Specializzazioni mediche

Specializzazioni mediche, in Gazzetta Ufficiale il nuovo Regolamento per l’accesso alle Scuole

(Roma, 06 settembre 2017) Graduatoria unica nazionale di merito e aggregazione delle sedi d’esame per aree geografiche per garantire una maggiore qualità e un maggior controllo durante lo svolgimento. Sono fra le principali novità del nuovo Regolamento per l’accesso alle Scuole di specializzazione di area medica, pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. Il nuovo regolamento cambia le regole fino ad ora vigenti per garantire maggiore qualità del concorso nazionale, come richiesto negli scorsi mesi anche dalle associazioni delle specializzande e degli specializzandi, dalla Conferenza dei Rettori, dall’Osservatorio per le Scuole di Specializzazione, dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari.

Il concorso resta nazionale, per titoli ed esami, e, a partire dal prossimo anno, sarà bandito, spiega il Regolamento, entro il 31 maggio di ciascun anno, con decreto del Ministero. La prova d’esame diventa unica a livello nazionale, uguale cioè per tutte le candidate e per tutti i candidati dal momento che viene introdotta una graduatoria unica nazionale, e si svolgerà non prima di sessanta giorni dalla data di pubblicazione del bando, in una o più sedi, nella stessa data e nello stesso orario.

L’organizzazione della prova a livello locale spetterà alle Istituzioni universitarie presenti sul territorio di riferimento. Le sedi saranno aggregate tra loro per aree geografiche, garantendo una minore frammentazione delle stesse e un maggiore controllo durante lo svolgimento delle prove. I quesiti saranno 140 con un punteggio pari a 1 per ogni risposta esatta, 0 per ogni risposta non data, -0,25 per ogni risposta errata.

Al termine della valutazione delle prove d’esame, entro 20 giorni dallo svolgimento, il Ministero pubblicherà un’unica graduatoria nazionale di merito nella quale verrà indicato il punteggio complessivo conseguito da ciascun candidato per i titoli e nella prova d’esame. A parità di punteggio complessivo, verrà data priorità al candidato con voto d’esame più alto. In caso di ulteriore parità, prevarrà il candidato più giovane per età anagrafica.

In seguito alla pubblicazione della graduatoria nazionale, ciascun candidato dovrà scegliere le tipologia di Scuola e le sedi di suo interesse, indicandole in ordine di preferenza. Terminate le operazioni di scelta da parte dei candidati, il Ministero procederà alla pubblicazione delle assegnazioni dei candidati alle specifiche scuole presso cui risulteranno ammessi in ordine di graduatoria.

In aggiunta ai contratti finanziati con risorse statali, le Scuole potranno attivare altri contratti di pari importo e durata sostenuti con risorse derivanti da donazioni o finanziamenti di enti pubblici o privati, nel rispetto del numero complessivo di posti per i quali sono accreditate le scuole e del fabbisogno di specialisti a livello nazionale.

La domanda di partecipazione alla prova di selezione dovrà essere presentata per via telematica al Ministero, nei tempi e con le modalità previsti nel bando. Al concorso potranno partecipare le laureate e i laureati in medicina e chirurgia che abbiano conseguito la laurea in data anteriore al termine di scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione.

L’ammissione alle lezioni sarà subordinata al conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo entro la data di inizio delle attività didattiche. In relazione al numero di domande pervenute e comunque almeno venti giorni prima della prova di esame, il Ministero comunicherà le sedi, con relativa assegnazione dei candidati presso le diverse sedi e l’orario di svolgimento della prova di esame.

La pubblicazione in Gazzetta del Regolamento con le nuove modalità di concorso era un atto necessario per poter procedere con il bando di quest’anno. Bando che sarà emanato in tempo utile per garantire, questo è l’obiettivo del Ministero, che il concorso si svolga nel 2017 e che sempre nel 2017 avvenga la presa di servizio.

In contemporanea alla pubblicazione del Regolamento si sta ultimando l’iter di accreditamento delle Scuole di specializzazione secondo i nuovi criteri previsti dal decreto congiunto dei Ministeri dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e della Salute entrato in vigore a giugno. Il nuovo accreditamento consentirà di innalzare in modo significativo la qualità del sistema formativo delle Scuole.

