Ricollocazione del personale mediante processi di mobilità

Al Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione
Al Ministro del M.I.U.R alle Redazioni Nazionali e.p.c. personale  ATA

Oggetto:  Ricollocazione del personale mediante processi di mobilità.
Onorevoli Ministri On. Madia e Sen. Fedeli,  leggendo le ultime novità del Dipartimento della Funzione Pubblica in merito alla “ricollocazione del personale” mediante processi di mobilità finalmente comprendiamo il motivo del Vostro “assordante” silenzio sul personale ATA della scuola statale.  In precedenza ci fu lo stillicidio degli ex dipendenti provinciali da ricollocare con il blocco delle assunzioni in ruolo, ora iniziamo con quelli della Croce Rossa e degli Enti di vasta area e poi chissà quanti altri ancora. Ci sentiamo veramente umiliati per la scarsa, diremmo nulla, considerazione verso il nostro lavoro e la nostra categoria. Purtroppo dobbiamo ripetere discorsi già fatti; nessuno, nonostante i nostri ripetuti inviti, è venuto nelle nostre  scuole per poter capire effettivamente quali sono i nostri compiti e le nostre difficoltà e questo è il risultato: immettere a contatto di minori persone senza preparazione specifica a scapito di nostri precari ormai formati, che hanno dedicato anni a servizio dello Stato per il bene della comunità, a scapito anche delle proprie famiglie e per stipendi quasi da fame. Nutrivamo ovviamente dei dubbi vista la “voluta” dimenticanza del personale amministrativo tecnico ausiliario nella “Buona Scuola”, ma speravamo comunque in un cambiamento che non c’è stato, per cui ci vediamo costretti a notificare ai media e a tutti i nostri colleghi, e non solo a quelli precari, la triste situazione che si sta delineando e della quale potranno personalmente rendersi conto andando sul portale del Dipartimento della Funzione Pubblica:     https://www.mobilita.gov.it/.  Distinti saluti.

La Direzione Nazionale Feder.ATA

Riforma della scuola, gli “8 punti irrinunciabili” per migliorare l’inclusione

Redattore Sociale del 08-02-2017

Riforma della scuola, gli “8 punti irrinunciabili” per migliorare l’inclusione

La Fish, dopo l’audizione alla Camera, ha incontrato la ministra Fedeli, a cui ha ribadito la necessità di mettere mano ai decreti, per evitare “paurosi arretramenti” in tema d’inclusione scolastica. 43 emendamenti proposti, ma 8 sono i “punti irrinunciabili”.

ROMA. La posizione della Fish e delle sua associazioni sui decreti attuativi della Buona scuola è stata subito netta: “da rigettare”. Ma dopo la reazione a caldo, la federazione si è messa al lavoro, leggendo e rileggendo il testo ed elaborando possibili modifiche. Qualche giorno fa l’audizione presso le commissioni parlamentari competenti, lunedì scorso l’incontro con la ministra Fedeli: per ribadire, carte alla mano, che questi decreti, gli otto approvati dal Consiglio dei ministri, vanno assolutamente rivisti e corretti.

Sono 43 gli emendamenti elaborati da Fish: tutti hanno il compito di migliorare l’inclusione, che con questi decreti, così come sono stati scritti, rischia di fare un deciso e rovinoso passo indietro. Ma ci sono 8 punti, che la Fish definisce “irrinunciabili”. Sono riportati in apertura della Memoria depositata in occasione dell’audizione alla Camera, riguardano quattro degli otto decreti e hanno tutti a che fare, più o meno direttamente, con l’inclusione. Iniziamo dai 5 punti relativi all’Atto 378, ossia il decreto sull’inclusione.

Partecipazione. Sono 7 gli emendamenti Fish che chiedono la “partecipazione di tutti gli attori (persona con disabilità, famiglia enti locali e sanitari ) alla formulazione del profilo di funzionamento ed alla quantificazione delle risorse

Coerenza. Altri 6 emendamenti riguardano la “coerenza organizzativa, di contenuti e di partecipazione tra Pei e progetto individuale, e forte strutturazione degli stessi progetti attraverso il sussidio e la consulenza dei centri territoriali di supporto (CTS) e centri territoriali per l’inclusione (CTI)

Continuità. Negli emendamenti 26, 29 e 30, Fish chiede la “concreta realizzazione della continuità didattica, in particolare dei docenti per il sostegno, sullo stesso alunno con disabilità

Livelli essenziali delle prestazioni. Perché l’inclusione non si riduca a una dichiarazione d’intenti, Fish chiede, in 3 emendamenti, la “declinazione dei livelli essenziali delle prestazioni in tema di inclusione scolastica e l’espressa indicazione delle modalità per la loro piena attuazione, ivi compresa l’accessibilità e la fruibilità, indipendentemente dal tipo di disabilità, alle informazioni, attività, programmi, servizi, ausili ed ambienti”.

Non più di 22 alunni. Due emendamenti fondamentali riguardano poi una delle principali criticità ravvisate nell’atto 378 e ribadiscono la necessità di un “tetto massimo inderogabile di 22 alunni per classe di ogni ordine e grado, in presenza di uno con disabilità grave o due con disabilità non grave.

