Al Salone del libro i volumi “speciali” delle biblioteche accessibili

Redattore Sociale del 18-05-2017

Al Salone del libro i volumi “speciali” delle biblioteche accessibili

Ideato dalla fondazione Paideia, il progetto riunisce una decina di biblioteche piemontesi, oltre ai servizi di neuropsichiatria infantile della città di Torino: da una settimana, ognuna di queste strutture distribuisce libri “tradotti” secondo il codice della comunicazione aumentativa.

TORINO. C’è uno scaffale molto particolare tra le esposizioni di questa trentesima edizione del Salone del libro di Torino. Contiene volumi pieni di simboli, loghi e disegni: ma non si tratta, in realtà, di una selezione di libri illustrati per l’infanzia, come i titoli – sulla falsariga di “Giulio coniglio”, “Brava coccinella” o “Filastrocche a colori” – potrebbero suggerire. Quei disegni, infatti, fanno parte di un codice che venne ideato negli Stati Uniti a partire dagli anni 50, per semplificare e incrementare le capacità di lettura e scrittura di chi aveva forme di disabilità – come l’autismo, la paralisi cerebrale infantile o anche la dislessia – che potessero creare delle difficoltà in tal senso. Da allora, la “Comunicazione aumentativa o alternativa” si è diffusa moltissimo anche in Europa e nel resto del mondo: tanto che, la scorsa settimana, una decina di biblioteche del territorio piemontese si sono riunite in una rete di distribuzione di testi per l’infanzia, “tradotti” secondo questo codice e distribuiti grazie a un progetto della fondazione Paideia.

Si chiama “Libri per tutti”, e ad oggi vi hanno aderito il Servizio delle Biblioteche civiche della città di Torino, la biblioteca mutimediale “Archimede” di Settimo Torinese, la biblioteca civica “Nicolò e Paola Francone” di Chieri e le biblioteche civiche di Cavallermaggiore, Saluzzo, Fossano e Savigliano, oltre al servizio di Neuropsichiatria infantile della Asl Torino 1. Dalla scorsa settimana, ognuna di queste strutture ha iniziato a esporre lo scaffale dei “Libri per tutti”, lo stesso che, fino a domenica prossima, la fondazione porterà anche al Salone del libro, nello stand “Nati per leggere”: i volumi sono rivolti a tutti coloro che necessitano di un supporto speciale alla comprensione del testo, e dunque non soltanto ai bambini, come tiene a sottolineare il personale di Paideia. “I libri modificati con i simboli della Comunicazione aumentativa e alternativa – spiegano dalla fondazione – sono indicati non solo per lo sviluppo delle competenze comunicative di bambini e ragazzi con disabilità o bisogni comunicativi complessi, ma anche per persone straniere al primo approccio con la lingua locale, e in generale per soggetti di tutte le età con fragilità di comunicazione, anche di natura temporanea”.

I quarantaquattro titoli “modificati” sono disponibili per la consultazione e il prestito gratuito nelle biblioteche aderenti al progetto: di questi, ben 32 sono stati ceduti dal Sistema bibliotecario di Fossano (CN), che da dieci anni si occupa di adattare e tradurre libri secondo i codici della comunicazione aumentativa. Il progetto è patrocinato dalla regione Piemonte. (ams)

Lotta al cyberbullismo, il testo è legge. I ragazzi potranno chiedere oscuramento dei siti

da Il Sole 24 Ore

Lotta al cyberbullismo, il testo è legge. I ragazzi potranno chiedere oscuramento dei siti

di Alessia Tripodi

Sì definitivo dell’Aula della Camera al disegno di legge sul contrasto dei cyberbullismo. Il testo è stato approvato a Montecitorio all’unanimità: 432 favorevoli ed una sola astensione. Il provvedimento – varato dopo quattro passaggi parlamentari – introduce la possibilità per i minori di chiedere l’oscuramento dei siti dove si consumano le “cyber aggressioni” e, come per lo stalking, stabilisce la “procedura di ammonimento” per i bulli.

Boldrini: «Legge dedicata a tutte le vittime»
«Questa legge è un primo passo necessario. La dedichiamo a Carolina Picchio e a tutte le altre vittime del cyberbullismo», ha detto nell’Aula della Camera la presidente Laura Boldrini salutando Paolo Picchio, il padre della prima vittima del cyberbullismo, la 14enne che nel 2013 si tolse la vita a Novara dopo un episodio di aggressione on line. Al fianco di Picchio, che ha seguito i lavori dell’Assemblea tra il pubblico, la senatrice Elena Ferrara del Pd, “madre” della proposta di legge a Palazzo Madama e già insegnante di Carolina.

Le novità
Il minore (anche senza che il genitore lo sappia) potrà chiedere direttamente al gestore del sito l’oscuramento o la rimozione dell’aggressione on line. Nel caso in cui il gestore ignori l’allarme, la vittima, stavolta con il genitore informato, potrà rivolgersi al Garante per la Privacy che entro 48 ore dovrà intervenire. Il disegno di legge istituisce, tra l’altro, un Tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare i vari interventi e di mettere a punto un Piano integrato contro il bullismo via web. E stabilisce la “procedura di ammonimento” come nella legge anti-stalking: il “bullo” over 14 sarà convocato dal Questore insieme a mamma o papà e gli effetti dell'”ammonimento” cesseranno solo una volta maggiorenne. Ogni scuola dovrà individuare tra i prof un addetto al contrasto e alla prevenzione del “cyberbullismo” che potrà avvalersi della collaborazione delle Forze polizia.

