Fedeli: lavoriamo per estendere l’Erasmus agli ultimi due anni delle superiori

da Il Sole 24 Ore

Fedeli: lavoriamo per estendere l’Erasmus agli ultimi due anni delle superiori

di Claudio Tucci

A settembre l’alternanza scuola-lavoro «entrerà a regime e coinvolgerà 1,5 milioni di studenti». Il nuovo anno vedrà anche il debutto, alla primaria e alla secondaria di primo grado, della prova Invalsi in lingua inglese: sarà la prima volta che la scuola italiana “certificherà” a tutti gli alunni abilità di comprensione e uso di un idioma straniero, «ne beneficeranno in primis le famiglie meno abbienti che non possono permettersi costosi corsi privati». In vista della manovra di autunno «sto lavorando per estendere l’Erasmus agli ultimi due anni delle superiori, in modo tale da far diventare curriculare questa formidabile esperienza formativa». Per gli insegnanti, «il mio impegno è ridare dignità e prestigio alla loro professione nel nuovo contratto, che spero sarà chiuso entro dicembre». E ancora: tra pochi giorni uscirà il bando di concorso per 2mila presidi: «Vogliamo abbattere il fenomeno delle reggenze divenuto ormai cronico negli ultimi anni».

La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha scelto IlSole24Ore per annunciare le novità in arrivo con il nuovo anno tra i banchi e nelle aule. Il messaggio è chiaro: «La formazione del capitale umano deve tornare centrale nella società e nell’agenda politica. Dalla scuola, all’università, al futuro lavoro, è arrivato il momento di investire nell’apprendimento permanente». «A metà settembre – ha poi aggiunto – con i colleghi Giuliano Poletti e Carlo Calenda presenteremo alcune idee per rilanciare conoscenze e competenze, sempre più necessarie oggi nell’era di Industria 4.0».

Ministra, anche la scuola, passo passo, si sta aprendo al mondo del lavoro…

Sì. L’alternanza obbligatoria è stata una importante innovazione culturale e didattica. Dobbiamo ora puntare su progetti seri e di qualità anche perché nel 2018/2019 l’esperienza di formazione “on the job” sbarcherà agli esami di Maturità. Entro l’anno promuoveremo gli Stati generali dell’alternanza, e a breve partirà un portale nazionale di supporto alle scuole: ci sarà anche un “bottoncino rosso” affinché gli studenti possano denunciare eventuali abusi.

Partiamo proprio dagli studenti: quest’anno ci sono diverse novità per loro, per esempio la prova Invalsi in inglese…

In realtà è tutta la legge 107 a mettere al centro i ragazzi e il loro apprendimento. Ora entrano in vigore i decreti attuativi, che ho voluto con forza che fossero approvati: sono una delle parti più qualificanti della legge. Con i decreti attuativi si potenzia il diritto allo studio; c’è maggiore attenzione per studenti con disabilità; cambia l’esame della secondaria di primo grado, con meno prove e più valore al percorso di studio; ci sono misure concrete per contrastare l’abbandono scolastico. Un tema che abbiamo affrontato anche nel decreto Sud e nei provvedimenti del ministro Poletti sul reddito d’inclusione. Con gli investimenti in edilizia scolastica stiamo poi offrendo ai nostri ragazzi non solo plessi sicuri, ma pure laboratori e ambienti innovativi per l’apprendimento. Certo, la strada è lunga. Ma la direzione è quella giusta.

È stata coraggiosa a far partire la sperimentazione del diploma a 4 anni: finalmente ci avviciniamo ai principali paesi Ue…

Ho deciso di procedere con una sperimentazione nazionale che riguarderà 100 classi di altrettanti licei e istituti tecnici. Così si potrà gestire il procedimento autorizzatorio in modo più trasparente e ampliando il numero di scuole si potranno trarre risultati tecnicamente più attendibili. A settembre gli istituti che intendono candidarsi potranno presentare domanda e i 100 ammessi alla sperimentazione potranno accogliere le iscrizioni per le classi prime, che partiranno dal 2018/2019. Al termine della sperimentazione, nel 2023, si discuteranno i risultati con tutti i rappresentanti del mondo della scuola e con i decisori politici per realizzare il massimo di consenso possibile. Se la valutazione avrà esito positivo si potrà recuperare l’intera riforma dei cicli e, contestualmente, anche portare l’obbligo scolastico fino al termine dei tre cicli, ovvero fino al diciottesimo anno di età.

