Gravissimo divieto della Commissione di garanzia

Dopo lo sciopero di ieri contro i quiz Invalsi e la legge 107 nella scuola dell’’Infanzia, nella Primaria  e Media di primo grado, gravissimo e ultra-discriminatorio intervento della Commissione di Garanzia che impedisce ai lavoratori/trici di effettuare il 9 maggio l’’analogo sciopero nella scuola Superiore

Lo sciopero di ieri contro i quiz Invalsi e i decreti attuativi della legge 107 ha avuto un buon successo in tante città ed un risultato eccellente in particolare in Sardegna dove, anche grazie alla partecipazione di tanti genitori che hanno tenuto i figli/e a casa, un numero elevato di scuole sono state completamente chiuse per lo sciopero di docenti e ATA e.  in generale, i quiz sono saltati parzialmente o totalmente in centinaia di scuole, cosicché i disastrosi indovinelli non sono stati propinati a migliaia di alunni/e della primaria. Come abbiamo più volte ricordato, lo sciopero e il boicottaggio dell’Invalsi sono stati motivati dal fatto che i decreti attuativi hanno aggravato ulteriormente la centralità già attribuita ai quiz Invalsi nella valutazione delle scuole, degli studenti e dei docenti, visto che nella scuola Media di Primo grado le rilevazioni dal prossimo anno rappresenteranno requisito indispensabile di ammissione all’esame conclusivo, mentre nella scuola Superiore, dall’anno successivo, gli studenti verranno sottoposti a quiz i cui esiti saranno riportati all’esame di Maturità, per essere ammessi al quale sarà indispensabile aver svolto il test Invalsi. In questo modo, la valutazione predisposta dai docenti cederà completamente il passo a quella estrapolata dai quiz standardizzati,  con il conseguente ridimensionamento dell’intera professione docente. Gli insegnanti, per adeguarsi ai quiz, dovranno conformare la propria didattica agli indovinelli: ne emerge un modello di docente somministratore di prove standardizzate e “illustratore” di manuali per quiz, nel quadro dell’immiserimento materiale e culturale della scuola pubblica e del ruolo degli insegnanti, destinati ad un lavoro da “manovali intellettuali” tuttofare.
Le buone notizie, che ci sono arrivate dalle scuole ieri, sono state però oscurate dall’intollerabile e ultra-discriminatorio intervento della Commissione di garanzia (sugli scioperi) che ha reiterato, con una decisione gravissima, arbitraria e ingiusta, il divieto, emesso nei giorni scorsi, di scioperare nelle scuole Superiori il 9 maggio, giornata di effettuazione di quiz in tale ordine di scuole. Avevamo appreso una decina di giorni fa, prima con grande sorpresa e sconcerto poi con decisa indignazione, del divieto frapposto dalla Commissione di Garanzia allo sciopero del 9 maggio, divieto motivato sfruttando un sedicente “sciopero generale del Pubblico Impiego” indetto per il 12 maggio da tal “Federazione Sindacati Indipendenti” (FSI), struttura semisconosciuta e del tutto assente nella scuola. Dopo che centinaia di docenti avevano chiesto alla FSI di spostare al 9 maggio lo sciopero delle Superiori, ricevendone risposte sciocche e offensive, abbiamo inviato il 28 aprile una nota di protesta alla Commissione, in cui chiedevamo urgentemente la revoca del divieto. In essa abbiamo sottolineato quanto fosse ingiusta e discriminatoria l’imposizione, perché in passato ripetutamente la Commissione non ha applicato la “rarefazione” (cioè l’intervallo tra uno sciopero e l’altro) nel caso di sovrapposizioni tra scioperi generali e di categoria, anche perché altrimenti la convocazione di uno sciopero generale al mese da parte di chiunque impedirebbe ogni altro sciopero di settore. Tale non-applicazione è avvenuta anche ultimamente, intorno agli scioperi generali dell’8 marzo e del Primo maggio, visto che nelle settimane precedenti e successive tali date sono stati autorizzati numerosi scioperi di categoria, locali, territoriali. Invitavamo la Commissione a tenere nel debito conto il fatto che gli effetti dello sciopero della FSI saranno del tutto nulli nelle Superiori, a causa della loro assenza dal comparto scuola, mentre il nostro sciopero del 9 riguardava solo questo settore e di fatto i lavoratori/trici coinvolti nella somministrazione dei quiz. Ricordavamo, infine, che la convocazione dello sciopero da parte della FSI aveva potuto precedere di poche ore la nostra solo perché avevamo dovuto attendere 10 giorni la risposta – risultata poi negativa –  della Commissione sul quesito (che la stessa Commissione ci aveva sollecitato, garantendo una risposta rapida) a proposito della possibilità che lo sciopero potesse coinvolgere solo le attività legate alle prove Invalsi e non la normale didattica. Tutte queste argomentazioni sono state di fatto ignorate dalla Commissione, che, nel pomeriggio di ieri, dando di fatto una mano all’Invalsi, al MIUR, alla ministra Fedeli e al governo dopo il successo della prima giornata di sciopero, ha reiterato il divieto. Che le nostre ragioni fossero forti lo dimostra persino il fatto che la prima notifica di divieto ci è giunta ben due settimane dopo la nostra comunicazione di sciopero, mentre la risposta alla nostra nota di protesta, con la conferma del divieto, è giunta cinque giorni dopo la nota stessa e dopo due giorni di riunione “permanente” della Commissione.
Pur indignati/e per un divieto che colpisce il diritto legittimo di tanti docenti ed ATA delle scuole Superiori a scioperare contro gli assurdi quiz Invalsi, e pur più che mai convinti delle nostre ragioni, ci vediamo costretti ad ottemperare al divieto, ingiusto e assolutamente discriminatorio, per non esporre i lavoratori/trici a possibili sanzioni pecuniarie e disciplinari. Pertanto revochiamo lo sciopero da noi convocato per il 9 maggio nella scuola Media Superiore su tutto il territorio nazionale e ci auguriamo che possano essere gli studenti ad ovviare a questa nostra forzata assenza nel sacrosanto boicottaggio dei disastrosi indovinelli.