Per quanto riguarda l’Atto 377, che riguarda la formazione degli insegnanti, questo il “punto irrinunciabile” indicato da Fish: “formazione iniziale sulle didattiche inclusive per tutto il personale scolastico, in particolare per i docenti curriculari di scuola secondaria”.

In riferimento invece all’Atto 380, relativo al sistema d’istruzione integrato 0-6 anni, è per Fish “irrinunciabile” il “riconoscimento del ruolo educativo degli asili nido (0-3 anni), l’esplicitazione del diritto all’istruzione precoce sul territorio nazionale dei bambini con disabilità di età 0-6, con priorità di accesso degli alunni con disabilità, ai sensi di quanto previsto dalla legge 104/1992, in modo uniforma sul territorio nazionale”

Infine, riguardo l’Atto 384 sulla valutazione, Fish chiede con fermezza il “ripristino dei criteri di valutazione di tutti gli alunni con disabilità nella scuola del primo ciclo, secondo i principi indicati nell’articolo 16 comma 1 e 2 della Legge n. 104/992”. Il decreto, lo ricordiamo, modificava le modalità di accesso, in particolare, all’esame di licenza media, che sarebbe possibile solo in presenza di prove equipollenti. In base alla normativa vigente, invece, anche gli alunni con programma differenziato hanno il diritto di conseguire il diploma di scuola secondaria di primo grado.

Si tratta di 8 punti così “irrinunciabili” che le associazioni sono disposte a battersi in loro difesa. “In mancanza del recepimento di tali principi irrinunciabili – annuncia la federazione – la Fish e le associazioni ad essa aderenti non potranno condividere i contenuti governativi dei decreti delegati, anzi si vedranno costrette ad azioni di protesta e di contrasto per i paurosi arretramenti contenuti negli attuali schemi di decreto e per il mancato pieno recepimento pieno dei principi fissati nella lettera c) del comma 181 dell’articolo unico della legge n. 107/2015”, che definisce gli strumenti e le modalità per la “promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità e riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione”. (cl)

Lo scandalo dei bonus libri scolastici

Scuola =
on. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana):
Fa rabbia leggere titoli ‘lo scandalo dei bonus libri  scolastici, 2 anni per averli per chi non ha i soldi per comprarli”
Miur ed Enti Locali trovino soluzione.

Fa rabbia leggere sui giornali di oggi,  da il Mattino ad altri, titoli del genere “Scuole medie, lo scandalo dei bonus libri: due anni per averli”, “Lo Stato che nega i libri di scuola a chi non ha i soldi per comprarli” e nel rapporto di Save the Children  che lo Stato e le istituzioni locali fanno attendere mesi  o addirittura negano il bonus libri per i ragazzi di famiglie meno abbienti o disagiate. E l’amarezza non viene certo mitigata dal fatto che fra le poche regioni fra le migliori nel sostegno alle famiglie ci sia la Regione Puglia.
Lo afferma Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, commentando le notizie relative ai ritardi assurdi nell’erogazione alle famiglie disagiate del bonus libri scolastici
Ma come – prosegue l’esponente della sinistra –  non passa giorno senza che nei convegni e nei talk show si annuncino azioni di contrasto all’emergenza povertà e poi assistiamo a questa realtà?
Chiediamo  – conclude Fratoianni – che il Miur insieme alle regioni e ai  i comuni trovi al piu’ presto una via d’uscita concreta da questa vicenda surreale

Decreti “Buona Scuola”: si riapre il confronto

Decreti “Buona Scuola”: si riapre il confronto

I toni decisi e le posizioni ben motivate mantenuti dalle Federazioni delle persone con disabilità (FAND e FISH) nelle audizioni presso le Commissioni Cultura e Affari sociali, chiamate ad esprimere pareri sui decreti attuativi sulla “Buona Scuola”, hanno sortito i primi effetti: si apre uno spiraglio per ridiscutere i testi.

In ordine di tempo la prima apertura proviene proprio dal Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli che, assieme al sottosegretario Vito De Filippo, ha incontrato le delegazioni di FAND e FISH, raccogliendo le ribadite osservazioni critiche sui decreti attuativi e profilando possibili interventi correttivi.

La seconda apertura si è registrata nella giornata di ieri, nuovamente con le Commissioni Cultura (VII) e Affari sociali (XII): anche in questa sede FAND e FISH hanno avuto l’opportunità di sostenere ancora e più nel dettaglio l’esigenza di emendare i decreti sottoposti all’esame parlamentare. La disponibilità è di entrare nel merito delle singole correzioni proposte prima di chiudere i lavori e restituire il parere alla Presidenza del Consiglio.

L’impegno di FAND e FISH è quindi ora rivolto alla presentazione e al sostegno dei singoli emendamenti che non sono pochi, né marginali.

Da un lato si esprime una cauta soddisfazione per le aperture raccolte, ma si mantiene uno stato di mobilitazione fino al raggiungimento degli obiettivi che le Federazioni ritengono irrinunciabili per la reale qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità.

