Il mio 8 settembre 1943

Il mio 8 settembre 1943 *

di Maurizio Tiriticco

Ad Ostia – pardon, al “Lido di Roma”, ma solo ancora per poco – i soldati in servizio, rimasti senza alcun ordine, si dissolsero e se la filarono. La caserma della Guardia di Finanza IX Maggio – data della proclamazione dell’Impero… quale impero, ormai? – e il Collegio IV Novembre si svuotarono di tutti i militari e degli allievi che c’erano. E i tedeschi in un paio di giorni occuparono caserma e collegio. E occuparono anche tutti gli uffici pubblici, civili e militari, della cittadina. Avvertivamo tutti la sconfitta, la fine di un’epoca, di un mondo. Non eravamo più padroni in casa nostra. Che cosa sarebbe successo? Non c’era più neanche il tempo per pensare. Occorreva solo sopravvivere, nel disfarsi lento e progressivo di ogni tessuto sociale e civile. Poi sapemmo che a Roma si combatteva, che c’erano stati dei morti, e che alla fine i tedeschi avevano avuto la meglio. E sapemmo anche che gli Americani – o chi per loro, perché nel loro esercito c’erano soldati di tutte le razze… mercenari lautamente pagati, ci dicevano – erano sbarcati nello stesso giorno a Salerno, a Reggio Calabria, a Taranto. E stavano risalendo sulla Penisola, invadendo il… Sacccro Territttorio della Patttriaaa… la retorica fascista era sempre altisonante…

Ormai le notizie certe, ufficiali, potrei dire, le avevamo da Radio Londra, sempre più ascoltata, e sempre più con tutti gli accorgimenti del caso. Non c’erano più i fascisti, non c’erano più le autorità civili, ma c’erano i tedeschi e questi veramente ci mettevano paura. Da sempre li vedevamo come marciavano, sempre impettiti, anche in libera uscita… sempre con un viso severo, quando non era arcigno, e sapevamo della loro disciplina di ferro con i loro superiori, e del loro disprezzo nei nostri confronti: noi ariani tollerati, non puri, quindi da trattare sempre dall’alto in basso, se non peggio. In seguito su “La Storia”, di Elsa Morante, ritrovai quel modello di soldato in Gunther, quel campione del sesso che sempre alla caccia di casini, non esitò a violentare Ida, la maestrina protagonista del romanzo.

Ed erano restii a darci qualunque confidenza. Con loro c’era poco da scherzare. E fu un’intuizione felice. Solo a guerra finita sapemmo delle stragi che avevano compiuto, e di civili soprattutto. E a noi di Ostia, dopotutto, ci andava ancora bene. Ma erano solo i primi giorni della occupazione tedesca.

Intuimmo che non era stato concluso un armistizio, ma che ci eravamo letteralmente calati le braghe – l’armistizio era senza condizioni – e che in effetti eravamo nelle mani dei tedeschi. La verginità democratica forse l’avevamo restaurata, ma dopo vent’anni di dittatura dovevamo dimostrare al mondo e ai nuovi alleati che non l’avremmo mai più perduta. Qualche pensiero alto in un momento così pesante e difficile potevo anche permettermelo. Ma la situazione era troppo avara e non me lo permetteva…

Ciò che più mi sconvolse, ci sconvolse, fu la fuga del Re. O meglio, del re. Basta con le maiuscole. Basta con Vittorio Emanuele, Re d’Italia e non più d’Albania… e non più Imperatore d’Etiopia… A proposito, che succedeva in Albania? E che succedeva in AOI??? Mah. Ormai il re lo chiamavamo Pippetto e senza alcun titolo regale. Avevamo solo tanta rabbia. Ci sentivamo traditi. Noi traditi fin da quando aveva affidato il governo a Mussolini. E fino a quando glielo tolse: perché aveva tradito anche il Duce, quando lo sbatté in galera. A proposito, che ne era del Duce? Mah. Il casino era totale. Un regno senza re, un esercito senza stato maggiore, un paese allo sbando. Quante maiuscole erano cadute nel giro di una notte. E aggiungi la fame… e la paura delle bombe… da una parte e dall’altra ormai.

E il re senza maiuscola tradì anche il suo popolo. Quando fuggì da Roma con un corteo di macchine per la via Tiburtina verso Pescara, ripiegando poi verso Ortona e poi di lì a Brindisi con la corvetta Baionetta. A Pescara erano già saliti sulla nave Badoglio e lo Stato maggiore. A Ortona salirono il re e il suo seguito. Si ebbero scene raccapriccianti. Indegne per personaggi di alto lignaggio. Urla e improperi. Bestemmie e minacce di ricorrere alle armi pur di salire sulla corvetta. Che non era un transatlantico. E il Rex, fermo a Trieste. Che tristezza. Un re su una corvetta. Tutti volevano imbarcarsi per primi per paura di rimanere a terra. Anche perché il comandante accettava solo viaggiatori “civili” pari al numero dei salvagente a disposizione. E i carabinieri? A terra. Rimasero a terra. In effetti, sono un’arma di terraaa… I carabinieri, l’arma “nei secoli fedele” per eccellenza, che dovettero scortarlo lungo il viaggio per timore che il loro re si imbattesse con i tedeschi. Fedeltà fino all’ultimo. E gli andò bene al nostro re. La Fortuna era certamente dalla sua. Non dalla nostra, purtroppo. Lo Stellone d’Italia era tutto per Pippetto. E noi NON SAPEVAMO NIENTE. Sapemmo tutto dopo. A cose fatte. Che schianto. Mi era caduto il Duce e mi era caduto pure il Re… d’Italia e di Albania e Imperatore d’Etiopia.

