Nel giorno della breccia di Porta Pia parte il concorso per i dirigenti

Nel giorno della breccia di Porta Pia parte il concorso per i dirigenti

di Giuseppe Adernò

 

Si apre finalmente la “breccia” che apre il percorso del “concorso di ammissione al corso di formazione dirigenziale”, e prevede  un articolato percorso strutturato in tre fasi

La pubblicazione del “regolamento” sulla Gazzetta Ufficiale costituisce l’avvio di un cammino procedurale articolato e complesso.

Non si tratta, quindi, di un vero “concorso per dirigenti”,  come negli anni passati, ma prevede innanzitutto  una prova preselettiva unica a livello nazionale, svolta al computer, strutturata in 100 quiz che saranno estratti da una banca dati resa nota tramite pubblicazione sul sito del Ministero almeno 20 giorni prima dell’avvio della prova. Le domande punteranno a verificare le conoscenze di base per l’espletamento delle funzioni dirigenziali.

Nei libri di storia leggiamo: “All’alba del 20 settembre 1870, circa 15.000 soldati pontifici, in massima parte zuavi (volontari quasi tutti di provenienza francese, belga o olandese) erano pronti a fronteggiare le mosse degli assedianti, bersaglieri e fanti dell’esercito italiano che aspettavano da giorni la dichiarazione di resa dello Stato pontifici”.

I quindicimila soldati corrispondono al numero simbolico di quanti desiderano vivere l’esperienza dirigenziale e per alcuni  tutto ciò diventa segno di riscatto, di avanzamento di carriera, desiderio di cambiare, di rinnovare la scuola e renderla sempre più di “qualità”.

Termina il “dominio temporale” delle reggenze che provocano danni alla vita della scuola, si annunciano nuovi orizzonti e prospettive di sviluppo se i futuri vincitori, nel ruolo di dirigenti, metteranno in pratica non solo la regolarità delle procedura, ma saranno in grado di dare un’anima alle scuole, molte delle quali  stanno ancora sedute, nel grigiore delle paludi, del fare poco e non correre rischi .

La cultura delle periferie e del piccolo ritorna ad essere valida e preziosa,

Tra i giovani ufficiali del 20 settembre c’era anche Edmondo De Amicis ed il suo nome ricorda il fantastico e sempre affascinante libro “Cuore”, capace di trasmette e rendere visibili i valori della Patria, dell’amicizia, della fedeltà, dell’impegno, dell’eroismo.

Tutte queste qualità appartengono al “dirigente” che resta sempre un “educatore”  e non deve essere un “burocrate” , un “manager”, uno “sceriffo”, un “ducetto”, ma deve avere la qualità di saper  dirigere, senza imporre, guidare, ma non plagiare o assoggettare.

Dopo tante attese, annunci, dichiarazioni, promesse il pomeriggio del 20 settembre, l’esercito

( della scuola) ottenne, quasi senza sforzo, ciò che appariva, solo pochi anni prima, una chimera, un miraggio”

Ecco finalmente  pubblicato l’atteso Regolamento, lungo 32 pagine, con mille richiami a norme e disposizioni al quale seguirà il bando del corso-concorso che definisce le nuove modalità di selezione per il reclutamento dei dirigenti scolastici.

Sono 1.189 i posti vacanti, 1.748 le reggenze, il 31,6%  dei 6.792 dirigenti ha più di 60 anni.  Obiettivo del concorso è la copertura dei posti disponibili per il prossimo triennio 2018-2021.

Il corso-concorso, al quale possono partecipare i docenti e il personale educativo di ruolo con almeno cinque anni di servizio, ed aggiungerei:  fortemente motivati e ricchi di competenze gestionali e organizzative e quindi  capaci di condurre e dirigere una barca nella bufera, prevede tre  fasi previste di selezione a carattere nazionale:

– una concorsuale vera e propria con prova preselettiva unica a livello nazionale e successiva prova scritta che prevede:

–    cinque domande a risposta aperta su: normativa del settore istruzione, organizzazione del lavoro e gestione del personale, programmazione, gestione e valutazione presso le scuole, ambienti di apprendimento, diritto civile e amministrativo, contabilità di Stato, sistemi educativi europei.

–    due domande a risposta chiusa in lingua straniera (livello B2) su: organizzazione degli ambienti di apprendimento, sistemi educativi europei.

I candidati che otterranno il punteggio minimo di 70 punti potranno accedere all’orale che mira ad accertare la preparazione professionale degli aspiranti dirigenti anche attraverso la risoluzione di un caso pratico. Saranno testate anche le conoscenze informatiche e di lingua straniera. Entrambe le fasi sono uniche a livello nazionale.

I candidati che supereranno le prove scritta e orale saranno ammessi, sulla base di una graduatoria che tiene conto anche dei titoli, al corso di formazione dirigenziale e di tirocinio selettivo, finalizzato all’arricchimento delle competenze professionali delle candidate e dei candidati.

Due i mesi di lezione in aula previsti e quattro quelli di tirocinio a scuola, che potranno essere integrati anche da sessioni di formazione a distanza.

Al termine i candidati dovranno affrontare una valutazione scritta e un colloquio orale, per essere dichiarati “vincitori del corso-concorso”  e sarà stilata una graduatoria generale di merito per l’assegnazione della sede.

Sarà quindi un lungo e travagliato cammino con tante fase intermedie di valutazioni e selezioni

Il ruolo della dirigenza, come ha anche dichiarato  la Ministra Valeria Fedeli – è fondamentale nelle scuole: per il coordinamento del lavoro, per tenere insieme la comunità scolastica. Il dirigente è anche un punto di riferimento per le famiglie e contribuisce alla qualità del sistema scolastico.

