Sordita’, sordomutismo e indennita’ di comunicazione

La Legge per Tutti del 28-07-2017

Sordita’, sordomutismo e indennita’ di comunicazione

Sordità, sordomutismo e indennità di comunicazione: qual è la differenza fra una persona sorda, una persona sordomuta ed una persona ipoacusica?
Che differenza c’è tra sordi e sordomuti?La distinzione fra le ipotesi ha importanza al fine del riconoscimento di erogazioni statali ed indennità, in quanto a seguito di una modifica legislativa del 2006 l’indennità di comunicazione viene riconosciuta soltanto alle persone che, secondo la legge vigente, possono rientrare nella definizione attuale di sordi.

Sordità e sordomutismo: cos’è l’indennità di comunicazione?
L’indennità di comunicazione è un’erogazione economica, istituita nel 1988 [1] in favore dei sordomuti [2].
L’indennità di comunicazione è svincolata da limiti di reddito, non passibile di revisione e non reversibile (non si può dunque lasciare ai propri eredi): pagata per dodici mensilità, per il corrente anno 2017 l’importo è fissato in 255,79 euro mensili.

Sordità e sordomutismo: a chi spetta?
In Italia, fino al 2006, si considerava sordomuto colui che fosse «minorato sensoriale dell’udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l’età evolutiva (fino al compimento di 12 anni) che gli abbia impedito il normale apprendimento del linguaggio parlato, purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio».

Con l’introduzione della legge del 2006 [3], però, il legislatore ha modificato questa nozione, sostituendo in tutto l’ordinamento il termine sordomuto con il termine sordo. Per la nuova definizione, che sostituisce la precedente disposizione, si considera sordo «il minorato sensoriale dell’udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l’età evolutiva che gli abbia compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato, purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio».

Secondo quanto attualmente previsto, dunque, il sordo è colui che un tempo veniva chiamato per legge «sordomuto», cioè la persona che alla nascita, avendo una lesione dell’apparato uditivo, non ha avuto la possibilità di acquisire la capacità del linguaggio, quindi la capacità di parlare e di sentire. Risulta dunque determinante l’essere nati con tale patologia.

Questa precisazione fa sì che abbia diritto all’indennità di comunicazione anche la persona sorda – dalla nascita – che, benché dotato di una protesi acustica, o magari a seguito di un intervento di impianto cocleare, è – o è stata – in grado di recuperare la capacità del linguaggio.
Poiché quindi l’indennità è volta alla minorazione, e non al recupero dalla malattia stessa (cioè la sordità) è sufficiente ci sia la menomazione per avere titolo a chiedere l’indennità.

Diverso invece il caso per la persona che è «sorda» secondo il linguaggio comune. Infatti l’adulto che, per vari motivi, perde progressivamente l’udito – e diventa quindi sordo nella dizione comune, che usiamo tutti i giorni – in realtà è un soggetto “ipoacusico”. Di conseguenza, non rientra nei requisiti per richiedere l’indennità di comunicazione, ma questo non significa che sia privo di supporto economico da parte dello Stato. Infatti, siccome potrebbe necessitare di una protesi acustica al fine di migliorare la propria capacità uditiva, la legge gli riconosce comunque un contributo economico per l’acquisto delle protesi: questo contributo è vincolato però al riconoscimento dell’invalidità civile, e non al riconoscimento della sordità.
L’invalidità civile deve essere riconosciuta specificamente per l’ipoacusia, e deve avere una percentuale superiore al 35%.

di Chiara Pezza

Autismo, via libera in commissione a 2 centri regionali nelle Marche

da Redattore Sociale del 28-07-2017

Autismo, via libera in commissione a 2 centri regionali nelle Marche

ANCONA. Parere favorevole della quarta commissione alla creazione di due centri regionali per autismo nelle Marche. La commissione regionale Sanita’ ha espresso all’unanimita’ parere favorevole alla delibera di giunta inerente la costituzione del Centro regionale autismo per l’eta’ evolutiva e del Centro regionale autismo per l’eta’ adulta. I componenti della commissione hanno ribadito la raccomandazione a “rivalutare la figura dello psichiatra, come responsabile dell’equipe del Centro regionale autismo per l’eta’ adulta, con altra figura che abbia una particolare formazione ed esperienza nei disturbi dello spettro autistico al fine di evitare il rischio di medicalizzazione e di inviare, annualmente, al Consiglio regionale un report in merito alla attivita’ dei due centri”.

150mln per la realizzazione dei Poli per l’infanzia

Scuola, Fedeli firma decreto: 150mln per la realizzazione dei Poli per l’infanzia. Via libera alla costruzione di nuove scuole anche con i Fondi immobiliari

(Roma, 28 luglio 2017) Via libera a due decreti per la realizzazione di istituti innovativi e dei nuovi Poli per l’infanzia. La Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli ha firmato ieri il decreto di riparto dei 150 milioni di euro di risorse Inail per il triennio 2018-2020, che le Regioni potranno utilizzare per la realizzazione di Poli per l’infanzia, previsti dal decreto attuativo della Buona Scuola relativo al potenziamento del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni. La Ministra ha inoltre firmato, nei giorni scorsi, il decreto per il finanziamento anche attraverso il cosiddetto “fondo immobiliare” di otto scuole innovative, tra le quali una del primo ciclo ideata da Renzo Piano e una del secondo ciclo progettata da Mario Cucinella insieme alle studentesse e agli studenti vincitori del primo hackathon sull’edilizia scolastica.

