Che lavoro e’ il matricista?

Vita.it del 12-09-2017

Che lavoro e’ il matricista?

di Sara De Carli

La redazione del progetto individuale di vita di una persona con disabilità deve fare riferimento ai suoi desideri e aspettative, nonché misurare l’effettivo ruolo dei vari sostegni nell’aumentare la sua qualità di vita. Fare tutto ciò richiede competenze specifiche nell’approccio alla disabilità e nell’uso di un software dedicato: ecco chi è cosa fa il matricista.

Disability manager, case manager, nurse coach: già a giugno tra le 25 figure professionali più richieste dal non profit spiccavano loro. Figure innovative, che al di là dei nomi differenti e dei tratti specifici erano accomunate dalla capacità di coniugare competenze cliniche, manageriali, educative e relazionali. Ora si affaccia sul panorama una nuova figura professionale, il “matricista”. L’idea del nome è di Anffas. «Un matricista, nell’idea di Anffas, è un professionista in possesso di competenze professionali, di un bagaglio valoriale e di un background scientifico-culturale di riferimento in linea con quanto di più avanzato esiste in materia di disabilità, che dispone ed utilizza uno strumento importantissimo per la valutazione multidimensionale e la progettazione individualizzata a servizio delle persone con disabilità e delle loro famiglie», afferma Roberto Speziale, Presidente Nazionale Anffas Onlus. «In buona sostanza si tratta di acquisire una ulteriore professionalità per meglio valutare le persone con disabilità e quindi progettare e monitorare la qualità di vita delle stesse, mettendo realmente ed attivamente al centro la persona, nel rispetto dei suoi diritti umani, e costruendo insieme a lei, alla sua famiglia ed a quanti sono coinvolti nella sua presa in carico, un vestito su misura, fatto di sostegni formali ed informali che possano essere realmente significativi per la persona stessa e per i luoghi in cui questa vive».

Il riferimento esplicito, fin dal nome dato a questa nuova professione, è a “Matrici ecologiche e dei sostegni”, di cui in queste settimane Anffas sta presentando la versione 2.0. “Matrici” è uno strumento interattivo che orienta, secondo un approccio evidence-based, il piano individualizzato dei sostegni ed il progetto individuale di vita previsto dall’art. 14 della L. 328/00. Li orienta nella prospettiva del rispetto dei diritti umani e del miglioramento della qualità della Vita per le persone con disabilità, in particolare per quelle con disabilità intellettive e con disturbi del neurosviluppo.

Matrici 2.0 è un software personalizzabile, flessibile e in costante aggiornamento, di fatto oggi l’unico strumento che consente una progettazione individualizzata come prevista dall’articolo 14 della legge 328 del 2000 (e così poco realizzata) e in linea con le indicazioni della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. La raccolta di informazioni, l’assessment e valutazione multidimensionale, la pianificazione, programmazione, gestione e valutazione dei sostegni e dei loro esiti nel tempo divengono un processo guidato, agevole e soprattutto allineato ai diritti, ai desideri ed aspettative della persona stessa e della sua famiglia, alle necessità di sostegno sue e del suo contesto di vita e volto al miglioramento della sua qualità di vita. «Il progetto individuale di vita realizzato attraverso un percorso di valutazione multidimensionale che preveda anche la valutazione di efficacia sul miglioramento dei vari domini della qualità della vita rappresenta il modello di presa in carico a cui fare riferimento per garantire alle persone con disabilità di disporre di un proprio piano personalizzato dei sostegni che tenga conto in primis dei sui desideri ed aspettative e che ne renda pienamente esigibili i diritti. Per realizzare tutto ciò Anffas ha predisposto un innovativo sistema informatizzato, “Matrici 2.0”: le figure professionali preposte alla valutazione multidimensionale ed all’attuazione del piano individuale dei sostegni devono affinare le loro competenze per poter utilizzare questo innovativo sistema, da qui la denominazione di “matricista”».

Per formare i primi matricisti dal 23 al 27 ottobre Anffas Onlus Nazionale, in collaborazione con il Consorzio La Rosa Blu, promuove il Corso di formazione “Progettare Qualità di vita: corso base per diventare Matricista”, che si terrà a Roma. Per iscriversi è necessario possedere almeno una laurea triennale relativa a una delle seguenti figure professionali accreditate (medici, psicologi, infermieri, educatori professionali, neuropsicomotricisti, assistenti sociali, sociologi, tecnici della riabilitazione, fisioterapisti, logopedisti, laureati in scienze della comunicazione e giurisprudenza) e possedere delle competenze informatiche di base. Il percorso si propone di formare gli operatori all’utilizzo del Software Matrici 2.0 con una formazione teorica/pratica suddivisa in formazione di base e formazione specifica. Al termine del percorso formativo il professionista saprà progettare nuovi sostegni in esito all’analisi dei sostegni in atto e degli obiettivi e alle matrici dei sostegni, redigere il Progetto di vita individuale ai sensi dell’art.14 della legge 328/00, utilizzare gli strumenti di assessment funzionale, utilizzare i profili di qualità di vita per definire e pianificare gli obiettivi di miglioramento della stessa attraverso la matrice ecologica, definire il budget di progetto di vita individuale. «È un percorso che porta ad acquisire alte competenze e indubbiamente richiede impegno», conclude Speziale, «ma allo stesso tempo è entusiasmante in quanto comporta un ribaltamento del modo di valutare e progettare interventi per le persone e per le comunità, che può davvero fare la differenza per le persone destinatarie e nel più ampio sistema di presa in carico attuale e futuro delle persone con disabilità e non solo» (per informazioni sul corso 06/3212391 int. 35 o e-mail consorzio@anffas.net).

Il percorso prevede tutoraggio, supervisione ed aggiornamento nel tempo da parte del gruppo di coordinamento tecnico-scientifico coordinato dal prof. Luigi Croce (Psichiatra, Docente dell’Università Cattolica di Brescia e Milano e Presidente del Comitato Scientifico Anffas Onlus). La “carriera” del matricista prevede diversi step certificati: matricista, case manager, supervisore e formatore.

