LE NUOVE NORME IN MATERIA DI PROCEDIMENTI DISCIPLINARI NEL COMPARTO SCUOLA

LE NUOVE NORME IN MATERIA DI PROCEDIMENTI DISCIPLINARI NEL COMPARTO SCUOLA CONTENUTE NEL DECRETO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI N.14 DEL 23 FEBBRAIO 2017.

di Avv. Maurizio Danza –  Docente di Diritto del Lavoro ”Universitas Mercatorum”

Di particolare interesse anche le peculiari disposizioni approvate nel Consiglio dei Ministri del 23 febbraio 2017, in riferimento specifico ai procedimenti disciplinari relativi al comparto scuola, avviati nei confronti del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) presso le istituzioni scolastiche ed educative statali. Anche detti interventi, sono stati operati attraverso la previsione di modifiche e integrazioni al testo unico del pubblico impiego, di cui al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ai sensi degli articoli 16, commi 1, lettera a), e 2, lettere b), c), d) ed e) e 17, comma 1, lettere a), c), e), f), g) , h), l), m), n), o), q), s) e z) della legge 7 agosto 2015, n.124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.

I due livelli disciplina nel nuovo co. 9-quinquies dell’art.55 bis del D.lgs.n.165/2001

In sostanza con il decreto il Governo introduce formalmente, i due livelli di disciplina già adottati in altre pubbliche amministrazioni. A tal proposito la nuova disposizione prevista attraverso l’inserimento del nuovo comma 9-quinquies nell’art.55 bis del D.lgs.n.165/2001, prevede che “ il procedimento disciplinare per le  infrazioni per le quali è prevista l’irrogazione di sanzioni fino alla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione, è di competenza del responsabile della struttura in possesso di qualifica dirigenziale e si svolge secondo le disposizioni del presente articolo…” Diversamente, nei casi in cui il responsabile della struttura non è in possesso della qualifica dirigenziale o comunque per le infrazioni punite con sanzioni più gravi, il procedimento disciplinare si svolge dinanzi all’ufficio competente .

Secondo il Governo tale disposizione, dettata a garanzia della effettività del procedimento disciplinare nel lavoro pubblico, si renderebbe necessaria, atteso che gli ambiti territoriali istituiti dall’art.1 co.79 della L.n.107/215 essendo già oberati di numerosi procedimenti disciplinari, non sarebbero in grado di far fronte all’ulteriore onere derivante dai procedimenti disciplinari di minore gravità : di qui la proposta di estendere il sistema dei due livelli di attribuzione delle funzioni disciplinari anche al comparto Scuola.

Ciò detto, allo stato attuale, non è dato comprendere come sarà costituito in futuro l’ufficio per i procedimenti disciplinari di secondo livello, chiamato a pronunciarsi in riferimento alle sanzioni più severe introdotte negli ultimi anni, da numerosi provvedimenti normativi. Si potrebbe ipotizzare il ricorso all’istituto della “gestione unificata delle funzioni” dell’ufficio competente per i procedimenti disciplinari, introdotto con la riformulazione del co.3 dell’art.55 bis dello stesso D.lgs.n.165/2001, a seguito di convenzioni, che in realtà sembra richiamare lo strumento delle “reti scolastiche”, già introdotto dall’art.1 co.70 della L.n.107/2015. Appare dunque indispensabile che nel corso dell’esame parlamentare venga chiarita nel dettaglio, la questione della “composizione” dell’ufficio di disciplina per il comparto scuola ,indubbiamente di grande importanza per gli operatori della scuola

Beata ignoranza, di Massimiliano Bruno

“Beata ignoranza”, un film di Massimiliano Bruno

di Mario Coviello

E’ giusta o no la dipendenza dai social network? E’ vera comunicazione o solo condivisione di superficialità? Twitter, Facebook, Instagram, chat, follower, visualizzazioni, contatti, link, condivisioni, da quasi dieci anni i social network hanno cambiato le nostre vite, se in meglio o in peggio dipende dai punti di vista. Da una parte essere sempre connessi col mondo permette di aggiornarsi e informarsi costantemente, con una velocità che fino a pochi anni fa era impensabile, dall’altra i social fomentano sempre più sentimenti e convinzioni primordiali, diffondono pregiudizi e superstizione, che spesso sfociano in bufale tremende, odio virtuale e uno spreco di parole inutili e frasi spesso sgrammaticate. Il dato più rilevante è la loro presenza in termini di tempo nelle nostre vite.

Leggero e capace di far riflettere, divertente, ironico, “Beata ignoranza” di Massimiliano Bruno racconta la storia di Ernesto e Filippo che si conoscono da una vita, ma non si rivedevano da 25 anni. E’ la storia di due amici che hanno amato la stessa donna Marianna, madre di Nina, figlia di Filippo e cresciuta da Ernesto fino a quindici anni. Nina è incinta e ha bisogno dei suoi due papà, fuggiti da lei.

