Vaccini, Fedeli: le scuole convincano le famiglie

da La Tecnica della Scuola

Vaccini, Fedeli: le scuole convincano le famiglie

 

“Bisognerebbe tentare di convincere anche un genitore che per scelta non fa vaccinare i figli”: le scuole in questo possono darci una mano.

Così la ministra dell”Istruzione, dell’università e della ricerca, Valeria Fedeli, rispondendo ai giornalisti a margine dell’annuncio dal lido del vincitore del Leoncino Agiscuola, andato a The Leisure seeker di Paolo Virzì.

Per l’avvio dell’anno scolastico della scuola dell’infanzia in merito alla legge sui vaccini “tutte le istituzioni a partire da quelle nazionali, e compresi i governatori di Lombardia Maroni e Veneto Zaia, che ha sospeso il decreto, hanno dato un senso di sostegno alle famiglie e alle scuole per portare i bambini a scuola”.

Comunque “mi ha fatto particolarmente piacere che lì a Verona in tre dei quattro casi, nei giorni successivi, i genitori abbiano scelto di far vaccinare i bambini”.

Grazie alla scelta generale di attenzione “anche un genitore che non sia informato sulle procedure, si trova davanti una scuola che spiega. Non ho dubbi che il personale scolastico sarà in questo di supporto”.

La famiglia dell’alunno, ha spiegato la responsabile del Miur, “deve sapere che sta di fatto privando il figlio o la figlia della possibilità di andare alla scuola dell’infanzia. Mi dispiace per quei bambini e bambine ma la regola è chiara”.

Quindi, la ministra ha confermato che chi non è in regola rimane a casa: niente scuola.
Dopo i sei anni, invece “c’è la sanzione e si va avanti ma comunque non si possono avere più di cinque bambini non vaccinati in una classe, per tutelare tutti i bambini, compresi quelli fragili che per motivi di salute non possono essere vaccinati, i quali se venissero a contatto con un contagio, rischierebbero di morire”.
Anche “nelle scuole dell’obbligo serve un lavoro di coinvolgimento”, ribadisce la Fedeli. La quale, comunque, si dice in ogni caso “particolarmente ottimista, perché convinta che la larghissima parte dei genitori farà vaccinare i figli”. E rispetto alle verifiche “della legge con il consiglio di Stato sono tranquilla”.
Adesso “che tutti sono attivati a utilizzare l’autocertificazione, mi aspetto per il primo giorno di scuola genitori tranquilli, e bambini che non hanno traumi sul poter andare o no”, ha sottolineato.
Quando una giornalista, scrive l’Ansa, ricorda alla ministra che a Verona in merito sono stati schierati i vigili per il primo giorno di scuola, Valeria Fedeli commenta che “è una cosa impropria, o meglio, io avrei scelto diversamente, visto che si ha a che fare con bambini della fascia 0-6 anni che non sanno nemmeno il perché delle scelte dei loro genitori”.

Vaccini, segreterie in tilt ma a poche ore dalla scadenza sono pochi i certificati consegnati

da La Tecnica della Scuola

Vaccini, segreterie in tilt ma a poche ore dalla scadenza sono pochi i certificati consegnati

 

A poche ore dalla scadenza imposta dal ministero della Salute, le scuole dell’infanzia non avrebbero ricevuto nemmeno la metà dei certificati di vaccinazione dei loro alunni.

“Mancano ancora tanti certificati”, scrive l’agenzia Ansa, che a tre giorni dal 10 agosto, data limite indicata per fornire lo stato di vaccinazione (o in alternativa la prenotazione per attuare i vaccini non ancora fatti), è andata a sentire che aria tira in alcuni istituti sparsi per la Penisola.

Ebbene, tranne che in una scuola di Napoli – dove il preside Rosario Testa dice che “le certificazioni – afferma – stanno arrivando e non ci sono state particolari proteste da parte dei genitori, per ora sta procedendo tutto regolarmente”), tutti gli altri istituti interpellati si dicono in ritardo ed hanno manifestato preoccupazione.

E anche un discreto fastidio, per il carico di lavoro che il provvedimento imposto in estata sta provocando: lunghe file nelle segreterie, telefoni costantemente occupati e caselle mail intasate.