Rapporto Ocse

Ocse, Fedeli: “Laureate e laureati vanno incrementati, è tema su cui stiamo intervenendo. A novembre momento di confronto pubblico sull’Università. Finanziamento al sistema? Passo già cambiato”

(Roma, 12 settembre 2017) “Incrementare il numero di laureate e laureati nel nostro Paese è uno degli obiettivi che ci siamo prefissati e verso il quale ci stiamo già muovendo. I dati certificati oggi dall’Ocse confermano un quadro che conosciamo e rispetto al quale il Governo sta mettendo in campo azioni mirate, nella consapevolezza che aumentare il numero di coloro che si laureano, con un’attenzione specifica all’incremento delle lauree nei settori scientifici, è un tema che guarda al futuro del Paese, alla sua capacità di essere competitivo nel quadro internazionale”, così la Ministra Valeria Fedeli sui dati Ocse.

“Le risorse per il sistema universitario sono naturalmente il primo punto da mettere all’attenzione”, spiega Fedeli. “Quest’anno il Fondo per le Università aumenta dell’1%, crescerà del 4,2% nel 2018. Significa più risorse per il sistema, anche per il diritto allo studio, l’orientamento, la qualificazione dei percorsi. Sul diritto allo studio abbiamo messo in campo più finanziamenti, stabilizzando il Fondo nazionale a 217 milioni, ma anche nuovi strumenti di accesso per le fasce più deboli, come la no tax area per chi ha un Isee fino a 13.000 euro e tasse ‘calmierate’ per chi è fra i 13.000 e i 30.000 euro. Stiamo mettendo in campo nuove politiche per l’orientamento e nel Fondo di finanziamento di quest’anno abbiamo anche 7,5 milioni per interventi di sostegno alle studentesse e agli studenti diversamente abili o con disturbi specifici di apprendimento e 64,2 milioni per il cosiddetto Fondo giovani (borse di mobilità internazionale, incentivi per l’iscrizione alle lauree scientifiche e a quelle di particolare interesse nazionale). Nella prossima legge di bilancio – prosegue Fedeli – porremo un’attenzione specifica all’Università e abbiamo in programma un ampio confronto su questo settore che lanceremo a novembre, coinvolgendo tutti gli attori in campo. Abbiamo già aperto un primo confronto sul tema delle lauree professionalizzanti. Il Paese deve individuare i propri obiettivi prioritari per i prossimi anni senza i quali le risorse rischiano comunque di non essere sufficienti”.

Quanto al finanziamento del sistema di istruzione, “i dati diffusi oggi – specifica la Ministra – si riferiscono al 2014. Da allora, con la riforma Buona Scuola e le successive leggi di bilancio, sono stati fatti investimenti importanti, tre miliardi a regime sulla scuola, che si evidenzieranno nei prossimi Rapporti dell’Ocse. Così come sono aumentati gli investimenti per l’Università. C’è già stato un cambio di passo, un impegno che intendiamo portare avanti”.

Invalidita’, procedure piu’ semplici per i bambini

Redattore Sociale del 12-09-2017

Invalidita’, procedure piu’ semplici per i bambini: bastera’ il certificato pediatrico

Sarà presentato mercoledì 13 settembre il protocollo d’intesa sperimentale tra l’Inps e l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, già sottoscritto dagli ospedali Gaslini di Genova e Meyer di Firenze. Obiettivo: ridurre i disagi di pazienti e famiglie nel corso dell’iter sanitario.

ROMA. Dopo gli ospedali Gaslini di Genova e Meyer di Firenze, anche il Bambino Gesù di Roma sottoscrive l’intesa con l’Inps, al fine di semplificare le procedure per l’accertamento dell’invalidità dei bambini disabili. Il protocollo sarà illustrato domani presso l’auditorium della sede di Roma-San Paolo, alla presenza del presidente dell’Inps, Tito Boeri. Grazie a questo accordo sperimentale, per i prossimi 18 mesi basterà un certificato specialistico medici dell’ospedale pediatrico per attestare l’invalidità dei piccoli pazienti, con notevole semplificazione delle procedure cui attualmente devono sottoporsi le famiglie per poter accedere alle prestazioni assistenziali cui hanno diritto.

Grazie a questo documento, predisposto dall’Inps e dalla Società Italiana di Pediatria, a partire dal primo ricovero sarà possibile acquisire tutti gli elementi necessari per la valutazione medico-legale e il minore non dovrà effettuare altri eventuali esami o accertamenti. Il documento semplificherà l’iter per numerose patologie complesse come ad esempio sordità, cecità e malattie rare. La certificazione sarà inserita direttamente dai medici nei sistemi informativi dell’Inps e l’Istituto di Previdenza potrà disporre subito di tutti i dati necessari per valutare il caso. Le famiglie dovranno quindi limitarsi ad inoltrare la domanda all’istituto.

All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù si rivolge un numero molto elevato di famiglie con bambini affetti da patologie gravi, complesse, fortemente invalidanti e che non di rado si protraggono per tutta la vita del figlio. Per i pazienti ricoverati nel 2016 la Direzione Sanitaria ha autorizzato 125 visite ai fini dell’accertamento di invalidità; mentre per i 220.000 pazienti che hanno effettuato prestazioni ambulatoriali, nel 2,5% dei casi (oltre 5 mila pazienti) è stata riconosciuta l’esenzione per invalidità civile.

Dati OCSE confermano emergenza nei settori dell’Istruzione e della Ricerca

I dati OCSE confermano ancora una volta l’emergenza dei settori dell’Istruzione e della Ricerca. Serve una radicale inversione di rotta

“Anche nell’edizione 2017, lo studio OCSE prova che quanto afferma da anni la FLC CGIL è tragicamente vero”, ha dichiarato Francesco Sinopoli, Segretario Generale della FLC CGIL, la scarsità dei finanziamenti al sistema dell’Istruzione e della Ricerca italiano sta radicalmente minando l’efficacia del sapere, pregiudicando le opportunità di ragazze e ragazzi, di donne e di uomini, che non possono realizzare sogni e aspettative e non riescono a contribuire al benessere collettivo del paese. E’ ora di cambiare radicalmente pagina e prospettiva, prima che sia davvero troppo tardi per tornare indietro. Non possiamo abbandonare alla povertà economica e culturale intere generazioni”.