I tre si reincontrano per un video che spopola sui social che racconta un furioso scontro fra Filippo, prof di matematica eternamente iperconnesso e Ernesto, prof di italiano che sequestra i cellulari all’inizio della lezione e declama “A Zacinto” di Ugo Foscolo, perché in terzo liceo, da che scuola è scuola, si comincia con il poeta nato in Grecia e cresciuto nella Repubblica Veneta. Ernesto accende la televisione solo a Capodanno per ascoltare il discorso alla nazione del presidente della Repubblica e legge solo giornali di carta e saggi di filosofia e letteratura.

Il video suggerisce a Nina di girare un documentario sui due ex amici costringendo Filippo a vivere senza cellulare e l’altro a imparare e utilizzare uno smartphone di ultima generazione.

Un film italiano “Beata ignoranza” che vale il prezzo del biglietto perché è prima di tutto una splendida prova di due grandi attori Marco Giallini e stavo per scrivere “Vittorio” Gassmann, no è il figlio Alessandro .

L’accoppiata è strabiliante. Ne avevano già dato prova con “Tutta colpa di Freud” di Paolo Genovese e soprattutto con “Se Dio vuole” di Alessandro Falcone. La coppia funziona da robusta ancora di salvezza per un film che, dopo una brillante premessa — lo scambio di modus vivendi — minaccia di annegare fra le acque stagnanti di una comicità non abbastanza di situazione e troppo legata alla battuta.

Il regista Massimiliano Bruno con garbo ci invita a riflettere sulla nostra vita e ci raccomanda di non perdere la bussola.

Ricordiamoci di rimanere noi stessi, di non perderci vivendo solo sui social che anestetizzano i nostri sentimenti. Chiediamoci sempre nel nostro mondo provvisorio, in bilico, nella nostra vita virtuale e reale che cosa ha senso e per che cosa vale veramente la pena vivere.

L. d’Alonzo, La differenziazione didattica per l’inclusione

L. d’Alonzo, La differenziazione didattica per l’inclusione

 

«La lettura di questo serio manuale offerto al lavoro pratico dei docenti in classe – scrive tra l’altro Salvatore Nocera, parlando della “Differenziazione didattica per l’inclusione”, volume recentemente pubblicato da Luigi d’Alonzo – è certamente fondamentale per chi voglia insegnare oggi in un mondo che cambia, con alunni che sono già cambiati rispetto ai compagni di ieri»

Si chiama La differenziazione didattica per l’inclusione (Trento, Erickson, 2017), l’interessantissimo libro di 129 pagine, corredato da un’ampia bibliografia, recentemente pubblicato da Luigi d’Alonzo, docente di Pedagogia Speciale all’Università Cattolica di Milano.
Che non si tratti solamente di un importante studio per addetti ai lavori,  ma di un serio manuale offerto al lavoro pratico dei docenti in classe, si evidenzia sin dal sottotitolo (Metodi, strategie, attività). I cinque capitoli in cui si sviluppa il volume mettono in luce le difficoltà dell’insegnare in classi in cui gli alunni non sono solo diversi tra loro, ma molto differenti da quelli di una volta, quando non erano distratti da altre agenzie informative e dall’incertezza del lavoro futuro. In particolare, si evidenziano le differenze esistenti tra gli alunni odierni e la presa di consapevolezza dei docenti di questa nuova realtà.
Vengono inoltre approfondite le diverse teorie su come funzionano le intelligenze, le differenti metodologie didattiche per rispondere ai bisogni educativi dei diversi alunni e si forniscono consigli pratici – scientificamente validati da ricerche sul campo – per rendere più disponibili i differenti alunni ad apprendere e i diversi docenti più idonei ad insegnare.
E in questo quadro vi è pure una parte dedicata all’inclusione degli alunni con disabilità, nella logica generale della teoria dell’inclusione di tutti.

Luigi d’Alonzo è un esperto della “gestione della classe”, tema al quale ha dedicato numerose ricerche e pubblicazioni. Con questo volume completa i suoi studi precedenti, evidenziando in particolare la necessità di chi voglia insegnare agli studenti di oggi ad acquisire una professionalità fatta non solo di contenuti disciplinari, ma di una sapienza didattica nel saper capire i bisogni educativi dei differenti alunni e nel sapere approntare strategie didattiche rispondenti a tali differenti bisogni.