Qualche istituto dice da avere raccolto “appena il 20%” dei documenti. Nella maggior parte dei casi si tratta di genitori “ritardatari”, ma ci sono anche famiglie che non vogliono vaccinare il proprio figlio e si rivolgono al preside per chiedere quali saranno le conseguenze.

“L’accumulo di lavoro che grava sulle segreterie delle scuole è diventato insostenibile”, dice all’Ansa il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado. “Si è appesantito”, sottolinea, quando invece “avevamo chiesto al ministro dell’Istruzione di andare verso la semplificazione burocratica”.

Veniamo alle testimonianze dirette delle scuole. “All’inizio dell’anno scolastico – hanno detto da un istituto comprensivo di Casamassima (Bari) – c’è sempre un sovraccarico di lavoro. Quest’anno è incrementato. Stiamo continuando a raccogliere i certificati delle vaccinazioni, oggi la segreteria è piena di genitori in attesa”.

A Milano stesso copione. “Code ce ne sono – spiegano dall’amministrazione – sia per la questione vaccinazioni, sia per altre necessità. C’è sicuramente un sovraccarico di lavoro”.

A presentarsi a scuola o a chiamare al telefono non sono solo i genitori dei bambini della scuola dell’infanzia, ma anche degli altri gradi di scuola per i quali la scadenza è il 31 ottobre: “hanno cominciato a portare i certificati già ad agosto per paura di arrivare in ritardo”.

Pure a Roma le segreterie sono state prese d’assalto. “Abbiamo ricevuto molte richieste di chiarimento sulle procedure – spiega l’ufficio di un istituto comprensivo di Roma Nord – ci sono molti genitori preoccupati per le tempistiche. Il nostro lavoro rispetto agli anni scorsi è sicuramente aumentato”.

“Molti genitori – aggiunge la segreteria di una scuola di Roma Sud – ancora non ci hanno portato nulla. Alcuni si sono proprio rifiutati e i loro figli si ritroveranno a non poter accedere alla scuola dell’infanzia”.

“Al momento – precisa – abbiamo ricevuto le certificazioni di circa il 20% degli iscritti, alcune adesso stanno arrivando via mail e le stiamo scaricando una a una. Ma le consegne stanno andando a rilento”.

E poi c’è “chi cade dalle nuvole”, cioè genitori che fino a ieri non erano a conoscenza dell’obbligo. “Alle nostre due scuole dell’infanzia – osserva la dirigente di una scuola di Padova, Chiara Boni – sono iscritti 160 bambini ma finora le certificazioni consegnate sono pochissime. Le lezioni cominciano il 13 settembre, non mi piacerebbe dover arrivare al punto di negare l’accesso a qualche bambino perché le famiglie non hanno ancora consegnato la documentazione”.

E una parte delle famiglie sostiene (sinceramente?) di essere all’oscuro dell’obbligo. Di certo, i tempi per attuarlo nelle scuole dell’infanzia doveva essere maggiore. Anche perché molti alunni, il 10% su tutti i cicli scolastici ma molti di più nel primo ciclo, sono stranieri. I quali, spesso d’estate si recano nei paesi d’origine. Per tornare in Italia a ridosso delle lezioni.

Concedere qualche settimana in più, a loro, ma anche agli alunni italiani che per mille motivi non hanno potuto regolarizzare la propria posizione vaccinale, sarebbe stato sicuramente meno traumatico.

Perché ora, applicando la legge, da martedì 11 settembre molti dirigenti saranno costretti a comunicare alle Asl i tanti nominativi dei bimbi non in regola o che non hanno presentato nulla. Con il rischio concreto che, a breve, vengano espulsi dalla scuola.

Bonus merito, i Dirigenti non pubblicano i nomi. Perché?

da La Tecnica della Scuola

Bonus merito, i Dirigenti non pubblicano i nomi. Perché?

 

In questo periodo, come abbiamo scritto in precedenza, i dirigenti stanno iniziando a comunicare i docenti selezionati per avere il bonus merito.