Scuole ferme e sedute, sono l’espressione di dirigenti bloccati e chiusi, schiacciati dalle carte, affetti da inguaribile “contenziosite  acuta”

Anche la fase di tirocinio sarà una novità che vede in campo molti  docenti che hanno già fatto esperienza di collaboratori vicari e quindi già pronti a tale complessità operativa e metterà alla prova coloro che conoscono bene la teoria e non sempre saranno capaci di trovare  nella pratica le soluzioni possibili ed efficaci.

E’ fondamentale, infatti,   verificare sul campo le capacità gestionali e di organizzazione del lavoro dei candidati, chiamati anche a dimostrare la capacità di inserimento nella comunità scolastica, oltre che le loro conoscenze sulla normativa del settore. Si tratta, in sintesi, di un concorso che tiene conto dei cambiamenti che la professionalità del dirigente ha subito in questi anni per selezionare i migliori profili, valorizzando anche titoli accademici, corsi di formazione ed esperienze fatte.

Così ben disegnata la scuola di domani con queste figure di  eccezionali competenze si presenta bella, affascinante e completa, speriamo che tutto ciò non venga offuscato dalle ataviche ombre sindacali e  grigie raccomandazioni politiche, che non sempre favoriscono coloro che veramente valgono o dalle pesanti procedure dei ricorsi che come macigni fanno da zavorra alla vita sociale e scolastica.

Finalmente pubblicato in G.U. il regolamento del concorso a dirigente scolastico

Finalmente pubblicato in G.U. il regolamento del concorso a dirigente scolastico

Dopo un lungo e travagliato iter, è stato finalmente pubblicato, sulla G.U. Serie Generale n.220 del 20 settembre 2017, il D.M. 3 agosto 2017, n. 138 recante Regolamento per la definizione delle modalità di svolgimento delle procedure concorsuali per l’accesso ai ruoli della dirigenza scolastica, la durata del corso e le forme di valutazione dei candidati ammessi al corso, ai sensi dell’articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dall’articolo 1, comma 217 della legge 28 dicembre 2015, n. 208.

Il nuovo Regolamento è in vigore già da oggi, 21 settembre, e risulta quindi spianata la strada per la pubblicazione del bando di concorso.

L’ANP ritiene necessario formulare le seguenti osservazioni:

(1) il riavvio della procedura concorsuale è un fatto positivo, soprattutto perché costituisce l’unica soluzione strutturale alla piaga delle reggenze che, ormai, ha raggiunto dimensioni inaccettabili per la qualità del sistema scolastico e per i dirigenti che se ne fanno carico;

(2) valutiamo negativamente l’assenza, all’interno delle prove concorsuali, di un accertamento dell’attitudine ad assumere la qualifica dirigenziale in quanto riteniamo, da sempre, che questa funzione non sia costituita dalla semplice somma di competenze “tecniche” (giuridiche, gestionali, relazionali ecc.);

(3) è necessario pubblicare al più presto il bando di concorso e prevedere, al suo interno, un numero di posti sufficiente tanto ad assegnare un dirigente a tutte le istituzioni scolastiche che ne sono attualmente prive quanto a garantire la copertura dei posti che si renderanno disponibili nel successivo triennio per effetto del fisiologico pensionamento dei colleghi;

(4) le modalità di predisposizione delle prove preselettive e selettive, ad opera del Comitato tecnico-scientifico di cui all’articolo 13 del Regolamento, devono garantire serietà e serenità di valutazione in misura ben superiore a quanto accaduto in passato.

La dirigenza delle scuole è una risorsa strategica per un Paese moderno e deve essere selezionata e formata con la dovuta attenzione, nel rispetto della periodicità assunzionale prevista dal Regolamento.

Resta ancora insoluto il problema dell’assegnazione di dirigenti titolari alle istituzioni scolastiche sottodimensionate che, però, necessita di una soluzione di natura legislativa.

Erasmus+ per la Scuola

L’Europa della scuola si incontra a Firenze per parlare del futuro di Erasmus+

Da oggi al 23 settembre 100 esperti di 32 Paesi europei “riscrivono” il Programma europeo

 

Firenze, 21 settembre 2017 – Da oggi al 23 settembre Firenze è la capitale europea della scuola di domani, in occasione dell’incontro Erasmus+ con 100 esperti delle Agenzie nazionali, che gestiscono il Programma Erasmus+ settore Scuola da 32 Paesi europei, assieme a rappresentanti del Miur e della Commissione europea.

Durante l’incontro, che si svolge nel Centro visite parco delle Cascine, i partecipanti faranno il punto sulla gestione del Programma europeo ed elaboreranno una serie di proposte per il 2020, quando il Programma Erasmus+ si concluderà e sarà sostituito da una nuova generazione di Programmi europei per l’istruzione e la formazione.

Sara Pagliai, coordinatrice dell’Agenzia nazionale Erasmus+ INDIRE, che in Italia gestisce i settori scuola, università ed educazione per gli adulti del programma, dichiara: «Siamo orgogliosi di ospitare a Firenze i colleghi di 32 paesi europei che saranno impegnati a discutere e a condividere idee per il futuro di Erasmus+ e della collaborazione tra scuole in Europa. Un incontro significativo che avviene negli stessi giorni e nella stessa nostra città in cui verrà pronunciato il discorso sulla Brexit da parte del Premier Britannico Theresa May. È nostro auspicio che i risultati concreti di questi 30 anni di Erasmus possano essere sempre la migliore dimostrazione dell’unione e della collaborazione tra Paesi in Europa».

