Invalidita’ civile: una serie di dati dell’INPS

Superando.it del 31-05-2017

Invalidita’ civile: una serie di dati dell’INPS

di Andrea Pancaldi

Un recente rapporto prodotto dall’INPS contiene anche i dati riguardanti le prestazioni legate all’invalidità civile e pur con una serie di necessarie precisazioni e distinguo, appare certamente utile esaminarne soprattutto la ripartizione geografica, le prestazioni per target di utenza, la distribuzione per fasce di età e sesso, senza mai dimenticare – come indispensabile punto di riferimento – le troppe affermazioni fuori luogo presenti sugli organi d’informazione, ogniqualvolta si addentrino nel tema dei cosiddetti “falsi invalidi”.

L’INPS ha pubblicato nella serie Statistiche in breve (marzo 2017) i dati delle pensioni erogate in Italia. Per quelle di tipo “previdenziale” – che hanno alle spalle quindi dei versamenti di contributi – i dati non includono però i dipendenti pubblici e la gestione ex ENPALS (Settore Sport/Spettacolo). Il rapporto contiene anche il resoconto delle prestazioni legate all’invalidità civile.
A tal proposito, il totale delle prestazioni erogate agli invalidi civili (invalidi civili, ciechi civili, sordi civili) è di 3.060.4901 di cui il 59,6% alle donne che, nella fascia delle persone ultraottantenni, sono più del doppio degli uomini.
Geograficamente sono così ripartite (pagina 11 del rapporto citato): Nord 34,4% (46% della popolazione); Centro 20,7% (20% della popolazione); Sud e Isole 44,8% (34% della popolazione).

In sintesi (pagina 7 del rapporto) le prestazioni per target di utenza sono così suddivise (le diciture sono quelle utilizzate dall’INPS):
– 223.958 a ciechi totali o parziali (7,3%);
– 61.001 a sordomuti (1,99%);
– 2.281.116 a invalidi totali (74,5%) (di cui 1.775.431 sono indennità di accompagnamento, il 58% delle prestazioni totali di invalidità civile erogate);
– 494.415 a invalidi parziali (16,2%).

Ricordiamo che il numero dei percettori, ovvero delle singole persone che ricevono le erogazioni, è inferiore al numero delle prestazioni, in quanto è possibile – se la percentuale e le condizioni reddituali lo consentono – ricevere anche più erogazioni (ad esempio una persona di 45 anni, invalida al 100%, con diritto all’accompagnamento e con un reddito inferiore a 16.532 euro, riceverà sia la pensione per invalidità civile totale che l’indennità di accompagnamento per invalidità civile totale). Il rapporto non ne riporta il numero, che è tuttavia presente nel sito dell’INPS alla voce Osservatori statistici/Prestazioni agli invalidi civili; l’ultimo dato disponibile è segnalato con la dicitura 2017 ed è di 2.629.7732.

Interessante è ancora la distribuzione per fasce di età e sesso, che conferma un’età media di vita più alta per le donne e il crescere dei livelli di non autosufficienza all’aumentare dell’età, con percentuali che si alzano di molto tra gli ultraottantenni (pagina 16 del rapporto):
– uomini (41,4% delle prestazioni di invalidità civile erogate): 12% minori di 20 anni; 50,5% tra 20 e 65 anni; 37,5% ultrasessantacinquenni di cui un 22,7 di uomini ultraottantenni;
– donne (59,6% delle prestazioni di invalidità civile erogate): 5% minori di 20 anni; 34,1% tra 20 e 65 anni; 60,9% ultrasessantacinquenni di cui il 46,3% di donne ultraottantenni.

Ricordiamo infine, facendo riferimento alle tante imprecisioni presenti sui media, che sin troppo spesso confondono tra loro termini di natura diversa (“disabili”, “invalidi”, “handicappati”), che le prestazioni legate all’invalidità civile – rientranti nelle prestazioni “assistenziali” – non vanno confuse con le pensioni INPS erogate come “invalidità previdenziale” a lavoratori che abbiano almeno cinque anni di contribuzione e che nel 2016 (senza contare, lo ricordiamo, i dipendenti pubblici ed ex gestione ENPALS), sono tra lavoratori privati e autonomi un totale di 1.006.999 (pagina 5 del rapporto). Il dato di quelle erogate ai dipendenti pubblici è disponibile nel Bilancio sociale INPS 2015 ed è di 233.672.

Per completare in un certo senso il quadro riferito in generale alla “disabilità” (al di la della tipologia, della data, del motivo di insorgenza e del contesto in cui essa nasce e/o viene certificata), e alle prestazioni economiche ad essa connesse, è necessario aggiungere:
– il numero delle “rendite” erogate dall’INAIL3, a causa di effetti invalidanti dovuti ad infortuni sul lavoro (628.868 nel 2016, di cui l’87,7% a uomini);
– le 383.055 pensioni o assegni sociali, ricompresi anch’essi nelle prestazioni “assistenziali”, che originano (al compimento del sessantaciqnuesimo anno di età), da precedenti prestazioni di invalidità civile (pagina 6 del rapporto);
– le pensioni/assegni erogati agli invalidi per servizio (Forze Armate e Forze di Polizia) che erano 150.000 nel 2015 (fonte: sede nazionale dell’UNMS-Unione Nazionale Mutilati per Servizio);
– le pensioni erogate a mutilati e invalidi di guerra, che al 2014 (ultimo dato disponibile, fornito dalla sede nazionale dell’ANMIG-Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra) erano circa 300.000, comprensivi dei militari e delle relative reversibilità a vedove e orfani che per ovvie ragioni ne sono la parte più cospicua, oltreché delle prestazioni analoghe a chi è stato riconosciuto partigiano, alle cosiddette “medaglie” (che siano portatori di una qualche disabilità connessa ad eventi di guerra o meno) e infine alle vittime civili di guerra, sia dell’epoca 1939-45 sia di chi ha subìto danni causati da esplosione di residuati in tempi successivi. Per evidenti ragioni anagrafiche, le categorie di cui ai dati forniti dall’ANMIG diminuiscono sensibilmente di anno in anno: ad esempio, le prestazioni erogate ai soli militari/vedove/orfani erano 229.000 nel 2004 e dieci anni dopo sono scese a 131.000.
Sia per quanto riguarda l’invalidità per servizio che per quella di guerra, il numero di prestazioni e di percettori coincide e il riferimento amministrativo è il Ministero del Tesoro e non l’INPS.
Ci pare di aver “contato” tutti, ma non è escluso che qualcosa ci sia sfuggito4…

Da ultimo, ma non ultimo, chi segue da tempo le vicende riferite alla costruzione mediatica del “falso invalido” sa bene le infinite castronerie che si scrivono sui media. A parziale discolpa dei giornalisti va ascritta l’indubbia complessità della materia, figlia di mille leggi, di mille terminologie, di mille database, che a loro volta sono figlie del modello culturale che ha partorito questa impostazione e dei soggetti, pubblici e associativi, che lo hanno incarnato e declinato nel tempo.
Auguri, dunque, all’ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, N.d.R.] e alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità!… Nonostante pochi giorni fa il sottoscritto abbia assistito ad una conferenza sui temi delle vaccinazioni alla quale era presente un noto professore universitario di Sociologia della Salute che, parlando delle persone colpite negli Anni Cinquanta da poliomielite, ha usato il termine «sciancati»…

Le fonti:
A questo link c’è la notizia sulle Pensioni 2017 nel sito dell’INPS.
A quest’altro, invece, il report dell’INPS Pensioni vigenti all’1.1.2017 e liquidate nel 2016 erogate dall’Inps.