La ministra Fedeli: «Già al lavoro per attuazione»
«Il cyberbullismo è un tema serissimo. Ritengo per questo molto importante l’approvazione di una legge specifica per il contrasto di questo fenomeno affinché la legge trovi immediatamente piena attuazione». Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, commentando l’ok definitivo al disegno di legge. «Ringrazio i colleghi parlamentari, in particolare la Senatrice Elena Ferrara, per l’impegno profuso nel raggiungere questo obiettivo», ha aggiunto Fedeli, spiegando che il Miur «è già al lavoro affinché la legge trovi immediatamente piena attuazione».

Azioni di prevenzione con forze di Polizia
Nei giorni scorsi infatti – spiega Fedeli in una nota – il ministero «ha già riunito la Conferenza dei coordinatori regionali degli Uffici scolastici sul bullismo per attivare immediatamente la ricognizione delle docenti e dei docenti di ogni scuola, così come richiesto dalla legge appena approvata». I referenti coordineranno le iniziative di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo, ancche in collaborazione con Forze di polizia, associazioni e centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio.

Diritto allo studio, senza le risorse rischia di diventare un obiettivo mancato

da Il Sole 24 Ore

Diritto allo studio, senza le risorse rischia di diventare un obiettivo mancato

di Massimo Nutini

Uno degli otto decreti sulla scuola pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale è dedicato al diritto allo studio. Le finalità sono ambiziose perché ci si propone di «perseguire su tutto il territorio nazionale l’effettività del diritto allo studio degli alunni e degli studenti fino al completamento del percorso di istruzione secondaria di secondo grado».
Non sono stati definiti i livelli essenziali delle prestazioni
Nell’articolato, però, è completamente assente la «definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, sia in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio, sia in relazione ai servizi strumentali» che la legge delega indicava come compito principale del provvedimento.
Il motivo di tale omissione è facile da comprendere: il testo ripete, quasi a ogni articolo, le formule del «compatibilmente con le effettive disponibilità finanziarie, umane e strumentali disponibili a legislazione vigente» e del «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
È evidente che, con queste limitazioni, non sia stato possibile individuare dei livelli da garantire su tutto il territorio nazionale. Inoltre, la Costituzione non permette che si definiscano diritti senza stanziare le relative risorse.
È così che il decreto si limita, quasi esclusivamente, a compiere una ricognizione, in leggi già esistenti, delle competenze dei vari soggetti istituzionali, deludendo l’aspettativa di un salto di qualità nel settore.
Le nuove risorse stanziate dal decreto
Gli stanziamenti, per l’esattezza, non sono del tutto inesistenti in quanto, tra esonero dal pagamento delle tasse scolastiche, borse di studio e libri di testo, sono assegnati circa 100 milioni di euro che, in parte, compensano il taglio di 150 milioni, a suo tempo previsti per il diritto allo studio dalla legge 10 marzo 2000, numero 62, e poi azzerati dall’articolo 14, comma 2, del Dl 31 maggio 2010, numero 78, nell’ambito della riduzione di trasferimenti, finalizzato a conseguire la concorrenza delle Regioni al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica.
Le critiche di Regioni, Province e Comuni
La scarsità delle risorse è il motivo principale delle critiche espresse in sede di Conferenza Unificata e della raccomandazione della commissione parlamentare alla Camera «che in un successivo momento Stato, Regioni ed enti locali dovranno definire i livelli essenziali di prestazione per dare attuazione all’articolo 1, comma 181, lettera f) della legge 107 del 2015».
Questa raccomandazione rimarrà un’affermazione di principio, poiché è noto che solo il legislatore delegato può farsi carico di individuare i livelli essenziali e non è possibile, né legittimo, che omogenee prestazioni nazionali possano far carico unicamente ai bilanci di regioni ed enti locali.
A distanza di settanta anni esatti vien da rileggere la relazione che accompagna il primo progetto di Costituzione, datata 6 febbraio 1947, che presenta il diritto allo studio con queste parole: «Uno dei punti ai quali l’Italia dovrà tenere è che nella sua Costituzione, come in nessun’altra, sia accentuato l’impegno di aprire ai capaci e meritevoli, anche se poveri, i gradi più alti dell’istruzione. Alla realizzazione di questo impegno occorreranno grandi stanziamenti, ma non si deve esitare; si tratta di una delle forme più significative di riconoscere, anche qui, un diritto della persona di utilizzare a vantaggio della società forze che resterebbero latenti e perdute, di attuare una vera ed integrale democrazia».

Scuola digitale, 8,4 milioni e una piattaforma per gli animatori

da la Repubblica

Scuola digitale, 8,4 milioni e una piattaforma per gli animatori

Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato il decreto per lo stanziamento di 8,4 milioni di euro, mille per ogni scuola che si è dotata di un animatore digitale, in arrivo entro la fine dell’anno scolastico in corso, somma che poi andrà a regime dal prossimo anno.