“Infatti”, prosegue il leader della FLC CGIL, “al sistema pubblico dell’Istruzione viene riservata una spesa addirittura del 7% più bassa della percentuale del 2010: in tutti i paesi OCSE e i paesi partner sono solo 5 quelli che dedicano meno risorse dell’Italia. E qualora la spesa per l’istruzione si commisuri in percentuale alla spesa complessiva per i servizi, l’Italia si posiziona addirittura ultima, con il 7,1%, e con un trend in diminuzione, dimostrando ancora una volta che nella strategia a medio e lungo termine il sapere non è considerato un elemento centrale per lo sviluppo del paese. Lo scarto delle dotazioni finanziarie scolastiche rispetto alle medie OCSE sale lungo il percorso di studi: minimo, ma sensibile, nell’istruzione primaria, maggiore in quella secondaria, drastico in quella universitaria”.

“Non finisce qui – sottolinea Francesco Sinopoli – in Italia (5%) e in Turchia (4%), solo una piccola percentuale di studenti ha i genitori laureati e questa percentuale ha una probabilità molto maggiore degli altri di conseguire una laurea, dimostrando in questo modo che il sapere e lo studio ormai non funzionano più come quello che si definiva ‘ascensore sociale’: addirittura in alcune fasce (30-44 anni), la percentuale di laureati senza nemmeno un genitore laureato è inferiore di quasi il 50% rispetto a quelli con almeno un genitore laureato. E sempre condividendo il triste primato con la Turchia, la percentuale di NEET, cioè di giovani che non sono né in un percorso di formazione né alla ricerca di un lavoro, nella fascia 20-24 anni è più del doppio della media OCSE, e in Italia è addirittura in aumento, rispetto invece all’inversione di tendenza turca”.

Infine, conclude, “I risultati positivi, che pure ci sono e sono tanti, soprattutto nell’attività quotidiana delle comunità scolastiche, sono da attribuire alla dedizione, all’abnegazione e all’amore, che i docenti italiani e l’intero personale hanno per la scuola, ben poco ripagati dai vari governi che si sono succeduti. Per questo, la ripresa della contrattazione collettiva è determinante a partire dalla necessità di riconoscere il valore del lavoro. Con essa e mediante essa, si tratta di riaffermare finalmente la dignità  di centinaia di migliaia di lavoratrici e
lavoratori del sistema della conoscenza italiano”.

Per il sistema di Istruzione e Ricerca serve un investimento straordinario nella prossima legge di stabilità finalizzato alle infrastrutture, al diritto allo studio, ai salari, alla stabilizzazione dei precari e a nuove assunzioni.

Serianni nominato consulente del Ministero per l’apprendimento della lingua italiana

GRUPPO di FIRENZE
per la scuola del merito
e della responsabilità

COMUNICATO STAMPA

Il prof. Luca Serianni nominato consulente del Ministero per l’apprendimento della lingua italiana. Una prima, significativa risposta all’appello dei 600 professori universitari dello scorso febbraio

Alcuni giorni fa la Ministra Fedeli ha annunciato “interventi molto importanti per rilanciare l’apprendimento della lingua italiana grazie al contributo di Luca Serianni, linguista e filologo da poco in pensione che metterà la sua vasta competenza al servizio gratuito del ministero e degli studenti”.

Come si ricorderà nel febbraio scorso oltre 600 professori universitari (poi arrivati a 770) rivolsero al Governo e al Parlamento un appello chiedendo che si prendessero con urgenza dei seri provvedimenti per combattere “il declino dell’italiano a scuola” e le gravi carenze linguistiche con cui molti studenti affrontano l’Università.

La Ministra aveva dato assicurazione che intendeva affrontare i problemi posti dall’appello e la scelta del professor Serianni va senz’altro in questa direzione, anche per l’attenzione che come linguista ha sempre avuto per la scuola e per la didattica della lingua italiana.

Andrea Ragazzini
per il Gruppo di Firenze

Italiana maglia nera per investimenti pubblici in scuola

Scuola – Ocse =

On. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana):

Italiana maglia nera per investimenti pubblici in scuola.

Lo denunciamo da tempo.

L’ Italia è la maglia nera per investimenti pubblici in scuola e università.
Lo diciamo da tempo e lo certifica oggi l’Ocse, che dice pure con molta chiarezza che si tratta di un cambio di priorità nella politica del paese.
Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni commentando  i dati del rapporto Ocse resi noti oggi.
Ecco – prosegue il segretario di Si -cambio di priorità. Per noi, invece, la priorità resta proprio quella di restituire centralità e dignità a studenti, insegnati e professori, garantendo la gratuità degli studi.
L’alternativa e il futuro di questo Paese e delle generazioni che verranno – conclude Fratoianni – si costruiscono a partire dalla formazione.

Scuola: la campanella suona in 5 regioni

da Il Sole 24 Ore

Scuola: la campanella suona in 5 regioni 

Primo giorno di scuola per gli alunni di Trento, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Abruzzo e Basilicata. Ad anticipare lo start sono stati gli alunni dell’Alto Adige che già dal 6 settembre sono tornati in classe. Quest’anno sono in totale oltre 8,6 milioni le ragazze e i ragazzi che tornano fra i banchi nella scuola statale e paritaria.

Scuole chiuse per maltempo e terremoto in alcune località
Primo giorno di scuola rimandato ad Avezzano (L’Aquila) Tagliacozzo e Scurcola Marsicana dopo la scossa di 3.9 avvertita in città con epicentro nel territorio di Scurcola Marsicana. La sidnaca di Scurcola Marsicana, Maria Olimpia Morgante, ha spiegato che «per motivi precauzionali abbiamo deciso di posticipare l’apertura delle scuole, la cui agibilità è stata verificata nei giorni scorsi», anche se ha sottolineato che «le scuole sono sicure perché sono di nuova costruzione».