Piero Bernocchi   portavoce nazionale COBAS
Stefano d’Errico   segretario nazionale UNICOBAS

Scuola: vogliamo la stabilizzazione dei 25.000 posti in organico

Scuola: vogliamo la stabilizzazione dei 25.000 posti in organico annunciati dalla Ministra Fedeli

Nel pomeriggio di oggi, 4 maggio, il Ministero dell’Istruzione ha convocato i sindacati per un’informativa sugli organici del personale docente in vista del prossimo anno scolastico.

Benché il confronto del Miur con il Ministero delle Finanze sulla stabilizzazione dei posti in organico di diritto sia ancora in corso, siamo lontani dai 25.000 annunciati dalla stessa Ministra Fedeli. I numeri forniti (da 8.000 a 13.000) sono del tutto insufficienti per rispondere alle reali esigenze delle scuole, anche in conseguenza della variazione in aumento del numero degli alunni, e alle aspettative dei precari.

Inoltre, c’è un ritardo intollerabile specie se si tiene conto che a breve i collegi dei docenti saranno chiamati a individuare i requisiti per l’assegnazione dei docenti da ambito a scuola. Operazione che dovranno fare al buio, visto che le scuole non sono state messe neanche nelle condizioni di conoscere i posti di organico assegnati.

La scuola si trova a soddisfare un massimalismo dei bisogni a fronte di un minimalismo di risorse di organico (docenti, educatori e ATA).

Vicinanza e pieno sostegno alla scuola Majorana di Avola

Scuola, Fedeli: “Miur attivo nell’educazione alla legalità.
Vicinanza e pieno sostegno alla scuola Majorana di Avola”

“Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è attivamente impegnato ad educare le nuove generazioni alla legalità, a rendere consapevoli studentesse e studenti che il rispetto della legge è l’unica strada per un futuro di benessere condiviso e di uguaglianza, in cui non ci sia spazio per prepotenze e discriminazioni, in cui ci sia una reale situazione di rispetto e pari opportunità”.

È quanto afferma la Ministra Valeria Fedeli in merito a quanto sta emergendo attorno alla scuola “Majorana” di Avola. Nell’istituto della città in provincia di Siracusa, il 25 marzo scorso, si è svolta una conferenza sui temi della legalità, e successivamente l’avvocato dei familiari del boss Michele Crapula ha chiesto le registrazioni audio-video dell’incontro. Il Miur ha avviato un’indagine interna, ottenendo dal dirigente dell’istituto un resoconto su quanto avvenuto sia nella giornata del 25 marzo che nei giorni successivi.

Dichiara la Ministra Fedeli, dopo aver appreso che l’accesso alle registrazioni è stato negato: “La dirigenza scolastica del Majorana si è comportata in maniera esemplare. E al dirigente, a tutto il personale docente e tecnico amministrativo, a tutte le studentesse e a tutti gli studenti del Majorana confermo la vicinanza mia e del Ministero che ho l’onore e la responsabilità di guidare”.

“Vicinanza e pieno sostegno” la Ministra li esprime anche nei confronti del giornalista Paolo Borrometi, da tempo sotto scorta perché minacciato di morte, che quella mattina è intervenuto di fronte alle classi del Majorana.

Aggiunge la Ministra Fedeli: “Attraverso la firma di precisi protocolli d’intesa con il Csm, l’Anac, la Guardia di Finanza, solo per citarne alcuni, il Miur ha avviato azioni di educazione alla legalità negli istituti scolastici, perché la scuola è presidio culturale in cui studentesse e studenti imparano ad essere cittadine e cittadini responsabili, protagoniste e protagonisti attivi dei tempi che vivono. È all’interno del sistema di istruzione che ragazze e ragazzi vengono formati a riconoscere il male, a combatterlo. È nell’ambito del percorso educativo che si apprende come la legalità sia onestà, giustizia, etica, cultura della responsabilità, e del merito. E che si gettano i semi per una società priva di ostacoli o discriminazioni dovuti a scorrettezze. È una battaglia che portiamo avanti uniti, noi come Ministero insieme alle scuole presenti su tutto il territorio nazionale. Alle ragazze e ai ragazzi diciamo, insieme: siamo al vostro fianco e abbiamo intenzione di sostenervi e accompagnarvi in questo percorso”.

Proclamato lo stato di agitazione

Scuola, Anquap proclama lo stato di agitazione

Il presidente Germani chiede al Governo la procedura di raffreddamento e conciliazione

“Perdurano da troppo tempo diverse situazioni di criticità riguardanti il funzionamento dei servizi amministrativi delle Istituzioni Scolastiche ed Educative, che coinvolgono negativamente le condizioni lavorative dei Direttori SGA e degli Assistenti Amministrativi” così  in una lettera rivolta al governo Giorgio Germani, presidente di Anquap, Associazioni Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche, proclama lo stato di agitazione.

“Le istituzioni scolastiche non gestite da un Dirigente Scolastico e un Direttore SGA a tempo pieno vivono condizioni oggettive di difficoltà nel loro corretto funzionamento, è necessario ridefinire l’organico dei Direttori SGA correlata alle scuole sottodimensionate che non dovrebbero essere più considerati tali” afferma il Presidente.

Molteplici le falle evidenziate nell’operato del  Governo che hanno spinto l’associazione a proclamare lo stato di agitazione tra cui: la mancata corresponsione dell’indennità mensile prescritta per legge ai Direttori SGA che lavorano in due scuole; l’esigenza di rivedere l’organico complessivo del personale ATA sulla base dei fabbisogni effettivi, date le riduzioni operate dal 2009 e dal 2015 (per un totale di 46.520 unità) e la possibilità di introdurre il profilo professionale degli Assistenti Tecnici anche nelle scuole del primo ciclo.