Erasmus+ per la Scuola: i dati italiani

Nel 2017 il budget disponibile in Italia per finanziare attività di mobilità e progetti di cooperazione per la scuola è di circa 36 milioni di euro per la Scuola. Grazie ai progetti di mobilità per l’apprendimento le scuole inviano i docenti o il personale scolastico all’estero per esperienze di insegnamento, formazione e job shadowing. L’Italia ha ricevuto 662 candidature per questa tipologia di progetto, di cui sono stati approvati, dopo selezione formale e qualitativa, 120 progetti che consentiranno a 2.561 (+21% rispetto al 2016) persone tra insegnanti, dirigenti e personale amministrativo della scuola di effettuare un’esperienza di mobilità europea per un corso di formazione, job shadowing (attività di osservazione sul campo) o incarichi di insegnamento. L’impegno finanziario per sostenere la mobilità in quest’ambito è di 5.288.751 euro (+22,6% rispetto al budget 2016). Ogni progetto in media consentirà la mobilità di 21 persone, mentre le regioni più attive sono la Campania, la Sicilia e la Puglia.

In Erasmus+ sono possibili anche partenariati strategici relativi al tema dell’istruzione scolastica, che possono essere realizzati da scuole di ogni ordine e grado e organizzazioni e imprese attive nell’ambito istruzione, formazione, gioventù e mondo del lavoro. Sono progetti di più ampia dimensione rispetto a quelli realizzati solo dalle scuole e ne sono stati approvati 100 coordinati da scuole italiane, con un impegno finanziario di oltre 30 milioni di euro.

30 anni di Programmi europei per la Scuola

Prima del 2014, con il Programma Erasmus+ il settore scuola ha beneficiato di una serie di programmi europei per l’istruzione scolastica. Dal 1995 gli insegnanti di istituti scolastici hanno potuto svolgere attività di formazione in servizio con borse che hanno permesso di frequentare corsi in Europa. Dal 1995 al 2013 sono partiti 16.773 insegnanti italiani per realizzare mobilità di questo tipo. Analogamente, dal 2014 al 2016 nel Programma Erasmus+ questo tipo di mobilità ha permesso a 5.339 insegnanti e personale della scuola di svolgere attività di formazione in servizio: corsi di formazione, attività di job shadowing (osservazione sul campo) e periodi di docenza presso scuole europee. Dal 1995 al 2013 era attiva anche la misura Assistentato per futuri insegnanti, che ha permesso a circa 2.160 giovani di sperimentare attività di insegnamento in scuole europee.

Per quanto riguarda i progetti di cooperazione fra scuole dal 2000 ad oggi sono stati realizzati circa 5.200 progetti (partenariati scolastici, partenariati strategici) che hanno permesso a Istituti scolastici italiani di lavorare in cooperazione con scuole europee e realizzare attività di mobilità per gli insegnanti e gli studenti, per un totale di oltre 143 mila persone.

Scuola: record di assenze al sud. Oltre 350 ore perse dagli studenti in Puglia, solo 30 in Veneto e Friuli

da La Stampa

Scuola: record di assenze al sud. Oltre 350 ore perse dagli studenti in Puglia, solo 30 in Veneto e Friuli

Mappa di chi salta le lezioni, dal classico al tecnico,  secondo i dati del ministero dell’Istruzione. I risultati dei test Invalsi vanno di pari passo: più presenze, voti alti

di SALVO INTRAVAIA

È fuga dalle classi al Sud. Scorrendo i dati sulle assenze degli studenti per l’anno scolastico 2015/2016 pubblicati di recente dal ministero dell’Istruzione su #Scuolainchiaro, le scuole dell’Italia meridionale assomigliano ad una specie di paese dei Balocchi con tantissimi Lucignolo che anziché restare in classe preferiscono rimanere all’aria aperta, o a casa a dormire, piuttosto che sostare per ore tra le mura di un’aula.

Una situazione che salta all’occhio soprattutto se ci si prende la briga di confrontare le assenze in questione con quelle dei compagni delle regioni settentrionali, che in confronto appaiono come monache di clausura.

Nei licei classici, che non sono condizionati da valori di abbandono elevati sia al nord come al sud, in cima alla classifica degli studenti specializzati nel dribbling della lezione troviamo i ragazzi pugliesi: con 93 ore medie di assenza all’anno in prima, 102 in seconda e via via incrementando le ore perdute nel corso dell’anno scolastico fino in quarta classe, dove si interrompe la statistica ministeriale. Per avere un’idea dell’impatto che può avere un simile comportamento sul rendimento scolastico basta ricordare le ore di lezione complessive nel medesimo indirizzo: il liceo classico. Nelle due classi del biennio il curricolo prevede un impegno orario annuo di 891 ore, 27 ore a settimana, nelle classi del triennio successivo si sale a 1.023: 31 ore settimanali.

Le assenze degli studenti pugliesi dei ginnasi, seguiti dai compagni siciliani e campani, incidono per oltre il 10 per cento in prima e per l’11,5 per cento in seconda. La media nazionale, al classico, si assesta attorno alle 58 ore di assenza in prima e 66 in seconda.

Gli studenti più virtuosi sono invece quelli veneti e friulani che, stando ai numeri, difficilmente si perderebbero anche una sola ora di lezione dei propri prof. I primi si assentano mediamente 30 ore al primo anno e 33 al secondo anno, i secondi 34 e 36 ore rispettivamente. Prendendo in considerazione le assenze del secondo anno, dove troviamo gli studenti che svolgono i test Invalsi, i ragazzini pugliesi si assentano il triplo di quelli veneti.

