Ora basta!!!

Ora basta!!!

I docenti delle Gae urlano il loro disgusto ai continui aggiustamenti e rimaneggiamenti della legge, da parte di questo o quel partito per il proprio elettorato. Ora è la volta dei 5 stelle, che con l’onorevole Silvia Chimienti hanno pensato bene di far innalzare la quota di idonei del concorso 2016; bozza presentata di sera (Chissà perché bozze così importanti che sconvolgono la vita di molti colleghi docenti vengono sempre votate di sera? Mah!!!) che prevede anche percorsi prioritari e agevolati per i terza fascia. Aumentare oltre il 10% degli idonei è un atto sconsiderato nei confronti delle GaE del Centro-Sud. Signori non esiste solo il Nord, dove GaE e GM se non sono del tutto esaurite poco ci manca, ma esiste un Sud Italia dove nelle GaE i colleghi docenti moriranno di precarietà: esistono in queste graduatorie ancora i vincitori del concorso del 1999-2000 che con la loro dedizione e tra mille difficoltà strutturali e non, supportano la scuola da quasi 20 anni e ne hanno vissuto tutti i cambiamenti. Alla luce di queste rivelazioni mi chiedo ma dove sono le tanto sbandierate meritocrazia e continuità didattica di cui la legge 107 si presentava come garante, o questi concetti si applicano a tutte le categorie di docenti fuorché a quelli delle GaE? Forse l’onorevole Silvia Chimienti, nella sua bozza di parere elaborata dall’onorevole Ghizzoni (ma come il PD e i 5 Stelle lavorano assieme per favorire i pas, i tfa, gli idonei , i seconda fascia e i terza fascia? Ma non è stato proprio il PD, che con la legge 107 aveva posto la quota di idonei al 10% onde evitare la beffa dell’emendamento Di Lello , anch’esso votato nottetempo…che cosa rassicurante sapere che mentre noi dormiamo il governo lavora contro le GaE, che ha immesso in ruolo gli idonei del concorso infanzia del 2012? Chi dovranno ringraziare ora gli idonei, i seconda fascia, i terza fascia, i pas e i tfa il PD che, sempre nottetempo, ha deciso di strizzare loro l’occhio approvando la bozza o i 5 Stelle, che hanno portato avanti le loro richieste? Mah!!!) non sa che i posti disponibili non bastano per quella equa ripartizione tra GaE e GM stabilita all’articolo 400 del TU. O forse con questo innalzamento si vuole mettere l’ennesimo sgambetto ai docenti delle GaE, che nel corso di anni hanno acquisito dei diritti ,calpestati da questo o quel governo, togliendo loro il tanto sospirato ruolo per darlo agli idonei del concorso 2016, il cui ruolo viene così assicurato dal comma 113 della legge 107? Mah!!

I docenti delle GaE confidavano nello svuotamento della graduatoria grazie ai posti lasciati vuoti dalle GM esigue ed esaurite. Aumentare la quota degli idonei va contro la ratio della 107: siamo nuovamente punto e a capo con 45000 docenti ancora in GaE e la maggior parte tutti del Centro-Sud. Poco possono gli onorevoli e i senatori del Sud che, conoscendo le dinamiche della loro terra, ogni giorno si battono per la stabilizzazione delle GaE e in special modo di quelle del Centro Sud.

E’ vergognoso che i docenti delle GaE vengano umiliati da una legge ad personam quale quella dell’onorevole Chimienti che così facendo intasca i consensi di seconda, terza fascia, idonei, pas e tfa. Noi i veri aventi diritto saremo superati da chi neanche lo ha vinto il concorso.

Tiziana De Chiara

Coordinamento Nazionale Docenti GAE

MOBILITÀ, CONTRATTO ANCORA IN ALTO MARE

MOBILITÀ, CONTRATTO ANCORA IN ALTO MARE

Contratto mobilità ancora in alto mare. L’incontro di oggi pomeriggio al Miur tra sindacati e Amministrazione non ha segnato alcun passo avanti nella trattativa.

“L’ipotesi di contratto – spiega Maria Domenica Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda degli Insegnanti – è ancora all’esame degli organi di controllo competenti. Restiamo dunque in attesa della certificazione da parte della Funzione Pubblica e del Mef senza la quale non è possibile procedere oltre. Tutto fermo anche per quanto riguarda la chiamata per competenze, un nodo fondamentale che ci auguriamo venga affrontato nella prossima riunione convocata per il 21 marzo”.

“Tutto ciò – conclude Di Patre – comporterà uno slittamento dei termini per le domande di mobilità, con il rischio che anche il prossimo anno scolastico inizi nel caos senza insegnanti nelle classi”.

L’accesso ai servizi ai tempi della Convenzione ONU

Superando.it del 15-03-2017

L’accesso ai servizi ai tempi della Convenzione ONU

Dopo l’entrata in vigore del nuovo ISEE, molti Comuni stanno modificando i loro regolamenti sull’accesso all’insieme dei servizi sociali, spesso dichiarando di fare riferimento alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Ma accade veramente che l’approccio sociale alla disabilità basato sui diritti umani influisca sulla stesura di quei nuovi regolamenti? Se ne parlerà il 23 marzo all’Università di Milano Bicocca, nel corso di un interessante seminario promosso dalla Federazione LEDHA e rivolto prevalentemente ad operatori, supervisori e studenti.