Pierangelo Soldavini

A due anni dal lancio del Piano nazionale scuola digitale si completa l’architettura del progetto per l’innovazione digitale della scuola italiana. Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato il decreto per lo stanziamento di 8,4 milioni di euro, mille per ogni scuola che si è dotata di un animatore digitale, in arrivo entro la fine dell’anno scolastico in corso, somma che poi andrà a regime dal prossimo anno.

Con questo provvedimento si completa così uno dei tasselli chiave del Piano: ogni scuola potrà avere un animatore digitale, un docente che, insieme al dirigente scolastico, avrà una dotazione finanziaria annuale per ricoprire il suo ruolo strategico nella diffusione dell’innovazione a scuola. Ma non è solo questo. La ministra Fedeli ha anche annunciato, sempre nell’ambito dell’appuntamento “Verso gli Stati generali della Scuola digitale” che si è svolto a Bergamo, che a giugno sarà completata la piattaforma a disposizione degli animatori, per comunicare e condividere al meglio le eccellenze e i percorsi dell’innovazione all’interno della comunità scolastica, un’interazione che sarà aperta alle migliori esperienze tecnologiche e digitali del paese.

“Vogliamo dimostrare che crediamo davvero nell’importanza di disseminare l’innovazione all’interno della scuola e di una digitalizzazione che attraversi trasversalmente l’intero schema dell’apprendimento”, ha affermato la ministra: “La rivoluzione digitale impone al mondo scuola di imparare insieme “dentro” ai cambiamenti”.

La ministra Fedeli ha anche sottolineato l’importanza della scuola come “caposaldo di responsabilità nella formazione alla cittadinanza digitale” annunciando l’avvio di un percorso di educazione civica digitale in ogni scuola, in linea con quanto richiesto anche dall’Ocse.

A due anni dal lancio del Piano nazionale Scuola digitale l’appuntamento di Bergamo ha fornito l’opportunità all’intero mondo della scuola per un confronto e un dialogo per valutare il progresso dell’innovazione verso una didattica che formi davvero i ragazzi a soddisfare le richieste di un mondo del lavoro in grande trasformazione sulla strada dell’Industria 4.0.

“E’ una rivoluzione prima di tutto culturale e antropologica: per questo è sbagliato puntare tutto sulle tecnologie senza pensare alle persone”, ha sottolineato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha ospitato per il secondo anno consecutivo il più importante summit della scuola del futuro del nostro paese.

“La scuola deve preparare i ragazzi a un futuro che cambia velocemente, introducendoli alle metodologie per la formazione delle competenze, più che delle semplici conoscenze: dobbiamo capire quale sia il significato della scuola dell’innovazione e per questo dobbiamo fare rete con i docenti per condividere e crescere”, ha affermato Dianora Bardi, presidente del Centro studi ImparaDigitale che ha contribuito in maniera determinante a preparare la giornata, che si è sviluppata in quattrodici tavoli tematici aperti ai contributi di tutti gli attori, le cui conclusioni saranno presentate alla ministra Fedeli.

Nella logica di una scuola che lavora sulla base di una didattica per competenze, è forte la pressione per arrivare a “un nuovo modo di interpetare le competenze dei docenti”, come ha sottolineato Sabrina Bono, capo di gabinetto del Miur: “Anche i docenti di devono aprire a competenze e conoscenze nuove: alle competenze tradizionali, quella disciplinare e quella relazionale, si aggiunge una competenza didattica intesa come capacità di ripensare la metodologia di insegnamento e di apprendimento”.

Scuola, in un anno sono scomparsi i “presidi-manager”

da la Repubblica

Scuola, in un anno sono scomparsi i “presidi-manager”

L a riforma della Buona scuola doveva rendere efficiente il nostro sistema scolastico, trasformando le scuole in pseudo-aziende, guidate da presidi-manager, ed eliminando il fenomeno delle supplenze, grazie al piano di assunzioni straordinario. Peccato che, al contrario, l’anno scolastico 2016-17 verrà ricordato come uno dei peggiori anni della scuola italiana, lasciando tutti insoddisfatti.

Massimiliano Di Pace

L a riforma della Buona scuola doveva rendere efficiente il nostro sistema scolastico, trasformando le scuole in pseudo-aziende, guidate da presidi-manager, ed eliminando il fenomeno delle supplenze, grazie al piano di assunzioni straordinario. Peccato che, al contrario, l’anno scolastico 2016-17 verrà ricordato come uno dei peggiori anni della scuola italiana, lasciando tutti insoddisfatti. Lo sono stati i presidi, che non sono riusciti a svolgere le funzioni attribuite loro dalla legge 107/2015; lo sono stati i docenti, spostati all’ultimo momento da una parte all’altra dell’Italia, per effetto dell’algoritmo del Ministero dell’Istruzione, utilizzato per l’assegnazione delle cattedre, con il risultato che le supplenze non sono diminuite; lo sono state le famiglie, che hanno visto in diversi casi una discontinuità didattica senza precedenti. «I motivi dell’insuccesso della Buona scuola – afferma Maddalena Gissi, segretaria nazionale della Cisl scuola – si rintracciano sia nei tagli del passato, sia nei meccanismi introdotti dalla legge 107/2015, decisi senza nessun confronto con il personale scolastico». Che la riforma della Buona scuola fosse una forzatura destinata all’insuccesso è opinione anche di Pino Turi, segretario nazionale della Uil Scuola: «Il trasferimento dei poteri dagli organi collegiali al dirigente scolastico ha introdotto un condizionamento alla libertà della didattica, senza contare che si basava su un presupposto improbabile,

