D. Di Capua, L’uomo che vendeva ricordi

“L’uomo che vendeva ricordi”, un libro di Donato Di Capua,
Casa Editrice Kimerik, gennaio 2017

di Mario Coviello

 

Corre più veloce il tempo o l’uomo? Vivono più i ricordi o i pensieri? Sono queste alcune delle domande a cui Donato Di Capua prova a dare risposta nel suo ultimo lavoro letterario “L’uomo che vendeva ricordi”. Un romanzo poetico e introspettivo che tocca una tematica importante come quella dell’Alzheimer.

Duecentosessantacinque pagine, trentadue brevi capitoli per un libro diverso, affascinante, impegnativo. E’un libro, questo che ho appena finito di leggere, che richiede al lettore di mettersi a nudo per fare un bilancio della propria vita, dei sogni che ha realizzato, dell’amore che ha vissuto, della capacità che ha di essere, vivere, sentire, amare, gioire.

E’ un libro che racconta la vita, il ricordo, il tempo, il dolore, la natura, l’amicizia, il riso, l’abbraccio, l’infanzia, la giovinezza, la maturità, la vecchiaia, con un linguaggio piano e profondo, intessuto di luci, colori, odori, sapori.

Al centro della narrazione Emanuele, orfano di entrambi i genitori, morti, quando lui era molto piccolo, in un incidente stradale. Esperto informatico si licenzia perché non ha voluto chiedere scusa ad una manager, cliente importante della sua agenzia, che lo aveva umiliato per una intera giornata, mentre svolgeva al meglio il suo lavoro.

Emanuele è scapolo, vive una vita povera perché il lavoro lo ha assorbito completamente e ama osservare gli altri. Vive in un piccolo appartamento disordinato in un anonimo condominio, in una città affollata, caotica e ha perso il gusto di vivere.

Alla ricerca del senso della vita incontra a Villa Flora, una casa per anziani, Gustavo Lor che con il suo sorriso, gli occhi cerulei, un caldo abbraccio, uno strano orologio, stravolge la sua vita lo rinfranca, gli procura un nuovo lavoro e soprattutto nuovi “straordinari”, impegnativi “poteri”.

Emanuele diviene capace di leggere le menti, udire i pensieri delle persone, di tutte le persone che lo affiancano, lo incrociano. Sono, egli scopre, persone che soffrono per preoccupazioni, sconfitte, odi, rimpianti, ed ha paura di impazzire.

Il suo nuovo lavoro è presso il negozio di un antiquario Raffaele, che lo accoglie con un sorriso franco. Subito lo ristora con un caffè che macina con un vecchio macinino e prepara con una caffettiera napoletana che ha bisogno del beccuccio di cartone quando viene capovolta per donare la sua magica miscela. Raffaele sa gestire il suo tempo, accarezza i suoi pezzi d’antiquariato che hanno l’anima di chi li ha posseduti, ed insegna ad Emanuele a vivere.

Emanuele a poco a poco rinasce, sente, odora, gusta, vive gli altri, pulendosi dagli affanni che nel corso degli anni lo avevano incrostato.

E’ proprio Francesca, la sua vicina di casa, la vicina invadente che fino ad allora aveva appena salutato con un cenno, che diventa la donna della sua vita, quella che lo fa sentire vivo, amato, compiuto. Per lei Emanuele, prima dell’amore, prepara piatti raffinati, cucinati con maestria. E’ lei che lo completa, comprende, compenetra.

L’amico antiquario Raffaele, che custodisce oggetti e ricordi, ha amato, ormai anziano, Gloria, una donna matura che è improvvisamente scomparsa. Raffaele, nonostante sia passati ormai molti anni, non si è rassegnato, ha continuato a coltivare il seme del suo amore che è convinto di poter ritrovare, e questa speranza lo ha reso dolce, accogliente, unico. Sarà proprio Emanuele a realizzare il sogno dell’amico. Egli che sa ascoltare le voci della mente, novello highlander, riparerà dei torti donando a molti un briciolo di speranza, e farà rincontrare Raffaele e Gloria. E Maria, un’anziana colpita dall’ alzheimer ospite della “villa del silenzio”, grazie ad Emanuele, potrà scrivere al figlio una lettera d’amore e di perdono. Lo farà vincendo il tempo e la morte perché è divenuto “l’uomo che vendeva i ricordi”.

Donato Di Capua nel suo libro cita alcuni autori e canzoni che raccontano la redenzione dell’uomo come “Io e Bobby Mc Gee “, interpretata da Roger Miller e poi da Janis Joplin e Gianna Nannini. Interrogandosi sul senso della vita e della morte, dell’amore e del dolore Di Capua riprende Cesare Pavese con la poesia “L’amore e la morte” e Khalil Gibran de “ Il Profeta “ e ci insegna che la felicità è la capacità di scoprire l’assoluto nelle piccole cose di ogni giorno. “Con questo romanzo — spiega Di Capua — siamo davanti ad una storia che incrocia passato e presente, vive il sollazzo delle ore in un turbinio d’impressioni vitali che coinvolgono, a volte spaventano, tante altre incoraggiano. Si tratta di ricordi. Questo libro ci insegna a non fuggire da ciò che è felicità per paura che sia illusione e, al contempo, vuole rendere omaggio, anche con il suo intento benefico, a quanti, proprio come i malati di Alzheimer, sono costretti a vivere senza i ricordi”. E ancora “ La scrittura è il mio modo per sentirmi completo, felice di dar vita a nuove storie in quanto narratrici di emozioni. Scrittura è tramite dal finito all’infinito, unico mezzo per arrivare all’eterno, al per sempre. Per questo è arte, perché abbatte i confini del tempo, valica il mortale e si nutre d’essenza, di cielo, di sogni, di vita, quella vera però.”
I diritti d’autore del primo anno di questo libro saranno devoluti all’associazione “Alzheimer Basilicata”. Per lo scrittore di Pietragalla (Potenza) si tratta del quarto romanzo dato alle stampe in poco meno di un quinquennio. Il primo nel 2013 “Il buio della mente, la luce nell’anima“, edito sempre da Kimerik è risultato il più venduto della casa editrice; l’anno successivo è la volta di “Giocando con le spade di legno“, poi arriva “La croce dentro”, dedicato a Papa Francesco. A dare un volto al protagonista del libro è stato l’artista Sergio Nappo, autore della copertina di “ L’uomo che vendeva ricordi”. “Dando vita a Emanuele, dice Di Capua, Nappo è riuscito a toccare, con le parole mute dell’arte, le corde più profonde della mente, del cuore e dell’anima”. L’aforisma scelto da Di Capua per descrivere il suo lavoro e le sue emozioni è  :‘L’immortalità è quell’ attimo fugace che sconvolge e carezza, diventando istante dopo istante la concretizzazione dei sogni’.

La serendipità come pensiero abduttivo

La serendipità come pensiero abduttivo

di Immacolata Lagreca

 

La ragione umana si basa su ragionamenti logici che portano alla conoscenza. Un ragionamento è «una successione di enunciati collegati fra loro in un certo modo da inferenze»[1]. L’inferenza è un ragionamento logico mediante il quale si esercita il processo di conoscenza. Gli elementi che compongono un processo inferenziale (ragionamento), sono tre: un caso, una regola, e un risultato. Combinando questi tre elementi si possono ottenere altrettanti tipi di inferenza:

  • caso (premessa) – regola – approdo (conclusione): deduzione;
  • caso (premessa) – approdo (conclusione) – regola: induzione;
  • regola – caso (premessa) – approdo (conclusione): abduzione.

