Della correttezza grammaticale

Della correttezza grammaticale

di Maurizio Tiriticco

Tempo fa su Facebook ho scritto quanto segue: “Il web può essere un’occasione importante per scrivere meglio! Invece! Sono in troppi a scrivere “come gli pare”! Voglio segnalare alcuni… orrori linguistici! Più che errori da correggere! “Non cè trippa per gatti” – oppure – “Non cé trippa per gatti”. Correzione – “Non c’è (accento grave, non acuto) trippa per gatti”. Si scrive “perché” (e chiusa), non “perché” (e aperta). “Mi sono arrabbiato e non c’ho visto più”! No! “Mi sono arrabbiato e non ci ho visto più”! “Antonio non c’ha fatto sapere niente”. No! “Antonio non ci ha fatto sapere niente”. E potrei continuare a iosa!

Silvia sottolinea che FB sarebbe sicuramente un’ottima occasione per imparare, se ci fosse qualcuno a correggere gli errori. E che il problema è che sul web ci sono invece cattivi esempi di lingua, alcuni dei quali provenienti anche da fonti autorevoli, come i giornalisti, che scrivono “centra”, invece di “c’entra”.

E poi l’amico Sergio Bailetti mi scrive: “Maurizio” Mi sembri diventato Francesco Sabatini!

No, cari Sergio! Non sono un linguista come Sabatini! Il tuo intervento… non centra propio gnente. Oggniuno scrive come che si ricorda che gli anno imparato a scuola! Effàbbene. A parte i scherzzi… Caro Sergio! Ricordo l’emozione che provai quando vidi un mio articolo con tanto di firma pubblicato su “Pattuglia”. Puoi andare a (https://it.wikipedia.org/wiki/Pattuglia_(periodico). Era il 1950! E poi ricordo il lavoro redazionale a “l’Unità”… macchine da scrivere e poi tipografia, linotype… piombo e latte… tuo padre ne sapeva qualcosa… e poi “Riforma della Scuola”, la rivista della scuola… “dei comunisti”! Cera anche quella dei socialisti, “Scuola e Città”, e quella dei cattolici, “Orientamenti pedagogici”. I dibattiti erano frequenti e intensi. Erano in gioco non solo la funzione della scuola, ma anche la stessa visione dell’uomo e della società! Erano i tempi delle “grandi idee”! Ferri vecchi, al tempo d’oggi!

E poi e poi… comunque, eravamo in pochi a vedere il proprio nome stampato! OGGI tutti scrivono e siccome il correttore automatico su FB non c’è, come va, va! A me, uomo di scuola, dispiace enormemente che questa palestra, possibile grossa occasione di scrivere di tutto, per tutti e da tutti – la prima svolta importante dopo la rivoluzione della stampa e dei caratteri mobili, con buona pace di Mc Luhan – non sia utilizzata, invece, al meglio! Purtroppo, ciascuno scrive “quello che gli pare” e “come gli pare”! Come se un testo, solo perché diffuso via web fosse in sé legittimato e corretto, sotto il profilo del “contenuto” e della “forma”, come dicono i professori di lettere. Ne deduco che, mentre l’insegnamento linguistico scolastico va decadendo – almeno penso, e vorrei essere smentito – la decadenza veicolata dal web possa aumentarne il declino! Altro che la vagheggiata “società della conoscenza”!

Ricordi il “Libro Bianco “ di Jacques Delors del lontano 1993? E il successivo “Nell’educazione in tesoro” (Unesco 1996)? Ricordi senz’altro queste Parole d’Ordine! Fortissime allora! L’educazione è un mezzo prezioso e indispensabile che può consentire di raggiungere gli ideali di pace, libertà e giustizia sociale. L’educazione può svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo personale e sociale. L’educazione deve promuovere una forma più profonda ed armoniosa di sviluppo umano (riducendo povertà, esclusione, ignoranza, oppressione e guerra). L’educazione è un mezzo straordinario per lo sviluppo personale e per la costruzione di rapporti tra individui, gruppi e nazioni. L’educazione è anche un’espressione d’amore per i bambini e i giovani, che dobbiamo sapere accogliere nella società offrendo loro, senza alcuna riserva, il posto che appartiene loro di diritto: un posto nel sistema educativo, ovviamente, ma anche nella famiglia, nella comunità locale, e nella nazione. Parole d’Ordine che, forse, abbiamo dimenticato? Cadute, come nel lontano 1989 cadde il Muro di Berlino?

Mah! Dalla faticosa origine del linguaggio, dalla paura platonica della parola scritta, perché irrigidirebbe il libero pensare, ora stiamo andando, invece, verso una sorta di babele grammaticale e concettuale! E proprio in forza di uno strumento che, invece, potrebbe essere una grossa occasione di apprendimento cognitivo, di scambio comunicativo e di un collettivo sviluppo civile. Come sai, la correttezza del pensiero e la correttezza del parlare, del leggere, dello scrivere, del far di conto… e del far di canto, per non far torto al nostro Berlinguer, si alimentano a vicenda! Insomma, ciò che mi preoccupa non è tanto l’uso della parolaccia e dell’insulto – la povera Boldrini è aggredita quotidianamente – perché non è detto che “quanno ce vo’, ce vo’”, come diciamo a Roma – ma non è il caso della nostra Presidentessa – quanto il suo uso indiscriminato e gratuito, che di fatto sembra giustificare il decadere dell’attività pensante…

Ma, oggi forse sono un po’ pessimista, e non è il mio stile… né la mia divisa, ma… E che qualcuno mi smentisca!