Iscrizioni on line, uno su tre sceglie gli istituti tecnici

da Il Sole 24 Ore

Iscrizioni on line, uno su tre sceglie gli istituti tecnici

 Iscrizioni on line, uno su tre opta per gli istituti tecnici, il 15,1% sceglie il professionale. Mentre il 54,6% punta sui licei. Sono i primi dati sulle domande di iscrizione on line comunicate ieri dal Miur.

I numeri
Confermato il trend di crescita dei licei, scelti dal 54,6% delle alunne e degli alunni. Erano il 53,1% nel 2016/2017. Aumentano gli iscritti al classico: sono il 6,6% a fronte del 6,1% dell’anno scorso. Lo scientifico (fra indirizzo “tradizionale”, opzione Scienze Applicate e sezione Sportiva) resta in testa alle preferenze: è scelto dal 25,1% delle studentesse e degli studenti (erano il 24,5% lo scorso anno).
Pressoché stabili le preferenze per il liceo linguistico (che conferma il 9,2%), per l’artistico (4,2% per il 2017/2018, 4,1% l’anno precedente), per quello europeo/internazionale (che conferma lo 0,7%) e per quello delle scienze umane (al 7,9% rispetto al precedente 7,6%). Licei musicali e coreutici ancora a quota 0,9%: l’indirizzo musicale sempre allo 0,8%, Coreutico sempre allo 0,1%.
Stabili nelle preferenze gli indirizzi tecnici con il 30,3% (30,4% nel 2016/2017). Il settore economico registra l’11,2% delle iscrizioni (11,4% lo scorso anno); quello tecnologico, con i suoi indirizzi, continua ad attrarre maggiormente, confermando il 19% delle scelte.
Gli Istituti professionali scendono leggermente dal 16,5% di un anno fa al 15,1% di oggi. Dal 3,9% dello scorso anno, oggi sceglie un percorso di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), presso gli Istituti professionali, il 3,5% dei neo iscritti. Stabile il settore Industria e Artigianato, che passa dal 2,1% al 2% di oggi.

Per l’edilizia scolastica 300 milioni, al via le domande degli enti locali

da Il Sole 24 Ore

Per l’edilizia scolastica 300 milioni, al via le domande degli enti locali

di Cl. T.

Da ieri, 7 febbraio, gli enti locali possono trasmettere online alla Struttura di missione per l’edilizia scolastica di palazzo Chigi la domanda per ottenere spazi finanziari per il triennio 2017-2019. È questa l’operazione #Sbloccascuole2017: 300 milioni destinati in modo specifico a interventi di ristrutturazione, messa in sicurezza e costruzione di edifici scolastici.

I termini
Gli spazi finanziari si potranno richiedere entro la data perentoria del 20 febbraio 2017 alle ore 20, accedendo al sito http://monitoraggio.anagrafeedilizia.it/. Non saranno ammesse altre forme di richiesta.

Tutte le informazioni utili sulla procedura sono pubblicate online sul sito di #Italiasicura (www.italiasicura.governo.it). «Proseguiamo sulla strada maestra tracciata dal Governo
Renzi: grazie all’impegno del nuovo Esecutivo – dichiara Laura Galimberti, coordinatrice della Struttura di Missione – gli Amministratori possono tornare a investire sulle scuole, cioè
sul futuro del territorio». Le prime tre chiamate dell’operazione #Sbloccascuole, avviata nel 2014 e ripetuta nel 2015 e 2016 hanno sbloccato quasi 800 milioni di euro per gli enti locali, che hanno finanziato circa 2.300 interventi, di cui circa 1.200 già conclusi.

Riforma istruzione professionale, dalle Regioni ok al decreto, ma va armonizzato con Iefp

da Il Sole 24 Ore

Riforma istruzione professionale, dalle Regioni ok al decreto, ma va armonizzato con Iefp

 Una delegazione della Conferenza delle Regioni ha partecipato all’audizione sulla riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione in commissione Cultura, scienze e istruzione della Camera. La delegazione era composta dagli assessori all’Istruzione Cristina Grieco (Toscana), Flavia Franconi (Vice Presidente della regione Basilicata), Valentina Aprea (Lombardia), Giovanna Pentenero (Piemonte), Bruno Marziano (Sicilia), Elena Donazzan (Veneto).
«Il decreto che vede più coinvolte le Regioni – ha spiegato Cristina Grieco, coordinatrice della commissione Istruzione, lavoro, innovazione e ricerca della Conferenza delle Regioni – è quello relativo all’istruzione professionale, vista la competenza esclusiva rimasta in capo alle Regioni sull’istruzione e formazione professionale dopo il referendum costituzionale».
«Abbiamo affrontato il provvedimento con spirito costruttivo, nel rispetto dei ruoli e delle competenze – ha continuato Grieco – per offrire ai ragazzi le migliori opportunità possibili. Ciò significa anche garantire il corretto coordinamento fra il sistema dell’istruzione professionale e quello dell’istruzione e formazione professionale. Integrazione che va quindi rafforzata per avere sempre più efficaci possibilità di scambio e connessione».