Negli anni seguenti certa storiografia avrebbe giustificato la scelta della “fuga”. Occorreva salvare il Governo, quello con la G maiuscola. E nel Meridione, che veniva giorno dopo giorno liberato – od occupato secondo i fascisti impenitenti – c’erano gli ex nemici a riceverlo: i nuovi amici! Gli Alleati! E anni dopo ci raccontarono pure che il figlio Umberto, l’erede al trono, il Principe di Piemonte, alto e bello con moglie e figli, voleva restare a Roma. A fare l’eroe. Per un guizzo di onestà? O perché la moglie, Maria Josè del Belgio – di tutt’altra pasta rispetto ai Savoia, anche antifascista, come poi si seppe – si rendeva conto quale fango si stava rimestando? Mah. I grandi interrogativi della storia…

*   da “Balilla Moschettiere, memorie di un antifascista”, Book Sprint Edizioni 2015

Roma, 8 settembre 2017… dopo 74 anni

Vaccini: Moratoria ed incongruenze

Vaccini: Moratoria ed incongruenze
Accesso ai servizi e sanzioni. Il pagamento estingue l’obbligo

di Cinzia Olivieri

La regione Veneto, dopo aver proposto ricorso per questione di legittimità costituzionale avverso il DL 73/2017 convertito dalla L 119/2017, rilevate incongruenze nel testo normativo, ha comunicato una moratoria nell’applicazione di misure di restrizione della frequenza fino al 2019, allorquando opererà la decadenza prevista dall’articolo 3 bis.

Si rileva infatti che mentre all’articolo 3 comma 3, quale principio generale e non collegato espressamente alla fase transitoria (le disposizioni dell’art.5 riguardano soprattutto la modalità tempistica), è disposto che “Per i servizi educativi   per   l’infanzia   e   le   scuole dell’infanzia, ivi incluse quelle private   non   paritarie,   la presentazione della documentazione di cui al comma 1 costituisce requisito di accesso”, senza però prevedere nel contempo alcuna restrizione alla frequenza, all’articolo 3 bis, che introduce le misure di semplificazione a decorrere dal 2019, è invece previsto: “Per i servizi educativi   per   l’infanzia   e   le   scuole dell’infanzia, ivi incluse quelle private non paritarie, la mancata presentazione della documentazione di cui al comma 3 nei termini previsti comporta la decadenza dall’iscrizione”.

Per la verità la decadenza, in quanto determinante l’estinzione del diritto per mancato esercizio in un tempo stabilito, appare forse un concetto giuridico poco calzante al caso, operando nei riguardi di alunni già iscritti ed a cui è stato riconosciuto previamente l’accesso. A tanto si aggiunge che, per i suoi effetti, cagiona una restrizione alla frequenza non transitoria.

In proposito la circolare congiunta del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Ministero della Salute pubblicata il 1 settembre, ha stabilito invece che “il minore non in regola con gli adempimenti vaccinali sarà escluso dai servizi ma rimarrà iscritto per essere nuovamente ammesso successivamente alla presentazione della documentazione richiesta” (restrizione transitoria), ove il genitore/tutore/affidatario non provveda a consegnare la documentazione comprovante l’adempimento dell’obbligo vaccinale, l’immunizzazione, l’omissione, il differimento ovvero la prenotazione entro l’11 settembre 2017 o, nel caso di dichiarazione sostitutiva ove consentita, entro il 10 marzo 2018.

La norma non individua il soggetto chiamato ad emettere il provvedimento (motivato) di esclusione (ovvero di decadenza) ma, in assenza di previsione esplicita, essendo mera conseguenza dell’accertamento della mancata consegna della documentazione e riguardando il rapporto scuola-famiglia, è desumibile esso spetti al dirigente scolastico.

La restrizione alla frequenza non è connessa direttamente all’inadempimento vaccinale ma alla mancata presentazione della documentazione, giacché i dirigenti scolastici non possono operare “valutazioni di merito”, ma comunque numerosi restano i soggetti non vaccinati o non (ancora) in regola con gli obblighi vaccinali tuttavia ammessi avendo provveduto a regolare adempimento.

Infatti, superata facilmente con la produzione della documentazione richiesta l’ipotesi del minore escluso dal servizio, sebbene regolarmente vaccinato, a causa dell’intempestiva o erronea consegna, avrà accesso il bambino il cui genitore/tutore/affidatario presenti entro l’11 settembre dichiarazione sostitutiva (salvo esclusione dopo il 10 marzo 2018 in assenza di attestazione che accerti l’osservanza dell’obbligo vaccinale) ovvero prenotazione della vaccinazione (quindi ancora non regolarmente vaccinato).

Tanto non appare conciliarsi perfettamente con la tutela della salute.

Il provvedimento restrittivo oggettivamente risulta il fattore di dissuasione all’inadempimento più determinante, considerando che il procedimento sanzionatorio appare lungo e sotto certi aspetti debole.

Infatti ai sensi dell’art. 3 comma 2 in difetto di presentazione della documentazione nei termini previsti i dirigenti scolastici sono tenuti a segnalare la circostanza “entro i successivi dieci giorniall’azienda sanitaria locale che ….provvede   agli adempimenti di competenza e, ricorrendone i presupposti, a quelli di cui all’articolo l, comma 4” per il quale, accertata l’inosservanza dell’obbligo vaccinale “i genitori esercenti la   responsabilità genitoriale, i tutori o i soggetti affidatari sono convocati dall’azienda sanitaria locale territorialmente competente per un colloquio al fine   di   fornire   ulteriori informazioni   sulle vaccinazioni e di sollecitarne l’effettuazione. In caso di mancata effettuazione delle vaccinazioni è comminata la sanzione amministrativa pecuniaria da euro cento a euro cinquecento” salvo che “a seguito di contestazione da parte dell’azienda sanitaria locale territorialmente competente, provvedano, nel termine indicato nell’atto di contestazione, a far somministrare al minore il vaccino ovvero la prima dose del ciclo vaccinale”.

