I criteri e le modalità di valutazione dei dirigenti scolastici devono tornare alla contrattazione

I criteri e le modalità di valutazione dei dirigenti scolastici devono tornare alla contrattazione come prevede l’Accordo del 30 novembre 2016

L’analisi della Struttura Nazionale di Comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL evidenzia le gravi criticità del sistema costruito dall’Amministrazione per la valutazione dei dirigenti e denuncia le criticità e i limiti di una procedura iniqua, non trasparente e inaffidabile.

Il 20 febbraio 2017 si è tenuta la riunione della Struttura Nazionale di Comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL.

La relazione e il dibattito hanno analizzato tutti i Piani Regionali di valutazione dei dirigenti scolastici formulati dai Direttori Generali Regionali. Gli obiettivi regionali, la composizione dei nuclei, il rapporto previsto fra i nuclei e i dirigenti scolastici e perfino la formazione in corso confermano come sia dannoso per i lavoratori e per la qualità e l’utilità della valutazione affidare al solo datore di lavoro la definizione dei criteri e delle modalità di valutazione dei dirigenti scolastici.

Di seguito l’ordine del giorno della riunione.


Ordine del giorno della Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL
20 febbraio 2017

La Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici della FLC CGIL, riunita a  Roma per discutere sul processo di  valutazione in corso di implementazione per i dirigenti scolastici, ha analizzato tutti i Piani Regionali di valutazione dei dirigenti scolastici 2016/17-2018/19 prendendo in considerazione gli obiettivi regionali individuati dai Direttori Regionali, il numero di nuclei regionali e dei dirigenti assegnati ad ogni nucleo, la  composizione dei nuclei con riferimento alle tipologie di coordinatori e componenti e alle loro caratteristiche ed esperienze professionali, la distribuzione  nei diversi nuclei degli esperti esterni.

La Struttura Nazionale di Comparto ha analizzato la Nota esplicativa n.2 del 7 febbraio 2017 contenente le modalità di valutazione e i documenti predisposti dal MIUR, valutando l’impatto dell’intero processo sul lavoro dei dirigenti e i suoi possibili esiti.

La struttura Nazionale di Comparto ha infine esaminato e discusso gli esiti del confronto sulla valutazione realizzato nelle ultime settimane in quasi tutte le regioni, fortemente partecipato da moltissimi dirigenti scolastici iscritti e non iscritti alla FLC CGIL.

Tutti gli elementi emersi rendono chiaro che questa valutazione, costruita come una procedura premiale e classificatoria, con riflessi sulla retribuzione dei dirigenti scolastici, non potrà essere trasparente, equa ed affidabile. L’assenza di tali caratteristiche renderà inaccettabili per la categoria gli esiti del procedimento di valutazione e rischierà di travolgere un processo che pure presenta alcuni elementi non negativi, soprattutto per quanto riguarda il profilo della dirigenza scolastica delineato dai documenti prodotti.

Stando alla descrizione delle azioni del dirigente scolastico che i materiali del MIUR propongono, emerge infatti con tutta evidenza il profilo di  un leader educativo e gestionale, incardinato in una comunità professionale e sociale, che promuove processi, condivide relazioni e obiettivi, contribuisce al successo formativo degli alunni in maniera decisiva gestendo risorse e attività.

Il primo punto critico del sistema di valutazione è costituito dalla distanza incolmabile fra quel profilo e le condizioni reali di esercizio delle attività del dirigente. L’immagine ideale che emerge dai documenti di valutazione non trova corrispondenza nel lavoro quotidiano del dirigente e non trova alcun riscontro con gli obiettivi che gli sono stati attribuiti. Se si escludono i quattro obiettivi nazionali, coerenti con il lavoro del dirigente, gli obiettivi regionali e quelli estrapolati dal RAV della scuola non hanno nulla a che fare con le azioni che il dirigente programma e realizza, appaiono prevalentemente  finalizzati a condizionare  le scelte dei dirigenti e delle scuole autonome (ad esempio l’adesione alle reti di ambito o il miglioramento dei risultati delle prove INVALSI) e contribuiscono ad aumentare il senso di insoddisfazione e di frustrazione dei dirigenti scolastici.

Questa condizione è poi aggravata dal grande ritardo con il quale sono stati assegnati o integrati gli incarichi dirigenziali (contestato in qualche caso dalla Corte dei Conti competente per la regione), dalle problematiche  derivanti dalla trasformazione delle priorità del Piano di Miglioramento della scuola in obiettivi assegnati al dirigente, da obiettivi regionali che in molti casi non sono di alcuna rilevanza rispetto al territorio di riferimento e dai questionari, di apprezzamento del dirigente da parte dei docenti e del personale ATA, al momento non ancora  pubblicati.

Il secondo insuperabile punto critico è l’estrema disomogeneità dei nuclei di valutazione che sono stati costituiti. Si va da un rapporto massimo di dirigenti per nucleo di 46 ad un rapporto minimo di 12; in qualche regione i coordinatori sono gli stessi in tre o quattro nuclei e in una regione perfino in cinque nuclei; ci sono regioni con esperti esterni in ciascun nucleo e regioni con nessun esperto esterno; alcuni esterni sono in nuclei di più regioni (anche in tre), diversi esperti hanno esperienze di lavoro e di studio del tutto estranee alla scuola; molti dirigenti scolastici coordinatori o componenti dei nuclei sono impegnati in reggenze; in diverse regioni ci sono dirigenti assunti con l’ultimo concorso e qualcuno perfino in anno di prova; in diverse  regioni sono presenti  come esperti docenti distaccati negli USR che non hanno superato l’ultimo concorso per dirigenti scolastici; in alcune regioni risultano inspiegabilmente esclusi dai nuclei dirigenti scolastici con  molti anni di esperienza e sono presenti invece dirigenti neo assunti.

