SERVIZI VACCINALI INADEGUATI, FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’

SCUOLA; GARAU (COAS MEDICI), “SERVIZI VACCINALI INADEGUATI, FAMIGLIE IN DIFFICOLTA'” 

“Il <<combinato>> di obbligatorietà, risorse limitate, il tempo di preavviso ridotto e la tendenza degli Italiani ad aspettare l’ultimo momento, sta creando difficoltà pratiche non indifferenti alla maggior parte delle famiglie che pur vogliono mettersi in regola con le norme della legge sui “vaccini”.

E’ quanto dichiara ALESSANDRO GARAU, segretario nazionale del CoAS Medici Dirigenti alla vigilia della riapertura delle scuole in molte regioni italiane.

“Il COAS – aggiunge GARAU – vuole segnalare i disservizi creati da una mancata valutazione delle possibilità effettive dei Servizi vaccinali di far fronte a tutto il lavoro non espletato in questi ultimi anni che, d’improvviso, è stato dichiarato “obbligatorio ai fini della frequenza scolastica”.

“Sui Servizi vaccinali, – specifica GARAU – già ridotti dalla possibilità di ricoprire i posti lasciati vacanti dai  Medici recentemente pensionati, il cosiddetto “blocco del turn-over”, si è riversata una mole di lavoro, concentrato nel tempo, ed assolutamente sproporzionato alle possibilità di risposta”.

“Il Ministero – aggiunge GARAU – ha sollecitato l’approvazione di una legge, senza verificare quali potessero essere le effettive possibilità del Sistema di applicarla, con la conseguenza di disservizi non indifferenti per le famiglie”.

“Al nostro sindacato – prosegue GARAU – sono arrivate numerose segnalazioni di disservizi. Ad esempio nei siti delle Aziende Sanitarie sono comparse notifiche di procedure inesistenti, quali: prenotazioni on-line, prenotazioni per telefono, soddisfacimento di tutti quelli presentatisi in una certa giornata. Spesso al pulsante di Prenotazioni online non si apriva alcuna schermata, al telefono non rispondeva nessuno o ci si è sentito dire che non si potevano accettare prenotazioni telefoniche, presentatisi all’ambulatorio si scopriva che era stata ripristinata la pratica dell’ordine di arrivo ma che in ogni caso in quella giornata non si sarebbero effettuate più di un numero prefissato di vaccinazioni”.

“Insomma, la promulgazione della legge – conclude GARAU –  non è stata preceduta da uno studio di realizzabilità e non è stata seguita da un intervento mirato ad una sua effettiva ed ordinata applicazione”.

NUOVO ANNO SCOLASTICO

NUOVO ANNO SCOLASTICO;  FOCUS IST. TONIOLO: PER IL 60,5% DEI GIOVANI L’ISTRUZIONE FONDAMENTALE PER AFFRONTARE LA VITA, PER IL 55,6% PER IL LAVORO”

 

MILANO – A dispetto di alcuni luoghi comuni, i giovani conservano un’idea forte e articolata della scuola come luogo formativo. Sei intervistati su dieci sono convinti che l’istruzione sia anche una risorsa utile per affrontare la vita (60,5%). Più ridotta, ma comunque significativa, è la quota di coloro che attribuiscono all’istruzione anche un significato strumentale: il 55,6% pensa che possa servire a trovare un lavoro migliore, il 42,1% a trovarlo più agevolmente. Solo il 9,3% degli intervistati è convinto che non serva a nulla.

Sono questi alcuni dei dati del “Focus Scuola” del Rapporto Giovani 2017 (RG2017) dell’Istituto Toniolo che permettono di costruire un quadro esaustivo del background culturale ed emozionale che  accompagnerà gli studenti italiani che da oggi iniziano a tornare a scuola.

Il RG2017 è realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo. L’intera indagine è raccolta nel volume “La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2017” edito da Il Mulino. Il RG2017 si è basato su un campione di oltre 9.000 giovani tra i 18 e i 32 anni.

Sempre dal Focus Scuola emerge che oltre tre quarti del campione complessivo concorda nel sostenere che l’istruzione scolastica serve in primo luogo ad attrezzare la persona, accrescendone le abilità e le conoscenze (80,5%), promuovendo la capacità di ragionamento (75,9%) e di stare con gli altri (75,3%). Inoltre, la maggior parte dei giovani auspica che possa strutturarsi un maggiore raccordo tra la scuola e il mondo del lavoro.

È interessante notare come il valore di utilità attribuito all’istruzione sia influenzato retrospettivamente dalla situazione di vita nella quale si trovano i giovani al momento della rilevazione. Sono più frequentemente gli studenti ad esprimere una visione positiva dell’istruzione su tutti gli aspetti considerati. Le differenze con i Neet sono marcate, soprattutto sull’utilità dell’istruzione per la vita (68,6% degli studenti; 65,4% degli studenti-lavoratori e 53,2% dei Neet) e per la ricerca del lavoro (rispettivamente 67,7%; 58,5% e 46,4%).

Il Focus del Toniolo evidenzia anche come la scuola sia anche un luogo si possono sviluppare competenze fondamentali anche per lo sviluppo della propria personalità: ha contribuito «molto» o «moltissimo» a formare l’onestà nel 36% dei casi; ad accrescere il senso di responsabilità (39,5%) e il desiderio di apprendere (39%). Meno incisivo è il ruolo percepito della scuola nel sostenere la progettualità (33,4%), l’entusiasmo (31,5%) e la capacità di adattamento (32,2%).

Inoltre, sempre la scuola è il luogo dove si possono sviluppare le capacità di lavorare in modo autonomo (64,3%), di relazionarsi con gli adulti (61,0%), di lavorare in gruppo e la capacità di pensare in modo critico (59,7%). Dato interessante del focus anche quello sulla scuola come momento importante per lo sviluppo di competenze emotive: la capacità di resistere allo stress (49,5%), di avere una visione positiva della vita (46,6%) e un’idea positiva di sé (46,5%).

“Quello che emerge – spiega PIERPAOLO TRIANI, docente di scienze della formazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore e uno dei curatori del Rapporto Giovani  –  è che i ragazzi che escono la percorso scolastico nella maggiore parte dei casi danno un parere positivo sulla scuola anche se auspicano un rapporto e un dialogo più efficace con il mondo del lavoro”.