“Inoltre l’attuale disciplina sulle supplenze rende impossibile la sostituzione degli Assistenti Tecnici, difficoltosa quella degli Assistenti Amministrativi e dei Collaboratori Scolastici. Si verificano assenze di periodo medio lungo che se non coperte generano effetti negativi sul funzionamento dei servizi amministrativi tecnici ed ausiliari.” spiega Giorgio Germani sottolineando quindi la necessità di definire regole puntuali per la sostituzione dei Direttori SGA nei casi di assenza e impedimento e anche di una revisione della disciplina sulle supplenze brevi e saltuarie.

E ancora per quanto riguarda i Direttori SGA: “Dall’istituzione del profilo professionale, avvenuta nell’ormai lontano settembre del 2000, non sono stati mai banditi concorsi, nel 2010 vi è stato un percorso di mobilità professionale verticale che ha consentito a circa 900 unità di Assistenti Amministrativi di passare Direttori SGA e al momento i posti vacanti sono superiori alle 1.200 unità, con sofferenze enormi in alcune realtà regionali del centro – nord. Con l’inizio del prossimo anno scolastico avremo circa 500 pensionamenti. Il che porterà l’ammontare delle “scoperture” a circa 1.700 unità corrispondenti ad oltre il 20% dei posti in organico di diritto. Una situazione oggettivamente impossibile da mantenere, che impone l’emanazione urgente del bando di concorso per reclutare i Direttori SGA su tutti i posti vacanti e disponibili” afferma Germani.

“Le attività e funzioni delle Istituzioni Scolastiche – scrive ancora Germani – sono state significativamente modificate e aumentate per quantità e qualità dalla recente legge di riforma della scuola che, però, non si è minimamente (pre)occupata dei servizi amministrativi e del relativo personale”. Un’altra necessità urgente è quella di coprire con rapporti di lavoro a tempo indeterminato, tutti i posti vacanti e disponibili di Assistenti Amministrativi e Tecnici e di Collaboratori Scolastici. Allo scopo occorre anche reinternalizzare i servizi di pulizia e sorveglianza (circa 12.000 i posti accantonati di Collaboratori Scolastici) e pervenire al superamento dei CO.CO.CO. nelle segreterie scolastiche (circa 1.000 posti).

Infine, dati i nuovi e più complessi compiti e i maggiori carichi di lavoro, è necessaria una rivisitazione di tutti i profili professionali del personale ATA con particolare riferimento a quelli del Direttore SGA, degli Assistenti Amministrativi e Tecnici.

School Maker Day 2017

School Maker Day 2017

Le scuole dell’Emilia-Romagna si confrontano sul tema della cultura digitale

5 e 6 maggio, Opificio Golinelli

 

Opificio Golinelli (via Paolo Nanni Costa 14, Bologna) ospita la seconda edizione di School Maker Day 2017 che quest’anno raddoppia in due giornate, venerdì 5 e sabato 6 maggio. Quaranta scuole dell’Emilia-Romagna si confrontano sul tema della cultura digitale presentando oltre 60 progetti. I makers sono appassionati di tecnologia, design, sostenibilità, modelli di impresa innovativi; la cultura maker enfatizza l’apprendimento attivo, privilegia l’apprendimento condiviso motivato dal divertimento e auto-realizzazione, incoraggia l’applicazione delle nuove tecnologie.

School Maker Day 2017 è rivolto ad alunni, dirigenti scolastici e insegnanti di tutte le scuole di ogni ordine e grado, agli operatori delle agenzie formative e a chiunque sia interessato a didattica e innovazione. La partecipazione è gratuita. L’evento è organizzato da Fondazione Golinelli, da IIS Belluzzi Fioravanti, Servizio Marconi TSI dell’USR Emilia-Romagna, in collaborazione con Città Metropolitana di Bologna e con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico regionale Emilia Romagna.

http://www.fondazionegolinelli.it/school-maker-day-un-confronto-sulla-cultura-digitale/

http://www.schoolmakerday.it/

Sanzioni disciplinari? Lo studente può sempre convertirle in attività educative

da Il Sole 24 Ore

Sanzioni disciplinari? Lo studente può sempre convertirle in attività educative

di Laura Virli

Era il 2007. E alcuni fatti di cronaca tra cui gravi episodi di violenza e bullismo che, in quel periodo, interessarono la scuola, spinsero l’allora ministro Giuseppe Fioroni a emanare il Dpr 235, che fu poi attuato da Mariastella Gelmini, che integrava lo Statuto delle studentesse e degli studenti, approvato nel lontano 1998. Sull’argomento è intervenuto l’Usr dell’Emilia Romagna con una nota descrittiva.

Le caratteristiche della sanzione
Come conseguenza del nuovo comma 5 dell’articolo 4, venne introdotto che «le sanzioni sono sempre temporanee, proporzionate alla infrazione disciplinare e ispirate al principio di gradualità nonché, per quanto possibile, al principio della riparazione del danno; tengono conto della situazione personale dello studente, della gravità del comportamento e delle conseguenze che da esso derivano; allo studente è sempre offerta la possibilità di convertirle in attività in favore della comunità scolastica».