La deduzione è un processo in cui si conoscono le premesse e le regole e si vuole ricavare una conclusione. Essa parte da una regola generale la applica a un fatto specifico e ne trae un risultato certo. La conclusione renderà esplicite informazioni che sono presenti solo implicitamente nelle premesse. Viene impiegata nel ragionamento matematico, mentre nel ragionamento ordinario essa viene impiegata molto raramente a causa della difficoltà di disporre di regole generali certe.
Un esempio per comprendere:

  • Tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi (regola);
  • Questi fagioli vengono da questo sacchetto (caso);
  • Questi fagioli sono bianchi (risultato)[2].

L’induzione è invece un processo in cui si conoscono le premesse e la conclusione e si vogliono ricostruire le regole. Essa parte da un caso specifico, lo connette a un altro fatto e ne trae una regola generale probabile (risultato incerto). In pratica, l’induzione parte da un’ipotesi senza essere guidata fatti specifici, anzi essa cerca dei fatti studiando le ipotesi. Il valore di verità del suo approdo aumenta statisticamente via via che le conferme arrivano. Tuttavia, non si potrà mai arrivare a una certezza assoluta, perché non si potrà ricevere conferme per la totalità dei casi.

Un esempio per comprendere:

  • Questi fagioli vengono da questo sacchetto (caso);
  • Questi fagioli sono bianchi (risultato);
  • Tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi (regola).

L’abduzione è un processo a ritroso che si impiega quando si conoscono regole e conclusione e si vogliono ricostruire le premesse. Essa considera un fatto specifico, lo connette a una regola ipotetica e ne ricava un risultato incerto, cioè una conclusione ipotetica. L’abduzione parte dai fatti osservati senza avere in mente nessuna particolare teoria, il suo risultato è una regola solo probabile, mai certa, e va adottata solo provvisoriamente.

Utilizzando sempre l’esempio dei fagioli:

  • Questi fagioli sono bianchi (risultato);
  • Tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi (regola);
  • Questi fagioli vengono da questo sacchetto (caso).

Per comprendere ancor di più una abduzione, essa è impiegata nel ragionamento diagnostico (un medico di fronte a un sintomo, un informatico di fronte a un guasto del pc e così via), nel ragionamento investigativo, nel ragionamento scientifico (un ricercatore di fronte a un’ipotesi da verificare).
Riassumendo: l’induzione si ha quando si va verso qualcosa (in-duzione); la deduzione quando da questo qualcosa si proviene (de-duzione); l’abduzione quando il pensiero compie un movimento laterale (ab-duzione), oppure anche quando si procede a ritroso (e in tal caso è anche chiamata retro-duzione). L’approdo di questi tre tipi di inferenza è diverso: per una induzione è una sintesi, quello di una deduzione una tesi, quello di un’abduzione una ipotesi.

Un aspetto particolare dell’abduzione è la serendipità.

Il termine serendipità fu coniato dallo scrittore Horace Walpole (1717-1797), in una lettera scritta il 28 gennaio 1754 e destinata al cugino Horace Mann. Nella lettera Walpole dichiarava di aver concepito il neologismo dopo aver letto la novella I tre principi di Serendippo di Cristoforo Armeno[3]. Il romanzo narra che durante un viaggio senza una meta precisa e al solo scopo di guardarsi intorno per scoprire il mondo, i tre Principi riescono a capire, sulla base di osservazioni del tutto casuali fatte lungo il loro cammino, che un cammello misteriosamente scomparso ha un occhio cieco e zoppica. Il proprietario del cammello, stupito dall’esattezza delle affermazioni dei tre Principi, li accusa del furto e li fa imprigionare. Il cammello però è ritrovato e i tre Principi liberati. In realtà la scoperta dei tre erano dovute esclusivamente alla sagacia e non erano compiute mentre inseguivano altro, come vuole la definizione attuale: la facoltà di fare scoperte inattese, mentre si sta cercando altro. Così nel linguaggio quotidiano con il termine serendipità è diventato praticamente sinonimo di “caso” e “scoprire per serendipità” equivale a “scoprire per caso”. Tuttavia questa “deriva” semantica non rende quanto dovrebbe a questo processo. Certamente questa “distorsione” è stata alimentata dall’aneddotica che si è sviluppata intorno a questo processo: Cristoforo Colombo scopre l’America per caso, mentre parte per le Indie; Archimede scopre l’omonimo principio mentre si concede un po’ di relax nella vasca da bagno; Isaac Newton sviluppa la legge di gravitazione universale dopo aver visto cadere una mela da un albero; Alexander Fleming scopre la penicillina al rientro da una breve vacanza, mentre stava lavorando sugli stafilococchi; o per finire, ma gli aneddoti sono tanti, la scoperta del Viagra dai ricercatori della Compagnia Pfizer mentre compivano ricerche sul trattamento dell’Angina Pectoris[4].

Tuttavia, serendipità non significa che ognuno di noi può diventare uno scienziato da un momento all’altro, pur in assenza di qualsiasi competenza o preparazione, né che le scoperte scientifiche sono affidate al caso, perché il caso è solo una componente della serendipità, che funziona sempre in maniera abduttiva: nessun evento fortuito è in grado di generare da sé una scoperta scientifica o di altro tipo se a esso non corrisponde una mente sagace e preparata, vale a dire una mente in possesso di conoscenze non comuni, riflessioni e teorie elaborate nel tempo, nozioni acquisite con sforzo e disciplina[5]. In definitive, senza “preparazione” l’evento casuale sarebbe passato inosservato. L’espressione “scoprire per caso” dovrebbe quindi esser tradotta in “capace di trarre profitto dall’imprevisto”.

La definizione più appropriata di serendipità è probabilmente quella offerta da Robert Merton:

Il modello della serendipity, si riferisce all’esperienza, abbastanza comune che consiste nell’osservare un dato imprevisto, anomalo e strategico [deve avere implicazioni che incidono sulla teoria generalizzata], che fornisce occasione allo sviluppo di una nuova teoria, o all’ampliamento di una già esistente. […] l’incongruenza stimola il ricercatore a “trovare un senso al dato”. Nella fortunata circostanza che la sua nuova supposizione si dimostri giustificata, il dato anomalo finisce per portarlo a un ampliamento della teoria o a una teoria nuova[6].

 

Se c’è una cosa che insegna la serendipità è che ogni scoperta è basata sul pensiero metodico e rigoroso. Niente soli colpi di fortuna, dunque, ma nuovi dati per elaborare nuove idee.

Formare al pensiero abduttivo è importante, specialmente oggi, epoca della complessità e dell’eccesso delle informazioni. Predisporsi alla serendipità può essere un modo per comprendere mentre si vaga in ambiti a prima vista privi di senso, per non lasciarsi perdere l’occasione “fortuita” di esplorare nuovi orizzonti.


 

Bibliografia

AA.VV., Indeterminazione, Serendipity, Random: tre “misure” dell’incertezza, «Scienza & Politica», Quaderno n. 3, 2015.

Boniolo G., Vidali P., Piga C., Strumenti per ragionare, Bruno Mondadori, Milano 2002.

Dri P., Serendippo, come nasce una scoperta: la fortuna nella scienza, Editori Riuniti, Roma 1994.

Merton R.K., Barber E.G., The Travels and Adventures of Serendipity. A Study in Historical Semantics and the Sociology of Science, Princeton University Press, Princeton 1992, trad. it. Viaggi e avventure della Serendipity. Saggio di semantica sociologica e sociologia della scienza, il Mulino Bologna 2002.