Il sindaco di Avezzano, Gabriele De Angelis su Facebook, ha annunciato di aver firmato «a scopo precauzionale, un’ ordinanza per la sospensione delle attività didattiche delle scuole di Avezzano di ogni ordine e grado per domani lunedì 11 settembre, al fine di poter effettuare una immediata verifica degli edifici alla luce della scossa avvertita questa sera in città». Scuole chiuse anche a Salerno, Sarnoe Caca dei Tirreni per il maltempo che ha colpito le zone. Scuole chiuse e collegamenti marittimi sospesi anche nelle Eolie.

Gli alunni sono 7,7 milioni
Le alunne e gli alunni che nell’anno scolastico 2017/2018 frequenteranno le scuole statali sono 7.757.849, per un totale di 370.697 classi. Di questi, 948.900 frequenteranno la scuola dell’infanzia, 2.538.095 la scuola primaria, 1.637.535 la secondaria di I grado e 2.633.319 quella di II grado. Il numero delle studentesse e degli studenti è in leggero calo, lo scorso anno erano 7.816.408. Il decremento più consistente si verifica in quattro regioni del Sud: -13.915 in Campania, -12.141 in Sicilia, -10.106 in Puglia, -5.624 in Calabria. Sempre nella scuola statale sono 234.658 le alunne e gli alunni con disabilità, erano 224.509 un anno fa. Di questi, 19.571 frequenteranno la scuola dell’infanzia, 83.232 quella primaria, 65.905 la secondaria di I grado, 65.950 quella di secondo grado. Nella secondaria di II grado il 47,5% delle ragazze e dei ragazzi frequenterà un indirizzo liceale, il 31,7% un indirizzo tecnico, il 20,8% un indirizzo professionale. I docenti, fra organico stabile e supplenti, sono oltre 800mila.

GLI STUDENTI, LE CLASSI E GLI ALUNNI CON DISABILITÀ
Alunni  Classi Alunni con disabilità
Piemonte 536.354 25.466 14.423
Lombardia 1.191.799 54.537 37.493
Veneto 599.110 28.308 16.265
Friuli Venezia Giulia 145.505 7.405 3.515
Liguria 173.238 8.094 5.835
Emilia Romagna 548.643 24.781 16.537
Toscana 482.172 22.220 13.647
Umbria 118.529 5.774 3.780
Marche 213.146 10.018 6.665
Lazio 736.284 34.389 24.086
Abruzzo 174.881 8.637 6.386
Molise 38.995 2.071 1.061
Campania 895.095 44.587 26.234
Puglia 596.959 27.990 17.368
Basilicata 79.597 4.194 1.854
Calabria 279.798 14.869 7.394
Sicilia 742.297 36.484 25.290
Sardegna 205.447 10.873 6.825
Italia 7.757.849 370.697 234.658

Arrivano mille tutor «territoriali» per spingere l’alternanza

da Il Sole 24 Ore

Arrivano mille tutor «territoriali» per spingere l’alternanza

di Claudio Tucci

Quest’anno l’alternanza scuola-lavoro andrà a regime, coinvolgendo 1,5 milioni di studenti dell’ultimo triennio delle superiori. L’esperienza, introdotta nel 2015 con la riforma Renzi-Giannini, non è però ancora decollata: le imprese che hanno offerto ai ragazzi percorsi di formazione “on the job” sono state meno del 10% (si sale al 10,6% nel settore manifatturiero – in media le aziende hanno accolto 1,3 alunni a testa per un periodo compreso tra una e tre settimane).

A frenare lo sviluppo di questa importante esperienza formativa è stata, essenzialmente, la solita burocrazia ministeriale; ma anche un scarso supporto alle imprese. E proprio nel tentativo di facilitare il dialogo (non sempre agevole) tra istituti scolastici e mondo produttivo, il governo è pronto a mettere in campo uno strumento tutto nuovo: «Arriveranno mille tutor “territoriali” – ha spiegato ieri all’inaugurazione dell’Osservatorio astronomico d’Abruzzo, a Teramo, la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli -. Si tratta di professionisti, esterni alla scuola, che avranno il compito di accompagnare e vegliare il funzionamento e la qualità dei percorsi di studio e lavoro».

L’iniziativa sarà realizzata in collaborazione con Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive, guidata da Maurizio Del Conte: si partirà già nelle prossime settimane con circa 250 tutor che si interfacceranno, dal lunedì al venerdì, con 1.300 scuole (ogni tutor infatti sarà impegnato con cinque istituti, in ciascuno dei quali si recherà un’intera giornata, dal lunedì al venerdì). L’obiettivo, entro due/tre anni, è arrivare a mille tutor, coprendo quindi 5mila scuole. A seguire si coinvolgeranno pure atenei e Its.

I tutor targati Anpal avranno compiti specifici: oltre a garantire il contatto diretto con le imprese, dovranno semplificare le attività di presidi e docenti, e facilitare la realizzazione di progetti validi di formazione “on the job” a vantaggio degli studenti.

«Sarà importante soprattutto ampliare il numero di imprenditori disponibili a scommettere sulla buona alternanza – ha aggiunto il sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi -. Per questo, sarà fondamentale il coinvolgimento diretto del territorio».

Accanto ai 100 milioni di euro previsti dalla legge 107, l’alternanza, quest’anno, potrà contare pure sui 140 milioni provenienti dai fondi Pon. È in dirittura d’arrivo, inoltre, la Carta con i diritti e doveri degli alunni impegnati nei percorsi di formazione “on the job”; e il ministero, a breve, metterà a disposizione delle scuole pure una piattaforma per la gestione dell’alternanza. Il sito, come ricordato dalla ministra Fedeli, avrà anche un “bottone rosso” per la segnalazione da parte dei rappresentati degli studenti di eventuali problemi riscontrati durante l’esperienza di studio e pratica sul campo.