La funzione educativa della sanzione disciplinare
Ecco quindi che la sanzione non ha tanto funzione punitiva quanto educativa: la possibile richiesta da parte del ragazzo di convertire la sospensione in attività alternative ha l’evidente obiettivo di favorirne il recupero.
Numerosi gli esempi di attività di natura sociale, culturale a vantaggio della scuola che si possono far svolgere: il volontariato nell’ambito della comunità scolastica, i lavori di segreteria, la pulizia dei locali della scuola, le piccole manutenzioni, il riordino di cataloghi e di archivi presenti nelle scuole, la frequenza di specifici corsi di formazione su tematiche di rilevanza sociale o culturale, la produzione di elaborati (composizioni scritte o artistiche) che inducano lo studente ad uno sforzo di riflessione e di rielaborazione critica di episodi verificatisi nella scuola e altro.
L’irrogazione della sanzione
La procedura di irrogazione di una sanzione a carico di uno studente è un procedimento amministrativo che prevede una serie di passaggi obbligatori.
La competenza spetta al consiglio d’istituto per le sanzioni gravi che comportano un allontanamento superiore a 15 giorni, per tutte le altre interviene il dirigente scolastico o il consiglio di classe secondo quanto previsto da apposito regolamento della scuola.
Quando non si tratta di una semplice ammonizione, il dirigente scolastico notifica l’apertura del procedimento all’alunno e alla sua famiglia tramite una contestazione di addebito scritta; subito dopo provvede a convocare l’organo competente.
Il consiglio di classe, quando si riunisce per problemi disciplinari, opera nella composizione allargata a tutte le componenti, ivi compresi, pertanto, i rappresentanti degli studenti e dei genitori. Nel corso della seduta lo studente interessato viene invitato ad esporre le proprie ragioni.
La sanzione disciplinare viene irrogata con specifico decreto del dirigente scolastico, inviata alla famiglia, dove sono specificate in maniera chiara le motivazioni che hanno reso necessaria l’irrogazione della stessa. In caso di allontanamento dalla comunità scolastica, utile prevedere uno o più incontri di riflessione con lo studente e la famiglia prima del ritorno a scuola.
Le sanzioni disciplinari, al pari delle altre informazioni relative alla carriera dello studente, vanno inserite nel suo fascicolo personale e, come quest’ultimo, lo seguono in occasione di trasferimento da una scuola ad un’altra o di passaggio da un grado all’altro di scuola.
Il ricorso all’organo di garanzia
Ricorsi avverso le sanzioni irrogate vanno presentate all’organo di Garanzia della scuola che decide in merito.
L’accettazione di attività alternative alla sospensione equivale a rinuncia all’eventuale ricorso. L’attività alternativa non comporta la cancellazione del provvedimento disciplinare, ma evidenzia che l’allievo ha assunto consapevolezza della manchevolezza del suo operato, di cui il consiglio di classe terrà conto nel momento dell’attribuzione del voto di condotta in sede di scrutinio.

Invalsi, avvio regolare: prove svolte nel 97,5% delle scuole

da Il Sole 24 Ore

Invalsi, avvio regolare: prove svolte nel 97,5% delle scuole

di Cl. T.

Il «boicottaggio» di insegnanti e sindacati di base, anche quest’anno, non ha inciso sulla regolarità delle rilevazioni: alla prova Invalsi di italiano nella scuola primaria hanno partecipato ieri 550.774 alunni delle seconde classi e 562.455 delle quinte. Lo rende noto l’Istituto di valutazione che fornisce anche la percentuale di adesione complessiva: 97,52% nelle classi seconde e 97,46% nelle quinte. In particolare la partecipazione delle classi campione si attesta al 97,87% nelle seconde classi e al 97,46% nelle quinte e quella delle classi non campione fanno registrare un’adesione del 97,50% nelle seconde e del 97,46% nelle quinte.

Prove regolari
Il grado di partecipazione delle classi alla prova d’italiano per la classe seconda e quinta primaria, aggiunge l’Invalsi, «è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione».

Le prossime date
In queste stesse classi domani si svolgerà la prova di matematica. La prossima settimana (9 maggio) avranno luogo le prove in seconda superiore.

I docenti saliranno in cattedra dopo un «concorso-corso»

da Il Sole 24 Ore

I docenti saliranno in cattedra dopo un «concorso-corso»

di diFrancesca Lascialfari

Il nuovo sistema di formazione iniziale e di accesso ai ruoli per il personale docente di scuola secondaria, su posto comune e su posti di sostegno, è oggetto di uno dei decreti legislativi recentemente approvati dal Consiglio dei ministri, in attuazione delle deleghe della Buona scuola. Si tratta di un percorso strutturato, cui si accede previo superamento di un concorso nazionale, da espletarsi su base regionale.

Costituisce requisito di accesso al concorso il possesso congiunto di 24 Cfu (credito formativo universitario) nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche (eventualmente aggiuntivi rispetto al corso di studi seguito all’università) e il possesso di laurea, per gli insegnanti tecnico-pratici, o il possesso di laurea magistrale o a ciclo unico, per le classi di concorso della scuola secondaria di primo e secondo grado; per quanto riguarda le classi di concorso afferenti all’area dell’Alta formazione artistica e musicale, oltre ai 24 Cfu dovranno posseduti il diploma di I o di II livello.

Concorso

Il concorso verrà indetto con cadenza biennale, in due scaglioni annuali, sulla base dei posti che si presume risulteranno disponibili nel terzo e quarto anno dall’espletamento delle prove concorsuali.

Il concorso per posti comuni, inclusi gli insegnamenti tecnico-pratici, consiste in due prove scritte, di cui la prima su una delle discipline afferenti alla specifica classe di concorso, liberamente scelta dal candidato. La seconda prova scritta, cui si accede solo previo superamento della precedente, ha l’obiettivo di valutare la preparazione del candidato nelle aree antropo-psico-pedagogica e metodologico-didattica.

Per coloro che concorrono per i posti di sostegno, si aggiunge una terza prova scritta volta a verificare la preparazione dell’aspirante docente sulla pedagogia speciale e sulla didattica per l’inclusione scolastica.