Note:
1Come è noto, sono disponibili molteplici basi di dati riferite alle prestazioni, e ai relativi percettori, legate all’invalidità civile, prodotte ora dall’INPS – come i Bilanci Sociali, i Rapporti Annuali e molto altro ancora – ora dall’INPS e dall’ISTAT congiuntamente (come la serie Trattamenti pensionistici e beneficiari, di cui l’ultima disponibile è quella relativa al 2014). A volte i dati, pur essendo riferiti al medesimo anno, differiscono: ciò dipende dal diverso periodo in cui vengono estratti dal Casellario Centrale delle Pensioni. Il dato dell’INPS è una fotografia delle pensioni erogate a dicembre dell’anno che si prende in considerazione e quindi non comprende, ad esempio, quelle pensioni sospese per chi non si fosse presentato alla visita medico-legale di verifica straordinaria, oppure quelle pensioni il cui diritto sia sorto entro il dicembre dell’anno (quindi di competenza di quell’anno), ma la cui erogazione concreta (cassa) sia partita nei primi mesi dell’anno successivo.

La stima INPS-ISTAT, pur inerendo lo stesso anno di riferimento, è elaborata a partire da uno “scarico” del Casellario Centrale delle Pensioni effettuato nel mese di giugno successivo all’anno che si prende in considerazione, e che quindi comprende anche le pensioni che a dicembre erano state sospese e poi sono state “riattivate”, o quelle la cui erogazione non era ancora avviata, ma che di quel periodo erano di competenza. Nel 2014, ultimo anno per cui si hanno a disposizione entrambi le rilevazioni, la differenza è di 347.426 prestazioni (in più nel rapporto INPS-ISTAT) e quindi al dato 2016 di 3.060.490 prestazioni, comunicato dall’INPS, è probabile che nei prossimi mesi vadano ad aggiungersi, con la pubblicazione di ulteriori rapporti, altre 300/350.000 prestazioni.

2 Si veda a questo link (invalidi civili per tipologie di importo).

3 Si veda a questo link.

4 Un particolare ringraziamento va al personale degli uffici di UNMS (Unione Nazionale Mutilati per Servizio) e ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra), per la gentilezza e la sollecita cortesia nella fornitura dei dati e delle molteplici precisazioni ad essi connessi. Analogo ringraziamento va ai funzionari dell’ISTAT di Bologna e Roma, Marco Ricci e Corrado Peperoni, per la collaborazione prestata.

Olimpiadi Internazionali di Informatica

Olimpiadi Internazionali di Informatica: due conferme
e due giovani
promesse del bit a difendere il tricolore a Teheran

 

Appuntamento il 28 luglio per la ventinovesima edizione delle Olimpiadi Internazionali di Informatica, competizione organizzata e promossa per l’Italia da MIUR e AICA

 

 

La squadra: da sinistra Fabio Pruneri, Andrea Ciprietti, Luca Cavalleri, Jacopo Guoyi Chen

 

Milano, 31 maggio 2017 – MIUR e AICA, Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico, presentano la squadra italiana che dal 28 luglio al 4 agosto prossimi gareggerà alla ventinovesima edizione delle Olimpiadi Internazionali di Informatica che si terrà a Teheran, in Iran.

 

A comporre la squadra nazionale che tra poco più di un mese difenderà i nostri colori figurano due studenti che già in passato hanno conquistato nelle competizioni olimpiche una medaglia d’oro e una d’argento: si tratta rispettivamente di Jacopo Guoyi Chen del Liceo Scientifico A. Landi di Velletri (RM) che ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi Italiane di Informatica 2016 e Andrea Ciprietti del Liceo Scientifico M. Curie di Giulianova (TE), già primo classificato nelle Olimpiadi Italiane di Informatica 2014/2015 e argento alle Olimpiadi Internazionali di Informatica 2016. Insieme a loro ci sono due giovani new entry, Luca Cavalleri dell’IT Magistri Cumacini di Como e Fabio Pruneri del Liceo Scientifico A. Volta di Milano.

 

La strada per assicurarsi un posto in nazionale è stata particolarmente lunga: dopo aver superato brillantemente le varie fasi della selezione – da quelle scolastiche a quelle regionali, fino alle Olimpiadi Italiane di Informatica – i ragazzi hanno affrontato un percorso di allenamento di molti mesi, con il costante sostegno da parte degli insegnanti e degli allenatori olimpici. Dal gruppo ristretto di “probabili olimpici” è stata poi individuata dal Team di Selezionatori la Nazionale Italiana. A guidare i ragazzi della nazionale in questo lungo percorso di preparazione ci sono volute capacità di alto livello e tanto impegno.

 

«Come ogni anno, le Olimpiadi ci consegnano un quadro straordinario delle tante eccellenze che compongono la scuola italiana. Eccellenze a volte nascoste che possono essere valorizzate proprio grazie a una competizione di altissimo livello come quella olimpica. Il talento, la vocazione per il digitale e tanta forza di volontà sono stati la ricetta vincente per affrontare questi mesi di esercitazioni e allenamenti, in aggiunta all’attività scolastica regolare.» spiega Giuseppe Mastronardi, Presidente AICA. «Negli ultimi anni è, poi, emerso un importante sodalizio virtuoso con il mondo delle Università che sempre più spesso cooperano all’attività di formazione degli studenti partecipanti alle Olimpiadi. Si tratta di un segnale positivo che se da un lato dimostra la crescente attenzione riservata ai giovanissimi talenti da parte dei poli di eccellenza, dall’altro assicura ai ragazzi una formazione ancora più avanzata, orientandoli anche per le future scelte accademiche e professionali.»

 

Dall’Università Bocconi di Milano a quella di Pisa, sono oggi in aumento le collaborazioni che il Comitato Nazionale delle Olimpiadi di Informatica ha siglato con le università italiane.

L’elenco completo è disponibile qui: https://www.olimpiadi-informatica.it/index.php/component/k2/item/76-collaborazioni-con-universita

 

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica 2017, in Iran, coinvolgeranno studenti fra i 14 e i 20 anni di oltre 80 Paesi del mondo; la competizione prevede due giornate di gara, affrontate individualmente da ogni componente della squadra, e richiede la soluzione di problemi complessi ottenuta creando un algoritmo in grado di risolverli tramite un programma informatico in linguaggio Pascal, C o C++.

L’Italia vanta un medagliere di tutto rispetto: in 16 anni di partecipazione alle competizioni internazionali ha conquistato infatti 43 medaglie: 2 ori, 16 argenti e 25 bronzi.

 

I volti, le storie e le ambizioni dei “Magnifici quattro” che compongono la squadra italiana

 

Andrea Ciprietti studia al Liceo Scientifico M. Curie di Giulianova in provincia di Teramo. Nessun docente a scuola lo ha particolarmente spinto ma il suo interesse all’informatica è cresciuto appassionandosi a un corso di formazione svolto presso l’Università dell’Aquila nel 2014, grazie al docente universitario Luca Forlizzi: collaboratore e formatore delle Olimpiadi di Informatica per la regione Abruzzo. L’anno scorso ha anche partecipato allo stage di due settimane in Inghilterra presso i laboratori IBM Hursley a Winchester, riscontrando grande successo al progetto presentato. Ha partecipato alle IOI 2016 in Kazakhstan tornando in Italia con una medaglia d’argento. Ha un ottimo rapporto coi tutor delle Olimpiadi che lo seguono ormai da ben 3 anni/edizioni. Ha la passione per i Giochi di ruolo, in particolare Dungeons & Dragons. Interessato da sempre alla matematica, spera di poter proseguire gli studi universitari e venir ammesso alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

 

 

 