Una situazione che non cambia significativamente, trovando tutte le regioni meridionali in cima alla classifica e quelle settentrionali in fondo, passando agli altri indirizzi scolastici: licei scientifici, istituti tecnici e istituti professionali. In questi ultimi, troviamo ancora una volta al top i ragazzi pugliesi specializzati nel marinare le lezioni. Per loro, le 352 ore saltate in prima e le 304 in seconda rappresentano il 33 per cento e il 28 per cento delle 1.056 ore annue totali. E lasciano intravedere un folto gruppo di ragazzi che alla fine dell’anno non può essere valutato per le troppe assenze.

Potrebbe anche essere un caso, ma le assenze dalle lezioni in tutti gli indirizzi scolastici vanno di pari passo con i risultati dei test Invalsi dove, con qualche leggera differenza in ordine di graduatoria, dove troviamo tutte le regioni meridionali in fondo al ranking nazionale e quelle settentrionali in cima. E ancora: è un caso che gli studenti veneti, con 212 punti in Italiano e 218 in Matematica, oltre a figurare tra i meno assenteisti siano anche i più bravi negli ultimi test Invalsi?

Scuola, fuori dal tempo (e dall’Europa)

da Il Sole 24 Ore

Scuola, fuori dal tempo (e dall’Europa)

di Carlo Carboni

Se c’è un sistema che necessita d’interventi immediati e di un programma di legislatura è l’arcipelago educativo. È un puzzle in schizofrenica sospensione: tutto sembra cambiato negli ultimi anni gattopardeschi, ma niente all’altezza degli altri principali sistemi educativi europei, poco o niente in sintonia con il XXI secolo. Schizofrenica perché, da un canto, c’è la paura di cadere da una bolla che protegge il sistema educativo. Una bolla, che, nell’era digitale-tecnologica, si va dissolvendo: insegnanti e professori godono di una buona fiducia degli italiani, seconda solo a quella per gli imprenditori, ma è in declino da anni. Causa la critica battente dei media a scuola, università. I media sono stati tra i primi a evidenziarne i limiti strutturali, che si scaricano sull’occupabilità dei nostri giovani e sull’“appetibilità” della loro offerta per la domanda di lavoro. Il dramma dei giovani non è solo il lavoro. Vivono anche le carenze educative-formative.

Dall’altro canto, i sottosistemi educativi avrebbero potenzialità, se non di volare, di migliorare, sviluppando una maggior collaborazione sistemica in funzione dell’occupabilità, della domanda di enti e imprese, delle priorità dello sviluppo del Paese. L’esigenza di “fare sistema” (cooperazione e sinergie) è diffusa un po’ in tutto l’arcipelago educativo e anche nel mondo produttivo. Un primo punto fermo per un nuovo software mentale in tema d’istruzione e formazione è proprio la capacità di fare sistema e governare uno dei principali processi di questo secolo: la centralità dell’educazione e della formazione delle persone, del capitale umano, driver decisivi per tenere il passo dell’innovazione nel mondo globale a trazione tecnologica.

Un secondo punto da metabolizzare è che un buon sistema educativo deve difendersi sia dagli appiattimenti qualitativi della scuola e dell’università di “massa” (di ceto medio) sia da un’iper-selettività che non di rado si risolve in una merito-crazia cetuale. Per diffondere un’istruzione di buon livello a una larga popolazione occorrerebbero investimenti per la formazione dei formatori e per le infrastrutture necessarie. Una buona formazione di massa, in termini di occupabilità, può persino sdrammatizzare la selezione, se il merito formativo è diffuso. L’obiettivo è mettere in grado gli individui di valorizzare le proprie capacità e di aggiornare le proprie competenze con un long life learning. I canali educativi sono potenzialmente grandi livellatori sociali perché creano opportunità per l’inserimento nella vita attiva. Purtroppo, in casa nostra accusano mancanze che si sovrappongono a ritardi tecno-economici. Sono addirittura impalpabili le strutture di formazione professionale: come alcuni studi sottolineano, gran parte è svolta “non formalmente” all’interno delle aziende.

Per giunta, una buona formazione di massa, di conoscenze codificate, non è sufficiente: in cima alla scala delle competenze c’è la conoscenza generativa, innovativa e creativa, che produce innovazione a mezzo d’innovazione, che brilla di luce propria sulla frontiera tecnologica. In Italia, per sostenerla occorrerebbe un piano per la formazione universitaria superiore e per R&S, sulle quali, com’è noto, l’investimento pubblico resta tra i più bassi nella Ue. Una terza capriola culturale è la comprensione che il nostro sapere umanistico è un valore da difendere, che ci può aiutare a interpretare al meglio il nodo gordiano che il XXI secolo dovrà “risolvere” e che va posto al centro delle scelte del nostro sistema educativo: il progresso scientifico e tecnologico come motore di sviluppo economico e di legittimazione sociale.

Ecco tre criteri direttori da seguire, se si vuol cambiare: maggiori capacità di coordinamento sinergico; diffusione di conoscenze codificate e, accanto, quelle, più selettive, generative; orientamento scientifico-tecnologico. Un cambiamento del sistema educativo per i giovani, su cui si possono incastrare molte delle misure suggerite da queste colonne su scuola, università e formazione professionale.