Via l’Ape, la carica degli 80 mila

da ItaliaOggi

Via l’Ape, la carica degli 80 mila

Servono almeno 63 anni di età e il possesso del requisito minimo contributivo di 20 anni

A decorrere dal 1° maggio 2017 è consentito anche ai dirigenti scolastici, ai docenti, al personale educativo e al personale Ata, che possono fare valere almeno 63 anni di età, siano in possesso del requisito contributivo minimo di 20 anni e non siano titolari di altra pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità, di chiedere di anticipare fino a tre anni e sette mesi la maturazione del diritto a pensione per raggiunti limiti di età (per il personale della scuola tale diritto si matura, fino a dicembre 2018, con 66 anni e sette mesi di età), utilizzando l’istituto dell’Ape che consente appunto l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica introdotto nella legislazione previdenziale dall’art. 1, comma 166 e seguenti della legge 232/2016.

La disposizione che introduce una nuova modalità di anticipo pensionistico, l’Ape appunto, prevede infatti che nel periodo di cessazione anticipata dal servizio al dipendente della scuola dovrà essere erogata, a titolo di prestito, una somma mensile per 12 mensilità, esclusa la tredicesima, fino alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia. La somma erogata sarà inversamente proporzionale al numero dei mesi di cessazione anticipata dal servizio. Il prestito dovrà inoltre essere restituito in 260 rate in un periodo di 20 anni. Le rate graveranno sulla pensione che sarà liquidata dall’Inps a partire dalla maturazione dei diritto alla pensione di vecchiaia.

I dirigenti scolastici, i docenti, il personale educativo e quello amministrativo, tecnico e ausiliario in servizio con contratto a tempo indeterminato che avrebbero, secondo una ricerca condotta da Azienda Scuola, i requisiti per chiedere di anticipare il trattamento pensionistico entro il 2018, sarebbero principalmente quelli nati nel 1952 (un centinaio di dirigenti, 11 mila docenti e 600 Ata), nel 1953 (sempre un centinaio di dirigenti, 15 mila docenti e 5 mila Ata), nel 1954 (alcuni dirigenti, 16.500 docenti e 5 mila Ata) e nel 1955 (un paio di centinaia di dirigenti, 19.500 docenti e 6.500 Ata), per un totale nel biennio 2017-2018 di 79.600 unità.

È opportuno precisare che si tratta di un numero per eccesso poiché a tutt’oggi non sono noti i dati sul numero dei dirigenti scolastici e del personale docente o Ata cessati a vario titolo dal servizio dal 1° settembre 2017.

Difficile in ogni caso ipotizzare quanti dei predetti dirigenti, docenti e personale Ata chiederanno nell’arco di tempo di validità dell’Ape e quindi nel periodo compreso tra il 1° maggio 2017 e il 31 dicembre 2018, di accedere all’anticipo pensionistico. L’Ape di cui trattasi, così come allo stato risulta strutturato e definito, non sembra raccogliere molte adesioni tra il personale della scuola, anche se costituito per il 75% da personale femminile

Diversi sono i motivi che rendono perplesso il personale scolastico circa la utilità o solo la convenienza di andare in pensione anticipatamente alle condizioni previste dalla legge 232/2017. Non converrà certamente al 70% del predetto personale che entro il 31 dicembre 2018 avrà presumibilmente maturato l’anzianità contributiva prevista dalla riforma Fornero per accedere a pieno titolo giuridico ed economico alla pensione di anzianità (42 anni e sette mesi per gli uomini e 41 e sette mesi per le donne). Non converrà comunque a tutti, se la voce sarà confermata, che i periodi di anticipazione non saranno utilizzati per calcolare l’ammontare della pensione.

Un altro elemento che potrebbe frenare l’uscita anticipata è quello di dovere accendere un prestito dal valore, per il momento, non quantificato e quantificabile che peserà fino a 20 anni sull’ammontare mensile della pensione.

L’imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del presidente del consiglio dei ministri citato in premessa e presumibilmente l’emanazione delle circolari applicative da parte sia dell’Inps che del Miur dovrebbero comunque fornire maggiori elementi per una decisione ponderata.

Legge 107: sarà impossibile correggerla con il contratto

da La Tecnica della Scuola

Legge 107: sarà impossibile correggerla con il contratto

 

Con l’avvio dell’anno scolastico riprende anche il dibattito sulla tornata contrattuale, data ormai per imminente sia dai sindacati sia dal Ministero.
Uno dei nodi che dovrà essere affrontato al tavolo della trattativa riguarda la possibilità di modificare per via contrattuale le disposizioni introdotte dalla legge 107.
Fino a pochi mesi fa c’era molto ottimismo fra i sindacati, convinti che il “decreto Madia” avrebbe abrogato i vincoli imposti a suo tempo dal “decreto Brunetta”.
Ma la realtà è ben diversa e qui proviamo a spiegarla.
Prima del “decreto Brunetta” del 2009 era possibile abrogare disposizioni di legge per via contrattuale (è ciò che accadde ad esempio nel 2006 quando con un contratto nazionale venne cancellata la figura del tutor introdotta dalla legge Moratti).
La norma infatti prevedeva la possibilità di abrogare le disposizioni per le quali la legge non disponeva l’inderogabilità per via contrattuale.

Con il “decreto Brunetta” viene capovolta la logica: si possono abrogare di disposizioni solo se la legge lo consente esplicitamente.
Nel giugno scorso è entrato in vigore il decreto legislativo 75, applicativo della “legge Madia” che cancella la regola introdotto da Brunetta. Quindi di qui in avanti sarà di nuovo possibile modificare disposizioni di legge ma non saranno modificabili le norme per le quali dichiarate inderogabili.

La situazione viene riassunta e chiarita in questa tabella:

contratto

Il fatto è che per tutte le disposizioni contenute nella “Buona Scuola” la legge prevede chiaramente che non possono essere derogate per via contrattuale.
E che il problema sia di difficile soluzione se ne stanno rendendo conto anche gli stessi sindacati.
La stessa Flc-Cgil che finora aveva mostrato ottimismo, incomincia ad avere più di un dubbio. Il problema è emerso anche nel corso di un recente seminario al quale hanno partecipato le RSU piemontesi.
Nel seminario è stata infatti messa in evidenza “la progressiva riduzione degli spazi di contrattazione nei luoghi di lavoro, ulteriormente aggravata dall’approvazione del decreto Madia (Dlgs 75/17)”.

