Osservazioni, valutazioni

Osservazioni, valutazioni

di Mavina Pietraforte

 

Osservazioni in classe

La Fondazione Agnelli, in combinazione con l’INValSI ha condotto una ricerca basata sull’osservazione in classe delle pratiche didattiche condotta su 1600 insegnanti di italiano e matematica in V primaria e I secondaria di primo grado, a partire dal 2012 e fino a tutto il 2013-14.

I risultati parziali di questa indagine sono stati pubblicati sul sito della Fondazione Agnelli lo scorso 15 giugno.[1]

Il pregio di questo progetto congiunto Fondazione Agnelli e INValSI sta proprio nell’osservazione diretta in classe e quindi nella conoscibilità immediata delle pratiche didattiche, le sole che possano testimoniare la qualità dell’insegnamento e il grado di innovazione metodologica dei singoli docenti, ma anche della scuola tutta considerata.

Dai primi risultati dell’indagine infatti emerge che 4 insegnanti su 10 non propongono attività strutturate, se non a livello semplice come esercizi sul libro o fotocopie; 8 insegnanti su 10 non adattano le attività in base alle differenze tra studenti; il 50% degli insegnanti non dà feedback adeguati su compiti e interrogazioni.

Seppure in modo parziale, il risultato non è consolante e dimostra quanto l’innovazione metodologica sia ancora da lì da venire, sia pure stimolata e consigliata verso l’uso del digitale, di per sé non bastevole, evidentemente.

L’indagine condotta da “osservatori formati” ha previsto come strumento di indagine, oltre ai questionari, anche apposite schede di osservazione, per cogliere l’attimo della pratica didattica.

 

Perché non nell’ambito del SNV?

Il progetto è degno di nota, perché effettivamente misura il polso della situazione di quello che è l’agire di scuola, lo stare in classe, l’affrontare i disagi quotidiani e le sfide continue dei bambini e degli adolescenti in trasformazione.

Nel far parte de Nuclei esterni di valutazione il fatto che fosse completamente oscurata l’osservazione in classe, era ciò che più mi recava disagio e mi induceva a pensare come fallace la valutazione esterna delle scuole.

Si stava 3 giorni in ogni scuola, e certo questo è stato positivo, come ogni incontro umano, si parlava con i docenti coordinatori, con quelli responsabili, si girava per gli edifici, ma non era prevista nessuna osservazione in classe.

Che senso aveva allora indagare su curricolo e competenze, alla luce solo dei documenti forniti e di quanto asserito in materia dai suddetti docenti?

Non se ne poteva avere concreta riprova, a meno di non voler considerare che i livelli di apprendimento risultanti dai test INValSI fossero la bussola per capire come in quella scuola si estrinsecava la didattica.

Un processo a ritroso e abbastanza forzato, non supportato da una indagine mirata, come in questo programma condotto dalla Fondazione Agnelli.

Come si è estrinsecata la ricerca condotta nell’ambito di questo programma, coì sarebbe stato il modo migliore per condurre la valutazione della scuole nell’ambito del SNV, soprattutto per la parte riguardante il curricolo e le competenze.

Una valutazione fondata sulla misurazione degli apprendimenti o sulla valutazione individuale dei docenti con relativa elargizione di “premi” non coglie assolutamente il processo complesso che porta alle dinamiche didattiche e metodologiche che vengono a d accendersi ed alimentarsi nel chiuso della classe, nel proposito singolo del docente, nella possibilità che egli abbia di essere coadiuvato o meno.

“Il problema è che una valutazione dei docenti serve”, come scrive M.Piras[2], e deve essere “qualitativa e ‘dinamica’, cioè rivolta ai processi e non ai risultati”.

Con la valutazione esterna delle scuole    si è persa l’occasione, e gli studi più significativi vengono da una fondazione privata, peraltro illustre, coadiuvata dall’INValSI, peraltro autonoma.

Peccato anche per gli ispettori scolastici che vieppiù escono da un sistema che consenta loro di osservare la prossemica del docente e la reazione del discente, in quella sinergia dialogica che è l’essenza stessa dell’azione didattica.