Luca Cavalleri studia all’ITIS Magistri Cumacini di Como. La sua passione per la matematica è iniziata in quinta elementare con la sua prima gara Kangourou, avvicinandosi all’informatica in seconda superiore: qui ha passato la selezione scolastica delle Olimpiadi ed è arrivato fino alle territoriali, ma non ha raggiunto la fase nazionale. Ha ritentato in terza superiore dove è stato ammesso alle Olimpiadi Italiane di Catania nel 2016. Trova molto interessanti le lezioni del Prof. Romeo Rizzi dell’Università di Verona che si svolgono durante la formazione in presenza presso il SIAF di Volterra, vi partecipa con immenso piacere poiché, a differenza della solita formazione online, la sua preparazione cresce di gran lunga tra lezioni dei tutor ed esercizi da svolgere insieme al gruppo dei Probabili Olimpici. Collabora con i tutor preparando testi da implementare nella piattaforma cms, server del dipartimento dell’Università di Pisa, utile come allenamento per tutti gli studenti del territorio nazionale appassionati di algoritmica. Proprio per questo, dopo la quinta superiore, gli piacerebbe molto entrare a far parte del team dei tutor. La sua passione per la musica lo ha spinto a formare in gennaio una “progressive rock band”, dove suona la chitarra e canta, e che ha recentemente esordito in provincia di Como. Il suo motto è “l’informatica non ha a che fare con i computer, più di quanto l’astronomia non abbia a che fare coi telescopi”, per questo si reputa più un “nerd” da lavagna che da pc. Sogno nel cassetto: poter partecipare anche alle IOI 2018 in Giappone.

 

 

 

Jacopo Guoyi Chen studia al Liceo Scientifico A. Landi di Velletri. Non aveva nessun interesse per l’informatica fino a tre anni fa. Era un campione di matematica e vista la collaborazione matematica-informatica (OII-UMI) ha ricevuto la convocazione da AICA accettando di partecipare a una gara che lo avrebbe portato all’ammissione delle OII 2014 presso il Campus universitario di Fisciano. Ha dimostrato capacità eccellenti, conquistando l’oro olimpico alle Olimpiadi italiane di informatica 2016. Il suo curriculum è da vero campione anche in altre discipline:

  • olimpiadi di matematica, per ben 3 edizioni italiane è stato vincitore di medaglie, e non solo… ha conquistato una medaglia d’argento l’anno scorso a Honk Kong (IMO 2016);
  • olimpiadi di fisica, vince due edizioni con una medaglia di bronzo e una d’oro… dovendo purtroppo rinunciare l’anno scorso alle internazionali di fisica, nonostante sia stato ammesso, poiché concomitanti con le internazionali di matematica.

Non si reputa un “nerd” perché afferma di conoscere nerd peggiori di lui. Appassionato della serie tv “The Big Bang Theory”, dopo il diploma, continuerà il suo percorso iscrivendosi alla facoltà di matematica; punta alla Scuola Normale di Pisa, aspira a fare il ricercatore matematica e – come si dice – “se la matematica non è un’opinione” al nostro Jacopo i conti tornano sempre!

 

 

Fabio Pruneri studia al Liceo Scientifico A. Volta di Milano. È l’unico in tutta la sua scuola ad aver partecipato alle Olimpiadi di Informatica. Ha avuto gran successo sia l’anno scorso, qualificandosi al sesto posto con la medaglia d’argento alle OII 2016 svoltesi a Catania, sia quest’anno come probabile olimpico arrivando tra i primi 4 selezionati alle IOI. Delle Olimpiadi italiane il suo più bel ricordo è la passeggiata tra i crateri dell’Etna dove ha liberato tutto lo stress accumulato nelle 5 ore di gara. Non si reputa un “nerd” anzi è felicemente fidanzato da 1 anno e mezzo e ha la passione per il pianoforte. Si è davvero trovato bene coi tutor (ex olimpionici) nel percorso PO 2017. Pensa che l’informatica sia un percorso che seguirà e ripercorrerà nel suo futuro visto che il suo sogno nel cassetto e poter andare a lavorare a Facebook o Google.

 

 

 

 

 

 

 

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica sono il punto d’arrivo di un percorso di valorizzazione delle competenze digitali e dei talenti delle nostre scuole che il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca promuove da molti anni.

«Il MIUR è da sempre in prima linea nel promuovere le eccellenze nella scuola. Le Olimpiadi di Informatica rappresentano una delle competizioni più importanti nel Piano Nazionale di promozione delle eccellenze curato dal MIUR» spiega Carmela Palumbo, DG Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del MIUR «In questo senso un ruolo chiave è giocato dagli insegnanti chiamati sempre più a stimolare e accompagnare il percorso di crescita degli studenti anche sul fronte digitale. Per questa ragione da più di due anni insieme ad AICA abbiamo attivato anche un percorso di formazione specifico sui contenuti tipici delle prove delle Olimpiadi, rivolto ai docenti delle materie tecniche e scientifiche».

 

Per saperne di più: che cosa sono le Olimpiadi Internazionali di Informatica

 

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica (IOI) sono una delle olimpiadi scientifiche internazionali promosse dall’Unesco, riservate agli studenti di scuola superiore fra i 14 e i 20 anni. Lanciate nel 1989, sono giunte alla ventinovesima edizione.

L’Italia partecipa da 16 anni a questa competizione, selezionando i migliori “talenti del bit” attraverso un percorso molto articolato che coinvolge in partenza migliaia di studenti, su un arco di due anni scolastici. A una prima fase di scrematura nelle singole scuole, seguono le selezioni territoriali, da cui escono circa 80 ragazzi che partecipano alle Olimpiadi Italiane di Informatica. Dal gruppo dei migliori classificati vengono scelti i “probabili olimpici” che sono ulteriormente preparati e selezionati da un team composto da allenatore e tutor, fino a comporre la squadra da inviare alla competizione internazionale, formata da quattro persone più una riserva.

L’organizzazione delle Olimpiadi Italiane e la partecipazione dell’Italia alle competizioni internazionali è a cura di MIUR e AICA, per il tramite del Comitato Olimpico.

 

Maggiori info sulle IOI 2017: https://www.olimpiadi-informatica.it/index.php/component/k2/item/127-ioi2017.html

Il sito ufficiale della manifestazione è raggiungibile all’indirizzo: http://ioi2017.org

 

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AICA – Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico, da oltre cinquant’anni è punto di riferimento per la costruzione della società digitale. Realtà nonprofit indipendente, è la più accreditata associazione di cultori e professionisti ICT con la missione di diffondere e accrescere cultura, conoscenze e competenze digitali in tutti i loro aspetti scientifici, economici, sociali ed educativi. Grazie alle sue relazioni europee e mondiali è portatrice nel nostro Paese di valori ed esperienze internazionali.

Per maggiori informazioni: www.aicanet.it

Finlandia, nasce la scuola senza materie: la rivoluzione dei più bravi del mondo

da Repubblica 

Finlandia, nasce la scuola senza materie: la rivoluzione dei più bravi del mondo

Il metodo interdisciplinare basato sui “fenomeni”. Ammessi i telefonini in aula, ma come strumento di ricerca

di GIAMPAOLO CADALANU

IN TEMA di scuola, chi si ferma è perduto: ne sembrano convinti i finlandesi, titolari riconosciuti del miglior sistema educativo del pianeta, celebrati a ogni prova competitiva come dalle classifiche del Pisa (dell’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo). Ma per restare i migliori, non si accontentano e ragionano sempre su possibili balzi in avanti. Al centro dell’innovazione c’è un concetto vecchio, la “materia”. Basta con l’istruzione divisa in compartimenti stagni: alle tradizionali categorie dello studio vanno affiancate anche le “competenze”.