Merton R.K., Fallocco S., La serendipity nella ricerca sociale e politica: cercare una cosa e trovarne un’altra, Luiss University, Roma, 2002

Mongai M., Serendipità. Istruzioni per l’uso, Robin Edizioni, Roma 2007.

Peirce C.S., Collected papers 1931-58, Harvard University Press, Cambridge 1958, tradit. parz.  Le leggi dell’ipotesi, a cura di M. Bonfantini, Bompiani, Milano 1984.


 

NOTE

[1] G. Boniolo, P. Vidali, C. Piga, Strumenti per ragionare, Bruno Mondadori, Milano 2002, p. 3.

[2] Esempio trattato da C.S. Peirce, Collected papers 1931-58, Harvard University Press, Cambridge 1958, tradit. parz.  Le leggi dell’ipotesi, a cura di M. Bonfantini, Bompiani, Milano 1984, p. 207.

[3] Serendippo era il nome dell’attuale Sri Lanka, l’antica Ceylon. Cfr. R.K. Merton, E.G. Barber, The Travels and Adventures of Serendipity. A Study in Historical Semantics and the Sociology of Science, Princeton University Press, Princeton 1992, trad. it. Viaggi e avventure della Serendipity. Saggio di semantica sociologica e sociologia della scienza, il Mulino Bologna 2002. Anche R.K. Merton, S. Fallocco, La serendipity nella ricerca sociale e politica: cercare una cosa e trovarne un’altra, Luiss University, Roma, 2002.

[4] Cfr. P. Dri, Serendippo, come nasce una scoperta: la fortuna nella scienza, Editori Riuniti, Roma 1994.

[5] Cfr. M. Mongai, Serendipità. Istruzioni per l’uso, Robin Edizioni, Roma 2007.

[6] R.K. Merton, Teoria e struttura sociale: Il modello della serendipity (Il dato imprevisto, anomalo e strategico stimola la nascita di una teoria), pp. 167 ss, così cit. in L. Del Grosso Destreri, La conoscenza sociologica. Considerazioni epistemologiche sulle scienze sociali, in AA. VV., Indeterminazione, Serendipity, Random: tre “misure” dell’incertezza, «Scienza & Politica», Quaderno n. 3, 2015, p. 15. Nello stesso saggio cfr. anche M. Bucchi, Un incontro “serendipitoso” con Robert K. Merton, pp. 59-65.

Decreti “Buona Scuola”: pubblicati fra luci e ombre

Decreti “Buona Scuola”: pubblicati fra luci e ombre

 

Sono stati dunque pubblicati in Gazzetta Ufficiale (n. 112 del 16-5-2017 – Suppl. Ordinario n. 23) i decreti applicativi della cosiddetta “Buona Scuola”.

Per FISH è stato un percorso molto sofferto e di intensi confronti fino all’ultimo per tentare di far apportare tutti i possibili miglioramenti, ma anche per frenare derive o rischi per la reale inclusione delle persone con disabilità – commenta il Presidente Vincenzo Falabella – Un confronto cui vanno riconosciute anche nuove sensibilità e disponibilità.”

FISH, in questo scenario, rileva alcuni elementi di cambiamento soprattutto dalla lettura del decreto legislativo 66/2017 che riguarda appunto l’inclusione degli alunni.

Viene chiarito il procedimento di riconoscimento della disabilità, sino ad oggi di handicap, che negli ultimi anni aveva assunto situazioni diversificate nelle varie regioni italiane con gravi disagi per le famiglie. Il riconoscimento della disabilità degli alunni viene ora ricondotta ai criteri dell’ICF, uno strumento scientifico internazionale che dovrebbe consentire la più puntuale definizione del profilo di funzionamento delle persone. Viene valorizzato, in tal senso, anche il ruolo delle famiglie e delle loro associazioni, riconoscendone la rilevanza anche nella definizione del PEI, il piano educativo individualizzato e del progetto di vita. Per ragioni di opportunità e per la portata innovativa di tali aspetti, l’entrata in vigore è posposta al 2019, in attesa anche di congrue indicazioni e decreti applicativi.

La continuità didattica dovrebbe, secondo il decreto, essere maggiormente garantita. Viene potenziata la formazione iniziale dei futuri docenti per il sostegno sia della scuola dell’infanzia e primaria che della scuola secondaria.

Risulta rafforzato anche il ruolo dell’Osservatorio scolastico ministeriale, ora espressamente previsto da una norma di legge, i cui compiti sono di maggiore collaborazione con l’amministrazione scolastica nel campo dell’inclusione.

Sulla delicata questione del tetto massimo di alunni per classe, FISH riconosce il miglioramento rispetto alla formulazione iniziale che prevedeva “di norma” un tetto di 20 alunni, significando con ciò che si sarebbe potuto eccezionalmente superarlo senza limiti. Nel nuovo testo, grazie alla pressione di FISH, scompare quel “di norma”. Ciò significa che continua ad essere vigente la regola attuale: il tetto di 20 alunni può essere eccezionalmente aumentato ma non oltre il 10%, cioè due alunni in più.

Altri aspetti, tuttavia, continuano a lasciare molte perplessità.

Il testo del decreto insistitamente ripete che le innovazioni si svolgeranno sulla base delle risorse finanziarie disponibili, quasi che i diritti possano essere compressi da limiti di bilancio. E in tal senso esistono sentenze numerose della Corte costituzionale e del Consiglio di Stato che garantiscono l’inviolabilità del diritto allo studio degli alunni con disabilità.

Il testo del decreto 66 conserva degli elementi di ambiguità: non è più precisata la sede in cui effettuare la quantificazione delle risorse necessarie per ciascun alunno. Invero si prevede che il Dirigente scolastico invii le proposte al GIT sulla base di tutti i dati relativi a ciascun alunno contenuti nella valutazione e nel PEI. È questo uno degli elementi più rilevanti che ci si augura vengano chiariti nelle Linee guida che si prevede vengano emanate entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto.

FISH ha già chiesto di partecipare alla stesura di tale documento, ottenendone rassicurazioni dal Ministro Fedeli.

Ma c’è un’ulteriore criticità. Nessuna novità in materia di didattica inclusiva nella formazione iniziale dei futuri insegnanti curricolari: il numero di crediti formativi richiesti rimane immutato rispetto agli obblighi attuali.

Questa lacuna – commenta Vincenzo Falabella – è un aspetto assai grave perché continuerà ad alimentare la delega del progetto inclusivo ai soli docenti per il sostegno: è un fronte su cui la Federazione già annuncia un rinnovato impegno.”

Omofobia: il contrasto parte dalla scuola

Omofobia, Fedeli: “Il contrasto parte dalla scuola. Educare ragazze e ragazzi a dire no a discriminazioni e violenza”
Inviata circolare agli istituti in occasione della Giornata internazionale

“Il contrasto dell’omofobia e della transfobia deve partire dalla scuola. È a scuola che si educa al rispetto dell’altra e dell’altro, secondo i principi della nostra Costituzione. Le studentesse e gli studenti devono essere formati per essere cittadine e cittadini responsabili e rispettosi dei diritti di ciascuna persona. A scuola dobbiamo creare, attraverso le nuove generazioni, una società di pari opportunità, di uguali diritti, di rispetto e di libertà, in cui ciascuna e ciascuno senta di potersi esprimere senza condizionamenti”. Così la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, nella Giornata internazionale contro l’omofobia istituita con la risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007.