Il link alla Gazzetta Ufficiale:
http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2017-09-06&atto.codiceRedazionale=17G00143&elenco30giorni=false

Deposito del testo aggiornato in Cassazione

Legge di Iniziativa Popolare per la Scuola della Costituzione – 8 settembre 2017, deposito del testo aggiornato in Cassazione

È stata un’estate di lavoro.
Abbiamo cercato di adempiere all’impegno preso a conclusione dell’assemblea del 22 gennaio scorso, durante la quale è stato discusso e rielaborato il testo della LIP. Ora, dopo un’opera di revisione e di verifica tecnico-formale, la proposta verrà depositata in Cassazione l’8 settembre alle ore 11.00.
Abbiamo steso la relazione di accompagnamento, che è un adempimento formale necessario, ma è anche l’occasione per mettere in evidenza, da un punto di vista politico-culturale, quali sono i principi che ispirano la legge e come essi vengano tradotti in pratica istituzionale, organizzativa e formativa dall’articolato che la costituisce. Abbiamo preparato materiali di presentazione sintetici sotto forma di schede e un Manifesto: tutto sarà disponibile a breve sul sito lipscuola.it.
L’autunno deve vedere l’impegno e il contributo attivo di tutti e tutte, in preparazione della raccolta vera e propria delle sottoscrizioni, che potrebbe essere avviata all’inizio del 2018.
A partire dalla fine di settembre è necessario avviare iniziative locali di illustrazione della legge e della campagna di raccolta firme, in modo da sensibilizzare, dai singoli individui ai soggetti collettivi organizzati, sia al tema della ricostruzione della Scuola della Costituzione fiaccata da anni di politiche liberiste sia alla partecipazione diretta alla raccolta di firme stessa.
Per non lasciarci sfuggire questa occasione dobbiamo cominciare subito a darci da fare.
La Lip per la Scuola della Costituzione è nelle nostre mani, farla vivere dipenderà prima di tutto dalla nostra volontà.

La Rimarcia su Roma

La Rimarcia su Roma

di Maurizio Tiriticco

FORZA NUOVA (cosiddetta, perché le nostalgie richiamano il Vecchio, non il Nuovo) ha annunciato una nuova marcia su Roma per il 28 ottobre p.v. Mi sembra che questi neofascisti di fascismo ne mastichino proprio molto poco. Il fatto è che del fascismo hanno una visione mistica. E non è un caso che nel Ventennio la Mistica fascista fosse addirittura una consolidata corrente di pensiero, che vedeva nel fascismo non solo un partito politico, ma anche una dottrina filosofica e spirituale! Consiglierei ai baldi e fieri Forzanovisti di leggere il mio BALILLA MOSCHETTIERE (si trova sul web), in cui racconto come la mia infanzia e la mia adolescenza siano state funestate da un indottrinamento dal quale poi mi sono fortunatamente risvegliato! E non senza fatica! Due le date importanti del mio “risveglio”, il 25 luglio e l’8 settembre del 1943: una quarantina di giorni in cui il fiero balilla, che più volte aveva giurato secondo questa formula: “Nel nome di Dio e dell’Italia, giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e, se è necessario, col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista”, dovette cominciare a ricredersi!

Questi Forzanovisti conosceranno a memoria i discorsi del Duce, come me, del resto! Infatti a scuola i Suoi Discorsi più significativi dovevamo mandarli a memoria, come le Poesie di Pascoli e di D’Annunzio. Cari Forzanovisti! Vi rifilo l’incipit del discorso che il Duce tenne dallo “storico balcone” la sera del 10 giugno 1943. Buona lettura! E cercate di cogliere l’enfasi con cui Lui sapeva coprire il ridicolo e i drammi che sarebbero seguiti:

“Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania. Ascoltate. Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano. Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue Stati. La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l’Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l’Europa; ma tutto fu vano. Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l’eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che la hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell’anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.

“Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi e i sacrifici di una guerra, è perché l’onore, gli interessi, l’avvenire fermamente lo impongono, perché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l’accesso all’Oceano. Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee.

“Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l’Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate. Italiani. In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose forze armate. In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del Re Imperatore che, come sempre, ha interpretato l’anima della Patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania alleata. L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai.

“La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola e accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: VINCERE. E VINCEREMO, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo. Popolo italiano. Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore”.