Ce la farà ad avere in classe tutti gli insegnanti il primo giorno di lezioni?

È un impegno che ho preso. Quest’anno la mobilità ha avuto numeri più contenuti (oltre 61mila prof cambieranno sede – nel 2016/2017 si spostarono più di 200mila docenti, ndr), e anche sui movimenti “solo per un anno” abbiamo messo regole più stringenti. Le operazioni di immissioni in ruolo stanno procedendo regolarmente. E grazie alla stabilizzazione di 15.100 posti in organico di diritto anche le supplenze lunghe si ridurranno. Negli scorsi anni hanno sempre superato quota 100mila. Siamo convinti che nel 2017/2018 scenderemo sotto questa soglia.

Ripristinerete il vincolo triennale di permanenza per i prof per frenare i soliti caroselli di inizio anno?

Sì. Finita l’eccezionalità prevista quest’anno si tornerà alle regole vigenti. Nel nuovo contratto allineeremo le procedure negoziali sui tre anni. Per me, lo ripeto, la continuità didattica è un valore.

A proposito di rinnovo del contratto, l’autunno è alle porte. Per i docenti, stop agli aumenti a pioggia, e più merito?

Intanto, il contratto riguarderà il nuovo maxi-comparto Scuola-Università-Ricerca. Mi auguro che in manovra si troveranno risorse aggiuntive, per chiudere la partita entro l’anno. Detto questo, ritengo giusto premiare i docenti migliori, ma ci devono essere condivisione e obiettivi comuni, e i criteri vanno negoziati. Il primo anno di applicazione dei 200 milioni di euro premiali ha mostrato più ombre che luci. Nella trattativa con il sindacato affronteremo pure il tema degli scatti d’anzianità. Intanto per i professori universitari m’impegno apertamente a sbloccare gli scatti: è un atto doveroso. E per i presidi lotterò affinché si armonizzino le loro retribuzioni con quelle della dirigenza pubblica.

Ultima domanda. A settembre partiranno le nuove lauree professionalizzanti. Atenei e Its riusciranno a collaborare?

Me lo auguro. E mi aspetto un contributo positivo pure da imprese e territori. Dobbiamo disegnare un’offerta didattica di qualità che favorisca l’inserimento al lavoro. Sto apprezzando il dibattito lanciato dal vostro giornale sui 20 anni persi dell’università italiana. Ritengo che gli atenei vadano sostenuti nel cambiamento, e questa nuova offerta d’istruzione terziaria può essere un primo passo per aprire il mondo accademico ai territori, guardando sempre all’interesse primario dei ragazzi.

A settembre in alternanza 1,5 milioni di ragazzi

da Il Sole 24 Ore

A settembre in alternanza 1,5 milioni di ragazzi 

A settembre la formazione “on the job” andrà a regime e coinvolgerà complessivamente 1,5 milioni di studenti. Oltre ai 100 milioni di euro annui previsti dalla legge 107, ci sarà un ulteriore finanziamento di 140 milioni provenienti dai fondi Ue. Entrerà in vigore anche la Carta con i diritti e i doveri che dovranno rispettare gli alunni che entrano in una azienda. Nascerà pure un portale di servizi per la gestione dell’alternanza da parte delle scuole, per far incontrare domanda e offerta e per consentire anche agli studenti di far emergere casi di malfunzionamento

Spazio al progetto educativo individualizzato per l’inclusione degli alunni disabili

da Il Sole 24 Ore

Spazio al progetto educativo individualizzato per l’inclusione degli alunni disabili

