Utilizzo del personale Docente e ATA come Presìdi di pronto soccorso tecnico

Utilizzo del personale Docente e ATA come Presìdi di pronto soccorso tecnico per le scuole del primo ciclo

 

Gent.mo Ministro Valeria Fedeli

L’ Organizzazione sindacale OR.S.A. Territoriale denuncia tramite il suo segretario Nazionale Antonino Barbagallo, di essere stata  informata da Docenti E ATA  che in molte Istituzioni Scolastiche il personale  è utilizzato in mansione diversa da quelle dettate da CCNL.

Detto personale è utilizzato impropriamente come:

 

  • docenti che costituiscono  il team per l’innovazione digitale.
  • Docenti e ATA  pronto soccorso tecnico informatico (per le sole istituzioni scolastiche del primo ciclo)

 

Ci corre l’obbligo, come OO.SS. D’informare il sig. Ministro che, utilizzando detto personale al di fuori del profilo secondo le aree d’appartenenza e secondo il titolo d’accesso di ognuno, non è garantita l’applicazione del CCNL e, cosa ancor grave non è garantita la sicurezza all’interno dei posti di lavoro(D. d.lgs. 81/2008).

 

Immaginiamo che, disgraziatamente, il lavoratore nello svolgere una mansione diversa dal profilo incorra in un infortunio sul lavoro, con conseguenze per la propria incolumità fisica, come sarà dichiarato l’infortunio all’INAIL?

 

Appare assolutamente anacronistico l’utilizzo di detto personale, alla luce degli sforzi fatti dalle OO.SS. per la valorizzazione e la formazione del personale della scuola.

 

Inoltre chiediamo di istituire la Figura di Assistente Tecnico anche negli istituti comprensivi invece spendere soldi per  formare personale che svolge altri compiti come carico di lavoro non previsto dal CCNL.

 

Certi di un corretto riscontro, vi porgiamo Distinti saluti.

Il Segretario nazionale

OR.S.A. TERRITORIALE

Antonino Barbagallo

Se c’è uno studente disabile la classe non può essere formata «di norma» con più di 20 alunni

da Il Sole 24 Ore

Se c’è uno studente disabile la classe non può essere formata «di norma» con più di 20 alunni

di Laura Virli

Il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Miur, con la nota prot. n. 1553 del 4 agosto, nell’ottica di un corretto avvio dell’anno scolastico, ha fornito alcuni chiarimenti in merito alla decorrenza dei termini di applicazione delle indicazioni del nuovo decreto per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, il Dlgs n. 66/2017, uno degli otto decreti attuativi della legge 107 che aggiorna, riorganizza e razionalizza i provvedimenti vigenti in materia.

Le date di entrata in vigore del nuovo regolamento per l’nclusione
Dal 1 settembre 2019 entreranno in vigore le disposizioni relative alle modalità di elaborazione ed approvazione del piano educativo individualizzato (PEI, art. 7, comma 2).
Dal 1 gennaio 2019 saranno operative le innovazioni relative ai compiti dell’ente istituzionalmente preposto a garantire il diritto-dovere all’istruzione, per gli aspetti di certificazione e di conseguente ricaduta sulla didattica, allorché il profilo di funzionamento sostituirà la diagnosi funzionale ed il profilo dinamico funzionale (art. 3).
Sempre dal 1 gennaio 2019 entreranno in vigore, inoltre, tutte le disposizioni previste dall’art. 5, dal comma 1 al comma 5, relative alla procedura di certificazione e di documentazione per l’inclusione scolastica; il conseguente progetto individuale (art. 6); il piano educativo individualizzato (art. 7, comma 1); la richiesta e assegnazione delle risorse per il sostegno didattico (art. 10).