Ho evitato le interruzioni continue di applausi e grida: Duce, Duce, Duce… Tu sei Luce… Sei tutti noi… Guerra, guerra… Vincere e Vinceremo… e via dicendo, anzi, gridando… Ed io, fiero BALILLA MOSCHETTIERE, avevo il cuore in subbuglio…

Tornando ai nostri Forzanovisti! Hanno frequentato le scuole della Repubblica, in cui si insegna una materia che si chiama “Educazione alla Cittadinanza e alla Costituzione”? O che si dovrebbe insegnare, perché non ha né un orario né un voto ed è barattata come Comportamento? Comunque un po’ di Storia patria, almeno fino alla nascita della Repubblica, avrebbero dovuto impararla! Mah!

Comunque, cerchiamo di non farli “rimarciare”! Sarebbe solo ridicolo… oltre che indecente!

Fuori dalla scuola, fuori dal lavoro

da Il Sole 24 Ore

Fuori dalla scuola, fuori dal lavoro

di Eugenio Bruno

Un italiano su quattro non arriverà mai alla laurea. E difficilmente lavorerà. È l’altra faccia della luna illuminata dalle ultime rilevazioni statistiche di Eurostat su quel 26,1% di nostri connazionali 25-34enni in possesso al massimo della licenza media. Numeri che mostrano – come evidenziato sul Sole 24 Ore di ieri – un’Italia doppiamente in controtendenza. Sia dal resto d’Europa sia da se stessa, visto che negli ultimi 15 anni anche noi eravamo riusciti a ridurre la fetta di giovani a bassa scolarizzazione. Aver invertito la tendenza ci (e soprattutto li) espone a più di un rischio. Il primo è che difficilmente arriveremo in tempi brevi al 40% di adulti in possesso del titolo terziario previsto dalla strategia di Europa 2020. Il secondo è che un’intera generazione rischia di poter competere per un’occupazione solo con i lavoratori migranti.

Un pericolo che Daniele Checchi, docente di Economia politica alla Statale di Milano e profondo conoscitore dei temi legati al mondo dell’education, giudica concreto: «Un giovane in possesso solo della terza media rischia di finire in un segmento dequalificato del mercato del lavoro in cui il costo diventa l’unico fattore di competizione». Nel sottolineare che gli stessi ragazzi «se inseriti in percorsi scolastici adeguati potrebbero essere recuperati a una formazione professionale adeguata anziché essere considerati persi», Checchi condivide la preoccupazione per la nostra quota di laureati ancora troppo bassa ma vede un barlume di luce nel calo degli abbandoni scolastici certificato dalla stessa Eurostat.

In effetti gli early school leavers italiani (intesi come i 18-24enni che si sono fermati alla terza media e non sono impegnati in programmi scolastici né formativi) sono diminuiti anche nell’ultimo anno. Dal 14,7 al 13,8% per la precisione. Un segnale positivo che non può essere considerato però un punto d’arrivo. Da un lato perché la media europea resta di tre punti più bassa. Dall’altro perché il Sud (con il suo 16,6%) e le isole (22,4%) continuano a porsi nello stesso range – come dimostra la cartina qui in alto – dell’Est Europa e di Spagna e Portogallo piuttosto che delle aree avanzate d’Europa. Senza dimenticare che rispetto al 2008 la fetta di early leavers occupati nel Vecchio continente è scesa dal 54 al 42% mentre quella di inattivi è aumentata dal 16 al 21 per cento.

Il problema che a una scolarizzazione troppo bassa segua un’elevata difficoltà a trovare un’occupazione dunque resta. E che questo possa rappresentare un fardello per l’intero paese lo dicono le tendenze in atto. Un rapporto del centro europeo per la formazione professionale (Cedefop) quantifica in 15 milioni i nuovi posti di lavoro ad alto livello di istruzione che saranno creati da qui al 2025 mentre nello stesso arco di tempo se ne perderanno circa 6 milioni nell’alveo degli impieghi poco qualificati. Con effetti che si vedono già oggi. Sempre secondo Eurostat a fine 2016 la disoccupazione nella fascia d’età 25-39 anni ammontava all’11,7% per i laureati, al 13,5% per diplomati e post-diplomati e al 20,9% per tutti gli altri.