I principi che hanno ispirato la Giornata sono quelli a cui si ispira la Costituzione italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutte le cittadine e  i cittadini e la non discriminazione.
“Aggredire l’altro o l’altra in quanto vissuto come diverso da noi significa lederne la dignità, i diritti. Alle ragazze e ai ragazzi dobbiamo spiegarlo con chiarezza. E dobbiamo invitarli, di fronte a episodi di violenza o discriminazione, a non girarsi dall’altra parte, a denunciare e contrastare. Anche quando questi episodi avvengono in Rete. Quando si aggredisce l’altro o l’altra, il fatto di farlo on line, in quella che comunemente definiamo la realtà virtuale, non è un’attenuante. Questo dobbiamo ricordarlo con forza”.

“La scuola – prosegue Fedeli – è il luogo della conoscenza e dell’accoglienza. È il luogo in cui si fa esperienza della diversità, intesa come fonte di arricchimento di ciascuna e ciascuno di noi e dell’intera società. La scuola è quindi il luogo per definizione in cui si combatte ogni forma di esclusione, in cui si rifiutano la violenza e l’odio”.

Nei giorni scorsi il Miur ha inviato alle scuole una circolare per invitarle ad effettuare un approfondimento sui temi legati alla lotta a tutte le discriminazioni in coerenza con quanto sancito dalla nostra Costituzione. Il Ministero, attraverso la piattaforma www.noisiamopari.it mette a disposizione di scuole, studentesse, studenti, docenti, genitori, le iniziative realizzate dalle varie istituzioni scolastiche che possono essere divulgate in qualità di buone pratiche.

Miur e Inps divisi sulle pensioni

da Il Sole 24 Ore

Miur e Inps divisi sulle pensioni

di Fabio Venanzi

Il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con nota protocollo 1137 del 9 maggio 2017 disconosce il contenuto della circolare 5/2017 dell’Inps in merito alla modalità di predisposizione dei flussi contenenti i dati retributivi del personale scolastico.

A inizio anno, con la circolare 5, l’istituto di previdenza – dando seguito alla sperimentazione avviata in alcune sedi – aveva comunicato la nuova modalità di lavoro con il superamento della sistemazione della posizione assicurativa a ridosso del pensionamento tramite il flusso telematico (Sidi) o il modello PA04. L’applicazione a regime era stata portata a conoscenza del ministero con lettera del presidente Inps.

Dal prossimo 1° settembre, le pensioni dei dipendenti della scuola iscritti alla Cassa Stato dovrebbero essere liquidate sulla base dei dati presenti nella banca dati della gestione dipendenti pubblici (Passweb) che è alimentata mensilmente dai flussi uniemens. Per i periodi più remoti la parte giuridica (cosiddetta ricostruzione di carriera) e retributiva deve essere verificata.

Secondo l’Inps, a tal fine, le direzioni regionali si sarebbero dovute attivare per comunicare agli uffici scolastici regionali, ed eventualmente agli istituti scolastici, il programmato passaggio al nuovo sistema delle posizioni del settore scuola, affinché venissero individuate le modalità migliori di intervento nel singolo contesto territoriale per la gestione del conto assicurativo dell’iscritto e la trattazione delle prestazioni.

A poco più di tre mesi dal pensionamento del personale della scuola, urge una condivisone certa delle modalità applicative, affinché possano essere erogate prestazioni pensionistiche su basi retributive corrette.

Scuola digitale, 8,4 milioni e una piattaforma per gli animatori

da Il Sole 24 Ore

Scuola digitale, 8,4 milioni e una piattaforma per gli animatori

di Pierangelo Soldavini

A due anni dal lancio del Piano nazionale scuola digitale si completa l’architettura del progetto per l’innovazione digitale della scuola italiana. Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato il decreto per lo stanziamento di 8,4 milioni di euro, mille per ogni scuola che si è dotata di un animatore digitale, in arrivo entro la fine dell’anno scolastico in corso, somma che poi andrà a regime dal prossimo anno.

Con questo provvedimento si completa così uno dei tasselli chiave del Piano: ogni scuola potrà avere un animatore digitale, un docente che, insieme al dirigente scolastico, avrà una dotazione finanziaria annuale per ricoprire il suo ruolo strategico nella diffusione dell’innovazione a scuola. Ma non è solo questo. La ministra Fedeli ha anche annunciato, sempre nell’ambito dell’appuntamento “Verso gli Stati generali della Scuola digitale” che si è svolto a Bergamo, che a giugno sarà completata la piattaforma a disposizione degli animatori, per comunicare e condividere al meglio le eccellenze e i percorsi dell’innovazione all’interno della comunità scolastica, un’interazione che sarà aperta alle migliori esperienze tecnologiche e digitali del paese.

“Vogliamo dimostrare che crediamo davvero nell’importanza di disseminare l’innovazione all’interno della scuola e di una digitalizzazione che attraversi trasversalmente l’intero schema dell’apprendimento”, ha affermato la ministra: “La rivoluzione digitale impone al mondo scuola di imparare insieme “dentro” ai cambiamenti”.

La ministra Fedeli ha anche sottolineato l’importanza della scuola come “caposaldo di responsabilità nella formazione alla cittadinanza digitale” annunciando l’avvio di un percorso di educazione civica digitale in ogni scuola, in linea con quanto richiesto anche dall’Ocse.

A due anni dal lancio del Piano nazionale Scuola digitale l’appuntamento di Bergamo ha fornito l’opportunità all’intero mondo della scuola per un confronto e un dialogo per valutare il progresso dell’innovazione verso una didattica che formi davvero i ragazzi a soddisfare le richieste di un mondo del lavoro in grande trasformazione sulla strada dell’Industria 4.0.

“E’ una rivoluzione prima di tutto culturale e antropologica: per questo è sbagliato puntare tutto sulle tecnologie senza pensare alle persone”, ha sottolineato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha ospitato per il secondo anno consecutivo il più importante summit della scuola del futuro del nostro paese.

“La scuola deve preparare i ragazzi a un futuro che cambia velocemente, introducendoli alle metodologie per la formazione delle competenze, più che delle semplici conoscenze: dobbiamo capire quale sia il significato della scuola dell’innovazione e per questo dobbiamo fare rete con i docenti per condividere e crescere”, ha affermato Dianora Bardi, presidente del Centro studi ImparaDigitale che ha contribuito in maniera determinante a preparare la giornata, che si è sviluppata in quattrodici tavoli tematici aperti ai contributi di tutti gli attori, le cui conclusioni saranno presentate alla ministra Fedeli.

Nella logica di una scuola che lavora sulla base di una didattica per competenze, è forte la pressione per arrivare a “un nuovo modo di interpetare le competenze dei docenti”, come ha sottolineato Sabrina Bono, capo di gabinetto del Miur: “Anche i docenti di devono aprire a competenze e conoscenze nuove: alle competenze tradizionali, quella disciplinare e quella relazionale, si aggiunge una competenza didattica intesa come capacità di ripensare la metodologia di insegnamento e di apprendimento”.

Pubblicati in Gazzetta gli otto decreti attuativi della riforma

da Il Sole 24 Ore

Pubblicati in Gazzetta gli otto decreti attuativi della riforma

di Cl. T.