Smartphone, il Miur li vuole far diventare strumenti didattici da utilizzare in classe

da La Tecnica della Scuola

Smartphone, il Miur li vuole far diventare strumenti didattici da utilizzare in classe

 

Il ministero dell’Istruzione ha intenzione di introdurre, nel breve periodo, l’utilizzo degli smartphone degli alunni per fini didattici.

Con il nuovo anno scolastico, a Viale Trastevere è stato infatti istituito un gruppo di lavoro che avrà il compito di valutare quali percorsi adottare per valorizzare al massimo una delle attitudini maggiori dei “nativi digitali”. Tanto che molti di loro sanno ormai scrivere solo attraverso strumenti digitali.

Gli esperti si riuniranno al ministero dell’Istruzione la prossima settimana, il 15 settembre: successivamente, nell’arco di un mese e mezzo, quindi per la fine di ottobre, dovranno comunicare all’amministrazione centrale le linee guida, da rendere il prima possibile applicabili in classe.

A questo proposito, la prima disposizione normativa da adottare dovrebbe essere quella di permetterne l’uso a scuola.

“Potrebbe essere un primo passo per avvicinare i ragazzi (ma anche i docenti) ad un uso non solo ludico dei dispositivi elettronici”, scrive l’Ansa. Per questo, bisognerà modificare prima di tutto le norme, visto che “le ultime regole (che vietano in qualsiasi caso, tranne che per motivi d’emergenza, di accendere i dispositivi in classe) risalgono al 2007”.
È bene ricordare, a questo proposito, che non è possibile che uno studente utilizzi dispositivi personali come gli smartphone e i tablet. A meno che le scuole non adottino regolamenti interni, che stabiliscono diverse modalità programmate.
Poi, ci sarà da verificare quali percorsi adottare per rendere gli smartphone degli strumenti utili in chiave educativa. Anche se, a ben vedere, molto dipende, da questo punto di vista, dal tipo di disciplina e di competenze da trasmettere.
La strada è lunga, ma sembra tracciata. Tra meno di due mesi ne sapremo qualcosa di più.

Messa a disposizione specializzati sostegno: un altro pasticcio

da La Tecnica della Scuola

Messa a disposizione specializzati sostegno: un altro pasticcio

 

Anche quest’anno la nota ministeriale 37381 del 29 agosto 2017, contenente istruzioni e indicazioni operative  in materia di supplenzeal personale docente, educativoe ed A.T.A., vieta ai docenti specializzati per le attività di sostegno, inseriti nelle graduatorie, di presentare domanda di messa a disposizione, cosa invece consentita ai docenti curricolari.
Si tratta di una vecchia storia che si ripete. L’anno scorso infatti con la Nota 24306 del 1 settembre 2016, contenente “Istruzioni e indicazioni operative in materia di supplenze al personale docente, educativo ed A.T.A.”, nella sezione relativa ai “Posti di sostegno”, si leggeva che “Ove, infine, si renda necessario attribuire la supplenza ad aspiranti privi di titolo di specializzazione per carenza totale di personale specializzato, sia incluso che non incluso nelle graduatorie di istituto, i dirigenti scolastici individuano gli interessati mediante lo scorrimento della graduatoria di riferimento […] e tramite lo scorrimento incrociato delle graduatorie d’istituto secondo l’ordine prioritario di fascia se trattasi di scuola secondaria di primo grado o di secondo grado”
Ma… c’era un ma. Essendo infatti tutti gli specializzati sul sostegno naturalmente inseriti in qualche graduatoria, una precisazione immediatamente successiva finiva per assumere un significato terribile: “Le domande di messa a disposizione devono essere presentate esclusivamente dai docenti che non risultino iscritti in alcuna graduatoria di istituto e per una sola provincia da dichiarare espressamente nell’istanza.”

Lo stessa identica formulazione si legge nella nota 2017: “Le  domande  di  messa  a  disposizione  devono  essere  presentate  esclusivamente  dai docenti  che  non  risultino  iscritti per  posti  di  sostegno in  alcuna  graduatoria  d’istituto  e  per una provincia da dichiarare espressamente nell’istanza.”
E dunque? La domanda di messa a disposizione, la quale ha la naturale funzione di ampliare le opportunità di lavoro, non era, e non è nemmeno quest’anno, consentita ai docenti di sostegno, e, inutile sottolinearlo, ciò limita gravemente i diritti dei ragazzi con disabilità.
Inoltre nel periodo anteriore alla stabilizzazione dei docenti inseriti in GaE, le note emesse da Miur non vietavano la  MAD agli specializzati, ma limitavano il punteggio ad una sola provincia, dunque si applicava la nota MIUR prot. n.AOODGPER-1027 del 28 gennaio 2009.
Tenendo conto che esiste una disparità di trattamento tra docenti  curriculari e specializzati e che una nota emessa da USP, USR,Miur ha carattere dispositivo, mai normativo, non è improbabile che si ricorrerà  al TAR per chiederne l’ annullamento.
Restano inquietanti interrogativi retorici: può mai un’ordinanza  contrapporsi ad una legge dello Stato, di rango superiore, qual è la legge 104, che prescrive un insegnante specializzato per seguire l’alunno con disabilità? Come può una nota  privare un ragazzo con disabilità di un suo diritto? Questa nota, precludendo la possibilità di esercitare un diritto, migliora il diritto all’inclusione?
Ancora una volta un pasticcio con indicazioni sibilline relativamente all’utilizzo dell’istanza di messa a disposizione, in particolare per il conferimento di incarichi e supplenze sul sostegno didattico.