ossia che il preside avesse quelle competenze multidisciplinari richieste per scegliere il docente più adatto all’offerta formativa della scuola». Anche chi aveva espresso un giudizio positivo sulla riforma è rimasto deluso, com’è il caso di Giorgio Rembado, presidente dell’Anp (Associazione nazionale dei presidi): «Non si è riusciti a svolgere con efficacia nessuna delle tre più importanti funzioni attribuite ai presidi. In primo luogo, la scelta dei docenti con il bando è stata in buona parte vanificata sia dal fatto che gli insegnanti che vincevano più bandi potevano scegliere la scuola, e sia dalla circostanza che essi, una volta ottenuta la cattedra, chiedevano il trasferimento, concesso dalla magistratura amministrativa, o dallo stesso ministero. In secondo luogo, non è andata meglio sul fronte dell’attribuzione dei bonus ai docenti migliori, essendo stata applicata, com’era anche prevedibile, in modo diversificato dai vari dirigenti scolastici. Infine, è andata male anche sul fronte della scelta delle aziende per lo svolgimento dell’alternanza scuola/lavoro, essendo il numero di imprese disponibili di gran lunga inferiore alle necessità derivanti dal milione di studenti potenzialmente interessati nel 2016-17». In sintesi, dunque, un’applicazione della legge 107 piuttosto limitata, e che rischia di essere ancora più ridotta nel prossimo anno scolastico, in virtù degli otto decreti attuativi della riforma, e degli accordi sindacali sottoscritti a fine 2016 con il ministro dell’Istruzione Fedeli. Le ragioni sono presto dette: «I decreti attuativi – dichiara Francesco Sinopoli, segretario nazionale di Cgil-Flc – hanno comportato una distribuzione delle poche risorse su tanti temi, contrariamente a quanto noi avevamo suggerito, ossia di concentrare le risorse su temi prioritari, come il riconoscimento generalizzato del diritto al nido di infanzia, e alla stabilizzazione degli insegnanti di sostegno, ben 37mila, che resteranno precari». È invece positivo il giudizio delle organizzazioni sindacali sui due accordi raggiunti con il Governo: «Con l’intesa del 30/11 – continua Gissi della Cisl scuola – è tornata centrale nella politica scolastica la contrattazione, e questo ha prodotto due accordi molto importanti, ovvero quello della mobilità e della chiamata per competenze, che di fatto superano alcune problematiche determinate dalla riforma». «Con il primo accordo – ricorda Turi della Uil – si concede ai docenti la possibilità di richiedere il trasferimento in altre scuole, o anche in altri ambiti o province, riducendo così i problemi creati dall’algoritmo, mentre con il secondo si ridà centralità al collegio dei docenti, che può indicare le competenze che devono avere i nuovi insegnanti, compito che era stato attribuito dalla legge 107 ai presidi». Su questi due accordi ha però serie perplessità Rembado dell’Anp: «Non si capisce come sia possibile che accordi sindacali possano essere in contrasto con una legge dello Stato, e poi, anche sul merito, va ammesso che essi spostano la priorità dalla continuità didattica, assicurata dall’assegnazione triennale alle cattedre prevista dalle legge 107, che è l’interesse precipuo degli studenti, alle esigenze dei docenti di trovare una collocazione più confacente ai propri interessi, siano essi di natura didattica o residenziale». Alla luce dei decreti emanati e degli accordi sindacali, cosa ci si può attendere dalla riapertura delle scuole a settembre? Secondo Sinopoli della Cgil-Flc una maggiore semplificazione dell’avvio dell’anno scolastico: «Con questi accordi dovremmo avere l’attribuzione delle cattedre prima dell’inizio della scuola, a differenza dell’anno scorso, quando diversi posti erano ancora scoperti, pur essendo già cominciato l’anno scolastico». A questo si aggiungerebbe, secondo Turi della Uil, una maggiore soddisfazione del personale scolastico, «purché il governo mantenga l’impegno di avviare una nuova stagione contrattuale, che consentirà finalmente di sbloccare la crescita dei salari, fermi ormai dal 2010». Anche per Rembado dell’Anp ci potrebbero essere dei miglioramenti, a condizione che si attivi un nuovo concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici mancanti: «Attualmente i presidi sono 7mila, per oltre 8mila scuole. Dato che nel 2017 andranno in pensione poco meno di 500 unità, è urgente che il governo organizzi una nuova selezione, i cui effetti, però, si vedranno solo nel 2018». Per Gissi, ricandidata alla segreteria nazionale della Cisl scuola nel congresso di fine maggio, il miglioramento della scuola passa per una diversa visione di essa: «Non più luogo di disagio, bensì motore di innovazione e cambiamento, che consenta ai nuovi cittadini di far fronte alle sfide della globalizzazione, e a questo scopo il mondo della scuola deve poter dare il suo contributo di idee e di iniziative, contribuendo così alla politica dell’istruzione».

Trasferimenti prof, Fedeli: fanno parte del gioco, ma pure il sostegno economico a chi va lontano

da La Tecnica della Scuola

Trasferimenti prof, Fedeli: fanno parte del gioco, ma pure il sostegno economico a chi va lontano

I trasferimenti di scuola fanno parte del lavoro dell’insegnante, ma anche le forme di sostegno economico per chi deve spostarsi di sede, come accade nel privato.