In molte regioni gli atti relativi al procedimento amministrativo di costituzione dei nuclei – avvisi di disponibilità, costituzione di commissioni per gli elenchi degli idonei, definizione di criteri per la scelta dei coordinatori e dei componenti, proposte del coordinatore del servizio ispettivo, curriculum dei valutatori, scelte operate dal Direttore Generale – non sono stati pubblicati o mostrano che i criteri sono stati decisi dopo l’acquisizione delle disponibilità, con conseguenti gravi vizi di legittimità e assenza di rispetto delle norme sulla trasparenza e l’anticorruzione.

Il quadro generale dei nuclei di valutazione contraddice le Linee guida che prevedevano che dovesse essere assicurata l’equità del procedimento e getta una luce inquietante sulla competenza, sull’esperienza e sulla terzietà di alcuni dei valutatori la cui scelta poco trasparente determina una critica generalizzata a tutta la procedura che si estende ingiustamente a tutti i valutatori.

Tutte le criticità evidenziate, riconducibili all’esclusiva responsabilità del MIUR che non ha inteso condividere attraverso un confronto contrattuale la scelta dei criteri e delle modalità di valutazione del lavoro dei dirigenti, rischiano di compromettere irreparabilmente un processo che deve invece essere utile per il miglioramento della scuola.

La Struttura Nazionale di Comparto ritiene perciò indispensabile che sulla valutazione si investano le risorse necessarie per dotare il sistema scolastico di un adeguato corpo di dirigenti tecnici e scolastici competenti ed esperti, in grado di supportare le scuole e tutte le sue professionalità e di contribuire, attraverso la valutazione, al miglioramento del lavoro nella scuola.

La Struttura di Comparto ritiene inoltre che sulla valutazione dei dirigenti scolastici in corso sia indispensabile trovare immediatamente una soluzione che, non contraddicendo la necessità di una procedura di valutazione efficace e condivisa, escluda inaccettabili ricadute reputazionali, classificatorie e retributive sul lavoro dei dirigenti scolastici.

Roma, 20 febbraio 2017

SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE DISCIPLINA DELLA SCUOLA ITALIANA ALL’ESTERO

CONSIDERAZIONI DI UN GRUPPO DI LETTORI MINISTERIALI IN SERVIZIO PRESSO LE UNIVERSITÀ ALL’ESTERO SULLO SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE DISCIPLINA DELLA SCUOLA ITALIANA ALL’ESTERO (383)

Manchester By The Sea, di Kenneth Lonergan

“Manchester By The Sea”, un film di Kenneth Lonergan

di Mario Coviello

Mare, fuoco, rabbia e dolore

Manchester è una piccola lingua di terra bagnata dal mare e da tanta pioggia, dove le famiglie si ritrovano a vivere una vita semplice, fatta di stagioni che si rincorrono. Tra terra e mare vive anche la famiglia Chandler, in bilico tra il volersi ritrovare e la paura degli affetti un tempo perduti, che hanno spezzato qualcosa di impossibile da riparare. Lee Chandler (Casey Affleck) dalla sua Manchester è fuggito e ora fa il portiere tuttofare di un caseggiato a Boston tra casalinghe disperate e tubi da riparare. L’ombra della morte sembra però volerlo rincorrere. Il fratello maggiore Joe (Kyle Chandler) muore all’improvviso e lo riporta di nuovo a casa. Nel paese lui è “quel” Lee Chandler, che provoca ancora sussurri di riprovazione. Joe ha lasciato un figlio sedicenne Patrick (Lucas Hedges), e Lee non ha scelta deve occuparsi di lui.

Manchesterr by the Sea è il terzo film di Kenneth Lonergan, ha ricevuto ovunque grandi consensi, in Italia è stato applaudito al Festival di Roma, ed è tra i grandi favoriti per l’Oscar mentre Casey Affleck, nei panni di Lee, ha trionfato ai Golden Globes.
Capita difficilmente di vedere nello stesso film una dose così violenta di dolore e sventura unita a grande sobrietà. In questo senso “Manchester by the Sea” è un film raro, in cui i personaggi combattono con l’amore, i sentimenti, l’espressione di qualsiasi emozione profonda, per sopravvivere.

Il dolore trattenuto, la rabbia pronta a esplodere, il desiderio di alienazione e il continuo riaffacciarsi dei rimorsi scorrono sul viso del protagonista Lee, facendo crepe nella corazza di ghiaccio da cui si è lasciato avvolgere il giorno in cui, a causa di un errore fatale, la sua vita è andata in frantumi. Lo seguiamo mentre sbriga le formalità che seguono la morte di qualcuno: i documenti da firmare, la visita alle pompe funebri, l’apertura del testamento in cui scopre con sgomento di essere stato nominato dal fratello tutore di Patrick. E intanto i ricordi lo assalgono, sotto forma di flashback: una moglie giovane, due figlie e un terzo appena nato. Fino all’ultimo tassello, quello che trasforma l’immagine di una quotidiana, banale felicità in un paesaggio da incubo.

“Manchester by the Sea” è tanto sincero e attento alla misura da riuscire a usare il ralenti, o un commento musicale che prevede l’Adagio di Albinoni senza scadere nella retorica. Merito anche di una sceneggiatura che, nel raccontare il rapporto fra Lee e Patrick, tanto impreparati alla convivenza forzata da risultare a tratti divertenti, riesce ad alleggerire il dramma senza snaturarlo, anzi restituendogli quell’ambivalenza dei sentimenti che è propria della vita vera. In “Manchester by the Sea” la dolce malinconia assume un sapore profondamente amaro, lancinante, di quelli che ti logorano dentro e il regista di ‘Conta su di me’ è abilissimo nel rendere le varie sfumature attraverso Lee, ma anche tramite le scelte di vita, i silenzi e l’espressività del personaggio a cui dà volto la Williams, moglie di Lee. I due si amavano , poi un tragico evento ha creato una frattura che non ha fatto però dimenticare certi sentimenti. Ad aggiungere note malinconiche e al tempo stesso di fuga ci pensa il paesaggio. Il film è stato girato a Cape Ann, dalla fine di febbraio a maggio e grazie alla macchina da presa ci si perde nei promontori che affacciano sull’oceano.

