Esempio e valori, a Milano nasce il “Team Ambasciatori” paralimpici

Redattore Sociale del 20-09-2017

Esempio e valori, a Milano nasce il “Team Ambasciatori” paralimpici

MILANO. Alex Zanardi e’ il capitano, in squadra ci sono Martina Caironi, Bebe Vio, Oxana Corso, Oney Tapia, Francesca Porcellato, Monica Contrafatto e tantissimi altri: un gruppo compatto per vincere la sfida di far conoscere ancora di piu’ il mondo dello sport paralimpico. Sono i 50 atleti del “Team Ambasciatori”, il progetto che vuole portare un messaggio culturale e di speranza all’interno di scuole e unita’ spinali degli ospedali, con l’obiettivo di promuovere attraverso le esperienze personali l’importanza dell’attivita’ sportiva per le persone con disabilita’. L’idea e’ stata sviluppata dal Comitato italiano paralimpico, che per la presentazione di questa mattina ha scelto come luogo simbolico l’atrio della stazione Centrale di Milano, a rappresentare gli incontri e gli scambi di storie che segnano la vita di ciascuno di noi. E come ha detto il ministro per lo Sport, Luca Lotti, “il posto ideale per spingere ancora piu’ avanti questo treno e l’attenzione allo sport paralimpico”.

A presentare l’iniziativa, tra la curiosita’ e gli applausi di turisti e pendolari in transito, e’ stato il presidente del Cip, Luca Pancalli, per il quale “oggi raccogliamo il frutto di un lavoro iniziato molto tempo fa e che a livello personale tanti atleti gia’ portavano avanti da soli. Il messaggio principale e’ promuovere i valori del nostro mondo, soprattutto in tanti ragazzi con disabilita’ che cosi’ potranno seguire il nostro esempio”.

Sul piano istituzionale, oltre al ministro Lotti, presenti l’assessore al Turismo, allo Sport e alla Qualita’ della Vita del Comune di Milano, Roberta Guaineri, e l’assessore allo Sport e alle Politiche per i Giovani della Regione Lombardia (oltre che tre volte campione olimpico nella canoa), Antonio Rossi.

L’evento, organizzato con il sostegno di Ferrovie dello Stato Italiane e di Grandi Stazioni Retail e con il contributo dei partner Cip (Eni, Inail, Mediobanca, Fondazione Terzo Pilastro, Rai e Toyota) e’ stato preceduto dal viaggio in treno che da Roma, Bologna e Venezia ha portato a Milano alcuni testimonial d’eccezione. “Credo di essere tagliato per questo ruolo che mi e’ stato affidato, e perdonatemi la battuta- ha ironizzato capitan Zanardi- Amo lo sport e la possibilita’ che mi e’ stata data. Credo di poter rappresentare, come tutti gli altri atleti, un punto di riferimento interessante per chi magari crede che la vita dopo un determinato episodio non possa offrire altro. Questo per me e’ un motivo di orgoglio e una possibilita’ in piu’, mi auguro che siano in tanti a vederci e a pensare di poter fare anche loro quello che facciamo noi tutti i giorni”. (DIRE)

Presentata la Settimana dell’Innovazione del G7

A Palazzo Chigi, i Ministri Valeria Fedeli, Carlo Calenda e Giuliano Poletti hanno presentato i programmi delle Ministeriali Industria e ICT, Scienza e Lavoro

(Roma, 20 settembre 2017) La Ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Valeria Fedeli, il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, hanno presentato oggi in conferenza stampa a Palazzo Chigi il programma delle tre Ministeriali G7 dedicate a Industria e ICT (25-26 settembre), Scienza (27-28 settembre) e Lavoro (29-30 settembre) che si svolgeranno a Torino presso la Reggia di Venaria Reale.

“Innovazione, ricerca scientifica, contenuti formativi e nuove abilità sono il terreno necessario per affrontare questa quarta rivoluzione industriale, per essere in grado di governare i cambiamenti. Per questo, nel corso della Ministeriale Scienza, porremo tre temi in particolare: la formazione dei ricercatori, il finanziamento della ricerca e le grandi infrastrutture di ricerca su scala globale. Il nostro obiettivo – ha concluso la Ministra – è far discutere l’insieme della comunità scientifica internazionale su temi che sono di rilevanza globale”.

Convegno nazionale

Convegno nazionale

L’IMPEGNO DELLO SNALS-CONFSAL PER LA NUOVA STAGIONE CONTRATTUALE

Tivoli, 26 settembre, ore 9-13, Gran Hotel Duca d’Este

 

I lavori del prossimo Consiglio nazionale (Tivoli, 26-27 settembre) si apriranno il 26 mattina con un convegno dal titolo L’impegno dello Snals-Confsal per una nuova stagione contrattuale. Le innovazioni della PA e la partecipazione attiva del personale. Il confronto con esperti, rappresentanti istituzionali e politici darà la possibilità di esplorare e approfondire tutti gli aspetti della problematica contrattuale.

Saranno presenti: il sottosegretario al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Vito DE FILIPPO; il presidente dell’ARAN, Sergio GASPARRINI; il magistrato della Corte dei Conti, Giampiero PIZZICONI; l’ordinario del Diritto del lavoro dell’Università di Palermo, Alessandro GARILLI; il docente di diritto amministrativo e dei contratti pubblici dell’Università Niccolò Cusano di Roma, Gerardo SORICELLI.