I Poli per l’infanzia sono pensati per potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico di tutte le bambine e di tutti i bambini. In un unico plesso o in edifici vicini, sorgeranno, grazie alle risorse ripartite, più strutture di educazione e di istruzione per bambine e bambini fino ai sei anni, per offrire esperienze progettate nel quadro di uno stesso percorso educativo, in considerazione dell’età. La distribuzione di risorse è stata effettuata sulla base della popolazione scolastica 0-6, secondo dati Istat, e sul numero di edifici già presenti con riferimento alla fascia di età 3-6 anni. Obiettivo: favorire la realizzazione di nuovi Poli in quelle aree in cui è maggiore la domanda e poche sono le strutture disponibili. Il decreto definisce i criteri per l’acquisizione delle proposte progettuali da parte delle Regioni. Sia il riparto che i parametri per l’individuazione dei criteri sono stati concordati con Regioni, Anci e Upi e approvati all’interno dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica, il 21 giugno scorso.

“Un altro tassello della Buona Scuola e dei suoi decreti attuativi va a posto. La firma al decreto di riparto delle risorse Inail per la realizzazione dei Poli per l’infanzia – ha dichiarato la Ministra Fedeli – è un atto importante che ci accompagna verso la concreta costruzione di un sistema di istruzione ed educazione di qualità e uniforme su tutto il territorio nazionale. Si pongono le condizioni per società eguali e di pari opportunità già dalla nascita. Credo sia un passaggio rivoluzionario e atteso per combattere la povertà educativa e sostenere le famiglie”.

Spazi di apprendimento innovativi, tecnologici, sostenibili e progettati in maniera partecipata verranno realizzati grazie allo strumento del “fondo immobiliare”. Con la firma al decreto vengono stanziate risorse per la costruzione di otto scuole innovative, due delle quali progettate dagli architetti Renzo Piano e Mario Cucinella. Con decreto successivo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca verranno definiti i criteri per l’individuazione delle aree in cui sorgeranno questi istituti.

Infine, è stato avviato oggi l’iter per la definizione della programmazione triennale 2018-2020 ed è alla firma il decreto per la destinazione dei 10 milioni alle aree del Centro Italia colpite dal sisma del 2016.

Corso di perfezionamento per conoscere e contrastare la violenza contro donne e minori

Nasce il corso di perfezionamento per conoscere e contrastare la violenza contro donne e minori

Partirà a novembre presso l’Università di Milano-Bicocca il primo corso multidisciplinare dedicato alla formazione di esperte/i per la prevenzione e il contrasto della violenza contro donne e minori.

 

Milano, 27 luglio 2017 – Nasce all’Università di Milano-Bicocca il Corso di perfezionamento – il primo del genere in Lombardia -, dedicato alla formazione di figure professionali esperte in prevenzione e contrasto della violenza contro donne e minori.

Il Corso – dal titolo “La violenza contro donne e minori: conoscere e contrastare il fenomeno” – inizierà nel nuovo anno accademico 2017/18. Coordinato dalla professoressa Marina Calloni, docente di filosofia politica e sociale, il Corso è promosso dal centro EDV Italy Project presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale.

L’iniziativa nasce dall’urgenza di attivare una formazione professionalizzante e specializzante in materia di prevenzione e contrasto della violenza contro donne e minori, come evidenziato da casi di attualità e come sottolineato da normative internazionali, fra cui la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica), oltre che da leggi nazionali e piani regionali.

Scopo del Corso è di fornire una formazione multidisciplinare adeguata, tale da creare una prospettiva integrata nelle azioni di contrasto della violenza all’interno delle reti territoriali inter-istituzionali antiviolenza, e di valorizzare tutti gli attori sociali coinvolti a vario titolo, nel rispetto degli specifici ambiti di competenza.

Per questo, il Corso ha il duplice obiettivo di formare nuove figure professionali e insieme di rafforzare le competenze di chi già opera nel campo della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere.

Il programma del Corso, organizzato in sei macro aree, intende offrire un’introduzione e un approfondimento della questione, secondo le “quattro P”, come definite nella Convenzione di Istanbul: Prevenzione, Protezione e sostegno alle vittime; Perseguimento dei colpevoli; Politiche integrate.

ll Corso rappresenta uno sviluppo delle molteplici attività innovative (di formazione, ricerca, terza missione e internazionalizzazione) svolte negli ultimi anni da EDV Italy Project, che intende applicare un metodo di lavoro inclusivo e interattivo, comprendente la collaborazione fattiva tra istituzioni, centri anti-violenza, associazioni e professioniste/i.

Oltre che dalla professoressa Marina Calloni, il Comitato direttivo è composto dalla professoressa Patrizia Farina (demografa), dalla professoressa Claudia Pecorella (docente di diritto penale) e dalla dottoressa Giorgia Serughetti (ricercatrice in questioni di genere).

Le/ i docenti del Corso sono accademici, figure istituzionali e professionisti/e, esperti qualificati e ben noti nel settore di interesse.

Le lezioni partiranno a novembre 2017 e termineranno a maggio, per un totale di 112 ore d’insegnamento e 20 cfu.

Per la visione del programma dettagliato del Corso clicca qui.

Le iscrizioni online sono aperte fino al 19 settembre tramite procedura descritta nel bando.