“Qualche sostegno per il trasferimento degli insegnanti andava preso in considerazione”: a dirlo è stata la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli nel corso della trasmissione Zapping su Radio Uno del 17 maggio.

Premettendo che “quando ci sono cambiamenti nella scuola non si riesce mai a farli con il massimo consenso”, la ministra ha fatto notare che “i principi e le scelte fatte erano e sono importanti” e che “se fai l’insegnante sai che ti devi muovere e andare dove sono gli studenti”.

Se questa parte della riforma “la avessimo fatta con la gradualità’ necessaria e con i supporti necessari, come fanno le aziende, come si fa in casi analoghi – ha ammesso – sarebbe stato meglio. Qualche sostegno per il trasferimento andava preso in considerazione”.

La ministra si è riferita, in particolare, a quelle migliaia di precari storici immessi in ruolo – con le Fasi B e C del piano di assunzioni della Legge 107/15 – molto lontano da casa e che tanto hanno protestato per via delle alte spese da affrontare per vivere e tornare di tanto in tanto a casa.

Commentando la testimonianza di un’insegnante prossima alla pensione che ha dichiarato di non sentirsi più al passo con gli studenti, la Fedeli ha detto che è giunta l’ora di far “entrare nuove e diverse competenze nella scuola”.

Le novità previste dalla delega sul reclutamento “andranno a regime nel giro di 3 – 4 anni”, ha concluso. Aggiungendo che sarà l’occasione per mandare in cattedra persone abilitate diversamente per l’insegnamento e giovani.

Nuovo esame di Stato: l’Alternanza Scuola Lavoro entra nel colloquio

da La Tecnica della Scuola

Nuovo esame di Stato: l’Alternanza Scuola Lavoro entra nel colloquio

Dal prossimo anno 2018/2019, l’Alternanza Scuola Lavoro entra nel nuovo Esame di Stato, non solo come requisito di ammissione e come certificazione finale, ma direttamente nel colloquio.

Colloquio. Nell’ambito dell’esame orale infatti, il candidato “espone, mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, l’esperienza di alternanza scuola-lavoro svolta nel percorso di studi”, come stabilisce il nuovo D.L.vo 13 aprile 2017 n. 62, che entra in vigore dal 31/5/2017. Tale elaborato potrebbe configurarsi come una integrazione/approfondimento della classica “tesina”. Da ricordare che nel nuovo esame di stato le due prove scritte e il colloquio orale valgono 20 punti ciascuno su 100.

Frequenza. Dell’ASL si tiene conto sotto diversi aspetti. Il primo luogo bisogna documentare la partecipazione e frequenza obbligatoria. Si tratta di 400 ore negli istituti tecnici e professionali e di 200 ore nei licei nel secondo biennio e nell’ultimo anno. Per la validità del percorso è necessario che lo studente attesti la frequenza di almeno tre quarti del monte ore previsto dal progetto relativo all’indirizzo di studio scelto. Lo svolgimento dell’attività di alternanza scuola-lavoro è requisito fondamentale per l’ammissione all’esame. Tanto che anche i candidati esterni devono dimostrare di aver svolto “attività assimilabili all’alternanza scuola-lavoro, secondo criteri definiti con decreto del Miur”.

Valutazione. Già da quest’anno, in sede di scrutinio finale, l’ASL è parte integrante della valutazione dello studente relativamente a tre aspetti: la ricaduta sugli apprendimenti disciplinari, sul voto di condotta, e per l’attribuzione dei crediti. Nel nuovo esame di stato il credito scolastico maturato passa da un massimo di 25 punti a 40. Ciò allo scopo di valorizzare di più il curricolo e le competenze acquisite in più situazioni di apprendimento.

Certificazione. Infine la certificazione, che la legge 107 considera uno dei “pilastri” per l’innovazione del sistema d’istruzione, in quanto l’acquisizione di competenze spendibili nel mondo del lavoro facilita l’occupabilità e la mobilità. I risultati finali della valutazione vengono sintetizzati nella certificazione finale. Al diploma è infatti allegato il curriculum dello studente, in cui sono riportate le discipline ricomprese nel piano degli studi e sono indicate le competenze, conoscenze e abilità acquisite in ASL, altre eventuali certificazioni, e tutti i dati utili anche ai fini dell’accesso al mondo del lavoro e dell’orientamento.

La legge 107 in materia di ASL ha portato delle innovazioni notevoli. Adesso spetta alle scuole inserire le attività nell’offerta formativa non solo come adempimento, ma soprattutto come opportunità a beneficio degli studenti.

Lo sforzo è in parte organizzativo, in parte progettuale con la definizione di tutti quegli aspetti didattici di progettazione, verifica, valutazione, certificazione che competono all’istituzione scolastica e al corpo docente.

8 mln di euro per gli animatori digitali

da La Tecnica della Scuola

8 mln di euro per gli animatori digitali

La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, nell’ambito dell’appuntamento ‘Verso gli Stati generali della scuola digitale’, che si è svolto alla Fiera di Bergamo e al quale hanno partecipato oltre 1.500 tra insegnanti, dirigenti scolastici e operatori del settore, ha annunciato:  “Ho finalmente firmato il decreto per lo stanziamento di oltre 8 milioni di euro per gli animatori digitali, circa 1.000 euro per ogni scuola”.