Per il segretario generale del sindacato autonomo Elvira SERAFINI: “Con la nostra proposta contrattuale vogliamo restituire dignità al personale della scuola, dell’università e della ricerca sia sul piano giuridico che sul piano economico. Siamo consapevoli, infatti, di quanto sia reale il pericolo di schiacciare e mortificare le specificità di lavoro e le diverse professionalità, che vanno invece fortemente valorizzate”.

Quanto alle proposte della piattaforma Snals-Confsal per valorizzare tutto il personale del comparto, a partire dalla richiesta fatta al governo di riservare maggiori risorse per la stipula del contratto, Serafini ha dichiarato: “Gli 85 euro previsti, per giunta lordi e scaglionati sull’arco di vigenza contrattuale, sono chiaramente insufficienti. Occorrono risorse aggiuntive perché investire sull’istruzione significa investire sul capitale umano, vera risorsa per lo sviluppo sociale ed economico del Paese”.

IL PROF DI FRANCESE HA 20 ANNI, VIENE DA VANCOUVER E INSEGNA LA LINGUA ANCHE CON L’HIP HOP

SCUOLA E INNOVAZIONE, IL PROGETTO DEL PIEMONTE:
IL PROF DI FRANCESE
HA 20 ANNI, VIENE DA VANCOUVER E INSEGNA LA LINGUA ANCHE CON L’HIP HOP, CON IL TEACHER ASSISTANT DI WEP

Lo smartphone potrebbe rivoluzionare la didattica in classe ma potenziare l’interazione è facile, anche senza tecnologia. A Torino da 5 anni, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, giovani stranieri affiancano i docenti di lingua durante le ore di lezione con un progetto gratuito promosso da WEP

 

Torino, 20 settembre 2017 – Mancano pochi giorni all’avvio, per il quinto anno di fila, del “Teacher Assistant di WEP, progetto che coinvolge quest’anno 37 Istituti Superiori e Inferiori del Piemonte, 2 in Emilia Romagna e 1 in Lombardia. A seguito dell’apertura del Ministro Fedeli sull’utilizzo dello smartphone in classe, il dibattito che sta coinvolgendo l’ambiente scolastico di tutta la Penisola può forse essere l’occasione per ripensare il binomio che sembra ormai assodato fra progresso e tecnologia. Il progresso fa sempre rima con digitalizzazione o è possibile pensare forme innovative di insegnamento che puntano sul metodo più che sullo strumento? Una proposta alternativa potrebbe essere il Teacher Assistant di WEP, progetto che ha visto la luce nel 2013 quando per la prima volta 27 giovani stranieri si sono seduti alle cattedre del Piemonte.

 

L’idea da cui è partita WEP, organizzazione che promuove esperienze di studio e lavoro all’estero per ragazzi, è molto semplice: affiancare al docente di lingua un ragazzo madrelingua durante le ore di lezione per dodici settimane. “Un Teacher Assistant, avendo pochi anni in più rispetto agli studenti, esprime un modo di vivere molto vicino a quello degli allievi. Per gli alunni è più stimolante parlare in lingua straniera per cercare il confronto con loro. Questo aiuta enormemente a sviluppare un’interazione spontanea nell’idioma differente” – racconta la prof.ssa Artigliato, docente di inglese del Liceo Majorana di Moncalieri. L’iniziativa, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, vede una virtuosa sinergia fra pubblico e privato poiché non è richiesto alcuno sforzo economico alle scuole coinvolte. La formula infatti, semplice e flessibile, e la durata (dodici settimane) permettono di far convergere esigenze didattiche e organizzative senza costi aggiuntivi per le istituzioni scolastiche.

 

I circa 40 giovani in arrivo provengono da Francia, Canada, Germania, Usa e Inghilterra ma, nel corso degli anni, sono giunti anche giovani giapponesi, cinesi, cileni, hawaiiani o canadesi. Proprio da questo Paese arrivava Michelle, la Teacher che ha affiancato il professore di francese della scuola media di Torino E. Fermi. La ragazza, insegnate di hip hop in Canada, ha organizzato per i suoi studenti del Fermi un minicorso in francese, in modo tale che la lingua straniera, durante le lezioni, fosse utilizzata nell’applicazione lessicale. “Avere questi ragazzi in classe è davvero una risorsa per le scuole. Nonostante la giovane età, l’autorità della loro competenza linguistica fa sì che gli studenti li prendano come punto di riferimento, spesso molto più di noi insegnanti” – racconta la professoressa Tealdo, referente per il progetto per l’IC1 di Aqui Terme che aderisce al progetto fin dal primo anno – “Il contatto umano che si crea spontaneamente con chi ha pochi anni in più stimola curiosità e voglia di imparare, quello che ogni docente vorrebbe vedere negli occhi dei propri ragazzi. Ma il vantaggio non c’è solo per lo studio della seconda lingua. Io stessa ho notato che fra i ragazzi che interagiscono con l’abitante di un paese straniero nascono dibattiti che favoriscono lo sviluppo delle competenze chiave di cittadinanza. Mi auguro che possa esserci fornita anche il prossimo anno questa possibilità”.