A fare il punto sul processo che investe il sistema scolastico finlandese, con molti favorevoli all’idea ma anche qualche voce contraria, è stata la Bbc, che ipotizza un prossimo tramonto delle tradizionali divisioni del sapere: l’emittente britannica ha preso come esempio la Comprehensive School di Hauho (l’equivalente di una scuola media italiana) nel nord del Paese, raccontando di una lezione realmente interdisciplinare, dove la lezione su Pompei e sull’eruzione del Vesuvio che la distrusse diventa uno spunto per confrontare Roma antica con la Finlandia di oggi, paragonando le terme romane con le moderne spa, o gli attuali impianti destinati allo sport con il Colosseo, di cui a fine giornata viene prodotto un modello solido grazie a una stampante in 3D. La lezione di storia diventa qualcosa di più, con gli allievi dodicenni che apprendono anche nozioni di tecnologia e tecniche di ricerca, comunicazione e scambio culturale.

Dall’agosto 2016 le scuole finlandesi devono garantire un approccio “collaborativo”, permettendo agli studenti di scegliere un tema che li interessa e impostando attorno ad esso il lavoro complessivo, sia in aula che attraverso il coinvolgimento di elementi esterni, dagli esperti ai musei. Secondo Kirsti Lonka, docente di Psicologia educativa all’università di Helsinki, il metodo dell’apprendimento “basato sui fenomeni” deve fornire agli studenti capacità adeguate per il ventunesimo secolo. Fra queste, sottolinea la docente, ci sono quelle che servono per respingere il cyber-bullismo come quelle che permettono di individuare su internet le notizie false, così come l’abilità di installare un programma anti-virus come quella di collegare al computer una stampante.

L’approccio interdisciplinare non solo prevede l’utilizzo delle tecnologie quotidiane – compresi il telefono cellulare e il tablet per le ricerche in classe – ma permette anche di approfondire con ricerche dirette temi di stretta attualità. A Hauho, per esempio, i ragazzi che hanno affrontato il tema dell’immigrazione hanno potuto fornire ai compagni un’esperienza che, dicono i professori, è risultata molto più convincente di ogni lezione frontale.

In più, il sistema prevede una forte responsabilizzazione degli studenti, che il tradizionale approccio finlandese lascia molto liberi, con l’istruzione formale che comincia solo a sette anni e un carico di studi mirato più alle disposizioni individuali che a generici “doveri” uguali per tutti , tanto da non prevedere nemmeno i compiti a casa.

“Più che un meccanismo di riforme brusche, a caratterizzare il sistema educativo finlandese è il processo di innovazione graduale”, dice Marco Braghero, ricercatore di Psicologia sociale all’università di Jyväskylä, nella regione dei laghi: “Il percorso si è avviato nel 2013, sarà a regime entro sette anni. E si basa sui tre punti forti del sistema di istruzione di qui. Il primo è la formazione dei docenti, che fanno studi destinati specificamente all’insegnamento, sono selezionati e ben pagati. Il secondo è il coinvolgimento delle comunità e dei territori, che è continuo. Il terzo è la gradualità dell’innovazione, che va a geometria variabile grazie alle autonomie, ma allo stesso tempo può contare sulla stabilità nelle politiche educative. Insomma, possono cambiare i governi ma non la politica dell’istruzione”.

Alternanza scuola-lavoro, due anni deludenti: 57% studenti confessa: “Non funziona”

da Repubblica 

Alternanza scuola-lavoro, due anni deludenti: 57% studenti confessa: “Non funziona”

Il monitoraggio su 15mila liceali di nove Regioni: oltre la metà dice di partecipare a percorsi non inerenti ai propri studi e 4 su 10 ammettono di non essere messi nelle condizioni di studiare. Sottosegretario all’Istruzione: “Credo sia uno strumento utilissimo, va fatto bene e per tutti”

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Studenti costretti a pagarsi le trasferte di tasca propria, a seguire attività avulse dall’indirizzo scolastico frequentato e a tralasciare per diverse ore lo studio delle discipline di insegnamento settimanali. Ecco il quadro del secondo anno di applicazione dell’Alternanza scuola-lavoro delineato dall’inchiesta, presentata ieri e portata avanti dall’Unione degli studenti, su un campione di 15mila ragazzi che frequentano le scuole superiori di nove regioni italiane: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Toscana, Abruzzo, Sardegna, Sicilia, Campania, Puglia.

Secondo il monitoraggio, il 57 per cento degli studenti intervistati “ha partecipato a percorsi di alternanza scuola-lavoro non inerenti al proprio percorso di studi” e 4 su dieci ammettono di essere caduti in situazioni in cui sono stati negati loro diritti, come quello di essere seguiti da un tutor o di non essere stati messi nelle condizioni di studiare.

“L’inchiesta Uds è utile perché ci aiuta a migliorare. Per farlo occorre però dire dove e come non funziona e non generalizzare. Come ho sempre detto servirà tempo perché nessuno ha la bacchetta magica che consenta dopo 50 anni di immobilismo di cambiare in un anno” ha replicato Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione -. Però chiedo agli studenti dell’Uds di esprimersi sullo strumento dell’alternanza. È utile? Almeno una volta si esprimano. Per me è utilissimo e va fatto bene e per tutti. Per loro?”

La Buona scuola ha introdotto la novità già per le terze classi dello scorso anno, esteso quest’anno alle quarte classi: l’obbligo di 200 ore di attività in azienda (musei, enti no profit, associazioni professionali, camere di commercio ed altri enti) se liceali e 400 per gli studenti iscritti nei percorsi tecnici e professionali da completare nell’arco dell’ultimo triennio di studi.

In pratica, 67 ore all’anno nei licei e 133 nei tecnici e nei professionali. E se in questi ultimi l’Alternanza sembra la logica conseguenza del percorso di studi, per i licei trovare attività da fare svolgere ai propri alunni non è stato facile. Anche perché le aziende non hanno risposto con entusiasmo alla chiamata del Miur. Più di un terzo dei ragazzi interpellati (il 38 per cento) dichiara di avere sostenuto spese per frequentare le ore di Alternanza.

“In Sardegna o nel Molise – spiegano dall’Uds – per mancanza di un tessuto produttivo sul territorio in grado di sopperire alla mole di studenti, le scuole si sono trovate costrette a far spostare gli alunni dalla Regione chiedendo a questi ultimi di sopperire alle spese per lo spostamento con somme che hanno raggiunto i 300-400 euro”.

Il tutto per attività che nell’87 per cento dei casi sono state calate dall’alto senza alcun coinvolgimento dei diretti interessati. “Al Pacinotti di Taranto le studentesse e gli studenti hanno portato avanti il proprio percorso di alternanza scuola-lavoro all’Ilva, industria siderurgica famosa sul territorio per le gravi responsabilità di inquinamento ambientale”, si legge nel dossier.

E per seguire attività – come quella che ha visto centinaia di studenti impegnati a prendere ordinazioni in una nota catena che vende panini con hamburger o impegnati a fare esperienza in una notissima catena di abbigliamento spagnola – i ragazzi hanno tralasciato lo studio delle materie scolastiche, sia di mattina sia nel pomeriggio. A confessarlo il 57 per cento dei 15mila entrati nel nuovo obbligo e per i quali il sindacato degli studenti spinge per uno Statuto a favore degli studenti in Alternanza scuola-lavoro.