 

La valutazione di dirigenti scolastici

E per la valutazione dei dirigenti scolastici? Si scambierà ancora una volta il significante con il significato e ci si baserà su mole di documenti di scuola, in una sorta di valutazione “bibliografica”, con incontri in presenza ridotti all’osso? O si potrà andare oltre solo grazie alle benemerite Fondazioni che andranno a cogliere il cuore del problema, svelando magari che, per i dirigenti scolastici sarebbe già adeguato valutare le loro performance in relazione alle fasce di complessità delle istituzioni scolastiche, rendendo loro giustizia delle difficoltà che si incontrano nella gestione di una organizzazione complessa come è la scuola, nella sua doppia tribolata anima di amministrazione pubblica ed istituzione educativa.

O si dovrà di nuovo esaminare i vari PTFOF, RAV, PDM, già considerati nel SNV, solo per estrapolarne le azioni del dirigente inerenti ai vari obiettivi e indicatori, ciò che in ultima analisi, si potrebbe fare in sede di valutazione esterna delle scuole, sia nell’ottica dell’economia di risorse, che avvantaggiandosi di ben 3 giorni di visita previsti in quella sede.

 

Una domanda

Non sarà forse il caso di soffermarsi a riconsiderare tutto l’impianto del SNV e la formulazione della valutazione dei dirigenti scolastici come è stata ideata?

Non sarà forse il caso di soffermarsi solo sui processi di apprendimento/insegnamento se solo si volesse considerare che, nelle parole di Dacia Maraini, “la scuola non è un’azienda e deve formare, non produrre”.[3]


[1] http://www.fga.it/note-e-contributi/tutte-le-note/dettaglio/article/osservazioni-in-classe-620.html#.WUUrdcZabjB

[2] http://www.fga.it/uploads/media/PIRAS_2016_Valutazione_docenti.pdf

[3] http://www.orizzontescuola.it/maraini-scuola-italiana-salvata-appassionati-docenti-eroi-dagli-stipendi-bassissimi/

La tenerezza un film di Gianni Amelio

La tenerezza un film di Gianni Amelio

di Mario Coviello

 

Un poeta arabo ha scritto “La felicità non è una meta da raggiungere ma una casa a cui tornare. Tornare, non andare”, sono queste le parole di Elena (Giovanna Mezzogiorno), figlia di Lorenzo (Renato Carpentieri), anziano avvocato che mentre cucina per la vicina Michela (Micaela Ramazzotti) utilizza una regola culinaria come metafora di vita “ il riso suca, assorbe..” E ancora “Nella vita tutto quello che facciamo è per farci voler bene”.

E forse qualcuno, vedendo questo film “La tenerezza” di Gianni Amelio, potrebbe ritrovarsi o interrogarsi sulle cose che davvero contano, sull’importanza di non negare le proprie fragilità e sul coraggio di fare un passo indietro, mettendo da parte l’orgoglio per offrire la propria tenerezza.

Lorenzo è un anziano avvocato appena sopravvissuto ad un infarto. Vive da solo a Napoli in una bella casa del centro, da quando la moglie è morta e ha allontanato i due figli adulti. “Ho due figli ed è successa una cosa strana: quando sono cresciuti ho smesso di amarli”. Al suo rientro dall’ospedale, Lorenzo trova sulle scale Michela, una giovane donna solare e sorridente che si è chiusa fuori casa. Lorenzo l’aiuta ad entrare da un cortile che i due appartamenti condividono. Quella condivisione degli spazi è destinata a non finire: Michela e la sua famiglia — il marito Fabio (Elio Germano ), ingegnere del Nord Italia, e i figli Bianca e Davide — entrano nella vita dell’avvocato che si affeziona a quella famiglia. Ma un evento tragico e inaspettato rivoluziona questa nuova armonia, creando forse la possibilità per recuperarne una più antica.

La tenerezza è la storia di un uomo che ha fatto della sua ambiguità una professione, scegliendo di non essere giudice nella speranza di non venire giudicato. Amelio la racconta con una solidarietà legata al passare del tempo, quando da vecchi si vorrebbe perdonare tutti e meritare il perdono di ognuno. La dimensione universale di questo suo magnifico film è quella della solitudine come segno di questi tempi in cui ognuno, anche all’interno di una famiglia, fa e pensa per sé e rifugge le responsabilità affettive, percepite come ostacoli alla propria crescita individuale e fonti costanti di preoccupazione, mai come risorse per i momenti del bisogno.

Succede così che Lorenzo ammette di non aver amato la donna che ha sposato e Fabio, il timido ingegnere navale venuto dal nord, dichiari di non aver nulla da dire ai suoi bambini.