«Per quanto riguarda invece l’impianto legislativo – ha afferma Grieco – esprimiamo apprezzamento sugli aspetti didattici e organizzativi. Sono positivi anche quelli collegati all’attività del mondo del lavoro. Pertanto siamo favorevoli alle previste possibilità di usufruire di esperti del mondo del lavoro e alle attività di scuola-lavoro, a partire dalla seconda classe».
Per la coordinatrice «anche il superamento dell’iper- disciplinarietà è da accogliere con favore. Infatti la previsione di troppe discipline era causa di una eccessiva frammentazione, ciò comportava anche un aumento dell’abbandono scolastico. E’ inoltre positivo il superamento tra la sussidiarietà integrativa e quella complementare. Ora serve un sistema omogeneo. In particolare – ha ribadito Grieco – si chiede l’affiancamento ai percorsi dell’istruzione professionale di quelli dell’istruzione e formazione professionale.
Si deve tenere conto della necessità dell’allargamento alle esigenze territoriali per il rilascio delle qualifiche di formazione professionale. Serve quindi coerenza dei percorsi, e per far questo è indispensabile la partecipazione anche del ministero del Lavoro, al fine di garantire tutte e due le gambe per far camminare l’intero processo riformatore. Dobbiamo trasformare l’istruzione professionale in un motore propulsivo per il made in Italy e la nostra economia», ha concluso Grieco.

Chiamata diretta, prof in campo

da ItaliaOggi

Chiamata diretta, prof in campo

Collegio dei docenti chiamato a deliberare i criteri di scelta

Alessandra Ricciardi

Non solo un parere, ma una delibera. Un atto vincolante, quello a cui sarebbe chiamato il collegio dei docenti nel fissare i criteri a cui dovrà attenersi il dirigente scolastico nella scelta dell’insegnante. Al preside dunque la responsabilità della scelta finale, al collegio dei docenti il compito di definire il profilo dell’insegnante di cui la scuola ha bisogno. È una delle novità in merito alla chiamata per competenze che oggi potrebbe essere formalizzata nel corso dell’incontro che si terrà a viale Trastevere tra i vertici ministeriali e sindacali.

Ieri sera il dicastero era al lavoro per definire i dettagli della bozza, una prima proposta su cui intavolare la trattativa. E il condizionale è d’obbligo.

Firmato il contratto sulla mobilità, resta aperta la partita della chiamata diretta. I sindacati firmatari del contratto sui trasferimenti 2017 hanno voluto una nota a margine nella quale le parti hanno messo nero su bianco che l’intesa sulla chiamata dovrà essere pronta per la firma quando la mobilità tornerà dai controlli per il via libera. Le due cose insomma devono viaggiare insieme, in caso contrario i sindacati ritengono di avere le mani libere al punto da poter anche rifiutare l’intesa sui trasferimenti.

Un esito, questo, che nessuno però vuole. Non lo vuole il ministero guidato da Valeria Fedeli, che è impegnato a ricucire lo strappo prodottosi nella scuola con la riforma della legge 107; non lo vogliono i sindacati, Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals-Confsal, che attraverso la contrattazione puntano a sminare e mitigare la Buona scuola, non potendola abrogare. E dunque, a differenza dello scorso anno quando la trattativa saltò, questa volta sembrano esserci i requisiti perché un accordo alla fine si faccia.

Oggi dovrebbe essere illustrato un testo articolato, che dovrebbe tener conto già di alcune richieste sindacali. Sulla necessità di coinvolgere il collegio dei docenti sui requisiti di selezione c’è l’imprimatur dell’Anac, l’autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, a garanzia dell’imparzialità e trasparenza dell’operato del preside. Ora potrebbe esserci il salto di qualità, prevedendo una delibera sulle competenze richieste: sarebbe così valorizzata, ed è una richiesta sindacale che si è levata forte in queste settimana, la funzione di un organo collegiale della scuola, contrappeso di quello dirigenziale. Il preside a quel punto dunque avrebbe due vincoli, il piano dell’offerta formativa e la delibera del collegio dei docenti.

Non è escluso, è uno dei punti della trattativa, che gli insegnanti sottoposti alla chiamata per competenza possano alla fine essere anche graduati in un elenco reso pubblico così da formalizzare i motivi della scelta operata dal dirigente. Nella proposta ministeriale, sempre tre i campi di definizione dei requisiti: un elenco delle esperienze professionali, dall’insegnamento in aree particolarmente svantaggiate all’esperienza in programmi di alternanza scuola-lavoro; le esperienze organizzative, avversate dai sindacati perché ritenute estranee alla funzione docente; i titoli di studio. Tra le modalità di scelta del preside, figura anche il colloquio, previsto dalla legge 107, avversato dai sindacati e a cui l’amministrazione non vuole rinunciare. La partita è iniziata.

La laurea non serve per nidi e materne Così il senato smonta la delega 0-6

da ItaliaOggi

La laurea non serve per nidi e materne Così il senato smonta la delega 0-6

Da rivedere anche l’organico del potenziamento

Emanuela Micucci

Non potrà essere obbligatoria la laurea per insegnare nei nidi, nei servizi della prima infanzia, nelle materne. Mentre la destinazione alla scuola dell’infanzia di parte dei docenti dell’organico del potenziamento implicherà una loro diversa distribuzione fra i diversi ordini e gradi di scuole rispetto alle previsioni della Buona Scuola. Sono alcune delle osservazione dell’Ufficio Studi del Senato al decreto legislativo n.380 attuativo della delega sul sistema integrato 0-6 anni.