MILANO. «In un’epoca in cui è cresciuta tra le persone con disabilità e nei loro familiari la consapevolezza che l’orizzonte della propria vita non possa essere limitato alla sola “cura e assistenza”, si assiste – aveva scritto recentemente su queste stesse pagine Giovanni Merlo – all’approvazione di una serie di Regolamenti Comunali, conseguenti all’avvento del nuovo ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), che tendono a privilegiare la sostenibilità per gli Enti Locali, a scapito di una sostanziale inaccessibilità ai servizi. Ma l’aspirazione a una vita dignitosa da parte delle persone con disabilità non merita di rimanere ancora per troppo tempo sospesa».
Partirà proprio da questa riflessione l’interessante seminario rivolto prevalentemente a operatori, supervisori e studenti, intitolato Disabilità: l’accesso ai servizi ai tempi della Convenzione ONU e in programma per il 23 marzo presso l’Università di Milano Bicocca (Aula Pagani Edificio U7 3° piano, ore 9-13 e 14-17), a cura del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale della stessa, in collaborazione con la LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

«La Convenzione ONU – spiegano i promotori dell’incontro – ha certificato un radicale cambiamento di approccio e di definizione stessa del fenomeno disabilità. Un cambiamento che, naturalmente, interroga e coinvolge anche il sistema di welfare sociale e gli operatori che vi lavorano. In questi ultimi mesi, complice l’entrata in vigore del nuovo ISEE, molti Comuni lombardi hanno modificato o stanno modificando i loro regolamenti non solo sulla partecipazione alla spesa, ma, in generale, sull’accesso all’insieme dei servizi sociali comunali, spesso dichiarando di fare riferimento alle prescrizioni della Convenzione. Ma quali sono veramente le principali novità? Se e in che misura l’approccio sociale alla disabilità basato sui diritti umani ha influito sulla stesura dei nuovi regolamenti? Vi sono ancora criticità e contraddizioni aperte? Si tratta certamente di questioni culturali, ma con immediate ripercussioni legali e sostanziali, che interrogano il lavoro degli assistenti sociali e di tutti gli operatori del settore».
A tali interrogativi, quindi, cercherà di rispondere il seminario del 23 marzo a Milano, condotto dal già citato Giovanni Merlo, direttore della LEDHA e da Gaetano De Luca, avvocato della stessa LEDHA. (S.B.)

Un ulteriore approfondimento sul seminario del 23 marzo a Milano, con il dettaglio dei temi in programma, è disponibile a questo link. Per ulteriori informazioni: giovanni.merlo@ledha.it.

Università D’Annunzio, nessuna nomina da parte del Miur

Università D’Annunzio, nessuna nomina da parte del Miur

Contrariamente a quanto riportato da alcune agenzie di stampa, si precisa, con riferimento all’Università D’Annunzio di Chieti, che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca non ha nominato alcun vicario del Rettore che, assieme al Direttore Generale dell’Ateneo, è stato interdetto dalla Procura di Chieti per un periodo di 6 mesi.

Il Ministero, infatti, si è limitato a prendere atto del fatto che la Procura ha disposto sia il sequestro del decreto rettorale (numero 938/2017, protocollo 12639 del 13 marzo 2017) con cui il Rettore, già interdetto, ha nominato il Pro-Rettore con funzioni vicariali, sia il sequestro del provvedimento (protocollo 12657 del 13 marzo 2017) del Direttore generale, anch’esso già interdetto, di nomina del suo sostituto. Entrambi i provvedimenti risultano pertanto inefficaci.

Di conseguenza, anche per rispondere alla sollecitazione pervenuta da una lettera dei Direttori di Dipartimento dell’Università in data 14 marzo, in applicazione dei principi generali dell’ordinamento universitario e nell’ambito degli organi previsti dallo Statuto dell’Università di Chieti-Pescara, il Ministero ha semplicemente comunicato all’Ateneo che le funzioni del Rettore sono temporaneamente svolte dal Decano dell’Università, professor Michele Vacca.

Quanto alla figura del Direttore generale, il Ministero, per il momento, ha solo chiesto all’Ateneo di poter acquisire l’ultimo provvedimento di conferimento dell’incarico.

L’Unione italiana Ciechi e ipovedenti e’ in cerca dell’inno. Al via il concorso

Redattore Sociale del 15-03-2017

L’Unione italiana Ciechi e ipovedenti e’ in cerca dell’inno. Al via il concorso

ROMA. L’Uici vuole darsi un inno ufficiale, per “accrescere la riconoscibilità della nostra Associazione e svilupparne il senso di appartenenza”; spiega il presidente Mario Barbuto. Per questo l’Unione chiama a raccolta chiunque voglia comporne uno: sfida aperta a tutti. Unici requisiti: maggiore età, spirito creativo e capacità di composizione. “La musica dovrà essere nel contempo solenne, ma orecchiabile e il testo dovrà illustrare in poche strofe i valori più elevati della storia e della realtà attuale dell’Unione”, spiega l’associazione, che al vincitore assegnerà un premio di 1.500 euro. I lavori realizzati saranno valutati da una giuria di qualità composta da 5 membri nominati dalla direzione nazionale dell’Unione, che provengono soprattutto dal mondo della disabilità visiva, con comprovate competenze specifiche nel campo musicale. La scadenza è fissata per il 5 maggio prossimo. Tutte le informazioni sul sito dell’Uici.