250 alunni con disturbi del neurosviluppo fanno didattica con api robot

Redattore Sociale del 04-09-2017

Scuola, 250 alunni con disturbi del neurosviluppo fanno didattica con api robot

E’ l’esperimento della Fondazione Stella Maris che permette ad alcuni bambini con disabilità intellettiva o con bisogni educativi speciali di apprendere grazie allo sviluppo del sofisticato progetto e-Rob.

PISA. I bambini con bisogni educativi speciali (Bes) o disabilità hanno sperimentato la robotica educativa utilizzando le api-robot. E’ il primo e più importante risultato del progetto e-Rob, al di là dei risultati più specifici che saranno oggetto di pubblicazioni scientifiche. E-Rob è un progetto di e-learning per la robotica educativa, realizzato in collaborazione con la Fondazione TIM, messo a punto dal IRCCS Fondazione Stella Maris con il team di ricerca di robotica educativa dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna e con il supporto del Comune di Pisa, grazie al quale e-Rob è entrato nelle scuole primarie pisane.

Il progetto ha permesso la realizzazione di laboratori di robotica educativa e l’adattamento delle api robot utilizzate da bambini con sviluppo tipico affinché anche bambini con disabilità (in particolare con problemi motori o visivi) potessero utilizzarle, giocando ed imparando con i loro compagni di classe. Sono molto promettenti i risultati preliminari che hanno coinvolto più di 250 bambini, di cui 20 con disabilità, di 13 prime classi delle scuole primarie di Pisa. L’obiettivo del progetto è validare la robotica educativa come strumento prezioso ed efficace per la didattica.

Autismo, l’IDO traccia il profilo psicomotorio su 61 bambini

Redattore Sociale del 04-09-2017

Autismo, l’IDO traccia il profilo psicomotorio su 61 bambini

ROMA. Comportamenti bizzarri, andatura sulle punte, stereotipie, evitamento oculare, distacco da cose e/o persone, rigidita’. Il corpo di un bambino coinvolto nei disturbi dello spettro autistico (Asd) da’ molte informazioni sulla gravita’ della sua sintomatologia, gia’ nelle prime fasi di sviluppo. Lo dice anche il Dsm 5 (il manuale statistico e diagnostico per eccellenza), tuttavia mancano studi sull’efficacia della dimensione psicomotoria nel trattamento dell’autismo, trascurata sia in ambito diagnostico che terapeutico. Un gap di conoscenze su cui pone attenzione l’ultima ricerca dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) su ‘Il profilo psicomotorio nei bambini con disturbi dello spettro autistico: valutazioni cliniche e implicazioni per la terapia’, pubblicata sulla rivista internazionale Autism-Open Access The Psychomotor Profile in Children with Autistic Spectrum Disorders: Clinical Assessments a nd Implications for Therapy (Versione in italiano). L’Istituto ha tracciato il profilo del funzionamento psicomotorio di 61 bambini autistici tra i 3 e i 14 anni (44 maschi e 17 femmine) in trattamento gia’ da due anni (nel campione ci sono anche 10 bambini che dopo la terapia rientrano nella categoria ‘Non Autismo’ secondo i criteri Ados). Utilizzando la Scala di valutazione sintetica del comportamento psicomotorio, la ricerca ha preso in considerazione sei aree della dimensione corporea rispetto all’uso piu’ o meno funzionale degli oggetti e in riferimento al corpo dell’altro: il dialogo tonico, il contatto visivo, le posture insolite, la regolazione e il controllo del movimento corporeo, e l’uso degli oggetti.

Dalla ricerca emerge che la difficolta’ specifica del disturbo riguarda la funzione aggiustamento/dialogo tonico (la capacita’ di modulare la postura corporea per entrare in relazione con l’altro) quale indice per definire la gravita’ del disturbo e indicatore per l’individualizzazione del progetto terapeutico.

Cosi’ in un comunicato l’IDO.

“La gravita’ della sintomatologia e la compromissione delle funzioni cognitive- spiega Magda Di Renzo, responsabile del Servizio Terapie dell’IdO- risultano infatti correlate alle difficolta’ nell’utilizzare il corpo nella relazione con l’altro, tanto che all’aumentare dei punteggi di gravita’ sintomatologica (misurati con l’Autism diagnostic observation Schedul e la Leiter international performance scale Revised) si riscontrano maggiori fatiche del bambino nella gestione del proprio corpo, nell’organizzazione spaziale-attentiva, nel gioco, nei comportamenti motori e nella comunicazione”. La conferma, fa sapere Di Renzo, arriva proprio dall’osservazione di quei bambini che seppur non rispondano piu’ ai crite ri diagnostici per l’autismo dopo 2-4 anni di terapia, continuano a manifestare difficolta’ nel rapporto con il corporeo. Attraverso il profilo di funzionamento psicomotorio la ricerca offre un’immagine definita del bambino sia a livello emotivo- relazionale che nelle sue organizzazioni. Cio’ consente di “indirizzare meglio l’intervento terapeutico, interpretare piu’ adeguatamente il suo livello di sviluppo e stimolare piu’ efficacemente le aree propedeutiche alla costruzione del pensiero e del linguaggio”. Il vantaggio di una lettura dei movimenti e degli atteggiamenti corporei e’ di recepire informazioni sul bambino autistico anche quando non e’ in grado di esprimersi verbalmente. “I deficit nella comunicazione sofferti da un soggetto con autismo- chiarisce la psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva- dipendono proprio da una carenza iniziale nella modulazione del corpo agli stimoli ambientali, per questo motivo le sintonizzazioni messe in atto dal caregiver non trovano un terreno fertile nel bambino”.