L’Europa fatta dagli Erasmus: in 30 anni 4 milioni, «in futuro 40 milioni»

da Il Sole 24 Ore

L’Europa fatta dagli Erasmus: in 30 anni 4 milioni, «in futuro 40 milioni»

di Marzio Bartoloni

 Nel 1987 i pionieri dell’Erasmus furono appena 3.244 partiti da 11 Paesi. Da allora, in trent’anni, oltre 4 milioni hanno fatto le valigie per studiare in un ateneo di un altro Paese europeo riportando poi a casa esperienze non solo formative, che in alcuni casi hanno cambiato il corso della loro vita: c’è chi dice che siano quasi un milione i bambini nati grazie agli incontri durante il programma di studio più famoso d’Europa. E ora, come ha annunciato il sottosegretario alle Politiche Ue agli stati generali della generazione Erasmus a Roma, Sandro Gozi c’è l’idea sostenuta dal Governo italiano di decuplicare le risorse «per portare nei prossimi 30 anni a 40 milioni gli studenti coinvolti».

L’Italia e l’Erasmus
Gli italiani a essere partiti in trent’anni sono oltre 350mila, a cui aggiungere anche 100mila tra docenti e alunni delle superiori che hanno preso parte a esperienze di mobilità (dal 2007). Nel 2016 l’Italia ha accolto oltre 20mila partecipanti al programma (quinto paese di destinazione) e ha mandato all’estero 29.780 persone coinvolte in progetti di scambio. Stime calcolano un indotto per l’Italia da Erasmus pari a 147 milioni di euro nel 2014. Per il 2017 l’Unione europea ha stanziato 2 miliardi e 157 milioni di euro, circa 300 milioni in più rispetto al 2016. I fondi destinati a Erasmus+ nel bilancio 2017 rappresentano appena l’1.3% del bilancio annuale totale. I fondi saranno così divisi: all’istruzione e formazione andranno 1,9 miliardi; alla gioventù 209,1 milioni; all’azione Jean Monnet 10,8 milioni; allo sport 31,8 milioni. Sul fronte universitario, per l’anno accademico 2016/2017 l’Agenzia Indire ha accolto 244 candidature da parte di atenei e istituti per le attività di scambio previste con i paesi del programma, che includono gli Stati membri insieme a Islanda, Turchia, Liechtenstein, ex Repubblica di Macedonia.

L’idea di estendere il programma
«Il progetto Erasmus è la più grande storia di successo dell’Europa, che non fa l’Europa ma gli europei. Il progetto in 30 anni è cresciuto, ma va rafforzato di più:il nostro impegno è affinché nel bilancio 2020-2026 le risorse stanziate passino da 2 a 20 miliardi», ha spiegato il sottosegretario Gozi. «Lavoreremo per dare un’accelerata al progetto Erasmus, oggi riservato solo all’1,2% della popolazione giovanile interessata», ha aggiunto il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli. Che vuole allargare la platea degli studenti coinvolti: «Se in passato questo programma è stato un miraggio per giovani appartenenti a famiglie con redditi bassi, non vogliamo sia più così». Per la ministra, inoltre, le possibilità di partecipazione dovrebbero aumentare anche in termini anagrafici, «estendendole quindi alle giovanissime studentesse e ai giovanissimi studenti delle scuole». L’esperienza Erasmus tra l’altro ha una influenza positiva sullo spirito imprenditoriale: «In Italia, il 32% degli studenti con tirocinio Erasmus è intenzionata ad avviare una start-up, il 9% l’ha già realizzata», avverte Giovanni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano. Che sottolinea come per il 93% degli imprenditori europei «sono strategiche le esperienze trasversali acquisite dalle risorse che vantano una mobilità internazionale nel proprio background». Tra l’altro da un’analisi svolta dalla Commissione Ue sull’impatto di Erasmus emerge – osserva Brugnoli – che gli studenti dei Paesi del Sud Europa hanno maggiormente beneficiato delle mobilità, riducendo i tempi di disoccupazione.

Fuga dalla scuola ventimila insegnanti in pensione nel 2017

da la Repubblica

Fuga dalla scuola ventimila insegnanti in pensione nel 2017

Salvo Intravaia

Boom di pensionamenti nella scuola: il 50 per cento in più in appena dodici mesi. Secondo i dati provvisori forniti dal ministero dell’Istruzione, per il prossimo mese di settembre si profila una vera e propria fuga dalla cattedra. Il tutto, mentre la riforma Fornero comincia ad allentare la presa su maestre e professori, sempre più anziani. E chi può, lascia il posto ai colleghi più giovani.

«Che sistema scolastico è quello attuale? — si chiede Marilina Aiello, docente di Matematica in un liceo di Palermo — Non è certamente il treno che ho preso all’inizio della carriera. I continui cambiamenti in corso d’opera degli ultimi anni non fanno lavorare bene. Mancano indicazioni precise e ogni sei mesi c’è una novità. Per questo chi può va via».

In poco più di un quindicennio, la scuola italiana è stata interessata da ben quattro importanti riforme: Berlinguer, Moratti, Gelmini, Giannini. Con slanci in avanti e passi indietro ad ogni cambio di esecutivo. E con i docenti costretti ad inseguire le novità. Si va via anche per “colpa” dei genitori? «Quelli che sanno tutto — spiega Antonietta Bartolomucci, 62 anni, insegnante di scuola dell’Infanzia in un istituto comprensivo del frusinate — sono in aumento, ma per fortuna parecchi genitori ancora si affidano alla scuola. Mi mancherà il rapporto con i bambini, ma sento che è venuto il momento di andare via: troppi alunni in classe, tutto troppo complesso. Per non parlare delle strutture che accolgono le sezioni, non sempre adeguate ».