Superate in progressione le prove scritte, si accede alla prova orale nella quale vengono verificate le competenze nelle discipline proprie della classe di concorso, con particolare riferimento a quelle che non siano già state scelte dal candidato nella prima prova scritta, oltre a quelle relative alla conoscenza di una lingua straniera europea almeno al livello B2 e il possesso di competenze informatiche di base. Qualora gli insegnamenti lo richiedano, la prova orale comprenderà anche quella pratica.

Da sottolineare che, nella procedura concorsuale per i posti di sostegno, la terza prova scritta aggiuntiva peserà per il 70% rispetto alle altre tre prove (due scritte e una orale) che incideranno solo per il 30%.

Percorso Fit

All’esito del concorso, verrà stilata una graduatoria di merito, comprendente la valutazione dei titoli, cui accedono esclusivamente coloro che hanno superato tutte le prove previste. I candidati in posizione utile, sottoscrivono con l’Usr un contratto triennale retribuito di formazione iniziale, tirocinio e inserimento (Fit) nell’ambito territoriale scelto da loro stessi. Si tratta di un contratto retribuito, le cui condizioni normative ed economiche sono, per quanto riguarda il primo e secondo anno, da definirsi in sede di contrattazione collettiva nazionale, fatte salve quelle riguardanti le supplenze brevi o annuali allo stato operanti. Al termine di ciascun anno, il candidato che abbia ottenuto una valutazione positiva potrà proseguire il percorso fino all’accesso al ruolo docente.

Ma vediamo nel dettaglio come si sviluppa l’intero percorso Fit, che viene realizzato attraverso una collaborazione strutturata e paritetica tra scuola e università o istituzioni Afam.

Il primo anno di formazione consiste in un corso di specializzazione, comprendente anche una parte di tirocinio diretto e indiretto, per un totale di 60 Cfu. Al termine, il titolare di contratto Fit che supera l’esame finale consegue il diploma di specializzazione e viene confermato per l’anno successivo.

Durante il secondo e terzo anno, il titolare di Fit su posto comune dovrà acquisire altri 15 Cfu, mentre per i titolari di Fit sul sostegno i Cfu da acquisire sono 40. Oltre a ciò, occorre che venga predisposto e realizzato un progetto di ricerca-azione e che sia svolto un periodo di tirocinio diretto e indiretto.

Durante il secondo anno, è previsto che il contrattista possa effettuare supplenze brevi e saltuarie fino a 15 giorni nell’ambito territoriale di appartenenza, ma non viene chiarito se queste possano essere prorogate in ossequio al principio della continuità didattica. Dopo una valutazione intermedia dinanzi ad un’apposita commissione, da effettuarsi al termine del secondo anno, il titolare di contratto Fit accederà al terzo anno durante il quale sarà destinatario di contratto di docenza su posti vacanti e disponibili, all’interno dell’ambito territoriale scelto.

Il tirocinio è parte integrante del percorso formativo ed è obbligatorio. Le attività di tirocinio si svolgono sotto la guida di un tutor scolastico, un tutor coordinatore e un tutor universitario, ciascuno per le proprie competenze. Il tirocinio diretto si svolge presso le istituzioni scolastiche accreditate dal Miur, con il coordinamento di una scuola polo, il tirocinio indiretto presso le università o le istituzioni Afam. La determinazione del numero di ore di tirocinio e le modalità di individuazione dei tutor è demandata ad un successivo decreto ministeriale.

La valutazione positiva del terzo anno del percorso Fit, inoltre, vale come superamento dell’anno di formazione e di prova, ai sensi della legge 107/2015 articolo 1 comma 116, determinando l’effettiva immissione in ruolo. È importante notare che tale annualità non è ripetibile: se il percorso Fit non è concluso positivamente, il candidato è riammesso alla parte residua esclusivamente previo superamento di un nuovo concorso. Se invece la valutazione finale del percorso Fit è positiva, il docente è assegnato all’ambito territoriale scelto ed è destinatario di incarico triennale su chiamata diretta, effettuata dai dirigenti scolastici ai sensi dell’articolo 1, commi 79-82, della legge 107/2015.

Precari da oltre 3 anni, ingresso semplificato

da Il Sole 24 Ore

Precari da oltre 3 anni, ingresso semplificato

di Fr. Lasc.

Il nuovo percorso di formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria, attuativo della delega contenuta nei commi 180 e 181 della legge 107/2015, comprendente un corso di specializzazione e altre attività formative e di tirocinio, necessita almeno di un triennio prima di entrare a regime. Nel frattempo, da un lato ci sono posti che rimangono vacanti, dall’altro si rende necessario superare l’attuale situazione di precariato in cui versano numerosi docenti che, sebbene non ancora assunti a tempo indeterminato, di fatto vantano un’esperienza pluriennale di lavoro in classe o hanno superato un precedente concorso.

La questione viene affrontata nell’articolo 17 del decreto legislativo di riordino del sistema di reclutamento del personale docente, mediante una disciplina transitoria che, con modalità diverse, interviene sulla variegata casistica creatasi nel sistema scolastico italiano relativamente al personale supplente.

Gae e idonei concorso 2016

Come noto, esistono ad oggi classi di concorso le cui graduatorie provinciali non sono esaurite. Tali soggetti, ancora presenti nelle Gae, entreranno in ruolo per effetto delle previsioni dell’articolo 17 fino alla concorrenza, ogni anno, della metà dei posti vacanti e disponibili nelle scuole. Il rimanente 50%, viene invece coperto annualmente attingendo in primis alla graduatoria di merito del concorso docenti del 2016, anche in deroga al limite percentuale previsto dal bando: si tratta degli idonei che, tuttavia, non rientravano nel limite del 10 per cento di assunzioni eccedenti il numero di posti previsti nel bando.

In ciascuna regione verranno, inoltre, indette apposite procedure concorsuali, con differenti modalità per gli aspiranti docenti nelle diverse posizioni giuridiche, finalizzate all’immissione in ruolo dei docenti già abilitati o che abbiano svolto, alla data di presentazione delle domande, un servizio anche non continuativo di almeno tre anni, negli ultimi otto, di cui almeno uno nella specifica classe di concorso.