“Dall’altro lato – prosegue TRIANI –  esprimono un buon giudizio sul rapporto che hanno vissuto con i compagni e con professori sottolineando che in tale contesto la scuola abbia dato delle competenze per affrontare il futuro. Ma sono anche convinti che rispetto alle competenze di leadership e della gestione della vita emotiva la scuola potrebbe fare molto di più”.

AVVIO ANNO SCOLASTICO 2017/2018

 AVVIO ANNO SCOLASTICO 2017/2018, ANFFAS ONLUS:

“LA SCUOLA NON INIZIA PER TUTTI ALLO STESSO MODO!”

“GIÀ NUMEROSE LE SEGNALAZIONI DI DISGUIDI, RITARDI E DISFUNZIONI: CONTINUA IL MONITORAGGIO DI ANFFAS ONLUS SULLA SCUOLA PERCHÉ I DIRITTI DEGLI STUDENTI CON DISABILITÀ NON POSSONO E NON DEVONO PASSARE IN SECONDO PIANO”

 

 

L’inclusione scolastica è un diritto e non una gentile concessione” afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale

 

Parte in questi giorni il nuovo anno scolastico 2017/2018 e gli studenti con disabilità e i loro familiari sono già alle prese con i numerosi problemi che da sempre ostacolano il loro percorso scolastico:

 

 

– PEI (Piano Educativo Individualizzato)

– Sostegno

– Assistente per l’autonomia e per la comunicazione

– Assistenza igienico personale

– Trasporto

– Ausili personalizzati

– Abbattimento delle barriere architettoniche

 

 

questo è ciò che spetta di diritto agli studenti con disabilità e che deve essere predisposto prima dell’avvio dell’anno scolastico e che invece, come ogni anno, è oggetto di segnalazione da parte delle famiglie a causa di disguidi, ritardi e problematiche burocratiche e non.

 

La scuola, quindi, non inizia per tutti allo stesso modo!

 

Tutte questioni, infatti, che ogni anno rendono l’istruzione degli studenti con disabilità una vera e propria incognita, trasformando un diritto sancito dalla Convenzione ONU e dalla Legge italiana in un incubo.

 

Come già reso noto nei mesi passati, Fish ed Anffas Onlus, hanno avviato una campagna di monitoraggio sull’intero territorio nazionale mobilitando tutte le basi associative al fine di tutelare sin dal primo giorno di scuola tutti gli alunni con disabilità per consentire loro di avere tutti i servizi e tutti sostegni necessari, assicurando condizioni di parità con tutti gli altri studenti e rendere davvero concreta l’inclusione scolastica.

 

“Così come avviene da ormai quasi 60 anni” continua Roberto Speziale “Anffas lavora e lotta per il diritto allo studio dei bambini e dei ragazzi con disabilità di ogni ordine e grado perché l’educazione e l’istruzione rappresentano pilastri fondamentali nella vita e non è più accettabile vedere ulteriori mancanze in tal senso”.

 

Per far venire alla luce tutte le disfunzioni e le carenze” prosegue e conclude il presidente Anffas “invitiamo le famiglie a segnalarcele all’indirizzo nazionale@anffas.net e allo stesso tempo chiediamo al Ministro Fedeli l’immediata convocazione dell’Osservatorio Permanente all’interno del Miur per fare il punto sulla situazione”.

Autismo, il Consiglio della Campania vota la legge

Redattore Sociale del 11-09-2017

Autismo, domani il Consiglio della Campania vota la legge

NAPOLI. Dopo il via libera in Commissione, domani il Consiglio regionale della Campania, che si riunira’ dalle 12 alle 16,30, discutera’ la legge sull’autismo, il primo provvedimento in Campania che garantira’ assistenza alle persone affette da autismo e alle loro famiglie.
Il testo, “organizzazione dei servizi a favore delle persone affette da patologie neuropsichiatriche e norme specifiche per le persone con disturbi dello spettro autistico”, proposto dal presidente della Commissione Sanita’ Raffaele Topo (Pd), prevede un’organizzazione di servizi per tutte le persone in eta’ evolutiva con disturbi del neurosviluppo e poi specifiche disposizioni per le persone affette da DSA con specifici obblighi di formazione e competenza per i componenti della equipe multidisciplinare in caso di persone con spettro autistico. Sul piano organizzativo e strutturale, la legge prevede, in primis, due organismi di indirizzo: la Consulta Regionale e la Commissione Scientifica, istituite dalla giunta e la cui composizione e’ prevista dalla legge. In particolare, nella Consulta e’ prevista la presenza di rappresentati delle associazioni dei familiari.
La legge disciplina poi la rete dei servizi individuandone tutte le componenti, tra cui il Cuniasa (Centro Unico per la Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’Adolescenza e dello spettro autistico) che sara’ istituito in ogni Asl con funzioni di coordinamento delle strutture distrettuali e di interfaccia con il sistema regionale. I servizi sul piano operativo sono svolti dalle unita’ operative territoriali mentre per i casi piu’ complessi o per specifiche patologie sono istituite e disciplinate anche Unita’ operative ospedaliere. Il sistema e’ completato dalle Strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale specifiche e dalla previsione dell’obbligo di un programma annuale di iniziative di supporto a contenuto sociale.
Con la legge, tra l’altro, si rendera’ ordinario in tutte le province campane il metodo terapeutico Aba: in ciascuna delle equipe presenti nelle Asl dovra’ esserci almeno un esperto di analisi comportamentale applicata. (DIRE)

Stop ai cambi “in corsa” dei docenti di sostegno

Il Sole 24 Ore del 11-09-2017

Studenti disabili: stop ai cambi “in corsa” dei docenti di sostegno

Uno degli otto decreti legislativi emanati in attuazione delle deleghe della “buona scuola” (legge 107/2015) riguarda la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità (Dlgs 66/2017, in vigore dallo scorso 31 maggio). La riforma, giunta 25 anni dopo la legge quadro 104/1992, avrà senza dubbio l’effetto di porre il tema dell’inclusione dei disabili in cima alle tante problematiche che ogni scuola deve affrontare: si prevedono quindi effetti positivi, perché le nuove disposizioni puntano a migliorare un’offerta formativa inclusiva, eliminando criticità e prassi discutibili.