In attesa del concorso Ds, reggenze e 60 mila alunni in meno

da La Tecnica della Scuola

In attesa del concorso Ds, reggenze e 60 mila alunni in meno

 

In circa 1.700 istituti mancano i presidi di ruolo per cui saranno gestiti da reggenti. Si tratta ormai una scuola su cinque, mentre si attende il nuovo concorso a 2mila posti e nello stesso tempo la sentenza della Corte costituzionale nel merito di alcuni ricorsi che si riferiscono ai precedenti bandi dentro cui sono rimasti convolti alcune centinaia di candidati. Se dunque si riconoscesse il loro diritto i posti messi a concorso si ridurrebbero notevolmente. Vedremo che succederà e se il termine del 15 settembre, così come ha assicurato la ministra  Fedeli alla festa dell’Unità di Torino.
Ha infatti osservato :“E’ una funzione decisiva nella scuola. Abbiamo fatto molta fatica a far capire fuori dal ministero l’importanza del riconoscimento sociale della funzione della filiera formativa e delle persone che la rendono concreta”.
“E’ necessario rispettare questa data perché altrimenti non li avremo per l’apertura del prossimo anno scolastico a settembre 2018. Nella scuola, a differenza di altri luoghi la scelta sui tempi risolve o aggrava. Stiamo parlando non di date, ma di funzionamento della scuola”.
Intanto quest’anno gli alunni che frequentano le scuole statali sono 7.757.849, quasi 60mila in meno dello scorso anno. Il decremento più forte si verifica in 4 regione del Sud: Campania, -13.915 ragazzi; Sicilia, -12.141; Puglia, -10.106; Calabria, -5.624.
La contrazione sta pure interessando le scuole paritarie, che rispetto allo scorso anno calano di altri 415 istituti. In pratica ogni anno, anche a causa delle difficoltà economiche delle famiglie, chiudono circa 200 istituti paritari.

Entro 10 anni arriveranno gli insegnanti robot

da Tuttoscuola

Entro 10 anni arriveranno gli insegnanti robot 

I robot manderanno in pensione i maestri in carne e ossa. Succederà entro 10 anni nel Regno Unito secondo le previsioni di Sir Anthony Seldon, vice-rettore della University of Buckingham, secondo cui in questo modo si dirà anche addio alle classi collettive, perché i robot si adegueranno automaticamente alle singole esigenze degli alunni, riconoscendone le espressioni di difficoltà, le necessità culturali, personalizzando al massimo le lezioni e le interrogazioni.

“Si aprirà la possibilità di un’educazione in stile dei college Eton o Wellington per tutti“, assicura Seldon al ‘Telegraph’ on line. “Tutti – spiega ancora – potranno avere l’insegnante perfetto per le proprie necessità, mentre ai professori non resterà che monitorare i progressi degli studenti, stimolarli e guidare le attività complementari“. Insomma, non avremo scuole deserte, ma agli insegnanti rimarrà l’importante ruolo di esempio, ispirazione e riferimento per i ragazzi. Si attende ora la reazione della National Union of Teachers, il sindacato degli insegnanti britannico.

Via al nuovo anno scolastico per più di 8 milioni di studenti, Fedeli: ‘Ragazzi, siete voi il centro della scuola’

da Tuttoscuola

Via al nuovo anno scolastico per più di 8 milioni di studenti, Fedeli: ‘Ragazzi, siete voi il centro della scuola’

Un nuovo anno scolastico sta iniziando. Quest’anno sono oltre 8,6 milioni le ragazze e i ragazzi che tornano fra i banchi nella scuola statale e paritaria. A partire da oggi, lunedì 11 settembre, le lezioni si apriranno ufficialmente, secondo i calendari regionali.

I principali numeri della scuola statale

Le alunne e gli alunni che nell’anno scolastico 2017/2018 frequenteranno le scuole statali sono 7.757.849, per un totale di 370.697 classi. Di questi, 948.900 frequenteranno la scuola dell’infanzia, 2.538.095 la scuola primaria, 1.637.535 la secondaria di I grado e 2.633.319 quella di II grado.

Il numero delle studentesse e degli studenti è in leggero calo, lo scorso anno erano 7.816.408. Il decremento più consistente si verifica in quattro regioni del Sud: -13.915 in Campania, -12.141 in Sicilia, -10.106 in Puglia, -5.624 in Calabria.

Sempre nella scuola statale sono 234.658 le alunne e gli alunni con disabilità, erano 224.509 un anno fa. Di questi, 19.571 frequenteranno la scuola dell’infanzia, 83.232 quella primaria, 65.905 la secondaria di I grado, 65.950 quella di secondo grado.

Nella secondaria di II grado il 47,5% delle ragazze e dei ragazzi frequenterà un indirizzo liceale, il 31,7% un indirizzo tecnico, il 20,8% un indirizzo professionale.

I docenti, fra organico di diritto (quello stabile) e organico di fatto, quello adeguato alle esigenze espresse di anno in anno dalle scuole, soprattutto sul sostegno, sono oltre 800.000.

Il saluto della ministra Fedeli

Care ragazze e cari ragazzi, bentornate e bentornati a scuola“. Così inizia il saluto della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, a tutti gli studenti che da oggi tornano sui banchi di scuola. Lo pubblichiamo integralmente.

In questi giorni varcate il portone del vostro istituto, alcuni di voi per la prima volta, altri ripetendo un rituale carico di emozione, di sogni e, diciamolo, anche di qualche timore e titubanza. A tutte e tutti voi vanno i miei migliori auguri di buon inizio e buon lavoro. Con un pensiero particolare alle studentesse e agli studenti, alle e ai dirigenti, al personale scolastico delle aree del Centro Italia colpite dal sisma e di Ischia, a cui il Ministero continuerà a garantire tutto il supporto necessario per ridurre al minimo i disagi.

La campanella che suona vi richiama all’impegno e allo studio. Ma vi apre anche le porte di quella che è la comunità più importante della nostra società: la comunità educante. Il luogo dove, grazie al lavoro appassionato e paziente delle vostre e dei vostri docenti, sarete formate e formati come cittadine e cittadini, come persone. A scuola si apprende l’importanza della partecipazione attiva, si acquisiscono quei valori fondanti che vi consentono una relazione positiva con ciò che vi circonda. Primo fra tutti il rispetto per l’altro. A scuola si diventa grandi, a poco a poco, non solo in senso anagrafico, ma mettendo insieme quel bagaglio di conoscenze e di competenze che vi accompagneranno nella vita. A scuola si scoprono le proprie capacità e inclinazioni, si progetta il futuro.