La Circolare 16 agosto 2017 del Ministero della Salute precisa che l’ASL, accertato l’inadempimento, ”convoca i genitori esercenti la responsabilità genitoriale, i tutori o i soggetti affidatari, rivolgendo loro un invito scritto alla vaccinazione, eventualmente corredato di materiale informativo. Nel caso in cui non rispondano all’invito, i genitori, i tutori o i soggetti affidatari vengono nuovamente convocati, con raccomandata AR, per un colloquio, al fine di comprendere le motivazioni della mancata vaccinazione e di fornire – eventualmente anche con il coinvolgimento del Pediatra di Libera Scelta o del Medico di Medicina Generale – una corretta informazione sull’obiettivo individuale e collettivo della pratica vaccinale e i rischi derivanti dalla mancata prevenzione. Nell’ipotesi in cui i genitori esercenti la responsabilità genitoriale, i tutori o i soggetti affidatari non si presentino al colloquio ovvero, all’esito dell’interlocuzione, non facciano somministrare il vaccino al minore, la ASL contesta loro formalmente l’inadempimento dell’obbligo vaccinale, con l’avvertimento che se non dovessero far somministrare al minore il vaccino o iniziare/completare il ciclo … entro il termine fissato dall’azienda sanitaria medesima, sarà loro comminata la sanzione amministrativa pecuniaria da euro cento a euro cinquecento. La contestazione dell’inadempienza nei confronti di un minore che abbia iniziato a frequentare il servizio educativo dell’infanzia in attesa di vaccinazione, che però non viene successivamente effettuata per motivi non imputabili all’organizzazione del servizio vaccinale o a intervenuti problemi di salute del bambino, tali da controindicare la vaccinazione stessa, rappresenta motivo di esclusione dal servizio educativo”.

La Circolare quindi, a seguito peraltro di un procedimento non di breve durata, contempla l’ipotesi del minore che acceda al servizio in attesa di vaccino e poi non lo esegua e continui a frequentare fino al persistente rifiuto a seguito di contestazione di inadempienza.

La sanzione amministrativa, poi, è compresa tra un limite minimo ed un massimo (rif. art. 10 della L 689/81).

Dalla lettura dell’art. 8 L 689/81 si evince che con l’inadempimento all’obbligo vaccinale non si commettono più violazioni della stessa disposizione, perciò la Circolare 16 agosto 2017 ha chiarito: “Ai genitori esercenti la responsabilità genitoriale ai tutori e ai soggetti affidatari, a seguito di accertamento della violazione dell’obbligo di vaccinazione, è applicata una sola sanzione, a prescindere dal numero di vaccinazioni omesse. Difatti, ai sensi dell’articolo 8 della legge 24 novembre 1981, n. 689, a chi commette più violazioni della medesima disposizione viene comminata una sanzione maggiorata (e non un numero di sanzioni pari alle violazioni commesse). Di conseguenza, ove a seguito di contestazione da parte della ASL, i genitori, i tutori e i soggetti affidatari non provvedano a far somministrare al minore il vaccino o i vaccini omessi, soggiaceranno all’applicazione di un’unica sanzione, ai fini della determinazione della quale si terrà conto del numero degli obblighi vaccinali non adempiuti. La sanzione per la medesima violazione non sarà comminata nuovamente all’inizio di ogni anno scolastico. Solo nell’ipotesi in cui i genitori o i tutori o i soggetti affidatari incorrano, successivamente, nella violazione di un nuovo e diverso obbligo vaccinale, singolo o coniugato (ad esempio, omettano di sottoporre il minore a un diverso vaccino previsto a una età seguente), agli stessi sarà comminata una nuova sanzione. La sanzione sarà comminata anche nel caso in cui l’omissione riguardi un richiamo vaccinale. …. La sanzione estingue l’obbligo della vaccinazione, ma non permette comunque la frequenza, da parte del minore, dei servizi educativi dell’infanzia, sia pubblici sia privati, non solo per l’anno di accertamento dell’inadempimento, ma anche per quelli successivi, salvo che il genitore non provveda all’adempimento dell’obbligo vaccinale.

In sintesi, tenendo conto che nessuna sospensione dalla frequenza potrà essere prevista nella scuola dell’obbligo:

– è applicata una sola sanzione a prescindere dal numero di vaccinazioni omesse di cui si tiene conto solo ai fini di una maggiorazione della stessa;

– la sanzione non è comminata all’inizio di ogni anno scolastico;

– la sanzione estingue l’obbligo vaccinale ma non permette la frequenza solo nel sistema 0-6.

Alternanza, ok alla carta con diritti e doveri, più attenzione agli alunni disabili

da Il Sole 24 Ore

Alternanza, ok alla carta con diritti e doveri, più attenzione agli alunni disabili

di Claudio Tucci

Via libera del Consiglio di Stato al regolamento che, per la prima volta, indica diritti e doveri degli alunni impegnati nei percorsi di formazione “on the job”. I giudici amministrativi, in un parere di 14 pagine, evidenziano una serie di piccole modifiche tecniche al testo trasmesso del Miur, accendendo, sostanziale, semaforo verde. Unico rilievo un pò più di peso: la richiesta di maggiore attenzione alle modalità di trasporto dei ragazzi con disabilità (per farli partecipare alle attività in alternanza).

La Carta
Il provvedimento mira a garantire ai giovani il pieno rispetto dei loro diritti (come quello all’informazione chiara, trasparente e puntuale sulle attività che andranno a svolgere, o quello al riconoscimento degli apprendimenti conseguiti nelle fasi formative teoriche e pratiche) e a definire i loro doveri (primo fra tutti il rispetto del Patto formativo e delle regole di comportamento e antinfortunistiche). Il Regolamento aveva già avuto parere positivo da parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Il via libera del Consiglio di Stato rappresenta un ulteriore passo avanti verso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il Regolamento sarà ora inviato nella sua versione definitiva, che recepirà anche le osservazioni migliorative proposte dal Consiglio di Stato, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il necessario riscontro. Passerà poi al Ministero della Giustizia per il visto del Guardasigilli e per il successivo inoltro alla Corte dei Conti per la registrazione. L’iter si concluderà con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

A breve nuovo incontro con gli studenti
«Siamo molto soddisfatti del via libera del Consiglio di Stato», dichiara la ministra Valeria Fedeli. Sul testo faremo una informativa ulteriore con il Forum delle studentesse e degli studenti e con le organizzazioni sindacali. Con il parere positivo del Consiglio di Stato l’approvazione della Carta fa un ulteriore passo avanti che ci consentirà di renderla operativa per l’inizio delle attività di Alternanza di quest’anno, quello in cui le nuove regole andranno a regime.