PARITA’ E AUTONOMIA NEI DECRETI ATTUATIVI DELLA “BUONA SCUOLA”

APPELLO AGeSC PER PARITA’ E AUTONOMIA NEI DECRETI ATTUATIVI DELLA “BUONA SCUOLA”
Rivolto alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica ed al Ministero dell’Istruzione

Sta per concludersi l’esame dei decreti legislativi di attuazione della legge
107/2015 “La buona scuola”. AGeSC – Associazione Genitori Scuole Cattoliche -,
avendo come punto di riferimento ideale la libertà di scelta educativa dei
genitori, condizione necessaria, come riconosciuto in tutto il mondo, per un
sistema scolastico di qualità, guarda con attenzione all’esito del processo
consultivo in atto sui decreti. Essi infatti non promuovono decisi passi in
avanti dell’autonomia e della parità scolastica che, come genitori, riteniamo
pilastri fondamentali per il rinnovamento del sistema nazionale di istruzione.
Per questo AGeSC si appella a Parlamento e Ministero, affinché si tenga conto in
primo luogo dei bisogni di tutti gli studenti e di tutte le famiglie della
scuola italiana, che chiedono di avere a disposizione una vasta offerta
formativa, mettendo in secondo piano i problemi occupazionali e sindacali, certo
importanti purché non siano a scapito del bene primario costituito dagli alunni
stessi.

AGeSC auspica che l’emanazione definitiva dei decreti attuativi della legge 107
‘La buona Scuola’  rappresenti l’occasione per un avanzamento del nostro sistema
di istruzione verso obiettivi di pluralismo ed efficacia, ricordando a tutti
che, sia riguardo alla libertà di scelta educativa che ai risultati scolastici,
l’Italia è purtroppo ancora oggi ai gradini più bassi nelle graduatorie
internazionali.

Voti e bocciature, meglio di no

da ItaliaOggi

Voti e bocciature, meglio di no

Le richieste della commissione istruzione del senato alla Fedeli sulla nuova valutazione

Alessandra Ricciardi

Una scuola che non respinge i ragazzi ma li aiuta a superare le difficoltà. Anche promuovendoli se hanno insufficienze ed evitando la rigidità di un voto in sede di scrutinio a favore del giudizio o di una lettera. È quanto chiede il parere approvato dalla commissione istruzione del senato, relatrice la dem Francesca Puglisi, responsabile scuola del partito democratico nelle segreterie Bersani e Renzi, in merito al decreto del governo sulla valutazione (il parere sul sito www.italiaoggi.it/documenti). Si tratta dell’atto 384, uno degli otto decreti delegati della legge 107/2015. Un po’ in ordine sparso, camera e senato stanno approvando i vari pareri, la scadenza è il 17 marzo, ed è sulla scorta di questi che la ministra, Valeria Fedeli, dovrà decidere quali correttivi ai provvedimenti attuativi della Buona scuola proporre al consiglio dei ministri.

Attesa anche per il decreto sulla formazione e il reclutamento dei docenti. A ieri sera, si tenevano ancora riunioni informali tra governo e parlamentari per trovare la quadra, per rispondere alle esigenze dei tanti precari che sono rimasti al palo dopo le assunzioni della Buona scuola. Eliminare il tetto del 10% degli idonei utilizzabili da concorso per le nuove assunzioni, come scaglionare nelle varie fasi i precari di seconda e terza fascia, i nodi ancora da sciogliere.

Sulla valutazione, il dado, almeno parlamentare, invece è tratto. Se il decreto approvato dal consiglio dei ministri prevede che «nella scuola primaria, i docenti della classe, in sede di scrutinio, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali», nel parere si chiede di premettere che gli alunni sono promossi «anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione». Nel caso in cui le valutazioni periodiche o finali degli alunni indichino livelli insufficienti, «l’istituzione scolastica, nell’ambito dell’autonomia didattica e organizzativa, attiva specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento».

Intervento anche per le medie: se ad oggi il decreto prevede la promozione con la media del sei, la commissione chiede di prevedere che in caso di insufficienza, il consiglio di classe deliberi, «con adeguata motivazione, la non ammissione alla classe successiva o all’esame conclusivo del primo ciclo… In caso di ammissione con carenze evidenziate in alcune discipline, in caso di non ammissione alla classe successiva o di non ammissione all’esame conclusivo del primo ciclo, l’istituzione scolastica attiva le strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento».

Sostituire alle elementari «la votazione espressa in decimi con una votazione espressa in cinque livelli di apprendimento identificati con lettere o aggettivi descrittivi», una delle osservazioni. «La scuola non deve aver paura dei voti, non deve aver paura di valutare», replica il sottosegretario all’istruzione, Gabriele Toccafondi, Ncd. La palla ora passa alla Fedeli. La mediazione che sta prendendo piede parla di una sperimentazione, sul modello di quella del liceo breve (ad oggi mai decollata, in verità), per sostituire i voti con lettere o giudizi a partire dalla nuove prime classi.

Tecnici e professionali, ok al ripristino di ore

da ItaliaOggi

Tecnici e professionali, ok al ripristino di ore

Dopo i tagli operati dalla riforma gelmini

MArco Nobilio

Via libera al ripristino delle ore di lezione tagliate nei tecnici e nei professionali da parte delle commissioni cultura di camera e senato. Con altrettanti pareri favorevoli i deputati e i senatori delle commissioni cultura dei due rami del parlamento hanno dato il loro placet ai decreti che rimediano ai tagli operati dal decreto-legge 112 del 2008, ministro dell’istruzione Gelmini. Dopo la riduzione da 40 a 36 ore settimanali, introdotta dal ministero Fioroni con il decreto 41 del 2007, infatti, era stata adottata un’ulteriore riduzione del numero delle ore di lezione settimanali, che sono scese da 36 a 32. Ma quest’ulteriore riduzione era stata censurata dal giudice amministrativo, che aveva dichiarato il taglio illegittimo annullando i provvedimenti che vi avevano dato attuazione. In particolare, i giudici avevano evidenziato che i decreti attuativi dei tagli non indicavano i criteri adottati per effettuare le decurtazioni che si erano tradotte in tagli indiscriminati nelle, quarte e quinte classi con ricadute pesanti sugli organici e sull’utenza. Sulla questione, peraltro, si era espresso a suo tempo anche il consiglio di Stato in sede cautelare, allorquando aveva evidenziato che «alla luce del sopravvenuto parere emesso dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione l’amministrazione scolastica non» avrebbe potuto «esimersi dal rideterminarsi sulla definizione dell’orario complessivo annuale delle lezioni delle seconde, terze e quarte classi degli istituti tecnici e delle seconde e terze classi degli istituti professionali.».