Il provvedimento stabilisce che dall’anno scolastico 2019-2020 la laurea in scienze dell’educazione a indirizzo specifico per educatori dei servizi per l’infanzia o la laurea magistrale a ciclo unico in scienze della formazione primaria siano un requisito necessario per l’accesso ai posti di educatore per l’infanzia.

Tuttavia, i tecnici del Senato ricordano che «continuano ad essere validi i titoli conseguiti, entro la data di entrata in vigore del decreto, nell’ambito di specifiche normative regionali» che ne hanno esclusiva competenza. Titoli che vanno dalla qualificazione universitaria a quella di livello secondario o professionale regionale, fino anche alcuni titoli in via di esaurimento, come quello di puericultrice triennale, ammessi in molti comuni. Per i titoli d’accesso per i docenti della scuola dell’infanzia i tecnici ricordano che un titolo universitario è stato introdotto con la L.41/1990 e dava accesso ai concorsi, aventi valore abilitante.

Nel 1997 un decreto ha disposto il graduale passaggio al nuovo ordinamento con la soppressione delle scuole e degli istituti magistrali, stabilendo però che i titoli di studio conseguiti entro l’anno scolastico 2001-2002 conservassero in via permanente valore legale e consentissero di partecipare ai concorsi per materna ed elementari. Tanto che il Consiglio di Stato (parere 03813/2013) ha inserito anche a questi docenti fra gli abilitati, cioè in II fascia. La laurea magistrale quinquennale a ciclo unico per l’accesso all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella primaria, che ha anche valore abilitante, risale al DM 249/2010.

Per l’insegnamento nelle sezioni primavera, infine, è stato genericamente previsto dall’accordo in Conferenza Unificata del 2007 che il personale educativo dovesse «essere fornito di specifica preparazione». Quindi, osservano i tecnici del Senato, «in mancanza di una precisa previsione normativa, sono stati i diversi soggetti gestori dei servizi a definire, a livello locale, quali requisiti e titoli di accesso dovesse possedere» questo personale. Solo l’accordo del 2013 ha precisato che per le nuove assunzioni «è opportuno procedere prioritariamente alla scelta di personale con consolidata esperienza nei servizi per l’infanzia e/o con specifico titolo di studio (laurea in scienze della formazione primaria o scienze dell’educazione)».

Altra questione: l’organico del potenziamento nelle scuole dell’infanzia statali, che il decreto gli assegna prendendo una quota parte dei docenti che costituiscono l’organico di potenziamento della L.107, senza però determinare esuberi nei ruoli regionali. Per i tecnici questo «implicherà una diversa distribuzione delle stesse risorse fra diversi ordini e gradi di scuole» e la necessità di «sostituire la tabella 1 relativa la comma 95 della L.107/2015» sulla ripartizione dei posti di potenziamento. Sul Buono nido fino a 150 euro per i lavoratori di aziende pubbliche e private i tecnici ricordano che il Bilancio 2017 ha già introdotto da quest’anno l’erogazione di un buono per il pagamento delle rette dei nidi pubblici o privati.

Per i tecnici del Senato, il termine di 6 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento «dovrebbe essere riferito all’adozione» del Piano di azione pluriennale per l’attuazione del sistema integrato 0-6 anni «e non alla predisposizione» come previsto dal decreto. Mentre in base alla sentenza 258/2016 della Consulta per definire i fabbisogni standard sarebbe incostituzionale l’individuazione di standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi 0-6 essendo una competenza regionale.

Mobilità 2017, è tutto pronto

da ItaliaOggi

Mobilità 2017, è tutto pronto

Ora la firma definitiva e l’ordinanza. Non sarà possibile scegliere tra più istituti raggruppati

CArlo Forte

Sono 15 preferenze in tutto: 5 su scuola e 10 su ambito. E un’unica domanda valida sia per la mobilità all’interno della stessa provincia che tra province diverse. Sono queste le novità più importanti contenute nell’ipotesi contratto sulla mobilità di quest’anno, sottoscritto il 31 gennaio scorso dai rappresentanti del ministero dell’istruzione e dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Snals (la Gilda non lo ha firmato). Eliminato il vincolo di permanenza triennale nella stessa provincia per i neoassunti. Nulla di fatto, invece, per la chiamata diretta che, secondo l’accordo del 29 dicembre, avrebbe dovuto costituire parte integrante del contratto sulla mobilità. O comunque avrebbe dovuto essere definita con un accordo a parte, contestuale a quello sottoscritto il 31 gennaio. I sindacati che hanno accettato di firmare l’ipotesi di accordo e i rappresentanti dell’amministrazione hanno siglato anche un ulteriore impegno, con il quale l’amministrazione si è vincolata a porre in essere le azioni necessarie a consentire la definizione dell’accordo sulla chiamata diretta, in tempo per giungere ad una firma definitiva e contestuale sia del contratto sulla mobilità che dell’accordo sulla chiamata diretta. Il testo negoziale sottoscritto il 31 gennaio, infatti, non è l’accordo definitivo.