Interrogata sulle contromisure che il nostro paese può e deve adottare la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, commenta: «In una società della conoscenza come quella in cui viviamo avere giovani preparati vuol dire avere un paese capace di essere competitivo nel presente e nel futuro. I dati Eurostat li conosciamo, non li sottovalutiamo e anzi ci stimolano ad andare avanti nella nostra azione di rafforzamento del sistema di istruzione, innalzamento della qualità, contrasto della dispersione, come strumento anche di pari opportunità per chi viene da contesti più deboli e difficili». A suo giudizio alcune risposte sono già in atto. Ad esempio con il decreto delegato sull’istruzione professionale «che la qualifica, la rilancia cercando di intercettare le specificità dei territori per garantire una preparazione di alto livello di studentesse e studenti e un più facile ingresso nel mondo del lavoro». Un altro aiuto – aggiunge – arriverà da «un’ulteriore qualificazione dei percorsi di alternanza che rappresenta un importante punto di contatto fra scuola e lavoro, un’innovazione didattica ed è anche uno strumento in più di orientamento. Abbiamo attivato un gruppo di lavoro contro la dispersione – aggiunge – e stiamo caratterizzando tutti i nostri interventi, penso anche ai bandi Pon, avendo in mente l’idea di una scuola innovativa, come i tempi richiedono, ma anche aperta al territorio e inclusiva. Capace cioè di dare una risposta a chi rischia, fra qualche anno, di finire fra coloro che hanno titoli bassi e meno possibilità nel lavoro». Nella consapevolezza – conclude – che «dare ai giovani le conoscenze e le competenze necessarie significa garantire loro un futuro. E questo è un ragionamento che va fatto nella filiera dell’istruzione, ma anche in relazione a chi oggi è già nel mondo del lavoro e va ulteriormente formato per poter migliorare la propria condizione, ma per partecipare, più in generale, al benessere del paese».

Assunzioni, 22 mila vanno a vuoto

da ItaliaOggi

Assunzioni, 22 mila vanno a vuoto

E il nuovo anno scolastico ricorre di nuovo ai precari in cattedra, verso quota 100 mila

Alessandra Ricciardi

I dati saranno comunicati ufficialmente nei prossimi giorni. Ma i giochi della partita assunzioni 2017 sono chiusi quasi ovunque, e sia a livello ministeriale che a livello sindacali i calcoli sono pressoché fatti: quasi 22 mila assunzioni a tempo indeterminato di docenti, delle circa 52 mila autorizzate dal governo, potrebbero essere andate deserte. Un risultato che farebbe salire tra le 80 mila e le 100 le nuove supplenze, con scadenza termine delle attività didattiche o fine dell’anno scolastico, a cui dovranno provvedere i presidi. Meno dello scorso anno (124 mila supplenze), ma distanti dall’obiettivo di uno stop al precariato e alla «supplentite» con cui il piano di assunzioni della Buona scuola era stato annunciato dall’allora ministra dell’istruzione, Stefania Giannini.

Le stime, basate sui contratti sottoscritti al 31 agosto scorso, sono concordi nel ritenere che manchino all’appello della chiamata alle immissioni in ruolo 10 mila docenti di sostegno, altri 12 mila su posto comune di cui circa1.500 candidati abilitati per la sola matematica. Ma in sofferenza c’è anche la classe di concorso di lingue straniere, in particolare spagnolo, alle superiori e al Nord. Sempre al Nord ma per le medie scarseggiano prof di lettere.

Sia le graduatorie a esaurimento che quelle del concorso non avevano per le classi interessate candidati sufficienti. A livello regionale dei recuperi sono stati possibili solo attraverso il meccanismo della surroga e del completamento che hanno consentito di spostare alcune assunzioni da una classe a un’altra, addirittura su un altro ordine di scuola. Soluzioni tampone che però non sono state sufficienti a far recuperare il dato complessivo di un piano assunzionale che non raggiunge a pieno l’obiettivo iniziale. E che consegna una scuola in cui, tra posti vuoti in organico e turn over, il precariato continua a essere forte.