 

Per informazioni:

tel. 011/6680902

info@wep.it
http://www.wep.it

 

WEP è un’organizzazione internazionale al servizio dei giovani, che segue ogni anno circa 4000 ragazzi in partenza dall’Italia verso 65 Paesi e in arrivo nella nostra penisola da tutto il mondo. I suoi programmi comprendono: soggiorni di gruppi scolastici durante l’anno (stage linguistici) o durante l’estate (vacanze-studio); corsi di lingua all’estero; programmi di lavoro, stage e volontariato all’estero; i programmi “High School” per i ragazzi delle superiori per trascorrere un trimestre, un semestre o un anno scolastico all’estero.

In lista le scuole “cattive”

In lista le scuole “cattive” che hanno promosso iniziative contro l’omofobia, il razzismo e a favore del rispetto e della parità di genere

Iniziata la schedatura delle scuole della provincia di Bologna in cui si diffonderebbe “l’ideologia gender”, lista completa anche dei progetti e dei libri incriminati

Come augurio di buon anno scolastico, alcune tristemente note associazioni cattofasciste, con l’appoggio di altrettanto tristemente noti politici della destra locale, hanno iniziato la schedatura delle scuole della provincia di Bologna in cui si diffonderebbe “l’ideologia gender”, lista completa anche di indice dei progetti e dei libri incriminati, segnalando in rosso come “cattive” tutte le scuole che hanno messo in pratica iniziative contro l’omofobia, il razzismo e a favore del rispetto e della parità di genere.

Si tratta solo dell’ultimo episodio di pressione e intimidazione che le e gli insegnanti hanno dovuto subire in questi ultimi mesi. In seguito agli inquietanti episodi dello scorso anno nelle scuole del bolognese e non solo (le intimidazioni in occasione dello spettacolo Fa‘Afafine e del festival Uscire dal guscio, la diffusione della fake-news del matrimonio gay tra bambini) abbiamo chiesto un colloquio con il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale. All’incontro ha invece partecipato il Direttore dell’Ufficio Provinciale che ci ha fornito timide rassicurazioni rispetto alla netta presa di posizione da noi sollecitata riguardo alle intimidazioni ricevute dalle scuole di sua competenza.

Evidentemente quanto fatto finora dalle istituzioni non è stato sufficiente a scoraggiare le iniziative di questi gruppi di integralisti cattolici, se oggi ci troviamo a dover stigmatizzare una lista di proscrizione di stampo fascista nei confronti di scuole che cercano di contrastare disparità e discriminazione di genere radicate nella nostra società.

In questo triste scenario una parte non secondaria di responsabilità è da attribuire anche alla Ministra Fedeli che alla fine di luglio ha ricevuto i rappresentanti delle principali associazioni cattofasciste dando così riconoscimento istituzionale alle loro deliranti pretese.

Chiediamo da parte della Ministra Fedeli un’immediata presa di posizione, non solo contro questa ultima intollerabile iniziativa nel bolognese, ma anche contro l’intera campagna diffamatoria che ha inventato l’“ideologia del gender”.
Sollecitiamo l’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna a prendere iniziative legali contro questa attività diffamatoria, basata tra l’altro su notizie false e già ampiamente smentite, e chiediamo da parte dell’Ufficio l’attivazione di iniziative volte a favorire la conoscenza e la partecipazione delle scuole ai progetti che affrontano il tema dell’educazione al rispetto delle differenze di genere.

Pensiamo sia necessario far crescere nella scuola e nella società la solidarietà verso chi subisce tali pressioni, smascherare le menzogne di integralisti cattolici e fascisti e ribadire il nostro impegno per una scuola e una società laiche e plurali.

CHIAMATA DIRETTA: DA PILASTRO A FALLIMENTO DELLA BUONA SCUOLA

CHIAMATA DIRETTA, GILDA: DA PILASTRO A FALLIMENTO DELLA BUONA SCUOLA 
Sarebbe dovuta essere un pilastro della “Buona Scuola” ma si è rivelata un fallimento. La chiamata diretta, che avrebbe dovuto garantire alle scuole italiane i docenti con le competenze più adatte alle esigenze dei PTOF, è stata snobbata dalla maggior parte dei dirigenti scolastici. È quanto emerge da una rilevazione condotta dalla Gilda degli Insegnanti attraverso le sue sedi provinciali.
I dati raccolti dal sindacato tracciano una situazione a macchia di leopardo, con il Nord più ligio e le regioni del Centro e del Sud dove invece i presidi hanno preferito che ad assegnare i professori ai loro istituti fossero gli uffici scolastici territoriali.
Nell’area settentrionale del Paese, la media delle scuole che, per coprire cattedre libere, hanno effettuato la chiamata diretta si attesta intorno al 50%, con il dato più alto registrato nella provincia di Bergamo (circa 72%) e quello più basso a Venezia (20%).
Al Centro, la cui media raggiunge quasi il 28%, si evidenzia un quadro piuttosto omogeneo nelle province di Prato, Pistoia, Latina e Roma, dove soltanto circa il 20 – 30% delle scuole ha utilizzato lo strumento della chiamata diretta, mentre a Firenze la percentuale sale al 60%. Agli antipodi Pisa e Lucca, con nessun istituto che ha fatto ricorso alla novità introdotta dalla legge 107/2015, e Ferrara e Piacenza dove la chiamata diretta è stata impiegata rispettivamente nel 100% e nel 90% delle scuole.
Scenario diverso al Sud: nella provincia di Catanzaro appena 5 istituti su 69 hanno reclutato gli insegnanti attraverso la chiamata diretta (7%); il 10% a Bari, Caserta e Napoli; il 15% a Reggio Calabria; il 30% a Palermo e Siracusa. Media: 12%.
Caso emblematico quello di Nuoro dove, come a Pisa e Lucca, la percentuale è pari a zero.
“È ora che il Governo prenda atto dell’evidente fallimento della chiamata diretta – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – e che si ritorni al sistema delle graduatorie con criteri oggettivi, così come previsto dalla Costituzione”.