Conferma del numero di studenti nelle classi con disabili
Con successiva nota prot. n. 1557 del 8 agosto il dicastero di viale Trastevere ha precisato che, per mero errore materiale, nell’ultimo capoverso della nota 1553 del 4 agosto è stata riportata l’errata indicazione <>, anziché, <> così come previsto dall’articolo 5, comma 2 del Dpr n.81/2009, e anche ricordato nella nota prot. n. 21315 del 15 maggio, concernente le dotazioni organiche personale docente per l’anno scolastico 2017/2018. Spesso in questi anni le associazioni per il diritto all’istruzione dei disabili sono dovute intervenire a tutela del rispetto delle norme vigenti in materia, tanto che i giudici per via giurisprudenziale, con numerose sentenze, hanno dovuto spesso ricordare alle autorità competenti la necessità di rispettare ad esempio tale limite massimo di 20 alunni in presenza di disabili che «costituisce un presidio dell’adeguatezza dell’offerta formativa in particolare nei confronti degli allievi con disabilità, costituendo forma di garanzia del loro diritto costituzionale all’istruzione» (sentenza della Corte Costituzionale n. 80/2010), ribadendo il principio che i tagli alle spese, come conseguenza delle leggi finanziarie, non possono comprimere il nucleo essenziale dei diritti costituzionalmente garantiti come quello allo studio degli alunni con disabilità.

Sarà per questo, quindi, che il dicastero di viale Trastevere è corso subito ai ripari e viene confessata una semplice “svista”. L’allarme pare rientrato. Le classi iniziali che accoglieranno alunni con disabilità continueranno ad essere costituite, di norma, con non più di 20 alunni.

Scuola fino ai 18 anni? Sì, ma andiamo oltre gli slogan

da ItaliaOggi

Scuola fino ai 18 anni? Sì, ma andiamo oltre gli slogan

di Francesco Sinopoli, Segretario generale FLC CGIL.

Le proposte suscitate in queste settimane dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli su innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni e avvio della sperimentazione del quadriennio nelle superiori in 100 classi, in virtù di progetti elaborati dagli stessi istituti e valutati da un’apposita commissione ministeriale, com’era prevedibile hanno suscitato un vespaio di polemiche, con articoli e commenti su diversi quotidiani di personalità del mondo accademico e scientifico, e di docenti. Intanto, va sottolineata subito l’impressione di estemporaneità dettata dalle proposte della ministra: di innalzamento dell’obbligo a 18 anni ne ha parlato nel contesto del Meeting riminese di Comunione e Liberazione, mentre di sperimentazione del quadriennio ne ha parlato dopo aver firmato il decreto, che non rispecchia alcune delle linee tendenziali elaborate dal Consiglio nazionale della Pubblica istruzione.

Su quest’ultimo si è perfino resa disponibile a un eventuale passo indietro, qualora dagli istituti scolastici dovesse pervenire e manifestarsi un generale disappunto critico. È il segno evidente di qualcosa che non va nell’impostazione stessa con cui si definiscono i cambiamenti nella scuola, sempre più parcellizzati e segmentati, sollecitati più da bisogni politico-elettorali e di propaganda che dall’emergere di un vero e proprio dibattito pubblico.

La Cgil ha da sempre valutato positivamente l’innalzamento dell’età dell’obbligo scolastico a 18 anni. Tuttavia, ha sempre avvertito che esso va inserito in un più radicale processo di rinnovamento del sistema scolastico, e di quest’ultimo nel suo rapporto col mondo del lavoro. Non si può non discutere innanzitutto di una riforma sistemica dei cicli, e non si può non problematizzare il cruciale tema delle transizioni da un sistema didattico ad un altro, il passaggio dall’educazione basata sulla centralità dell’alunno nelle scuole dell’infanzia e primarie, a quella centrata sulle discipline tipica delle scuole medie inferiori.

Né si deve fare a meno di coinvolgere mondo della scuola e comunità scientifica nel dibattito su questa decisiva transizione, cercando le migliori soluzioni per porre rimedio ai suoi limiti, in modo da evitare che nessuno studente resti indietro, e che la scuola non si trasformi essa stessa in istituzione che moltiplica le ingiustizie sociali e le diseguaglianze, alimentando quelle già dure di partenza.

Si potrebbe guardare ai diversi modelli europei, nella consapevolezza che nessuno è perfetto, e che ciascuno trova una propria adattabilità alle condizioni di contesto storico, geopolitico e culturale. Oppure, si potrebbe pensare a un modello inedito, che possa essere maggiormente adatto alle condizioni socio-culturali del nostro Paese. Non ci sono ricette preconfezionate e buone per riformare il sistema dei cicli, e va aperto il dibattito. Ma è sbagliato non far dipendere da questo sforzo collettivo il senso stesso dell’innalzamento dell’obbligo, e la durata stessa delle secondarie superiori. Le cose si tengono nella scuola.