Gite scolastiche, Polizia stradale: 2.820 infrazioni e 2.041 pullman irregolari. Anche nove autisti beccati senza patente

da Il Fatto Quotidiano

Gite scolastiche, Polizia stradale: 2.820 infrazioni e 2.041 pullman irregolari. Anche nove autisti beccati senza patente

Le principali violazioni hanno riguardato: pneumatici lisci, cinture di sicurezza guaste, fari rotti (639 casi) ma anche mancato rispetto dei tempi di guida e di riposo (297 casi). Sono i risultati di una campagna nazionale arrivata al secondo anno. Il direttore centrale di tutte le Specialità della Polizia di Stato: “Ancora alto il livello di illegalità e di mancanza di rispetto delle principali norme della circolazione”

Scuola, il ministero apre all’utilizzo degli smartphone in classe: “Uso consapevole in linea con la didattica”

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, il ministero apre all’utilizzo degli smartphone in classe: “Uso consapevole in linea con la didattica”

I telefonini nelle aule erano stati banditi da una circolare del 2007. Adesso arriva l’apertura di Valeria Fedeli: il 15 settembre partiranno due gruppi di lavoro per rivedere le indicazioni nazionali. In autunno le nuove linee guida

Nella scuola assunzione di ruolo per 51.773 docenti

da Il Sole 24 Ore

Nella scuola assunzione di ruolo per 51.773 docenti

di Eugenio Bruno

roma

Adesso la corsa verso le 51.773 nuove assunzioni nella scuola può ufficialmente iniziare. La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha firmato ieri il decreto con il contingente dei posti disponibili a livello nazionale per i docenti. Un atto propedeutico alle immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2017/2018 che il ministero vuole concludere entro il 14 agosto.

L’atto del Miur è importante innanzitutto per questo motivo. Averlo emanato con quasi un mese di anticipo, grazie anche alla rapidità con cui si sono svolte le procedure di mobilità, metterà gli uffici scolastici territoriali e le segreterie nelle condizioni di accelerare. Entro il 31 agosto infatti – è la speranza di viale Trastevere – saranno effettuate le assegnazioni provvisorie. A seguire toccherà alle supplenze che saranno assegnate entro l’avvio delle lezioni secondo i calendari regionali.

Come detto, l’autorizzazione ad assumere riguarderà 51.773 prof. Ma non è questo il vero elemento di novità perché da un paio di mesi era chiaro che le stabilizzazioni sarebbero state 52mila, di cui circa 15mila dovute alla trasformazione da organico di fatto in organico di diritto di altrettanti posti. Più importante è invece la quantificazione di quelli di sostegno che saranno 13.393. Nel complesso a disposizione ci saranno 4.050 posti per la scuola dell’infanzia (di cui 1.317 di sostegno), 11.521 per la primaria (di cui 4.836 di sostegno), 19.936 per la scuola secondaria di I grado (di cui 5.920 di sostegno), 15.548 per la secondaria di II grado (di cui 1.320 di sostegno), 718 per gli insegnamenti specifici dei licei musicali. Ripartiti – ed è un’altra informazione sensibile per gli aspiranti alla stabilizzazione – per territorio e per classe di concorso.

Le disponibilità saranno coperte al 50% attingendo dalle graduatorie di merito degli ultimi concorsi e per l’altra metà immettendo in ruolo gli iscritti nelle Gae. Con un ostacolo che già si profila all’orizzonte però. E cioè che per alcuni insegnamenti e in alcune zone non ci sono iscritti alle Gae o vincitori di concorso sufficienti a riempire tutte le caselle. Un’asimmetria tra domanda e offerta che neanche la Buona Scuola è stata in grado di risolvere.

Un distinguo è arrivato dalla Uil scuola che ha parlato di 120mila posti che mancano all’appello. Il segretario Pino Turi ha sottolineato: «L’aver inquadrato nel modo giusto, cercando di mettere insieme le diverse istanze del mondo della scuola, ha permesso di raggiungere le immissioni autorizzate in questi giorni. Nel dettaglio -ha spiegato – abbiamo una quota di circa 37 mila posti assegnati dopo il turn over e con la copertura dei posti vacanti. Altri 15 mila posti derivano dal passaggio dall’organico di fatto a quello di diritto». Laddove – ha evidenziato lo stesso Turi – «mancano all’appello 10 mila posti (sull’organico di fatto) che il Mef non ha autorizzato. Un passo più coraggioso avrebbe dato risposte alle diverse istanze del personale offrendo continuità didattica e stabilità alle scuole. Occorre ora predisporre in modo celere i calendari delle convocazioni per assicurare, dal primo settembre, il regolare avvio dell’anno scolastico. Rimaniamo in attesa delle immissioni in ruolo del personale Ata che dovrà coprire – ha concluso – tutti i posti disponibili e vacanti».

Agli studenti lezioni di Croce rossa, siglato il protocollo d’intesa con il Miur

da Il Sole 24 Ore

Agli studenti lezioni di Croce rossa, siglato il protocollo d’intesa con il Miur 

Favorire la cittadinanza attiva e l’educazione alla salute tra gli studenti. Insegnare loro quali
sono gli stili di vita sani e quali le attività di intervento in caso di emergenze sanitarie o calamità naturali. Con l’obiettivo di sviluppare le competenze dei giovani e diffondere i valori dell’amicizia e della leale collaborazione attraverso il volontariato. A questo mira il protocollo d’intesa siglato tra il Miur e la Croce rossa italiana e presentato ieri al Miur.