I temi trattati e gli specifici argomenti sono di estrema attualità, proprio in queste settimane in cui sono in discussione per un Parere in Parlamento e nell’opinione pubblica culturale e politica i contenuti dei Decreti Delegati della Legge 107/15 (La Buona Scuola), e soprattutto quelli sull’inclusione degli alunni con disabilità (Atto di Governo n. 378), sulla formazione iniziale e in servizio dei docenti curricolari e per il sostegno (Atto del Governo n. 377) e sulla valutazione degli alunni da parte dei docenti (Atto del Governo n. 384).
In tal senso, vi è uno scontro in atto tra due modi di pensare: da un lato i cosiddetti “disciplinaristi”, che insistono per dedicare il massimo dei tempi di studio dei futuri docenti alla competenza delle singole discipline di insegnamento; dall’altro, coloro che sostengono, invece, che uno spazio indispensabile debba essere assegnato alla pedagogia e alla didattica, generale e speciale, nei corsi universitari rivolti a tutti i futuri docenti (curricolari e di sostegno), proprio per saper rispondere ai differenti bisogni educativi.
Si badi bene: non si tratta di formare dei docenti specializzati negli aspetti sanitari delle diverse disabilità; occorre invece che i docenti curricolari, e soprattutto quelli per il sostegno, conoscano i differenti bisogni educativi degli alunni con disabilità e siano in grado di approntare le strategie didattiche più appropriate.
Ad esempio, mentre per gli alunni non disabili l’insegnamento della letto-scrittura avviene ormai con il metodo globale, per gli alunni ciechi, invece, deve avvenire con il tradizionale metodo sillabico, poiché essi leggono con il metodo Braille, basato sulla “lettura tattile”.

La lettura del nuovo libro di Luigi d’Alonzo, quindi, diviene fondamentale per chi voglia insegnare oggi in un mondo che cambia, con alunni che sono già cambiati rispetto ai compagni di ieri.

Maturità, maggioranza e Pd frenano sui test Invalsi

da Il Sole 24 Ore

Maturità, maggioranza e Pd frenano sui test Invalsi

di Claudio Tucci

Da un Paese che ogni anno discute sulle disparità dei criteri di valutazione degli studenti nelle diverse regioni italiane (con un Sud più di “manica larga”, ma poi indietro, rispetto al Nord, nelle prove oggettive in italiano e matematica) ci si aspetterebbe un potenziamento dei test Invalsi.

E invece nell’Italia “dell’istruzione a testa in giù” si rischia di imboccare la direzione opposta: in parlamento infatti una larga fetta di Pd e maggioranza, nell’esaminare il Dlgs attuativo della «Buona Scuola» di riforma degli esami di Stato, starebbe pensando di eliminare qualsiasi attestazione dell’esito dei test Invalsi al termine di medie e superiori.

Una scelta che si fa fatica a comprendere, e che – se sarà avallata dalla ministra Valeria Fedeli – comporterà un netto passo indietro rispetto alla normativa attuale, voluta da Beppe Fioroni, che viceversa proiettava i test Invalsi all’esame di Stato, valorizzando il punteggio ottenuto dagli alunni.

Già l’attuale versione del decreto attuativo della legge 107 è stata un compromesso: si prevede infatti che i test nazionali in italiano, matematica e inglese entrino in quinta superiore, e la partecipazione (attenzione, non il loro superamento) diventa, per i ragazzi, requisito d’ammissione alla Maturità. In terza media, poi, l’Invalsi addirittura non farà più parte, come accade adesso, dell’esame di licenza, ma si svolgerà ad aprile.

Due frenate, quindi, a cui ora se ne potrebbe aggiungere una terza: l’eliminazione di ogni traccia del punteggio conseguito, dicendo così «addio» agli unici dati comparabili sui livelli di competenza raggiunti da ciascun studente.

In una sola mossa, insomma, si finirebbe per penalizzare famiglie e ragazzi; ridando legittimazione alla parte più sindacalizzata del mondo della scuola (oggi in minoranza). Pur con tutti i limiti legati a prove standardizzate, la comunicazione a genitori e agli stessi studenti dei punteggi aiuta a capire la qualità dell’apprendimento. Sull’inglese, poi, una certificazione ad hoc della scuola evita la frequenza di corsi a pagamento (che potrebbero permettersi solo nuclei agiati). Per non parlare della futura possibile semplificazione dei test di accesso all’università (una volta che si dispone delle prove Invalsi).

E senza considerare, inoltre, che rendere questi test “formalmente obbligatori”, ma senza conservarne tracce, rafforzerà l’atteggiamento di disinteresse. In altre parole, se a contare è la sola partecipazione, ogni ragazzo sarà tentato di “farli tanto per farli” per adempiere a un fastidioso obbligo. Sbagliando approccio, certo; ma con il risultato di darla vinta a quel pugno di docenti, da sempre ideologicamente contrari a merito e pagelle.

Gite scolastiche e sicurezza, nel 2016 “bocciato” quasi 1 bus su 6

da Il Sole 24 Ore

Gite scolastiche e sicurezza, nel 2016 “bocciato” quasi 1 bus su 6

di Alessia Tripodi

 Gite scolastiche, su oltre 15.500 autobus controllati dalla Polizia stradale nel 2016 quasi 2.600 non hanno superato l’esame. Sotto la lente soprattutto irregolarità nei documenti, ma anche pneumatici lisci, fari rotti e mancato rispetto dei tempi di guida o riposo. Sono i numeri riferiti oggi a Roma in occasione del rinnovo dell’accordo tra Miur e Polizia stradale, che punta a intensificare i controlli su veicoli e conducenti prima della partenza e lungo l’itinerario del viaggio di istruzione. «Il problema sicurezza esiste e noi non ci tiriamo indietro» ha detto il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, spiegando che «con questa collaborazione facciamo anche educazione stradale».