Oltre alla Carta, ha aggiunto Fedeli, «lanceremo a breve la piattaforma specifica e dedicata, in cui raccoglieremo le buone pratiche e che conterrà un “bottoncino rosso” per segnalare eventuali anomalie nell’attuazione. Mentre, entro dicembre, organizzeremo gli Stati generali nazionali dell’alternanza, un’occasione di dialogo e confronto con gli stakeholder e le imprese. Ogni investimento sui giovani è un investimento sul futuro del Paese».

Zaino Digitale

Zainodigitale.it: un nuovo servizio per accedere ai testi scolastici digitali adottati con un solo clic

Al progetto, di AIE, aderisce la quasi totalità degli editori

Levi: “È l’esempio di come l’innovazione degli editori si muove al servizio delle famiglie”

 

I libri digitali per la scuola disponibili con un solo clic. Si chiama Zaino Digitale (www.zainodigitale.it) il nuovo progetto dell’Associazione Italiana Editori (AIE) che rivoluziona e semplifica per gli studenti e le famiglie, a partire da questo anno scolastico, l’accesso ai contenuti digitali integrativi dei testi scolastici o ai libri in formato digitale.

 

Zainodigitale.it è una piattaforma unica, uno Zaino Digitale appunto: grazie alla registrazione sul sito, con un’unica email e un’unica password, gli studenti  possono accedere da un unico punto alle diverse piattaforme degli editori aderenti all’iniziativa, che sono la quasi totalità (in allegato la scheda del progetto).

 

Usando ID e password registrati su Zaino, lo studente potrà accedere al suo Cruscotto personale; scegliendo la scuola, la classe e la sezione di appartenenza, troverà la lista dei libri di testo adottati nella sua classe.  Da lì potrà accedere all’edizione digitale dei libri di testo e/o ai loro materiali digitali integrativi presenti sulle piattaforme di tutti gli editori aderenti: un unico punto di accesso con un clic da pc, tablet o smartphone.

 

“L’innovazione è parte integrante del lavoro degli editori – ha sottolineato il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi –.  Non ci limitiamo a creare i contenuti ma giorno dopo giorno lavoriamo su come renderli più accessibili.  Zaino Digitale nasce con questo unico obiettivo: costituire un servizio alle famiglie e agli studenti, una chiave d’ingresso semplice e immediata per i libri e i contenuti integrativi adottati dagli insegnanti nelle varie scuole e per tutti gli ordini, dalle primarie alle secondarie di primo e secondo grado”.

Scuola, quasi un alunno su due non ha accesso alla mensa

da Il Sole 24 Ore

Scuola, quasi un alunno su due non ha accesso alla mensa

di Andrea Carli

Il 48% degli alunni ancora non ha accesso al servizio mensa. In otto regioni la situazione è ancora più grave, con più di un bambino su due che non ne usufruisce. È quanto emerge da una ricerca di Save the Children dal titolo “(Non) Tutti a Mensa 2017”, pubblicata a pochi giorni dall’apertura dell’anno scolastico. Un quarto dei comuni monitorati non prevede l’esenzione totale del pagamento della retta, così come le tariffe minime e massime sono disomogenee. Tra le criticità individuate dagli alunni, il poco spazio, la rumorosità e la qualità del cibo non sempre reputata sufficiente. La ricerca è la quarta edizione del monitoraggio realizzato nell’ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro ” promossa dall’Ong.

Quasi la metà degli alunni non ha accesso alla mensa
Secondo l’indagine, quasi metà degli alunni (il 48%) delle scuole primarie e secondarie di primo grado non ha accesso alla mensa scolastica . L’assenza di regole condivise contribuisce all’ampia disparità nelle modalità di accesso e di erogazione del servizio, con molti istituti che non assicurano ai bambini e alle loro famiglie condizioni adatte ad avvalersi in modo adeguato di un importante strumento di educazione alimentare e inclusione.

Forte scarto tra Nord e Sud
In otto regioni italiane oltre il 50% degli alunni, più di un bambino su due, non ha la possibilità di accedere al servizio mensa. La forbice tra Nord e Sud continua a essere ampia, con cinque regioni del Meridione che registrano il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica: Sicilia (80%), Puglia (73%), Molise (69%), Campania (65%) e Calabria (63%).

Il legame tra mancanza del servizio mensa e la dispersione scolastica
Delle cinque regioni in cui oltre metà dei bambini non accede alla mensa, quattro registrano anche la percentuale più elevata di classi senza tempo pieno (Molise 93%, Sicilia 92%, Campania 86%, Puglia 83%), superando ampiamente il dato nazionale, stando al quale circa il 69% di classi non offre questa opportunità. In quattro delle stesse regioni si osservano anche i maggiori tassi di dispersione scolastica d’Italia (Sicilia 23,5%, Campania 18,1%, Puglia 16,9%, Calabria 15,7%). «Anche quest’anno i dati confermano che l’offerta del servizio di refezione e del tempo pieno ha un valore essenziale in azioni come il contrasto all’abbandono scolastico – sottolinea Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia Europa – La mensa, oltre a svolgere una funzione cruciale nell’educazione alimentare, rappresenta non solo un mezzo di inclusione e socializzazione fondamentale, ma anche uno strumento per combattere dispersione e indigenza. Non dimentichiamo – aggiunge Milano – che in Italia la povertà minorile è in costante aumento: è un dovere investire sul servizio di mensa scolastica, garantendo un pasto proteico al giorno a quel 5,7%5 di bambini che non ha altro modo di consumarlo».