L’accordo, che rinnova l’intesa pluriennale già conclusa nel 2013 e che ha raggiunto «già un migliaio di giovani», si concretizzerà con progetti e iniziative per studenti e personale
della scuola di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale a partire dal prossimo anno scolastico 2017/2018. «Il rinnovo della collaborazione con la Croce rossa italiana è un’occasione importante di contatto tra il mondo della scuola e un’eccellenza che mette le proprie competenze e il proprio personale a disposizione delle nostre ragazze e dei nostri
ragazzi – ha affermato il sottosegretario all’Istruzione Vito De Filippo – il protocollo si muove nel solco della Buona scuola e di uno dei suoi obiettivi principali, il rafforzamento dell’offerta formativa anche attraverso la cooperazione con realtà che concorrano a rendere la scuola più aperta, innovativa e inclusiva e a formare le cittadine e i cittadini di domani».

Oltre alla promozione degli stili di vita sani e sicuri – è stato spiegato – alle manovre salvavita e alla risposta alle situazioni di emergenza e alle calamità naturali, saranno diverse le attività su temi come la sicurezza stradale, lo sport per tutti, l’educazione alimentare, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, il contrasto al bullismo e all’emarginazione sociale, la migrazione e la donazione del sangue. Un comitato paritetico, costituito al Miur, seguirà la realizzazione degli obiettivi del protocollo, la pianificazione strategica degli interventi, la diffusione e il monitoraggio delle iniziative.

«Attraverso la firma di questa intesa con il Miur – ha spiegato il vicepresidente e rappresentante nazionale dei giovani Cri, Gabriele Bellocchi – la Croce rossa italiana, anche
grazie ai giovani Cri che saranno direttamente impegnati nella realizzazione dei vari progetti, conferma e potenzia il proprio impegno per rendere i ragazzi protagonisti del cambiamento e per promuovere la cultura della cittadinanza attiva contro tutti i pregiudizi. In questo contesto – ha concluso – il ruolo della scuola è essenziale anche per la diffusione dei valori dell’amicizia, della non violenza e dello spirito del volontariato».

Verso l’autunno caldo dei presidi: boicottata la ‘chiamata diretta’ della Buona scuola

da la Repubblica

Verso l’autunno caldo dei presidi: boicottata la ‘chiamata diretta’ della Buona scuola

A nominare i docenti mancanti saranno gli uffici scolastici regionali, esasperati i 7mila e 600 dirigenti scolastici in servizio, per le troppe “molestie burocratiche e responsabilità”. E nasce un movimento sul web: migliaia di firme per chiedere ai sindacati di non sottoscrivere un contratto “a perdere”

Salvo Intravaia

I Presidi boicottano la cosiddetta “chiamata diretta”, uno dei fiori all’occhiello della Buona scuola. Lo fanno per farsi sentire su tutta una serie di questioni già poste al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli che, pur mostrandosi sensibile, non ha ancora spostato di molto la loro situazione. Per questo a settembre, anche sul versante dei dirigenti scolastici si preannuncia un autunno caldo.

Per “accontentarli”, visto che sono in stato di agitazione da alcune settimane, occorrono provvedimenti legislativi e, soprattutto, fondi. Finanziamenti che non è certo si trovino e, per quanto riguarda i primi, non è detto che l’attuale maggioranza abbia gli spazi parlamentari per le modifiche richieste. Così, la chiamata diretta – la possibilità che hanno i presidi di scegliere, sulla base dei criteri disegnati dal Collegio dei docenti, gli insegnanti che completeranno l’organico della scuola – in moltissime scuole salterà.

Una mossa che ha un sapore prevalentemente politico. Perché, come avveniva prima della legge 107, a nominare i docenti mancanti ci penseranno gli uffici scolastici regionali. Ma i presidi sono esasperati per le troppe “molestie burocratiche e responsabilità” cui sono sottoposti da anni. Al punto che è nato anche un movimento spontaneo sul web, che in poco tempo ha raccolto mille e 200 firme (i presidi in servizio sono 7mila e 600) che intima ai sindacati di non sottoscrivere un contratto “a perdere”.

“L’anno scorso – spiega Simonetta Calafiore – a capo del liceo scientifico Benedetto Croce di Palermo – è stato un flop. Perché dopo avere nominato i docenti sono intervenute le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni col risultato che parecchi dei nominati sono stati trasferiti in altre scuole”. Lavoro inutile che i presidi hanno svolto ad agosto rinunciando alle ferie. E che quest’anno non vogliono ripetere.

Ad aderire alla serrata sulle chiamate dirette quasi tutti i sindacati dei dirigenti scolastici, confederali e no. Francesco Sinopoli, a capo della Flc Cgil, è chiaro: “Noi siamo per il superamento della chiamata per competenze e il contratto che ha iniziato a disciplinarla è un passo in quella direzione”. A spiegarne le motivazioni la collega, Roberta Fanfarillo, preside del liceo Luigi Pietrobono di Alatri (FR) e a capo dei presidi della Flc Cgil. “Abbiamo richiesto la perequazione dello stipendio perché i dirigenti scolastici percepiscono mediamente 57mila euro lordi all’anno mentre gli altri dirigenti statali, in media, 93mila”.

“La situazione – continua Fanfarillo è così critica e complessa che non è più possibile andare avanti”. Anna Serafin, preside iscritta alla Cisl scuola spiega inoltre che “la situazione è intollerabile anche dal punto di vista delle responsabilità”. “Si Tratta di una situazione iniqua”, continua, che porta i presidi a rispondere spesso di responsabilità non proprie, come quelle sulla sicurezza degli edifici scolastici. “Il rifiuto di operare la chiamata diretta rappresenta solo una parte della nostra protesta”, aggiunge. Al centro della questione, anche la valutazione dei presidi che, “così com’è stata ideate non coglie affatto – spiega Serafin – il vero impegno dei capi d’istituto”.