Abilitati e terza fascia

Specificamente per gli abilitati, sarà bandito un concorso una tantum, entro febbraio 2018, dalla cui graduatoria di merito regionale si attingerà, in misura gradualmente decrescente, sino al suo integrale scorrimento.

Gli aspiranti ai posti di sostegno che si abiliteranno entro il 30 giugno 2018 saranno ammessi al concorso con riserva. Per questa categoria di aspiranti, sarà prevista una sola prova, orale, che non prevede un punteggio minimo, ma il cui esito concorre, unitamente ai titoli valutabili, alla determinazione della graduatoria regionale valevole per l’ammissione al terzo anno del percorso Fit. In questo specifico caso, durante il percorso non vi è l’obbligo di conseguimento dei Cfu; l’accesso al ruolo avviene a seguito di valutazione finale positiva.

Ai docenti con almeno tre anni di insegnamento, non prima del 2019, saranno invece riservate procedure concorsuali regionali con cadenza biennale, che si articolano in una prova scritta a carattere disciplinare e una prova orale di natura didattico-metodologica.

All’esito del concorso, e secondo la graduatoria di merito che ne deriva, i docenti accederanno ad un percorso della durata di due anni, secondo le modalità del primo e terzo anno di Fit. A differenza degli iscritti al nuovo percorso triennale Fit, questi docenti potranno essere destinatari di contratti di supplenza anche durante il corso di specializzazione (primo anno) e saranno esonerati dal conseguimento dei Cfu.

Alunni disabili, l’altolà dei giudici «No ai tagli sulle ore di sostegno»

da Corriere della sera

Alunni disabili, l’altolà dei giudici «No ai tagli sulle ore di sostegno»

 

Ragioni di contenimento della spesa pubblica non possono essere adottate per tagliare l’assistenza agli alunni disabili. La ha stabilito la sesta Sezione del Consiglio di Stato, con la sentenza pilota n. 2023 del 2017. I giudici di Palazzo Spada erano chiamati a pronunciarsi sul ricorso presentato dal Miur e dall’Ufficio scolastico regionale della Toscana contro una precedente sentenza del Tar a favore della madre di un bimbo iscritto a una scuola materna al quale erano state negate le ore di sostegno a cui aveva diritto.

Assistenza «effettiva»

Ricostruendo la complessa normativa in materia di tutela dei diritti dei disabili, la Consulta ha riconosciuto che in linea generale deve considerarsi «fondata la pretesa dei genitori a vedere attribuite ai propri figli disabili le ore di sostegno nella misura determinata dai G.L.O.H.». I Gruppi di lavoro operativi handicap hanno il compito di elaborare i piani educativi individuali e stabilire il numero di ore di sostegno necessarie a ciascun alunno in base alla gravità del disturbo di cui soffre (gravissimo, grave, medio o lieve). Al dirigente scolastico spetta il compito di trasmettere le richieste dei gruppi di lavoro agli Uffici scolastici che «devono attribuire ai singoli Istituti tanti insegnanti di sostegno quanti ne sono necessari per coprire tutte le ore che sono risultate oggetto delle proposte (del G.L.O.H., ndr)». Nella sentenza della Consulta si afferma che «le Istituzioni scolastiche ed il ministero dell’Economia e delle Finanze non possono impedire – per esigenze di contenimento della spesa pubblica – l’effettiva fruizione delle ore di sostegno e di tutte le altre misure di assistenza previste dalla legge per i medesimi alunni disabili».

Protesta dei filosofi contro la riforma «Così nuovi prof meno preparati»

da Corriere della sera

Protesta dei filosofi contro la riforma «Così nuovi prof meno preparati»

I presidenti delle società italiane di filosofia sul piede di guerra per le nuove norme sulla formazione iniziale degli insegnanti: d’ora in poi un laureato in Pedagogia potrà diventare prof di Filosofia con soli 24 crediti universitari in quella materia

All’Onorevole Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Signora Valeria Fedeli