Inoltre, occorre ricostruire una relazione positiva tra mondo della scuola e mondo del lavoro, messa in discussione dalla scellerata vicenda dell’alternanza, elaborata male, gestita peggio. Per i nostri studenti, un’esperienza che avrebbe potuto essere straordinaria ed efficace, si sta rivelando un incubo. Tantissime testimonianze ci insegnano che l’alternanza scuola-lavoro si può trasformare in una forma di nuova sottomissione, nella quale i ragazzi e soprattutto le ragazze hanno la peggio proprio per effetto della loro fragilità e ricattabilità (l’obbligo delle ore di alternanza conduce purtroppo a queste situazioni).

Con l’alternanza scuola-lavoro nelle modalità con cui in troppi casi è stata concepita e attuata, si sta costruendo un alibi affinché le aziende continuino a disinvestire in formazione, assecondando l’idea folle che la scuola possa assolvere ad un compito che spetta alle imprese. Invece, essa ha senso proprio se inserita in un progetto per rendere il lavoro migliore. Perché non partire dal monitoraggio che ci consegna il fallimento dell’alternanza, per elaborare soluzioni razionali prima ancora di sperimentare?

Da una parte si lancia lo spot sul quadriennio, ma dall’altra non si ha il coraggio di intervenire sulle storture e le deficienze, strutturali e accidentali, dell’alternanza scuola-lavoro. E queste due cose sono anch’esse strettamente legate. Così come s’intreccia la questione salariale apertasi col rinnovo contrattuale. Se davvero, come spesso ripete la ministra Fedeli, si vuole restituire dignità e funzione sociale a insegnanti e docenti occorre trovare tutte le risorse possibili per stipendi e salari coerenti con le migliori esperienze europee.

Gli 85 euro medi previsti non bastano davvero a raggiungere i livelli di un paese moderno ed europeo. S’impegni, il governo, a riformulare la legge di Bilancio partendo dal risanamento della enorme questione salariale vissuta drammaticamente da tutto l’impiego pubblico e in particolar modo dal personale scolastico. Questa è una delle priorità decisive, se davvero si vuole rendere la scuola «buona».

Last but not least: occorre convincersi che nessuna riforma può essere parziale e dettata dalle condizioni di una qualunque maggioranza parlamentare risicata (o peggio dai voti di fiducia). La riforma della scuola va assunta come la riforma costituzionale: necessita del più largo consenso, perché essa è bene comune e universale. L’unico modo per riformarla è immaginare una Costituente dal basso.

Geometra: calano gli iscritti all’Istituto Tecnico

da La Tecnica della Scuola

Geometra: calano gli iscritti all’Istituto Tecnico

 

“La riduzione del numero dei candidati all’esame di abilitazione alla libera professione di geometra, registrato nell’anno in corso, è la naturale conseguenza della sostanziale diminuzione del numero delle iscrizioni all’Istituto Tecnico di riferimento, ossia all’Istituto Tecnico, settore Tecnologico, indirizzo Costruzioni Ambiente e Territorio, in vigore dall’anno scolastico 2010/2011”.
Lo scrive ediltecnico.it che aggiunge pure: “La diminuzione del numero di iscrizioni a tale Istituto è avvenuta a seguito della riforma della scuola secondaria di secondo grado, che ha previsto la confluenza del precedente Istituto Tecnico per Geometri nell’attuale istituto diverso per modulazione delle materie di insegnamento, ma, soprattutto, per la mancanza chiara e immediata della connotazione di un percorso a una professione: il Geometra”.

A parte l’impegno per intervenire concretamente a contenere la crisi delle iscrizioni (orientamento, un progetto per la Laurea del Geometra, specifici corsi di preparazione) la categoria precisa che il profilo dei geometri italiani tracciato da due ricerche dell’Università di Genova e del Future Concept Lab di Milano, presentate in aprile durante “Valore geometra”, l’evento organizzato dal Consiglio nazionale geometri e geometri laureati, dalla Cassa italiana previdenza ed assistenza geometri liberi professionisti e dalla Fondazione geometri italiani. I geometri professionisti negli ultimi anni hanno saputo affrontare la crisi dell’edilizia modificando la tipologia di servizi offerti e adattandosi alle esigenze. Capacità di adattamento, quindi. Per esempio, le pratiche per il catasto fabbricati sono scese dal 48,1 al 45,6%; le certificazioni energetiche, che richiedevano nuove competenze per i geometri, dal 2006 al 2016 sono quadruplicate.