Arriva il Progetto educativo individualizzato (Pei) per favorire l’inclusione di ciascun studente disabile. Viene rivista la formazione iniziale dei prof di sostegno di infanzia e primaria, attraverso l’istituzione di un Corso di specializzazione ad hoc a cui si accede dopo aver conseguito la laurea in Scienze della formazione primaria, comprensiva di 60 crediti sulla didattica dell’inclusione. Sarà formato anche il personale tecnico-amministrativo (Ata). Le commissioni mediche per l’accertamento della disabilità si arricchiscono di nuove professionalità: ci saranno un medico legale e due medici specialisti scelti fra quelli in pediatria e in neuropsichiatria infantile. Per la prima volta i supplenti potranno avere contratti pluriennali

Cambia l’esame di terza media: meno prove scritte, da 3 a 5

da Il Sole 24 Ore

Cambia l’esame di terza media: meno prove scritte, da 3 a 5 

Con il nuovo anno si cambia: il prossimo giugno le prove scritte scenderanno da cinque a tre, più il colloquio orale. Si darà più valore al percorso scolastico. Sono previste: una prova di italiano, una di matematica, una prova sulle lingue straniere, un colloquio per accertare le competenze trasversali, comprese quelle di cittadinanza. Il test Invalsi (la prova nazionale standardizzata) resta, ma si svolgerà nel corso dell’anno scolastico, non più durante l’esame. Cambierà pure la maturità, ma a partire dall’anno scolastico 2018/2019. A settembre le scuole riceveranno l’apposita circolare con tutte le novità.

Nelle prove Invalsi debutterà l’inglese

da Il Sole 24 Ore

Nelle prove Invalsi debutterà l’inglese

A settembre novità in arrivo per le prove Invalsi: accanto a italiano e matematica, si introduce una prova di inglese standardizzata per certificare, in convenzione con enti certificatori accreditati, le abilità di comprensione e uso della lingua inglese in linea con il Quadro Comune di Riferimento Europeo per le lingue. Nelle classi finali, poi, di medie e superiori la prova Invalsi diventa requisito per l’ammissione all’Esame, ma non influisce sul voto finale

Potenziata l’offerta formativa artistico-culturale

da Il Sole 24 Ore

Potenziata l’offerta formativa artistico-culturale 

Materie come musica e danza, teatro e cinema, pittura, scultura, grafica delle arti decorative e design, scrittura creativa entrano nel Piano dell’offerta formativa. Alla primaria partiranno i Poli a orientamento artistico-performatico (a medie e superiori si dovranno costituire apposite Reti) per condividere risorse laboratoriali, spazi espositivi, strumenti professionali, esperienze e progettazioni comuni. Ogni istituto potrà stabilire se articolare singoli progetti o specifici percorsi curricolari anche in verticale, in alternanza scuola-lavoro o con iniziative extrascolastiche, in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati e con soggetti del terzo settore che operano nel campo artistico e musicale.

Disco verde ai Poli per l’infanzia bambini di età fino a 6 anni

da Il Sole 24 Ore

Disco verde ai Poli per l’infanzia bambini di età fino a 6 anni 

Sarà promossa la costituzione di Poli per l’infanzia per bambine e bambini di età fino a 6 anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi. I Poli serviranno a potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico. I Poli saranno finanziati anche attraverso appositi fondi Inail (150 milioni per la parte edilizia). Sarà prevista la qualifica universitaria come titolo di accesso per il personale, anche per i servizi da 0 a 3 anni, nell’ottica di garantire una sempre maggiore qualità del sistema. Per la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie.