Gli studenti pronti a “pedinare” sui social i commissari esterni della maturità

da La Stampa

Gli studenti pronti a “pedinare” sui social i commissari esterni della maturità

Alla ricerca di stranezze, fisse personali, tipo d’approccio alla propria materia, segni particolari

Capire chi sono, che carattere hanno, che voti mettono di solito: gli studenti che alle soglie della maturità stanno aspettando di conoscere le liste con i nomi dei commissari esterni sono pronti anche a “pedinare” su Facebook, ma non solo, i futuri esaminatori. Così almeno sembra fare la maggioranza dei maturandi, stando alle risposte date a uno studio di Skuola.net.

Lo spirito “investigativo” parrebbe contagiare quasi tutti i ragazzi: 4 studenti su 5 si dichiarano interessati a sapere chi dovrà giudicarli tra poche settimane. Il 79% di loro si occuperà personalmente di scovare tutti i segreti dei commissari; i più pigri (21%) se li faranno passare dai compagni di classe.

Ma in che modo procederanno? La tecnologia avanza ma le tradizioni resistono. Così il 42% dei maturandi cercherà informazioni online: il 18% navigando sui siti web per studenti, il 24% collegandosi a un social network, tra cui spicca Facebook, a cui si rivolgerà l’84% dei maturandi social. Quasi 1 su 3, però, continuerà ad affidarsi alle indiscrezioni che lasceranno filtrare i propri professori. Solo i più audaci, invece, andranno nelle scuole dove insegnano i commissari esterni per indagare (6%).

Prima di procedere, comunque, bisogna sapere che nomi cercare. Per averli, più di un terzo degli studenti (36%) attenderà che vengano pubblicati sul sito del Miur. Ma le scuole, di solito, li hanno in anteprima. Così 1 maturando su 4 manderà in avanscoperta i rappresentanti di classe per chiedere l’elenco in segreteria. E un altro 20%, fa sapere il sondaggio di Skuola.net, ci andrà personalmente. Solo un quinto, invece, dice di non badare più di tanto a chi troveranno in commissione d’esame.

Ma cosa cercano di sapere questi particolari investigatori? Al primo posto (32%) c’è la grande categoria delle curiosità: stranezze, fisse personali, tipo d’approccio alla propria materia, segni particolari. Molto importanti (28%), ovviamente, anche le domande più frequenti, che solitamente fanno ai loro studenti. La personalità interessa al 16% dei maturandi. Marginale appare, invece, la severità con cui mettono i voti: la tiene d’occhio il 13% dei ragazzi che tra meno di un mese dovranno affrontare i tanto temuti esami.

Design thinking, «tac», piastrelle e specchi tecnologici: così Industria 4.0 cambia la didattica

da Il Sole 24 Ore 

Design thinking, «tac», piastrelle e specchi tecnologici: così Industria 4.0 cambia la didattica

di Claudio Tucci

Gli Its, le super scuole di tecnologie post diploma, alternative all’università, sono «un valore straordinario per le imprese manifatturiere». Per questo motivo, vanno subito rilanciati (possibilmente raddoppiando in pochi anni il numero di studenti iscritti, passando dagli attuali 8mila ad almeno 24mila); e soprattutto non debbono essere penalizzati dall’avvio delle “nuove” lauree professionalizzanti: un esordio che, a legislazione vigente, scatterà a settembre, e che «non tranquillizza» il mondo produttivo.

Its day al Miur
A prendere la parola all’«Its day» svolto oggi al ministero dell’Istruzione, davanti al sottosegretario, Gabriele Toccafondi e al capo del team economico di palazzo Chigi, Marco Leonardi, sono state molti rappresentanti di aziende (quelle che fanno parte delle Fondazioni che gestiscono gli Its), di Confindustria e di Confartigianato. Con l’avvento di Industria 4.0 c’è bisogno di nuove competenze, hanno detto in coro i rappresentanti del mondo imprenditoriale; e gli Its, che hanno oltre il 50% di docenze provenienti dal “privato” e una robusta alternanza all’interno dei percorsi formativi, e danno lavoro all’80% dei diplomati (ad appena un anno dal titolo) sono il canale giusto per rispondere alle nuove sfide; e adesso,quindi, bisogna potenziarli.

Le competenze 4.0
Del resto a spingere per un rafforzamento dell’offerta di istruzione terziaria, subito spendibile nel mondo del lavoro, stati un pò tutti gli interventi dei rappresentanti delle aziende, piccole e grandi: da Monica Poggio, ad di Bayer (il colosso tedesco, che già sperimenta da anni il sistema di formazione duale); ad Andrea Illy, presidente di Illy Caffè, a Stefano Giacomelli, chief executive officer di Tivoli group a Damiano Fortuna, presidente di Imaginalis. «Abbiamo bisogno di istituti d’eccellenza», ha sintetizzato Pierangelo Albini, a capo dell’area Lavoro, Welfare e Capitale umano di Confindustria.

I casi di eccellenza
I casi di eccellenza sono tanti, e molti di questi già in linea con Industria 4.0: l’Its Red di Padova, per esempio, è in campo con un laboratorio permanente di edilizia sostenibile (Uni Zeb); l’Its di Pavia sta lavorando, nell’ambito di Horizon 2020, allo sviluppo di piastrelle trasparenti e retroilluminabili. l’Its Mita di Scandicci ha messo a punto una “Tac” per monitorare materie prime e prodotti finiti. A Viterbo, l’Its locale, infine, sta realizzando un progetto che utilizza la metodologia didattica dei Design Thinking. Obiettivo? Formulare un nuovo dispositivo per gli operatori di primo Soccorso.

Dirigenti, la valutazione non farà risultato e inquadramento Il Miur apre alle richieste di categoria, ora in ballo il contratto

da ItaliaOggi

Dirigenti, la valutazione non farà risultato e inquadramento Il Miur apre alle richieste di categoria, ora in ballo il contratto

Protesta dei presidi. Scovati 10 milioni per il fun, sfida su armonizzazione stipendiale e molestie burocratiche

Emanuela Micucci

Inversione di tendenza del Miur sulla dirigenza scolastica in seguito alla protesta dei presidi che, giovedì, ha attraversato tutta Italia. Dai 3 mila accanto al Miur agli altri 300 a piazza Montecitorio per la mobilitazione nazionale promossa dall’Anp (associazione nazionale presidi) fino alle numerose assemblee presso gli usr organizzate dai sindacati Fcl-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals-Confsal, passando per lo sciopero dell’Udir. Il ministero, presente il sottosegretario all’istruzione, Vito De Filippo, ha ricevuto le organizzazioni sindacali rappresentative dell’Area V a un incontro sulle tematiche oggetto della protesta. Accolta la richiesta dei sindacati di disconnettere la valutazione dei dirigenti scolastici non solo dalla retribuzione di risultato, ma anche dalla classificazione.

La valutazione sarà utilizzata esclusivamente per mettere alla prova la procedura costruita, senza nessun esito classificatorio, per i dirigenti in servizio. Inoltre sul tema sarà immediatamente avviato un confronto per ricondurlo all’interno del contratto, avvalendosi anche dell’Osservatorio nazionale sulla valutazione, previsto dalla direttiva 36/2016 e formalmente istituito proprio il 25 maggio con un decreto del ministro dell’istruzione Valeria Fedeli.

Dalla seconda metà di giugno, poi, si apriranno due tavoli di lavoro sulla parte normativa e su quella economica del Ccnl in vista dell’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto della nuova area della dirigenza di istruzione e ricerca, in cui confluirà la dirigenza scolastica. Vi sarà, inoltre, il finanziamento una tantum del Fun di 10 milioni di euro per l’esercizio finanziario 2017 per contenere gli effetti dei tagli sulle retribuzioni di posizione e risultato dei presidi.