Il contratto vero e proprio sarà firmato solo dopo il placet degli organi di controllo ai quali l’ipotesi di contratto è stata inviata per l’esame di rito. Peraltro, è prassi ormai consolidata che l’amministrazione non attenda la sottoscrizione del contratto e che proceda con le operazioni subito dopo la firma dell’ipotesi di contratto a cui viene data esecuzione con un ‘ordinanza. L’ordinanza fisserà anche i termini per la presentazione delle domande. L’ipotesi di contratto siglata il 31 gennaio prevede un diverso trattamento rispetto al precedente accordo.

Il contratto dell’anno scorso, infatti, faceva salva la disciplina precedente per i docenti già in ruolo oppure neoimmessi secondo le regole ordinarie e prevedeva l’applicazione della chiamata diretta solo per i docenti neoimmessi in ruolo sulle cattedre di potenziamento, per effetto del piano straordinario di assunzioni. Il nuovo accordo, invece, apre la possibilità di chiedere il trasferimento sull’istituzione scolastica a tutti i docenti di ruolo sia a quelli titolari su sede che a quelli titolari su ambito. Ma prevede una disciplina restrittiva per quanto riguarda il regime delle preferenze.

In primo luogo non consente di presentare due domande distinte per la mobilità nella provincia e la mobilità fuori provincia. Restrizione che, secondo la precedente disciplina, era prevista solo per i docenti della scuola secondaria di II grado, mentre adesso si applica a tutti i docenti. In secondo luogo, le nuove regole non consentono più ai prof delle secondarie di scegliere la scuola, ma solo l’istituzione scolastica. In pratica, non è più consentito scegliere di essere trasferiti in un liceo classico contenuto in un istituto superiore, ma solo nell’istituto superiore che lo comprende.

Sarà poi il dirigente scolastico a decidere in quale delle scuole incluse nell’istituto superiore il docente trasferito dovrà andare a lavorare. E ciò vale anche se le scuole sono ubicate in comuni diversi. Anche se i relativi criteri di assegnazione dovranno essere definiti con le Rsu in sede di contrattazione integrativa di istituto. In più, le preferenze analitiche esprimibili (quelle che prima concernevano le scuole e adesso le istituzioni scolastiche) non potranno essere più di 5, contro le 15 della precedente disciplina. Le restanti 10, che potranno anche non essere espresse, potranno riguardare solo ambiti territoriali. La Cgil guidata da Francesco Sinopoli ha espresso soddisfazione per la firma dell’accordo perché «tutti i docenti possono chiedere di essere assegnati direttamente alle scuole, oltre che agli ambiti; la mobilità è libera dal vincolo di permanenza triennale». Soddisfatta anche la Cisl che, per bocca della segretaria nazionale Maddalena Gissi, afferma: « Quello che abbiamo firmato è un buon contratto». Positivo anche il commento di Pino Turi, segretario della Uil scuola, secondo il quale l’accordo del 30 gennaio è «un contratto sofferto, sottoscritto grazie all’accordo politico con il ministro Fedeli del 29 dicembre scorso. Ora dobbiamo lavorare al contratto sui criteri di assegnazione dei docenti alle scuole». Soddisfatto anche lo Snals che rivendica il rispetto dei contenuti dell’accordo politico del 29 dicembre. Critica la Gilda, i cui rappresentanti non hanno firmato il contratto « perché l’Amministrazione continua imperterrita a portare avanti il progetto della legge 107/2015 di far confluire la maggior parte dei docenti nell’ambito territoriale, con conseguente chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici».

Trasferimenti interprovinciali più facili Deroga al blocco triennale e alle percentuali

da ItaliaOggi

Trasferimenti interprovinciali più facili Deroga al blocco triennale e alle percentuali

L’ipotesi di contratto sulla mobilità di quest’anno assegna alla mobilità tra province diverse una maggiore percentuale di disponibilità di posti. E prevede anche una deroga al blocco triennale della mobilità interprovinciale in favore dei neoimmessi in ruolo.