A più di un mese dal varo finale, lo scorso 7 aprile, da parte del Consiglio dei ministri, sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale di ieri, supplemento ordinario n. 23, gli otto Dlgs attuativi della «Buona Scuola». Tutti i Dlgs entreranno in vigore il 31 maggio. Ecco nel dettaglio gli estremi dei provvedimenti:

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 59
Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 60
Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività
DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 61
Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonche’ raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 62
Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato
DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 63
Effettivita’ del diritto allo studio attraverso la definizione delle prestazioni, in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio e ai servizi strumentali, nonche’ potenziamento della carta dello studente

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 64
Disciplina della scuola italiana all’estero
DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 65
Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni
DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 66
Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità

Dirigenti, parte il concorso

da ItaliaOggi

Dirigenti, parte il concorso

Laurea e 5 anni di servizio tra i requisiti per partecipare. Al via la nuova selezione per il reclutamento. Il decreto inviato dal ministero al Cspi

Al via il nuovo concorso per il reclutamento dei dirigenti. Il decreto, sulla base del quale saranno emanati i bandi, è stato inviato dal ministero al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e «salvo modifiche che il ministero deciderà di apportare dopo il parere del Cspi, prevede» che potranno partecipare i docenti di ruolo, laureati o in possesso di un titolo equiparato, con 5 anni di servizio (è valido anche il preruolo). Le selezioni concorsuali consisteranno in una prova scritta e in un colloquio orale. Se il numero dei candidati sarà superiore al triplo del numero dei posti messi a concorso, le selezioni saranno precedute da una prova preselettiva. I candidati che supereranno le prove saranno ammessi a un corso di formazione della durata di due mesi, al quale seguirà un periodo di tirocinio di 4 mesi. Al termine sarà compilata una graduatoria nazionale e saranno proclamati vincitori i candidati che risulteranno collocati nelle posizioni dalla prima all’ultima posizione pari al numero dei posti messi a concorso. Per esempio, se i posti a concorso saranno 100, i vincitori saranno i primi 100 in graduatoria. Lo schema di regolamento non prevede la possibilità di assumere anche i meri idonei. Vale a dire, i candidati che, pur avendo ottenuto un punteggio non inferiore a 70 centesimi, risulteranno collocati in posizioni successive a quella dell’ultimo dei vincitori. Rifacendoci all’esempio dei 100 posti messi a concorso, gli idonei saranno individuati nei candidati con punteggio non inferiore a 70/100 collocati dalla 101esima posizione in poi.

Requisiti. Al concorso potranno partecipare i docenti assunti con contratto a tempo indeterminato, che siano in possesso di laurea oppure di un diploma accademico di II livello. Sono validi anche i diplomi previsti dal vecchio ordinamento, purché il possessore di tale tipologia di diploma risulti in possesso anche di un diploma di scuola media superiore. Oltre al titolo di studio terminale, per poter accedere al concorso i candidati dovranno essere in grado di vantare almeno 5 anni di servizio. La novità è che di questa volta è considerato valido anche il servizio prestato prima dell’assunzione a tempo indeterminato. Tale servizio, però, per essere considerato utile deve essere stato prestato almeno per 180 giorni nell’anno scolastico di riferimento. Se il periodo di servizio non raggiunge i 180 giorni è considerato comunque valido se il periodo sia stato prestato ininterrottamente dal primo febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale.

La domanda. Le domande per partecipare al concorso dovranno essere presentate esclusivamente via internet, utilizzando lo spazio web assegnato ai singoli docenti per la presentazione delle istanze, al quale si accede direttamente dal sito del ministero dell’istruzione. Per presentare le domande i docenti dovranno utilizzare username, password e codice personale: gli stessi che servono per inoltrare le domande di mobilità. Nella domanda ogni candidato dovrà specificare la lingua straniera, scelta tra inglese, francese, tedesco e spagnolo, nella quale intenderà sostenere le relative prove.

La prova preselettiva. Lo schema di regolamento prevede che la prova preselettiva sia solo eventuale. Questo step preliminare, infatti, è previsto solo nel caso in cui il numero di candidati sia superiore al triplo del numero dei posti messi a concorso. Essa consisterà in un test articolato in 100 quesiti a risposta multipla. I quesiti saranno estratti a sorte da un’apposita banca e saranno pubblicati dal ministero almeno 20 giorni prima delle prove. Il punteggio massimo totalizzabile sarà pari a 100 punti: 1 punto per ogni risposta esatta, 0 punti per ogni risposta non data e una penalità di 0,3 punti per ogni risposta sbagliata. Non è previsto un punteggio minimo ai fini dell’ammissione alle prove in senso stretto: saranno ammessi candidati in numero pari al triplo del numero dei posti messi a concorso e, in ogni caso, saranno ammessi anche i candidati che riporteranno il medesimo punteggio dell’ultimo candidato collocato in posizione utile. In pratica, se i posti saranno 300, saranno ammessi i primi 900. Ma anche tutti gli altri candidati che riporteranno lo stesso punteggio del 900esimo in graduatoria.

La prova scritta. La prova scritta consisterà in 5 quesiti a risposta aperta e in 2 quesiti in lingua straniera. Ognuno dei 2 quesiti in lingua straniera sarà articolato in 5 domande a risposta chiusa volte a verificare la comprensione di un testo nella lingua prescelta dal candidato. In ogni caso, il livello di padronanza che il candidato dovrà dimostrare di possedere non potrà essere inferiore al B2: il livello immediatamente precedente a quello che, convenzionalmente, viene attribuito ai laureati in lingue straniere.

La prova orale. La prova orale consisterà in un colloquio, tramite il quale la commissione accerterà la preparazione professionale del candidato e verificherà la capacità di risolvere un caso riguardante la funzione di dirigente scolastico, la conoscenza dell’informatica e della lingua straniera prescelta.

Formazione prima dell’incarico

da ItaliaOggi

Formazione prima dell’incarico

Inserimento in graduatoria soltanto dopo il tirocinio

Marco Nobilio

I candidati che supereranno le selezioni previste per il prossimo concorso a preside non riceveranno subito l’incarico dirigenziale. Per vincere il concorso, infatti, non basta superare le prove: bisogna anche superare un corso di formazione. E per essere ammessi è necessario risultare collocati nella graduatoria di merito nazionale in posizione non inferiore al numero dei posti messi a concorso maggiorati di un ulteriore 20. Per esempio, se i posti messi a concorso saranno 100, gli ammessi al corso di formazione e al successivo tirocinio saranno i primi 120. Il concorso di formazione dirigenziale durerà 2 mesi a sarà suddiviso in 4 moduli. Il primo verterà sull’autonomia scolastica e sull’organizzazione del sistema educativo di istruzione e formazione e degli ambienti di apprendimento con particolare riferimento all’inclusione scolastica e alla progettazione. E infine, sull’innovazione digitale e metodologica, sull’alternanza scuola-lavoro, reti tra scuole e rapporto con il territorio.

Il secondo modulo verterà sull’organizzazione del lavoro, sulla gestione del personale, sulla programmazione e la gestione dell’organico dell’autonomia. Il terzo modulo sarà incentrato sugli aspetti giuridici della funzione dirigenziale scolastica: la responsabilità civile, penale ed erariale del dirigente scolastico. Sono previsti anche momenti di formazione in materia gestione amministrativa e contabile delle istituzioni scolastiche con particolare riferimento al bilancio annuale. In più sono previsti step dedicati alla gestione del contenzioso, ai procedimenti disciplinari, alla normativa sul diritto di accesso agli atti amministrativi e alla trasparenza, alla sicurezza sul lavoro e alla disciplina dei contratti pubblici e alle relazioni sindacali. Il quarto modulo sarà dedicato alla valutazione, al piano triennale dell’offerta formativa al rapporto di autovalutazione e al piano di miglioramento delle istituzioni scolastiche.