Liceo breve, il Collegio di inizio anno chiamato ad esprimersi. Il sindacato: dite no

da La Tecnica della Scuola

Liceo breve, il Collegio di inizio anno chiamato ad esprimersi. Il sindacato: dite no

 

Durante il primo Collegio dei docenti del nuovo anno, il 1° o il 4 settembre, molti insegnanti liceali saranno chiamati ad esprimersi sulla riduzione di un anno del percorso.

Solo se la risposta della maggior parte dei docenti sarà affermativa, il dirigente scolastico potrà presentare la candidatura dell’istituto liceale per aderire alla sperimentazione al via nell’anno scolastico 2018/19.

Ricordiamo che, in base alle indicazioni del Miur, l’istituto che aderirà (la cui proposta verrà valutata dal Miur come meritevole di appartenere alla rosa dei 100) dovrà comunque far svolgere le stesse ore di lezione del quinquennale e la stessa quantità di ore di Alternanza Scuola-Lavoro. Con uno sforzo non indifferente per gli studenti, chiamati a svolgere lezioni e verifiche anche in orari pomeridiani e, forse, anche in giorni in cui le altre scuole rimangono chiuse.

L’obiettivo, confermato anche del sottosegretario Angela d’Onghia, è quello anticipare l’ingresso dei nostri studenti nel mondo del lavoro e adeguarsi all’età media europea.

Al sindacato, però, questa linea non convince. “Ci poniamo molte domande in proposito”, afferma Luigi Del Prete, Esecutivo Nazionale USB Scuola. “In primo luogo l’età di termine del percorso di studi è pari a quello italiano in 15 nazioni appartenenti all’UE e di un anno inferiore solamente in 13, quindi il nostro sarebbe un adeguamento al ribasso. Inoltre, il ‘mondo del lavoro’ in questa fase non sembra essere particolarmente accogliente, a meno che il Ministro non intenda il ‘mondo dello sfruttamento’ dei giovani, con salari miseri, orari e turnazioni impossibili e troppo pochi strumenti di tutela, come ci insegna il Jobs Act”.

“Se a questo – continua Del Prete – uniamo la riduzione dello sviluppo delle capacità critiche e degli apprendimenti che comportano questa sperimentazione unita alla propaganda sulle competenze e all’assenza obbligatorie dalle aule scolastiche per intere settimane per svolgere l’ASL (lavoro non retribuito e in totale balìa dell’azienda ospitante), allora è perfettamente chiaro il piano del Governo”.

L’Usb Scuola ricorda che “la sperimentazione già avviata in anni passati in un ristretto numero di scuole, forse anche a causa di un conflitto di competenze dovuto alla gestione di questi percorsi non direttamente dal MIUR ma dalle Regioni, non ha prodotto nessuna analisi. Siamo ben abituati alla propaganda, l’assenza di dati in tal senso lascia solo supporre il fallimento del progetto”.

Il sindacato di base, alla luce di tutto questo, “invita tutti i docenti a presentare una mozione di rigetto della sperimentazione, in primo luogo per tutelare i cittadini di domani, i nostri studenti e il loro diritto allo studio, ma anche per rigettare il piano di tagli mascherato che si cela dietro questa sperimentazione”.

“Da un calcolo del Sole24ore (il quotidiano di Confindustria, non di certo strumento di diffusione di un pensiero antagonista!) il risparmio – conclude Del Prete – è valutato in circa un miliardo e mezzo di euro e la soppressione di circa 40mila cattedre. USB Scuola prosegue nel suo percorso di difesa del diritto allo studio che si coniuga con il diritto al lavoro e al rilancio dei Servizi Pubblici. A partire appunto dalla Scuola”.

Personale ATA, a settembre il bando per il rinnovo delle graduatorie di terza fascia

da La Tecnica della Scuola

Personale ATA, a settembre il bando per il rinnovo delle graduatorie di terza fascia

 

L’atteso bando per il rinnovo delle graduatorie ATA di terza fascia valevole per il triennio 2017/2020 è ormai pronto, lo Sanls comunica la sua pubblicazione per il prossimo 31 agosto, ma è probaile uno slittamento al 30 settembre 2017.

La data del 31 agosto è stata comunicata ufficalmente  dal sindacato Snals Confsal con un suo comunicato, con il quale ricorda che per poter compilare il modello per la scelta delle sedi (massimo 30 scuole) è necessario essere registrati su Istanze on-line. Anche se questa operazione andrà effettuata in un secondo tempo, è comunque opportuno non aspettare gli ultimi giorni per farlo.