Mattarella: istruzione base per il futuro dei giovani, guai se gli adulti consumano troppo

da La Tecnica della Scuola

Mattarella: istruzione base per il futuro dei giovani, guai se gli adulti consumano troppo

 

Le responsabilità del passaggio generazionale sono “degli adulti, che non possono consumare in sovrappiù beni e opportunità sottraendoli ai propri figli”.
A scriverlo è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio agli organizzatori del Meeting di Cl diffuso in coincidenza dell’inizio della settimana riminese, aperta il 20 agosto dall’intervento del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Certamente, ha scritto il Capo dello stato, anche i giovani devono fare la loro parte: “sono chiamati a fare proprie le storie e le cose per dare ad esse un futuro e divenire di questo protagonisti”.
“Abbiamo un mondo – continua il Presidente – che oggi si è fatto più piccolo e procede a velocità sempre più sostenuta. La globalizzazione da un lato, e lo sviluppo delle tecnologie dall’altro mettono in discussione l’autonomia stessa della persona. L’idea di libertà, il senso di comunità, l’ambizione di fare storia richiedono di essere continuamente riformulati, vissuti nel presente”. E allora, secondo il Capo dello Stato “i giovani possono e devono diventare artefici di questa trasformazione epocale”.

Mattarella, quindi, si è rivolto alle istituzioni: “La politica, le Istituzioni, i soggetti economici, i corpi sociali hanno tutti un peso nel determinare gli esiti dei cambiamenti in atto. Complessità ed interdipendenza non sono alibi per un disimpegno. L’attenzione verso i giovani deve tradursi in occasioni concrete ed innovazioni che aprano le porte ad una mobilità sociale vera ed a una piena cittadinanza, a partire dal diritto al lavoro ed alla istruzione che sta alle radici della libertà delle persone e della società”.
“Così, investendo sul futuro, una collettività ritrova fiducia e raddoppia la propria forza”, ha concluso il Capo dello Stato.
Il riferimento di Mattarella è al consumismo esasperato, ai lati negativi della globalizzazione, alo scadimento dell’etica e del rispetto delle regole. Insomma, una bacchettata alle tendenze moderne. Le quali, però, per essere stoppate avrebbero bisogno di provvedimenti e politiche precise. Opposte, purtroppo, a quelle attuali.

Lavoro nei giorni festivi: retribuzione e riposo compensativo

da La Tecnica della Scuola

Lavoro nei giorni festivi: retribuzione e riposo compensativo

 

Sulla notizia che abbiamo dato poche ore fa relativa ai riposi compensativi per il lavoro festivo può essere opportuno fornire qualche ulteriore informazione.

La prestazione lavorativa effettuata in una giornata festiva è già attualmente regolata dall’articolo 2019 del codice civile (ricordiamo che per il personale della scuola, nel caso in cui il contratto non stablisce nulla, valgono appunto le disposizioni generali del codice civile) in base al quale “il prestatore di lavoro ha diritto ad un giorno di riposo ogni settimana, di regola in coincidenza con la domenica”.
Ne consegue che, ove il lavoratore presti la propria opera in una giornata festiva, il datore di lavoro dovrà concedere una giornata di riposo compensativo; per la verità, però, va anche detto che questa regola vale per i lavoratori che hanno un orario articolato su 6 giorni settimanali, mentre nella scuola molto spesso i docenti fruiscono del cosiddetto “giorno libero”.

Sull’argomento era intervenuta a suo tempo anche l’Aran affrontando però un caso relativo ad un dipendente degli Enti Locali.
Il chiarimento dell’Agenzia può essere comunque utille:  il dipendente che lavora sei giorni alla settimana e che eccezionalmente presta servizio in un giorno festivo – spiega l’Aran – ha diritto sia ad un compenso aggiuntivo pari al 50% della retribuzione ordinaria sia ad una giornata di riposo compensativo.
Già ora, dunque, al personale della scuola che lavora in una giornata festiva (può essere, ad esempio, il caso dei docenti che svolgono funzione di accompagnatore nelle gite scolastiche o del personale che garantisce l’apertura festiva della scuola in particolari situazioni) è dovuto un compenso aggiuntivo indipendemente dalla articolazione settimanale dell’orario.
Per il personale con un orario articolato su 6 giorni già ora è dovuto il riposo compensativo. Qualche dubbio potrebbe esserci per coloro che hanno l’orario articolato su 5 giorni ed è proprio per questo che i sindacati stanno pensando ad una soluzione di natura contrattuale.