MArco Nobilio

Più chances per i trasferimenti interprovinciali. L’ipotesi di contratto sulla mobilità di quest’anno assegna alla mobilità tra province diverse una maggiore percentuale di disponibilità di posti. E prevede anche una deroga al blocco triennale della mobilità interprovinciale in favore dei neoimmessi in ruolo. Mentre fino all’anno scorso la percentuale dei posti riservati alla mobilità interprovinciale era pari al 25%, quest’anno, sindacati e amministrazione si sono messi d’accordo per elevarla di un 5% facendola passare dal 25% al 30%. Ed è stato anche eliminato il vincolo di permanenza triennale nella provincia per i neoimmessi in ruolo. L’aumento della quota di posti da riservare ai trasferimenti interprovinciali e la deroga al blocco triennale è stata convenuta tra le parti anche per arginare il contenzioso. Che vede l’amministrazione sistematicamente soccombente in giudizio anche nella fase cautelare. Contenzioso che è venuto fuori per effetto del cattivo funzionamento dell’algoritmo che ha gestito la mobilità dei neoimmessi in ruolo. Che non di rado si sono visti assegnare ad ambiti molto lontani da casa anche se muniti di maggiore punteggio rispetto ad altri colleghi più fortunati. E siccome il criterio per l’assegnazione dei posti è comunque quello del maggiore punteggio posseduto, i giudici stanno accogliendo, sistematicamente e in tutta Italia, i ricorsi presentati dai docenti interessati. Tant’è che nel contratto la tabella che reca l’ordine delle operazioni prevede espressamente che al personale oggetto di provvedimenti dell’autorità giudiziaria, non solo bisogna dare la priorità, ma è necessario che venga loro assegnata direttamente una sede di titolarità anziché un ambito. Resta da vedere se la deroga al blocco triennale della mobilità resisterà in sede di contenzioso oppure no. La legge 15/2009, infatti, preclude alla contrattazione collettiva la possibilità di derogare le norme di legge.

Tagli, il grido delle province: come si fa ad aprire le scuole di pomeriggio?

da La Tecnica della Scuola

Tagli, il grido delle province: come si fa ad aprire le scuole di pomeriggio?

Come si fa a tenere aperte le scuole di pomeriggio se gli enti locali non riescono più a pagare le bollette per l’attività scolastica ordinaria?

A chiederlo è stata Francesca Zaltieri, rappresentante Upi nel Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e Consigliere delegato per l’istruzione per la Provincia di Mantova, intervenuta il 7 febbraio all’audizione presso la Commissione Cultura della Camera sui dei decreti attuativi della Legge 107/2015.

“Tenere aperta una scuola il pomeriggio implica ovviamenteun aumento dei costi, elettricità, riscaldamento, che al momento non riusciamo a sostenere neanche per l’ordinario“, ha detto.

Zaltieri si è soffermato sul fatto che le scuole offrono un servizio fondamentale, anche per la formazione dei giovani con problemi di apprendimento: “la presenza di studenti con disabilità nella scuola italiana ha subito in questi ultimi dieci anni un incremento di circa il 40%, di cui il 25% sono ragazzi delle scuole superiori”, che sono le scuole gestite delle stesse province.

E ancora: “oggi le Province sono a metà del guado, pertanto è indispensabile che si rimetta mano a una definizione precisa di competenze e alle risorse finanziarie necessarie a rispondere a bisogni dei cittadini. Come Province vogliamo contribuire ad attuare un sistema scolastico innovativo, inclusivo e strategico che si fondi su una “nuova scuola aperta al territorio”, ma per realizzare pienamente questi principi ci occorrono le risorse per poterlo fare“.

L’Upi ha consegnato un documento alla Commissione, nel quale spiega che “i tagli operati dal Governo nelle ultime leggi di stabilità (e su cui si sta portando avanti un’azione politico-istituzionale di sistema) in relazione alla complessità del contesto istituzionale introdotto dalla legge Delrio, hanno fortemente messo in crisi il sistema delle Province, che nonostante tutto, tra estreme difficoltà, carenza di risorse e problemi di personale, ha comunque saputo garantire l’ordinaria gestione delle scuole in termini di manutenzione e di funzionamento”.

“Oggi però la situazione è di vera e propria allerta e se il Governo non interverrà quanto prima a risolvere la drammatica situazione di stallo e di emergenza che ormai riguarda tutte le Province, non sapremo veramente come garantire i servizi e assicurare la sicurezza dei cittadini”, conclude il documento delle Province.

Licei: si iscrive il 54% degli studenti

da La Tecnica della Scuola

Licei: si iscrive il 54% degli studenti

Più del 50% degli studenti che termineranno la scuola media a giugno, entreranno a settembre in un liceo. E’ quanto si ricava dai dati forniti dal Ministero a concusione delle operazioni di iscrizione.

I licei continuano ad essere in testa alle preferenze delle studentesse e degli studenti. Seguono tecnici e professionali. I primi dati elaborati dal Ministero confermano il trend di crescita degli indirizzi liceali, scelti dal 54,6% delle ragazze e dei ragazzi. Il 30,3% ha optato per un Istituto tecnico. Il 15,1% delle nuove iscritte e dei nuovi iscritti ha scelto un Istituto professionale.

Iscrizioni Grafico 2017 18
Nel 2016/17 i licei erano stati il 53,1%. Aumentano gli iscritti al Classico: sono il 6,6% a fronte del 6,1% dell’anno scorso. Lo Scientifico (fra indirizzo “tradizionale”, opzione scienze applicate e sezione sportiva) resta in testa alle preferenze: è scelto dal 25,1% delle studentesse e degli studenti (erano il 24,5% lo scorso anno). L’opzione “scienze applicate”, in particolare, sale al 7,8% rispetto al 7,6% del 2016/2017. Stabile l’indirizzo scientifico “tradizionale”: 15,6% delle scelte, erano il 15,5% nel 2016/2017. Così come l’indirizzo scientifico, sezione sportiva, scelto dall’1,6% dei ragazzi contro 1,4% di un anno fa.
Stabili nelle preferenze gli indirizzi tecnici con il 30,3% (30,4% nel 2016/2017), mentre risultano in flessione, gli Istituti professionali dal 16,5% di un anno fa al 15,1% di oggi. In articolare, il settore dei servizi scende al 9,6% dal 10,5% del 2016/2017.