Mentre si rischia il flop in tema di lavoro e giovani nella legge di Bilancio, con il vento elettorale, si prova anche a gettare il cuore oltre l’ostacolo con l’estensione dell’obbligo scolastico a 18 anni, come avanzato dalla ministra Fedeli. In questo quadro zoppicante, rischia di essere un fuoco di paglia, se non si sistemano in modo credibile alcune cose nel mondo educativo e non si danno segnali di contrasto all’apartheid dei giovani, sul doppio fronte educazione e lavoro. Sul primo dei due, ci sono da scoperchiare pentole zeppe di problemi: dall’apprendimento permanente ai metodi e risultati formativi; dalla declinazione operativa di concetti come credito e competenze, alla frammentazione dell’istruzione e della formazione tecnica; da un apprendistato da sempre in attesa di un incastro vincente tra learning by doing e scuola, all’alternanza scuola-lavoro, all’abbandono scolastico e così via, problemi che si inabissano nei profondi cleavages, come tra Nord–Sud.

L’Ue ci consiglia da anni una geometria dotata di senso per il nostro sistema educativo, con un programma strategico per i giovani (e non). Lavoro 4.0 è un primo appuntamento per ripensare la formazione come credito effettivo per le aziende impegnate in industria 4.0: il lavoro umano e le macchine. Tuttavia, per i giovani sono necessari investimenti molto più consistenti di quelli di cui si parla. Continuare a fare orecchie da mercante su temi così risolutivi per il Paese ci porta all’appiattimento sull’esistente, allo sciupio di risorse giovanili e alla perdita delle conoscenze più ricercate, quelle generative, con giovani talenti in fuga altrove. Un paese “non per giovani” rinuncia all’anticonformismo dell’immaginazione, all’innovazione, alle competenze. Il pre-requisito, per la correzione di rotta, è che il sistema educativo funzioni. Non possiamo rinunciare a provarci proprio ora che la ripresa allevia sfiducia e paure.

Nuovo anno, Fedeli: le mancate supplenze sono eccezioni, assunzioni anche nel 2018

da La Tecnica della Scuola

Nuovo anno, Fedeli: le mancate supplenze sono eccezioni, assunzioni anche nel 2018

 

“I calendari sono già stati fatti, tutte le scuole sono già state aperte. Siccome non c’era molta discussione sui media, si può dire che è andato tutto bene”.
“Eccezioni ci sono sempre”. Sarebbero quindi dei casi isolati, i ritardi di nomine di supplenti annuali che stanno caratterizzando questi primi giorni di scuola.
Parlando a margine della presentazione della fiera Didacta Italia, la Fedeli ha ricordato che si trattava di un obiettivo importante, che ora sarebbe stato pienamente centrato.
“Dal primo giorno in cui sono arrivata qui – ha detto la ministra – il primo obiettivo che mi sono data era di far iniziare l’anno scolastico 2017-18 con tutti i docenti in classe, credo che questo sia un obiettivo realizzato”.
Fedeli ha anche ricordato che i ‘buchi’ di cattedre maggiori si sono creati a seguito delle mancate assunzioni del concorso a cattedra.

“Abbiamo visto in modo chiaro quali sono i profili professionali che potevamo assumere ma che non c’erano – ha sottolineato – in particolare al centro Nord di italiano e matematica. Su questo dobbiamo fare campagna di accompagnamento e chiarezza per i concorsi 2018”.
Subito dopo, la responsabile del Miur si proietta al prossimo anno scolastico. “Nostro compito è arrivare all’anno scolastico 2018-19 riuscendo a colmare con il tempo indeterminato un’altra parte di docenti, per diminuire ulteriormente la cosiddetta supplentite, che è già diminuita quest’anno. Ci sono 82 mila supplenti, rispetto agli oltre 100 mila dell’anno scorso”.

Concorso dirigenti scolastici, Regolamento in Gazzetta Ufficiale: previste tre fasi

da La Tecnica della Scuola

Concorso dirigenti scolastici, Regolamento in Gazzetta Ufficiale: previste tre fasi

 

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Regolamento che definisce le nuove modalità di selezione per il reclutamento delle e dei dirigenti scolastici.

Lo comunica il Miur, nella serata del 20 settembre, indicando anche il link per rintracciare il documento in G.U..

Si tratta di un atto preliminare al bando di concorso che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e sul sito del Ministero dell’Istruzione: su prevede un corso-concorso in tre fasi, che ha come obiettivo la copertura dei posti disponibili per il prossimo triennio, il 2018-2021.

Le fasi della selezione

Al corso-concorso possono partecipare le docenti e i docenti e il personale educativo di ruolo con almeno cinque anni di servizio. Tre le fasi previste per la selezione: una concorsuale vera e propria, una formativa di due mesi e una di tirocinio presso le scuole.

La fase concorsuale prevede una prova preselettiva unica a livello nazionale nel caso in cui le candidature siano almeno tre volte superiori ai posti messi a bando. Le candidate e i candidati dovranno rispondere a 100 quiz che saranno estratti da una banca dati resa nota tramite pubblicazione sul sito del Ministero almeno 20 giorni prima dell’avvio della prova. Le domande punteranno a verificare le conoscenze di base per l’espletamento delle funzioni dirigenziali. La prova sarà svolta al computer. Sarà ammesso allo scritto, in base al punteggio ottenuto (il massimo è 100), un numero di candidate e candidati pari a tre volte il numero dei posti disponibili per il corso di formazione dirigenziale.

La prova scritta prevede:

–    cinque domande a risposta aperta su: normativa del settore istruzione, organizzazione del lavoro e gestione del personale, programmazione, gestione e valutazione presso le scuole, ambienti di apprendimento, diritto civile e amministrativo, contabilità di Stato, sistemi educativi europei.

–    due domande a risposta chiusa in lingua straniera (livello B2) su: organizzazione degli ambienti di apprendimento, sistemi educativi europei.