Gli obiettivi dell’accordo
L’intesa, avviata nel 2016 e rinnovata oggi, prevede verifiche sui bus prima della partenza (su richiesta delle scuole) e attività di controllo su strada durante il viaggio. «Vogliamo che le gite scolastiche siano fatte perché sono momenti di esperienza e di educazione per i ragazzi, ma che siano fatte in sicurezza» ha detto il sottosegretario Toccafondi. In occasione della firma del nuovo accordo il Miur e la Polizia hanno diramato informazioni utili alle scuole per l’organizzazione in sicurezza delle gite, con indicazioni sulla scelta e la regolarità delle imprese di trasporto, sull’idoneità del conducente e sulle condizioni generali dei veicoli. Ogni scuola potrà segnalare alla Polizia Stradale i propri viaggi o programmare controlli lungo l’itinerario, che saranno effettuati a campione, inviando richiesta scritta tramite modulo. Inoltre, prima della partenza le scuole potranno richiedere l’intervento della Sezione polizia Stradale della provincia di appartenenza per un controllo del mezzo di trasporto e per la verifica dell’idoneità del veicolo e del conducente.

Documenti irregolari e pneumatici lisci le violazioni più frequenti
Nel corso del 2016, spiega il Miur in una nota, la Polizia Stradale ha impiegato 10.615 pattuglie per il controllo di 15.546 autobus (di cui 10.126 su richiesta delle scuole), pari al 15% circa del parco veicolare in Italia, rilevando irregolarità su 2.549 veicoli (1.287 di quelli controllati su richiesta delle scuole). Le principali violazioni accertate nel 2016 hanno riguardato irregolarità documentali (2.117 violazioni); inefficienza dei dispositivi di equipaggiamento quali, ad esempio, pneumatici lisci, cinture di sicurezza guaste e fari rotti (624 violazioni); mancato rispetto dei tempi di guida e di riposo (449 violazioni); eccesso di velocità (262 violazioni); carte di circolazione ritirate (68); patenti di guida ritirate (46) e omessa revisione (36). Ma la ripresa dei controlli nell’anno in corso, assicura il ministero, ha già dato i primi risultati: a Siena è stato multato un conducente che percorreva ad alta velocità il tratto di strada tra Siena e Firenze, mentre a Reggio Emilia, durante i controlli prima di una partenza, sono state riscontrate irregolarità – uscite di sicurezza inefficienti, cinture non regolari parabrezza incrinato – che hanno portato alla sostituzione dell’autobus.

La Polizia stradale: risultati del 2016 soddisfacenti
«Gite sicure è una delle iniziative della quale vediamo maggiormente i frutti, è un esempio virtuoso di collaborazione istituzionale – ha dichiarato il Direttore del Servizio Polizia Stradale del ministero dell’Interno, Giuseppe Bisogno -. I risultati del 2016 sono soddisfacenti e su quella base dobbiamo continuare, perché queste campagne hanno un forte effetto deterrente su chi non vuole rispettare le regole». «L’educazione stradale è un tema fondamentale – ha continuato – se pensiamo che la sicurezza sulle strade è ancora un problema nel nostro Paese. Nel 2015, infatti, sono stati 3.428 i morti sulle strade e nello stesso anno, per la prima volta dopo molti anni, si è registrato di nuovo un aumento dei decessi per incidenti stradali».

Educazione stradale on line
Toccafondi ha ricordato l’impegno del Miur sul fronte dell’educazione stradale, «per esempio attraverso il progetto Icaro realizzato in collaborazione sempre con la Polizia Stradale» ma anche conwww.edustrada.it , il sito «creato ad hoc dal Miur un anno fa al quale tutti i diversi soggetti istituzionali collaboranomettendo online progetti di educazione stradale liberi e gratuiti per tutti gli utenti». «Ad oggi – ha detto il sottosegretario – 1.100 scuole sono registrate e 13.500 sono gli utenti che lo utilizzano regolarmente, segno che il tema della sicurezza stradale è entrato a pieno nel percorso educativo».

Istanze online, bisogna rinnovare la password in scadenza

da La Tecnica della Scuola

Istanze online, bisogna rinnovare la password in scadenza

Molti docenti, collegandosi su Istanze Online in questi giorni, hanno ricevuto l’invito da parte della piattaforma di aggiornare la password in scadenza.

Rinnovare la password per accedere al profilo personale è molto importante soprattutto per le prossime operazioni che richiedono l’accesso al portale, per esempio chi deve compilare la domanda di mobilità professionale 2017/2018 e quella per quanto rigurda il ruolo commissario o presidente all’esame di Stato alle scuole superiori.
Inoltre anche per quanto riguarda la compilazione della domanda per l’aggiornamento delle graduatorie d’istituto, è necessario affrettarsi ad aggiornare la password in tempo, per provare a non incorrere nell’affolamento tipico del portale in coincidenza delle scadenze appena riportate.