Comune che vai, mensa che trovi
Per il terzo anno consecutivo, l’Ong ha analizzato la proposta di refezione scolastica per le scuole primarie di 45 comuni capoluogo di provincia con più di 100mila abitanti, valutando tariffe, agevolazioni, esenzioni e trattamento delle famiglie morose. Il servizio mensa non è presente in modo uniforme nelle scuole dei territori: solo in 17 comuni è disponibile in tutti gli istituti primari. Sono Reggio Calabria, Siracusa e Palermo le città in cui la refezione scolastica è presente in un numero di scuole inferiore al 10%. Osservando, invece, il numero di alunni che ne usufruisce, 17 comuni offrono la mensa a meno del 40% dei bambini, con cifre al di sotto del 5% nei comuni già menzionati: Reggio Calabria e Siracusa con beneficiari del servizio sotto alla soglia dell’1% e Palermo con poco più del 2%. In quattro comuni, invece, a fruirne è il 100% degli alunni (Cagliari, Forlì, Monza, Bolzano).

Agevolazioni e tariffe variabili
Agevolazioni e tariffe applicate per il servizio di refezione scolastica sono molto variabili. Un quarto dei comuni afferma di non prevedere l’esenzione totale dal pagamento della retta né per reddito, né per composizione del nucleo familiare, né per motivi di carattere sociale. Di questi, 89 ammettono questa possibilità solo in caso di disagio accertato tramite la segnalazione da parte dei servizi sociali. Tre (Bolzano, Padova e Salerno) escludono anche questo tipo di eccezione. Per quanto riguarda le agevolazioni, queste ultime sono comunque disomogenee, con l’applicazione di criteri diversi e che sommano, in taluni casi, le soglie reddituali a motivazioni di natura familiare o sociale. La residenza, inoltre, continua a essere un requisito restrittivo per l’accesso alle agevolazioni in 27 dei comuni esaminati (più della metà), penalizzando tantissimi bambini che per diversi motivi non sono – o non sono ancora – residenti nel comune della scuola di riferimento.

La tariffa minima di Rimini è quasi il triplo della tariffa massima di Catania
Nei comuni monitorati le tariffe massime variano dai 2,30 euro (Catania) ai 7,28 (Ferrara), mentre quelle minime vanno da 0,30 (Palermo) a 6 euro (Rimini). Il risultato di questa disomogeneità è che, per esempio, la tariffa minima di Rimini corrisponde quasi al triplo della tariffa massima prevista a Catania (2,30).
Una famiglia con un reddito annuale medio (ISEE 20.000 euro) pagherebbe una tariffa uguale o inferiore a 3 euro in 8 comuni, mentre in 13 sarebbe applicata loro una tariffa uguale o superiore a 5 euro. Un nucleo con reddito annuale basso (ISEE 5.000 euro) sarebbe esentato dal pagamento in 9 comuni, a Rimini, Bergamo, Modena e Reggio Emilia pagherebbe una tariffa superiore a 3 euro. In ogni caso 27 comuni lo esenterebbero in caso di segnalazione dei servizi sociali.

Bergamo e Livorno hanno ridotto le tariffe minime in tre anni
Nei tre anni di monitoraggio alcuni comuni hanno apportato delle modifiche verso una maggiore equità, grazie alla riduzione delle tariffe minime: è il caso di Bergamo (-1,50 in tre anni) e Livorno (-1,20) o di quelle città che, nonostante il lieve aumento delle tariffe massime, hanno comunque diminuito le minime (Brescia, Andria, Monza).

Niente mensa per chi non paga: la scelta di nove comuni
Nove comuni non consentono l’accesso al servizio mensa ai quei bambini la cui retta non è stata pagata regolarmente. Anche in questo caso agli alunni è imposta la separazione al momento del pasto, a causa di una strategia di contrasto alla morosità che coinvolge direttamente i più piccoli: ai bambini i cui genitori o tutori sono in ritardo col pagamento è imposto di mangiare in classe e a volte subiscono persino l’umiliazione del tornello che, per via della tessera mensa non ricaricata, impedisce la loro entrata nel locale. Sono 35 i comuni che, invece, non si rivalgono sugli alunni in caso di insolvenza, attivando la procedura di recupero crediti senza la sospensione del servizio.

Gli editori lanciano servizio «zaino digitale»

da Il Sole 24 Ore

Gli editori lanciano servizio «zaino digitale» 

I libri digitali per la scuola disponibili con un solo clic. Si chiama Zaino Digitale (www.zainodigitale.it) il nuovo progetto dell’Associazione italiana editori (Aie) che «rivoluziona e semplifica» per gli studenti e le famiglie, a partire da questo anno scolastico, l’accesso ai contenuti digitali integrativi dei testi scolastici o ai libri in formato digitale.

L’iniziativa
Zainodigitale.it è una piattaforma unica, uno Zaino Digitale appunto: grazie alla registrazione sul sito, con un’unica email e un’unica password, gli studenti possono accedere da un unico punto alle diverse piattaforme degli editori aderenti all’iniziativa, che sono la quasi totalità. Usando ID e password registrati su Zaino, lo studente potrà accedere al suo Cruscotto personale; scegliendo la scuola, la classe e la sezione di appartenenza, troverà la lista dei libri di testo adottati nella sua classe. Da lì potrà accedere all’edizione digitale dei libri di testo e/o ai loro materiali digitali integrativi presenti sulle piattaforme di tutti gli editori aderenti: un unico punto di accesso con un clic da pc, tablet o smartphone.

«L’innovazione è parte integrante del lavoro degli editori. Non ci limitiamo – ha sottolineato il presidente di Aie, Ricardo Franco Levi – a creare i contenuti ma giorno dopo giorno lavoriamo su come renderli più accessibili. Zaino Digitale nasce con questo unico obiettivo: costituire un servizio alle famiglie e agli studenti, una chiave d’ingresso semplice e immediata per i libri e i contenuti integrativi adottati dagli insegnanti nelle varie scuole e per tutti gli ordini, dalle primarie alle secondarie di primo e secondo grado».