La scuola è responsabile anche se l’infortunio dello studente avviene fuori l’edificio

da Il Sole 24 Ore

La scuola è responsabile anche se l’infortunio dello studente avviene fuori l’edificio

di Francesca Malandrucco

In caso di incidente ad un alunno fuori dall’edificio scolastico, la scuola è ugualmente responsabile, perché gli insegnanti hanno l’obbligo sia di assicurarsi che i bambini siano saliti sul bus sia di aspettare i genitori se in ritardo.

La sentenza della Cassazione
Lo ha stabilito la Suprema corte di cassazione con la sentenza n.21593/2017, depositata ieri. I giudici della terza sezione civile erano stati chiamati a pronunciarsi sulla morte di un bimbo investito da un autobus di linea fuori dalla scuola. Il tribunale di Firenze aveva dichiarato l’autista del bus, il comune e la scuola corresponsabili dell’incidente (un 40% autista e 20% ciascuno tra comune e scuola), condannandoli a risarcire per il danno subito, il padre, la madre e il fratello della vittima. La Corte d’appello aveva poi confermato la sentenza ridefinendo le somme riconosciute in primo grado ai genitori del piccolo. I giudici di secondo grado avevano invece rigettato la richiesta di appello presentata dal Ministero della pubblica istruzione proprio sulla base delle evidenze di responsabilità da parte della preside dell’istituto e dell’insegnante dell’ultima ora emerse nel corso del processo penale. Da qui il ricorso alla Suprema corte da parte del Miur.

Le motivazioni
Uno dei motivi del ricorso era basato proprio su fatto che l’incidente si sia verificato all’esterno dell’edificio scolastico dove, secondo la tesi difensiva del Ministero, «non si estende l’obbligo di vigilanza sui minori sia da parte del corpo docente sia da parte del personale dipendente dal Ministero, in quanto l’amministrazione scolastica assume la custodia degli alunni all’interno della sede nello svolgimento delle attività scolastiche e non, come nel caso di specie, in luoghi di pertinenza dell’istituto scolastico». Per il Miur i giudici di secondo grado avrebbero “errato” nel rigettare l’appello, “perché l’incidente si è verificato all’esterno degli edifici scolastici a seguito della fine dello svolgimento delle attività scolastiche, quindi in un luogo in cui non si estende l’obbligo di vigilanza sui minori della scuola o del personale addetto alla vigilanza”. La Cassazione rigettando il motivo del ricorso ha invece ribadito che sussiste un preciso obbligo di vigilanza da parte del personale scolastico «di far salire e scendere dai mezzi di trasporto davanti al portone della scuola gli alunni, compresi quelli delle scuole medie, e demandando al personale medesimo la vigilanza nel caso in cui i mezzi di trasporto ritardino».
Il controllo e la vigilanza, da parte dell’amministrazione scolastica, dunque, non si sarebbe dovuta interrompere fino a quando «gli alunni dell’istituto non venivano presi in consegna da altri soggetti e dunque sottoposti ad altra vigilanza, nella specie quella del personale addetto al trasporto».

Prima campanella all’estero per oltre 2.100 studenti

da Il Sole 24 Ore

Prima campanella all’estero per oltre 2.100 studenti

di Cl. T.

Per diverse centinaia di studenti italiani la prima campanella del nuovo anno scolastico è suonata in un paese diverso dall’Italia: oltre 2.100 ragazzi delle superiori sono, infatti, già partiti per un programma di studi all’estero con Intercultura. Al loro fianco ci sono le scuole che devono avviare e guidare l’intero percorso. Considerando questa realtà è nata la «Guida Operativa per il Dirigente Scolastico – Educazione interculturale e mobilità studentesca», messa a punto dall’Associazione nazionale dei presidi e da Intercultura. Lo scopo è quello di dare una mano ai presidi nella gestione degli scambi scolastici in invio e in accoglienza dando indicazioni per organizzare scambi di classe, gemellaggi individuali, attività di formazione specifica per gli insegnanti.

I numeri
Secondo i dati dell’Osservatorio di Intercultura, sono 7.400 gli studenti delle superiori all’estero con un programma di studio di lunga durata, con un aumento del 111% rispetto al 2009. E sono 2.800 gli adolescenti di tutto il mondo che scelgono l’Italia per trascorrere alcuni mesi di scuola. Circa due terzi degli istituti superiori italiani, pari al 63% del totale, aderiscono a un progetto internazionale e nel 2011 erano uno su due. Quanto alle mete più ambite dai 2.100 studenti all’estero nell’anno scolastico appena avviato, l’Europa raccoglie il 35% di preferenze ma aumentano di anno in anno i ragazzi che scelgono mete alternative: il 25% si trova ora in l’America latina, il 21% sceglie Usa e Canada, il 13% l’Asia, il 5% l’Australia e la Nuova Zelanda, l’1% l’Africa (tre ragazzi sono partiti per il Ghana).