Osservatorio e gruppo di lavoro.
Il decreto prevede dal 1° settembre l’istituzione (a livello nazionale) di un Osservatorio scolastico permanente e (a livello regionale) di un Gruppo di lavoro interistituzionale, presieduto dal dirigente regionale, con rappresentanti della Regione, degli enti locali e delle associazioni delle persone con disabilità. Un analogo gruppo di lavoro si deve formare in ciascuna istituzione scolastica, con funzioni di supporto al collegio docenti nella definizione e realizzazione del piano per l’inclusione, e ai docenti contitolari e ai consigli di classe nell’attuazione dei piani educativi individuali. Si tratta di una sorta di “parlamentino” presieduto dal dirigente scolastico, con la presenza di docenti curricolari e di sostegno, di personale ausiliario coinvolto nell’assistenza di base ai disabili, nonché degli specialisti dell’Asl; e con la consulenza degli studenti (nelle scuole superiori), dei genitori e delle associazioni rappresentative dei disabili. Il gruppo di lavoro potrà essere utile per offrire linee guida ai docenti e quale “camera di compensazione” nell’ipotesi di situazioni critiche.

Docenti di sostegno.
Circa l’assegnazione dei docenti di sostegno e la loro continuità sullo studente, l’articolo 14 del Dlgs 66/17 prevede due importanti novità.
– Supplenze.In sede di conferimento delle supplenze, il dirigente – nell’interesse dell’alunno, anche su eventuale richiesta della famiglia – può proporre ai docenti assunti a tempo determinato un ulteriore contratto a termine nell’anno scolastico successivo. La disposizione dovrà essere attuata con un decreto del Miur (che si spera arrivi in tempo utile per l’applicazione fin da quest’anno scolastico).
– Didattica. La continuità del progetto educativo e didattico è poi assicurata, nel corso dell’anno, “rispolverando” una vecchia previsione, finora applicata solo ai docenti di ruolo. Si tratta dell’articolo 461 nel Testo unico in materia di istruzione (Dlgs 297/94), secondo cui: «Non si dà luogo a spostamenti di personale dopo il ventesimo giorno dall’inizio dell’anno scolastico, anche se riguardano movimenti limitati all’anno scolastico medesimo e anche se concernenti personale delle dotazioni organiche aggiuntive. I provvedimenti che comportino movimenti di personale già in attività di insegnamento, adottati dopo il ventesimo giorno dall’inizio dell’anno scolastico, salvi gli effetti giuridici, sono eseguiti, per quanto riguarda il raggiungimento della nuova sede, dopo l’inizio dell’anno scolastico successivo».
La norma vuole dunque garantire che, dopo un breve periodo iniziale, non si possano più spostare i docenti a tempo determinato (sicuramente quelli di sostegno), anche se assunti con la clausola «fino a nomina dell’avente diritto». Clausola che viene apposta quando – come nell’attuale anno scolastico – al momento dell’assunzione dei supplenti non è ancora disponibile la definitiva graduatoria di istituto che, una volta emanata, impone di rifare le assunzioni in base alle nuove posizioni. La norma è immediatamente applicabile e garantirà pertanto che non si verifichino cambiamenti di insegnanti di sostegno nei primi mesi dell’anno.

Cattedre «miste» e assistenza.
Lo stesso articolo 14 prevede inoltre che «per valorizzare le competenze professionali e garantire la piena attuazione del Piano annuale di inclusione, il dirigente scolastico propone ai docenti dell’organico dell’autonomia di svolgere anche attività di sostegno didattico, purché in possesso della specializzazione». Si dispone in sostanza che, per assicurare una scuola pienamente inclusiva, ai docenti specializzati possano essere proposte e assegnate cattedre “miste”, cioè in parte sul sostegno e in parte sulla disciplina curricolare.
Mentre la cosidddetta “assistenza di base” rientra nel profilo professionale dei collaboratori scolastici, i quali – in base al Ccnl – svolgono anche le seguenti mansioni: «ausilio materiale agli alunni portatori di H. nell’accesso dalle aree esterne alle strutture scolastiche, all’interno e nell’uscita da esse», nonché «uso dei servizi igienici e cura dell’igiene personale».

Il piano educativo.
La riforma dispone anche che il piano educativo individualizzato (Pei) sia elaborato e approvato dal consiglio di classe, «con la partecipazione dei genitori e delle figure professionali specifiche interne ed esterne all’istituzione scolastica che interagiscono con la classe». Sarà quindi chiamato a partecipare anche il personale ausiliario che svolge l’assistenza di base al disabile. L’articolo 1 del Dlgs 66/17 stabilisce infatti che l’inclusione «è impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica le quali, nell’ambito degli specifici ruoli e responsabilità, concorrono ad assicurare il successo formativo». E afferma che il decreto «promuove la partecipazione della famiglia», così richiamando il principio di “accomodamento ragionevole” contenuto nella Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili, ratificata con la legge 18/2009. Tale principio impone alla scuola – ove ci sia bisogno – le modifiche e gli adattamenti necessari e appropriati (che non implichino un carico sproporzionato) per garantire alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base egualitaria, di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali.

Piccolo vademecum per garantire l’inclusione scolastica

CN24TV.it del 11-09-2017

Fish Calabria: piccolo vademecum per garantire l’inclusione scolastica

È iniziato il conto alla rovescia, il 14 settembre si torna a scuola. Ma tutti? Il processo di inclusione scolastica è un tema a cui la Fish Calabria riconosce una rilevanza importante e al quale, pertanto, dedica particolare attenzione e cura.
La scuola, infatti, rappresenta un contesto il cui ruolo educativo e sociale è indiscutibile per tutti gli alunni e ancor di più per quelli con disabilità, per i quali purtroppo a volte è il luogo esclusivo in cui relazionarsi con i pari.

Osservare, dunque, che tutte le misure inclusive previste siano applicate a tutela della garanzia del diritto allo studio prima e, non meno, dell’opportunità di favorire l’inclusione sociale di ciascun bambino o ragazzo con disabilità, è uno degli obiettivi prioritari dell’Osservatorio per l’Inclusione Scolastica degli alunni con disabilità della Fish Calabria.