Un provvedimento molto atteso, che completa uno degli elementi cardine del Piano nazionale Scuola digitale: ogni scuola avrà un ‘animatore digitale’, un docente che, insieme al dirigente scolastico e al direttore amministrativo, avrà una dotazione finanziaria annuale per ricoprire il suo ruolo strategico nella diffusione dell’innovazione a scuola.

A due anni dal lancio del Piano nazionale Scuola digitale, l’appuntamento degli Stati generali ha rappresentato un momento di confronto e di dialogo per valutare il progresso dell’innovazione nel mondo scuola verso una didattica che formi i ragazzi a un mondo del lavoro improntato alla rivoluzione dell’Industria 4.0.

Una trasformazione didattica per creare una scuola che punti alla formazione per competenze trasversali, quelle soft skills legate all’imparare a imparare, al problem solving e al lavoro di gruppo che oggi sono quelle richieste dal mondo del lavoro, insieme alle competenze digitali.

«La piattaforma – ha proseguito la ministra – servirà anche per consentire agli animatori di fare “comunità”, di parlare meglio e più frequentemente con il ministero, di condividere esperienze». «Ci saranno nuovi investimenti e nuove azioni, nella consapevolezza che, con il Piano Nazionale Scuola Digitale, stiamo ponendo le basi per un cambiamento sistemico che riguarda i tempi, i modi e gli spazi della scuola, il rinnovamento pedagogico», ha concluso Fedeli. «Il digitale interviene trasversalmente a tutto il sistema educativo, è un campo gravitazionale che traina e informa ogni processo, ma che deve essere governato».

La ministra ha inoltre ricordato che, in accordo con la Camera dei Deputati, come annunciato di recente insieme alla Presidente Laura Boldrini, saranno creati percorsi di «educazione civica digitale» in ogni scuola, con il coinvolgimento di soggetti istituzionali e civici.

Approvata all’unanimità la nuova legge contro il cyberbullismo

da La Tecnica della Scuola

Approvata all’unanimità la nuova legge contro il cyberbullismo

La Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità in via definitiva la legge che introduce disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del cyberbullismo. Con la legge arrivano una serie di misure di carattere educativo e formativo, finalizzate in particolare a favorire una maggior consapevolezza tra i giovani del disvalore di comportamenti persecutori che, generando spesso isolamento ed emarginazione, possono portare a conseguenze anche molto gravi su vittime in situazione di particolare fragilità.

Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di cyberbullismo:  ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo.

Il minore sopra i 14 anni vittima di cyberbullismo (o anche il genitore) può chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in Rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore. Dalla definizione di gestore, che è il fornitore di contenuti su internet, sono comunque esclusi gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca.

In ogni istituto sarà individuato un docente con funzioni di “referente” per le iniziative contro il cyberbullismo (che dovrà collaborare con le forze dell’ordine, con le associazioni e i centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio). Al preside spetterà informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo informatico e attivare adeguate azioni educative. L’obbligo di informazione è circoscritto ai casi che non costituiscono reato. Più in generale, il Miur ha il compito di predisporre linee di orientamento di prevenzione e contrasto (da aggiornare ogni due anni) puntando, tra l’altro, sulla formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti, mentre ai singoli istituti è demandata l’educazione alla legalità e all’uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno anche polizia postale e associazioni territoriali.

In caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali via web, fino a quando non vi sia una querela o denuncia il cyberbullo, sulla falsariga di quanto già è previsto per lo stalking, potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori. Il questore – assunte se necessario informazioni dagli organi investigativi e sentite le persone informate dei fatti – potrà convocare il minore responsabile (insieme ad almeno un genitore o ad altra persona esercente la responsabilità genitoriale), ammonendolo oralmente ed invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età.

Presso la Presidenza del Consiglio verrà istituito un tavolo tecnico con il compito di redigere un piano di azione integrato per contrastare e prevenire il cyberbullismo e realizzare una banca dati per il monitoraggio del fenomeno.

Cyberbullismo, via libera alla Camera. Fedeli: ‘Miur già al lavoro per dare attuazione alla legge’

da Tuttoscuola

Cyberbullismo, via libera alla Camera. Fedeli: ‘Miur già al lavoro per dare attuazione alla legge’

L’aula della Camera ha approvato in via definitiva il testo sul cyberbullismo. Ecco in sintesi le misure principali.

Identikit del cyberbullo

Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di cyberbullismo. Bullismo telematico è ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo.

Oscuramento del web

Il minore sopra i 14 anni vittima di cyberbullismo (o anche il genitore) può chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore. Dalla definizione di gestore, che è il fornitore di contenuti su internet, sono comunque esclusi gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca.

Docente anti-bulli in ogni scuola

In ogni istituto tra i professori sarà individuato un referente per le iniziative contro il cyberbullismo. Al preside spetterà informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo informatico e attivare adeguate azioni educative. L’obbligo di informazione è circoscritto ai casi che non costituiscono reato. Più in generale, il Miur ha il compito di predisporre linee di orientamento di prevenzione e contrasto puntando, tra l’altro, sulla formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti, mentre ai singoli istituti è demandata l’educazione alla legalità e all’uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno anche polizia postale e associazioni territoriali.