Una convinzione avvalorata dalle neuroscienze: “Gallese ha evidenziato nei minori con Asd una carenza nel processo di imitazione- da lui definito simulazione incarnata proprio per sottolineare la centralita’ del vissuto corporeo- quale fattore responsabile del deficit di comunicazione e di empatia caratteristico nell’autismo”. Nella stessa traiettoria si pone la ricerca dell’IdO, ribadendo che “la comprensione delle intenzioni altrui e l’apprendimento attraverso l’imitazione affondano le radici nello sviluppo emotivo-corporeo. Dunque, e’ da li’ che in molti casi bisognerebbe ripartire per riattivare meccanismi ‘spenti’ o attivare competenze non ancora raggiunte”.

Lavorare sulle rigidita’. “Le distorsioni sensoriali proprie dei soggetti con autismo e la mancanza di adeguate sintonizzazioni da parte del caregiver (determinate dalla scarsa propositivita’ e responsivita’ del bambino) provocano delle rigidita’ che a loro volta interferiscono con le componenti affettive e cognitive dello sviluppo. In questo senso- continua la studiosa- la rigidita’ corporea potrebbe essere la prima manifestazione di meccanismi che si esprimeranno in seguito nei processi di pensiero e nelle modalita’ relazionali, e potrebbe diventare un precoce predittore delle difficolta’ e delle potenzialita’ presenti nel bambino con autismo”. In quest’ottica, “l’intervento psicomotorio- conclude Di Renzo- ha l’obiettivo prioritario di modulare la rigidita’ del bambino attraverso una relazione corporea contenitiva e motivante, in cui il corpo del terapeuta funge da modello e stimolo per un’apertura verso l’ambiente”. (DIRE)

Scuola media, l’esperto: “Meglio un ciclo di sette anni e poi il passaggio alle superiori”

da La Stampa

Scuola media, l’esperto: “Meglio un ciclo di sette anni e poi il passaggio alle superiori” 

francesca paci

roma

Professor Cornoldi, in un saggio del Mulino si domanda se abolire la scuola media. E se la si riducesse da 2 a 3 anni?

Ha ragione il ministro Fedeli nel voler ragionare su durata, materie e modalità di studio per armonizzare tutti i cicli?

«Qualcosa va fatto, anche senza tanti proclami o apparenti riforme radicali. Io ho proposto le sperimentazioni diffuse per non creare traumi e iniziare a coinvolgere gli insegnanti in linea con un cambiamento sostanziale. Terrei quindi durata e materie attuali, ma ne darei un senso diverso».

Quali sono le maggiori criticità della scuola media italiana?

«Ho documentato le criticità della scuola media italiana sulla base di dati di ricerca e ho fornito alcune prove. Fra queste ci sono i livelli di apprendimento e di competenza degli studenti, che rispetto agli altri Paesi occidentali calano e proprio nella fascia 11-14; il grado di piacere per l’apprendimento scolastico e l’atteggiamento verso la scuola, anche essi in calo più che altrove; il grado di soddisfazione degli insegnanti per il proprio lavoro che, pur con molte splendide eccezioni, alla scuola media è in genere basso».

Di che formazione hanno bisogno i ragazzini del 2017?

«L’adolescenza è sempre stata una fase di sviluppo critica ed è possibile che oggi le criticità si evidenzino di più perché ci sono meno inibizioni a manifestarle. Ma adolescenza significa anche apertura a nuovi temi e valori, completamento del processo di maturazione intellettiva, esplosioni relazionali e affettive: aspetti che per la pratica docente potrebbero diventare risorse oltre che fonti di intoppo. Se però l’insegnante continua a essere formato nella disciplina e non per interagire con gli adolescenti e capirli, il danno è quasi inevitabile».

Scuola media a parte, i nostri cicli scolastici vanno rivisti?

«La mia idea, che trova sostenitori e prove di efficacia in giro per il mondo, è abolire la scuola di mezzo. Già oggi la scuola media è legata istituzionalmente alla primaria, quindi, in un certo senso, le premesse organizzative esistono. Ma nei fatti c’è un’impressionante soluzione di continuità fra primaria e secondaria, tutti la avvertono e molti la soffrono. Tornando alla riduzione a 2 anni: nell’attuale dibattito sulla durata degli studi una possibilità sarebbe una scuola unica di 7 anni da cui passare al quinquennio delle superiori, anche queste però ripensate».

Per nidi e materne c’è tempo fino all’11 settembre per mettersi in regola

da Il Sole 24 Ore 

Per nidi e materne c’è tempo fino all’11 settembre per mettersi in regola

di Barbara Gobbi

A una settimana esatta dalla prova generale, cioè da lunedì prossimo, 11 settembre, che è la prima deadline cruciale per dimostrare di essersi messi in regola con l’obbligo vaccinale a scuola, la parola d’ordine è “distensione”.

Il dibattito accesissimo che ha accompagnato la reintroduzione dell’obbligo vaccinale a scuola – cancellato nel 1999 e tornato in vigore dopo l’approvazione, a fine luglio, della legge 119/2017 che ha convertito il Dl 73 – è stato decisamente stemperato dalle novità arrivate in via interpretativa negli ultimi giorni.