La valutazione prende le mosse da un portfolio che viene compilato dagli stessi capi d’istituto i cui contenuti dovrebbero essere successivamente verificati dai nuclei di valutazione che, oltre ad essere partiti in ritardo, sono anche pochi. “I valutatori devono recarsi nelle scuole – conclude Serafin – e constatare il lavoro quotidiano dei dirigenti scolastici. La valutazione non può essere effettuata su carte”. L’Anp, oltre alla perequazione dello stipendio, chiede anche l’introduzione della figura del vice-dirigente a cui lasciare in gestione la scuola in caso di impedimento o durante le ferie. Al momento, anche se il preside non è presente a scuola, è responsabile di tutto ciò che accade tra le mura scolastiche. Per questo, oltre a boicottare le chiamate dirette, molti presidi non compileranno il portfolio per la valutazione. E non parteciperanno ad alcune iniziative di formazioni già programmate.

Anche i capi d’istituto della Uil scuola partecipano alla mobilitazione. Il segretario Pino Turi parla di “stipendi troppo bassi per una funzione complessa come la Scuola: i dirigenti scolastici hanno la responsabilità di una comunità autonoma da governare e non da amministrare”, ma anche di rischio di isolamento per la categoria a causa dei troppi i sindacati per appena 8mila soggetti. Qualche mese fa, Dirigentiscuola ha proclamato e messo in atto lo sciopero della fame. E adesso il suo segretario nazionale si esprime in questo modo: “I nostri dirigenti verrebbero fare la chiamata diretta ma non un finta chiamata diretta quale quella in atto. Grande perdita di tempo che ne contraddice lo spirito o le finalità. Peraltro con accuse da parte dei sindacati di essere sceriffi e, da ultimo, perfino libertinaggio”.

Dal registro ai laboratori la scuola sarà sempre più digitale

da La Stampa

Dal registro ai laboratori la scuola sarà sempre più digitale

La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli: “Senza una scuola moderna la crescita culturale del paese rimane congelata”

Un totale di 15 milioni di euro per estendere il registro elettronico a tutte le classi delle scuole del primo ciclo (il bando PARTE il 16 ottobre) e altri 140 milioni per avviare laboratori professionalizzanti in chiave digitale nelle scuole secondarie (20 settembre). E, ancora, 2,5 milioni di euro per creare ambienti innovativi nelle scuole di periferia contro la dispersione scolastica (29 settembre). Dal 15 settembre invece verranno istituiti tre gruppi di lavoro al Miur per la revisione delle indicazioni nazionali sul piano di studi, per fare la mappatura delle metodologie didattiche innovative e per monitorare l’uso dei device personali in classe. Sono alcuni dei «prossimi passi» del Piano nazionale scuola digitale (Pnsd) annunciati oggi dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in occasione di un incontro a Roma a 20 mesi dall’avvio del Pnsd.

«Solo due anni fa – ha osservato Fedeli – la scuola vedeva solo le briciole degli investimenti in innovazione e un rapporto Ocse raccontava un’Italia indietro di 15 anni in fatto di digitalizzazione». «Una grossa fetta di questo divario è ora sta colmata con coraggio e determinazione. Ma il lavoro non è finito». In generale, «abbiamo bisogno di sostenere finanziariamente maggior velocità, qualità e strumenti».

In autunno, tra ottobre e novembre, previsti interventi sulla formazione dei docenti: saranno attivati, ha spiegato la ministra, 18 «future labs», uno per Regione; previsto un investimento di 25 i milioni di euro per la formazione avanzata sui temi del digitale per tutto il personale della scuola. Dal 12 settembre invece nascerà una community online che terrà in contatto tra loro gli animatori digitali.

«L’educazione, la formazione, non è un settore – ha osservato la ministra – ma la premessa indispensabile a tutte le politiche, è la risposta alle criticità e alla crisi, perché allinea la domanda con l’offerta di competenze. Se non innoviamo la scuola, le politiche innovative per aziende non avranno gambe. Senza una scuola moderna la crescita culturale del paese rimane congelata e rischia un arretramento. Le scelte sulla scuola digitale – ha concluso – rendono inoltre il paese più attrattivo per gli studenti e gli investitori esteri».

Tra i 16 «prossimi passi» per l’attuazione del Piano nazionale scuola digitale (Pnsd) previsti anche 5,7 milioni per la manutenzione della strumentazione tecnologica nelle scuole del I ciclo (bando il 15 novembre); servizi digitali più semplici ed efficienti per le scuole (provvedimento entro il 15 settembre); lancio del nuovo design per i siti web delle scuole (a ottobre); cittadinanza digitale, un kit per ogni scuola (a ottobre); attività sulle discipline Stem in ogni scuola (a novembre); una community online per gli animatori digitali e i team per il digitale delle scuole (lancio il 12 settembre). Le azioni partiranno fra settembre e novembre.

«Dobbiamo lavorare sulle connessioni, sull’accesso, ma anche accelerare sul tema delle competenze digitali delle ragazze e dei ragazzi e sulla formazione delle e degli insegnanti – ha insistito la ministra – si tratta di fornire alle nuove generazioni strumenti per incidere sul presente e sul domani in maniera consapevole e di sostenere le docenti e i docenti, attraverso l’aggiornamento delle loro conoscenze, nel loro ruolo di guida delle studentesse e degli studenti. Sono loro il vero cuore del Piano Scuola Digitale. L’innovazione passa dalla conoscenza».