Ammonimento da parte del questore

In caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali via web, fino a quando non vi sia una querela o denuncia il cyberbullo, sulla falsariga di quanto già è previsto per lo stalking, potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori. Insieme al minore sarà convocato anche un genitore. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età.

Piano di azione e monitoraggio

Presso la presidenza del consiglio verrà istituito un tavolo tecnico con il compito di redigere un piano di azione integrato per contrastare e prevenire il cyberbullismo e realizzare una banca dati per il monitoraggio del fenomeno.

Dambruoso: “Parzialmente insoddisfatti, importante la prevenzione”

Insomma, dopo tre anni il cyberbullismo diventa legge. “Tre anni sono tanti, certo, – afferma il Questore della Camera, Stefano Dambruoso a Tuttoscuola – c’era una volontà trasversale, ma anche una chiara posizione del mondo web che è davvero molto protettivo. Nonostante questo la volontà era forte e noi come Civici e Innovatori abbiamo votato questa legge, ma siamo parzialmente insoddisfatti. Questo perché il progetto originario prevedeva, appunto, una tutela per chiunque fosse vittima di bullismo e non solo di cyberbullismo. Era un’occasione per andare a disciplinare una delle attività delinquenziali più diffuse oggi e che non tocca soltanto i minori, ma anche i maggiorenni – ha aggiunto Dambruoso”. “Senz’altro serve anche una forte implementazione culturale, una formazione sia di chi usa il web, sia di quei genitori che oggi non sono ancora digitalizzati” conclude a Tuttoscuola il Questore della Camera.

Fedeli: “Miur già al lavoro per dare attuazione alla legge”

“Il cyberbullismo è un tema serissimo. Ritengo per questo molto importante l’approvazione di una legge specifica per il contrasto di questo fenomeno. Il Parlamento ha fatto un lavoro che era necessario: finalmente si affronta pienamente e in modo deciso un problema che non può essere sottostimato. Ringrazio i colleghi parlamentari, in particolare la Senatrice Elena Ferrara, per l’impegno profuso nel raggiungere questo obiettivo. Il Ministero è già al lavoro affinché la legge trovi immediatamente piena attuazione”. Così la Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, commenta la definitiva approvazione alla Camera della legge sul cyberbullismo.

“Con questo provvedimento – sottolinea Fedeli – mettiamo al centro la tutela delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Lo facciamo, in un’ottica di prevenzione, a partire dalla scuola che è luogo principale di formazione, di inclusione e accoglienza. Finalmente abbiamo imboccato la strada giusta”. Nei giorni scorsi il Ministero ha già riunito la Conferenza dei coordinatori regionali degli Uffici scolastici sul bullismo per attivare immediatamente la ricognizione delle docenti e dei docenti in ciascuna istituzione scolastica, così come richiesto dalla legge appena approvata. I referenti, spiega il provvedimento, coordineranno le iniziative di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo, anche avvalendosi della collaborazione delle Forze di polizia nonché delle associazioni e dei centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio.

Cyberbullismo, in Campidoglio Raggi premia Bebe Vio

“I social vi danno il potere di dire quello che pensate, insultare non serve a nulla. Ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerà quello che fate, neanche la Nutella piace a tutti. Ma ogni assalto che prendi, come è successo a me, ti spinge a ripartire”. Bebe Vio viene premiata in Campidoglio per il progetto educativo ‘Una vita da social’ contro il cyberbullismo e le prevaricazioni in rete, promosso da Roma Capitale e dalla Polizia di Stato. L’atleta paralimpica, che in passato è stata minacciata di violenze sui social, ne approfitta per rivolgere il suo personale messaggio ai tanti ragazzi presenti nell’aula Giulio Cesare. “Dovete chiedere aiuto, dobbiamo capire che abbiamo la fortuna di avere la polizia postale che non ci lascia sa soli – aggiunge – Bisogna darsi da fare, bisogna voler sconfiggere il cyberbullismo più che fare la vittima, che è troppo facile. È più difficile sconfiggerlo ma dobbiamo riuscirci”, dice loro.A premiare Bebe Vio e la polizia postale è Virginia Raggi: “Gli effetti del bullismo sono devastanti, il cyberbullismo poi li proietta tutto sulla rete” a causa “dell’effetto dirompente delle nuove tecnologie”. Oggi – ha aggiunto Raggi – anche i più piccoli ormai pissono accedere alle nuove tecnologie, smartphone, tablet, generando un uso esponenziale dei social network. Non ci sono piu segreti, controlli, non c’è piu pudore. Tutto viene esposto sotto gli occhi di tutti”, in quella che la sindaca ha definito “una vetrina mediatica che non risparmia i piu giovani”. “I comportamenti in rete – ha sottolineato – sono più violenti di quelli nella vita reale perché c’è un moltiplicatore di cui a volte non teniamo conto”. Esiste “una facilità di insinuarsi tra voi e farvi male – ha detto rivolgendosi ai tanti ragazzi presenti – dovete veramente stare attenti. Le famiglie devono essere coinvolte, dovete raccontare tutto a casa e a scuola per evitare di cadere in trappole di cui all’inizio non ci si rende conto. Vi invito ad avere il coraggio di denunciare episodi di cyberbullismo e di mettervi al fianco delle vittime – ha concluso – perché un domani potrebbe toccare a voi”. Il progetto ‘Una vita da social’ ha raccolto nel corso delle tre edizioni precedenti un grande consenso: gli operatori della Polizia postale hanno incontrato oltre 1 milione di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 106.125 genitori, 59.451 insegnanti, per un totale di 8.548 istituti scolastici, 30.000 km percorsi, 150 città raggiunte sul territorio, una pagina Facebook con 108.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online. I dati registrati nel corso degli incontri nelle scuole evidenziano che le competenze digitali degli studenti provengono in tutto o quasi da esperienze di apprendimento extra-scolastico, e testimoniano l’importanza delle attività di formazione e sensibilizzazione degli studenti ma anche di genitori ed insegnanti, per far si’ che la rete possa essere per tutti una grande opportunità e non un pericolo. Le dimensioni del cyberbullismo sono rilevanti: dai dati raccolti nel corso della campagna risulta infatti che circa 2 ragazzi su 3 dichiarano di aver avuto esperienza diretta o indiretta di fenomeni di questo tipo. Per questo motivo accolgono con favore gli incontri con gli operatori della Polizia postale per formare/informare all’uso dei social.