Le candidate e i candidati che otterranno il punteggio minimo di 70 punti potranno accedere all’orale che mira ad accertare la preparazione professionale delle e degli aspiranti dirigenti anche attraverso la risoluzione di un caso pratico. Saranno testate anche le conoscenze informatiche e di lingua straniera. Entrambe le fasi sono uniche a livello nazionale.

Le candidate e i candidati che supereranno le prove scritta e orale saranno ammessi, sulla base di una graduatoria che tiene conto anche dei titoli, al corso di formazione dirigenziale e di tirocinio selettivo, finalizzato all’arricchimento delle competenze professionali delle candidate e dei candidati.

Due i mesi di lezione in aula previsti e quattro quelli di tirocinio a scuola, che potranno essere integrati anche da sessioni di formazione a distanza. Al termine le candidate e i candidati dovranno affrontare una valutazione scritta e un colloquio orale. Saranno dichiarati vincitori del corso-concorso le candidate e i candidati che saranno collocati in posizione utile in graduatoria generale di merito.

A scuola di OpenCoesione: scadenza bando 16 ottobre 2017

da La Tecnica della Scuola

A scuola di OpenCoesione: scadenza bando 16 ottobre 2017

 

Il Miur ripropone anche per l’a.s. 2017/2018 il progetto “A Scuola di OpenCoesione”, nell’ambito dell’iniziativa di open government sulle politiche di coesione “OpenCoesione” (www.opencoesione.gov.it).

L’obiettivo di ciascuna classe partecipante è realizzare una ricerca tematica per approfondire le caratteristiche socio-economiche, ambientali e/o culturali del proprio territorio a partire da uno o più interventi finanziati dalle politiche di coesione su un tema di interesse, verificando quindi come le politiche stesse intervengono per migliorare il contesto locale.

Il premio in palio per la migliore ricerca realizzata dalle classi partecipanti è un viaggio di istruzione di due giorni a Bruxelles presso le istituzioni europee, finanziato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, da svolgersi orientativamente alla fine di maggio 2018.

Inoltre, grazie a uno specifico accordo con gli Uffici del Senato della Repubblica, dall’a.s. 2017/2018 viene attribuito uno specifico riconoscimento a una delle classi partecipanti al percorso ASOC, che risulta pertanto vincitrice di un evento premio – visita guidata con possibilità di assistere a una seduta dell’Assemblea nella sede istituzionale del Senato della Repubblica a Roma – oltre a un approfondimento sull’utilizzo dello strumento regolamentare dell’indagine conoscitiva.

La partecipazione è aperta alle scuole secondarie superiori di ogni indirizzo di tutto il territorio nazionale che dispongono di una dotazione tecnologica minima che consente di utilizzare una connessione internet in laboratorio o in classe, con possibilità di fruire in modalità frontale a materiali didattici tramite LIM o superficie interattiva, abilitare una video-conferenza, permettere agli studenti di lavorare online in gruppo con accesso ai principali social network e ambienti collaborativi cloud.

Per la presentazione delle domande di partecipazione al progetto “A Scuola di OpenCoesione” per l’anno scolastico 2017/2018 è necessario inviare la propria candidatura utilizzando l’apposito form online disponibile sul sito www.ascuoladiopencoesione.it.

Le candidature dovranno pervenire entro le ore 12:00 di lunedì 16 ottobre 2017.

Chiamata diretta, al Nord usata dal 50% dei Ds. Ma il vero flop è al Centro e al Sud

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta, al Nord usata dal 50% dei Ds. Ma il vero flop è al Centro e al Sud

 

Sul flop della chiamata diretta, abbiamo scritto in precedenza, evidenziando come il 50% delle convocazioni quest’anno sono state effettuate dagli USR.

Presentata dalla Buona Scuola come un’assoluta novità tesa a snellire le procedure, la chiamata diretta si è trasformata in molti casi in una pistola a salve, rimasta nel fodero del preside sceriffo.

“La chiamata diretta, che avrebbe dovuto garantire alle scuole italiane i docenti con le competenze più adatte alle esigenze dei PTOF è stata snobbata dalla maggior parte dei dirigenti scolastici”, ricorda il sindacato Gilda degli Insegnanti che ha condotto una rilevazione attraverso le sue sedi provinciali.
Infatti, i dati raccolti dal sindacato tracciano una situazione a macchia di leopardo, con il Nord più ligio e le regioni del Centro e del Sud dove invece i presidi hanno preferito che ad assegnare i docenti ai loro istituti fossero gli uffici scolastici territoriali.

In particolare, nell’area settentrionale italiana, la media delle scuole che, per coprire cattedre libere, hanno effettuato la chiamata diretta si attesta intorno al 50%, con il dato più alto registrato nella provincia di Bergamo (circa 72%) e quello più basso a Venezia (20%).

Al Centro, i dati del sindacato riportano un quadro piuttosto omogeneo nelle province di Prato, Pistoia, Latina e Roma, dove soltanto circa il 20 – 30% delle scuole ha utilizzato lo strumento della chiamata diretta, mentre a Firenze la percentuale sale al 60%, per una media totale di quasi il 28%.
Si passa da nessuna chiamata diretta in provincia di Pisa e in quella di Lucca, alle province di Ferrara e Piacenza dove la chiamata diretta è stata impiegata rispettivamente nel 100% e nel 90% delle scuole.