«I programmi di scambio interculturale sono una risposta concreta – ha spiegato Flaminia Bizzarri di Intercultura – per aderire attivamente alla terza iniziativa prioritaria del piano Europa 2020, che intende aiutare i giovani a studiare all’estero per dare loro conoscenze e competenze da spendere nel mercato del lavoro sempre più globalizzato, incoraggiandoli a studiare nelle istituzioni educative di tutta Europa e migliorare in generale i livelli di istruzione e formazione». «La Guida Operativa per il Dirigente Scolastico – ha osservato Giorgio Rembado, presidente Anp – intende essere di supporto organizzativo e gestionale a un’attività complessa come quella dei percorsi di studio all’estero. Molti problemi infatti nascono da una errata gestione della tempistica e della modalità di condivisione del progetto, che rischia di vanificare i migliori propositi e le migliori esperienze dei singoli».

Bonus giovani esteso a chi compie 18 anni nel 2017

da Il Sole 24 Ore

Bonus giovani esteso a chi compie 18 anni nel 2017

di Francesca Milano

Anche i ragazzi e le ragazze che compiono 18 anni nel 2017 hanno diritto al bonus di 500 euro da spendere in libri, teatri, cinema, musica e corsi di lingua straniera. L’estensione della card per i 18enni è stata resa ufficiale dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto n. 136, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Il bonus per i giovani che compiono 18 anni è stato introdotto per la prima volta nel 2016: da allora i neo-maggiorenni possono utilizzare la cifra di 500 euro per spese culturali. Per farlo è necessario iscriversi sul portale www.18app.italia.it, accedendo tramite l’identità digitale Spid.

Per i diciottenni premio di 500 euro anche nel 2017
Una volta effettuata la registrazione, l’utente potrà creare dei “buoni” da spendere per libri, teatri, musica, danza, musei. Basterà verificare il prezzo del servizio o del bene che si vuole comprare e generare un buono di pari importo, che poi può essere salvato sullo smartphone o stampato. Il bonus, infatti, può essere utilizzato sia per acquisti online che per acquisti nei negozi fisici. Sul sito dell’iniziativa è possibile consultare l’elenco degli esercizi commerciali e dei portali che aderiscono all’iniziativa.

Da quest’anno, come previsto nella legge di Bilancio, al comma 626 dell’articolo 1, i 500 euro possono essere spesi anche per l’acquisto di musica registrata e per la frequentazione di corsi di musica, di teatro e di lingua straniera. Fino ad oggi, infatti, il bonus valeva solo per i concerti ma non per l’acquisto di musica registrata.

Nel primo anno di funzionamento dell’agevolazione per i giovani il canale online è stato quello più gettonato. Su internet sono stati comprati soprattutto libri, che hanno rappresentato finora quasi l’80% dei voucher online.
Per chi ha compiuto o compirà 18 anni nel 2017 il bonus scadrà il 31 dicembre del 2018.

Matematica e sostegno i prof non si trovano: cattedre ancora vuote

da Il Messaggero

Matematica e sostegno i prof non si trovano: cattedre ancora vuote

Dei 51.773 posti disponibili per le assunzioni, che si sarebbero dovute effettuare nel mese scorso, ne sono stati assegnati solo 29.686.

ROMA

Dottori in matematica cercansi: servono professori da portare in cattedra. Ma vanno bene anche i laureati in biotecnologie agrarie, industriali e mediche e ingegneria biomedica. Sono tanti i corsi di laurea da cui partire per avere l’abilitazione all’insegnamento: il concorso arriverà nel 2018. E per alcune classi di concorso sarà indispensabile visto che mancano all’appello migliaia di docenti. Primi fra tutti i docenti di sostegno, a seguire i professori di matematica per le medie e le superiori ma anche per le discipline letterarie e per lingue e letterature straniere come il francese. Dei 51.773 posti disponibili per le assunzioni, che si sarebbero dovute effettuare nel mese scorso, ne sono stati assegnati solo 29.686.
I NUMERIUna scuola senza docenti da assumere, dunque, è lo strano caso tutto italiano per cui ci sono graduatorie infinite di precari a cui dare supplenze ma, al momento dell’immissione in ruolo, non si trova nessuno. Accade soprattutto nelle regioni del Nord: prima fra tutte la Lombardia dove mancano ben 8.240 docenti dei 22mila introvabili. Nel Lazio ne mancano 1.208, in Emilia Romagna 1.354, in Piemonte 3.219, in Toscana 1.461 e in Veneto 2.505. Il ministero dell’Istruzione ricorrerà alle solite supplenze ma per il futuro sta stilando un piano di reclutamento per incrementare la disponibilità di docenti laddove mancano. Delle 22.087 assunzioni saltate, 10.011 riguardano gli insegnanti di sostegno, 128 posti restano vuoti per le maestre della scuola dell’infanzia, 396 alle elementari, 5.618 nella scuola media e 5.934 alle superiori.
LE SPECIALIZZAZIONIOltre all’incolmabile carenza del sostegno, che ancora una volta vedrà affidare quest’anno le cattedre a docenti non specializzati, emerge il problema per matematica: introvabili, anche qui, 2.100 professori, tra cui 1.700 alle medie e 400 alle superiori. Seguono le discipline letterarie con 1.860 assenze, tra cui 1.300 alle medie e 560 alle superiori, e le lingue straniere come il francese con 190 cattedre vuote alle medie e 250 alle superiori. La scuola, insomma, è a caccia di professori. Una parte potrebbe arrivare dai 700mila neolaureati che, nel giugno scorso, si sono candidati per le supplenze brevi per l’anno 2017-2018, nelle graduatorie di istituto, registrando un’adesione record.
IL BACINOChi sono i possibili candidati al prossimo concorso che, dalla Buona Scuola, andrà a reclutare figure specifiche nelle regioni in cui ce n’è più bisogno? Il percorso di studi può avere strade diverse, accomunate da singoli esami. Per insegnare matematica e scienze alla scuola media, ad esempio, serve un corso di laurea in matematica, fisica ma anche biologia, biotecnologie agrarie, industriali e mediche, ingegneria biomedica, chimica e della sicurezza, scienze della nutrizione umana e scienze e tecnologie della navigazione. Per lettere alle medie e superiori va bene anche un corso in antropologia culturale ed etnologia, conservazione dei beni culturali e informatica per le discipline umanistiche. Basta sfogliare i corsi di laurea accettati, per poi sostenere gli esami specifici per insegnare.
Intanto ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inaugurato il nuovo anno scolastico alla scuola Giovanni Falcone di Taranto, oggetto nei mesi scorsi di gravi e numerosi atti di vandalismo: «I temi della scuola stanno molto a cuore a tante persone, per questo vi è bisogno di confronto, sereno e obiettivo, sulle politiche scolastiche, iniziando dalle forze politiche e sociali». E ha aggiunto: «La scuola costituisce una grande e centrale questione nazionale».
Lorena Loiacono