Non sono pochi gli insegnanti che lamentano poca chiarezza delle operazioni, alcuni polemizzano sul fatto che i docenti vicari o strettamente a contatto con il Ds spesso ricevono il bonus in modo “sospetto”.

E’ vero che sarebbe preferibile sempre la trasparenza delle operazioni, ma in realtà, i dirigenti non fanno altro che rispettare la legge.

Infatti, il Miur in una FAQ dello scorso anno dal titolo “Come dare trasparenza alle scelte e come pubblicare i dati sull’assegnazione del bonus?”, spiega: “Per dare evidenza alle scelte e per promuovere un processo di condivisione risulta determinante, innanzi tutto, pubblicare i criteri stabiliti dal Comitato. Mentre in merito alla pubblicazione dei premi per i singoli docenti, mancando un’indicazione di riferimento specifica per la scuola, è opportuno fare riferimento al D.Lgs.33/2013 come aggiornato da D.Lgs. 971/2016, in vigore dal 23 giugno 2016, all’art. 20, comma 1 e comma 2, in cui si evidenzia che ‘le pubbliche amministrazioni pubblicano i dati relativi all’ammontare complessivo dei premi collegati alla performance stanziati e l’ammontare dei premi effettivamente distribuiti’.

“Le pubbliche amministrazioni, prosegue la FAQ, pubblicano i criteri definiti nei sistemi di misurazione e valutazione della performance per l’assegnazione del trattamento accessorio e i dati relativi alla sua distribuzione, in forma aggregata, al fine di dare conto del livello di selettività utilizzato nella distribuzione dei premi e degli incentivi, nonché i dati relativi al grado di differenziazione nell’utilizzo della premialità sia per i dirigenti sia per i dipendenti”.

Quindi, in base alla normativa, le scuole hanno l’obbligo di pubblicare i soli dati aggregati, compresi i criteri stabiliti dal Comitato di Valutazione, ma solo in forma generale e non quindi dati che si riferiscono in maniera esplicita ai docenti.

Questo comunque, non toglie il fatto che molte scuole, anche quest’anno, abbiano deciso di pubblicare nomi e cognomi dei docenti beneficiari del bonus merito, spinti da un eccesso di trasparenza probabilmente.

Mobilitazione dei presidi: il 14 settembre incontro al Miur. Stipendi bassi e sicurezza i temi caldi

da La Tecnica della Scuola

Mobilitazione dei presidi: il 14 settembre incontro al Miur. Stipendi bassi e sicurezza i temi caldi

 

Ancora mobilitazione per i dirigenti scolastici: il prossimo 14 settembre è previsto un incontro al Ministero per riproporre i temi ormai noti portati avanti dai DS.

I criteri della valutazione dei presidi, l’equiparazione degli stipendi allo stesso livello degli altri dirigenti della PA, le condizioni di lavoro e la sicurezza degli edifici scolastici. Per non parlare delle reggenze. Sono i temi più pressanti che da mesi i sindacati e le associazioni di presidi portano avanti con insistenza.

FLC CGIL, CISL SCUOLA, UL SCUOLA RUA, SNALS CONFSAL hanno a più riprese denunciato la situazione di evidente penalizzazione retributiva a danno della dirigenza scolastica rispetto alla dirigenza pubblica, alla quale rivendicano l’equiparazione all’interno del nuovo contratto”, si legge sul comunicato unitario dei responsabili sindacali dei DS.

“I responsabili nazionali dei dirigenti scolastici di FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS CONFSAL, prosegue il comunicato, rivolgono un appello a tutti i dirigenti scolastici affinché sostengano, in questo momento decisivo per il loro futuro professionale, le iniziative volte a dare visibilità alle problematiche e alle richieste della categoria e diano forza a chi quelle problematiche dovrà rappresentare ai tavoli della trattativa”.

Quindi la mobilitazione dei Ds continua, e i responsabili sindacali “invitano i dirigenti scolastici a continuare la mobilitazione iniziata il 3 maggio e a partecipare alle assemblee sindacali unitarie calendarizzate nel mese di settembre”.

Quindi, i temi restano molto attuali e si rischia, se l’incontro del 14 settembre non dovesse andare per il verso giusto, un “autunno caldo dei presidi”.