Certo, ognuno dei protagonisti de “La tenerezza “ in qualche modo cerca la gentilezza o magari la dona. La sua storia, intrisa di banale quotidianità all’inizio, diventa a poco a poco viaggio inquieto fra le strade di una Napoli piena di aule, scale, cucine, piazze, vicoli rumorosi e camere d’ospedale. Una Napoli che rappresenta uno stato d’animo contemporaneo: l’ansia di chi sa che sta franando e non capisce bene a cosa aggrapparsi, il malessere di chi comincia a sentirsi solo in mezzo agli altri e allora impazzisce.

La tenerezza si nutre degli sguardi e del “gioco” di attori che si sono lasciati andare a una direzione pacata e non competitiva e che hanno avvicinato con pietas i personaggi che hanno avuto in dono. Tutti i personaggi si parlano, attraverso dialoghi sublimi per delicatezza e intuizione (la sceneggiatura è di Amelio e di Alberto Taraglio), senza dire mai fino in fondo ciò che pensano. Eppure ogni loro parola, ogni loro sguardo lascia intravvedere squarci di dolorosa verità, e fa trapelare quel desiderio di essere amati che è, appunto, voglia di tenerezza.

Lorenzo parla solo con suo nipote Francesco perché “ai bambini si può dire tutto”, eppure a questi adulti da bambini non è mai stato detto nient’altro che ciò che dovevano diventare, e ciò che non avrebbero mai potuto essere.

La Napoli raccontata da Amelio unisce modernità e passato, generosità e sopraffazione, è un mondo di orfani mai cresciuti costretti ad indossare una maschera sociale che non corrisponde ai loro desideri infantili, e dunque pronti a distruggere i propri giocattoli più amati, a negare persino di amarli, per non dover vivere nella paura di vederseli portare via.

Fedrico Pontiggia ha scritto de “La tenerezza “Cinema che non ha paura di dire qualcosa, qualcosa di importante, perché sa come dirlo: potere all’immagine, oltre che al dialogo. Cinema che si fa vedere mentre ci guarda. Prezioso. Dopo l’infortunio de L’intrepido (2013), Amelio è tornato a quel che sa fare meglio, ovvero inquadrare sentimenti, sensazioni e relazioni nel loro farsi persona e disfare rapporti.”

Elio Germano,di questo film ha detto “Il cinema quando è grande è un grande specchio per vedersi. Non mette in sicurezza il pubblico. Lo mette in contraddizione ed è quello che secondo me il cinema deve fare. Tutti i personaggi di questo film vivono una normalità che a un certo punto esplode. Tutti i personaggi sono più che umani e non riusciamo a giudicarli. Noi stessi siamo inseriti in questo meccanismo di nascondimento.”

E Renato Carpentieri “ Ho lavorato con Amelio nel 1990 con “Porte aperte”, il mio primo film. E’ stato una specie di master. Da allora con Amelio è cresciuto un rapporto di affetto. Il rapporto è di fiducia estrema, di abbandono. Ho fatto 40 giorni dentro questa cosa. Nei rapporti umani oggi, come Lorenzo del film, io certe cose le ho chiuse. Quando si è vecchi qualche cosa va tagliata. Oggi parliamo continuamente di sicurezza, di diffidenza… Siamo sempre più chiusi, siamo sempre più come patelle che si attaccano alle rocce e secerniamo una bile verde che ci fa staccare dalla roccia e rimaniamo soli”…

E Il regista Amelio.. “I personaggi de “La tenerezza” sono tutti una parte di me. In alcuni lati di molti personaggi ho messo tanto di me. Mi premeva raccontare questo sentimento forte che una figlia ha per il padre e quello di Lorenzo che rivede nei giovani un sentimento perduto della sua giovinezza perduta.

Proroga scadenza presentazione graduatorie di Istituto

Proroga scadenza presentazione graduatorie di Istituto II e III fascia docenti: la Uil Scuola di Como scrive al Ministro