Gentile Ministra,
facendo seguito a quanto Le abbiamo in precedenza scritto per segnalarLe la situazione di grave disagio che si è venuta a determinare, con i recenti cambiamenti che riguardano le nuove modalità di accesso alla professione docente, per i laureati in Filosofia, ci permettiamo di sottoporLe alcune ulteriori considerazioni. In relazione allo Schema di decreto legislativo recante riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione (377) appena approvato, segnaliamo la necessità di esplicitare quanto segue, affinché i laureati in Filosofia non siano penalizzati rispetto ad altre tipologie di laureati che ora possono accedere all’insegnamento di questa disciplina:
1)I crediti ottenuti sostenendo esami nelle didattiche disciplinari (come ad esempio Didattica della filosofia, Didattica della storia, ecc.) rientrano a pieno titolo tra i 24 crediti necessari come requisiti di accesso al concorso (Articolo 5, comma 1, lettera b); le metodologie e tecnologie didattiche comprendono anche la didattica disciplinare.
2)Avendo la seconda prova scritta “l’obiettivo di valutare il grado delle conoscenze del candidato sulle discipline antropo-psico-pedagogiche e sulle metodologie e tecnologie didattiche”, escludere la possibilità, per i candidati alle classi di concorso A-18 o A-19, che anche la prima prova scritta riguardi le discipline antropo-psico-pedagogiche. La prima prova scritta in queste classi di concorso dovrà riguardare filosofia o storia.
3)Poiché si prevedono (Articolo 4, comma 3) “specifiche attività formative riservate a docenti di ruolo in servizio che consentano di integrare la loro preparazione al fine di poter svolgere insegnamenti anche in classi disciplinari affini o di modificare la propria classe disciplinare di titolarità, sulla base delle norme e nei limiti previsti per la mobilità professionale”, è necessario ricordare che la A-18 e la A-19 richiedono un numero di crediti disciplinari molto diversi, per cui né per il concorso, né per i docenti già in ruolo, deve essere possibile passare dalla A-18 alla A-19 senza i 60 crediti previsti per le discipline filosofiche e storiche.
Come presidenti delle Società Scientifiche di area filosofica facciamo presente questo per salvaguardare la specificità disciplinare della laurea in Filosofia e la qualità dell’insegnamento di una materia fondamentale per la formazione dei giovani. Ricordiamo inoltre che già il Regolamento recante disposizioni per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento (del 22 febbraio 2016) contiene alcune criticità e un deciso sbilanciamento a sfavore dei laureati in Scienze filosofiche.
Ad esempio:
PER LA A-19 (Filosofia e storia): un laureato in Scienze filosofiche per accedere al concorso deve avere 36 crediti di Storia (e anche un laureato in Storia ne deve avere 36 in Filosofia); o invece un laureato in Programmazione e gestione dei servizi educativi, Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua, Scienze delle religioni, Scienze pedagogiche, Antropologia culturale ed etnologica, può accedere al concorso con soli 60 crediti totali tra storia e filosofia (settori M-FIL, M-STO ed L-ANT), di cui solo 24 necessariamente filosofici.
PER LA A-18 (Filosofia e scienze umane). un laureato in filosofia è messo sullo stesso piano dei laureati in Antropologia culturale ed etnologica, Programmazione e gestione dei servizi educativi e formativi, Psicologia, Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua, Scienze della comunicazione sociale e istituzionale, Scienze della politica, Scienza delle religioni, Scienze pedagogiche, Sociologia, Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità, Teorie e metodologie dell’e-learning e della media education; però i 96 crediti necessari per l’accesso alla classe di concorso non sono equamente distribuiti tra crediti filosofici e crediti in scienze umane; infatti sono previsti 24 crediti tra M-FIL e M-STO/05 e 72 crediti di area socio-psico-pedagogica.

La ringraziamo per l’attenzione e restiamo a disposizione per ogni chiarimento. Saremmo lieti di poterLe presentare di persona le più ampie ragioni che motivano le nostre richieste, tutte miranti a garantire una scuola secondaria che sviluppi nei giovani l’autonomia di giudizio e il pensiero critico attraverso l’insegnamento della Filosofia, disciplina particolarmente adatta a questo scopo.
Con i migliori saluti
Prof.ssa Beatrice Centi (Consulta Nazionale di Filosofia) Prof.ssa Giovanna Corsi (Società Italiana di Logica e Filosofia della Scienza) Prof. Elio Franzini (Società Italiana di Estetica) Prof.ssa Anna Elisabetta Galeotti (Società Italiana di Filosofia Analitica) Prof.ssa Silvia Gastaldi (Società Italiana di Storia della Filosofia Antica) Prof. Onorato Grassi (Società Italiana per lo Studio del Pensiero Medievale) Prof. Luca Illetterati (Società Italiana di filosofia teoretica) Prof. Michele Lenoci (Società Italiana di Storia della Filosofia) Prof. Francesco Miano (Società Italiana di Filosofia Morale) Prof.ssa Francesca Piazza (Società di Filosofia del Linguaggio) Prof. Emilio Spinelli (Società Filosofica Italiana)

Prove Invalsi svolte dal 97% degli alunni della primaria: test significativo

da La Tecnica della Scuola

Prove Invalsi svolte dal 97% degli alunni della primaria: test significativo

Lo sciopero dei sindacati di base non avrebbe inficiato il regolare svolgimento della prima prova Invalsi di Italiano nelle classi seconde e quinte della scuola primaria.

Secondo quanto riferisce l’Invalsi, con un comunicato emesso alle ore 18.00 del 3 maggio, hanno svolto il test 550.774 alunni delle seconde classi e 562.455 delle quinte.

Quindi, l’Istituto di valutazione che fornisce riferisce che la percentuale di adesione complessiva è rispettivamente del 97,52% nelle classi seconde e del 97,46% nelle quinte.

In particolare la partecipazione delle classi campione si attesta al 97,87% nelle seconde classi e al 97,46% nelle quinte e quella delle classi non campione fanno registrare un’adesione del 97,50% nelle seconde e del 97,46% nelle quinte.

L’Invalsi ringrazia quindi i docenti, i dirigenti e gli stessi alunni che hanno partecipato alla rilevazione.

“Il grado di partecipazione delle classi alla prova d’Italiano per la classe II e V primaria è tale – conclude l’Istituto – da garantire ampiamente la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione”.

Gli studenti sono gli stessi che venerdì prossimo, 5 maggio, saranno messe davanti alla prova di Matematica.

Martedì 9 maggio sono, invece, sono in programma le prove nella secondaria di secondo grado.

Dirigenti scolastici annunciano lo sciopero della fame

da La Tecnica della Scuola

Dirigenti scolastici annunciano lo sciopero della fame

Che nelle ultime settimane nelle presidenze si respirasse un’aria pesante lo abbiamo più volte raccontato, ma adesso i presidi, o quantomeno alcuni, fanno sul serio.

Infatti, il sindacato Dirigentiscuola, che conta più di 500 adesioni, ha annunciato lo sciopero della fame.

Come riporta anche La Repubblica, dal 22 al 26 maggio i capi d’istituto aderenti al sindacato in questione daranno vita a sit-in di protesta davanti alla sede del ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere, con sciopero della fame, della sete e incatenamento.
Inoltre sono previste altre manifestazioni regionali e se, come riportano nel comunicato i presidi, nessuno li ascolterà, “l’azione di protesta continuerà, se necessario in modo ancor più incisivo, fino a quando non sarà verificata la concreta volontà delle Istituzioni per la soluzione delle significative, ed oramai incancrenite, problematiche” relative ai capi d’istituto italiani”.