A settembre, saluteranno definitivamente la cattedra 2.594 insegnanti di scuola dell’infanzia, 5.807 maestre di scuola primaria, 5.378 che insegnano alla media e 6.436 professori del superiore. In tutto, 20.215 docenti, il doppio del 2013 quando la legge Fornero entrò in vigore. L’anno scorso furono in 13.454 a passare la mano.

«Il dato numerico — dice Pino Turi, della Uil scuola — non mi meraviglia: la maggior parte degli insegnanti di oggi è stata assunta negli anni Ottanta e sta maturando i requisiti per andare in pensione. Ma restare nella scuola, oggi, non è facile».

«La fuga dalla scuola è un segnale profondo del disagio che il docente vive — aggiunge Lena Gissi, della Cisl scuola — La mortificazione alla quale è sottoposto il personale, produce indifferenza e disaffezione. Ora bisogna invertire la tendenza».

Con tutti questi pensionamenti il rischio è quello di trovarsi alla disperata ricerca di docenti da mandare in cattedra. Anche se dal ministero rassicurano: «Il grosso dei 63.712 posti del concorso 2016 deve ancora essere assegnato e ci sono ancora alcune graduatorie provinciali da svuotare. Stiamo inoltre già lavorando per il prossimo anno». Inoltre, i docenti più anziani di sempre (età media di 51,5 anni) si avvicinano ai requisiti della legge Fornero e aumentano le uscite. E per il 2018 sono previsti 30mila pensionamenti.

Presidi, dal 2011 hanno guadagnato troppo: il Mef ora vuole indietro fino a 12mila euro

da La Tecnica della Scuola

Presidi, dal 2011 hanno guadagnato troppo: il Mef ora vuole indietro fino a 12mila euro

Il Mef ha inviato una lettera a 600 dirigenti scolastici del Veneto per chiedere la restituzione di somme importanti: a qualcuno sono stati chiesti oltre 12mila euro.

La decisione di chiedere ai presidi di restituire le somme, riportata dal Giornale.it, è stata presa dal ministero dell’Economia e delle Finanze dopo aver appurato un errato calcolo nelle loro retribuzioni a partire dal 2011.

“Hanno percepito stipendi più alti del dovuto – spiega il quotidiano – ma non per volontà loro. A monte di tutto sta il ritardo nel rinnovo del contratto integrativo regionale dei dirigenti scolastici. I presidi negli ultimi anni sono stati pagati secondo il contratto del 2011. Poi sono stati fatti i rinnovi e i nuovi contratti prevedevano al ribasso la retribuzione di risultato e di posizione”.

E ora il ministero vuole “pareggiare” il conto. “Dalla ricezione della lettera i dirigenti hanno tempo trenta giorni per decidere se pagare in un’unica soluzione o se rateizzare. Grazie tante, se si pensa che a una preside di Padova è stata richiesta la restituzione di 12 mila euro”.

“La retribuzione dei presidi ha una parte fissa e una variabile spiega al Giornale, Gianni Maddalon presidente sezione Treviso e Belluno di Anp Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, in Veneto non si è chiusa la contrattazione annuale della parte variabile e quindi hanno continuato a pagare le retribuzioni come prima. Questo per inerzia della burocrazia statale”.

Ogni Regione ha il proprio Ufficio scolastico regionale che contratta con le organizzazioni sindacali. «Ma la parte variabile non è stata aggiornata per ritardo del ministero – continua Maddalon – ora si sono svegliati e di colpo chiedono la restituzione, in modo poco rispettoso: alcuni hanno ricevuto un avviso con la possibilità di rateizzazione e altri mi dicono hanno trovato nel cedolino il recupero delle somme”.

Ora la sezione veneta dell’Associazione nazionale minaccia il ricorso. “A causa di ritardi ed errori delle amministrazioni competenti – incalza Licia Cianfriglia, vicepresidente Anp si sta verificando la situazione critica di alcune regioni, tra cui il Veneto e non solo”.

Le prime lettere sono arrivate ad alcuni presidi di Padova e Vicenza, ma tempo pochi giorni e arriverà a tutti, compresi quelli andati in pensione negli ultimi anni. Sembra, infine, che alcune lettere dello stesso tenore stiano arrivando anche ai capi d’istituto della Calabria. Quindi, la richiesta di restituzione delle somme assegnate in eccesso potrebbe presto estendersi a livello nazionale.

Vale la pena ricordare che i dirigenti scolastici percepiscono, in media, attorno ai 64mila euro lordi, mentre gli altri dirigenti della P.A. si attestano sui 90mila e il comparto privato oltre 110mila euro.

Classifica stipendi PA, docenti e Ata in fondo: il nuovo contratto non cambierà le cose

da La Tecnica della Scuola

Classifica stipendi PA, docenti e Ata in fondo: il nuovo contratto non cambierà le cose

Sono i dipendenti della scuola a percepire le retribuzioni medie pro-capite più basse all’interno della pubblica amministrazione.

La conferma arriva dai dati dell’Aran aggiornati al 2015, ripresi dall’agenzia nazionale Ansa.

Nella tabella dei comparti contrattualizzati della P.A. (riportata qui sotto), l’agenzia che rappresenta la parte pubblica distingue tra voci stipendiali (stipendio, retribuzione di anzianità, tredicesima, indennità integrativa speciale) e voci accessorie (indennità fisse, straordinari, premi di produttività, indennità di turno, disagio ed altre competenze accessorie). Per quanto riguarda i trattamenti accessori, l’Aran indica anche il peso, in percentuale, sullo stipendio totale medio percepito.