Il collegio, inoltre, si era spinto anche oltre il mero giudizio di legittimità. Ed era entrato anche parzialmente nel merito, valutando l’opportunità e la convenienza del provvedimento ministeriale. Sebbene in modo succinto, così come prevede la procedura. Il giudizio, dunque, era andato avanti in I grado in sede di merito, sempre in senso favorevole al ripristino delle ore. Ma l’amministrazione non aveva ritenuto di adempiere. E il giudizio si era concluso in sede di ottemperanza, con la sentenza del Tar Lazio, n.3527, con la quale i giudici amministrativi, dopo avere annullato i decreti ministeriali che avevano dato attuazione ai tagli, aveva nominato un commissario ad acta per ripristinare la situazione precedente. Il controllo esercitato dalle commissioni parlamentari, dunque, ha dovuto limitarsi a accertare se il provvedimento in esame fosse conforme al comando del Tar.

Deleghe, i comuni battono cassa

da ItaliaOggi

Deleghe, i comuni battono cassa

L’Anci accusa: insufficienti le risorse stanziate per tutti i decreti attuativi della Buona scuola

Emanuela Micucci

Risorse insufficienti e stanziamenti non programmati. Necessità di un «più puntuale e appropriato collegamento tra ordine diversi di istruzione, i relativi servizi di supporto, i compiti dei diversi ambiti territoriali di governo». Queste le osservazioni generali dei comuni dell’Anci sui decreti attuativi delle deleghe della L.107 su inclusione scolastica degli studenti disabili, diritto allo studio, sistema integrato 0-6 anni, formazione professionale, cultura umanistica. Aspettando di «leggere i nuovi testi riformulati dal ministero dell’istruzione» in base alle proposte emendative dell’Anci nella Conferenza Unificata.

Nei testi dei decreti i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) previsti come necessari per garantire uniformi prestazioni sul territorio nazionale, di fatto, non vengono definiti. Quello sull’inclusione degli alunni disabili «si limita, prevalentemente, a una ricognizione dei servizi e delle competenze per come già definiti nelle normative vigenti». In quello sul sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni manca la definizione degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi da inserire nella regolamentazione statale di indirizzo per le regioni. Quello sul diritto allo studio si limita a definire le modalità delle prestazioni in relazione ai servizi erogati dagli enti locali, quelle per l’individuazione dei requisiti di eleggibilità per l’accesso alle prestazioni e i principi generali per il potenziamento della Carta dello studente. «Probabilmente per la scarsità di risorse finanziarie a sostegno degli interventi individuati».

Nei decreti poi mancano le risorse. In quello sul sistema 0-6 si somma all’assenza di definizione delle «scadenze verso le finalità e gli obiettivi». Insufficiente il Fondo di 672 milioni per il triennio 2017-2020: si potrebbe pensare di convogliare risorse al momento rese disponibili per altre finalità, ad esempio Bonus bebé», propone l’Anci. Mentre per l’implementazione dei servizi legata alla possibilità di assumere «sarà opportuno prevedere un ampliamento del turnover». Conciliare lavoro dei genitori e cura dei figli pone in primo piano la questione dei contributi per la gestione dei servizi educativi e scolastici non statali esistenti sostenuti dai comuni. «Sempre più urgente» per l’Anci «un intervento statale che», «attraverso l’aumento degli organici statali», sgravi l’impegno dei comuni che da decenni gestiscono in modo quantitativamente rilevante scuole dell’infanzia, sostituendo la presenza statale».

Dalla mensa al trasporto nel decreto sul diritto allo studio «è assente la previsione di adeguate risorse, tenuto conto che parte degli stanziamenti elencati nello schema di decreto sono già previsti e finalizzati in altre norme di legge». Lo stesso tema dei libri di testo e delle borse di studio «non porta alcuna innovazione».

Mentre «si dovrebbe rivedere il fabbisogno di risorse e forse anche la scelta relativa alla totale gratuità nella scuola primaria come avviene negli altri ordini di scuola, anche dell’obbligo, dove viene richiesta una compartecipazione in base all’Isee». C’è infine nei decreti attuativi il tema del coinvolgimento degli enti locali. In quello sull’inclusione c’è una ‘assistenza educativa’ tra le competenze degli enti «che non trova alcuna corrispondenza nella norma di riferimento» e «che può creare confusione e incertezza» perché «le attività di sostegno educativo sono garantite dalla scuola “mediante l’assegnazione di docenti di sostegno” e non dagli enti locali».