Dalla prima settimana di giugno si terrà un tavolo tecnico per le semplificazioni amministrative, le cosiddette molestie burocratiche, per individuare possibili soluzioni alla mole degli adempimenti burocratici che paralizzano il lavoro delle scuole e dei presidi. Dal ministro Fedeli l’impegno per l’avvio di un’interlocuzione con Mef e Funzione pubblica per reperire le risorse necessarie all’armonizzazione retributiva dei dirigenti scolastici con le altre dirigenze dello Stato.

Infine, in seguito alle diffide inviate dalle organizzazione sindacali a tutti i direttori degli usr, parità una valutazione dello stress da lavoro correlato dei presidi. Pur accogliendo «con interesse e disponibilità le proposte di confronto e condivisione» arrivate dal Miur, il presidente dell’Anp Giorgio Rembado sottolinea che «di svolta si potrà parlare solo quando arriveranno i primi risultati». Così, «la protesta Anp continua». Mentre le 4 organizzazioni sindacali in un comunicato congiunto insistono che «vigileranno sul rispetto degli impegni assunti dai vertici politici ed amministrativi del Miur, affinché l’avvio di questo complesso ed impegnativo percorso possa concretizzarsi in tempi brevi in significativi risultati». A supporto dei diversi tavoli, i sindacati apriranno a breve una consultazione tra dirigenti e segreterie per costruire un quadro completo e analitico delle molestie che affliggono le scuole.

Ape social e precoci, il governo si dimentica di docenti e Ata Scadenze e modalità fissate non sono compatibili con il settore

da ItaliaOggi

Ape social e precoci, il governo si dimentica di docenti e Ata Scadenze e modalità fissate non sono compatibili con il settore

Riscuotono Scarso appeal tra il personale anche le misure di liquidazione delle indennità

Sia l’anticipo pensionistico (Ape sociale) sia il pensionamento anticipato dei lavoratori precoci introdotti nella legislazione previdenziale dall’articolo 1, comma 179 e seguenti e comma 199 e seguenti della legge 11 dicembre 2016, n. 232 e disciplinati con due decreti del presidente del consiglio dei ministri, potrebbero trovare scarsissima adesione tra il personale della scuola a causa delle perplessità e riserve circa le modalità applicative delle disposizioni contenute nei due decreti.

Perplessità e riserve, come sottolinea Domenico Proietti, responsabile del settore previdenza della Uil, che riguardano soprattutto i tempi per la presentazione delle domande nel 2017 (entro il 15 luglio) e di pubblicazione della graduatoria (entro il 15 ottobre), tempi che non essendo compatibili con le scadenze previste dal Miur per la comunicazione di cessazione dal servizio del personale scolastico e per l’accesso al trattamento pensionistico (esclusivamente dal 1° settembre) se non modificati impediranno al personale scolastico di accedere alle due prestazioni.

Limitatamente all’Ape sociale, quella dei tempi di presentazione delle domande di accesso al nuovo istituto non sembra comunque essere la causa principale che possa giustificare una previsione di domande da parte solo del 4 o al massimo del 5% dei circa 100 mila tra docenti e personale Ata in servizio con contratto a tempo indeterminato (9 mila sono docenti della scuola dell’infanzia; 22.500 quelli della scuola primaria; 22 mila quelli della scuola secondaria di 1° grado; 26 mila quelli della scuola secondaria di 2° grado e 17.500 tra direttori dei servizi generali (Dsga), assistenti amministrativi e tecnici e personale ausiliario ed equiparato), che alla data del 1° maggio 2017 risultano avere compiuto il sessantatreesimo anno di età. E al tempo stesso essere ancora lontani dall’età anagrafica prevista per l’accesso al trattamento pensionistico di vecchiaia di cui all’articolo 24, comma 6, del decreto legge n. 201/2011 e cioè 66 anni e sette mesi al 31 dicembre 2018.

Le cause principali sembrano invece essere, oltre all’età anagrafica: le particolari condizioni per l’accesso; la misura e i tempi di erogazione dell’indennità e quelli di pagamento dell’indennità di buonuscita.

Trattandosi di personale attualmente in servizio, per accedere all’Ape sociale, il richiedente deve essere in possesso, oltre all’età anagrafica predetta e non essere titolare di un trattamento pensionistico diretto, di una delle seguenti condizioni: una anzianità contributiva di almeno 30 anni e al momento della richiesta assistere da almeno sei mesi il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado, convivente, con handicap in situazione di gravità ex art. 3, comma 3, della legge 104/1992; una anzianità contributiva di almeno 30 anni ed essere stato riconosciuto invalido civile di grado almeno pari al 74 per cento; una anzianità contributiva di almeno 36 anni, se insegnante della scuola dell’infanzia che alla data della domanda svolga tale funzione in via continuativa da almeno sei anni.

ale attività, dispone l’art. 53 del decreto legge n. 50/2017, si considera svolta in via continuativa quando nei sei anni precedenti il momento di decorrenza dell’indennità la medesima attività lavorativa non ha subito interruzioni per un periodo complessivamente superiore a dodici mesi e a condizione che la citata attività sia stata svolta nel settimo anno precedente la predetta decorrenza per un periodo corrispondente a quello complessivo di interruzione.

Per una durata non superiore al periodo intercorrente tra la data di accesso al beneficio e il conseguimento dell’età anagrafica prevista per l’accesso al trattamento pensionistico di vecchiaia(66 anni e sette mesi entro il 31 dicembre 2018) sarà erogata mensilmente per dodici mensilità l’anno, una indennità pari all’importo corrispondente a quello della rata mensile della pensione di vecchiaia calcolata al momento della domanda di accesso all’Ape e non potrà superare in ogni caso l’importo mensile di 1.500 euro lordi, non soggetto alla rivalutazione.

La buonuscita inizierà ad essere pagata, sulla base della disciplina vigente in materia, a decorrere dal compimento dell’età prevista per l’accesso al trattamento pensionistico di vecchiaia.

Vaccini, allarme rientrato: a settembre basterà la prenotazione alla Asl

da La Tecnica della Scuola

Vaccini, allarme rientrato: a settembre basterà la prenotazione alla Asl

A settembre le scuole potranno accettare l’iscrizione anche dei bambini che non hanno fatto le 12 vaccinazioni obbligatorie, purché i genitori presentino la loro prenotazione alla Asl.

È questo l’intendimento su cui stanno lavorando i ministeri, dell’Istruzione e della Salute, in vista dell’approvazione del decreto, a breve in Gazzetta Ufficiale, che ufficializzerà l’obbligo di vaccinazioni in vista del prossimo anno scolastico.

In attesa del decreto interministeriale, però, le Regioni non stanno a guardare. Anzi, sembrano anticiparne gli esiti. Come il Piemonte, dove l’iscrizione a scuola sarà accettata anche se gli alunni non avranno nel frattempo effettuato tutte le vaccinazioni obbligatorie, a patto però che siano state prenotate. E tale prenotazione potrà essere fatta compilando un modulo direttamente all’atto dell’iscrizione a scuole e asili.

A chiarirlo è stato, il 30 maggio, l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Antonio Saitta, coordinatore degli assessori alla Sanità italiani in Conferenza delle Regioni, parlando in Consiglio regionale.

In questo modo, ha spiegato l’assessore, sarà possibile evitare allarmismi tra la popolazione e garantire un ordinato svolgimento delle vaccinazioni, che comporteranno un impegno straordinario per le aziende sanitarie.

L’assessore si è detto comunque fiducioso nel fatto che il decreto, che sarà a breve pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, contenga tutti gli elementi in grado di dare risposta alle eventuali problematiche delle Regioni.

Ci sono buoni motivi per aspettarsi che la posizione di l’assessore alla Sanità del Piemonte, Antonio Saitta, che è coordinatore degli assessori alla Sanità in Conferenza della Regioni, venga accolta.