La frequenza al bimestre di formazione sarà obbligatoria per almeno 180 delle 240 ore previste. Al termine del bimestre, i candidati inizieranno un quadrimestre di tirocinio presso le istituzioni scolastiche sotto la guida di un tutor che sarà individuato nella persona del dirigente scolastico titolare. Durante il semestre di formazione e tirocinio i candidati fruiranno del semiesonero dal servizio. Al termine del semestre i candidati otterranno una valutazione saranno collocati nella graduatoria di merito. Saranno proclamati vincitori coloro che risulteranno in posizione utile rispetto al numero dei posti messi a concorso.

Didattica digitale, prove tecniche di formazione gratuita agli insegnanti

da La Tecnica della Scuola

Didattica digitale, prove tecniche di formazione gratuita agli insegnanti

Diffusione ed analisi di innovative metodologie didattiche, attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali. Offrire formazione digitale gratuita agli insegnanti di ogni ordine e grado.

Sono questi gli obiettivi dell’accordo tra l’azienda Cisco Italia e l’Associazione Centro Studi Impara Digitale, annunciato il 16 maggio, in occasione dell’evento svolto a Bergamo “Verso gli Stati Generali della Scuola Digitale”, che ha visto la partecipazione di figure istituzionali, Università ed imprese.

L’intento è quello di mettere a fattor comune le buone pratiche e definire una strategia condivisa per una scuola innovativa, dare voce alla comunità scolastica, affrontare gli argomenti relativi al cambiamento in atto nella scuola, al rapporto scuola-mondo del lavoro, alle competenze digitali e soft skills nella prospettiva dell’industria 4.0.

Centro Studi Impara Digitale è un’associazione nata nel marzo 2012 per promuovere lo sviluppo di una modalità didattica innovativa, che permetta alla scuola italiana ed europea di beneficiare significativamente del potenziale offerto dall’introduzione della tecnologia digitale.

Impara Digitale ha infatti come obiettivo quello di modellizzare un metodo di didattica per competenze per una scuola inserita nel cloud computing, attraverso l’utilizzo di tecnologie personali e mobili.

Come riporta il sito web, “l’associazione ricerca, sperimenta, condivide e insegna quanto imparato dalla reciproca collaborazione, sviluppando un solido network di riferimento a livello nazionale.”

In questo contesto si sviluppa questo nuovo progetto grazie al quale gli insegnanti avranno la possibilità di frequentare gratuitamente on line cinque percorsi formativi del programma “Cisco Networking Academy”, che ha lo scopo di diffondere le competenze digitali necessarie per vivere, lavorare ed essere pienamente cittadini in un mondo sempre più interconnesso.

In particolare, i corsi messi a disposizione riguardano diversi ambito dell’innovazione tecnologica tra cui: l’IoT, la cybersecurity sempre più importante a causa dei recenti attacchi informatici che hanno colpito diverse Istituzioni, l’imprenditoria digitale e alcuni sistemi operativi come Linux.

La collaborazione di Cisco prevede sia la formazione tramite la piattaforma didattica on line dedicata messa a disposizione, sia il supporto di propri professionisti altamente specializzati.

L’Associazione Centro Studi Impara Digitale metterà a disposizione invece, i propri formatori, che avranno un ruolo di tutor e assolveranno al compito di controllare e certificare le ore di formazione effettivamente erogate nei corsi dagli insegnanti.

Gli insegnanti come agente di cambiamento della scuola digitale. Questo è il Diktat dell’Amministratore delegato di Cisco Italia Agostino Santoni secondo il quale “Solo con la loro partecipazione è possibile introdurre con successo nella scuola nuovi modi di insegnare e di apprendere e coinvolgere con successo gli studenti in percorsi di formazione dedicati alle competenze e alle opportunità del digitale”.

Quanto sia importante e strategica la formazione degli insegnanti è ribadito anche dal Presidente del centro Studi Impara Digitale Dianora Bardi, che con questo accordo intende “dare la massima possibilità a tutti gli insegnanti del nostro Paese di utilizzare e quindi verificare in prima persona strumenti per la formazione digitale che riteniamo validi”

Gli insegnanti hanno le chiavi della digitalizzazione della scuola italiana. È di responsabilità delle Istituzioni fornire i mezzi per poterle usare.

Decreti L.107/15 in vigore 31 maggio, le novità: dai nuovi prof al curriculum allegato alla maturità

da La Tecnica della Scuola

Decreti L.107/15 in vigore 31 maggio, le novità: dai nuovi prof al curriculum allegato alla maturità

Arrivano dunque in Gazzetta Ufficiale gli otto decreti legislativi della legge sulla Buona scuola, varati dal Consiglio dei ministri lo scorso 7 aprile.

Ognuno potrà prenderne visione e verificarne eventuali ultimi “smussamenti” rispetto alle versioni che circolavano nei giorni passati.

Per avere una prima idea sulle novità principali che contengono i decreti, operativi dal 31 maggio prossimo, vi proponiamo una prima sintesi (ricavata anche dall’agenzia di stampa Ansa).

NUOVO REGOLAMENTO PER DIVENTARE PROF – Dopo il no all’ultimo concorso a cattedra, dal 2018 tutti i laureati potranno partecipare alle nuove selezioni. Servirà però che abbiano conseguito 24 crediti universitari.

I nuovi concorsi avranno cadenza biennale.Chi vince la selezione, entra in un percorso triennale di formazione, inserimento e tirocinio, con una retribuzione crescente che parte fin dal periodo della formazione (si parte con sole 600 euro) e al terzo anno sarà possibile integrare il mini-stipendio facendo anche supplenze.

Alla fine del triennio, se la valutazione è positiva, scatta l’immissione in ruolo.

Si prevede una fase transitoria durante la quale saranno esaurite innanzitutto le Graduatorie a esaurimento e quelle dell’ultimo concorso del 2016.

Previste procedure concorsuali specifiche per chi sta già insegnando come supplente da tempo.

ALUNNI DISABILI, ARRIVANO DOCENTI PIÙ FORMATI – Viene rivista la formazione iniziale dei docenti di sostegno dell’infanzia e della primaria, attraverso l’istituzione di un Corso di specializzazione ad hoc.

È prevista una specifica formazione anche per il personale Ata.

Le commissioni mediche per l’accertamento della disabilità si arricchiscono di nuove professionalità ed avranno maggiore incidenza nella scelta del monte orario di sostegno.

Per la prima volta i supplenti potranno avere contratti pluriennali, anche sulla base delle indicazioni fornite dalle famiglie.

COME CAMBIA L’ISTRUZIONE PROFESSIONALE –  percorsi durano 5 anni: biennio più triennio. Gli indirizzi dei professionali, a partire dall’anno scolastico 2018-2019, passano da 6 a 11. Ogni scuola potrà declinare questi indirizzi in base alle peculiarità del territorio.

Si danno indicazioni chiare per attuare delle “passerelle” tra le scuole professionali statali e i centri di formazione professionale regionale.

In generale, vengono rafforzati i laboratori e il numero di ore svolte dagli studenti.

Il sistema sarà in vigore dall’anno scolastico 2018-2019.

Vengono stanziati oltre 48 milioni a regime per incrementare il personale necessario all’attuazione delle novità previste.

Sarà stabilizzato lo stanziamento di 25 milioni all’anno per l’apprendistato formativo.