Sempre lo Snals scrive che “sono previste un milione di domande in tutta Italia e dovrebbero essere pubblicate entro fine anno; comunque, per il momento, le nomine dovrebbero avvenire tramite graduatorie del triennio precedente”.

Altri sindacati in via ufficiosa ci comunicano che invece la data di pubblicazione del bando dovrebbe slittare al 30 settembre con scadenza il 30 ottobre 2017. La notizia di questo slittamento, rispetto la data indicata dallo Snals è ancora ufficiosa, si attende l’ufficialità in altri comunicati sindacali.

Vaccini, Giuliani su autocertificazione docenti: flop assicurato, quasi nessuno ricorda

da La Tecnica della Scuola

Vaccini, Giuliani su autocertificazione docenti: flop assicurato, quasi nessuno ricorda

 

A cosa serve l’autocertificazione dei lavoratori della scuola sui vaccini obbligatori, se poi si dà loro la possibilità di dire ‘non ricordo’?

A chiederlo è stato il direttore della Tecnica della Scuola, Alessandro Giuliani, rispondendo il 28 agosto ad una domanda nel corso della trasmissione radiofonica ‘Open Day’ su Radio Cusano.

“Non comprendiamo per quale motivo – ha detto il giornalista – si debba chiedere ad un milione di dipendenti della scuola di dichiarare se hanno fatto le vaccinazioni, magari 30 o 40 anni fa”.

È chiaro che essendo la maggior parte dei docenti e Ata italiani ultra 50enni, “qualcuno si rivolgerà alle Asl per sapere come stanno le cose. Molti, però, non ci penseranno due volte e riempiranno la casella ‘non ricordo’”.

“Quanto può essere utile realizzare un monitoraggio fatto in questo modo? Tra l’altro impegnando segreterie scolastiche già oberate di lavoro e con gli organici ridotti? Non sarebbe stato meglio, anche per gli alunni, coinvolgere direttamente gli ospedali e le Asl, chiedendo alle scuole solamente di inviare alle strutture sanitare locali i nominativi degli iscritti e del personale scolastico?”, ha detto ancora il direttore.

Nel corso della trasmissione si è quindi parlato di liceo breve (“riguarda pochi istituti”), di obbligo formativo (“una riforma che necessita di tempo e l’attuale Governo non ce l’ha”), di chiamata diretta (“il rifiuto di tanti presidi la dice lunga sull’accettazione del provvedimento introdotto con la Legge 107/15”) e dell’inizio dell’anno scolastico: secondo Giuliani “ci sono ancora da realizzare diverse utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, poi tutte le supplenze annuali, che dovrebbero essere 90mila. La ministra Fedeli ha accelerato i tempi, ma non tutte le nomine saranno probabilmente fatte per il 15 settembre come era stato promesso”.

Liceo breve a 4 anni, per funzionare è necessario modificare l’intero ciclo di studi?

da La Tecnica della Scuola

Liceo breve a 4 anni, per funzionare è necessario modificare l’intero ciclo di studi?

 

Il dibattito sui licei brevi a 4 anni, che dal 2018/2019 vedrà una prima sperimentazione massiccia, è uno dei temi più caldi dell’attualità scolastica.

Come abbiamo visto in precedenza, il tema non raccoglie pareri molto favorevoli, sia dalla maggior parte dei sindacati che dalla politica e le istituzioni.
Ma per alcuni insegnanti non sarebbe un dramma e il Miur è pronto a scommettere sulla nuova frontiera dell’istruzione. A sostenere la tesi da Viale Trastevere, ci pensa Angela D’Onghia, sottosegretario al Miur che avverte però: “la sperimentazione del diploma delle scuole superiori in 4 anni può aiutare gli studenti ad affrontare meglio le sfide del mercato del lavoro sempre più dinamico e specializzato. Ma perché non esaminare l’intero percorso scolastico degli otto anni rimodulandolo nella sua interezza e semmai modificando il ciclo di studi delle scuole medie da tre a due anni?”