Ebbene, se si guarda allo stipendio base, ai docenti (meno di 30mila euro annui), agli Ata (in fondo alla classifica per categorie con non molto più di 20mila euro annui lordi) e ai dirigenti scolastici (circa 64mila euro, molto meno dei colleghi della PA e del privato) non spetterebbe la maglia “nera”, perché i dipendenti delle Regioni, degli Enti locali, dei ministeri e degli enti locali percepiscono meno dei 25.077 euro lordi medi assegnati ai dipendenti della scuola.

Il problema è che siccome la Scuola è la Cenerentola delle voci accessorie, con appena 3.266 euro annue medie (pari ad appena il 12% dello stipendio finale), il compenso complessivo che ne deriva fa sprofondare proprio i lavoratori che operano nei nostri istituti scolastici: appena 28.343 euro lordi, a fronte di oltre 29mila per i dipendenti delle regioni e dei ministeri. Poi, si sale a 35mila per quelli delle Agenzie fiscali e le Accademie; oltre 38mila per chi è assunto nella Sanità, fino agli oltre 57mila e addirittura quasi 85mila euro per i “fortunati” impiegati, rispettivamente, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e le Autorità indipendenti.

A breve, nel 2017, arriverà il nuovo contratto? Cosa cambierà per la Scuola? È subito bene dire che dovrebbe cambiare la percentuale delle somme, con quella accessoria destinata ad avere un maggiore peso. Anche se per i docenti non sarà facile trovare la modalità, visto anche le tante polemiche che si sono venute a determinare a seguito dell’arrivo del Comitato di valutazione e della scelta finale sul “merito” annuale comunque affidata dalla L.107/15 al dirigente scolastico.

Sulla consistenza dei compensi, in ogni caso, non dobbiamo aspettarci grosse novità: i fondi per il nuovo contratto, previsti dalla Legge di Stabilità, non verranno assegnati in misura diversificata ai vari ministeri. I più meritevoli percepiranno una quota accessoria maggiore, ma si tratta comunque di cifre non altissime (attualmente in prevalenza sotto i mille euro), ma le medie non muteranno granché.

 

Insomma, la scuola continuerà a posizionarsi all’ultimo posto per compensi percepiti. O giù di lì.

 

STIPENDIO BASE      VOCI ACCESSORIE (%)     TOTALE

Scuola                        25.077                  3.266 (12%)                28.343

Regioni – enti locali      23.744                  5.313 (18%)                29.057

Ministeri                     22.972                   6.816 (23%)                29.788

Agenzie fiscali             24.128                  11.322 (32%)               35.449

Accademie                  32.050                  4.386 (12%)                 36.436

Sanità                         29.951                 8.670 (22%)                 38.621

Enti di ricerca              35.119                  6.016 (15%)                41.135

Enti non economici      26.211                  16.081 (38%)               42.292

Università                   36.662                   6.423 (15%)                43.085

Presidenza Cdm          30.708                   26.904 (47%)               57.621

Autorità indipendenti   66.875                   18.075 (21%)               84.950

Presidi e insegnanti presi a schiaffi: ma perchè?

da La Tecnica della Scuola

Presidi e insegnanti presi a schiaffi: ma perchè?

Dei recenti casi di violenza nei confronti dei docenti e di altro ancora parliamo con Laura Biancato, che presso il Ministero si occupa di innovazione digitale ed è dirigente del nuovo sindacato Dirigentiscuola.


Domanda

I casi di insegnanti malmenati o comunque aggrediti da genitori di alunni sembrano sempre più frequenti. Cosa ne pensa?

 

L. Biancato
Si tratta di un segnale preoccupante, che va ben oltre gli episodi specifici. Non credo di banalizzare se affermo che stiamo assistendo ad un progressivo decadimento dei comportamenti, in particolare nel rispetto reciproco.
Per quanto riguarda il rapporto della scuola con le famiglie, mi pare che il verificarsi sempre più frequente di aggressioni, verbali e fisiche, nei confronti dei docenti e dei dirigenti scolastici, sia il sintomo di un cattivo rapporto con le istituzioni, che si sfoga dove c’è maggiore esposizione e minore difesa. Il personale della scuola è in prima linea e non è tutelato. Spesso è solo il terminale di disservizi che investono responsabilità più alte.

 

Insomma, lei vuol dire che nel rapporto scuola-famiglia stiamo andando troppo in là?


L. Biancato
Esattamente: l’ingerenza dei genitori (ma direi, più in generale, dell’opinione pubblica) nella scuola ha travalicato negli ultimi anni il diritto alla rappresentanza e alla partecipazione. Basta leggere i quotidiani per scoprire che chiunque può improvvisarsi pedagogista o amministratore scolastico e sparare a zero sulla scuola.
Questo clima di sfiducia, alimentato dai media, sta portando a conseguenze davvero gravi.
Se il nostro sistema scolastico va migliorato, cosa della quale tutti ci rendiamo conto, non è questa la strada. Fomentare il sospetto e l’accusa indiscriminata, giustificare gli atteggiamenti aggressivi con disservizi a volte evidenti,  non fa che complicare la situazione.
Ultimamente si  verificato anche il caso di un preside aggredito nel suo ufficio.  Nei social abbiamo letto commenti  sgradevoli, come per esempio:  “Qualche preside se le merita proprio”. Le verrebbe da ribattere che anche qualche insegnante se le meriterebbe?