Una boccata di ossigeno, almeno per quanto riguarda i numeri, è attesa con il piano transitorio di reclutamento, quello che decorre dal prossimo anno con l’ingresso nelle graduatorie regionali di merito degli abilitati delle seconde fasce di istituto: potranno concorrere alle assunzioni del 2018, su cui saranno riversati i posti non andati a buon fine quest’anno. Un’azione di recupero che poi riguarderà con modalità diverse, quelle del decreto attuativo della Buona scuola, anche i precari delle terze fasce di istituto e i semplici laureati, in vista dell’entrata a regime del nuovo sistema di reclutamento e formazione. Che dovrebbe a quel punto riuscire a calibrare, è la scommessa del ministero guidato da Valeria Fedeli, offerta e domanda senza più squilibri macroscopici. Limitando alle sole sostituzioni fisiologiche le supplenze. Come del resto richiedono i giudici sia europei che nazionali.

Fedeli: “Al lavoro per sbloccare gli scatti dei docenti”

da La Tecnica della Scuola

Fedeli: “Al lavoro per sbloccare gli scatti dei docenti”

 

“Stiamo lavorando per trovare le risorse, pur in questa fase stretta, per sbloccare gli scatti stipendiali” dei docenti universitari”.

La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ai microfoni di Luca Telese su Radio24, ha detto: “Dobbiamo trovare le risorse per il rinnovo dei contratti di tutto il personale della scuola e dell’università”. L’uscita dalla crisi e la creazione di nuove opportunità di lavoro per i giovani sono “collegate alla migliore formazione possibile: questa la fanno i docenti all’interno del percorso formativo, compreso quello dell’università”.“Quindi il rinnovo dei contratti per il comparto non contrattualizzato, come quello dei docenti universitari, significa lo sblocco degli scatti su cui stiamo lavorando: trovare risorse è all’attenzione del governo e certamente alla mia attenzione”.

Ridurre la scuola media da tre a due anni? “È una fake news”, ha ribadito Valeria Fedeli. “Non sono d’accordo nel merito – ha sottolineato – e poi, sapendo che abbiamo 5 mesi di legislatura, quello su cui sono impegnata è l’attuazione al meglio delle innovazioni che sono state introdotte dalle deleghe, ora decreti attuativi, della legge 107 e il rinnovo dei contratti di tutte le figure professionali della filiera del sapere, dalla scuola all’università”.

Servono dunque maglie più larghe per il numero chiuso all’università: “Ci dobbiamo porre il tema, dobbiamo allargare il numero di laureati e non solo di iscritti, sapendo che non deve andare a discapito della qualità formativa. Questo è a tutela degli studenti oltre che del Paese».

Personale Ata, le graduatorie saranno aggiornate dal 2018. Ora avanti con le vecchie liste

da La Tecnica della Scuola

Personale Ata, le graduatorie saranno aggiornate dal 2018. Ora avanti con le vecchie liste

 

Il Miur ha pubblicato il decreto per l’aggiornamento delle terza fascia delle graduatorie di circolo e di istituto Ata. La data di inizio della procedura è il 30 settembre e fino al 30 ottobre sarà possibile presentare la domanda. I modelli saranno pubblicati nei prossimi giorni sul sito del Miur: infatti non è previsto inoltro tramite procedura informatica, ma con modello cartaceo.

Le domande saranno indirizzate a una prescelta istituzione scolastica statale della provincia di interesse tramite raccomandata oppure mediante l’utilizzo di posta elettronica certificata.

Possiamo dire che i modelli da presentare saranno 2, ovvero il modello D1 va presentato da chi si iscrive in graduatoria per la prima volta, e il modello D2 che invece va presentato dagli aspiranti già inclusi nelle graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia del precedente triennio, sia in caso di conferma (quindi se non si devono aggiornare titoli e servizio) sia in caso di aggiornamento (se sono stati conseguiti nuovi titoli e/o si è svolto servizio).

I tempi fissati per la presentazione delle domande comporteranno che le graduatorie definitive saranno pubblicate entro i primi mesi del 2018. Fino a quel momento i dirigenti scolastici potranno conferire le supplenze agli aspiranti inclusi nelle graduatorie di terza fascia. Si andrà avanti, dunque, con le vecchie liste.

Contenzioso disciplinare: Aran propone di applicare il decreto Brunetta

da La Tecnica della Scuola

Contenzioso disciplinare: Aran propone di applicare il decreto Brunetta

 

Secondo una nota Ansa diramata nella serata del 4 settembre i contratti nazionali del pubblico impiego potrebbero contenere una novità importante relativa alla materia disciplinare.