PERCORSO RINNOVATO 0-6 ANNI – Progressivamente si amplieranno e qualificheranno i servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia su tutto il territorio nazionale.

Per finanziare il nuovo Sistema viene creato un Fondo specifico (239 milioni all’anno a regime) per l’attribuzione di risorse agli Enti locali.

Viene introdotto la qualifica universitaria come titolo di accesso per il personale, anche per i servizi da 0 a 3 anni, e per la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie.

NUOVI ESAMI DI STATO – Il nuovo esame di maturità entrerà in vigore nell’anno scolastico 2018/19. Si viene ammessi con tutti sei, fatta salva la possibilità per il Consiglio di classe di ammettere, con adeguata motivazione, chi ha un voto inferiore a sei in una disciplina. Chi ha l’insufficienza in condotta non viene ammesso. I candidati dovranno affrontare due prove scritte e un colloquio orale.

Lo svolgimento delle attività di alternanza Scuola-Lavoro diventa requisito di ammissione, insieme allo svolgimento della Prova nazionale Invalsi.

È previsto anche un curriculum dello studente allegato al diploma del nuovo esame di maturità: oltre al superamento dell’Esame di Stato, anche in relazione alle esigenze connesse con la circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea, il diploma attesterà l’indirizzo e la durata del corso di studi, nonché il punteggio ottenuto.

Ma soprattutto, è questa la novità, ci sarà “allegato il curriculum della studentessa e dello studente, in cui sono riportate le discipline ricomprese nel piano degli studi con l’indicazione del monte ore complessivo destinato a ciascuna di esse”.

In una specifica sezione del curriculum saranno “indicati, in forma descrittiva, i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove scritte a carattere nazionale”, distintamente per ciascuna delle discipline oggetto di rilevazione e la certificazione sulle abilità di comprensione e uso della lingua inglese.

Saranno inoltre indicate le “competenze, le conoscenze e le abilità anche professionali acquisite e le attività culturali, artistiche e di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extra scolastico nonché le attività di alternanza scuola-lavoro ed altre eventuali certificazioni conseguite”, in base a quanto previsto alla legge sulla Buona Scuola (107/2015), “anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro”.

Quanto al primo ciclo restano i voti, ma saranno affiancati da una specifica certificazione delle competenze. Alla primaria la non ammissione è prevista solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe.

DIRITTO ALLO STUDIO, PIÙ RISORSE – Potenziamento della carta dello studente IoStudio. Sono previsti specifici finanziamenti per sostenere il welfare studentesco: 30 milioni vengono destinati per il 2017 alla copertura di borse di studio grazie alle quali gli studenti delle Superiori potranno avere supporto per l’acquisto di materiale didattico, per trasporti, per accedere a beni di natura culturale.

Altri 10 milioni (all’anno, fino al 2019-2020) vengono stanziati per l’acquisto di sussidi didattici nelle scuole che accolgono alunni con disabilità.

Ancora altri 10 milioni vengono investiti, dal 2019, per l’acquisto da parte delle scuole di libri di testo e di altri contenuti didattici, anche digitali. previsto l’esonero totale dal pagamento delle tasse scolastiche, in base all’Isee, per gli studenti delle quarte e delle quinte Superiori (dal 2018-2019).

ECCO LE NUOVE SCUOLE ALL’ESTERO – Organico del potenziamento anche all’estero: 50 ulteriori insegnanti (si passa da 624 a 674).

Queste figure professionali verranno selezionate per la prima volta dal Miur sulla base di requisiti predisposti insieme al Ministero degli Affari Esteri.

I tempi di permanenza fuori dall’Italia passano dai 9 anni attuali a due periodi di 6 anni scolastici che dovranno però essere intervallati da un periodo di 6 anni nelle scuole italiane del Paese.

COSÌ SI PROMUOVE IL MADE IN ITALY – Prende corpo anche il Piano delle Arti, un programma di interventi con validità triennale che il Miur metterà in campo di concerto con il Mibact e che conterrà una serie di misure per agevolare lo sviluppo dei temi della creatività nelle scuole.

Il Piano viene finanziato con 2 milioni all’anno a partire dal 2017 e per la prima volta il 5% dei posti di potenziamento dell’offerta formativa sarà dedicato allo sviluppo dei temi della creatività.

L’alternanza Scuola-Lavoro potrà essere svolta presso soggetti pubblici e privati che si occupano della conservazione e produzione artistica.

Animatori digitali, arrivano 1.000 euro a scuola ma il Miur promette: è solo l’inizio

da La Tecnica della Scuola

Animatori digitali, arrivano 1.000 euro a scuola ma il Miur promette: è solo l’inizio

Arrivano otto milioni e 400mila euro per l’attività degli animatori digitale nelle scuole.

A stanziarli è il Miur, tramite il decreto firmato dalla ministra Valeria Fedeli, che il 16 maggio ha annunciato il finanziamento a Bergamo, nel corso dell’evento “Verso gli Stati Generali della scuola digitale”.

I fondi stanziati serviranno a finanziare la formazione degli insegnanti, ma anche per la produzione di contenuti per le scuole certificati e riconosciuti.

La cifra non sembra altissima: suddivisa per le circa 8.400 scuole autonome, significa che mediamente ognuna riceverà mille euro. Una cifra, non alta per la verità, che ogni scuola potrà comunque gestire in autonomia.

Come conferma anche Viale Trastevere: il provvedimento – scrive il Miur – fa parte delle azioni di attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale (#PNSD) lanciato a ottobre del 2015. Grazie agli 8,4 milioni stanziati, ogni scuola riceverà 1.000 euro che potranno essere utilizzati, tra l’altro, per organizzare attività e laboratori, per formare la comunità scolastica sui temi del #PNSD, per creare o migliorare ambienti di apprendimento integrati, per l’ammodernamento di siti internet, per la diffusione di una cultura digitale, stimolando soprattutto la partecipazione e la creatività delle studentesse e degli studenti.

“Crediamo molto nel ruolo degli animatori digitali – ha sottolineato la ministra – e nell’importanza di seminare l’innovazione in ogni scuola”.

Il convegno di Bergamo è stato l’occasione per fare il punto sullo stato di attuazione del Piano nazionale di scuola digitale e ancheper annunciare l’avvio, nei prossimi mesi, di una piattaforma pensata per favorire la comunicazione e il confronto tra gli animatori digitali, anche per consentire una più facile progettazione delle attività legate al Piano.

“La piattaforma – ha proseguito Fedeli – servirà anche per consentire agli animatori di fare ‘comunità’, di parlare meglio e più frequentemente con il Ministero, di condividere esperienze”.

Ci saranno nuovi investimenti e nuove azioni, nella consapevolezza che, con il Piano Nazionale Scuola Digitale, stiamo ponendo le basi per un cambiamento sistemico che riguarda i tempi, i modi e gli spazi della scuola, il rinnovamento pedagogico”, ha concluso Fedeli.

“Il digitale interviene trasversalmente a tutto il sistema educativo, è un campo gravitazionale che traina e informa ogni processo, ma che deve essere governato”.

 

Pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti attuativi della Buona Scuola

da La Tecnica della Scuola

Pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti attuativi della Buona Scuola

Sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, i decreti attuativi della Buona Scuola. Lo annuncia il Miur con tweet apparso sul proprio profilo Twitter ufficiale.