L. Biancato
Certamente no! Ciascun professionista della scuola,  dirigente scolastico o docente o amministrativo o ausiliario, dovrebbe sentirsi parte di un unico sistema e contribuire a migliorarlo. Recentemente si sta creando un fenomeno che a mio avviso dovrebbe preoccupare ancor più della distorta percezione esterna: all’interno della scuola si vive un “tutti contro tutti”. Come se non si dovesse agire nella medesima direzione. Non sta certo a me indagare sulle cause di questo fenomeno, ma posso dire che è necessario invertire la rotta prima che sia troppo tardi, a maggior ragione in un momento in cui l’opinione pubblica non dimostra una grande fiducia nel sistema. All’interno di ogni istituto, dal dirigente al collaboratore scolastico, la modalità di lavoro dovrebbe essere quella della squadra. Ruoli definiti, strategie condivise, tutti verso l’obiettivo di operare per il bene dei nostri studenti.
Perché, secondo lei, nei social emerge questa insofferenza sempre più diffusa  nei confronti dei presidi ?
L. Biancato
Oltre al clima negativo che si è creato al di fuori, internamente alla scuola si percepisce un disagio professionale diffuso, effetto della sempre più elevata complessità che il servizio scolastico richiede. Questo investe tutti i profili.
Il periodo non è dei migliori in particolare per i dirigenti scolastici, investiti di enormi responsabilità e sprovvisti di strumenti operativi adeguati (la legge 107 viene depauperata, anzichè rafforzata, da scelte contrattuali).
Proprio su di loro si concentra l’attacco dei media, responsabili a mio avviso di alimentare un clima di sospetto e sfiducia, quando dipingono i presidi come potenziali corrotti e corruttori, che approfittando dell’autonomia scolastica (peraltro sempre più debole a livello normativo!) perseguirebbero interessi personali.
Lo sfogo contro i presidi, sui social è, insieme,  l’effetto del clima esterno e delle dinamiche interne alla scuola.
La nostra testata ha più volte parlato degli stipendi dei dirigenti scolastici.
Nonostante i numeri che abbiamo fornito,  nei social si continua a parlare di stipendi di molte migliaia di euro mensili. Perché secondo lei?

 

L. Biancato
Proprio perchè si tenta di individuare un unico capro espiatorio, i media arrivano al paradosso di diffondere notizie esilaranti sui  fantomatici “poteri”  dei presidi e sul loro stipendio, che è invece facilmente reperibile dai curriculum pubblicati per legge sui siti delle scuole. Mediamente un dirigente scolastico percepisce 2.500 euro netti omnicomprensivi e non ha rimborsi spese o altre premialità. Prende poco più della metà del corrispondente livello della dirigenza pubblica, che ha però un decimo delle responsabilità.


A fronte delle responsabilità che hanno i dirigenti scolastici hanno però visto accrescere i loro poteri, almeno stando a quanto si legge


L. Biancato
Direi che non è proprio così.  I compiti del preside non sono più legati solo alla didattica e all’organizzazione; oggi, dev’essere insieme ingegnere, avvocato, pedagogista, manager, psicologo… eppure non ha margini decisionali che gli consentano di rispondere alle esigenze della propria utenza.
I genitori sono ancora convinti (e i giornali, purtroppo, contribuiscono alla disinformazione) che un dirigente scolastico possa assumere e licenziare gli incapaci, ma non lo faccia per incuria; oppure che possa “aggiustare” gli edifici cadenti, ma non se ne preoccupi più di tanto. Che, appunto, guadagni al pari di un dirigente pubblico e abbia meno responsabilità, quando invece è esattamente il contrario. A chi giova non fare chiarezza? Domandiamocelo. La risposta sta nei numeri. I presidi sono poco più di seimila; il personale della scuola ammonta a quasi un milione di addetti. Scaricare le colpe su pochi è molto più semplice.

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da Tuttoscuola

Calendario scolastico 2017: vacanze di Pasqua, ponti, esami e vacanze

Un anno anno si è appena affacciato e la vita scolastica ha ripreso la sua routine. A renderla un po’ meno pesante, soprattutto per gli studenti, il pensiero che il 2017 sarà un anno pieno di ponti. Tuttoscuola riepiloga il calendario scolastico 2016/17 con un riassunto delle date di tutti gli eventi scolastici che lo vedranno protagonista. Ricordiamo che le scuole non sono tenute a rispettare per filo e per segno questo calendario, ma potranno decidere cosa fare in base al principio dell’autonomia scolastica.

Calendario scolastico: data esame di maturità 2017

Il via all’esame di Stato di quest’anno è stato già fissato per il prossimo 21 giugno 2017, data della prima prova. La seconda si svolgerà invece il giorno successivo, il 22 giugno appunto, mentre per conoscere il giorno della terza prova bisognerà attendere ancora un po’. Normalmente si svolge il lunedì successivo alle date della prima e della seconda prova, quindi possiamo ipotizzare che quest’anno sarà il 26 giugno, ma attendiamo conferme dal Ministero.

Calendario scolastico: data prova Invalsi di terza media 2017

Per quanto riguarda il via agli esami di terza media, non esiste una data di inizio che sia uguale per tutti. Ogni scuola, in base al principio dell’autonomia scolastica, stabilisce la data di inizio degli esame di terza media. Quella invece della prova Invalsi è la stessa per tutti gli istituti ed è fissata per il prossimo 15 giugno 2017.

Calendario scolastico: feste e ponti del 2017

Questo sarà un anno pieno di ponti, lo dicono in tv, lo confermano i quotidiani e lo ripetono i social. E in effetti parrebbe proprio così. Dando uno sguardo al calendario scolastico 2017, possiamo vedere per esempio che il 6 gennaio è caduto di venerdì e che il conseguente rientro a scuola è avvenuto probabilmente per tutti il 9 gennaio scorso. Per il ponte successivo si deve però attendere fino alla Festa della Liberazione. Il 25 aprile 207 sarà infatti un martedì, ed è probabile che molte scuola restino chiuse anche lunedì 24. Il primo maggio 2017 sarà poi un lunedì, e il ponte è assicurato. Andando al 2 giugno, vediamo che la Festa della Repubblica cade invece di venerdì così da assicurare un altro stop di tre giorni.