L’Aran avrebbe già predisposto una proposta da sottoporre alle organizzazioni sindacali per introdurre nel procedimento disciplinare una “clausola anti-ricorsi”: in pratica verrebbe data la possibilità all’amministrazione (o anche al dipendente stesso) di conciliare e di concordare la sanzione  da applicare.
In tale caso, però, il provvedimento finale non sarebbe più impugnabile dalle parti.
La procedura di conciliazione dovrebbe anche avere tempi certi e definiti (30 giorni) e, soprattutto, sarebbe del tutto facoltativa e non potrebbe in ogni caso riguardare la sanzione del licenziamento.
Questo signfica che l’Amministrazione può decidere di avviare o meno la procedura di conciliazione e, nel caso in cui, la richiesta provenga dal dipendente può decidere se accettarla o rifiutarla.

In realtà questo modello è espressamente previsto dall’articolo 68 del decreto 150/2009 (il c.d. “decreto Brunetta”) che aveva riscritto l’articolo 55 del TU 165 del 2001.
Fin dal 2009, quindi, la norma prevede che “la contrattazione collettiva non può istituire procedure di impugnazione dei provvedimenti disciplinari. Resta salva la facoltà di disciplinare mediante i contratti collettivi procedure di conciliazione non obbligatoria”; norma che non ha finora trovato applicazione perchè dopo quella data non ci sono stati rinnovi dei contratti.
La proposta potrebbe certamente servire a tenere sotto controllo l’ampio contenzioso che in questi anni si è sviluppato anche nel comparto scuola e potrebbe consentire al personale docente e Ata di evitare di accollarsi gli oneri economici del ricorso al giudice del lavoro.
Ma non va sottovalutato il valore simbolico di un accordo basato proprio sulla disposizione di una legge (il “decreto Brunetta” appunto) che viene considerata dai sindacati il “peccato originale” da cancellare dalle norme che regolano il pubblico impiego.

Pensioni, firmato il decreto sull’Ape volontaria: basteranno 63 anni di età e 20 di contributi

da La Tecnica della Scuola

Pensioni, firmato il decreto sull’Ape volontaria: basteranno 63 anni di età e 20 di contributi

 

Ieri, 4 settembre 2017, Gentiloni ha firmato il DPCM sull’Anticipo pensionistico volontario.
In attesa della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, riepiloghiamo gli aspetti principali di questa misura pensionistica sperimentale.
Innanzitutto, l’Ape volontaria è un prestito commisurato e garantito dalla pensione di vecchiaia, erogato dalla banca in quote mensili per 12 mensilità, che il beneficiario otterrà alla maturazione del diritto. È riconosciuta in via sperimentale dal 1° maggio 2017 al 31 dicembre 2018 (articolo 1, comma 166 e seguenti, legge di Bilancio 2017).
Sarà retroattiva e consentirà di andare in pensione a 63 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati, in sostanza, con un anticipo di 3 anni e sette mesi rispetto ai requisiti richiesti per la pensione di vecchiaia.
L’importo della pensione per chi presenterà domanda di Ape volontaria non potrà essere inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo, pari a 702,65 euro per il 2017.
Può essere richiesta dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, dai lavoratori autonomi e dagli iscritti alla Gestione separata. Al momento sono esclusi i liberi professionisti iscritti alle casse professionali.
È importante anche sapere che per ottenere il beneficio è necessario non essere titolare di pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità; e inoltre non è necessario cessare l’attività lavorativa.
Per chi presenterà domanda di Ape volontaria sarà necessario pagare una rata sulla pensione futura, con un piano di ammortamento di 20 anni.

V. Marrone, Chierico vagante o ranger?

Virgilio Marrone, Chierico vagante o ranger? Storia di un ispettore scolastico

di Graziella Ansaldi Fresia

 

Il libro consiste in un excursus delle vicende storiche e politiche della categoria degli ispettori – in seguito denominati dirigenti superiori – rimasti però fedeli alla prima definizione forse in omaggio alla letteratura russa e in particolare a Gogol.

Gli aspetti politico istituzionali si intrecciano con le storie personali di alcuni ispettori a cominciare dal protagonista Alessio e di alcuni direttori generali in relazione all’epoca dei fatti narrati nel libro.