“Sono convinta che l’abbreviazione di un anno del percorso di studi, continua il sottosegretario, consentirebbe alle nuove generazioni di accelerare l’ingresso nel mondo del lavoro come accade già in numerosi paesi europei uscendo dalla scuola a 18 anni. Dopotutto ce lo chiede già l’Europa di realizzare un unico segmento di scuola secondaria di 7 anni. La sperimentazione proposta dal MIUR però non lo prevede perché si rivolge solo agli Istituti superiori. Mi auguro che nel rimodulare il ciclo di studi possa essere coinvolta anche la scuola media di riferimento”.

D’Onghia sposta l’attenzione su aspetti non necessariamente economici: “Non si tratta solo di risparmiare ma piuttosto di un investimento serio e innovativo. Quello che conta è la qualità della formazione che deve essere continuativa. La riforma dell’abbreviazione del ciclo scolastico non è un’idea nuova nel nostro Paese. Alcuni tentativi di riordinare il sistema sono stati effettuati dai Governi precedenti.  Ma oggi con le profonde trasformazioni di questi ultimi anni non si può più rinviare di progettare un percorso educativo innovativo che è allo stesso tempo una scommessa che abbiamo il dovere di cogliere. Solo così possiamo rimettere al centro del sistema scolastico l’innovazione al servizio degli studenti”.
Infine precisa: “la sperimentazione a livello nazionale, che riguarderà 100 classi di altrettante scuole, è un’occasione importante per i nostri giovani. A settembre le scuole che si candideranno potranno presentare domanda e le 100 ammesse potranno accogliere le iscrizioni per le classi prime, che partiranno dall’anno 2018/2019. Non dobbiamo mai perdere di vista che il nostro obiettivo è quello di un maggiore investimento sulla formazione dei nostri ragazzi garantendo loro il raggiungimento di tutti gli obiettivi di apprendimento del percorso di studi scelto”.

Diploma in 4 anni, D’Onghia: ‘Sperimentazione innovativa, ma va rimodulato intero ciclo di studi’

da Tuttoscuola

Diploma in 4 anni, D’Onghia: ‘Sperimentazione innovativa, ma va rimodulato intero ciclo di studi’ 

La sperimentazione del diploma delle scuole superiori in 4 anni può aiutare gli studenti ad affrontare meglio le sfide del mercato del lavoro sempre più dinamico e specializzato. Ma perché non esaminare l’intero percorso scolastico degli otto anni rimodulandolo nella sua interezza e semmai modificando il ciclo di studi delle scuole medie da tre a due anni?”. Così la sottosegretaria al MIUR, senatrice Angela D’Onghia, interviene al dibattito sui licei brevi di questi ultimi giorni.

Sono convinta che l’abbreviazione di un anno del percorso di studi  – dichiara con una nota – consentirebbe alle nuove generazioni di accelerare l’ingresso nel mondo del lavoro come accade già in numerosi paesi europei uscendo dalla scuola a 18 anni. Dopotutto ce lo chiede già l’Europa di realizzare un unico segmento di scuola secondaria di 7 anni. La sperimentazione proposta dal MIUR però non lo prevede perché si rivolge solo agli Istituti superiori. Mi auguro che nel rimodulare il ciclo di studi possa essere coinvolta anche la scuola media di riferimento.

Non si tratta solo di risparmiare ma piuttosto di un investimento serio e innovativo. Quello che conta è la qualità della formazione che deve essere continuativa. La riforma dell’abbreviazione del ciclo scolastico non è un’idea nuova nel nostro Paese. Alcuni tentativi di riordinare il sistema sono stati effettuati dai Governi precedenti.  Ma oggi con le profonde trasformazioni di questi ultimi anni non si può più rinviare di progettare un percorso educativo innovativo che è allo stesso tempo una scommessa che abbiamo il dovere di cogliere. Solo così possiamo rimettere al centro del sistema scolastico l’innovazione al servizio degli studenti”.

La sperimentazione a livello nazionale – conclude la Senatrice -, che riguarderà 100 classi di altrettante scuole, è un’occasione importante per i nostri giovani”, conclude la sottosegretaria D’Onghia. “A settembre le scuole che si candideranno potranno presentare domanda e le 100 ammesse potranno accogliere le iscrizioni per le classi prime, che partiranno dall’anno 2018/2019. Non dobbiamo mai perdere di vista che il nostro obiettivo è quello di un maggiore investimento sulla formazione dei nostri ragazzi garantendo loro il raggiungimento di tutti gli obiettivi di apprendimento del percorso di studi scelto”.