La flessibilità didattica non c’è

da ItaliaOggi

La flessibilità didattica non c’è

L’autonomia scolastica compie vent’anni, tra vincoli burocratici e spazi ridotti

Giovanni Scancarello

L’autonomia resta al palo proprio nella parte in cui avrebbe dovuto produrre i cambiamenti più importanti, la didattica. Una riforma nata per rendere flessibili le scuole perché si adattassero al proprio contesto territoriale e al cambiamento della società, ma che a vent’anni di distanza deve prendere atto di non essere riuscita nell’intento. Poche, infatti, sono le scuole che hanno fatto ricorso alla quota di flessibilità del curricolo e pochissime quelle che hanno ridotto l’ora di lezione per recuperarla in attività opzionali. Colpa di una serie di fattori, a parte il continuo ricambio di governi, ministri e sottosegretari, c’è un problema di cristallizzazione della questione professionale, ma possibili inferenze andrebbero rintracciate anche nella mancata riforma degli organi collegiali e negli annosi problemi dell’edilizia scolastica. All’interno dell’orario annuale delle lezioni, spiega l’Invalsi nel rapporto che esamina i Rav delle scuole, le scuole definiscono l’insieme delle proposte formative che compongono il curricolo di scuola, composto da una quota nazionale, comprensiva delle diverse discipline previste dal corso di studi, nonché da una quota opzionale definita autonomamente dalla scuola, legata agli specifici contesti.

Per ampliare l’offerta formativa le scuole possono utilizzare fino ad un massimo del 20% del monte ore orario annuale per compensare discipline scelte dalle scuole con quelle canoniche del piano di studi, o possono ridurre la durata delle lezioni rispetto ai tradizionali 60 minuti, recuperando risorse tempo per realizzare ore aggiuntive di insegnamento.

Le scuole primarie preferiscono ampliare l’offerta formativa in orario scolastico (62% delle scuole) con l’intervento, ad esempio, di esperti esterni durante le normali ore di lezione, al contrario nelle scuole secondarie di primo grado la tendenza è quella di ampliare l’offerta formativa soprattutto al di fuori delle attività ordinarie, con interventi pomeridiani opzionali. Quasi tutte le scuole secondarie di secondo grado ampliano l’offerta formativa fuori dell’orario curricolare (97% dei licei, 94% degli istituti tecnici e 89% degli istituti professionali). Il ricorso alla riduzione dei minuti di lezione per realizzare unità didattiche aggiuntive ha interessato invece un numero residuale di scuole (inferiore al 2% nella primaria, intorno al 6% nella secondaria di primo grado, compreso tra il 3 e il 5% nella scuola secondaria di secondo grado). Ricorrono alla flessibilità del curricolo, fino al 20% di compensazione, soprattutto gli istituti professionali (media 38%), meno di un terzo delle scuole del primo ciclo (28%), un quarto dei tecnici (26%) e meno di un quarto dei licei (23%).

In ogni caso non si può dire che la flessibilità abbia fatto breccia nel cuore della scuola italiana. Per altro ciò ha determinato il fatto che, come accade soprattutto alle secondarie di secondo grado, molta parte dell’ampliamento dell’offerta formativa extracurricolare finisca per essere pagata dalle famiglie, finendo per istituire una sorta di modello di scuola statale quasi-privata, almeno per ciò che riguarda le opzionalità.

Le scuole infatti possono realizzare attività extracurricolari opzionali che contribuiscono ad arricchire la proposta formativa rivolta agli allievi, su contributo aggiuntivo da parte delle famiglie (ad esempio corsi pomeridiani di lingua, teatro, musica, attività sportive). I fondi per l’ampliamento dell’offerta formativa, spiega l’Invalsi, risultano ridotti negli ultimi anni. Per altro tali fondi vanno a coprire soprattutto le spese di funzionamento organizzativo (coordinamenti, referenze ecc.) anche a causa dell’assenza di quadri intermedi istituzionalizzati e contrattualizzati, di cui, ad esempio, ad esempio le funzioni strumentali al Pof rappresentano un timido esempio ma che comunque sono state anch’esse oggetto di pesanti tagli di budget negli ultimi anni.

La flessibilità organizzativa rappresentava il core business dell’autonomia organizzativa a sua volta pilastro dell’autonomia scolastica. L’articolo 21 della riforma Bassanini del ’97 parlava di autonomia organizzativa per la realizzazione della flessibilità, «anche mediante superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione, dell’unitarietà del gruppo classe e delle modalità di organizzazione e impiego dei docenti, secondo finalità di ottimizzazione delle risorse umane». Ma evidentemente, a vent’anni di distanza va preso atto che niente di tutto questo si è realizzato, se non in casi del tutto eccezionali. Mentre quel «superamento» del blocco burocratico tra curricolo e apprendimento non c’è stato, è proprio l’idea burocratica di curricolo che ne è uscita rinforzata, solo per fare un esempio, si pensi al ritorno ai voti numerici alle primarie.

Può essere complicato rispondere, sarà compito della ricerca sociale andare a sondare le motivazioni e le decisioni che hanno prodotto un simile immobilismo da parte delle scuole. Ma si possono comunque azzardare alcune ipotesi, alcune relative al rapporto di lavoro degli insegnanti e alla cristallizzazione, poi diventata vero e proprio blocco, della contrattazione, altre connesse alla mancata attuazione della riforma degli organi collegiali territoriali del 99; ma non si può nemmeno escludere l’incidenza dei fattori logistici e dell’edilizia scolastica: chissà infatti se, pur disponibili ad attuare la flessibilità soprattutto in orario curricolare, le scuole non abbiano rinunciato per mancanza di spazi, in scuole oltretutto sempre più stipate di alunni, come avvenuto con la riforma del dimensionamento del 2011.

Il 23 marzo va in scena il Digital Day

da La Tecnica della Scuola

Il 23 marzo va in scena il Digital Day

Si avvicinano le celebrazioni del “Digital Day”, organizzato a Roma il prossimo 23 marzo nell’ambito delle celebrazioni per i 60 anni dei Trattati di Roma.