Il Lazio si conferma la regione con la maggiore percentuale di iscritti ai Licei, con il 66,8%. Seguono Abruzzo (60,8%), Umbria (58,8%) e Campania (58,3%).
Il Veneto si conferma la regione con meno ragazzi che scelgono gli indirizzi liceali (45,9%) e la prima nella scelta dei tecnici (38,5%). Nei tecnici seguono Friuli Venezia Giulia (37,5%) ed Emilia Romagna (35,8%).

Si tratta di dati interessanti che dovrebbero far rilfettere sulle modalità con cui si realizza l’orientamento scolastico e sulla “percezione” che le famiglie hanno della effettiva “spendibilità” dei titoli di studio.

 

Si assentano di più gli studenti di Sicilia e Campania. I dati

da La Tecnica della Scuola

Si assentano di più gli studenti di Sicilia e Campania. I dati

Sega, bigia, filone, calia. Tanti sono i modi per definire un’assenza a scuola. Chi sono, però, gli studenti che saltano di più un giorno di lezione? Secondo quanto riporta il quotidiano “La Repubblica” che ha analizzato i dati contenuti nel Rav (cioè il rapporto di autovalutazione nelle scuole) le “migliori performance”, si fa per dire, le troviamo in Campania e Sicilia che doppiano il Veneto. Le assenze alle superiori, comunque, sono in aumento in tutta Italia. Si perde un giorno su dieci. Il record, però è detenuto dagli istituti tecnici e professionali.

n media, sono circa 73 le ore di lezione perse ogni anno dai liceali del classico (quasi 8 giorni su cento), con la Sicilia a quota 96 che doppia buona parte delle Regioni del Nord. Così allo scientifico: a contendersi il primato sono Sicilia e Campania, entrambe oltre le 100 ore di assenza (contro le 43 del Veneto, le 51 del Friuli, le 52 della Lombardia). Negli istituti tecnici, le giornate passate lontano da scuola aumentano: una su otto. E negli istituti professionali si arriva quasi a una ogni sei.

Per Benedetto Vertecchi, noto pedagogista italiano, “le assenze strategiche sono un comportamento tradizionale di chi tiene ancora alla scuola e al giudizio degli insegnanti. Mi pare però che l’aumento delle ore saltate sia dovuto ad un atteggiamento consumista dei ragazzi e poco attento dei genitori. La frequenza è noiosa, perciò si marinano le lezioni”. Per la preside del Liceo Classico Meli di Palermo, invece, “una parte delle assenze può esser dovuta alla diffusione crescente delle interrogazioni programmate: i ragazzi si assentano per stare a casa a prepararsi”.

Iscrizioni on-line, quello che devono fare le scuole

da La Tecnica della Scuola

Iscrizioni on-line, quello che devono fare le scuole

Da ieri sono chiuse le funzioni per le famiglie per le iscrizioni alle classi prime dell’a.s. 2017/2018.

Solo per i comuni colpiti dal sisma e dal maltempo è prevista una nuova finestra dal 13 febbraio al 7 marzo.

Con la chiusura delle iscrizioni on-line, si apre una nuova fase per le scuole, di destinazione e provenienza, che dovranno gestire le domande.

Riportiamo la tabella di sintesi delle attività contenuta nella nota 300 del 6 febbraio 2017:

PERIODO ATTIVITÀ
dal 07/02/2017 al 14/02/2017 le scuole di destinazione possono inserire le domande di iscrizione rimaste in sospeso accedendo dal portale SIDI a “Iscrizioni on line” (Supporto alle famiglie). Tale data è improrogabile in quanto connessa all’avvio delle procedure per la definizione degli organici.
dal 15/02/2017 le scuole paritarie hanno a disposizione nel SIDI la funzione di “Iscrizione diretta” per inserire le domande pervenute, necessaria per le scuole che non hanno aderito al sistema delle iscrizioni on line
dal 07/02/2017 al 26/02/2017 le scuole di destinazione smistamento funzioni delle domande procedono all’accettazione o ricevute tramite le apposite
dal 27/02/2017 al 01/03/2017 viene eseguita in automatico, da parte del sistema, l’accettazione d’ufficio di tutte le domande di iscrizione in carico (“Inoltrate”) alle scuole che non sono state accettate
dal 02/03/2017 per tutte le scuole è a disposizione nel SIDI la funzione di “Iscrizione diretta” per inserire le domande pervenute
dal 13/03/2017 al 16/03/2017 viene chiusa a tutti gli utenti (scuole/CFP) l’area “Gestione iscrizioni”, per consentire la migrazione di tutte le domande di iscrizione sui codici scuola validi per l’anno scolastico 2017/2018
a partire dal 17/03/2017 vengono nuovamente messe a disposizione delle segreterie scolastiche le funzioni SIDI per la gestione delle iscrizioni