I genitori entrano a scuola con effetti catastrofici

da La Tecnica della Scuola

I genitori entrano a scuola con effetti catastrofici

 

Non è vero che il coinvolgimento dei genitori nella vita scolastica dei propri figli sia un bene assoluto, capace di migliorare significativamente i risultati degli studenti. Anzi è la presenza sempre più invasiva e costante dei genitori nella vita scolastica ha effetti opposti.

A dirlo dei sociologi americani: «La maggior parte delle forme di coinvolgimento dei genitori», scrivono i due, «come osservare i corsi dei figli, contattare la scuola per sapere come si comportano, aiutarli a decidere il loro percorso scolastico o dargli una mano a fare i compiti a casa, non migliorano i loro risultati. Anzi, in qualche caso addirittura li ostacolano».

E lo scenario, fa sapere Linkiesta.it, si è aggravato ancora di più a cui si sommano gli effetti della digitalizzazione tecnologica, che, come in tutti gli altri campi del nostro vivere, anche a scuola è entrata a piedi uniti, combinando un sacco di guai.

“Dalle infernali chat di Whatsapp dei genitori alle comunicazioni in diretta su voti e assenze, le nuove tecnologie hanno permesso di porre sui ragazzi una cappa di controllo non soltanto insensata e totalmente inedita, ma anche contraria alle migliori intuizioni che la pedagogia del Novecento aveva partorito, prima tra tutte l’aver compreso che l’obiettivo primario di ogni percorso educativo è l’educazione alla libertà e all’autodeterminazione. Un obiettivo difficile da perseguire quando ogni minuto e ogni secondo della tua vita a scuola senti il fiato sul collo di mamma e papà”.

Questo sarebbe pure il motivo per cui i giovani di oggi “si emancipano dalla famiglia molto più tardi di quanto facessero nel 1970, quando l’età media dell’emancipazione maschile era 21 anni”. Questo spiegherebbe pure i motivi per i quali moltissimi insegnanti si lamentano del fatto che i genitori dei loro alunni li accusano degli scarsi risultati dei loro figli, la stabilità psicologica dei bambini di oggi è molto più flebile di quella degli anni Sessanta, la fobia della scuola, l’ansia da risultati e quella da separazione sono diventati negli ultimi anni un problema, quando fino a 50 anni fa non esistevano neppure, i genitori di oggi hanno un atteggiamento protettivo quando i professori gli dicono che i loro figli si sono comportati male.
La soluzione? «They should set the stage and then leave it». “Preparare il campo e defilarsi, lasciando finalmente ai ragazzi l’onere e l’onore di scegliere, di sbagliare e di schiantarsi contro i muri, che poi non sono altro tutte le declinazioni del verbo “crescere”.

Stage, basta improvvisare: sì del Consiglio di Stato alla Carta dei diritti e doveri degli studenti

da La Tecnica della Scuola

Stage, basta improvvisare: sì del Consiglio di Stato alla Carta dei diritti e doveri degli studenti

Sulla Carta dei diritti e doveri delle studentesse e degli studenti in Alternanza Scuola-Lavoro arriva il via libera del Consiglio di Stato.

Il provvedimento, spiega il Miur, mira a garantire alle giovani e ai giovani il pieno rispetto dei loro diritti (come quello all’informazione chiara, trasparente e puntuale sulle attività che andranno a svolgere, o quello al riconoscimento degli apprendimenti conseguiti nelle fasi formative teoriche e pratiche) e a definire i loro doveri (primo fra tutti il rispetto del Patto formativo e delle regole di comportamento e antinfortunistiche).

Il Regolamento aveva già avuto parere positivo da parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Il via libera del Consiglio di Stato rappresenta un ulteriore passo avanti verso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il Regolamento sarà ora inviato nella sua versione definitiva, che recepirà anche le osservazioni migliorative proposte dal Consiglio di Stato, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il necessario riscontro. Passerà poi al Ministero della Giustizia per il visto del Guardasigilli e per il successivo inoltro alla Corte dei Conti per la registrazione. L’iter si concluderà con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

“Siamo molto soddisfatti del via libera del Consiglio di Stato – ha detto la ministra Valeria Fedeli -. Il parere ricevuto conferma la qualità di un provvedimento che riteniamo indispensabile per migliorare e mettere a punto l’Alternanza Scuola-Lavoro. Sul testo faremo una informativa ulteriore con il Forum delle studentesse e degli studenti e con le organizzazioni sindacali, nell’ottica di quel dialogo che abbiamo sempre portato avanti in questi mesi”.

“Con il parere positivo del Consiglio di Stato l’approvazione della Carta fa un ulteriore passo avanti che ci consentirà di renderla operativa per l’inizio delle attività di Alternanza di quest’anno, quello in cui le nuove regole andranno a regime. La Carta sarà uno strumento prezioso per studentesse e studenti, per le scuole, le famiglie, le imprese e gli enti che collaborano a questa importante innovazione didattica”.

“Stiamo operando per qualificare ancora di più i percorsi. Proprio ieri – continua Fedeli – abbiamo siglato con il Comune di Milano un Protocollo per far sì che l’Alternanza Scuola-Lavoro possa essere praticata sempre di più non solo nelle imprese, ma anche con gli enti pubblici e privati e con il terzo settore. Dobbiamo aprire alle nuove generazioni più orizzonti possibili, fornire loro competenze e saperi che le aiutino nelle loro scelte future. E vigilare affinché questo percorso venga svolto in maniera corretta”.

“Per questo oltre alla Carta – conclude la ministra – lanceremo a breve la piattaforma specifica e dedicata, in cui raccoglieremo le buone pratiche e che conterrà un ‘bottoncino rosso’ per segnalare eventuali anomalie nell’attuazione. Mentre, entro dicembre, organizzeremo gli Stati generali nazionali dell’alternanza, un’occasione di dialogo e confronto con gli stakeholder e le imprese. Ogni investimento sui giovani è un investimento sul futuro del Paese”.