In realtà, forse a causa del passaparola che ha generato la modifica delle password a catena, il sistema si è bloccato nella giornata del 2 marzo, generando agli utenti che hanno appena modificato il codice la dicitura “Username e/o password errati’.

Si attendono indicazioni dal Ministero dell’Istruzione, alle prese ancora una volta con il sistema Istanze online in tilt.

Chiamata diretta: per ora non si tocca, il decreto Madia non basta

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta: per ora non si tocca, il decreto Madia non basta

Sui decreti Madia interviene Cisl Scuola con un significativo comunicato che conferma di fatto quanto stiamo sostenendo da almeno due mesi.

Scrive infatti la segretaria nazionale Maddalena Gissi: “Occorre introdurre agli schemi di decreto le modifiche necessarie perché le principali materie connesse alla condizione e all’organizzazione del lavoro siano riconsegnate senza alcuna ambiguità alla contrattazione”.
Fin dall’inizio della trattativa in materia di mobilità (e anche durante il suo percorso)  avevamo scritto che per arrivare ad una conclusione favorevole alle organizzazioni sindacali sarebbe stato necessario un passaggio di carattere legislativo.
Da più parti, al contrario, è stata mantenuta una posizione diversa:  è al tavolo contrattuale che devono essere individuate le concrete modalità per derogare alla legge.
Adesso il comunicato Cisl fa chiarezza: “Numerose e pesanti sono state le invasioni di campo su materie di natura contrattuale operate con la legge 107/2015, e questo spiega perché sul rafforzamento delle prerogative negoziali prema con forza la Cisl Scuola”

C’è l’intesa politica raggiunta il 30 novembre fra Governo e sindacati, sottolinea la Gissi che aggiunge: “Il rischio, segnalato dai responsabili confederali del pubblico impiego, è ad oggi quello di un ulteriore allontanamento rispetto a quanto sottoscritto da Governo e Sindacati in quell’intesa; i sindacati chiedono di rendere più esplicito nei decreti ciò che quell’accordo prevede,  ossia che le norme vigenti devono essere modificate in direzione di una chiara e piena affermazione del primato da riconoscere alla contrattazione come fonte regolativa del rapporto di lavoro pubblico”.
Ma c’è di più:  “L’impegno del sindacato a questo punto si concentra sul confronto col Governo e con le Commissioni Parlamentari nel corso dell’iter che dovrà portare all’approvazione definitiva dei provvedimenti, con l’obiettivo di ottenerne le necessarie modifiche”.
Dichiarazione che dimostra chiaramente che il sindacato di Maddalena Gissi è pienamente consapevole del fatto che il testo licenziato dal Governo e sul quale il Parlamento sta lavorando non è affatto sufficiente a risolvere i problemi sul tappeto.
A questo punto, però, si pone un ulteriore problema: pur ammettendo che le richieste sindacali vengano accolte, il testo definitivo del decreto sarebbe comunquen pronto e operativo non prima della fine di maggio, troppo tardi per poter essere recepito dal contratto sulla mobilità.
In conclusione: per il 2017/18, la chiamata diretta resterà, se ne parlerà, se del caso, l’anno prossimo.

Previdenza complementare: una buona opportunità, ma adesioni a rilento

da La Tecnica della Scuola

Previdenza complementare: una buona opportunità, ma adesioni a rilento

Ricorre quest’anno il decennale dell’entrata in vigore in vigore del sistema pensionistico complementare ed Espero è al primo posto nella classifica dei rendimenti dal 2007 a oggi.

Per l’occasione, Il Sole 24 Ore insieme alla società di consulenza finanziaria Consultique, ha condotto un’analisi sulle posizioni di quattro ipotetici lavoratori, che a parità di condizioni hanno destinato il TFR rispettivamente: in azienda o allo Stato (in caso di azienda con oltre 50 dipendenti), a un fondo negoziale, a un fondo aperto o a un Pip a gestione separata.

Dai risultati, emerge che coloro che hanno lasciato il TFR in azienda attualmente hanno un capitale inferiore a coloro che hanno aderito alla previdenza complementare. E tra le diverse forme, spiccano per convenienza i fondi pensione di categoria, con il+44% sul TFR.

Si tratta evidentemente di un ottimo risultato, in un periodo di forte crisi economica per l’Italia, dal 2007 ad oggi. Espero va addirittura meglio degli altri fondi: in 10 anni,+60% per il comparto Crescita e +27% per il Garanzia.

Ma nonostante questi dati più che confortanti, l’adesione alla previdenza complementare è ancora scarsa. La causa? Innanzitutto la mancanza di informazione.

Nel corso del convegno del 3 novembre scorso a Montecitorio, organizzato dai Fondi del pubblico impiego Espero e Perseo Sirio, sono state infatti evidenziate le carenze del sistema informativo, in particolare dei fondi di categoria la cui natura senza scopo di lucro non permette una potenza informativa alla pari di banche e assicurazioni. Inoltre, altri fattori riscontrati sono la poca consapevolezza dei reali vantaggi e rischi, e la scarsa (talvolta inesistente) educazione finanziaria dei cittadini italiani.