La Uil Scuola di Como, sempre attenta alle problematiche del personale ATA, sposa in pieno la denuncia che arriva dagli assistenti amministrativi e  dai DSGA  di Como e in particolare dalla Rete Erbese in merito alle scadenze relative al rinnovo delle graduatorie di II e III fascia d’Istituto.
La pubblicazione del D.M. 374 del 1 giugno 2017 relativo all’aggiornamento delle II e della III fascia delle graduatorie di circolo e d’istituto del personale docente ed educativo per il triennio scolastico 2017/18, 2018/19, 2019/20, nel quale viene stabilito che il termine di presentazione delle istanze è il 24/06/2017 e che “le istituzioni scolastiche destinatarie delle domande, avranno cura di valutarle e trasmetterle al sistema informativo tramite le relative funzioni che saranno rese disponibili dall’8 giugno al 30 giugno” non permette agli uffici amministrativi di lavorare con criteri di professionalità e competenza necessari a valutare correttamente le molteplici domande che perverranno.
Questo periodo è notoriamente interessato da molteplici adempimenti legati al termine dell’anno scolastico: il calcolo delle ferie dei docenti al 30 giugno, i TFR, gli scrutini, gli esami di stato; senza contare le scadenze del Fondo d’Istituto, l’alternanza scuola lavoro e gli adempimenti legati ai nuovi progetti PON ed ERASMUS +; Inoltre l’impossibilità di sostituire le assenze per malattie e il turn over legato al godimento delle MERITATE ferie (ferie che non è stato possibile fruire in altri periodi dell’anno) rendono ancora più consistente e pesante il lavoro per il personale che rimane in servizio e che è sottoposto a un’intensificazione di lavoro già corposa; questo nuovo adempimento con queste tempistiche così ristrette, costringerebbe la segreteria a orari di lavoro insostenibili.
Senza contare la prossima uscita del D.M. sull’aggiornamento della III fascia ATA che, visto il trattamento a noi riservato finora, verrà gestito alla stessa stregua portando al collasso le segreterie già fortemente provate da un anno intenso di novità al quale si è dovuto provvedere cercando di autoformarsi a causa del completo disinteresse del MIUR nei confronti della categoria.
Per quanto sopra esposto, la Uil Scuola di Como chiede la proroga dei  termini dell’inserimento delle istanze dei docenti e una seria riflessione sul lavoro aggiuntivo a cui sono sottoposti gli operatori degli uffici di segreteria e di riflesso dei DSGA.


Documento Uil Scuola Como

Scuola estiva nazionale sulla Fisica Moderna

Presso l’Università degli Studi di Udine si svolgerà l’ottava  Scuola estiva nazionale per studenti di eccellenza sulla Fisica Moderna, SENS-FM2017. Essa è parte del Progetto IDIFO6 del Piano Lauree Scientifiche – Fisica, secondo una proposta progettuale coerente con le precedenti edizioni. La Scuola estiva offre ai ragazzi occasioni per mettersi in gioco ad esplorare ed interpretare i fenomeni elettromagnetici, la spettroscopia, la polarizzazione della luce come sfida per avvicinarsi alla teoria della fisica quantistica, la superconduttività, la proprietà di conduzione elettrica nei solidi, il rapporto massa-energia nella fisica moderna, i modelli fisici al computer per sperimentare le basi della fisica computazionale, accanto a seminari sulle frontiere della ricerca in fisica ed in matematica. Attività di laboratorio per gli esperimenti cruciali nella fondazione della nuova fisica (la fisica del novecento) ed esperimenti avanzati di fisica moderna saranno svolti direttamente dai ragazzi a gruppi nei laboratori di fisica, che sono oggi da tutti riconosciuti all’avanguardia nazionale in questo campo, grazie al lavoro dell’Unità di Ricerca in Didattica della Fisica. Il ruolo attivo e produttivo dei ragazzi occuperà il 70% delle 40 ore di lavoro previste nella Scuola. I ragazzi partecipanti saranno inoltre impegnati attivamente a ragionare ed elaborare contenuti e metodi scientifici in competizioni ed attività di problem solving. La Scuola comprende la visita al Sincrotrone e al Centro Internazionale di Fisica Teorica ed una giornata di attività all’Università di Trieste concludendo con una cena insieme agli scienziati.

Tutte le attività prevedono la valutazione degli apprendimenti e delle competenze acquisite. Gli studenti valuteranno la Scuola, e parallelamente lo faranno tre esperti esterni. All’indirizzo http://www.fisica.uniud.it/URDF/laurea/idifo6.htm vengono aggiornate costantemente le informazioni sulla Scuola.
La Scuola Estiva Nazionale sulla Fisica Moderna è gratuita per i 30 studenti che saranno selezionati per la partecipazione. Ai giovani interessati è richiesto solo un contributo alle spese di vitto ed alloggio ed un serio impegno nelle numerose attività proposte.

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