La giornata sarà caratterizzata da impegno a collaborare per soddisfare le necessità dell’industria, allineamento delle risorse e degli investimenti a livello europeo, nazionale e regionale su un insieme di priorità a partire dalla diffusione dell’innovazione digitale su ogni settore e per migliorare la capacità di innovazione in Europa attraverso lo sviluppo di piattaforme digitali del domani.

L’evento, mirato a mettere in risalto le sfide digitali e la capacità di innovazione dell’Europa nonché il ruolo crescente del digitale nella vita quotidiana, nell’economia e nella società degli europei, vedrà riuniti a Roma i principali stakeholder in materia ed esperti di digitali ed i rappresentanti delle istituzioni nazionali e internazionali.

Quattro i pilastri della “nuova” strategia europea che verranno declinate in dettaglio durante l’evento:

-) L’Europa come protagonista nell’informatica di alto livello: Big Data e “supercalcolo” cioè il calcolo scientifico ad alte prestazioni che consentirà di accrescere le capacità scientifiche e la competitività dell’industria Europea

-) Digitalizzare l’industria europea attraverso una piattaforma unica europea e da iniziative nazionali per la digitalizzazione

-) Verso una mobilità connessa e automatizzata attraverso tecnologie e politiche digitali quali il 5G , intelligenza artificiale e megadati.

-) L’impatto della trasformazione digitale sull’occupazione e le competenze: industria del futuro: la necessità di riqualificare le risorse umane europee alla luce della quarta rivoluzione industriale derivata dalle trasformazioni dell’intelligenza artificiale, dell’internet delle cose , delle comunicazioni mobili

Ad annunciare durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento, le direttrici di quel che saranno i piani per l’area supercalcolo e big data, è stato il Presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo: “Bisogna partire dalle applicazioni ma soprattutto definire quelle tecnologie in grado di collocare l’Europa fra le prime tre posizioni in materia di supercalcolo. Oggi siamo al 12mo posto con l’Italia a fare da capofila con il Cineca: bisogna recuperare la strada persa e quindi destinare investimenti in questa direzione”.

L’obiettivo di favorire la crescita sostenibile e la competitività dell’industria secondo il Direttore Generale della Direzione CNET Roberto viola passa invece” attraverso un mercato comune digitale, creando le condizioni perché l’industria possa innovare utilizzando al meglio le tecnologie digitali. Puntiamo ad un approccio inclusivo per creare occupazione di qualità tramite uno sviluppo economico sostenibile che favorisca la coesione sociale“.

Con questo evento” ha sottolineato sempre durante la conferenza stampa Stefano Firpo Direttore Generale per la Politica Industriale “vogliamo sottolineare il passaggio epocale che stiamo vivendo verso un mondo sempre più digitale e ad alto impatto della tecnologia. L’Europa può e deve costruire un concreto piano d’azione per il rilancio della propria competitività.

L’importanza della trasformazione digitale è stata ribadita anche dal capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea Beatrice Covassi: “La trasformazione digitale inaugura una nuova era, per l’industria e per la società. L’Europa di oggi deve scommettere sul digitale per garantire ai suoi cittadini un futuro che funzioni. Questa è l’Europa del fare che ripartirà dal 25 marzo”.

Riguardo alle auto connesse e alla guida autonoma è stato Roberto Viola, Direttore Generale della DG Connect, a fare il punto e ad annunciare le iniziative al via: “L’Europa sta investendo moltissimo sulla trasformazione del settore dei trasporti nell’ambito in particolare del Comnnecting Europe Facility. E stiamo ora entrando in una nuova fase, quella dei veicoli connessi e a guida autonoma che di fatto si configurano come veri e propri centri di comunicazione. La sfida è correlata anche e soprattutto allo sviluppo del 5G”.

Tutte le sessioni dell’evento verranno trasmesse dal vivo sui canali social (#DigitalDay17).

Mobilità 2017, tutti i docenti assegnati entro Ferragosto: contratto in arrivo?

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2017, tutti i docenti assegnati entro Ferragosto: contratto in arrivo?

“Il tema vero è che tutte le procedure di assegnamento devono essere fatte entro il mese di luglio, massimo i primi 15 giorni di agosto”.

È un impegno importante quello che si è preso pubblicamente la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, intervenendo il 14 marzo a diMartedì, il programma andato in onda su La7 e condotto da Giovanni Floris: significa che le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni dovrebbero andarsi a compiere quasi un mese prima dell’inizio delle lezioni.

Interpellata sulla “girandola dei docenti”, cui abbiamo assistito nei mesi scorsi, con assegnazioni provvisorie protratte sino alle soglie del 2017, la ministra ha tenuto a dire che “lo scorso anno è stata un’eccezione”, perché sono state messe in “mobilità 250 mila persone.

L’impegno che mi sono presa è che dobbiamo iniziare l’anno con tutti gli insegnanti al loro posto e non ci dovranno essere cambiamenti ad ottobre o novembre, perchè i ragazzi hanno bisogno di avere il loro docente in classe”.

Leggendo tra le righe, l’obiettivo che si è posta Fedeli prevede un passaggio imprescindibile e repentino: la firma del contratto sulla mobilità.

Come abbiamo già rilevato, in un precedente articolo, le dichiarazioni del ministro sulla volontà di ricucire con i prof e ora di chiudere la mobilità entro Ferragosto, inducono a pensare una sempre più imminente sottoscrizione finale delle norme che regolano le modalità di trasferimento. Ed un incontro, forse non a caso, è previsto proprio nelle prossime ore.

L’idea di Fedeli non è peregrina: nella terza decade di agosto, più i primi giorni di settembre, si potrebbero in questo modo effettuare le immissioni in ruolo, qualche decina di migliaia, e supplenze annuali, circa 100mila. Nei fatti, però, non sarà facile portare in porto il progetto.