Stipendi, mancano 48 degli 85 euro di aumento: chi ha avuto il bonus Renzi da 80 euro rischia

da La Tecnica della Scuola

Stipendi, mancano 48 degli 85 euro di aumento: chi ha avuto il bonus Renzi da 80 euro rischia

 

L’estate è quasi alle spalle e l’attenzione dei lavoratori pubblici è già tutta sul rinnovo contrattuale.
Solo che più della metà degli 85 euro pattuiti con la Funzione Pubblica a fine novembre 2016 sono ancora teorici.
Più fonti, scrive l’Ansa, indicano che “quel che è già disponibile non arriverebbe, infatti, ad assicurare la metà del target”: all’appello mancherebbero ancora 48 euro”.
Per coprire tutto l’incremento mancano circa 1,5-1,6 miliardi, di più di quanto era stato stimato sino ad oggi (1,2-1,3 miliardi): dovranno, per forza, arrivare con la Legge di Bilancio di fine 2017.
Complessivamente, il budget per il rinnovo contrattuale, cumulato con ben tre manovre, sfiorerebbe così i 2,8 miliardi. Tra l’altro, si tratta solo della Pubblica Amministrazione centrale. Perché gli enti locali e il resto della PA dovranno provvedere con le loro casse
Ma i problemi non sono solo sulle risorse da trovare: da risolvere c’è anche il nodo rappresentato dal bonus 80 euro, da mantenere intatto anche a fronte degli scatti stipendiali.

L’incremento di 85 euro lordi, infatti, metterebbe a rischio la somma introdotta dal Governo Renzi per incrementare gli stipendi fino a 26mila euro lordi. Tutti i compensi annui che partono da 23mila, sarebbero interessati allo “sforamento”. A meno che non si trovi la copertura adeguata: si parla di circa 200 milioni di euro.
Per evitare la beffa, sostiene ancora l’Ansa, le strade possono essere molteplici: “dalla defiscalizzazione alla creazione di una voce specifica, da collocare al di fuori della retribuzione base. In ogni modo, sul principio, ovvero sulla salvaguardia del bonus, non ci sarebbero dubbi, almeno stando a quanto indicato dalla ministra della P.A, Marianna Madia, sin dalla direttiva ‘madre’ sullo sblocco dei contratti”.
Per “il commissario della Cisl Fp, Maurizio Petriccioli, ci sono anche da garantire le “agevolazioni fiscali sui premi” e lo sviluppo del “welfare contrattuale”. Le risposte alle tematiche aperte dovrebbero arrivare a breve, d’altra parte il paracadute per il bonus è stato anche al centro del tavolo sul rinnovo all’Aran, in cui è stata stimata la cifra per evitare” che per un alto numero di statali il rinnovo contrattuale si trasformi in una sorta di “partita di giro”. Alla fine della quale si rimarrebbe con la stessa busta paga di nove anni fa.

Docenti neo-assunti 2016/2017, la piattaforma chiude il 28 settembre

da La Tecnica della Scuola

Docenti neo-assunti 2016/2017, la piattaforma chiude il 28 settembre

 

L’Indire ha comunicato con un proprio avviso che l’accesso all’ambiente online dedicato alla formazione Neoassunti dello scorso anno scolastico (2016/2017) sarà possibile solo fino al prossimo 28 settembre.

Dunque, dal 29 settembre, la piattaforma non sarà più disponibile, per cui i docenti che lo scorso anno scolastico hanno svolto il loro periodo di prova e che ancora non hanno proceduto a scaricare il Dossier finale sono invitati a farlo quanto prima.

Dalla stessa data non sarà più disponibile anche l’ambiente dedicato ai docenti che lo scorso anno scolastico hanno svolto la funzione di tutor di docenti neoassunti. Anche i tutor sono pertanto invitati ad accedere all’ambiente per scaricare l’Attestato di svolgimento della loro attività di tutoraggio (se non vi hanno ancora provveduto).

Con lo stesso avviso l’Indire informa che per quanto riguarda il nuovo ambiente dedicato ai docenti neoassunti e con passaggio di ruolo nell’anno scolastico appena iniziato, l’apertura è prevista per il 20 novembre 2017.

Ferie, mancato godimento e monetizzazione

da La Tecnica della Scuola

Ferie, mancato godimento e monetizzazione

 

La disciplina riguardante la monetizzazione delle ferie non fruite dal dipendente è stata profondamente rivista dal decreto legge 95/2012, che ha limitato la possibilità di ricorrervi solo ad alcuni casi ben precisi.

L’ARAN ha, a tale proposito, proposto una serie di orientamenti applicativi, utili per la gestione delle varie casistiche possibili nel Comparto Scuola.

Ne riportiamo alcuni:

Quali sono le condizioni che consentono la monetizzazione delle ferie non godute? E’ possibile monetizzarle in costanza di rapporto? La monetizzazione presuppone sempre che le ferie non siano state godute per ragioni di servizio?

La disciplina contenuta nell’art. 13 del CCNL del 29.11.2007 che prevede il pagamento sostitutivo delle ferie all’atto della cessazione del rapporto di lavoro (con la conseguenza che deve ritenersi assolutamente vietata la monetizzazione delle ferie in costanza di rapporto) è stata rivista daldecreto legge 6 luglio 2012, n. 95.

Tale decreto, all’art. 5, comma 8, espressamente prevede “la non monetizzazione delle ferie all’atto di cessazione del rapporto, tranne che per il personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario supplente breve e saltuario o docente con contratto fino al termine delle lezioni o delle attività didattiche, limitatamente alla differenza tra i giorni di ferie spettanti e quelli in cui è consentito al personale in questione di fruire delle ferie”. Successivamente, il Dipartimento della funzione pubblica ha chiarito, con nota dell’8/10/2012, che non rientrano nel divieto posto dal citato decreto legge n. 95 del 2012 i casi di cessazione dal servizio in cui l’impossibilità di fruire le ferie non è imputabile o riconducibile al dipendente, come le ipotesi di decesso, malattia e infortunio, risoluzione del rapporto di lavoro per inidoneità fisica permanente ed assoluta, congedo obbligatorio di maternità. Resta fermo in ogni caso che la monetizzazione delle ferie in questi residui casi potrà essere corrisposta solo in presenza delle limitate ipotesi normativamente stabilite nel rispetto delle previsioni in materia di riporto.