Nell’ambito del consiglio regionale dell’organizzazione, tenutosi a Lamezia il 2 settembre scorso, il tema dell’inclusione scolastica è stato oggetto di un appassionato dibattito introdotto dalla presidente Nunzia Coppedè e affrontato dai referenti degli sportelli dell’Osservatorio Scuola presenti sul territorio regionale.

Molte domande sono nate sul “se” e sul “quanto” le scuole calabresi siano pronte ad accogliere il prossimo 14 settembre tutti gli alunni offrendo loro pari opportunità oppure, come purtroppo assai spesso si è verificato, anche quest’anno ci troveremo ad affrontare il problema di dover rimediare a interventi mancati o parzialmente mancati o inefficaci.
“Ad esempio – spiega la stessa Fish – se più facilmente sembra essere garantita l’assegnazione di un insegnate di sostegno, pur restando da verificare se specializzato con reali competenze o solo “specializzato” in relazione alla patologia dell’alunno per cui accetta di essere nominato, si pone ancora più frequentemente il problema della disponibilità o meno di assistenti all’autonomia ed alla comunicazione che dovrebbero non solo essere presenti dal primo giorno di scuola ma, anche questi, esserlo in modo qualificato e qualificante.

In sede di consiglio si è pensato quindi di porre questo interrogativo direttamente all’Assessore regionale di competenza Federica Roccisano, che ha accettato di incontrare la Fish, chiarendo i dubbi.
La Federazione Italiana superamento dell’handicap ha voluto così divulgare alcune informazioni che potranno essere utili ad enti ed istituti per “attrezzarsi”, “con fretta – viene ribadito – laddove ancora non sia già stato fatto, ed adeguarvi alla normativa che prescrive strumenti specifici per la realizzazione dell’inclusione scolastica di tutti gli alunni con disabilità che, anche loro, varcheranno gli ingressi delle scuole fra solo qualche giorno”.

La Fish, offrendo un piccolo sunto delle azioni, delle risorse e delle competenze, messe in campo dal Governo e dalla Regione Calabria, per garantire il diritto agli alunni con disabilità di frequentare la scuola al pari degli altri alunni, augura così “una buona scuola a tutti, invitando gli enti e le istituzioni scolastiche non soltanto a dotarsi degli strumenti necessari ai fini di un processo di inclusione scolastica migliore possibile, ma anche ad impegnarsi per una accoglienza adeguata degli alunni con disabilità e affinché gli interventi siano qualificati e competenti”.

AZIONI, RISORSE E COMPETENZE PER IL DIRITTO ALLA INCLUSIONE DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ
• La Regione ha già inviato alla fine del mese di giugno scorso i fondi per l’inclusione scolastica di alunni con disabilità destinati all’anno scolastico 2017-2018 e autorizza gli enti competenti, comuni, provincie e città metropolitana di Reggio Calabria, ad utilizzare in aggiunta gli eventuali residui del 2016-2017 e qualora non fossero non fossero stati spesi completamente, anche i residui del 2015-2016.
• E’ di competenza dei comuni provvedere tempestivamente al servizio di assistenza specialistica di tutti gli alunni con disabilità frequentanti le scuole dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado.
• Le province e la città metropolitana di Reggio Calabria, avranno da assolvere lo stesso compito per gli alunni delle scuole secondarie di secondo grado ma, laddove questo non avvenga per le più svariate ragioni, i singoli istituti scolastici potranno predisporre direttamente i bandi per il reclutamento del personale specialistico in base alle particolari esigenze dei propri alunni con disabilità. La rendicontazione delle spese andrà inviata direttamente alla Regione Calabria.
• Quanto all’assistenza di base confermiamo che la competenza è delle scuole e deve essere garantita dal personale ATA. Le scuole hanno l’obbligo di formare adeguatamente il personale coinvolto. In aggiunta, con riferimento alle intese raggiunte dalla Regione Calabria e il MIUR—Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria – Rimodulazione assegnazione tirocinanti – la Regione Calabria ha già provveduto a stipulare una apposita convenzione approvata con DDG n. 996/2017, parzialmente modificata con DDG n. 3674/2017 e da ultimo con DDG n. 9726/2017 con le singole scuole che ne abbiano fatto richiesta. Pertanto, il servizio verrà garantito.
• Ai fini del servizio di Trasporto per alunni con disabilità per le scuole dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado la competenza è dei comuni, mentre per le scuole secondarie di secondo grado i fondi destinati sono stati già inviati dalla Regione alle Province e alla città metropolitana di Reggio Calabria, perciò il servizio verrà erogato. Resta da chiarirne la modalità di espletamento

Fish Calabria onlus – diritto allo studio

Supplenze personale ATA

Supplenze personale ATA: la FLC CGIL dice basta. Si va verso lo stato di agitazione

Il comportamento  del MIUR sulla questione del conferimento delle supplenze del personale ATA ha colmato la misura: la FLC CGIL va verso la proclamazione dello stato di agitazione del personale ATA. I mancati chiarimenti del MIUR sulle supplenze ATA, infatti, sono destinati a creare disfunzioni nel servizio scolastico, lesione dei diritti dei lavoratori, violazione delle norme contrattuali. Una misura di buon senso, sempre adottata dal MIUR negli anni passati e che la FLC CGIL ha riproposto, e cioè che in attesa delle nuove graduatorie potessero essere utilizzate quelle previgenti per coprire i posti disponibili con il termine della loro scadenza naturale, quest’anno non ha trovato posto nelle disposizioni del MIUR.

Da ciò il caos negli uffici periferici che si comportano in maniera difforme, da ciò le nomine improprie ed extracontrattuali “fino all’avente diritto” e non secondo la scadenza naturale, da ciò la mancata applicazione della clausola contrattuale che prevede il conferimento di supplenza per altro ruolo. Un sistema intero che si blocca per l’imprevidenza e il presappochismo del MIUR.