Ribadendo un concetto espresso già poche ore prima al Miur, la Fedeli si è soffermata sulla sua “ricetta” da attuare per far recuperare all’amministrazione centrale del credito da parte degli insegnanti.

Per la responsabile del Miur, è fondamentale coinvolgere tutti nel percorso di riforma della scuola, operando allo stesso tempo per far sì che il prossimo anno tutti gli studenti e le studentesse abbiano in classe i propri prof all’inizio delle lezioni.

“In una Cgil diretta prima da Luciano Lama e poi da Bruno Trentin ho imparato che per affrontare i problemi di chi sta nel lavoro anche nella complessità, bisogna sempre conoscere il contesto, coinvolgere e trovare i punti che uniscono perché ci deve essere un interesse comune. Tutto il percorso scolastico, deve insegnare le competenze, il sapere ma anche introdurre innovazione nel rapporto con il mondo che cambia”.

Però, “attenzione: abbiamo dei ritardi nel nostro sistema scolastico che vanno rapidamente recuperati, perché centrale è quello che diamo agli studenti. Il tema è la qualità della proposta: ho verificato in questi due mesi, due mesi e mezzo del mio incarico che non sono stati coinvolti tutti i soggetti che poi la riforma la devono attuare. Invece – ha concluso Fedeli – è molto importante coinvolgere”.

Gli impegni di Fedeli: tutti in cattedra a settembre, ricucire coi prof, spiegare la L.107/15

da La Tecnica della Scuola

Gli impegni di Fedeli: tutti in cattedra a settembre, ricucire coi prof, spiegare la L.107/15

“Siamo tutti impegnati perché l’anno scolastico 2017-18 inizi con tutte le docenti e i docenti in classe”.

Per evitare “che succedano poi cambiamenti o classi senza insegnanti fino a novembre e dicembre”.

A prometterlo, a distanza di poche settimane dalla prima volta, è stata la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, a margine di un incontro tenuto al Miur il 14 marzo.

Fedeli ha tenuto a precisare di aver preso l’impegno sull’avvio regolare del prossimo anno scolastico, “indipendentemente dalla tipologia di contratto dei docenti: stiamo lavorando a questo e anche a una possibile ulteriore fase di mobilità, più ristretta degli anni precedenti e vogliamo gestirla in tempo utile perché le scuole possano iniziare l’anno scolastico nel miglior modo possibile”.

“Stiamo anche cercando – ha aggiunto – di affrontare con una norma transitoria tutte le condizioni pregresse che hanno creato qualche tensione”.

“L’obiettivo è quello di dare alle studentesse, agli studenti e alle famiglie – ha concluso – le classi con i docenti già dal primo giorno di scuola. Stiamo affrontando tutto questo, appena saremo pronti lo comunicheremo soprattutto alle scuole e alle famiglie”.

Rispondendo ad una domanda dei cronisti sulle critiche mosse verso la Buona Scuola approvata in Parlamento nel luglio del 2015, Fedeli ha tenuto a puntaualizzare che “lariforma 107/15 è poco conosciuta dal punto di vista dei suoi contenuti fondamentali”, anche da parte degli insegnanti.

Fedeli sostiene, infatti, anche che “un limite che c’è stato: è che, dentro le cose molto importanti della Buona scuola, non si è scelto di dialogare, di parlare, di costruire, con i soggetti che poi devono attuarli, i contenuti della riforma. Mi auguro che con un lavoro paziente di ascolto, di relazione e di qualità della relazione e del coinvolgimento di tutte le persone che operano nella scuola, riusciamo a ricucire sapendo che la scuola è per e degli studenti”.

“L’obiettivo fondamentale – ha detto ancora la ministra – è formare gli studenti perché siano in grado sempre di stare in questo mondo in costante cambiamento”.

Ricordando, dunque, alcuni contenuti “fondamentali” della riforma, Fedeli ha citato le deleghe, “che si stanno discutendo in Parlamento”.

“Penso – ha detto ancora Fedeli – ad alcune scelte importanti come quella di considerare l’istruzione 0-6 anni un punto fondamentale per l’inclusione e per superare le differenze che ci sono per le situazioni sociali di provenienza; penso alle nuove forme di reclutamento del personale sempre più formato e più istruito: essere docenti è una delle professioni che dobbiamo rivalutare e riconoscere tra le più importanti per tutto il paese”.

“Ma possiamo parlare anche dell’inclusione – ha concluso la ministra – del diritto allo studio, della nuova delega per rafforzare tutte le materie umanistiche”.

Commissioni esami di Stato: chi non può presentare domanda e chi non può essere nominato

da La Tecnica della Scuola

Commissioni esami di Stato: chi non può presentare domanda e chi non può essere nominato

La C.M. n. 2/2017 relativa alla formazione delle commissioni degli esami di Stato, oltre al personale che deve e quello che può presentare domanda come candidato esterno o presidente, elenca anche alcune situazioni in cui è preclusa la possibilità di presentare domanda.

Innanzitutto, non possono presentare istanza di partecipazione in qualità di presidente o commissario esterno i docenti che siano stati designati commissari interni in istituti statali o referenti del plico telematico.

Analogamente, non possono presentare domanda i docenti di istituti statali che insegnino, regolarmente autorizzati, contestualmente anche in istituti paritari.