Sostegno, la continuità prevale

da ItaliaOggi

Sostegno, la continuità prevale

Pronto il regolamento: il preside nella scelta del prof valuta anche il gradimento della famiglia

È uno dei testi più attesi, e delicati, dell’attuazione della Buona scuola. Il decreto che disciplina il conferimento delle supplenze ai docenti di sostegno è giunto al giro di boa. Definito nella sua articolazione, attende il parere del Cspi, il consiglio superiore della pubblica istruzione, per essere poi portato, eventualmente integrato, alla firma finale della ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli.

Tempi che, anche se dovessero andare avanti spediti, risultano ormai incompatibili con un’applicazione del regolamento già per quest’anno. Le supplenze in corso andranno dunque con le vecchie regole. Circa 40 mila i contratti attesi sul solo sostegno su 80 mila supplenze complessive stimate ad oggi per la copertura di tutte le cattedre.

Uno dei punti chiave della riforma prevede che le ragioni della continuità didattica ed educativa degli studenti con handicap prevalgano sulle ragioni lavorative dei docenti che si contendono i posti in base a punteggi e graduatorie. Una linea dalla quale la ministra ha deciso di non discostarsi, mandando definitivamente in soffitta il criterio delle assegnazioni automatiche delle supplenze a favore di una scelta discrezionale del dirigente scolastico.

Il preside diventa così il tutore dell’interesse primario dello studente in difficoltà. Due le condizioni che al loro contestuale verificarsi fanno scattare il campanello della riconferma nel nuovo contratto di supplenza: l’aver lavorato già nella stessa scuola nell’anno precedente e avere il gradimento delle famiglie.

Una novità che dal punto di vista giuridico, non è del tutto nuova in Italia: anche per licei musicali, la precedenza nelle sostituzioni, hanno concordato ministero e sindacati, va a chi vi ha già lavorato.

Il decreto modifica il precedente regolamento, il n. 131 del 2007. La sequenza prevede che, per garantire la continuità educativa e didattica, dopo aver effettuato le nomine a tempo indeterminato, il preside debba verificare i posti di cui vi è necessità. Dando priorità nella loro copertura ai docenti in possesso della specializzazioni che vi abbiano già lavorato nell’anno precedente, e acquisendo «le eventuali richieste delle famiglie».

La nomina deve essere accettata dal diretto interessato e va comunicata all’ufficio scolastico territoriale perché il relativo posto sia dichiarato indisponibile per altra nomina. Il contratto deve ovviamente rientrare nel contingente di supplenze previsto.

Il precedente servizio di supplenza che fa testo deve essere stato svolto per almeno 150 giorni continuativi e fino al termine delle lezioni, compresi i periodi di sospensione delle lezioni. Per i posti che risultassero ancora scoperti, si farà ricorso ai docenti privi del titolo di specializzazioni che abbiano già lavorato nello stesso istituto, sempre per almeno 150 giorni.

Contratti: risorse scarse, dice Padoan

da La Tecnica della Scuola

Contratti: risorse scarse, dice Padoan

 

Le dichiarazioni fatte nelle ultime ore dal Ministro dell’Economia Padoan confermano pienamente la sensazione che abbiamo espresso in un precedente articolonella prossima finanziaria le risorse saranno non poche ma pochissime.

A questo punto non è neppure detto che il Governo riesca a mettere sul piatto i famosi 85 euro medi a persona di cui si favoleggia da tempo immemorabile.
Per la scuola sarebbe una mazzata non da poco.
Allo stato attuale l’aumento medio previsto non supera neppure i 20 euro netti a persona e si potrebbe arrivare a 40-45 solo se ci sarà un consistente stanziamento aggiuntivo nella legge di stabilità. Ma, stando alle parole di Padoan, sarà tutto da vedere.
Se poi si riversassero sul contratto i 200 milioni del bonus pemiale si potrebbero avere atri 15 euro mensili medi pro-capite.
Una somma analoga potrebbe derivare dalla soppressione della carta del docente (poco più di 350 milioni di euro, 500 euro nette a testa): infatti se questa somma entrasse nello stipendio ne risulterebbe pressochè dimezzata e quindi gli agli insegnanti andrebbero non più di 250 euro all’anno.
Insomma, Padoan sta già mettendo le mani avanti, forse proprio per preparare il terreno di un atto di indirizzo il cui titolo potrebbe essere: “Bambole, non c’è una lira”.
Vedremo come la prenderanno i sindacati che – per parte loro – continuano invece a sostenere che gli 85 euro “promessi” nel novembre scorso sono solamente il punto di partenza per un contratto ben più robusto di quello che per ora si prospetta.