“Abbiamo chiesto al Governo – ha spiegato Saitta – di rendere il decreto praticabile, ipotizzando che chi deve essere vaccinato faccia richiesta alla Asl di competenza, avviando così il percorso. In questo modo si darebbe alle Asl il tempo di organizzarsi. Abbiamo fatto anche una richiesta sul fronte dei finanziamenti, domandando al Governo di anticipare i fondi che erano previsti per le vaccinazioni negli anni successivi, in modo di poter affrontare al meglio la situazione, che comporterà un grande sforzo organizzativo”.

“Fra le richieste – ha aggiunto l’assessore – c’è anche quella di mettere in campo una campagna nazionale di informazione con un messaggio univoco di sensibilizzazione dei cittadini. Servirà anche fare formazione agli insegnanti, in modo che possano rispondere alle domande dei genitori”.

Vaccini, Fedeli: il preside denuncerà gli alunni non a posto, ma nessuno lascerà la scuola

da La Tecnica della Scuola

Vaccini, Fedeli: il preside denuncerà gli alunni non a posto, ma nessuno lascerà la scuola

Nessuna espulsione dalla scuola: da settembre, i giovani tra i 6 e i 16 anni che non hanno effettuato i 12 vaccini obbligatori potranno comunque continuare a frequentare le lezioni.

Lo ha chiarito la ministra Valeria Fedeli, a colloquio il 30 maggio con il Corriere della Sera.

“Nella scuola dell’obbligo, da sei a sedici anni – ha detto Fedeli -, nessuno resta a casa, su questo punto non c’è alcun dubbio. Con questo decreto noi stiamo salvaguardando la comunità dei minori e non puoi non guardare con i loro occhi, non puoi lasciarli a casa, non puoi far scattare un obbligo mettendoli fuori dalla scuola. In mancanza di certificati, i dirigenti scolastici dovranno segnalare il caso alla Asl che se ne dovrà occupare. Se i genitori rifiutano di vaccinare i propri figli, la segnalazione andrà fatta al Tribunale dei Minori”.

“Ma i bambini dovranno andare a scuola: parliamo di scuola dell’obbligo, la tutela alla salute deve trovare un equilibrio con la tutela all’istruzione”, ha sottolineato la responsabile del Miur.

All’osservazione che su questo c’è stato disaccordo con la ministra per la Salute Beatrice Lorenzin quando in Consiglio dei ministri ha proposto l’ampliamento dell’obbligatorietà da quattro a dodici vaccini, Fedeli replica: “La vera discussione non è stata sull’obbligo, ma sulle sanzioni, sul fatto che non debbano pagare i bambini. L’obiettivo resta aumentare le corti di copertura vaccinale dopo che è stato appurato che la percentuale negli anni è andata diminuendo, ma la scuola dell’obbligo va garantita. Nella fascia 0-6 anni, quella più a rischio, non si entra a scuola, ma dalla prima elementare i bambini dovranno essere comunque accettati in classe”.

E ancora: “se dobbiamo passare da quattro a dodici vaccini obbligatori, bisogna dire alle famiglie perché; bisogna informarle, far capire qual è l’obiettivo, cioè l’aumento della copertura vaccinale”. Perché “dalla Salute devono arrivare informazioni chiare”, ha concluso la ministra.

Assegnazioni provvisorie, reintrodurre il vincolo triennale non conviene a nessuno

da La Tecnica della Scuola

Assegnazioni provvisorie, reintrodurre il vincolo triennale non conviene a nessuno

Sarebbe assurdo che nell’anno della deroga al vincolo triennale sui trasferimenti, si torni ad introdurre il blocco solo per le assegnazioni provvisorie.

A sostenerlo è l’Usb Scuola, il quale fornisce anche altri tipi di motivazioni, decisamente meno tecniche e più “politico-sindacali”.

“Se il vincolo triennale non ci sarà, non sarà grazie alla finta trattativa, inesistente, tra governo e sindacati gialli. Non ci sarà, perché tra qualche mese si andrà a votare e il PD sa, almeno dallo scorso 4 dicembre, di cosa sono capaci i lavoratori della scuola nel segreto dell’urna”, sostiene il sindacato di base.

E ancora: il vincolo triennale sulle assegnazioni provvisorie del prossimo anno scolastico “non ci sarà, perché la prossima primavera si rinnoveranno le Rsu e i sindacati complici sanno che sarebbero bocciati dai lavoratori eventualmente immobilizzati dal vincolo triennale da loro sottoscritto”.

Ma non ci sarà anche “perché Valeria Fedeli, ministro della Cgil, è stata nominata con un doppio mandato: condurre in porto la 107 e ridare ossigeno ai sindacati gialli, dando l’impressione, nel gioco delle parti, di cedere alle loro pressioni”, sostiene sempre l’Usb Scuola.

Qualora, però, le cose non seguiranno questa logica, se invece “ci sarà il vincolo triennale”, allora “i sindacati rappresentativi dimostreranno, ancora una volta, di non rappresentare gli interessi dei lavoratori, di essere inutili e ai lavoratori della scuola sarà chiaro che hanno una controparte, il Governo, e alcuni nemici, il PD e i sindacati gialli che lo rappresentano”.

Ricordiamo che del contratto specifico per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie non si hanno ancora notizie certe: è probabile, in ogni caso, che le domande possano essere presentate tra la fine di luglio e l’inizio del prossimo mese di agosto.

Assenze per malattia, come si calcola il periodo di comporto e quale retribuzione spetta?

da La Tecnica della Scuola

Assenze per malattia, come si calcola il periodo di comporto e quale retribuzione spetta?

Il periodo di comporto è il periodo di assenza per malattia durante il quale il lavoratore ha diritto alla conservazione del posto di lavoro.

Ai sensi dell’art. 17, comma 1, del CCNL del 29.11.2007, tale periodo è di 18 mesi. In casi particolarmente gravi, al lavoratore che ne faccia richiesta, è concesso di assentarsi per un ulteriore periodo di 18 mesi senza diritto ad alcun trattamento retributivo.

Ai fini della maturazione del predetto periodo si sommano, alle assenze dovute all’ultimo episodio morboso, le assenze per malattia verificatesi nel triennio precedente.

Ma come calcolare questo periodo?

In un proprio orientamento applicativo l’ARAN dice che il sistema di computo delle assenze per malattia, sia con riferimento alla verifica del rispetto del periodo massimo di conservazione del posto che della determinazione del trattamento economico da corrispondere al dipendente in occasione di ogni periodo morboso, ha carattere dinamico.

Quindi, mano a mano che trascorre il tempo e si passa da un anno all’altro, in base al meccanismo dello scorrimento annuale, in occasione di ogni ulteriore episodio morboso, sarà necessario procedere alla sommatoria di tutte le assenze per malattia intervenute nei tre anni precedenti l’ultimo in atto.

Così di volta in volta, in base alle risultanze derivanti dalla somma dei giorni di assenza dell’ultima malattia con quelle intervenute allo stesso titolo nei tre anni immediatamente precedenti, il datore di lavoro pubblico verifica il rispetto del periodo massimo di conservazione del posto in caso di malattia del dipendente, e determina il trattamento economico da corrispondere allo stesso, vale a dire 100% della retribuzione per i primi 9 mesi di assenza, 90% per i successivi 3 mesi, 50% per gli ulteriori 6 mesi.

Dato il carattere dinamico del sistema, la circostanza che in un dato momento il dipendente si trovi, in base alle assenze effettuate, nel periodo per il quale viene corrisposta una retribuzione pari al 90% dello stipendio, non vuol dire che necessariamente da quel momento le ulteriori assenze potranno essere remunerate solo in tale misura oppure in quella più bassa pari al 50% della retribuzione, ma sarà sempre necessario procedere, di volta in volta, al calcolo come sopra indicato.