L’obbligo dei vaccini a scuola è legge, pure alla Camera con fiducia: cosa cambia ora

da La Tecnica della Scuola

L’obbligo dei vaccini a scuola è legge, pure alla Camera con fiducia: cosa cambia ora

Tra pochissime ore il decreto sull’obbligo dei vaccini diventerà legge dello Stato, dopo il via libera dell’Aula della Camera con la votazione sulla fiducia che il governo aveva posto.
La votazione, iniziata poco prima delle ore 23.00 del 27 luglio, è stata palese ed è avvenuta per appello nominale: ciascun deputato ha sfila davanti al banco della presidenza, dichiarando ad alta voce il proprio voto.
La fiducia dell’Aula di Montecitorio è arrivata con 305 voti a favore, 147 contrari e due astenuti. L’esame del testo proseguirà dalle 9.00 del 28 luglio, con le votazioni relative agli ordini del giorno. Il voto finale e definitivo sul provvedimento, a questo punto poco più di una formalità, è previsto alle 12.00 dello stesso giorno, dopo le dichiarazioni di voto che verranno trasmesse in diretta televisiva a partire dalle ore 10.00.
Dopo 18 anni, torna quindi l’obbligo di vaccinazione per potersi iscrivere a scuola. La misura, che avrà effetto immediato, è stata decisa per fare fronte all’allarmante calo delle coperture vaccinali in Italia.
Sono diverse le novità previste dal decreto. A riassumerle è l’agenzia Ansa.
– LE VACCINAZIONI OBBLIGATORIE: l’obbligo vaccinale varrà per l’iscrizione ad asili nido e scuole materne, nella fascia d’età 0-6 anni, ma riguarderà, con modalità diverse, anche elementari, scuole medie e primi due anni delle superiori, fino cioè ai 16 anni dei ragazzi. Le vaccinazioni obbligatorie sono 10: antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, antiepatite B, antipertosse, antiHaemophilus influenzae tipo b. Queste vaccinazioni diventano obbligatorie “in via permanente”. Altre 4 vaccinazioni sono invece obbligatorie “sino a diversa successiva valutazione” dopo una verifica triennale e sono: antimorbillo, antirosolia, antiparotite, antivaricella. Sono poi raccomandate e offerte gratuitamente in base alle indicazioni del Calendario vaccinale, altre 4 vaccinazioni: antimeningococcica B e C, antipneumococcica e antirotavirus. Per effettuare i vaccini non sono necessarie 10 diverse punture, ma solo due.
– PRENOTAZIONE IN FARMACIA: le famiglie potranno prenotare direttamente in farmacia, gratuitamente, le vaccinazioni previste. Tutte le vaccinazioni obbligatorie sono gratuite. – GLI ESONERI: sono esonerati dall’obbligo i bambini immunizzati per effetto della malattia naturale, per averla già contratta, o quelli che si trovano in specifiche condizioni cliniche. In questo caso, la vaccinazione può essere posticipata. Anche i minori stranieri non accompagnati dovranno essere vaccinati.
– I VACCINI MONOCOMPONENTI: per i soggetti immunizzati che hanno già avuto una delle malattie infettive previste, l’obbligo vaccinale potrà essere assolto con vaccini in formulazione monocomponente, senza l’antigene della malattia già contratta.
– LE SANZIONI: se in genitori non vaccinano i figli, il dirigente scolastico è tenuto a segnalare la violazione alla asl. L’asl contatta il genitore per un colloquio, indicando modalità e tempi delle vaccinazioni da fare. Se il genitore non provvede, l’asl contesta formalmente l’inadempimento. In questo caso, è prevista per i genitori una sanzione da 100 a 500 euro.
– ANAGRAFRE VACCINALE E CAMPAGNE INFORMATIVE: nasce l’Anagrafe nazionale vaccini, nella quale sono registrati tutti i soggetti vaccinati e da sottoporre a vaccinazione, le dosi e gli eventuali effetti indesiderati. Previsto anche un piano di Vaccinovigilanza e campagne informative.(ANSA).
Sempre l’agenzia Ansa ha preparato un prospetto sugli adempimenti per l’iscrizione a scuola. Vi proponiamo anche questo, qui di seguito.
– DIRIGENTI SCOLASTICI: all’atto dell’iscrizione hanno l’obbligo di richiedere, alternativamente, la documentazione comprovante: l’effettuazione delle vaccinazioni, l’omissione o il differimento della somministrazione del vaccino, l’esonero per intervenuta immunizzazione per malattia naturale, copia della prenotazione dell’appuntamento presso l’asl.
– AUTOCERTIFICAZIONE: il genitore può anche autocertificare l’avvenuta vaccinazione e presentare successivamente copia del libretto. La semplice presentazione alla asl della richiesta di vaccinazione consente l’iscrizione a scuola, in attesa che la asl provveda ad eseguire la vaccinazione entro la fine dell’anno scolastico.
– LA FORMAZIONE DELLE CLASSI: i minori non vaccinabili per ragioni di salute sono inseriti in classi nelle quali sono presenti soltanto minori vaccinati o immunizzati naturalmente. I dirigenti scolastici comunicano all’asl competente, entro il 31 ottobre di ogni anno, le classi nelle quali sono presenti più di due alunni non vaccinati.
– GRATUITÀ: tutte le vaccinazioni obbligatorie sono gratuite, anche quando è necessario ‘recuperare’ somministrazioni che non sono state effettuate in tempo.
– DISPOSIZIONI TRANSITORIE PER L’ANNO SCOLASTICO 2017-18: per la fase di prima applicazione del decreto si prevede che entro il 31 ottobre 2017 per la scuola dell’obbligo e entro il 10 settembre per i nidi si presenti la relativa documentazione o l’autocertificazione per l’avvenuta vaccinazione; la relativa documentazione per l’omissione, il differimento e l’immunizzazione da malattia; copia della prenotazione dell’appuntamento per le vaccinazioni presso l’asl. Inoltre: entro il 10 marzo 2018, nel caso in cui sia stata precedentemente presentata l’autocertificazione, deve essere presentata la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione.
– DISPOSIZIONI DALL’ANNO 2019-20: è prevista un’ulteriore semplificazione e gli istituti scolastici dialogheranno direttamente con le asl per verificare lo stato vaccinale degli alunni.