Contratto scuola, sembrerebbe confermato il diritto ai permessi retribuiti

da La Tecnica della Scuola

Contratto scuola, sembrerebbe confermato il diritto ai permessi retribuiti

 

Nel nuovo contratto della scuola continuerà ad esistere, con molta probabilità, il diritto a fruire dei 3 giorni di permesso retribuito per motivi personali o familiari.

Stiamo parlando dell’attuale art.15 comma 2 del CCNL 2006/2009, in cui è scritto che il dipendente, inoltre, ha diritto, a domanda, nell’anno scolastico, tre giorni di permesso retribuito per motivi personali o familiari documentati anche mediante autocertificazione. Per gli stessi motivi e con le stesse modalità, vengono fruiti i sei giorni di ferie durante i periodi di attività didattica di cui all’art. 13, comma 9, prescindendo dalle condizioni previste in tale norma.

Questa norma dei permessi retribuiti applicata come un diritto del dipendente e sottratta alla discrezionalità del dirigente scolastico, è stata oggetto, in questi ultimi 10 anni, di numerose sentenze dei giudici del lavoro. Sentenze che hanno visto quasi sempre, o addirittura sempre, soccombere l’Amministrazione che non li concedeva o tentava di fare dell’ostruzionismo. Ultimamente la nostra testata si era interessata al problema della mancata concessione dei permessi retribuiti per motivi personali o familiari, ottenendo il ritiro di una circolare illegittima.

Nel nuovo contratto del comparto della conoscenza dovrebbe essere introdotto anche il diritto al riposo settimanale. Infatti per evitare abusi da parte dei dirigenti scolastici, che in alcuni casi non concedono il recupero compensativo del riposo settimanale, sarà introdotto un articolo contrattuale ad hoc. In tale norma ci sarà scritto: “Ove il riposo settimanale del dipendente non possa essere fruito nella giornata domenicale, dovrà essere fruito, in modo compensativo, entro la settimana successiva”. Il riposo settimanale si applica per esempio a quei docenti che accompagnano gli studenti in un viaggio d’istruzione e rimangono in servizio la domenica. Oppure a quei docenti che svolgono il ruolo di Presidente o scrutatore di seggio durante le tornate elettorali, quindi sono impegnati, come se fossero in servizio, la domenica.

Bonus premiale: molte ombre e poche luci secondo Fedeli

da La Tecnica della Scuola

Bonus premiale: molte ombre e poche luci secondo Fedeli

 

Le dichiarazioni fatte dalla ministra Fedeli al Sole 24 Ore e riportate anche dalla nostra testata fanno pensare che il bonus premiale abbia ormai i mesi contati.

La ministra Fedeli, riferendosi al bonus, parla infatti di “più ombre che luci” e questo fa pensare che l’idea di cancella il “premio” per mettere i 200 milioni di euro nel piatto del contratto sia ormai ben più di una semplice ipotesi.
Ovviamente per ottenere raggiungere il risultato non basterà il contratto, come forse pensano o sperano i sindacati: il bonus, infatti, è espressamente previsto da alcuni commi della legge 107 (precisamente quelli che vanno dal 126 al 130) e, per cancellarlo, sarà indispensabile modificare la norma.
Operazione che – è bene non dimenticarlo – va fatta dal  Parlamento e non dal Governo.
Ma, una strada potrebbe esserci: nella legge di stabilità per il 2018 i commi in questione potrebbero essere eliminati e i fondi disponibili spostati sul contratto.

Tecnicamente l’operazione sembra non presentare troppe difficoltà ma è del tutto evidente che equivarrebbe a cancellare uno dei pilastri della legge 107 e ad ammettere che la “Buona scuola” non è poi così buona come il Governo (anzi il Parlamento che l’aveva approvata) pensava.
Ovviamente si sarebbe ancora qualche piccolo dettaglio da sistemare, come ad esempio la composizione del comitato di valutazione di cui fanno ora parte anche genitori e studenti.
Si tratta di esternazioni ferragostane che valgono quel che valgono ma che. in ogni caso, dimostrano che il vento sta cambiando direzione: la Ministra stessa ammette che il bonus premiale mostra più luci che ombre e questa è certamente una presa di posizione di non poco conto.
Fra qualche settimana si capirà se davvero il Governo intende tornare indietro, almeno sui punti più controversi della legge 107 o se deciderà di aprire la campagna elettorale con lo slogan: “107, avanti tutta”.