Per questo, considerato che il personale ATA viene continuamente sottoposto ad una pressione insostenibile per gli errori del MIUR e caricato di oneri impropri, che non si consente la sostituzione degli assenti nelle segreterie, che non si bandiscono i concorsi per DSGA ordinario e riservato, che con l’attuale organico non si riesce nemmeno a garantire la sicurezza e l’agibilità delle scuole, la FLC CGIL annuncia che, in mancanza dei necessari chiarimenti del caso e di soluzioni a tutte le altre emergenze ATA da parte del MIUR che restituiscano certezza e serenità alle scuole e al personale, proclamerà lo stato di agitazione di tutto il personale ATA a livello nazionale, primo passo di una mobilitazione che non si fermerà fino a quando non arriveranno risposte concrete.

Primo ciclo, voti affiancati dalla certificazione delle competenze

da Il Sole 24 Ore

Primo ciclo, voti affiancati dalla certificazione delle competenze

di Laura Virli

Con il nuovo anno scolastico prenderanno il via, per il primo ciclo di istruzione, le nuove modalità di valutazione e di certificazione delle competenze, contenute nel Dlgs 62 del 13 aprile 2017, uno degli otto decreti attuativi della «Buona Scuola». I voti resteranno, ma saranno affiancati da una specifica certificazione delle competenze. Queste le principali novità.

L’ammissione alla classe successiva
Nella scuola primaria le non ammissioni alla classe successiva, “anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione“, potranno avvenire solo in casi eccezionali, comprovati da specifica motivazione e deliberati all’unanimità dai docenti contitolari.
Nella scuola secondaria di primo grado sarà, invece, possibile non promuovere o non ammettere all’esame conclusivo, nei casi “di parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline”, ma la decisione dovrà essere adeguatamente motivata dal consiglio di classe.
Questo non si significa, come recentemente precisato dalla ministra Fedeli, che, in modo semplicistico, è vietato bocciare o che la promozione è garantita “per legge”; lo spirito della norma è un altro: le scuole avranno l’onere di attuare, a favore degli alunni con carenze in una o più materie, ben prima degli scrutini di fine anno, tutte le misure di accompagnamento possibili che aiutino a superare le lacune formative e che tengano conto dei tempi soggettivi di apprendimento, per non lasciare indietro nessuno. Soprattutto chi ha più difficoltà.

Certificazione delle competenze
Al termine della scuola primaria e del primo ciclo di istruzione sarà rilasciata la certificazione delle competenze trasversali (competenze chiave e di cittadinanza) progressivamente acquisite, anche al fine di favorire l’orientamento per la prosecuzione degli studi.
Con specifico decreto sarà prevista la definizione di un modello di certificazione delle competenze, al momento solo sperimentale, che espliciterà anche il livello raggiunto da ogni alunno nelle prove Invalsi (per ciascuna disciplina e per la lingua inglese).

Valutazione del comportamento
Tre le innovazioni, la prima riguarda il fatto che anche le attività svolte nell’ambito dei temi obbligatori di “Cittadinanza e Costituzione” saranno oggetto di valutazione.
Inoltre, come nella scuola primaria, anche alle medie si ritornerà al giudizio sintetico sul comportamento; sparirà il voto in decimi e, di conseguenza, anche lo sbarramento agli esami per quegli alunni con valutazione insufficiente nel comportamento.

Bisogni educativi speciali (Bes)
Nessuna novità. In attesa che il Dlgs 66/2017 sull’inclusione esplichi i suoi effetti (settembre 2019), la valutazione degli alunni con disabilità certificata continuerà ad essere riferita al comportamento, alle discipline e alle attività svolte sulla base del piano educativo individualizzato (Pei).
Per gli alunni con disturbi specifici di apprendimento (Dsa) la valutazione degli apprendimenti, farà sempre riferimento al piano didattico personalizzato (Pdp) predisposto, in accordo con la famiglia, nella scuola primaria dai docenti contitolari della classe e nella scuola secondaria di primo grado dal consiglio di classe.

Esame terza media, dal 2017-2018 ammessi anche senza tutti 6 in pagella

da Il Sole 24 Ore

Esame terza media, dal 2017-2018 ammessi anche senza tutti 6 in pagella

di Laura Virli

Se il nuovo esame di Stato delle scuole superiori partirà nel 2018-2019, per i più piccoli l’esame di fine “primo ciclo” cambierà già da quest’anno, per effetto del Dlgs. N. 62/2017, uno degli otto decreti attuativi della “Buona scuola”.
Tra le novità più importanti, un esame più snello, soprattutto perché la prova Invalsi sarà anticipata nel mese di aprile. Inoltre, cambieranno le modalità di ammissione agli esami e a capo delle commissioni non ci saranno più presidi provenienti da un’altra scuola.
Entriamo nel dettaglio.

L’ammissione agli esami
Non sarà più necessario, per essere ammessi, aver conseguito la sufficienza in tutte le materie. In caso “di parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline”, la non ammissione sarà possibile, ma la decisione dovrà essere debitamente motivata dal consiglio di classe. Resta fermo l’obbligo di frequenza di almeno tre quarti delle lezioni.
Sempre per il prossimo anno la partecipazione alle prove Invalsi costituirà requisito d’accesso, senza però influire sul voto finale.

La commissione
Fino all’anno scorso la commissione d’esame era presieduta dal dirigente scolastico proveniente da un altro istituto. Dal prossimo anno tale ruolo sarà svolto dal dirigente scolastico della scuola stessa, o, in caso d’impedimento o reggenza, da un suo collaboratore delegato.

Le prove d’esame
Visto l’anticipo delle prove Invalsi ad aprile, saranno previste solo tre prove scritte (italiano, matematica, lingue straniere) e un colloquio.
Le modalità di articolazione e di svolgimento delle prove saranno definite con specifico decreto del Ministero, ma è già ben specificato che, nel corso del colloquio, oltre a valutare le conoscenze descritte nelle “Indicazioni nazionali”, la commissione dovrà accertare anche l’acquisizione delle competenze di cittadinanza, di argomentazione, di risoluzione di problemi, di pensiero critico e riflessivo.