Intercultura, oltre 2.000 posti per studiare all’estero: il bando scade il 10 novembre 2017

da La Tecnica della Scuola

Intercultura, oltre 2.000 posti per studiare all’estero: il bando scade il 10 novembre 2017

Torna anche quest’anno il bando di Intercultura, con più di 2.000 posti, di cui 1.500 accessibili attraverso borse di studio totali o parziali, per programmi di studio all’estero (scolastici ed estivi) con partenza dall’estate 2018.

I programmi scolastici all’estero di Intercultura per l’anno scolastico 2018-19 sono rivolti prioritariamente a studenti delle scuole superiori nati tra il 1 luglio 2000 e il 31 agosto 2003. I limiti delle età ammesse a partecipare variano a seconda del Paese richiesto.

Per partecipare, è necessario sostenere un percorso di selezione che inizia poco dopo la scadenza delle iscrizioni in una sede definita dal Centro locale di Intercultura della propria zona. Le selezioni intendono valutare l’idoneità del giovane a partecipare ad un programma interculturale, in una famiglia, una scuola e una comunità sociale di un altro Paese.

Intercultura valuta anche i risultati scolastici dell’anno in corso e degli ultimi due anni (la maggior parte delle scuole all’estero non accetta la candidatura di studenti che negli ultimi due anni scolastici abbiano riportato bocciature e/o debiti significativi).

Per iscriversi alle selezioni è sufficiente collegarsi all’apposita pagina del sito internet www.intercultura.it e compilare il modulo di iscrizione online. È richiesto il pagamento della quota di iscrizione di 50 euro (che non verrà rimborsata in nessun caso). Le iscrizioni per partecipare al concorso per i programmi scolastici apriranno il 1° settembre 2017 e dovranno pervenire entro il 10 novembre 2017.

Anche gli studenti di cittadinanza non italiana possono iscriversi, purché abbiano frequentato all’interno del sistema scolastico italiano almeno il ciclo delle medie inferiori e gli anni delle scuole medie superiori fino alla candidatura (complessivamente 4/5 anni a seconda dei casi) per poter partecipare ai programmi di studio all’estero offerti da Intercultura. Inoltre i candidati di cittadinanza non italiana dovranno essere in possesso – alla data del 15 gennaio 2018 – del passaporto e del permesso di soggiorno individuale in Italia.

Assunzioni 52mila docenti, potevano essere di più

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni 52mila docenti, potevano essere di più

È arrivato, quindi, anche con qualche settimana di anticipo rispetto al passato, il contingente delle assunzioni dei docenti.

Alla fine, saranno quasi 52mila a firmare il fatidico contratto a tempo indeterminato. Probabilmente anche qualche migliaio di meno, perché ci sono delle discipline d’insegnamento – su tutte Matematica e Scienze nella scuola media – senza più docenti in graduatoria (di merito o ad esaurimento).

La domanda che tanti si pongono, però, è: sono tanti o poche 52mila assunzioni? Non è facile dare una risposta.

In assoluto, infatti, la Scuola continua ad assumere in ruolo, mentre negli altri comparti dello Stato (escludendo forze armate, Sanità e pochi altri), vige da anni, potremmo dire da decenni, un cronico blocco delle assunzioni. E nel migliore dei casi non si va oltre il turn over.

Ma anche nella scuola, a ben vedere, non si è andati molto oltre. Perché circa 22mila posti dei 52mila accordati dal Mef si sono liberati proprio per effetto dei pensionamenti che scatteranno da settembre. Gli altri posti vanno divisi tra quelli effettivamente vacanti e quelli che lo stesso dicastero di Via XX Settembre, dopo un tira e molla di mesi, ha spostato dagli organici di fatto a quelli di diritto.

Quindi, le vere assunzioni sono pari a meno di 30mila posti. “Un risultato – sostiene il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi. Secondo la Uil Scuola – che è frutto di una azione basata su scelte concrete che permetteranno di stabilizzare il rapporto di lavoro a migliaia di precari”.

Per il sindacalista, però, “mancano all’appello 10 mila posti (sull’organico di fatto) che il Mef non ha autorizzato. Un passo più coraggioso – aggiunge Turi – avrebbe dato risposte alle diverse istanze del personale offrendo continuità didattica e stabilità alle scuole”.