Novità che mirano a facilitare le famiglie: all’avvio dell’anno scolastico, sarà sufficiente autocertificare di aver prenotato alla Asl le vaccinazioni non ancora ricevute. E a dover produrre certificati o autodichiarazioni saranno solo le famiglie richiamate dalle Asl che le avranno trovate “irregolari”, spuntando gli elenchi degli iscritti alle scuole, trasmessi dai presidi.

Anche questa possibilità di utlizzare, da parte delle Asl, gli elenchi trasmessi dai presidi, è una novità. Introdotta dal chiarimento con cui il Garante della privacy ha tentato, con un provvedimento d’urgenza, di disinnescare la bomba a orologeria delle tante ricette regionali fai-da-te che stavano mandando in tilt scuole di ogni ordine e grado – la legge vale per la fascia d’età zero-sedici anni – aziende sanitarie e genitori.

La semplificazione dell’ultim’ora è una svolta non da poco, considerando i nuovi carichi introdotti dalla legge. Che fissa l’obbligo per 10 profilassi e ne consiglia caldamente quattro. La coercizione scatta per anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae di tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Saranno tutte gratuite, anche per chi accetterà di mettersi al passo con i tempi del calendario vaccinale in ritardo. Mentre nel gruppo delle “raccomandate” figurano anti-meningococco B e C, anti-pneumococco e anti-rotavirus.

Tutto bene, dunque? Non proprio. Ad esempio, perché l’ultima circolare prodotta a doppia firma dalle titolari di Istruzione e Salute, Valeria Fedeli e Beatrice Lorenzin, conferma che, per nidi e materne, la presentazione della documentazione è «requisito d’accesso». Quindi, già per questo anno scolastico alle porte, a decorrere dall’11 settembre (il 10, data indicata dal decreto, cade di domenica), non saranno ammessi i minori fino a 6 anni i cui genitori non abbiano presentato regolare documentazione entro i termini.

Una precisazione che alimenta lo scontro con Regione Lombardia, dove si è deciso di ammettere alle scuole per i più piccoli anche i bambini “no vax”, i cui genitori siano disposti a mettersi al passo entro 40 giorni. Il braccio di ferro all’insegna del più acceso federalismo vaccinale è tutt’ora in atto e, del resto, non è l’unico: contro la legge che reintroduce l’obbligo per 12 vaccini, il Veneto, che lo aveva abolito da un decennio, ha presentato ricorso alla Corte costituzionale. La coercizione allontana le famiglie, non giova alla salute pubblica, è la tesi della Regione.

Intanto, è in continua evoluzione il bollettino sul morbillo, che poi è stato la vera emergenza alla base della legge. «Al 31 luglio erano 3.672 gli ufficiali, ma in realtà i casi reali sono più del doppio», avvisa la ministra Lorenzin. Che plaude alla Francia, dove dal gennaio 2018 scatterà l’obbligo per 11 vaccini (ora vale solo per tre). Ma dove – ha spiegato la sua collega Agnes Buzyn – lasceremo alle famiglie il tempo di organizzarsi, perché è fuori questione spingere le famiglie a vaccinarsi in fretta”.

Documenti, date e multe per genitori e studenti

da Il Sole 24 Ore 

Documenti, date e multe per genitori e studenti

di Barbara Gobbi

Quali vaccinazioni bisogna aver fatto per essere in regola?

Le vaccinazioni obbligatorie richieste dal decreto legge 73 sono:

– anti-poliomelitica;

– anti-difterica;

– anti-tetanica;

– anti-epatite B;

– anti-pertosse;

– anti-Haemophilusinfluenzae tipo B;

– anti-morbillo;

– anti-rosolia;

– anti-parotite;

– anti-varicella (a partire dai nati nell’anno 2017).

È ammessa l’autocertificazione per comunicare le avvenute vaccinazioni?

È ammessa, ma entro il 10 marzo 2018 andrà presentata la documentazione che attesti l’avvenuta vaccinazione.

Quali documenti bisogna presentare alla scuola per rispettare i nuovi obbligi introdotti dal decreto legge?

Per l’iscrizione a scuola vanno presentate, alternativamente:

– la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione;

– la documentazione che comprovi l’omissione o il differimento (ad esempio in caso di febbre temporanea) della somministrazione del vaccino;

– la certificazione che attesti l’esonero per immunizzazione in seguito a malattia naturale;

– copia della prenotazione dell’appuntamento presso l’azienda sanitaria locale, in attesa che la Asl provveda alla vaccinazione (o a iniziare il ciclo, nel caso questo preveda più dosi), entro la fine dell’anno scolastico.

Come si può rimediare se si sono smarriti i documenti delle vaccinazioni?

Si può richiedere copia del libretto vaccinale al servizio prevenzione della propria Asl.

Quali sono le date da rispettare nella scuola dell’infanzia? E quali quelle per la scuola dell’obbligo?

Per nidi e scuole dell’infanzia, incluse quelle private non paritarie, le famiglie devono presentare la documentazione entro il 10 settembre. Per le scuole dell’obbligo la deadline è al 31 di ottobre.

Se lo studente non è in regola con le vaccinazioni obbligatorie cosa succede? 

In linea generale la Asl, una volta accertato che il minore da zero a 16 anni non sia stato sottoposto alle profilassi previste dal calendario vaccinale relativo al suo anno di nascita, convoca la famiglia con un invito scritto alla vaccinazione, anche corredato di materiale informativo.

Se i genitori non rispondono all’invito, vengono nuovamente convocati per un colloquio con raccomandata A/R, al fine di comprendere i perché della mancata vaccinazione e di fornire, anche attraverso il coinvolgimento del pediatra di libera scelta e del medico di medicina generale, una corretta informazione sulla vaccinazione e i rischi della mancata prevenzione.