 

Tutti i decreti (con i relativi link al testo integrale)

 

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 59 Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera b), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00067)

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 60 Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creativita’, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera g), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00068)

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 61 Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonche’ raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera d), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00069)

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 62 Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00070)

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 63 Effettivita’ del diritto allo studio attraverso la definizione delle prestazioni, in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio e ai servizi strumentali, nonche’ potenziamento della carta dello studente, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera f), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00071)

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 64 Disciplina della scuola italiana all’estero, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera h), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00072)

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 65 Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera e), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00073)

DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 66 Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilita’, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00074)

CLICCA QUI per scaricare il provvedimento integrale in formato PDF

 

Organici docenti 2017/2018, la tabella di ripartizione dei posti e la circolare per gli USR

da La Tecnica della Scuola

Organici docenti 2017/2018, la tabella di ripartizione dei posti e la circolare per gli USR

Nel corso dell’incontro di informativa del 15 maggio il Miur ha presentato alle Organizzazioni sindacali la tabella di ripartizione complessiva degli organici del personale docente per l’a.s. 2017/2018 e la circolare indirizzata agli Uffici scolastici regionali.

Secondo quanto scrive la Uil Scuola, “vengono riconfermati i 601.126 posti consolidati più i 48.812 del potenziamento, a questi si aggiungono 15.100 (11.500 comuni, 3.600 di sostegno) posti derivanti dalla trasformazione di parte dell’organico di fatto in diritto. A seguito di questa operazione l’organico di fatto del prossimo anno scolastico passa da 30.262 a 18.762 ma l’organico complessivo, diritto più fatto, resta invariato”.

Nel corso dell’incontro, rispetto all’annuncio fatto nei giorni scorsi dalla Ministra Fedeli sull’assunzione nella scuola di 52.000 docenti precariper il prossimo 1° settembre 2017, è stato chiarito (come riporta la Flc Cgil) “che il grosso di queste nuove assunzioni è dato dalla sostituzione dei pensionamenti (circa 21.000) e dalla copertura dei posti già esistenti e disponibili in organico di diritto dell’anno in corso e su cui non sono state fatte le assunzioni lo scorso anno (circa 16.000). Per cui per quanto riguarda l’assunzione di questi circa 37.000 docenti (21.000+16.000), è evidente che la ripartizione territoriale è già determinata dai pensionamenti, da un lato, e dai posti residui dello scorso anno, dall’altro. Il dato nuovo riguarda, pertanto, solo una parte delle 52.000 assunzioni annunciate: 15.100 circa. Di questi 11.500 saranno stabilizzazioni su posti comuni/classi di concorso, licei musicali compresi e 3.600 per il sostegno”.

tabella organici

Con riferimento alla circolare indirizzata agli USR, di seguito la sintesi delle altre novità presentata dalla Flc Cgil:

  • Gli USR, nel ripartire la dotazione organica di diritto alle province, possono operare delle compensazioni tra i vari gradi di scuola (solo per la quota di posti comuni), compresa la scuola dell’infanzia.
  • Lascuola dell’infanzia resta esclusa dall’attribuzione dei posti per il potenziamento, mentre per gli altri gradi questa è determinata dalla tabella 1 allegata alla legge 107/15.
  • Per la costituzione delle classi si richiama il DPR 81/09 con la raccomandazione, in presenza di alunni con grave disabilità, di non superare il numero di 22 alunni per classe.
  • Gli Ambiti Territoriali Provinciali (ATP), per conto degli Uffici Scolastici Regionali (USR), provvederanno ad attribuire alle scuole i posti necessari per l’mentre iposti del potenziamento, confermati nel numero (visto che l’assegnazione è triennale), potranno essere modificati nella tipologia tenendo conto delle richieste delle scuole per le diverse classi di concorso in base al PTOF ma nei limiti dei posti vacanti. Andrà comunque tenuta in debita considerazione l’attribuzione già effettuata nello scorso anno.
  • Sui posti del potenziamento non sono possibili lesostituzioni dei docenti, salvo che queste non siano necessarie per assicurare le attività curricolari previste nel PTOF o in caso di utilizzo dei posti del potenziamento per lo sdoppiamento delle classi o dei singoli insegnamenti.
  • Per i CPIA e all’interno dell’organico per il potenziamento, due posti andranno riservati (attribuiti) alla nuova classe di concorso A-23 (italiano per alloglotti).
  • Nella scuola secondaria di secondo gradogli organici, la mobilità e l’individuazione dei perdenti posto, saranno fatti sulla base delle nuove classi di concorso definite dal DPR n. 19 del 14 febbraio 2016.

Raddoppia l’Alternanza scuola-lavoro nel volontariato

da La Tecnica della Scuola

Raddoppia l’Alternanza scuola-lavoro nel volontariato

Nell’anno scolastico 2016-2017 più di 8.200 studenti sono stati coinvolti, insieme a 441 docenti di 237 istituti, in progetti di alternanza scuola-lavoro, realizzati dalla rete dei CSV in collaborazione con 656 associazioni. In pratica i doppio rispetto a quelli dell’anno precedente (nel 2015-2016 le scuole coinvolte erano 157; gli studenti poco più di 4mila; i docenti 230 e le associazioni 367). Dai risultati emerge quanto questo tema, con la progressiva applicazione della legge 107/2015 ovvero “La buona scuola”, stia facendo sì che il volontariato sia sempre più un modo per promuovere la cittadinanza attiva fra i giovani, un’occasione per loro di crescita professionale e un terreno di sperimentazione anche per le associazioni.

Entrando nel dettaglio, scrive il portale Vita.it, dei 53 CSV che hanno risposto alla ricognizione svolta tramite questionario, 47 hanno realizzato attività specifiche nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Si tratta di progetti avviati in quasi tutte le regioni e che, nel 50,9% dei casi, prevedono l’accoglienza diretta di oltre 964 studenti (pari all’11% del totale) da parte dei CSV, mentre una parte ha svolto le ore di alternanza presso le associazioni facenti parte dei progetti promossi dai Centri. Tutti gli altri studenti sono stati invece coinvolti in iniziative volte, in particolare, a informarli su questa possibilità poco conosciuta offerta dalla legge 107.

In generale, infatti, oltre ad accogliere direttamente i ragazzi, le attività realizzate dai CSV su questo tema riguardano anche l’informazione alle associazioni e alle scuole sulle opportunità legate all’alternanza scuola-lavoro (rispettivamente 77,4% e 67,9% dei Centri); l’orientamento e la connessione fra scuole ed enti non profit (64,2%), l’accompagnamento e il tutoring per l’inserimento dei ragazzi nelle associazioni (41,5%). Inoltre, in molti casi, i CSV hanno progettato insieme alle associazioni e alle scuole le attività di alternanza (58,5%), si sono occupati di formare le associazioni sull’accoglienza degli studenti (39,6%) e hanno orientato gli insegnanti sulle opportunità legate alla collaborazione con le associazioni (13,2%); infine hanno valutato le competenze acquisite dagli studenti coinvolti nei progetti di alternanza (26,4%) e realizzato attività di accompagnamento alla realizzazione di Imprese formative simulate (11,3%).

Nel 17% dei casi le attività realizzate dai CSV non sono state formalizzate mentre la maggior parte di esse ha previsto protocolli o accordi con le scuole coinvolte (57,4%), con l’ufficio scolastico regionale (21,3%) o provinciale (21,3%); infine, il 14,9% dei CSV, ha risposto che gli accordi con le istituzioni scolastiche sono ancora in via di formalizzazione oppure che sono stati stipulati solo fra scuole ed organizzazioni di volontariato (Odv).