Bisogni educativi speciali (Bes)
La commissione, sulla base del piano educativo individualizzato Pei, predisporrà, se necessario, prove differenziate che avranno valore equivalente ai fini del superamento dell’esame e del conseguimento del diploma finale.
Agli alunni con disabilità che non si presenteranno agli esami sarà rilasciato comunque l’attestato dei credi formativi idoneo per l’iscrizione al secondo ciclo al solo fine di conseguire altro attestato.
Per gli alunni con disturbi specifici di apprendimento (Dsa) la partecipazione all’esame finale dovrà essere coerente con il piano didattico personalizzato (Pdp) predisposto nella scuola primaria dai docenti contitolari della classe e nella scuola secondaria di primo grado dal consiglio di classe. Questi studenti, anche se esonerati dalle lingue straniere, sosterranno prove differenziate, coerenti con il percorso svolto, con valore equivalente ai fini del superamento dell’esame e del conseguimento del diploma.

Dalle materne ai licei insegnanti di oltre 51 anni

da Il Sole 24 Ore

Dalle materne ai licei insegnanti di oltre 51 anni

di Claudio Tucci

ROMA

Non è bastata la primissima iniezione di giovani, neo-abilitati con il Tfa, che hanno potuto partecipare all’ultimo concorso del 2016, per provare a “svecchiare” un pò la scuola italiana. Che, nonostante tutto, continua a vedere crescere il proprio corpo docente. Non solo in termini numerici: con la trasformazioni in posti fissi di 15.100 cattedre, decisa nei mesi scorsi, l’organico degli insegnanti, da lunedì, con l’avvio del nuovo anno, raggiungerà il livello record di 762mila posti. Ma anche in termini “anagrafici”: complice anche l’allungamento della “vita lavorativa” per effetto della legge Fornero, l’asticella è tornata a risalire: nel 2016/2107, secondo i dati del Miur, l’età media dei professori italiani si è attestata a 51,2 anni (in aumento rispetto ai 50,7 anni del 2015/2016, dove per la prima volta era scesa di 6 mesi per effetto della Buona Scuola – nel 2014/2015 l’età media dei docenti toccava 51,1 anni).

La percentuale di insegnanti “over50” è ormai abbondantemente sopra il 50% dell’organico: nella scuola media sfioriamo il 60%, alle superiori quasi il 70 per cento. Praticamente, l’Italia “doppia” (o comunque ci manca poco) la media Ocse: 34% di insegnanti over50 alle medie, 38% alle superiori (fonte: Education at a glance 2016); e siamo molto distanti, pure, dai principali paesi Ue: in Francia i professori over50 alle scuole medie sono il 37%, il 38% alle superiori. Nel Regno Unito, le due percentuali sono, rispettivamente, 21 e 28 per cento. Meglio di noi anche la Germania: alle medie un prof su due è over50, alle superiori il 43 per cento.

Nelle nostre classi – analogamente a quanto accade nelle aule universitarie – si veda altro servizio in pagina – gli insegnanti giovani sono “mosche rare”: sotto i 30 anni ci sono appena 5.500 docenti (di cui quasi 2.900 nella scuola primaria); sono comunque in aumento, erano infatti 2.987 nel 2014/2015. Gli under40 (i 30-39enni, non più quindi “giovanissimi”) sono circa 71.400. Anche qui in crescita: nel 2014/2015, prima della legge 107, erano 60.694. I prof sotto i 40 anni sono attualmente meno del 10% dei complessivi 738mila docenti a tempo indeterminato oggi presenti nelle nostre scuole (di cui l’82,6% donne – a fronte di una media Ocse intorno al 68% alle medie, 58% alle superiori).

Sono numeri che devono far riflettere; e sono frutto «delle politiche di reclutamento iniziate negli anni ’70-’80 dello scorso secolo – ha spiegato l’esperto di Education, Giorgio Allulli – che hanno considerato la scuola come un grande ammortizzatore sociale. E anche la riforma Renzi, a giudicare dagli ultimi dati, non sembra essere riuscita, finora, a modificare questa tendenza».

Il punto è che per decenni, come dimostrano le numerose ricerche sul tema pubblicate dall’associazione TreeLLLe, guidata da Attilio Oliva, si è assunto, di fatto, stabilizzando i “supplenti” iscritti da molto tempo nelle Graduatorie a esaurimento; senza nessuna selezione (e non valorizzando il merito).

Un possibile miglioramento della situazione dovrebbe arrivare con l’innovativo sistema di formazione iniziale e reclutamento dei docenti di medie e superiori, attuato dalla ministra, Valeria Fedeli, e che partirà nel 2018. Ai nuovi concorsi a cattedra potranno infatti partecipare tutti i laureati, e dopo la selezione si entrerà in un percorso triennale subito teorico-pratico di “conquista” della cattedra. Le selezioni verranno bandite con cadenza biennale e su tutti i posti effettivamente disponibili. Nel 2021 potremmo vedere finalmente i primi giovani prof nelle scuole; e sperare così (con un pò di pazienza) di ridurre l’età media degli insegnanti.

7,7 milioni di studenti, 800mila prof, 370mila classi e mille problemi aperti: che la scuola cominci

da la Repubblica

7,7 milioni di studenti, 800mila prof, 370mila classi e mille problemi aperti: che la scuola cominci

L’anno scolastico inizia oggi in 5 regioni, le altre seguiranno entro venerdì anche se resta la libertà di scelta delle singole scuole. Esame alle medie ridotto e prove Invalsi a settembre. Mancheranno all’appello parte dei 100mila supplenti. E su tutto c’è l’ombra del rinnovo dei contratti

Salvo Intravaia

Dopo mille polemiche e discussioni, parte l’anno scolastico reale: quello fatto di lezioni e problemi quotidiani da risolvere. Oggi, in cinque regioni – Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Trentino Alto Adige – suonerà la prima campanella. Da domani e fino al 15 settembre partiranno le lezioni in tutte le altre regioni italiane. Gli ultimi ad entrare in classe, proprio venerdì 15 settembre, saranno gli alunni di Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Piemonte e Toscana. Restando anche la libertà di movimento delle singole scuole. E dopo 9 mesi di lezioni si concluderanno a giugno: tra il 7 e il 12. Se i licei brevi, i compiti a casa, le promozioni facili e la scuola media accorciata a due anni sono stati al centro della discussione politica di questa estate, la scuola da oggi dovrà fare i conti con problemi più contingenti.