Sono previste delle sanzioni? E quali autorità le possono infliggere?

Le sanzioni – multe da 100 a 500 euro – scattano nell’ipotesi in cui i genitori non si presentino al colloquio fissato dalla Asl oppure se, a colloquio avvenuto, continuino a rifiutare la vaccinazione entro il termine fissato dall’azienda.

La sanzione per la stessa inadempienza non sarà irrogata all’inizio di ogni anno scolastico: le famiglie saranno di nuovo multate solo nel caso di violazione di un nuovo e diverso obbligo vaccinale (anche un richiamo).

L’accertamento, la contestazione e l’irrogazione della multa spettano agli organi competenti indicati dalla normativa di Regioni e Provincie autonome. La multa estingue l’obbligo della vaccinazione, ma non permette comunque la frequenza dei minori a nidi e materne.

La scuola può rifiutarsi di ammettere uno studente non in regola con le vaccinazioni?

L’obbligo vaccinale costituisce requisito d’ammissione a nidi e scuole materne. Quindi, salvo disposizioni transitorie fissate dalle singole amministrazioni che come la Regione Lombardia, ammette i bambini purché entro 40 giorni si adeguino alle vaccinazioni prescritte dalla legge, nella fascia 0-6 anni gli inadempienti restano a casa.

La scuola elementare, la scuola media e i licei non possono invece rifiutarsi di ammettere l’alunno non vaccinato, ma in caso di inadempimento scatta la convocazione della famiglia

Le scuole dell’obbligo paritarie, i nidi e le materne privati hanno regole diverse rispetto a quelle pubbliche?

No, tutti gli istituti devono seguire le stesse regole.

Le vaccinazioni obbligatorie sono tutte gratuite?

Sì, sono tutte gratuite anche quando è necessario recuperare vaccinazioni che non sono state effettuate nei tempi previsti dal calendario vaccinale di riferimento.

Quali adempimenti sono previsti per gli operatori sanitari e scolastici?

Questi operatori non sono tenuti a vaccinarsi, ma entro 3 mesi dall’entrata in vigore della legge sull’obbligo a scuola – quindi entro il 6 novembre – dovranno presentare agli enti presso cui prestano servizio un’autocertificazione sulla loro situazione vaccinale.

Il ministero della Salute ricorda «l’importanza della vaccinazione degli operatori sanitari e degli studenti dei corsi dell’area sanitaria, soprattutto nei reparti a maggiore rischio (neonatologie, oncologie e geriatrie)» e raccomanda campagne di vaccinazione sempre tra gli addetti e gli studenti della sanità per: morbillo, parotite, rosolia, pertosse, varicella, epatite B e influenza.

Quali oneri possono esserci a carico delle famiglie?

Il costo del test sierologico che eventualmente serva al medico di medicina generale o al pediatra per attestare l’avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale è a carico del genitore/tutore/affidatario del minore.

La prima semplificazione: le scuole potranno comunicare alle Asl l’elenco dei ragazzi iscritti

da Il Sole 24 Ore 

La prima semplificazione: le scuole potranno comunicare alle Asl l’elenco dei ragazzi iscritti

di Antonello Cherchi

Il Garante per la privacy prova a semplificare le procedure di accertamento previste dalla legge sui vaccini (il decreto legge 73/2017). Con un provvedimento di urgenza del 1° settembre valido per tutte le scuole, pubbliche e private, l’Autorità guidata da Antonello Soro ha stabilito che già da subito gli istituti possono trasferire alle Asl competenti per territorio l’elenco degli alunni iscritti.

Il provvedimento del Garante
In tal modo, una volta ricevuti gli elenchi le Asl potranno verificare chi è in regola con i vaccini e spedire alle famiglie i certificati da presentare alla scuola (entro l’11 settembre ai nidi e alle scuole dell’infanzia, entro il 31 ottobre alle altre scuole). Se, invece, la Asl dovesse riscontrare minori non vaccinati o comunque posizioni irregolari, avvertirà le famiglie, che dovranno correre ai ripari. La semplificazione – indotta da una richiesta della Regione Toscana e di altre amministrazioni – consiste nel fatto che in questo modo la famiglia riceverà direttamente a casa il certificato vaccinale, senza doversi recare (nel caso non lo abbia) presso gli uffici della Asl per richiederlo.

Procedura snella
Lo snellimento della procedura sarebbe stato ancora più efficace se le Asl avessero potuto, una volta ricevuti dalla scuola gli elenchi degli iscritti, rispondere alla scuola stessa indicando la situazione di ciascuno studente. Modalità che avrebbe evitato ai genitori di produrre il certificato alla scuola. Procedura che, però, al momento non è possibile attivare perché si configurerebbe un invio da parte della Asl di dati sensibili: dire che Tizio o Caio è o non è vaccinato significa fornire informazioni sul loro stato di salute. Operazione questa che, secondo il codice della privacy, ha bisogno di una copertura normativa. Copertura che al momento manca: la legge sui vaccini, infatti, prevede che il flusso di dati dalla Asl alle scuole sarà possibile solo a partire dal 2019. Basterebbe, però, un decreto del ministero della Sanità o dell’Istruzione per mettere a posto tutto e avviare una vera semplificazione, perché a quel punto si parlerebbero direttamente scuole e Asl e le famiglie verrebbero interpellate solo nel caso si riscontrino posizioni non in regola con le vaccinazioni, senza necessità di presentare preventivamente alla scuola il certificato vaccinale. E così sarà, ma- dice la legge – solo a partire dal 2019.