Al Sud invece nella provincia di Catanzaro vi sono stati appena 5 istituti su 69 che hanno reclutato gli insegnanti attraverso la chiamata diretta (7%); il 10% a Bari, Caserta e Napoli; il 15% a Reggio Calabria; il 30% a Palermo e Siracusa, con una media complessiva del 12%. Nessuna chiamata diretta invece in provincia di Nuoro.

“È ora che il Governo prenda atto dell’evidente fallimento della chiamata diretta – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – e che si ritorni al sistema delle graduatorie con criteri oggettivi, così come previsto dalla Costituzione”.

Concorso docenti 2016, gli idonei restano fuori dalle graduatorie di merito

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti 2016, gli idonei restano fuori dalle graduatorie di merito

 

Dalle assunzioni in ruolo, per il momento restano fuori gli idonei all’ultimo concorso docenti 2016, non inseriti in graduatoria di merito.

Lo sbarramento del 10%, infatti, non permetterebbe agli idonei di entrare in graduatoria di merito, risultando così penalizzati al momento delle immissioni in ruolo.

Sulla questione è intervenuto anche il M5S, che hanno presentato in commissione Cultura di Camera e Senato una interrogazione a prima firma Maria Marzana.

“Sul caso dei docenti idonei all’ultimo concorso per la scuola dell’infanzia e primaria, ma esclusi dalle graduatorie di merito, dichiarano i deputati pentastellati, chiediamo che il Ministro dell’Istruzione rimuova il tetto del 10%. Ci sono migliaia di candidati che hanno superato tutte le prove previste per le rispettive classi di concorso, salvo poi vedersi sbattere la porta in faccia perché non gli viene data la possibilità di partecipare alle immissioni in ruolo per i posti eventualmente disponibili”.

I deputati si appellano alla sentenza del Consiglio di Stato n.14 del 2011: “il concorso del 2016 infatti prevedeva che nella graduatoria fossero inseriti i vincitori nel limite massimo dei posti messi a bando per ciascuna procedura concorsuale maggiorati del 10%. A nostro avviso questa procedura è assolutamente discriminatoria: chi risulti “idoneo”, come afferma anche la sentenza del Consiglio di Stato n.14 del 2011, è un vincitore potenziale ed è “meritevole” di essere inserito nelle GM, così da poter ricevere proposta di stipula di contratto a tempo indeterminato in virtù del naturale “scorrimento” delle suddette graduatorie”.

Inoltre, sottolineano i pentastellati, lo sbarramento del 10% è infatti illegittimo, considerato anche che le modalità di assunzione del personale docente avvengono secondo quanto disposto dall’art. 399 del D.Lgs. 297/1994. Ovvero, mediante l’assegnazione del 50% dei posti ai docenti inseriti nelle graduatorie concorsuali regionali (GM) e del restante altro 50% dei posti ai docenti inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento (GAE)”.

Pertanto, il Movimento Cinque Stelle chiede di pubblicare tutte le graduatorie di merito: “alla luce di quanto affermato nell’interrogazione chiediamo al ministro Fedeli di pubblicare le graduatorie di merito regionali per ogni ordine e grado complete con i nominativi di tutti i candidati che hanno superato le prove concorsuali e se intenda prolungare la decorrenza della validità delle suddette graduatorie. La Legge 107 infatti prevedeva che tali graduatorie avessero validità triennale, ma a causa dei ritardi procedurali e dei ricorsi presentati, in alcuni casi queste sono state pubblicate solo da pochi giorni”.

JOB&ORIENTA 2017 Fiera di Verona, dal 30 novembre al 2 dicembre

da La Tecnica della Scuola

JOB&ORIENTA 2017 Fiera di Verona, dal 30 novembre al 2 dicembre

 

Orientarsi all’innovazione per costruire futuro“: questo il titolo della 27a edizione di JOB&Orienta, salone nazionale dedicato all’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, in programma alla Fiera di Verona dagiovedì 30 novembrea sabato 2 dicembre 2017.

Focus di questa edizione la necessità di saldare forti alleanze tra scuola e lavoro, allineando la formazione con i profondi cambiamenti del mondo economico-produttivo e della società, ma pure sollecitando nei giovani la predisposizione all’apprendimento continuo. Convinti che l’industria 4.0 si costruisce a partire dall’innovazione di didattica e formazione, di cui l’alternanza scuola lavoro e l’apprendistato costituiscono significative sperimentazioni. E nella consapevolezza che ad evolvere – accanto alle professioni e alle competenze richieste – è il lavoro stesso, e che l’innovazione non è esclusivamente questione di tecnologie, ma anche di processo e di visione.

Promosso da VeronaFiere e Regione del Veneto, in collaborazione con Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, JOB&Orienta si avvicina ai suoi trent’anni di storia confermandosi evento di riferimento per gli operatori dei diversi ambiti e per studenti, famiglie e giovani. Perché oltre ad essere un luogo di aggiornamento e dibattito per gli addetti ai lavori, il Salone è da sempre occasione importante per le famiglie e per tutti quei ragazzi che hanno necessità di individuare e scegliere con consapevolezza il proprio percorso scolastico; infine per i giovani in cerca di occupazione, ai quali intende fornire strumenti utili a una ricerca attiva e più efficace.

Quest’anno al Salone un’importante novità. Nasce un’intera sezione (all’interno del percorso arancione, spazi espositivi e una saletta per workshop e seminari) dedicata a docenti e dirigenti scolastici: un’opportunità per aggiornare e integrare le proprie competenze su temi come l’alternanza scuola lavoro, le nuove tecnologie per la didattica, l’innovazione dell’apprendimento.