Lettera a Gina

Lettera a Gina

di Maurizio Tiriticco

 

CARA GINA! A proposito di John Dewey, mi piace ricordarti e… ricordarmi anche come, quando e perché lo conoscemmo in Italia. Molti anni fa! Nell’immediato dopoguerra, in un Paese distrutto e con una grande ansia di tornare alla normalità e di ricostruire, si ebbero più spinte per quanto riguarda in primo luogo la scuola e l’occupazione. Ti ricordo le circostanze fondamentali.

Dopo il ventennio della dittatura fascista si avvertì il problema di ritornare a una scuola che deve “istruire” più che… “educare” agli ideali, ovviamente quelli fascisti del “ventennio”! Ti ricordo che nel 1940 il ministro Bottai varò la Carta della Scuola, con la quale la fascistizzazione della nostra scuola giungeva al suo punto più alto. Però, nello stesso anno scoppiò la guerra e di quella riforma non si parlò più. Dopo la guerra, nel nuovo scenario democratico, il Ministero dell’Educazione Nazionale, istituto nel 1929, tornò ad essere il Ministero della Pubblica Istruzione, come era stato istituito fin dal 1961, con l’avvio dell’Unità nazionale.

Dopo la Liberazione, da parte delle scuole dei Paesi di democrazia più che matura e consolidata si propongono di fatto i primi suggerimenti relativi a promuovere un’istruzione aperta a tutti e per più anni di età. Sono i prodromi di quella che poi si chiamerà l’Educazione Permanente, “dalla culla alla tomba”. Ha inizio l’esperienza di Scuola-Città Pestalozzi, di Firenze, fondata nel 1945, scuola statale sperimentale, primaria e secondaria di primo grado, di norma “di differenziazione didattica”, di fatto un crogiolo di sperimentazioni di avanguardia. La dirige Ernesto Codignola; il suo motto è “festina lente”. Nel Paese e nel mondo dell’università e della scuola si avverte anche forte l’esigenza di riavviare una ricerca pedagogica, che era stata interrotta con il fascismo e con l’attualismo di Gentile. Pertanto, per certi versi, si ritorna all’attivismo laico, per altri allo spiritualismo cattolico. Nel 1945 si varano i primi programmi della scuola elementare. Si avverte l’influenza di Charleton Washburne e della “scuola di Winnetka”. I programmi sono chiaramente laici e, di fatto, sono in larga misura osteggiati dai cattolici!!!

In quegli anni la situazione culturale nel nostro Paese è estremamente arretrata. Sono ancora ampie le fasce degli analfabeti e la ricerca educativa di fatto non esiste. Con il fascismo e con quella sorta di “razzismo di Stato” non c’era spazio per un’educazione ed un sistema scolastico che non fossero quelli ispirata dalla “mistica fascista”! Questa sorta di atto di fede nasceva dalla “convinzione nell’assoluta verità della dottrina affermata dal Duce e dalla convinzione della necessità stessa di questa dottrina, come mezzo della grandezza e potenza della Nazione” (vedi i particolari in http://bibliotecafascista.org/). Non sto affatto scherzando! Queste erano le basi (ne ho dato solo un accenno) della cultura, dell’educazione e della scuola nell’epoca del ventennio fascista.

Dopo la Liberazione, la fondazione della Repubblica e il varo della Costituzione, una delle prime necessità immateriali fu quindi quella di restituire all’educazione, all’istruzione, alla formazione e al nuovo sistema scolastico quella libertà di scelta e di professione che la dittatura aveva così pesantemente avvilito e conculcato. Come sai, oggi la libertà di insegnamento è un precetto costituzionale. L’articolo 33 della Costituzione recita: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.

Fu un pedagogista statunitense, Carleton Wolsey Washburne, che, ispirandosi alle idee e al pensiero di John Dewey, ebbe l’incarico di affrontare e di avviare a soluzione i problemi che la scuola fascista aveva lasciato in eredità e di riscrivere i nostri programmi scolastici. A Wiinnetka, un sobborgo di Chicago, negli anni Venti Washburne aveva sperimentato un insegnamento di avanguardia. Riteneva che occorre stimolare e seguire ogni alunno secondo i suoi ritmi di comprensione e di apprendimento. Pertanto avvertì che occorreva superare la classe d’età e privilegiare i reali ritmi di apprendimento di ciascuno. Abolì i voti e adottò materiali e iniziative didattiche che permettevano all’alunno ampi spazi di autonomia e di autocorrezione. Considerò la ripetenza un errore pedagogico e la abolì. Insomma, Washburne aveva tutte le carte in regola per rivoluzionare dalle fondamenta l’intero nostro sistema scolastico. Ma gli anni non erano maturi! E forse non lo sono ancora!