Obbligo vaccini per iscrizione a scuola: 7 cose che bisogna assolutamente sapere

da Tuttoscuola

Obbligo vaccini per iscrizione a scuola: 7 cose che bisogna assolutamente sapere

La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, conferma: niente proroghe rispetto alle scadenze previste dalla legge sui vaccini. Ma le domande sono ancora molte. Tuttoscuola prova a rispondere alle più comuni.

Clicca qui e scarica la guida di Tuttoscuola sui vaccini

Quali sono le vaccinazioni obbligatorie?

1. anti-poliomelitica;
2. anti-difterica;
3. anti-tetanica;
4. anti-epatite B;
5. anti-pertosse;
6. anti Haemophilusinfluenzae tipo B;
7. anti-morbillo;
8. anti-rosolia;
9. anti-parotite;
10. anti-varicella.

Io (o mio figlio) o già avuto la malattia per cui è richiesta la vaccinazione. Cosa devo fare?

Vale l’esonero relativamento a quell’unico vaccino. Esistono formulazioni prive della componente non necessaria. Se non sono disponibili, la profilassi deve essere comunque completata con farmaci combinati. In Italia non sono in commercio monocomposti per difterite, pertosse, morbillo, rosolia e parotite.

Mi figlio quest’anno deve frequentare la scuola dell’infanzia (o la sezione primavera). Cosa devo fare?

Presentare entro il prossimo 10 settembre 2017 la documentazione o la dichiarazione sostitutiva relativa alle vaccinazioni effettuate o alla richiesta alla ASL di effettuare quelle non attuate. In caso di dichiarazione sostitutiva bisognerà mettersi in regola entro il 10 marzo 2018.

Mi figlio quest’anno deve frequentare la scuola primaria (o quella di I o II grado). Cosa devo fare?

Presentare entro il prossimo 31 ottobre 2017 la documentazione o la dichiarazione sostitutiva relativa alle vaccinazioni effettuate o alla richiesta alla ASL di effettuare quelle non attuate. In caso di dichiarazione sostitutiva bisognerà mettersi in regola entro il 10 marzo 2018.

Ho presentato all’ASL formale richiesta di effettuazione delle vaccinazioni non attuate. E ora?

I genitori che hanno presentato all’ASL formale richiesta di effettuazione delle vaccinazioni non attuate provvedono entro la fine dell’anno scolastico a tale vaccinazione e rilasciano alla scuola la relativa attestazione.

Cosa succede se non presento la documentazione relativa all’obbligo vaccinale?

All’inizio dell’anno scolastico 2019/20 decadono da iscrizione dei figli di scuola dell’infanzia e delle sezioni primavera per non avere provveduto alla presentazione della documentazione relativa all’obbligo vaccinale.

Ho bisogno di altre informazioni relative all’obbligo dei vaccini per le iscrizioni a scuola. A chi posso rivolgermi?

Al numero verde 1500 oppure online cliccando su www.salute.gov.it/vaccini.