Sempre La Repubblica, riporta le motivazioni reali che hanno portato allo sciopero Dirigentiscuola (Disconf-Confedir), che dallo scorso mese di ottobre ha conquistato la poltrona che conta nelle negoziazioni, diventando uno dei sei sindacati nazionali rappresentativi dei dirigenti scolastici: negli ultimi anni le responsabilità e il carico di lavoro degli 8 mila presidi italiani sono aumentate in maniera abnorme senza nessun corrispettivo economico. Anzi. Il loro contratto è scaduto nel 2010 e di rinnovarlo non se ne parla affatto. Un carico di lavoro che è aumentato soprattutto dopo l’approvazione della Buona-scuola: nei primi due anni di applicazione della riforma i presidi sono stati oberati di impegni e l’estate scorsa sono stati costretti a rinunciare anche alle ferie per mettere in pratica la “chiamata diretta”, svoltasi in pieno agosto. Ma non solo: basti pensare al dimensionamento scolastico che ha accorpato 42 mila plessi scolastici in poco più di 8 mila scuola. Col risultato di addossare ad ogni capo d’istituto in media la gestione di 5/6 plessi. Con punte di 15.

Anche il dislivello di trattamento economico, più volte lamentato anche da altre sigle, fra i dirigenti scolastici e i loro omologhi delle altre amministrazioni pubbliche continua ad essere uno dei motivi principali della protesta.

“Invito i colleghi tutti, soci e non soci – spiega Attilio Fratta, segretario generale del sindacato che scende in piazza dal 22 maggio – a partecipare. È ora di far sentire forte e chiara l’indignazionedella categoria non più disposta ad essere sommersa da molestie burocratiche, a essere capro espiatorio in ogni situazione, a rispondere di inadempienze altrui, ad essere considerata dirigente solo per competenze e responsabilità con una retribuzione vergognosa”.

Consiglio di Stato: ore di sostegno utili a disabili e società, Miur e Mef non possono ridurle

da La Tecnica della Scuola

Consiglio di Stato: ore di sostegno utili a disabili e società, Miur e Mef non possono ridurle

“L’attività degli insegnanti di sostegno comporta evidenti vantaggi non solo per i disabili”, “ma anche per le famiglie e per la società nel suo complesso”.

A sostenerlo è la Sesta Sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Luigi Maruotti: con la sentenza pilota n. 2023, redatta dal giudice Francesco Gambato Spisani, viene evidenziato come “l’inserimento e l’integrazione nella scuola – con l’ausilio dall’insegnante di sostegno – anzitutto evitano la segregazione, la solitudine, l’isolamento” e “rivestono poi fondamentale importanza anche per la società nel suo complesso, perché rendono possibili il recupero e la socializzazione”.

“Ciò in prospettiva consente ai disabili di dare anche il loro contributo alla società”.

I giudici della VI sezione, si sono richiamati a una serie di principi costituzionali che “impongono di dare una lettura sistematica alle disposizioni” in materia e “le posizioni degli alunni disabili devono prevalere sulle esigenze di natura finanziaria”. È chiaro, dunque, il segnale inviato al ministero dell’Economia e delle Finanze.

La sentenza del Consiglio di Stato, riassume l’agenzia Ansa, prende le mosse da un caso verificatosi in Toscana e sollevato dalla madre di un minore disabile: la donna aveva chiesto che la scuola per l’infanzia alla quale il figlio è iscritto, riconoscesse le ore di sostegno per l’anno scolastico 2015-2016. Il dirigente scolastico ha prima fatto presente all’Ufficio scolastico regionale che al minore dovevano essere attribuite 25 ore settimanali di sostegno; poi, acquisite le determinazioni dell’Ufficio scolastico regionale, ne ha attribuito soltanto 13.

Preso atto del numero ridotto di ore, la madre del bambino non si è arresa: ha impugnato la decisione al Tar Toscana, che nel marzo 2015 le ha dato ragione, ordinando a Miur e Usr Toscana di attribuire immediatamente 25 ore; inoltre ha nominato due commissari ad acta in caso di inadempimento.

Ministero dell’Istruzione ed Ufficio regionale hanno impugnato la sentenza del Tar di fronte al Consiglio di Stato. Il quale, ora, ha respinto l’appello. Nella sentenza si specifica che sono numerose le controversie analoghe portate all’esame dei giudici amministrativi. In questo senso, la decisione di oggi, prima di una serie, rappresenta una sentenza pilota che le successive ricalcheranno.

Il CdS è giunto alla conclusione dopo aver svolto una ricostruzione complessiva della normativa sulla tutela degli alunni disabili nel mondo della scuola, individuando i princìpi ed i procedimenti in base ai quali i loro diritti devono essere concretamente attuati. Nello specifico, nella sentenza si afferma che “le Istituzioni scolastiche ed il Ministero dell’economia e delle finanze non possono impedire – per esigenze di contenimento della spesa pubblica – l’effettiva fruizione delle ore di sostegno e di tutte le altre misure di assistenza previste dalla legge per i medesimi alunni disabili”.

L’esito della sentenza è stato commentato dall’Anief: “Quanto stabilito dal Consiglio di Stato – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – non fa che confermare la tesi da noi sempre condotta: la negazione del corretto monte ore di sostegno previsto nel Programma educativo individualizzato da parte dell’Amministrazione scolastica non è altro che una violazione del diritto del minore allo studio, alla sua integrazione e alla sua crescita umana, peraltro costituzionalmente garantita”.

“I tanti successi ottenuti dall’Anief con l’iniziativa ‘Sostegno, non un’ora di meno!’ avevano già creato dei precedenti di rilievo: ora è giunto un parere autorevole, che dà ulteriore sostanza alle nostre posizioni in difesa degli alunni più deboli e bisognosi di tutela”, ha concluso il sindacalista.