Il riferimento è alle 25mila assunzioni chieste da tempo dal Miur, poi ridotte a 15mila.
Per Marcello Pacifico (Anief-Cisal), si tratta di “una miseria”, perché anche quest’anno sono previste 100mila supplenze. Inoltre, “la coperta utilizzata era già piccola ma è stata anche messa male. Perché c’erano dei precisi impegni da parte del Miur che sono stati anche stavolta disattesi. Pensiamo al sostegno che dovrà accontentarsi di poco più di 13mila posti: in questo modo, un docente di sostegno su quattro continuerà ad essere precario. Rimane tanta amarezza perché le aliquote adottate per le assunzioni non hanno tenuto conto delle difficoltà in cui versano il Sud, le Isole e le aree disagiate o ad alto rischio dispersione e con difficoltà di assorbimento dell’offerta formativa. Come penalizzati risultano i maestri della scuola dell’infanzia: se ne assumono appena 2.733”.
“A rendere ancora più difficile la situazione – continua il sindacalista – è anche l’ostinazione nel blindare le stesse GaE, spostando l’aggiornamento al 2019, e di alzare i muri contro i docenti abilitati della seconda fascia d’istituto, anche laddove le GaE risultano esaurite. Si è agito in modo pessimo: è stato come avere a disposizione una medicina per curare un malato, ma non averla potuta usare per una questione di principio. Tuttavia, siccome quando si parla di princìpi noi siamo ancora più determinati, la questione per 13mila ricorrenti ora passa nelle mani del Tar”.
Ora, ha fatto sapere il Miur, le assunzioni si completeranno entro il prossimo 14 agosto. Mentre entro il 31 agosto saranno effettuate le assegnazioni provvisorie. A seguire, le supplenze, saranno assegnate entro l’avvio delle lezioni secondo i calendari territoriali.
“Occorre ora predisporre in modo celere i calendari delle convocazioni per assicurare, dal primo settembre, il regolare avvio dell’anno scolastico. Rimaniamo in attesa delle immissioni in ruolo del personale ATA che dovrà coprire tutti i posti disponibili e vacanti”, conclude Turi.

Assunzioni docenti 2017/2018, ecco tutti i posti disponibili

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni docenti 2017/2018, ecco tutti i posti disponibili

E’ on line, da oggi, il contingente delle assunzioni relative al personale docente della scuola. Ieri è stata firmata l’autorizzazione ad assumere, pari a 51.773 posti, di cui 13.393 sono posti di sostegno.

I posti sono 4.050 per la scuola dell’infanzia (di cui 1.317 di sostegno), 11.521 per la primaria (di cui 4.836 di sostegno), 19.936 per la scuola secondaria di I grado (di cui 5.920 di sostegno), 15.548 per la secondaria di II grado (di cui 1.320 di sostegno), 718 per gli insegnamenti specifici dei licei musicali.

Il cronoprogramma di avvicinamento al nuovo anno scolastico procede, ora, con le immissioni in ruolo del personale docente che saranno completate, compresa la fase della individuazione per competenze, entro il prossimo 14 agosto.

Mentre entro il 31 agosto saranno effettuate le assegnazioni provvisorie. A seguire, le supplenze, saranno assegnate entro l’avvio delle lezioni secondo i calendari territoriali.

LEGGI IL DECRETO (CLICCA QUI)

LA CIRCOLARE SULLE IMMISSIONI IN RUOLO (CLICCA QUI)

TUTTI I POSTI: (CLICCA QUI)

 

Bonus docenti 500 euro, il Consiglio di Stato dice no ai precari

da La Tecnica della Scuola

Bonus docenti 500 euro, il Consiglio di Stato dice no ai precari

Sono molti i docenti precari a chiedere a gran voce di ricevere il Bonus docenti di 500 euro riservato all’autoformazione. La misura è stata confermata anche per il prossimo anno, ma sempre per i soli docenti di ruolo.

Infatti, il Consiglio di Stato con la sentenza del 30 giugno 2017 ha ribadito quanto stabilito in precedenza dal TAR del Lazio (sentenza n°7917 del 2016) in merito al bonus insegnanti.

Secondo il Consiglio di Stato, questo contributo per legge non costituisce né una retribuzione accessoria né un reddito imponibile.
Pertanto i docenti precari non possono usufruire del Bonus.

Il TAR evidenziava già che dal quadro normativo sussistente “consegue che la normativa specifica in materia è chiarissima e non lascia alcun margine di dubbio in ordine alla circostanza che il personale docente e, quindi, anche il personale ad esso assimilato, come appunto il personale educativo dei convitti, alla luce delle considerazioni di cui al punto che precede, non di ruolo e con contratto a tempo determinato è escluso dalla cerchia dei destinatari della carta di cui trattasi”.

In questi due anni di Bonus 500 euro ci sono state polemiche su questa misura, con i precari che si lamentano di essere trattati come “docenti di serie B”. Anche quest’anno i sindacati si sono fatti portavoce più volte delle richieste dei precari, chiedendo al Ministero dell’Istruzione di estendere il bonus docenti di 500 euro anche a chi non ha una cattedra di titolarità.

Tuttavia, almeno per il momento, non sembrerebbero esserci profili di illegittimità: “alcuna illegittimità costituzionale è prospettabile con riferimento ai commi 121 e seguenti dell’articolo 1 della L. n. 107 del 2015, avuto riguardo all’oggetto dell’impugnazione in questa sede, ossia il D.P.C.M. e la conseguente nota ministeriale esplicativa, proprio in quanto i predetti commi disciplinano uno specifico strumento di formazione professionale del docente che si inserisce in un contesto più ampio in cui emerge con evidenza proprio l’obbligatorietà della formazione permanente in servizio del docente di ruolo che diviene attività funzionale del docente stesso.