Fedeli: Erasmus anche per gli studenti delle superiori. Nuovo contratto Scuola entro dicembre

da La Tecnica della Scuola

Fedeli: Erasmus anche per gli studenti delle superiori. Nuovo contratto Scuola entro dicembre

 

Lunga intervista a Il Sole 24 Ore per la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli. L’inizio dell’anno scolastico si avvicina e la titolare del dicastero di Viale Trastevere fa il punto sulla situazione nelle istituzioni scolastiche.

Primo punto riguarda gli studenti con una grande novità in arrivo: “Sto lavorando per estendere l’Erasmus agli ultimi due anni di superiori, in modo tale da far diventare curriculare questa formidabile esperienza formativa”.

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DOCENTI“Il mio impegno è ridare dignità e prestigio alla professione nel nuovo contratto che spero sarà chiuso entro dicembre. Tra pochi giorni il bando del concorso per 2mila presidi per abbattere il fenomeno delle reggenze divenuto ormai cronico. Questa mobilità ha avuto numeri più contenuti e anche sui movimenti ‘solo per un anno’ abbiamo messo regole più strigenti. Le operazioni di immissioni in ruolo stanno procedendo regolarmente. E grazie alla stabilizzazione di 15mila posti in organico di diritto anche le supplenze lunghe si riduranno”.

CONTRATTO“Il contratto riguarderà il nuovo maxi-comparto Scuola-Università-Ricerca. Mi auguro che in manovra si troveranno risorse aggiuntive per chiudere la partita entro l’anno. I criteri, però, vanno negoziati. Il primo anno di applicazione dei 200 milioni di euro premiali ha mostrato più ombre che luci. Nella trattativa con i sindacati affronteremo pure il tema degli scatti di anzianità. Per i presidi lotterò perché le loro retribuzioni sia uguali a quelle della dirigenza pubblica”.

ALTERNANZA – “L’alternanza obbligatoria è stata una importante innovazione culturale e didattica. Dobbiamo ora puntare su progetti seri e di qualità anche perché nel 2018/2019 l’esperienza di formazione ‘on the job’ sbarcherà agli esami di Maturità. Entro l’anno promuoveremo gli Stati generali dell’alternanza, e a breve partirà un portale nazionale di supporto alle scuole: ci sarà anche un ‘bottoncino rosso’ affinché gli studenti possano denunciare eventuali abusi”. 

La Buona Scuola è fallita: assunzioni beffa, chiamata diretta sbriciolata, bonus rifiutati

da La Tecnica della Scuola

La Buona Scuola è fallita: assunzioni beffa, chiamata diretta sbriciolata, bonus rifiutati

 

Dopo appena due anni la legge 107 dimostra di essere, sotto ogni aspetto, un vero e proprio fallimento.

Ad esprimere il duro resoconto sulla Buona Scuola è la sezione Scuola dell’Unione Sindacale di Base.

L’Usb Scuola sostiene tutti i cardini della controriforma Renzi-Giannini “che avrebbe dovuto portare la scuola italiana nell’Europa delle competenze, della valutazione e della concorrenza” si sono rivelati un flop: “piano assunzionale, chiamata diretta, ambiti territoriali, bonus premiale e formazione coatta.

Il sindacato di base passa, poi, ad esaminarli uno alla volta.

Il piano assunzionale – scrive l’Usb – viene duramente contestato perché non ha scalfito i tagli e la composizione del numero di alunni per classe dell’era Gelmini, pertanto il cosiddetto organico dell’autonomia ha determinato un vero e proprio esilio per gli assunti degli ultimi anni e in altri casi ci si è ritrovati in un continuo peregrinare per l’Italia.