Durante i primi giorni, nonostante le intenzioni e gli auspici della ministra Valeria Fedeli, mancherà all’appello una buona parte dei 100mila supplenti che dovrebbero lavorare nelle 370.697 classi attivate quest’anno. Ma le cose dovrebbero andare meglio dello scorso anno: nel giro di qualche settimana scolari e studenti dovrebbero trovare tutti i docenti in classe. Gli alunni delle statali saranno 7.757.849, 58mila in meno dello scorso anno. Un trend che nei prossimi anni si accentuerà ulteriormente. E’ il Sud, con Campania e Sicilia, che si sta letteralmente svuotando. Mentre gli alunni stranieri non aumentano più come negli anni scorsi. Le aule del Belpaese ospiteranno 10mila alunni disabili in più dello scorso anno: 234.658 contro i 224.509 del 2016.

E oltre 800mila saranno i docenti al servizio di genitori e alunni. I quali per la maggior parte frequenteranno i licei. Saranno infatti 47 su cento i ragazzi e le ragazze iscritti nei sei licei previsti dall’ordinamento attuale: classico, scientifico, linguistico, artistico, musicale/coreutico e delle scienze umane. Quasi 32 su cento seguirà le attività didattiche degli istituti tecnici e 21 in quelli professionali. L’anno che sta per partire è anche quello che porterà a regime l’alternanza scuola-lavoro con un milione e mezzo di studenti e qualche incertezza. Riusciranno tutti i ragazzi a seguire attività attinenti al proprio indirizzo di studi?

Le lezioni partono con due incognite: la protesta dei dirigenti scolastici, stanchi di carichi di lavoro e responsabilità sempre maggiori a fronte di retribuzioni bloccate da anni, e il rinnovo del contratto, atteso da maestre e prof da otto lunghi anni in cui il potere d’acquisto degli stipendi è calato drasticamente. Quest’ultima novità rischia di trasformarsi infatti un autentico boomerang per i docenti e i sindacati della scuola. Perché a fronte di un incremento stipendiale di 85 euro lordi mensili – che netti si riducono a 35/40 euro netti mensili – per allineare la Buona scuola con la nuova funzione docente, il carico di lavoro orario degli si incrementerà certamente, forse ben oltre i 35/40 euro mensili del corrispettivo aumento. Ed è sempre dietro l’angolo l’aumento dell’orario di servizio a 20 o 22 ore settimanali per i professori delle scuole medie e superiori.

L’anno scolastico parte anche con le prime novità sulla valutazione introdotte dalla Buona scuola bis: gli esami di terza media con meno prove scritte e i test Invalsi che, sempre nelle secondarie di primo grado, si svolgeranno entro il mese di settembre.

Record alunni disabili: 234mila, ma un terzo dei 140mila docenti di sostegno sono supplenti

da La Tecnica della Scuola

Record alunni disabili: 234mila, ma un terzo dei 140mila docenti di sostegno sono supplenti

 

Con il nuovo anno scolastico, salgono ad oltre 234mila gli alunni con il sostegno.

Lo ha ufficializzato il Miur, rendendo pubblico il numero ufficiale, assieme a quello assoluto degli iscritti anticipati dalla Tecnica della Scuola il 1° settembre scorso.

Anche nel 2017, si conferma dunque l’incremento annuo del 4-5% di alunni con disabilità (in larga parte intellettiva), con una larga fetta di alunni “certificati” costituita da giovani stranieri (circa il 20%).

Per rendersi conto dell’incremento esponenziale, basta ricordare che nell’a.s. 2000/01 gli iscritti con disabilità erano 126.994.

Nel 2009/10 erano già diventati 184.245 gli studenti disabili: nelle scuole statali, per seguirli nel corso della didattica c’erano 96.089 docenti di sostegno. Inevitabilmente, infatti, nello stesso periodo (tra il 2000 e il 2010) è cresciuta anche l’incidenza dei posti di insegnanti a loro dedicati, passando dall’8 all’11,2%.

Oggi si annoverano oltre 100mila docenti di didattica “speciale” in organico di diritto e almeno 40mila in organico di fatto, con posti da assegnare in deroga.

Questo significa che un posto di sostegno su tre continua ad andare a supplenza. E non ci sembra proprio un dato di cui andare fieri.

Pure l’incidenza degli alunni con disabilità sul totale degli alunni è cresciuta sensibilmente, passando dall’1,6% del 2000/2001 al 2,4% del 2009/2010.

Tornando agli alunni, se l’incremento dovesse continuare su questo trend, entro un paio d’anni il numero di alunni iscritti con disabilità certificata avrà raddoppiato la quota del 2000.

Un’ultima considerazione riguarda le presenze regionali maggiori, oggi, degli alunni con sostegno: quasi 37.500 frequentano le scuole della Lombardia, 26.234 della Campania, 25.290 della Sicilia, oltre 24mila del Lazio.

Se, invece, nel computo si inseriscono anche gli alunni con problemi di apprendimento di minore entità (Dsa, sindromi o patologie varie), il numero supera, nemmeno di poco, il milione di alunni. Ma questi alunni non necessitano del docente di sostegno.

 

Alunni, classi, alunni con disabilità per regione e scuole statali A.S.2017/2018 (FONTE MIUR)
Regione Totale
Alunni Classi Alunni con disabilità
Piemonte 536.354 25.466 14.423
Lombardia 1.191.799 54.537 37.493
Veneto 599.110 28.308 16.265
Friuli Venezia Giulia 145.505 7.405 3.515
Liguria 173.238 8.094 5.835
Emilia Romagna 548.643 24.781 16.537
Toscana 482.172 22.220 13.647
Umbria 118.529 5.774 3.780
Marche 213.146 10.018 6.665
Lazio 736.284 34.389 24.086
Abruzzo 174.881 8.637 6.386
Molise 38.995 2.071 1.061
Campania 895.095 44.587 26.234
Puglia 596.959 27.990 17.368
Basilicata 79.597 4.194 1.854
Calabria 279.798 14.869 7.394
Sicilia 742.297 36.484 25.290
Sardegna 205.447 10.873 6.825
Italia 7.757.849 370.697 234.658

Vaccini, cosa devono fare scuole e famiglie: dopo i 6 anni solo sanzioni

da La Tecnica della Scuola

Vaccini, cosa devono fare scuole e famiglie: dopo i 6 anni solo sanzioni

 

Mancano poche ore alla prima scadenza sulla comunicazione dei dati vaccinali degli alunni: quella riguardante gli iscritti alla scuola dell’infanzia.