Ma non c’erano solo le nuove generazioni da educare alla democrazia. Esistevano anche gli adulti, molti dei quali erano analfabeti. E ciò non deve stupire, perché si calcola che oggi il 70% della popolazione è analfabeta funzionale: cioè ascolta, legge, parla e scrive, ma “non comprende”! Ma nell’immediato dopoguerra era largamente diffuso anche l’analfabetismo strumentale: cioè il non saper né leggere né scrivere!

Nel 1947 un gruppo di studiosi fonda l’UNLA, Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo. Ne è presidente Francesco Saverio Nitti; altri nomi illustri sono: Arangio Ruiz, Salvatore Valitutti, Anna Lorenzetto, Saverio Avveduto. E nel 1949 il largo pubblico conosce FINALMENTE per la prima volta DEWEY, volutamente misconosciuto dal fascismo e dall’etica gentiliana! Enzo Enriquez Agnoletti e Paolo Paduano (con la sovrintendenza di Lamberto Borghi) traducono per La Nuova Italia di Firenze “Democrazia e Educazione”, che aveva visto la luce a New York nel lontano 1916!!! Questo meraviglioso libro – non sto scherzando e lo ritengo sempre attuale – insieme a “La difficile scommessa” di Raffaele Laporta, pubblicato nel 1971 per La Nuova Italia e dedicato alla memoria di Bruno Ciari, scomparso l’anno precedente, furono i testi dei miei anni di insegnamento alla facoltà di pedagogia del Magistero di Roma.

Bei ricordi! Grazie, Gina, se sei giunta fin qui!

Bonus Cultura 500 euro confermato per i nuovi maggiorenni: serve lo Spid

da La Tecnica della Scuola

Bonus Cultura 500 euro confermato per i nuovi maggiorenni: serve lo Spid

 

Anche quest’anno arriva il Bonus Cultura da 500 euro: è stato infatti appena confermato per i 18enni, i giovani neo-maggiorenni nati nel 1999.
Il regolamento dei Beni Culturali, che disciplina la somma da assegnare anche per chi compie 18 anni nel 2017, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 settembre, con entrata in vigore fissata il giorno successivo.
Diciamo subito che la nuova tornata del Bonus Cultura non si svolgerà con modalità molti simili a quelle dello scorso anno.
I nati nel ’98 – scrive Skuola.net – potevano usare i 500 euro (ma lo potranno ancora fare, se già registrati al sito 18app, fino al 31 dicembre 2017) per assistere a rappresentazioni teatrali, per andare al cinema, per acquistare libri e biglietti per musei, mostre, eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali e spettacoli dal vivo.

La classe ’99 avrà una rosa di scelte più ampia: con una modifica al decreto che ha varato il bonus ora – sottolinea il portale – si potranno comprare anche musica registrata (su supporto fisico o digitale), corsi di teatro, di musica e di lingue straniere. Una decisione che accontenterà quei neomaggiorenni che si erano lamentati per le poche opzioni d’acquisto.

La procedura di acquisizione del bonus è la stessa dello scorso anno: i giovani nati nel 1999, dovranno registrarsi alla piattaforma ufficiale 18app (c’è tempo fino a giugno 2018), su cui potranno generare i voucher con cui acquistare i prodotti culturali preferiti (su portali di e-commerce o in negozi fisici).

Per fare questo, però, dovranno prima dotarsi dello Spid, il Sistema pubblico d’identità digitale ora fruibile anche interamente on line.

Subito dopo, potranno quindi iscriversi al sito 18app.italia.it, attraverso cui generare la Carta elettronica del valore di 500 euro, da cui scalare le somme che si spenderanno per i singoli acquisti.

Educazione interculturale e mobilità studentesca: la guida per i Dirigenti scolastici

da La Tecnica della Scuola

Educazione interculturale e mobilità studentesca: la guida per i Dirigenti scolastici

 

Il 19 settembre è stata presentata presso la sede dell’Associazione Nazionale Presidi la “Guida Operativa per il Dirigente Scolastico – Educazione interculturale e mobilità studentesca”, nata da un progetto congiunto tra ANP e Intercultura.

La guida si rivolge alle scuole per supportarle nell’elaborazione delle attività di educazione interculturale e di scambi scolastici in invio e in accoglienza, con indicazioni utili a promuovere e gestire i processi di mobilità studentesca in entrata e in uscita.

Il principale obiettivo è quello di aiutare le scuole a “mettere a sistema” le esperienze di mobilità studentesca in entrata e in uscita e in particolare a:

  • inserire le esperienze di mobilità nel calendario scolastico con azioni precise e condivise
  • promuovere la mobilità individuale degli studenti in entrata e in uscita attraverso progetti volti a valorizzare tali esperienze come risorsa per l’intera comunità educativa
  • promuovere scambi di classe, gemellaggi personali e virtuali e progetti volti ad aiutare gli studenti a confrontarsi con la diversità.

Questo perché “la mobilità studentesca è una fonte di ricchezza significativa per la scuola. Nessun modello educativo in una società multiculturale e globale può restare impermeabile al confronto e alle contaminazioni”.

“La Guida Operativa per il Dirigente Scolastico – spiega Giorgio Rembado, Presidente Anp – intende essere di supporto organizzativo e gestionale ad un’attività complessa come quella dei percorsi di studio all’estero. Molti problemi infatti nascono da una errata gestione della tempistica e della modalità di condivisione del progetto, che rischia di vanificare i migliori propositi e le migliori esperienze dei singoli”.

La Guida è scaricabile all’indirizzo: www.intercultura.it/guida-operativa.