Documentato e circostanziato il quadro politico e istituzionale. L’azione della categoria ispettiva è puntualmente collocata in questo contesto . Non mancano alcuni rilievi (o critiche) fatti dai direttori generali all’attività ispettiva, con riferimento alla reperibilità. Tuttavia l’obbligo di certificare – tramite bollatrice – la presenza in ufficio, fu ignorato da alcuni ispettori.

Divertente il riferimento ai soprannomi con i quali sono appellati i Ministri della Pubblica istruzione  (MIUR P.I.) come: “Thatcher”: Falcucci; “Segiuzzo”: Sergio Mattarella; “Jerry White”: Gerardo Bianco; “Riccardino” : Riccardo Misasi ; “Rosetta”: Rosa Russo Jervolino; “Luigi il post comunista”: Luigi Berlinguer.

Di tutti questi Ministri le simpatie politico-culturali del nostro Aurelio vanno a questo ultimo le cui dimissioni l’autore attribuisce agli esiti elettorali negativi delle elezioni del….. e al così detto concorsone con il quale si offriva la possibilità, ai docenti, di ottenere un aumento di “sei milioni lordi di lire come riconoscimento della loro crescita professionale”.

In effetti Berlinguer fu l’unico ministro della P.I. che riuscì a portare a termine un pacchetto di riforme significativo e soprattutto fortemente innovativo.

L’opposizione della categoria fu tale che Berlinguer dovette dimettersi per volontà soprattutto del partito che l’aveva espresso. L’associazione CIDI (Centro Italiano Democratico Insegnanti) attaccò il ministro violentemente per il concorsone. Analoga posizione critica fu assunta da questa associazione nei confronti dell’IVALSI sempre sul tema della valutazione dei docenti. Il fatto risultò inconsueto (o anomalo) considerato che si tratta di un’associazione di sinistra che aveva praticato, nei confronti di Berlinguer, una politica di collateralismo.

Si aprì un acceso dibattito all’interno dell’Associazione che provocò qualche dimissione come quella della scrivente.

Le simpatie del nostro Autore (oppure di Aurelio) sono riservate oltreché a Berlinguer a Sergio Mattarella. Personalmente credo che la spiegazione vada ricercata nella coerenza politica, nell’onestà e nell’imparzialità della loro azione che fanno di questi due politici delle eccezioni nel panorama del “dopo tangentopoli”, ma anche dell’attuale scenario .

Per quanto riguarda i Direttori Generali secondo l’autore fu  irrilevante la nomina di alcuni come “soprannumerari” , in quanto la sede della nomina era indisponibile. Essi erano e sono l’espressione di una forza politica che può esibire l’interessato come espressione del potere personale del politico che l’ha nominato.

Il libro è ricco di spunti ironici a partire dal titolo, si vedano alcune divertenti osservazioni sulle “mise” dei Direttori e degli Ispettori. Per esempio il farfallino o papillon è una prerogativa di alcuni colleghi Ispettori e D.G. Al di là dell’anacronistico sondaggio che indica che gli uomini con cravatta conseguono punteggi inferiori, la scelta del papillon non è solo una prerogativa di personaggi molto noti, ma anche, a parere della scrivente,   il simbolo di un carattere estroverso  e anticonformista. Non a caso il nostro Aurelio sfoggia vivaci farfallini.

Non mancano aneddoti divertenti si veda la descrizione delle donne delle  quali – grazie a un’osservazione attenta – l’Autore rileva particolari professionali, umani, ma anche di eleganza più o meno raffinata.

Vaccini, Fedeli: ‘Non ci saranno deroghe per chi non è in regola. Trovo strana la moratoria della Regione Veneto’

da Tuttoscuola

Vaccini, Fedeli: ‘Non ci saranno deroghe per chi non è in regola. Trovo strana la moratoria della Regione Veneto’ 

Non ci saranno “deroghe” all’obbligo vaccinale per l’iscrizione ad asili e scuole tra 0 e 16 anni di età. Lo ribadisce in un’intervista a Il Messaggero la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli.

L’autocertificazione è un passaggio fondamentale perché mantiene l’obbligo ma tiene conto della fase complessa legata al primo anno di applicazione della legge, e delle diverse realtà che ci sono nel Paese. Niente deroghe, ma facilitare il più possibile“, spiega la titolare del dicastero di Viale Trastevere.