Alla primaria la “promozione” scatta anche se gli apprendimenti sono raggiunti solo in parte

da Il Sole 24 Ore 

Alla primaria la “promozione” scatta anche se gli apprendimenti sono raggiunti solo in parte

di Claudio Tucci

Con il nuovo anno scolastico cambia la valutazione nel primo ciclo di istruzione, che comprende primaria e secondaria di primo grado. D’ora in avanti, l’ammissione alla classe successiva diventa parte di un processo più ampio di presa in carico degli studenti.

Scuola primaria
Alla primaria varrà la normativa già oggi vigente: la non ammissione è prevista solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe. Ma con una novità: esplicitiamo che l’ammissione è prevista anche in caso di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione. Questo non per rendere impossibile la bocciatura, ha spiegato il Miur, ma perché chiediamo alle scuole di attivare – proprio grazie alla legge approvata ad aprile, che rafforza questo meccanismo – specifiche strategie di miglioramento per sostenere il raggiungimento dei necessari livelli di apprendimento da parte degli alunni più deboli». Vale a dire che prima di arrivare a una bocciatura la scuola dovrà mettere in campo azioni mirate ad includere, a non lasciare solo chi resta indietro.

Scuole medie
«Nella secondaria di primo grado – ha evidenziato la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli – resta ferma la necessità di frequenza di almeno tre quarti del monte ore annuale per poter essere ammesse o ammessi alla classe successiva. L’ammissione poi può essere deliberata, con giudizio motivato, anche in caso di parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento. Anche con la previgente normativa questo poteva essere possibile (ai sensi dell’art. 2 comma 7 del DPR 122/2009). Pure in questo caso, come per la primaria, la scuola ha l’obbligo di attivare specifiche strategie per il miglioramento di chi è più indietro. Quindi, nessuna promozione garantita “per legge”, ma un diverso sistema di valutazione che aiuta a superare le lacune formative e tiene conto dei tempi soggettivi di apprendimento».

Con Intercultura oltre 2.100 posti per studiare all’estero

da Il Sole 24 Ore 

Con Intercultura oltre 2.100 posti per studiare all’estero

di Cl. T.

Oltre 2.100 posti disponibili e 1.500 borse di studio sono previsti nel nuovo bando di concorso di Intercultura per l’anno 2018-19. Un bando – le iscrizioni sono possibili fino al 10 novembre – destinato a studenti che vogliano trascorrere un intero anno scolastico, un semestre, un trimestre, un bimestre o 4 settimane estive in uno dei 65 Paesi di tutto il mondo dove la stessa Onlus Intercultura promuove i suoi programmi.

Il bando
Il bando è rivolto a tutti gli studenti delle scuole superiori nati tra il 1 luglio 2000 e il 31 agosto 2003. Per gli studenti che frequentano all’estero l’intero anno scolastico – precisa Intercultura – la normativa scolastica italiana riconosce la possibilità di accedere alla classe successiva senza ripetere l’anno. Inoltre, le esperienze di studio all’estero sono equiparate ai progetti di Alternanza Scuola Lavoro. Per iscrizioni e informazioni: intercultura.it.

Fedeli, appello ai genitori: «Le scuole applicano la legge così non possono accoglierli»

da Corriere della sera

Fedeli, appello ai genitori: «Le scuole applicano la legge così non possono accoglierli»

Federica Cavadini

«I genitori che non intendono vaccinare i figli devono sapere che è prevista una sanzione economica e che la scuola dell’infanzia non può ammetterli». Interviene ancora su vaccini e scuola la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e ribadisce la linea, dopo una segnalazione che arriva dal Veneto, dove un Coordinamento per la Libertà delle vaccinazione riferisce che alcuni bambini accompagnati all’asilo da genitori senza i documenti richiesti sono stati tenuti in disparte, separati dal resto della classe. «È successo in un nido comunale che quindi non dipende dal ministero, ma le regole sono uguali per le materne e abbiamo dato indicazioni precise», spiega la ministra.

Come devono comportarsi maestre e dirigenti quando le famiglie portano i bambini a scuola e non hanno né certificati né prenotazioni?

«Abbiamo chiarito ancora che le famiglie vanno informate e aiutate il più possibile, anche a prenotare la profilassi. Se però dichiarano di non voler vaccinare, allora i loro figli non possono frequentare. Nessuna eccezione. Così prevede la legge per la scuola dell’infanzia. Vogliamo facilitare famiglie e scuole e anche la circolare congiunta che consente anche l’autocertificazione firmata venerdì con la ministra della Salute Beatrice Lorenzin va in questa direzione».

Altra richiesta di chiarimento in queste ore arriva dalle università, su l numero chiuso. Dopo che il Tar del Lazio ha bocciato lo sbarramento ai corsi umanistici deciso alla Statale di Milano a maggio fra le proteste, con l’università che ha dovuto sospendere i test in programma da domani per quattromila studenti e ha subito annunciato il ricorso al Consiglio di Stato .

La Statale difende la scelta del numero chiuso «per la qualità, mancavano i docenti» e chiede l’intervento del ministero perché «se vale l’ordinanza del Tar sono illegittimi centinaia di corsi a numero programmato». E c’è l’appello degli studenti: «Normativa confusa. Occorre cambiare». È d’accordo?

«Vista l’ordinanza del Tar siamo pronti a intervenire e anche a modificare la normativa, aspettiamo il parere del Consiglio di Stato. L’obiettivo deve essere sempre allargare e non chiudere le università, il Paese ha bisogno di laureati».