Inoltre, la possibilità è preclusa al personale che si trovi in una delle seguenti posizioni:

  • assente a qualsiasi titolo, compreso per aspettativa o distacco sindacale, se il rientro in servizio risulti formalmente stabilito per una data successiva a quella di inizio degli esami;
  • collocato fuori ruolo e/o utilizzato in altri compiti ex articolo 17, comma 5, C.C.N.L. del comparto del personale della scuola (quadriennio normativo 2006- 2009);
  • utilizzato, in posizione di comando o comunque incaricato a tempo pieno, presso il MIUR o gli uffici periferici ovvero presso altri Enti;
  • impegnato, quale sostituto del dirigente scolastico durante lo svolgimento dell’esame di Stato, sempreché quest’ultimo abbia presentato la scheda di partecipazione alle commissioni di esame di Stato (Mod. ES-1);
  • in astensione obbligatoria o facoltativa dal lavoro.

Infine, non è consentita la presentazione della scheda di partecipazione al personale docente della scuola che sia assente per almeno novanta giorni e rientri in servizio dopo il 30 aprile 2017.

La medesima circolare elenca anche alcuni casi in cui è previsto il divieto di nomina: gli aspiranti presidenti o commissari esterni non possono essere nominati nelle commissioni d’esame operanti:

  • nella scuola di servizio (anche con riferimento alle scuole di completamento dell’orario di servizio), comprese le sezioni staccate, le sedi coordinate, le scuole aggregate, le sezioni associate;
  • in altre scuole del medesimo distretto scolastico;
  • in scuole nelle quali abbiano prestato servizio nei due anni precedenti l’anno in corso (anche paritarie, con riferimento ai docenti che abbiano insegnato, regolarmente autorizzati, sia in istituti statali che in istituti paritari);
  • nella stessa scuola, statale o paritaria, ove abbiano prestato servizio, in commissione d’esame, in qualità di presidente o di commissario, consecutivamente nei due anni precedenti l’anno in corso;
  • nelle commissioni di esame operanti al di fuori della provincia di residenza o di servizio.

Analogamente, non è possibile la nomina a presidenti, commissari esterni e interni, per il personale:

  • destinatario di sanzioni disciplinari superiori alla censura, inflitte nell’anno scolastico in corso o in quello precedente;
  • che risulti indagato o imputato per reati particolarmente gravi, in particolare riferimento al ruolo educativo-formativo e all’attività di servizio;
  • che si sia reso autore nel corso di precedenti esami di comportamenti scorretti, oggetto di contestazione in sede disciplinare;
  • che risulti trasferito per incompatibilità ambientale presso la scuola in cui prestava servizio.

Infine, è preclusa la nomina al personale utilizzato, con motivato provvedimento formale del Direttore generale o dirigente preposto all’Ufficio Scolastico Regionale, quale presidente di commissione d’esame di Stato del primo ciclo di istruzione. La verifica di tale incompatibilità è esclusivamente amministrativa, in quanto le nomine nelle commissioni per gli esami conclusivi del primo ciclo non sono gestite dal sistema informativo.

Pi Greco Day: con una laurea in matematica si trova lavoro entro un anno

da Tuttoscuola

Pi Greco Day: con una laurea in matematica si trova lavoro entro un anno

Sei preoccupato di non riuscire, un giorno, a trovare lavoro? Prendi una laurea in matematica e passa la paura. È provato, infatti, che a dodici mesi dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione arriva all’83%, mentre il guadagno mensile netto si aggira sui 1.076 euro. A cinque anni dalla laurea la percentuale di coloro che vengono assunti con un contratto a tempo indeterminato raggiunge addirittura il 55%. Percentuali occupazionali e di reddito che si attestano tra le più alte nel panorama accademico. A parlare sono i dati diffusi da Almalaurea e rilanciati da FourStars, società accreditata dal Ministero del Lavoro e specializzata nei tirocini formativi, in occasione del ‘Pi Greco Day’ che si celebra oggi per la prima volta in Italia.

Le lauree scientifiche vivono un bel momento, i giovani sembra che finalmente ne riconoscano il valore e le opportunità. Secondo l’Ocse, infatti, tra il 2004/2005 e il 2014/2015 le immatricolazioni in scienze matematiche in Italia sono aumentate del 27,10%, con una percentuale sul totale delle immatricolazioni che, sommando i dati relativi alle facoltà scientifiche di Matematica, Fisica, Chimica e Ingegneria, è passata dal 28% al 34%. E il trend è in crescita.

Ma cos’è che esattamente attrae i giovani che scelgono di intraprendere un percorso di studi scientifico? Prova a spiegarlo Chiara Grosso, presidente e ceo di FourStars: “Come evidenziano gli studi di settore, nonostante si stia verificando un aumento delle immatricolazioni nelle facoltà scientifiche, il tasso di occupazione dei laureati in matematica rimane costantemente elevato, dato che il numero dei laureati in matematica eè piuttosto esiguo rispetto alla richiesta del mercato. I laureati in matematica imparano ad applicare in vari contesti il metodo scientifico e risolvere con l’utilizzo della matematica problemi complessi, anche se formulati in linguaggio non matematico. Sul piano delle soft skill, un laureato in matematica saprà sicuramente lavorare con un ampio grado di autonomia, nonchè assumersi responsabilità organizzative“.

Ma quali settori sono maggiormente alla ricerca di giovani esperti in materie matematiche e scientifiche? “Non solo le competenze matematiche sono un’ottima base per accedere all’insegnamento, quindi molto ricercate in ambito universitario – conclude Chiara Grosso – Ma sono richieste anche da Istituti ed Enti di ricerca, pubblici e privati, nonché da imprese che offrono consulenza e servizi di vario genere, da aziende dei settori industriale, ambientale, sanitario, finanziario, addirittura nell’ambito della pubblica amministrazione. In futuro la matematica, come base per trovare uno sbocco professionale, sarà sempre più importante