In pratica, potrebbe accadere che, decorso un significativo arco temporale dalle precedenti assenze per malattia, scorrendo in avanti il triennio di riferimento (con la conseguente possibile esclusione dal computo dei precedenti periodi di assenza per malattia più remoti nel tempo), sommando l’ultimo periodo di malattia a quelli ricompresi nei tre anni immediatamente antecedenti lo stesso, il numero dei giorni risultanti da tale calcolo consente di collocare di nuovo il dipendente nella prima fascia retributiva, e cioè assenze retribuite al 100%.

In sintesi, per constatare se è stato superato il periodo di comporto e stabilire la percentuale di retribuzione da corrispondere al dipendente è necessario:

  1. determinare il triennio precedente l’ultimo episodio morboso, nel caso prospettato, il giorno precedente l’inizio della malattia in atto e andare a ritroso di tre anni;
  2. sommare le assenze per malattia intervenute nel triennio;
  3. sommare alle assenze per malattia effettuate nel triennio precedente di cui al punto 2, quelle del nuovo episodio morboso.

Simulazioni altalenanti. La più testata la terza prova

da La Tecnica della Scuola

Simulazioni altalenanti. La più testata la terza prova

Stando ai dati di una web survey su 1800 studenti in procinto di sostenere gli esami di Stato molti non avrebbero completato le simulazioni previste.

Se complessivamente il 90% si è esercitato almeno una volta a scuola sulla terza prova, i numeri scendono per gli altri scritti e il colloquio. Per il 22% (circa 1 su 4), quello con la seconda prova sarà un appuntamento al buio, e 3 studenti su 4 si presenteranno di fronte alla commissione senza sapere bene cosa li aspetta.

Nel dettaglio, emerge che il 17% non ha mai scritto – con la guida dei professori, in classe – un tema d’Italiano sulla falsariga di quelli proposti all’esame, mentre quasi un terzo (29%) ne ha fatto solo uno e il 54% ha ripetuto la simulazione di prima prova più volte.

Tuttavia è la terza prova quella più testata: tre quarti degli studenti (74%) si sono cimentati con il quizzone, provandolo diverse volte; un altro 16% si è esercitato in un’occasione soltanto; una netta minoranza, quindi, non ha avuto questa possibilità.

Simulazioni di terza prova che, per molti ragazzi, sono state utili a capire come funziona lo scritto più indecifrabile di tutti: la pensa così il 71% dei maturandi intervistati.

L’esatto contrario di quanto avvenuto per l’orale: dei pochissimi (25%) che hanno simulato un colloquio d’esame, circa la metà lo ha fatto una volta sola. Utile? Insomma: tra chi ci ha provato, il 39% ritiene che, senza commissari esterni, non sia la stessa cosa. Anche se ha aiutato molti a capire come gestire l’ansia (23%) e come impostare la propria tesina (25%).

Tuttavia, il vero problema è rappresentato dalle seconde prove: se il 22% non ha svolto simulazioni, il 37% ne ha sostenuta solo una. Solo per un più fortunato 41% si è trattato di un numero maggiore. Tra l’altro, chi ne ha svolte, non sempre si è trovato davanti un compito con le stesse caratteristiche (sia di struttura che di durata) di quello che dovrà affrontare tra poche settimane: nel 28% dei casi la simulazione si è svolta in versione ‘ridotta’.

I più colpiti i ragazzi dei licei scientifici, per loro il vero nemico è il tempo: per la metà (48%) di loro, i prof hanno atteso che il Miur comunicasse la materia protagonista prima di procedere con le simulazioni.

La scelta ministeriale di matematica per il secondo scritto ha influenzato non poco, infatti, la preparazione: per gran parte (78%) dei ragazzi dello scientifico, dopo il 30 gennaio le esercitazioni hanno riguardato esclusivamente questa materia. Prima della comunicazione ministeriale, stando alle risposte degli intervistati, i compiti ispirati alla prova d’esame trattavano equamente sia matematica che fisica.

Merito, Commissione UE: sostenere l’eccellenza tra docenti e presidi. Non è un’operazione semplice

da La Tecnica della Scuola

Merito, Commissione UE: sostenere l’eccellenza tra docenti e presidi. Non è un’operazione semplice

Secondo la Commissione europea, la scuola può fare molto di più per tracciare i percorsi lavorativi dei giovani dopo la fine degli studi.

Si questo punto, il 30 maggio l’esecutivo Ue, nell’adottare nuove iniziative sulla scuola e l’educazione superiore, ha indicato tre aree per le quali è necessaria un’azione di supporto agli Stati membri: accrescere la qualità e l’inclusività delle scuole, sostenere l’eccellenza tra docenti e dirigenti scolastici, migliorare la governance dei sistemi educativi.

Sempre secondo la commissione Ue, gli obiettivi dichiarati si potranno conseguire potenziando i programmi di scambio, le partnership tra le scuole e fornendo assistenza agli Stati che lo desiderano nel definire e implementare le riforme necessarie nel settore.

Ora, poiché sull’inclusività delle scuola italiana, malgrado i tanti problemi da superare, si è espressa di recente l’Ocse, promuovendola a pieni voti, rimane indiscutibilmente ancora molto da fare sul fronte della governance dei sistemi educativi e, soprattutto, sulla necessità di investire nell’eccellenza tra docenti e dirigenti scolastici.

La Buona Scuola (con il bonus merito annuale), ma ancora prima la riforma Brunetta, il decreto 150 del 2009, hanno introdotto delle norme che prevedono incentivi solo a chi dimostra a fine anno di aver operato su livelli qualitativi e performance elevate.

Su questo punto, però, c’è uno zoccolo duro da superare. A livello sindacale, ma anche e soprattutto culturale. Perché la scuola e l’istruzione pubblica non sono aziende. E le forti differenze di utenza, gli alunni, rischiano di compromettere gli esiti della valutazione.

Anche perché, nel frattempo c’è da colmare l’adeguamento dello stipendio (fermo da otto anni) per tutto il personale. E solo in seconda battuta si potrà parlare di incremento riservato ai più meritevoli.

La partita rimane quindi più che aperta. Molto dipenderà anche dall’esito della trattativa in corso sulla riforma della Pubblica Amministrazione targata Marianna Madia. Che farà da preludio al rinnovo contrattuale di categoria e ai sospirati aumenti di stipendio per docenti e personale Ata.

Allarme presidi: da prossimo anno 1600 in reggenza

da Tuttoscuola

Allarme presidi: da prossimo anno 1600 in reggenza

Quattrocentocinquanta pensionamenti richiesti per 7.273 presidi attualmente in servizio. Di questi, ben 1.133 hanno già più di una scuola in reggenza e potrebbero aumentare a 1.600 dall’inizio del prossimo anno scolastico. Uno scenario che non fa dormire sonni tranquilli a una categoria già in agitazione per altre questioni, tra cui: il mancato adeguamento salariale agli altri dirigenti pubblici e l’alleggerimento burocratico delle proprie mansioni.

Tuttoscuola ha affrontato la questione del mancato adeguamento salariale, clicca qui per leggere il pezzo

Con i prepensionamenti e la mancata indizione del concorso pubblico, i dirigenti scolastici vedrebbero ulteriormente ridotto il proprio organico che ammonterebbe a meno di 7mila unita’ con relativo aumento di reggenze. Al momento alcuni tra gli oltre mille considerati ‘in comproprieta” tra più istituti, arrivano a gestire anche 20 suole (per una media di circa 12). A riportare la situazione è Dire Giovani.