Patrimonio Mondiale nella #scuola

Con l’inizio della scuola per l’anno 2017/2018 festeggia il suo primo compleanno il progetto “Patrimonio Mondiale nella #scuola”, curato e promosso dall’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Presentato al MiBACT nel settembre 2016, “Patrimonio Mondiale nella #scuola” ha l’obiettivo di divulgare la conoscenza del patrimonio italiano UNESCO e promuovere la consapevolezza del suo autentico valore e significato presso i cittadini più giovani. Finanziato grazie ai fondi della Legge 77/2006, questo progetto didattico è il volano per la presentazione dei principi dell’UNESCO nelle scuole: che cos’è l’UNESCO, come funziona il Centro del Patrimonio Mondiale? Quali sono i siti UNESCO italiani, quali sono le loro peculiarità? Cosa significa per una città, un sito culturale o naturale far parte della lista dei beni del Patrimonio Mondiale? In che modo i cittadini possono contribuire alla preservazione del patrimonio, alla sua tutela e valorizzazione? Sono queste alcune delle domande alle quali intendono rispondere le diverse attività inserite nel progetto e che prendono le mosse dal sito web www.patrimonionellascuola.it, portale di carattere didattico.
Sviluppato in due sezioni, una per i docenti e l’altra dedicata agli studenti, il portale accompagna gli utenti alla scoperta dei Siti italiani in maniera semplice ed intuitiva, proponendo – fra le altre – proposte di approfondimento in ambito storico, culturale e naturalistico a portata di click, i cui contenuti sono proposti anche nelle traduzioni in lingua inglese e francese.
Dopo aver viaggiato per presentarlo in numerose città italiane attraverso incontri studiati ad hoc per docenti e formatori, lo staff del Progetto introduce adesso un nuovo strumento a disposizione degli insegnanti e degli studenti: un kit didattico consultabile e scaricabile liberamente dal portale www.patrimonionellascuola.it
All’interno del kit didattico saranno inseriti:
– Il “VADEMECUM PER L’INSEGNANTE”, utile per organizzare una o più lezioni e attività in classe o all’esterno sulle tematiche oggetto del percorso didattico
– Il Poster personalizzabile “PATRIMONIO MONDIALE NELLA #SCUOLA”
– Presentazione scaricabile e stampabile “CONOSCI L’UNESCO – PER DOCENTI”
– Presentazione scaricabile e stampabile “CONOSCI L’UNESCO – PER STUDENTI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO”
– Presentazione scaricabile e stampabile “CONOSCI L’UNESCO – PER STUDENTI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI 2° GRADO”
– Scheda “Proposta Didattica – PER STUDENTI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO”
– Scheda “Proposta Didattica – PER STUDENTI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI 2° GRADO”
Inoltre il portale si arricchisce di una nuova sezione: “Voce alle Scuole”, che accoglierà i lavori, video, materiale multimediale che le scuole vorranno condividere con noi e che rispondano ai temi del Patrimonio Mondiale.
“Lo scopo delle nostre attività è coinvolgere le scuole a partecipare alla costruzione di una rete di esperienze condivise, per trasmettere ai ragazzi i messaggi fondamentali in materia di tutela e valorizzazione del nostro Patrimonio Culturale.” – spiega Carlo Francini, coordinatore scientifico del progetto per l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale – “Per questo nelle prossime settimane arriverà a tutte le scuole medie di primo e secondo grado l’invito a scoprire ed utilizzare il portale www.patrimonionellascuola.it e noi siamo pronti ad accogliere proposte, suggerimenti, racconti che facciano capo alle esperienze didattiche da noi suggerite ma anche quelle che verranno costruite e proposte in futuro.”
Le nuove attività del progetto e le nuove sezioni del portale saranno presentate al World Tourism Events 2017 a Siena nel corso di un incontro con pubblico e stampa sabato 23 settembre.

Contact Center : Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO
tel. 0532.419584 – fax 0532.419583
e-mail: associazione@sitiunesco.it
Sito web: www.patrimonionellascuola.it, www.sitiunesco.it
Uff. Stampa: Ingrid Veneroso
tel. 3331945995
e-mail: redazionesitiunesco@gmail.com

Decreto Dipartimentale 30 agosto 2017, AOODPIT 888

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

IL DIRETTORE GENERALE

VISTO il proprio Decreto n. 862 del giorno 1 agosto 2017, concernente lo svolgimento degli Esami di Stato di abilitazione all’esercizio della libera professione di Perito Agrario e di Perito Agrario Laureato;
VISTO l’elenco, allegato al citato Decreto e costituente parte integrante dello stesso, degli Istituti Tecnici di Stato del Settore “Tecnologico” – Indirizzo “Agraria, Agroalimentare e Agroindustria” ove si svolgeranno le prove d’esame e dove opereranno le relative Commissioni giudicatrici;
CONSIDERATO di dover sostituire l’elenco di cui sopra, per mero errore materiale, con altro elenco allegato alla presente

DECRETA

Gli Esami di Stato di abilitazione all’esercizio della libera professione di Perito Agrario e di Perito Agrario Laureato – sessione 2017 – si svolgeranno presso gli Istituti Tecnici Agrari di Stato e gli Istituti Tecnici di Stato del Settore “Tecnologico” ad indirizzo “Agraria, Agroalimentare e Agroindustria” di cui al D.P.R. n° 88/2010, ove opereranno le relative Commissioni giudicatrici, riportati nell’elenco allegato, che costituisce parte integrante del presente Decreto.
Con successivo provvedimento si procederà alla costituzione delle Commissioni giudicatrici.
Il numero dei candidati assegnati a ciascuna Commissione giudicatrice potrà variare in relazione a comunicazioni tardive, rinunce od altro.

Il Direttore Generale
Carmela Palumbo


Allegato