Il rettore Gianluca Vago chiede quale criterio seguire, visto che il Tar dice di aprire i corsi umanistici a tutti ma le norme sull’accreditamento dei corsi pongono vincoli sul numero dei docenti.

« Se il nodo è il decreto (firmato dalla precedente ministra dell’Istruzione) che fissa regole più stringenti sui requisiti di qualità quindi sul numero dei docenti, allora possiamo modificarlo. La qualità dell’insegnamento però va garantita quanto l’allargamento».

Come?

«Investendo. Sui docenti c’era il blocco del turn over ma dal prossimo anno sarà possibile assumere. Ma dobbiamo affrontare tutti gli ostacoli che impediscono l’accesso all’università. Con la legge di bilancio 2017 c’è l’iscrizione gratuita per le famiglie a basso reddito e calmierata per le famiglie a medio reddito e abbiamo incrementato le borse di studio. L’investimento sull’università e la filiera della conoscenza deve essere forte. E allo stesso tempo dobbiamo garantire la qualità della formazione».

Tempi degli interventi?

«Abbiamo aperto un tavolo già nel mese di giugno che si chiuderà entro ottobre, con il dipartimento dell’Università e Ricerca, con i rettori della Crui, con i gruppi parlamentari, con rappresentanti degli studenti. L’esigenza è appunto allargare il numero dei laureati. E stiamo affrontando anche la questione dello sciopero dei docenti. Abbiamo chiesto che si trovino le risorse nella legge di stabilità».

Ata: le domande dal 30 sett. al 30 ott.

da La Tecnica della Scuola

Ata: le domande dal 30 sett. al 30 ott.

 

Parte la procedura di aggiornamento delle graduatorie di circolo e di istituto per il personale Ata di terza fascia riguardanti il triennio scolastico 2017-2020: molti chiederanno per la prima volta di fare supplenze come assistente amministrativo, tecnico e collaboratore scolastico.
“Le domande di inserimento come Ata potranno essere presentate, assieme a quelle di aggiornamento, dal 30 settembre al 30 ottobre prossimi attraverso dei modelli cartacei: le candidature andranno inviate a una scuola (la capofila) della provincia scelta, tramite raccomandata A/R o presentata a mano o mediante l’utilizzo della posta elettronica certificata. La procedura prevede la possibilità di chiedere il depennamento dalle graduatorie permanenti o ad esaurimento della provincia di attuale iscrizione. La scelta delle sedi avverrà telematicamente, tramite il portale ministeriale Istanze On Line, secondo la tempistica che sarà comunicata in un secondo tempo”.

Lo scrive anche Anief che precisa inoltre  come  “il considerevole numero di posti liberi e vacanti, derivanti anche dallo scarso numero di immissioni in ruolo effettuate quest’anno, ha lasciato un posto su quattro a supplenza. Non tutte saranno coperte da coloro che sono precari da tempo, con oltre 24 mesi di servizio svolto”.

Esami di riparazione: coinvolto uno studente su 4

da La Tecnica della Scuola

Esami di riparazione: coinvolto uno studente su 4

 

Sono 450mila gli studenti impegnati negli esami di riparazione, strutturati secondo prove scritte e orali, organizzate dalle singole scuole, necessarie per recuperare le insufficienze.
Quest’anno inoltre i rimandati sono aumentati maggiormente negli istituti tecnici, seguiti dai professionali e infine dai licei, mentre, considerato che il numero più alto di rimandati si evidenzia al primo anno delle superiori, si fa sempre più evidente il problema dell’orientamento “che non riesce a sostenere i ragazzi nel passaggio dalla terza media al primo anno delle superiori, venendo a mancare quella continuità che garantirebbe esiti migliori per l’inizio del II ciclo di studi”.

E’ tuttavia possibile disegnare, fa sapere Il Messaggero,  “una mappatura dei debiti da saldare: la percentuale più alta riguarda infatti la Sardegna che, a fronte di una media del 22,7%, raggiunge un pesantissimo 28,6%, seguono Lombardia, Toscana e Liguria che rimangono comunque sopra il 25% e poi Veneto, Friuli, Emilia Romagna e Lazio. La percentuale più bassa di rimandati si registra invece in Puglia dove è chiamato a saldare almeno un debito scolastico il 16,1% degli studenti”.

Promozione anche se gli apprendimenti sono raggiunti in parte

da La Tecnica della Scuola

Promozione anche se gli apprendimenti sono raggiunti in parte

 

Alla Primaria e secondaria di primo grado l’ammissione alla classe successiva ha subito un nuovo processo, per cui  mentre alla primaria varrà la normativa già oggi vigente, con la sola novità per cui prima di bocciatura la scuola dovrà mettere in campo tutte le azioni mirate ad includere, «Nella secondaria di primo grado – ha detto la ministra Valeria Fedeli – resta ferma la necessità di frequenza di almeno tre quarti del monte ore annuale per poter essere ammesse o ammessi alla classe successiva. L’ammissione poi può essere deliberata, con giudizio motivato, anche in caso di parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento.

Anche con la previgente normativa questo poteva essere possibile. Pure in questo caso, come per la primaria, la scuola ha l’obbligo di attivare specifiche strategie per il miglioramento di chi è più indietro. Quindi, nessuna promozione garantita “per legge”, ma un diverso sistema di valutazione che aiuta a superare le lacune formative e tiene conto dei tempi soggettivi di apprendimento».