Nota 18 maggio 2017, AOODGOSV 5420

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Uff. I

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento

All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano

All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano

Oggetto: I^ Edizione del Booksophia – Festival della Classicità – Massa Lubrense 12/14 ottobre 2017.

L’Associazione Onlus “Archeoclub d’Italia”, sede di Massa Lubrense, con il patrocinio ed il contributo dell’Amministrazione Comunale di Massa Lubrense, città ospitante, ed in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il Circolo Endas Penisola Sorrentina di Piano di Sorrento (Na) e l’Associazione “I Virgiliani” di Meta (Na), organizza la I^ edizione del Booksophia – Festival della Classicità nella Terra delle Sirene dal 12 al 14 ottobre 2017. Il Festival è dedicato alla Classicità: prevede incontri pubblici con personalità del mondo della cultura che trasmettono la lezione classica di “Paideia”, declinata nel mondo contemporaneo come “amore per il sapere, “educazione all’incontro”. E’ rivolto soprattutto ai ragazzi degli ultimi anni dei licei classici e scientifici.

Le scuole che intendono partecipare dovranno far pervenire la loro adesione entro e non oltre il 15 settembre 2017, secondo le modalità del bando in allegato.

IL DIRETTORE GENERALE
Carmela Palumbo


Allegati

Salone del Libro di Torino


Dal 18 al 22 maggio 2017 si svolge presso il Lingotto Fiere il Salone Internazionale del Libro di Torino

Programma


Il Miur al Salone del Libro di Torino

Al via domani con la Ministra Valeria Fedeli

Fitto programma di eventi per le scuole e con le scuole

Bullismo e legalità, inclusione e innovazione, diritti e pari opportunità, contrasto alla violenza sulle donne e imprenditorialità: sono solo alcuni dei temi al centro del programma che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte, ha previsto per il trentesimo Salone del Libro di Torino. Si parte domani, giovedì 18 maggio, al Padiglione 1 del Lingotto Fiere. A dare il via agli eventi pensati per le scuole e con le scuole nell’ambito della manifestazione, la Ministra Valeria Fedeli che, alle 14.00 nella Sala Rossa, prenderà parte alla tavola rotonda “Le parole della scuola. L’eredità di Tullio De Mauro”, organizzata per onorare la memoria del linguista ed ex Ministro della Pubblica Istruzione recentemente scomparso. Con lei gli editori Alessandro e Giuseppe Laterza, Chiara Saraceno della Rete Italiana di Cultura Popolare e Giovanni Solimine, Presidente della Fondazione Bellonci.
La Ministra sarà presente anche alla cerimonia di inaugurazione del Salone del Libro. Incontrerà, dopo, le giovani e i giovani partecipanti al Salone in altri due momenti: alle 12.30 allo Spazio Stock, dove si confronterà con David Cirici, autore di Muschio, un cane in guerra, libro eletto da gruppi di lettura formati da bambine e bambini quale vincitore del Premio Strega Ragazze e Ragazzi +6 per quest’anno. Alle 16.30 all’Arena Bookstock, la Ministra risponderà alle domande delle studentesse e degli studenti sul futuro dell’istruzione in Italia, durante l’incontro “Torino va a scuola: innovare l’educazione per il futuro”, al quale saranno presenti anche la Sindaca di Torino Chiara Appendino, Lorenzo Benussi, Chief Innovation Officer alla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte, e Francesco Profumo, Presidente della Compagnia di San Paolo.
Infine, la Ministra dialogherà insieme a Lidia Ravera e Luca Ricolfi sull’accesso e sulla partecipazione delle donne al mondo della politica, durante l’evento “La politica è ancora un club maschile?” che si terrà alle 18.00 all’Arena Bookstock.

I momenti di approfondimento e di confronto dedicati alla comunità scolastica – dirigenti scolastici, docenti, direttrici e direttori dei servizi generali e amministrativi, studentesse e studenti – e aperti al pubblico si protrarranno fino alla conclusione della manifestazione, il 22 maggio prossimo.