Calendario scolastico 2017: scuole chiuse per le vacanze di Carnevale

Quest’anno, una delle feste più divertenti dell’anno, Carnevale per l’appunto, arriva domenica 26 febbraio 2017. Conoscendo questa data è quindi facile arrivare a capire che i festeggiamenti relativi appunto al Carnevale si concluderanno il 1° marzo 2017, giorno del mercoledì delle Ceneri. Non in tutte le regioni è però previsto un periodo di vacanza, di sospensione dell’attività didattica. Quelle fortunate in cui gli studenti resteranno a casa per il Carnevale sono la Campania, in cui le scuole resteranno chiuse il 27 e il 28 febbraio, e il Friuli Venezia Giulia, che vedrà gli istituti scolastici chiusi anche il 1° marzo. In Lombardia, i festeggiamenti per il Carnevale si prolungheranno di qualche giorno e così, oltre alla sospensione del 27 e 28 febbraio per il rito romano, il Carnevale prosegue il 4 e 5 marzo con quello ambrosiano. In Piemonte non ci saranno lezioni dal 25 febbraio all’1 marzo, mentre in Valle d’Aosta dal 27 febbraio all’1 marzo. In Trentino-Alto Adige ci saranno differenze a seconda della provincia: a Trento i banchi resteranno vuoti il 27 e 28 febbraio, mentre a Bolzano dal 26 febbraio al 4 marzo compreso.

Calendario scolastico 2017: quando iniziano le vacanze di Pasqua?

Per tanti il pensiero è già proprio questo. Ebbene, si dovrà attendere fino a domenica 16 aprile 2017. Pasquetta, giorno di scampagnate e gite fuori porta, sarà il lunedì dopo, 17 aprile. Per tutti gli studenti e gli insegnanti, le vacanze di Pasqua 2017 saranno dal 13 al 18 aprile tranne per quelli del Friuli Venezia Giulia che le inizieranno il 14 aprile.

Calendario scolastico 2017: quando finisce la scuola?

I primi ad andare in vacanze saranno i ragazzi e i docenti dell’Abruzzo e dell’Emilia Romagna che sentiranno suonare l’ultima campanella il 7 giugno 2017. A seguire, l’8 giugno 2017, finirà la scuola per quelli del Lazio, della Lombardia e delle Marche, mentre il 9 giugno 2017 toccherà a Sicilia, Campania, Molise e Trentino. La scuola finirà invece il 10 giugno per gli alunni e gli insegnanti del Piemonte, della Liguria, della Basilicata, della Puglia, della Toscana, della Sardegna, dell’Umbria, del Veneto e della Valle d’Aosta. Il 14 andranno in vacanza i ragazzi del Friuli Venezia Giulia, mentre gli ultimi a poter assaporare l’estate saranno quelli dell’Alto Adige, il prossimo 16 giugno 2017.

Calendario scolastico 2016/17

Di seguito riportiamo per intero tutto il calendario scolastico 2016/17 delle varie Regioni d’Italia.

VALLE D’AOSTA

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di inverno: dal 27 febbraio al 1 marzo 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017
Extra: 30 e 31 gennaio 2017

TRENTINO

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Carnevale: 27 e 28 febbraio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 9 giugno 2017

ALTO ADIGE

Ritorno a scuola: 5 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Carnevale: dal 27 febbraio 2017 al 4 marzo 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 16 giugno 2017
Extra: dal 3 al 5 giugno 2017

VENETO

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Carnevale: dall’8 al 10 febbraio 2016
Vacanze di Pasqua: dal 27 febbraio al 1 marzo 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017

FRIULI VENEZIA GIULIA

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Carnevale: dal 27 febbraio al 1 marzo 2017
Vacanze di Pasqua: dal 14 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 14 giugno 2017

PIEMONTE

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Carnevale: dal 25 febbraio al 5 marzo 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017

LOMBARDIA

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Carnevale: 27 e 28 febbraio 2017
Vacanze Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 8 giugno 2017

LIGURIA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017

EMILIA ROMAGNA

Ritorno a scuola: 15 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 7 giugno 2017

TOSCANA

Ritorno a scuola: 15 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017

UMBRIA

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017
Extra: 31 ottobre, 2 novembre, 24 aprile

LAZIO

Ritorno a scuola: 15 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2016
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 8 giugno 2017

ABRUZZO

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2016
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 7 giugno 2017

MARCHE

Ritorno a scuola: 15 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 8 giugno 2017

CAMPANIA

Ritorno a scuola: 15 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Carnevale: 6-7 marzo 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 9 giugno 2017

MOLISE

Ritorno a scuola: 12 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 9 giugno 2017

BASILICATA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017

CALABRIA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017

PUGLIA

Ritorno a scuola: 15 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017

SICILIA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 22 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 9 giugno 2017
Extra: 15 maggio 2017

SARDEGNA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2016
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Vacanze di Pasqua: dal 13 al 18 aprile 2017
Vacanze estive: 10 giugno 2017
Extra: 28 aprile 2017

Burnout insegnanti: 10 trucchi per evitare lo stress e ritrovare la motivazione

da Tuttoscuola

Burnout insegnanti: 10 trucchi per evitare lo stress e ritrovare la motivazione

Ci siamo: il week end sta finendo e il rientro in classe si fa sempre più vicino. L’insegnamento è un lavoro duro, non solo fisicamente (stare in piedi, camminare e portare con sé libri e attrezzature è impegnativo), ma anche mentalmente ed emotivamente. Quando una lezione va bene, ci sentiamo al settimo cielo ma quando va male beh, diciamo solo che molti di noi fanno difficoltà a non prenderla sul personale. Da non sottovalutare che pure il solo pensiero di dover riaffrontare tutto questo può provocare una carica di stress non indifferente. Esistono però dei semplici trucchetti che, se applicati per tempo e nel modo giusto, possono aiutare ad affrontare con più serenità lo stress da rientro. Tuttoscuola te ne svela ben 10.