Secondo gli ultimi dati COVIP, c’è stata sicuramente una crescita nell’ultimo decennio, passando da circa 3,6 milioni di iscritti a fine 2006 a circa 7,8 milioni a dicembre 2016. Nonostante questi numeri sembrino “vertiginosi”, nella realtà però aderisce solo 1 italiano su 3, e tra coloro che non aderiscono (o aderiscono poco) ci sono i giovani e le donne.

Dati questi che sembrano a dir poco assurdi, se si pensa al nuovo sistema pensionistico e all’adozione del metodo contributivo, che rende quasi obbligatorio – per non “rischiare la fame” al momento di uscita dal mondo del lavoro – affiancare la “normale” pensione con una copertura di previdenza complementare.

E dire che i vantaggi dell’adesione ad un fondo complementare, e ad Espero in particolare, non sono da sottovalutare.

Innanzitutto, con Espero il datore di lavoro versa un contributo aggiuntivo dell’1%, che va a sommarsi ai versamenti del dipendente. Inoltre, i contributi sono dedotti fiscalmente dal reddito complessivo e direttamente in busta paga.

È infine possibile anche richiedere un’anticipazione dopo almeno 8 anni di iscrizione al fondo per:

  • acquisto o ristrutturazione della prima casa per sé o per i figli
  • spese sanitarie e interventi straordinari riconosciuti dalle strutture pubbliche competenti
  • spese sostenute durante la fruizione dei congedi per la formazione continua.

L’anticipazione può riguardare l’intera posizione accumulata (contributi lavoratore, contributi del datore di lavoro, rivalutazioni maturate) o una sua parte.

Per tutte le info su chi può aderire e come fare: http://www.fondoespero.it/

Procedimento disciplinare: meno tutele per docenti e Ata

da La Tecnica della Scuola

Procedimento disciplinare: meno tutele per docenti e Ata

Una importante modifica in materia di procedimento disciplinare introdotta dal “decreto Madia” sta passando pressoché inosservata.

D’ora innanzi i procedimenti disciplinari nei confronti dei pubblici dipendenti (e quindi anche nei confronti del personale della scuola) condotti in violazione delle procedure previste o senza il rispetto dei termini stabiliti per le diverse fasi continueranno ad essere validi a meno che non risulti “irrimediabilmente compromesso il diritto di difesa del dipendente e le modalità di esercizio dell’azione disciplinare”.

In base alle norme attualmente in vigore il mancato rispetto delle procedure e della tempistica fa addirittura venir meno la possibilità di esercitare l’azione disciplinare e rende del tutto nullo l’intero procedimento
Si tratta di una garanzia importante che è servita molto spesso a docenti e personale Ata per uscire indenni da contenziosi disciplinari molto complessi.
Per esempio il dirigente scolastico deve predisporre la contestazione d’addebito entro 20 giorni dal momento in cui viene a conoscenza dell’infrazione. Un ritardo di questo atto determina la nullità di tutti gli atti successivi, e così via.
Con la riforma prevista dal decreto all’esame del Parlamento cambia assolutamente tutto perché né i ritardi né gli errori procedurali produrranno effetti così pesanti.

Evidentemente l’Amministrazione si è resa conto che spesso i dipendenti escono vincenti dal contenzioso proprio a causa degli errori dei dirigenti preposti all’azione disciplinare. Anzichè affrontare il problema promuovendo iniziative di formazione rivolte ai dirigenti scolastici si è preferito allargare le maglie in modo da evitare l’annullamento dei procedimenti traballanti.
Ma questa soluzione, come è facile comprendere, abbassa notevolmente le tutele per insegnanti e personale Ata.

Madia, pronti a firmare il nuovo contratto

da La Tecnica della Scuola

Madia, pronti a firmare il nuovo contratto

“Siamo pronti, dopo tanti anni, a firmare un nuovo contratto per i pubblici dipendenti”. Così la ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ai microfoni di Rtl 102.5, spiegando che ciò è diventato possibile grazie “alle modifiche normative che abbiamo fatto e che stiamo facendo e alla luce del fatto che abbiamo messo circa metà delle risorse nella scorsa legge di Bilancio”, mentre “l’altra metà la metteremo nella prossima, per arrivare a un aumento di 85 euro medi”.

“Siamo pronti, dopo tanti anni, a firmare un nuovo contratto per i pubblici dipendenti”. Madia spiega che ciò è diventato possibile grazie “alle modifiche normative che abbiamo fatto e che stiamo facendo e alla luce del fatto che abbiamo messo circa metà delle risorse nella scorsa legge di Bilancio”, mentre “l’altra metà la metteremo nella prossima, per arrivare a un aumento di 85 euro medi”.