Cosa avviene, all’atto del collocamento a riposo, se il dipendente non ha potuto usufruire delle ferie maturate nel corso dell’ultimo anno di servizio a causa di malattia?

Sulla monetizzazione delle ferie è intervenuto il decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito nella legge n. 133/2012 (vedi quesito 6.1.)

Al riguardo, inoltre, la nota del Dipartimento della Funzione Pubblica del 8/10/2012 ha ulteriormente chiarito che non rientrano nel divieto di monetizzazione posto dal decreto legge n. 95 del 2012 anche “i casi di cessazione dal servizio in cui l’impossibilità di fruire le ferie non è imputabile o riconducibile al dipendente, come le ipotesi di decesso, malattia e infortunio, risoluzione del rapporto di lavoro per inidoneità fisica permanente ed assoluta, congedo obbligatorio di maternità. Resta fermo in ogni caso che la monetizzazione delle ferie in questi residui casi potrà essere corrisposta solo in presenza delle limitate ipotesi normativamente e contrattualmente previste e nel rispetto delle previsioni in materia di riporto”.

In base a quanto sopra riportato, si ritiene che nel caso specifico si possa procedere alla monetizzazione delle ferie in quanto si tratta di un caso in cui la mancata fruizione delle stesse non è imputabile in alcun modo ad una precisa volontà in tal senso del dipendente ma ad un evento oggettivo, di carattere impeditivo, come appunto la malattia protrattasi nel tempo, che non può risolversi in un danno per il lavoratore. Si tratta, in sostanza, di una applicazione analogica dello stesso principio espressamente previsto nell’ipotesi di licenziamento del dipendente per superamento del periodo massimo di conservazione del posto nell’ambito della disciplina dell’assenza per malattia. Ovviamente, la monetizzazione sarà possibile solo nell’ipotesi in cui la malattia per il suo protrarsi nel tempo fino alla data di collocamento a riposo non abbia lasciato alcuna possibilità di fruizione delle ferie da parte del dipendente.

Per il personale a tempo determinato, all’atto della cessazione dal rapporto di lavoro, qualora le ferie spettanti a tale data non siano state fruite, si procede al pagamento sostitutivo delle stesse?

Sul punto è intervenuto il decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge n. 135/2012, che, all’art. 5, comma 8, espressamente prevede “la non monetizzazione delle ferie all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, rilevando che tale norma non si applica al personale docente e amministrativo, tecnico ed ausiliario supplente breve e saltuario o docente con contratto fino al termine delle lezioni o delle attività didattiche, limitatamente alla differenza tra i giorni di ferie spettanti e quelli in cui è consentito al personale in questione di fruire delle ferie”.

Nel caso in cui la malattia abbia impedito il godimento delle ferie queste devono essere liquidate al momento della quiescenza? 

Si fa presente che la malattia, per la sua imprevedibilità e per la sua non programmabilità, sia una esimente di carattere generale superiore anche alle esigenze di servizio.

Pertanto ove la malattia abbia impedito il godimento delle ferie, le stesse saranno liquidate al momento della quiescenza, come chiarito dalla nota del 8/10/2012 del Dipartimento della funzione pubblica.

Mensa scolastica: 48% di scuole elementari e media non vi hanno accesso

da Tuttoscuola

Mensa scolastica: 48% di scuole elementari e media non vi hanno accesso

Il 48% delle scuole primarie e secondarie di primo grado non ha accesso alla mensa scolastica e l’assenza di regole condivise contribuisce all’ampia disparità nelle modalità di accesso e di erogazione del servizio. Lo denuncia il rapporto “(Non) Tutti a Mensa 2017”, quarta edizione del monitoraggio realizzato nell’ambito della Campagna “Illuminiamo il Futuro” da Save the Children, alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico.

Il quadro che emerge è allarmante: in 8 regioni italiane oltre il 50% degli alunni, più di 1 bambino su 2, non ha la possibilità di accedere al servizio mensa. La forbice tra Nord e Sud continua a essere ampia, con cinque regioni del Meridione che registrano il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica: Sicilia (80%), Puglia (73%), Molise (69%), Campania (65%) e Calabria (63%).

All’interno del Rapporto l’organizzazione ha analizzato la proposta di refezione scolastica per le scuole primarie di 45 comuni capoluogo di provincia con più di 100 mila abitanti, valutando tariffe, agevolazioni, esenzioni e trattamento delle famiglie morose. Il servizio mensa non è presente in modo uniforme nelle scuole dei territori: solo in 17 comuni è disponibile in tutti gli istituti primari. Sono Reggio Calabria, Siracusa e Palermo le città in cui la refezione scolastica è presente in un numero di scuole inferiore al 10%.

Osservando, invece, il numero di alunni che ne usufruisce, e’ stato rilevato che 17 comuni offrono la mensa a meno del 40% dei bambini, con cifre al di sotto del 5% nei comuni già menzionati: Reggio Calabria e Siracusa con beneficiari del servizio sotto alla soglia dell’1% e Palermo con poco più del 2%. In quattro comuni, invece, a fruirne è il 100% degli alunni (Cagliari, Forli’, Monza, Bolzano).

“Fino a quando le amministrazioni locali continueranno ad avere piena discrezionalità, esisteranno delle disparità.- sottolinea Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia Europa dell’organizzazione – Non solo: il servizio potrebbe non essere garantito affatto nel caso in cui l’amministrazione fosse in difficoltà finanziaria. Messina è emblematica in tal senso, perché il servizio non è stato erogato a causa di motivi connessi al bilancio. Per questo continuiamo a chiedere con forza la riqualificazione della mensa da servizio a domanda individuale a servizio pubblico essenziale, proseguendo lungo il percorso avviato col IV Piano Nazionale Infanzia. Il servizio mensa deve essere garantito in modo uniforme: a prescindere dalla provenienza e dalla condizione economica, ogni bambino deve poterne usufruire”.