Questa costrizione al trasferimento è dettata dalla stretta agli organici che da qualche anno sono determinati dal Ministero dell’economia e delle finanze e non più dalle reali necessità demografiche della scuola pubblica.

Nonostante la farsa dei contratti di mobilità firmati da Cgil Cisl Uil Snals con la promessa a tutti i docenti di un ritorno a casa, il risultato è stato il mantenimento di uno striminzito organico di diritto e il mancato ritorno alla propria provincia di residenza nonostante i tanti posti in organico di fatto ancora disponibili. I lavoratori della scuola sono stati presi in giro, illusi, truffati proprio da quei sindacati che invece di difenderli ne stanno svendendo ogni diritto.

Anche per la chiamata diretta dei presidi è stato messo in atto il classico gioco della “rana bollita”, ma quest’anno nei collegi docenti, anzichè “guidare la transizione” come avrebbero voluto i sindacati gialli, i docenti hanno votato in massa contro bandi e criteri per la chiamata diretta. In molte scuole si è deliberato di non adire ad alcuna votazione, perché il gioco del potere del dirigente scolastico legittimato da un contratto sulla “chiamata per competenze” era ormai svelato a tutti.

Nel mese di agosto, poi, la chiamata diretta si è completamente sbriciolata: presidi che si rifiutano di tornare dalle ferie, dirigenti scolastici che assumono senza pubblicare un bando, docenti che preferiscono farsi assegnare d’ufficio piuttosto che compilare curriculum assurdi online, segreterie che non riescono a registrare al SIDI i docenti selezionati.

La chiamata diretta, insomma, oltre a essere uno strumento discrezionale e poco meritocratico, non funziona, lo dimostrano un aumento delle richieste di conciliazione per i movimenti non andati a buon fine e il fatto che la metà delle scuole ha avuto personale assegnato d’ufficio.

I docenti hanno rifiutato il bonus premiale e cercato in ogni modo di avere accesso agli atti affinché la trasparenza amministrativa dovuta mostrasse come a dirigere le scuole ci sia un gruppo di fedelissimi dei dirigenti “premiati” ulteriormente per guidare e controllare le scuole. Altro che merito, il bonus premiale ha dimostrato in questi due anni tutto il suo potenziale di clientelismo e favoritismo legalizzato da uno strumento completamente discrezionale.

La formazione calata dall’alto, su temi e contenuti che ledono la libertà d’insegnamento, sta condannando la scuola a una didattica vuota e formale”.

“Sindacati complici, Miur e governo hanno fatto di tutto per mettere in atto la legge 107, una legge che contrasta in più punti con l’attuale contratto collettivo nazionale, con il Testo Unico della scuola, con le reali esigenze formative” – commenta Luigi Del Prete dell’esecutivo nazionale USB Scuola – Non una azione concreta, non una parola è stata detta sulla diminuzione del numero di alunni per classe, sulla necessità di effettuare assunzioni non sui fantasmatici posti di potenziamento, ma su un organico di fatto che va riconosciuto tutto come organico di diritto“.

L’Usb, poi, se la prende anche con Cgil Cisl Uil Snals e Gilda: “si apprestano a discutere il prossimo aggiornamento del contratto. Fino ad oggi, sono stati pronti a firmare accordi a perdere come i contratti sulla mobilità, sulle assegnazioni, sulla chiamata diretta. Sono accordi che hanno determinato esodi di massa, guerre tra poveri, asservimento, divisione tra colleghi, a dimostrazione di quel che USB Scuola sosteneva nel 2015: la Buonascuola non è emendabile, va cancellata in toto.

Per il sindacato di base, dunque, “ai lavoratori della scuola non rimane altra strada: bisogna abbandonare i sindacati gialli, stracciarne le tessere e votare loro contro al prossimo rinnovo delle RSU. Un sindacato diverso, non complice, è possibile”.