Sui temi dell’eutanasia, del biotestamento, della stepchild adoption la Madia ha detto: «penso che non sia giusto che intervenga il Governo».

«Il Parlamento sta facendo una discussione e, se e quando vorrà, arriverà a prendere una decisione». Al conduttore che le chiedeva se la sua posizione personale su tali questioni, ha risposto: «un’idea me la sono fatta ma me la tengo per me», «tendo a non parlare di tutto, a maggior ragione di temi su cui il Governo non interviene».

Gite scolastiche: l’Italia resta la meta preferita, quasi la metà degli studenti parte in pullman

da Tuttoscuola

Gite scolastiche: l’Italia resta la meta preferita, quasi la metà degli studenti parte in pullman

Si avvicina la primavera e, per gli studenti, inizia il conto alla rovescia per la gita di classe. Oggi è stata rinnovata la collaborazione Miur-Polizia Stradale sulle visite d’istruzione, già avviata l’anno scorso, per assicurare alle istituzioni scolastiche che ne faranno richiesta un servizio di controllo sui mezzi di trasporto dedicati alle gite di prossima programmazione: per l’occasione, Skuola.net ha voluto fare il punto su come si sposteranno e dove si recheranno gli studenti per la gita scolastica, intervistando online circa 3mila ragazzi di medie e superiori.

Per molti ragazzi, quello della gita rimarrà solo un sogno. Tra ostruzionismi, paure e motivi economici quasi 2 studenti su 5 non riusciranno a partire per la sospirata vacanza. Ma qualcuno non vuole proprio rinunciarci, così ha deciso di organizzarla lo stesso per conto proprio; lo farà (o l’ha già fatto) poco meno della metà dei delusi. Il 58% di loro, al contrario, si è già rassegnato all’idea di rimanere a casa. A pesare sul destino degli altri ragazzi solo nel 16% dei casi ci sono motivi economici strutturali.

Il problema coinvolge i professori. Il 39% degli studenti che non partiranno, infatti, ha detto che la gita è saltata perché i docenti si sono rifiutati di accompagnarli. Le ragioni possono essere diverse. Qualcuno, magari, non se la sente di avere la responsabilità di una classe intera fuori dalle mura scolastiche, oppure sa già che qualche elemento creerà problemi. Tuttavia, secondo il portale per studenti, anche la mancanza di incentivi (soprattutto monetari) riconosciuti ai prof accompagnatori potrebbe aver giocato un ruolo decisivo.  

In ogni caso, la maggior parte degli studenti in gita ci andrà (o ci è già andata). La metà di loro ha scelto l’Italia, gli altri si sono divisi abbastanza equamente tra i restanti Paesi europei, solo il 2% ha potuto permettersi vacanze fuori dal Vecchio Continente. Le mete più gettonate tra quelle non italiane? Berlino, Praga, Londra, Atene: sono loro le regine d’Europa con uno share compreso tra il 5 e il 10% dei partenti per mete fuori dal confine.

In 1 caso su 4 si è optato per mete che facessero risparmiare. Non stupisce, quindi, che il mezzo di trasporto più usato sia il pullman (47%), relegando al 10% l’uso del treno. Bene anche le compagnie aeree low-cost (20%) e i voli di linea (18%), probabilmente scelti soprattutto per i viaggi fuori dai confini italiani.

8 marzo, sciopero nazionale dei comparti pubblici e privati della conoscenza

8 marzo, sciopero nazionale dei comparti pubblici e privati della conoscenza

La FLC CGIL ha deciso di proclamare una giornata di sciopero nazionale di tutti i comparti pubblici e privati della conoscenza in occasione della Giornata internazionale della donna di mercoledì 8 marzo, rispondendo all’appello per una giornata di sciopero globale contro la violenza sulle donne lanciato dal movimento delle donne argentine “Ni una menos” e raccolto da 22 paesi nel mondo.

Per le lavoratrici e i lavoratori della conoscenza, aderire allo sciopero significa parlare di tutti i temi che abbiamo messo in campo in questi anni, restituire all’Istruzione e alla Ricerca obiettivi di qualità e a tutto il personale dei nostri comparti dignità sociale e professionale.

Guerra e… Scuola

GUERRA E… SCUOLA di Umberto Tenuta

CANTO 794 GUERRA E PACE  NO, GUERRA SENZA PACE!

A SCUOLA NON C’È PACE.  C’È GUERRA.

GUERRA E FERITI. GUERRA E MORTI.

 

  • Mamma, io a scuola non ci vado!
  • Perché, figlia mia?
  • Perché ho paura.
  • Paura di che?
  • Paura che la Maestra mi interroghi!
  • Mmbè, che male ti fa?
  • Mamma, tu capisci: Quella non vuole sapere quello che io so!
  • Quella lì vuole sapere quello che io non so.
  • Certo, figlia mia, è importante, non quello che sai, ma quello che non sai.
  • Ma allora, mamma, tu vuoi che Quella mi mortifichi? Tu vuoi che tutti ridano di me? Tu vuoi che io mi annienti?
  • Tu vuoi che io muoia?