In pensione sempre più tardi, l’aspettativa di vita calerà ancora ma il Governo non molla

da La Tecnica della Scuola

In pensione sempre più tardi, l’aspettativa di vita calerà ancora ma il Governo non molla

 

Sulle pensioni il Parlamento è spaccato: da una parte c’è chi, vicino al Governo, sostiene che le risorse sono limitate e vanno indirizzate tutte a favore dei giovani.

Dall’altra c’è chi, invece, non si rassegna all’innalzamento dell’età pensionabile e all’abbandono di quelle deroghe utili a far lasciare il lavoro a chi svolge professioni più logoranti, tra cui i docenti della scuola, in modo da favorire anche il turn over, agevolando così pure i giovani.

Anche il partito di maggioranza, il Pd, ha all’interno due anime: quella pro-Gentiloni, in base alla quale gli interventi su chi deve lasciare il lavoro non sono una priorità, e quella meno integralista, secondo cui certi interventi, come la “stretta” sulle pensioni, non possono essere radicali.

In questo secondo raggruppamento c’è sicuramente Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, secondo cui “rallentare l’innalzamento dell’età pensionabile, che porterà i giovani a dover lasciare il lavoro a 70 anni, significa riconoscere che nel 2015, per la prima volta dal dopoguerra, l’aspettativa di vita è diminuita e calerà anche quest’anno, se si confermano i dati dei primi mesi”.

L’inaspettata inversione di tendenza, per Damiano, non è dovuta ad “motivo solo demografico, ma perché l’aumento della povertà impedisce a troppe persone di poter curare la propria salute”.

In pratica, potendo contare su assegni pensionistici sempre più bassi e facendo venire meno molte delle prestazioni sanitarie a carico dello Stato, si fa meno prevenzione: una condizione che, alla lunga, starebbe facendo morire gli italiani prima di quanto accadesse qualche anno fa.

Per il deputato democratico, “è importante che Poletti abbia ribadito a Cernobbio che la legge di Bilancio conterrà anche interventi sulle pensioni. L’ostilità iniziale e pregiudiziale del Governo al tema pare ormai superata. Bisogna evitare che si scateni una guerra tra generazioni mettendo in contrapposizione il tema del lavoro con quello della previdenza. I due argomenti sono complementari: mandare in pensione anticipata gli anziani significa fare spazio ai giovani nei luoghi di lavoro”.

Secondo il presidente della Commissione Lavoro a Montecitorio, inoltre, è giunto il momento di “riconoscere alle donne il valore dei lavori di cura in termini di contributi previdenziali, è un intervento sociale e un parziale risarcimento dopo il brusco innalzamento da 60 a 65 anni dell’età pensionabile, attuato dal Governo Berlusconi, senza che i risparmi ottenuti, nonostante le promesse, tornassero a vantaggio del lavoro femminile”.

Damiano tiene anche a dire che “di questi temi vogliamo parlare nella legge di Bilancio e ci auguriamo che il tavolo di discussione con il sindacato ci aiuti a trovare le giuste soluzioni legislative”. Dal Governo però, si continua a tenere duro: nei giorni scorsi, il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, ha detto che “sarebbe un errore scegliere ora come priorità la previdenza rispetto all’occupazione giovanile: purtroppo le risorse per tutto non ci sono”.

A chiedere di puntare forte sull’occupazione giovanile, il 3 settembre è anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: intervenendo nel corso della sessione a porte chiuse del forum Ambrosetti a Cernobbio, dopo che al Meeting di Rimini aveva chiesto un intervento choc di 10 miliardi per favorire l’occupazione, Boccia ha affermato che sul tema è chiaro il messaggio di Padoan sul fatto di “fare i conti con le risorse che sono disponibili. Su questo tema ci confronteremo e vedremo cosa accadrà. Bisognerebbe anche valutare la possibilità di invertire il metodo usato in passato”.

Infine, il vicepresidente della Camera Luigi di Maio, ha detto di compiacersi del fatto “che anche Gentiloni sia stato cauto” parlando a Cernobbio dei dati sull’occupazione: “oggi gli unici dati sull’occupazione che salgono sono quelli legati agli over 50 e tra questi ci sono molte vittime della riforma Fornero che sono obbligati a lavorare togliendo spazio ai giovani”, ha detto il ‘grillino’.

Il fatto stesso, però, che l’attenzione sia concentrata sugli incentivi all’occupazione giovanile, è un’indiretta conferma che la partita sulle pensioni se non è chiusa, poco ci manca. Almeno, con questo Governo.

“Polo unico per le visite fiscali”: le prime indicazioni dell’INPS

“Polo unico per le visite fiscali”: le prime indicazioni dell’INPS

Dal 1° settembre scorso sono entrate in vigore le norme che istituisco il “Polo unico per le visite fiscali”, con l’attribuzione all’INPS della competenza esclusiva ad effettuare visite mediche di controllo (VMC) sia su richiesta delle Pubbliche amministrazioni, in qualità di datori di lavoro, sia d’ufficio.
Si tratta di una delle novità contenute nel Decreto Legislativo 75/17, cosiddetto decreto Madia che modifica il Testo Unico (DLgs 165/01) sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche.

L’INPS con il messaggio 9235 del 9 agosto 2017 fornisce le prime indicazioni operative per poter garantire l’attuazione tempestiva di tali disposizioni normative. L’INPS precisa che tali indicazioni hanno carattere sperimentale e che vi sarà una progressiva messa a punto in tempi successivi del nuovo sistema, fino alla realizzazione di un sistema a regime organico e completo.