In Veneto tetto del 30% agli stranieri

da La Tecnica della Scuola

In Veneto tetto del 30% agli stranieri

 

Tetto del 30 per cento alla presenza di allievi stranieri nelle classi scolastiche del Veneto. Lo ha deciso la giunta regionale con una delibera che avrà efficacia dall’anno scolastico 2018-2019: lo scrive nuovavenezia.it. che aggiunge: “Sul fronte delle direzioni scolastiche, gli istituti comprensivi non potranno avere più di 1.400 allievi. Previsto anche lo stop alla chiusura delle scuole in montagna.
“Il ricorso alla flessibilità in deroga al limite minimo di alunni iscritti e le compensazioni tra scuole a livello provinciale consentiranno alle scuole dei piccoli comuni montani e delle isole di istituire classi anche di soli 10 alunni.
“Nella composizione delle classi la presenza degli alunni stranieri non dovrà superare il 30 per cento «al fine di garantire la possibilità di una vera integrazione», commenta l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan.
Alcune possibilità di deroga sono previste a favore degli alunni stranieri nati in Italia o per ragioni di continuità didattica o di organizzazione della scuola. Anche la presenza di Centri per l’istruzione adulti (Cpia) viene limitata al numero di sette, uno per ogni provincia”.

L’Italia non crede negli investimenti in istruzione

da La Tecnica della Scuola

L’Italia non crede negli investimenti in istruzione

 

Fedele De Novellis, partner ed economista senior di REF Ricerche, scrive sul Sole 24 Ore una interessante analisi sulla scuola  italiana.

Lo fa partendo proprio dalla “sperimentazione finalizzata alla riduzione a quattro del numero di anni della scuola superiore”.

Ciò che colpisce, specifica l’economista, sono gli argomenti portati a sostegno come il “più rapido ingresso dei giovani nel mondo del lavoro” tanto che “salvo che per pochi studenti più capaci, oltre un certo numero di anni il tempo trascorso sui banchi di scuola sarebbe uno spreco”.

“Eppure questo tipo di argomentazioni va in direzione contraria rispetto a quanto in genere ritengono gli economisti: un maggiore livello d’istruzione dovrebbe sortire effetti positivi sulla crescita dell’intero sistema e, per questa via, produrre migliori opportunità per tutti. Ed è per questo che dobbiamo preoccuparci per quanti nei prossimi anni studieranno un anno in meno cagionando, in tal modo, un danno a ciascuno di noi”.

“D’altra parte, ha anche senso chiedersi perché in Italia il grado di fiducia sugli esiti degli investimenti in istruzione si sia così tanto deteriorato”, mentre “i titoli di studio sembrano avere avuto certamente un ruolo protettivo per i lavoratori più istruiti, riducendone la probabilità di disoccupazione. Ma è anche vero che non sempre i lavoratori hanno ottenuto percorsi di carriera soddisfacenti”.

“Negli ultimi anni”, scrive De Novellis, “ le pressioni sul bilancio pubblico hanno frequentemente portato a penalizzare proprio le voci della spesa pubblica che hanno un maggiore impatto sulla crescita. È ad esempio il caso degli investimenti pubblici o delle spese in ricerca e sviluppo.

Particolarmente penalizzata è stata proprio la spesa per l’istruzione, che in Italia non solo è tra le più basse d’Europa, ma costituisce praticamente uno dei pochi casi in Europa di contrazione in valore assoluto nell’ultimo decennio”, contrariamente a “tutti gli altri paesi dell’area euro a 12, nonostante le difficoltà dei bilanci pubblici, la crescita della spesa in istruzione non si è mai interrotta”.

“Vi è allora il concreto timore che gli orientamenti in tema di istruzione possano essere guidati più dal rendimento politico della spesa pubblica che dalla sua importanza nei processi di sviluppo. Ma nel lungo periodo questa scelta è miope anche dal punto di vista del ritorno elettorale. La tendenza a fare cassa riducendo la spesa in istruzione potrà forse aiutare a creare gli spazi per altre voci di spesa nel breve periodo, ma avrà effetti negativi sulla crescita nel medio termine e, in definitiva, ci farà stare tutti peggio.