, sarà una delle linee prioritarie delle attività previste dal Piano Nazionale di Formazione dei docenti del MIUR che, a partire da quest’anno scolastico, vedrà il coinvolgimento di circa 16mila docenti.
Attraverso il progetto Safer Internet Centre Italia, inoltre, sono state realizzate diverse attività di formazione, online e in presenza, che hanno interessato circa 200mila studentesse e studenti e 20mila docenti in più di 2.500 scuole nell’anno scolastico 2015-2016.
Alla giornata parteciperanno attivamente anche le studentesse e gli studenti che fanno parte dello Youth Panel, il gruppo di consultazione di Generazioni Connesse creato per promuovere la partecipazione attiva dei giovani. I 40 studenti provenienti da tutte le regioni d’Italia saranno impegnati – già dal giorno precedente – in una formazione specifica sui temi del SID e del giornalismo. Le ragazze e i ragazzi, infatti, saranno a propria volta coordinatori dei loro coetanei nelle rispettive scuole, dove sono state costituite delle vere e proprie redazioni che produrranno contribuiti giornalistici che saranno diffusi attraverso i canali di Generazioni Connesse.

Durante la kermesse di martedì 7 febbraio si potranno visitare gli stand espositivi rivolti alle studentesse e agli studenti, coordinati dai rappresentanti del Consorzio e dell’Advisory Board di Generazioni Connesse, che presenteranno le attività fino ad ora svolte nell’ambito della prevenzione del cyberbullismo e dell’uso sicuro della rete e proporranno attività e laboratori di sensibilizzazione per i più giovani. In quest’area saranno anche presentatele ultime novità in termini di tutela della privacy e uso sicuro di Internet, con particolare attenzione al target studenti e docenti.

Parteciperanno i rappresentanti dei più noti social network, aziende di comunicazione mobile ed Enti pubblici: l’AICA, Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo automatico, illustrerà tra gli altri i progetti “Io clicco sicuro” e le “Olimpiadi italiane di informatica”; la Camera dei Deputatiinformerà i partecipanti sulla proposta di legge sulla prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo; il CORECOM Lombardiapresenterà lo “Sportello Help! Web Reputation Giovani”, volto alla tutela della web reputation e per un uso consapevole e prudente della rete; Facebooksensibilizzerà riguardo gli strumenti e le risorse messi a disposizione dei ragazzi per gestire i propri dati e per fare in modo che possano navigare in totale sicurezza; il Garante per la Protezione dei dati personaliparlerà dei progetti avviati dall’Autorità come “La scuola a prova di privacy”, “Social privacy – Come tutelarsi nell’era dei social network” e “Phishing: attenzione ai ‘pescatori’ di dati personali”. Sarà presente, inoltre, Canon Italia con il progetto “Fotografare consapevolmente”, con l’obiettivo di trasmettere alle studentesse e agli studenti le competenze tecniche sulla fotografia e sulle modalità di una condivisone consapevole delle immagini sulla rete. Il MIUR, in collaborazione con Canon, lancerà il concorso rivolto a tutte le alunne e agli studenti delle scuole secondarie di II grado denominato “Vita da Studente – Fotografare e condividere consapevolmente”. L’obiettivo del concorso è di raccogliere storie e prospettive originali, spaccati della vita da studente tra i banchi di scuola o in viaggio con i propri compagni; Googlecon il progetto “Vivi Internet al Sicuro”, realizzato con la collaborazione di Polizia Postale e delle Comunicazioni, di Altroconsumo e dell’Accademia italiana del codice di internet per sensibilizzare gli italiani all’utilizzo del web in sicurezza; Indigo Filmcon “Un Bacio Experience”, un progetto che unisce il mondo del cinema e quello della scuola nella lotta contro il bullismo; il Senato della Repubblicacon la “Settimana della sicurezza in rete 2017”;Samsung con Let’s App, un nuovo progetto realizzato in collaborazione con il MIUR rivolto a tutte le studentesse e a tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, per avvicinare i ragazzi al mondo delle applicazioni per dispositivi mobili; Sky Italiapresenta le attività della Sky Academy per stimolare la creatività e sostenere il talento nelle nuove generaioni; Wind Trecon la postazionedel “Quiz Multimediale”sul Safer Internet.