Abbiamo già scritto della preoccupazione delle dirigenze scolastiche per il basso numero di certificati consegnati.

Facciamo ora il punto, riprendendo una scheda dell’agenzia Ansa, su quali sono le nuove regole, proprio perché una delle risposte più frequenti delle famiglie è quella di non essere ancora a completa conoscenza dei dispositivi imposti con il decreto vaccini nel mese di luglio.

Fino a 16 anni, da quest’anno per frequentare asili e scuole è obbligatorio essere vaccinati per 10 malattie (poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus B, morbillo, parotite, rosolia e varicella). I genitori devono presentare copia del libretto delle vaccinazioni timbrato dalla Asl (o il certificato vaccinale o un’attestazione dello stato vaccinale rilasciato sempre dalla Asl) alle scuole entro l’11 settembre per i bambini fino a 6 anni ed entro il 31 ottobre per tutti gli altri.

Se non si trova il libretto vaccinale si può presentare un’autocertificazione che sarà valida fino al 10 marzo 2018. Chi non fosse in regola con le vaccinazioni deve prendere appuntamento presso la Asl e presentare una copia della prenotazione.

È bene sapere che dalla primaria in poi, quindi nella fascia di età tra 6 e 16 anni, l’alunno potrà frequentare la scuola anche se non ha effettuato una delle vaccinazioni obbligatorie. Tuttavia, la mancata presentazione della documentazione entro i termini previsti sarà comunque segnalata, entro i successivi 10 giorni, dal dirigente scolastico alla Asl territorialmente competente che, avvierà la procedura prevista per il recupero dell’inadempimento (colloquio informativo e, qualora non si provveda alla vaccinazione, sanzioni pecuniarie).

La vaccinazione non è obbligatoria per le malattie già contratte: è sufficiente che il medico di base o il pediatra di attesti che il minore ha già avuto la malattia.

È esente anche chi non può vaccinarsi per motivi di salute: se il bambino si trova in condizioni di salute che non gli consentono di vaccinarsi in maniera definitiva, va richiesto al pediatra o al medico di base un’attestazione per giustificare la mancata somministrazione, se invece si tratta di una malattia temporanea è possibile posticipare la data della vaccinazione fino alla guarigione, sempre presentando un’attestazione del pediatra o del medico di base.

Fino a 6 anni, quindi sono alla scuola dell’infanzia, se l’alunno ha effettuato una vaccinazione obbligatoria entro l’11 settembre potrà comunque frequentare regolarmente la scuola purché i genitori dimostrino di aver prenotato la vaccinazione alla Asl, che provvederà a eseguire la vaccinazione (o ad iniziarne il ciclo, nel caso preveda più dosi) entro la fine dell’anno scolastico.

Il blocco dei contratti ha scippato ai docenti 12mila euro a testa in 7 anni

da La Tecnica della Scuola

Il blocco dei contratti ha scippato ai docenti 12mila euro a testa in 7 anni

 

Il mancato rinnovo dell’accordo nazionale, il deficitario adeguamento all’andamento dei prezzi e l’inefficacia dell’indennità di vacanza contrattuale sono gli autori del salasso ai docenti.

Su Il Fatto Quotidiano c’è ampio spazio per la denuncia della Flc-Cgil del Piemonte sul blocco dei contratti per i docenti, di cui La Tecnica della Scuola aveva dato notizia in anteprima.

La perdita salariale supera, dunque, i 12mila euro negli ultimi sette anni. Tutto nel solco di decreti e riforme, ultima la Buona Scuola del governo Renzi.

 

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DOCENTI – Sono i meno pagati d’Europa con una perdita retributiva tra il 2010 e il 2017 consistente. Si va dai 16mila per quelle della scuola matera ai 18mila per quelli delle scuole medie fino ai 19mila per quelli delle superiori. Il calcolo include anche i collaboratori scolastici, personale Ata e i dirigenti.

A peggiorare la situazione anche la riduzione del FIS (Fondo Istituzione Scolasticia) cioè quello strumento di retribuzione accessoria collegata all’ampliamento dell’offerta formativa.

BLOCCO DEI CONTRATTI – Serve pertanto un adeguamento salariale con un rinnovo dei contratti che manca dal 2009. I sindacati chiedono 200 milioni di bonus premiale ceduti alla contrattazione di istituto e che i 500 euro del bonus siano disciplinati dal contratto. Ma non sarà facile, come abbiamo fatto osservare.

Statali, novità in vista per le sanzioni

da La Tecnica della Scuola

Statali, novità in vista per le sanzioni

 

Una clausola contro i ricorsi per gestire le sanzioni agli  statali mediante procedure di conciliazione così da ridurre il contenzioso. E’ una delle proposte, ancora da articolare nei contenuti, presentate dal
L’Aran propone ai sindacati di scrivere all’interno del contratto una clausola per la determinazione concordata della sanzione disciplinare per dare attuazione, spiegano fonti dell’Aran all’AdnKronos, a una norma di legge che prevede, con rinvio a contrattazione, la possibilità che vi sia appunto una sorta di accordo tra le parti.
Il vantaggio per il datore di lavoro pubblico è che accettando questa determinazione concordata il dipendente non può più impugnare e fare ricorso. La sanzione si applica da subito ed è inibita la possibilità di andare in via giudiziale. Lo scopo di questa procedura conciliativa, che resta una facoltà e non un obbligo, è quello di mantenere basso il livello di contenzioso così da non ingolfare le aule giudiziarie. Si tratta di una clausola già inserita nel contratto dei dirigenti.

I paletti all’interno dei quali è possibile ricorrere a questa procedura sono molto netti. Non è possibile applicarla nei casi più gravi, ovvero in quelli in cui la sanzione sia il licenziamento. Inoltre non è possibile comminare una sanzione che abbia una specie diversa da quella prevista dal codice disciplinare. Nel caso in cui la sanzione sia una sospensione, ad esempio, non è possibile derubricarla in rimprovero.