Siete voi, ragazze e ragazzi, il centro della scuola, il motivo stesso della sua esistenza. Non sottovalutatene mai l’importanza. Non sottovalutate mai il valore della conoscenza, il valore dell’apprendimento che dovete finalizzare alla buona riuscita dell’anno scolastico che si sta aprendo e anche immaginare come tassello fondamentale del vostro percorso di vita, della vostra emancipazione. “Libri e penne sono le armi più potenti”, come ci ha ricordato nel suo discorso all’Onu Malala Yousafzai, una ragazza come voi, giovane Premio Nobel per la pace, perseguitata nel suo Paese per le battaglie condotte per i diritti civili, primo fra tutti proprio quello all’istruzione. Lo studio vi consente di emanciparvi, vi rende libere e liberi. È un vostro diritto. Lottate perché vi sia sempre garantito al meglio. E affinché a tutte e tutti voi siano offerte pari opportunità di accesso al futuro. Quelle per cui, vi assicuro, mi impegnerò ogni giorno fino al termine del mio mandato.

Una scuola più inclusiva, una scuola capace di attuare fino in fondo l’articolo 3 della Costituzione italiana che sancisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, è la scuola di cui abbiamo bisogno. Garantire pari condizioni a tutte e tutti voi significa dare al Paese una possibilità in più di sviluppo.

La dispersione scolastica è in calo in Italia, ma ogni ragazza e ogni ragazzo che lascia gli studi in anticipo è una sconfitta per tutte e tutti, è un obiettivo mancato. Il Ministero è impegnato su questo fronte e per il futuro credo che l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni sia la migliore scelta che il nostro Paese possa portare avanti per garantire ad ogni giovane di avere una formazione completa, solida, il bagaglio necessario per collocarsi in modo positivo nel mondo del lavoro.

L’anno che si apre presenterà alcune novità. Penso agli Esami della scuola secondaria di I grado che, a partire da quest’anno, come previsto da uno dei decreti attuativi della recente riforma della scuola, daranno maggior peso al curriculum scolastico, valorizzando l’impegno che avete dimostrato nel tempo e non solo nelle prove finali. Nelle prime settimane di scuola arriverà una circolare con tutti i dettagli per spiegare al meglio a voi e alle vostre famiglie il nuovo Esame. Per la prima volta nelle prove nazionali Invalsi debutterà l’Inglese – partiamo con la primaria e la secondaria di I grado – per certificare le vostre competenze linguistiche, sulla base del quadro europeo.

Nulla cambia per la Maturità. Ma si lavorerà sin da subito affinché arriviate preparati all’appuntamento di giugno 2019, quando debutterà il nuovo Esame. Alla secondaria di II grado, quest’anno, va invece a regime l’Alternanza Scuola-Lavoro, che rappresenta un’importante innovazione didattica su cui stiamo lavorando per garantirvi una sempre maggiore qualità. Centrale sarà l’introduzione della Carta che conterrà i diritti e i doveri di chi fa Alternanza, uno strumento che vi tutelerà e vi aiuterà a relazionarvi ancor più positivamente con questa esperienza. Metteremo anche a disposizione delle vostre e dei vostri rappresentanti un ‘bottoncino rosso’ su un portale pensato apposta per l’Alternanza, che consentirà di evidenziare eventuali casi di cattivo andamento di questa esperienza.

Ascoltare ancora di più la vostra voce sarà un impegno che porteremo avanti nei prossimi mesi in cui intendo incontrare con frequenza il Forum delle vostre associazioni, così come quello delle vostre famiglie, che sono una parte importante della comunità scolastica. Siamo impegnati per un rilancio delle vostre rappresentanze e del rapporto scuola-famiglia. A novembre programmeremo un momento di riflessione dedicato.

Stiamo lavorando per accelerare l’attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale, per darvi sempre di più le competenze che vi servono per guardare al futuro. Senza dimenticare quelle di base: grazie alla collaborazione con un grande linguista, Luca Serianni, intendiamo rilanciare l’importanza dell’italiano, per migliorare le competenze di lettura, scrittura e comprensione del testo di studentesse e studenti della scuola secondaria di I e II grado.

Quest’anno lavoreremo su alcuni valori educativi che riteniamo strategici. Lo faremo proprio nell’ottica della vostra formazione come cittadine e cittadini attivi, della vostra crescita come persone. Faremo una campagna sull’educazione al rispetto e proseguiremo con forza nel contrasto di bullismo e cyberbullismo, con il debutto, anche nelle scuole, delle nuove predisposizioni della legge di recente approvata in Parlamento. Attraverso l’educazione civica digitale puntiamo a mettervi a disposizione gli strumenti per una corretta lettura delle informazioni che vi arrivano attraverso la Rete, per evitare che siate vittime di ‘bufale’ o di cosiddette fake news, e per contrastare il linguaggio dell’odio.

Insieme celebreremo i settant’anni della nostra Costituzione, in occasione dei quali faremo in modo che ognuna e ognuno di voi riceva questo testo fondamentale, che contiene tutti i valori e i tratti distintivi della nostra identità. È importante che lo conosciate. Vi assicuro che sarà una lettura che vi cambierà la vita.

Permettetemi di ricordarvi, in chiusura, l’importanza di chi lavora nella scuola. Le vostre e i vostri docenti svolgono un ruolo prezioso, direi fondamentale. Alcune e alcuni di loro li porterete nel vostro cuore per sempre. La loro valorizzazione e il rilancio della loro professione è molto importante per un sistema che punti sulla qualità. Alle vostre e ai vostri insegnanti va il mio più sentito ringraziamento. Così come ringrazio dirigenti e personale ATA che, nonostante le nuove sfide che poniamo loro, non ultime quelle legate all’attuazione della legge sui vaccini, gestiscono le vostre scuole con dedizione e competenza.

Quello che si apre sarà un anno importante, durante il quale condivideremo valori e obiettivi e faremo un pezzo di strada insieme per immaginare la scuola del futuro attraverso un momento di confronto nazionale che lanceremo a dicembre. Sarete voi le protagoniste e i protagonisti. Perché investire su di voi significa investire per un futuro prospero e sano per il Paese“.