Sentirsi morire!

Sentirsi morire come persona.

Come persona che vuole essere, come ogni essere vivente che vuole affermarsi, come il filo d’erba che fuoriesce dalla pietra che lo schiaccia, come l’esile pioppo che svetta verso la luce del sole che lo alimenta?

La scuola è un campo di battaglia.

Pochi gli eroi.

Medaglie al merito!

Sì, medaglie sul petto.

Medaglie della mortificazione di coloro che non le portano.

Mortificazione!

Mortalità scolastica.

Morti e feriti!

Morti coloro che abbandonano.

E, ancor peggio, i feriti!

Il Principe del Foro che vanta la sua ignoranza matematica: ignoranza della Logica, mica dell’Aritmetica dei compensi!

Coloro che non hanno appreso a sentire la poesia, la poesia dei poeti, la poesia della vita!

Coloro che non appreso a suonare uno strumento musicale.

Coloro che non hanno appreso a sentire la NONA di Beethoven…

Coloro che…vivono ai margini della cultura, dell’umanità, della vita.

Docenti cari, la scuola non serve a fare un professionista.

La scuola serve a far nascere un uomo.

Un uomo completo, maturo, autonomo, adulto.

Un uomo integrale, ricco di tutte le virtù umane, del poeta e del musicista, del letterato e dello scienziato, del pittore e dell’agricoltore.

Un uomo originale, singolare, unico sulla faccia della Terra.

Docenti cari, non mortificate i vostri alunni.

Docenti cari, coltivate i vostri alunni, alimentateli di ogni umana virtù, aiutateli a crescere in virtute e conoscenza.

Un giorno, dall’alto della Cattedra più alta del mondo si ricorderanno di voi! 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:
http://www.edscuola.it/dida.html
Altri saggi sono pubblicati in
www.rivistadidattica.com
E chi volesse approfondire questa o altra tematica
basta che ricerchi su Internet:
“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

Obiettivo mobilità sociale: sostenere il merito per creare valore nel sistema Paese

“Mobilità sociale e merito”, oggi la conferenza Miur-Sant’Anna.
Diretta dalle 14.45

“Obiettivo mobilità sociale: sostenere il merito per creare valore nel sistema Paese” è l’evento che si svolge il 3 marzo 2017 al Miur per presentare i risultati del progetto “Mobilità sociale e merito”, finanziato dal Ministero e condotto dalla Scuola Superiore Sant’Anna. Per il progetto sono stati selezionati 290 studenti di scuole medie superiori in Campania, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Toscana, provenienti da famiglie con bassa scolarizzazione.

L’obiettivo era ridurre i condizionamenti che impediscono l’accesso all’istruzione universitaria per studenti capaci e meritevoli provenienti da contesti familiari e ambientali che presentano criticità. In questa occasione si tiene anche la presentazione del volume “Obiettivo Mobilità Sociale” (Il Mulino) che raccoglie risultati e proposte del progetto. La formula scelta per presentare i risultati è quella della “Consensus conference”, con interventi di rappresentanti del mondo istituzionale, accademico e delle imprese, secondo questo programma.

Alle ore 14.45, la sessione di benvenuto è dedicata alla presentazione del progetto “Mobilità sociale e merito”, con la partecipazione di Rosa De Pasquale (capo dipartimento per il sistema educativo del Ministero dell’istruzione, università, ricerca), Pierdomenico Perata (rettore della Scuola Superiore Sant’Anna), Vincenzo Barone (direttore della Scuola Normale Superiore), Michele Di Francesco (rettore della Scuola universitaria superiore Iuss Pavia).

Alle ore 15.00 gli allievi della Scuola Superiore Sant’Anna – tutor degli studenti delle scuole medie superiori coinvolti nel progetto – ne illustrano obiettivi, metodi e risultati; a seguire, Sabina Nuti (coordinatore scientifico) interviene su “Come trasformare la mobilità sociale in un’opportunità per il sistema Paese: le proposte per il futuro”. Segue l’intervento della ministra Valeria Fedeli.

Alle ore 15.30 è in programma la tavola rotonda “Opinioni e proposte per la creazione di ‘valore sociale’ mediante i percorsi di orientamento e di mobilità sociale. Impegni e ruoli dei diversi attori del nostro sistema Paese”, coordinata da Giuliano Amato. Partecipano Giovanni Brugnoli (vice presidente di Confindustria per il capitale umano), Giovanna Boda (Capo dipartimento per le pari opportunità, Presidenza del Consiglio dei ministri), Innoenzo Cipolletta (presidente Assonime), Ivano Dionigi (presidente consorzio AlmaLaurea), Catia Tomasetti (presidente Acea), Francesco Mantovani (principal expert “The european house Ambrosetti”).

Per ulteriori approfondimenti:

http://www.santannapisa.it/it/news/mobilita-sociale-e-merito-venerdi-3-marzo-roma-la-consensus-conference-presentare-i-risultati