Sarà sufficiente autocertificare la prenotazione presso una Asl dei vaccini mancanti. E questo aiuta, nella scuola da 0 a 6 anni, anche chi non ha avuto informazioni. Non solo. Obbligati a produrre certificati saranno solo le famiglie che le Asl troverà non in regola basandosi sugli elenchi degli iscritti trasmessi dai presidi“.

Fedeli poi commenta la decisione della moratoria da parte della Regione Veneto fino al 2019 per presentare tutta la documentazione vaccinale per i bimbi da 0 a 6 anni. “Trovo strano questo provvedimento. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha già impugnato la legge ed è in attesa della risposta della Corte. Mi chiedo perché non debba nel frattempo applicare la legge. L’atto di impugnare una legge da parte di un presidente, significa non condividerla in tutto in parte, ma l’obbligo di rispettarla e di farla rispettare, resta“.

Carta del docente: entro 14 settembre applicazione disponibile per anno scolastico 2017/18

da Tuttoscuola

Carta del docente: entro 14 settembre applicazione disponibile per anno scolastico 2017/18

La notizia è stata data direttamente sul sito cartadeldocente.istruzione.it: entro il 14 settembre p.v. l’applicazione cartadeldocente sarà disponibile per l’anno scolastico 2017/2018.

Fino a tale data – leggiamo sul sito -, i docenti e gli esercenti non potranno accedere all’applicazione cartadeldocente. Gli importi delle somme non spese e dei buoni prenotati e non validati verranno attribuiti al residuo dell’anno scolastico 2016/2017. Sempre fino a tale data non sarà possibile, per gli esercenti, validare i buoni sia da applicazione sia da web-service“.

Liceo breve e obbligo a 18 anni: dovremo attendere il 2028 per vedere attuata la sperimentazione

da Tuttoscuola

Liceo breve e obbligo a 18 anni: dovremo attendere il 2028 per vedere attuata la sperimentazione 

Bisognerà attendere (almeno) fino al 2023 per portare l’obbligo scolastico nel nostro Paese fino a 18 anni? Lo lascia chiaramente intendere la stessa ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che rinvia a quella data ogni decisione non solo sui risultati della sperimentazione del liceo breve ma anche, in caso di giudizio positivo su quest’ultima, sul “riordino complessivo dei cicli scolastici” con conseguente innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni: un obiettivo legato alla necessità di “costruire una società e un’economia della conoscenza”. Ma, ammesso che si determinino nel 2023 le condizioni politiche e istituzionali necessarie per il varo di una doppia riforma di quella portata, che avrebbe decorrenza non prima del 2023-2024, si dovrà attendere il 2028 per vederla compiutamente attuata.

Tempi lunghi dunque, che porteranno il nostro Paese a ridosso del 2030, la data scelta dall’ONU per l’attuazione dell’Agenda 2030, che al quarto dei suoi 17 obiettivi, intitolato “Educazione di qualità”, impegna tutti i Paesi aderenti “a garantire a tutti i bimbi l’istruzione primaria e secondaria completa, gratuita e di qualità che ne consenta il pieno sviluppo umano”.

L’Italia arriverà a questo appuntamento in ritardo e probabilmente con affanno se, come pare, la sperimentazione continuerà a riguardare la minima parte delle scuole secondarie superiori italiane (100 scuole su circa 7000 tra istituti statali e paritari, e limitatamente a una sola classe): il passaggio all’ordinamento quadriennale, con contestuale obbligatorietà della frequenza, potrebbe implicare pesanti ripercussioni sul piano organizzativo, forti resistenze sindacali, necessità di un gigantesco piano di formazione in servizio per i circa 250.000 tra insegnanti e dirigenti delle scuole statali e paritarie coinvolti.

Una strada alternativa sarebbe quella di liberalizzare se non incoraggiare l’adesione delle scuole alla sperimentazione, e mettere in cantiere l’innalzamento dell’obbligo scolastico e formativo già per l’inizio della prossima legislatura, senza indulgere a diversivi come sarebbe la riduzione della scuola secondaria di primo grado a 2 anni, smentita peraltro categoricamente da Valeria Fedeli: un remake del primo ciclo settennale proposto a suo tempo da Luigi Berlinguer, che tanti equivoci e resistenze, e conseguenze politiche, determinò già 17 anni fa, al tempo della legge sul riordino dei cicli (n. 30/2000).