1. Stacca la spina

Gli insegnanti hanno la terribile tendenza a essere sempre “all’opera”, pure durante i giorni di pausa. Non riesci a guardare un programma in tv o a leggere un giornale senza pensare che “potrebbero essere delle buone idee per una lezione”? Non sei l’unico ma ritagliati del tempo per te senza pensare di essere un insegnante. In questo modo apprezzerai il tuo lavoro molto di più.

2. Prenditi cura di te stesso

Mangia bene e fai una breve passeggiata all’ora di pranzo. Cerca di dormire un po’ di più approfittando delle ultime ore del week end.

3. Sii consapevole 

Di cosa? Semplice, di come ti senti in classe e al di fuori. Più lo si fa e più ci si rende conto dello stress, dell’irritazione e della frustrazione (in modo da essere capace di gestirli) e, allo stesso tempo, si nota la gioia quando si riesce ad avere una buona idea.

4. Impara qualcosa di nuovo

In realtà, aggiornarsi e far crescere le tue abilità e conoscenze può dare nuovo entusiasmo per l’insegnamento. Non riesci a farlo? Torna indietro nel tempo e fai qualcosa che non fai da tanto, come per esempio insegnare a una classe di principianti o di studenti di livello avanzato, per sfidare te stesso e sentire un po’ di sana adrenalina scorrerti nelle vene.

5. Prendi nota dei tuoi progressi

Rifletti sulle tue esperienze d’insegnamento passate (da solo o in compagnia di un collega davanti a un caffè) o prova a ripetere una vecchia lezione per vedere quanto meglio riesci a gestirla ora.

6. Fatti osservare da qualcuno

Questo potrebbe voler dire studiare per un’ulteriore certificazione (quasi sempre un buon motivatore) o anche semplicemente chiedere a un collega di osservare la tua lezione e darti dei consigli utili. Potresti sempre ricambiare il favore e imparare nuovi metodi di insegnamento.

7. Aiuta gli altri insegnanti

Questo punto è correlato al precedente. Usare la propria esperienza per aiutare gli altri può essere incredibilmente motivante e vedere l’entusiasmo dei colleghi può dare impulso al tuo. Anche sforzarsi un po’ è positivo, perciò prova a fornire agli insegnanti seminari di approfondimento, a scrivere articoli o un blog.

8. Impara a conoscere meglio i tuoi studenti

Dopo qualche anno, i gruppi di alunni possono iniziare a confondersi. Sforzati di conoscere di più i tuoi studenti, il che non significa necessariamente dover socializzare con loro (dopotutto non dimenticare che di tanto in tanto devi staccare dalla modalità insegnante), ma solo ascoltare con più attenzione e fare più domande.

9. Fai qualche ricerca

Cogli l’opportunità di conoscere più a fondo il processo di insegnamento e di apprendimento. Proponi degli obiettivi di ricerca e divertiti a fare il ricercatore oltre che l’insegnante. Condividi le tue conclusioni in ufficio o scrivendole.

10. Non lasciare che la perfezione diventi tua nemica

Nessuno può elaborare regolarmente lezioni perfette e se miri a questo finirai per sentirti demotivato e disilluso non appena ti accorgerai che il tuo è un obiettivo impossibile da raggiungere. Inoltre, la perfetta riuscita di una lezione non è nemmeno interamente tua responsabilità. Sicuramente il tuo ruolo è molto importante per il suo successo o insuccesso, ma lo è anche quello del resto delle persone presenti in classe.

di Rachael Roberts 

Fonte
www.teachingenglish.org.uk
www.elt-resourceful.com

Legge 27 febbraio 2017, n. 19

Legge 27 febbraio 2017, n. 19

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, recante proroga e definizione di termini. Proroga del termine per l’esercizio di deleghe legislative. (17G00033)

(GU Serie Generale n.49 del 28-2-2017 – Suppl. Ordinario n. 14)


ERRATA-CORRIGE

Comunicato relativo alla legge 27 febbraio 2017, n. 19, recante: «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, recante proroga e definizione di termini. Proroga del termine per l’esercizio di deleghe legislative.». (Legge pubblicata nel supplemento ordinario n. 14/L alla Gazzetta Ufficiale – Serie generale – n. 49 del 28 febbraio 2017). (17A02334)

(GU Serie Generale n.72 del 27-3-2017)

Nell’allegato alla legge citata in epigrafe, pubblicata nel sopra indicato Supplemento ordinario, alla pag. 3, seconda colonna, nella parte in cui modifica l’art. 3 del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, al comma 3-septies, lettera b), nono rigo, dove e’ scritto: «…comma 4-bis, della legge 14 settembre 2015, n. 150,…», leggasi: «…comma 4-bis, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n.
150,…». Inoltre, alla pag. 4, nella parte in cui modifica l’art. 4 del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, all’ultimo comma, della prima colonna, dove e’ scritto: «5-sexies. All’articolo 20…», leggasi: «5-septies. All’articolo 20…».

Nota 27 febbraio 2017, AOODGSIP 1016

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti degli Ambiti Scolastici Territoriali
AI Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine
BOLZANO
AI Sovrintendente Scolastico per la Provincia di
TRENTO
AI Sovrintendente Scolastico per la RegioneValle d’Aosta
AOSTA
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado
LORO SEDI

Nota 27 febbraio 2017, AOODGSIP 1016

Oggetto: Abbado Award Musica Insieme e Premio Abbiati per la Scuola-Concorso per le scuole.

Nota 27 febbraio 2017, AOODGSIP 1017

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti degli Ambiti Scolastici Territoriali
AI Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine
BOLZANO
AI Sovrintendente Scolastico per la Provincia di
TRENTO
AI Sovrintendente Scolastico per la RegioneValle d’Aosta
AOSTA
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado
LORO SEDI

Nota 27 febbraio 2017, AOODGSIP 1017

Oggetto: “Indicibili (in)canti” – Concorso Nazionale per Cori e Gruppi Strumentali o Misti