Nel 2016 sono stati 72mila i visitatori, 500 le realtà presenti tra scuole, accademie e università, enti di formazione, istituzioni, imprese, centri per l’impiego e agenzie di servizi per il lavoro, associazioni di categoria,…; più di 350 i relatori intervenuti nei 200 appuntamenti in calendario, tra convegni, dibattiti e workshop.

Due le aree tematiche in cui è strutturata la rassegna espositiva – “Istruzione ed educazione” e “Università, formazione e lavoro” –, che vedono presenti scuole, accademie e università, enti di formazione, istituzioni, imprese, centri per l’impiego e agenzie di servizi per il lavoro, associazioni di categoria… Aree che, per facilitare l’orientamento dei visitatori all’interno dei padiglioni, sono a loro volta sviluppate in sei percorsi contrassegnati da diversi colori: all’interno della prima i percorsi Educazione e Scuole (arancione), Tecnologie e Media (oro) e Lingue straniere e Turismo (verde); nell’altra i percorsi Formazione accademica (blu), Formazione professionale (argento) e Lavoro e Alta formazione (rosso), in cui si colloca anche la Saletta TopJOB, spazio per workshop, incontri con aziende e seminari rivolti in particolare ai giovani alla ricerca di lavoro.

E per evidenziare le realtà presenti che si occupano di formazione nei settori creativi d’eccellenza del made in Italy (in particolare nei settori moda, design e gastronomia) c’è CreativityJOB, profilo trasversale a tutti i percorsi espositivi.
Ci sono ancora JOBInternational, con proposte di stage e tirocini all’estero, opportunità di lavoro, scambi culturali e viaggi studio in tutto il mondo, e JOBinGreen, il profilo che valorizza le buone pratiche di sostenibilità.

Anche il programma culturale di JOB&Orienta si arricchisce di anno in anno di appuntamenti (convegni, dibattiti e workshop), dedicati alle tematiche più attuali, con ospiti di spicco del mondo dell’economia, della politica e dell’imprenditoria, esperti dei vari ambiti e, soprattutto, tante storie ed esperienze sviluppate sul campo e raccontate dai diretti protagonisti. Non mancano, infine, laboratori interattivi, simulazioni, spettacoli e momenti di animazione.

JOB&Orienta è sui social: Facebook (www.facebook.com/joborienta); Twitter (@Job_Orienta #joborienta #TopJOB); Instagram (@job_orienta) e Telegram (telegram.me/job_orienta).
La manifestazione è a ingresso libero. Per informazioni: www.joborienta.info.

Anagrafe Nazionale Studenti, aggiornamento fino al 27 ottobre

da La Tecnica della Scuola

Anagrafe Nazionale Studenti, aggiornamento fino al 27 ottobre

 

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, come di consueto, prendono avvio le attività di aggiornamento dell’Anagrafe Nazionale Studenti per le scuole, statali e paritarie, dell’infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado, compresi i percorsi di secondo livello.

Con la nota prot. n. 2224 del 19 settembre il Miur ha fornito istruzioni e illustrato le novità per l’a.s. 2017/2018.

Le funzioni di aggiornamento dei dati sulle frequenze saranno disponibili sul SIDI (“Avvio anno scolastico”) fino al 27 ottobre 2017.

Queste le novità:

  • consolidamento dei dati dell’anno scolastico precedente: le scuole hanno a disposizione un cruscotto riepilogativo delle informazioni presenti al SIDI (frequenze e dati di scrutinio) e riferite all’anno scolastico 2016/2017, per verificarne la relativa completezza e correttezza. Solo a seguito di questa operazione di consolidamento è possibile trasmettere i dati di frequenza per l’anno scolastico in corso. Il consolidamento viene effettuato utilizzando la nuova funzione “Consolidamento frequenze a.s.”. Senecessario è possibile annullare il consolidamento effettuato per apportare le opportune modifiche sulla frequenza dell’a.s. 2016/17; tale operazione può essere effettuata solo nel caso in cui non siano state trasmesse le frequenze dell’a.s. 2017/18.
  • modalità di inserimento degli alunni che si avvalgono dell’istruzione parentale: è stato introdotto un nuovo stato in aggiunta a quelli di “frequentante”, “trasferito” e “interruzione di frequenza”. E’ compito della scuola a cui viene rilasciata la dichiarazione di responsabilità provvedere all’inserimento dell’istruzione parentale.

Dopo aver effettuato la chiusura delle attività di avvio, si passa alla gestione ordinaria dell’Anagrafe.

Ciascuna istituzione scolastica deve provvedere a mantenere puntualmente aggiornate le posizioni scolastiche dei propri alunni, registrando tempestivamente ogni evento (nuovi ingressi, trasferimenti, ritiri, abbandoni).

A partire dal 15 ottobre è possibile, per le scuole secondarie di I e II grado, indicare i progetti svolti dal singolo studente e le certificazioni acquisite (ad esempio certificazioni linguistiche, informatiche, ecc.) durante l’anno scolastico.

Infine, il dirigente scolastico ha a disposizione un nuovo strumento, presente nel menu di Anagrafe, riepilogativo delle attività di anagrafe di propria competenza, per verificare la completezza e correttezza dei dati comunicati dalla scuola.

Concorso DS: Habemus Regolamento!

da Tuttoscuola

Concorso DS: Habemus Regolamento! 

Dopo mesi di attesa, ottenuta la registrazione da parte della Corte dei Conti, è stato finalmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 20 settembre 2017 il Decreto ministeriale n. 138 del 3 agosto 2017, relativo al Regolamento per il corso-concorso per il reclutamento di nuovi dirigenti scolastici. 

A breve dovrà essere pubblicato anche il relativo bando che potrebbe prevedere oltre duemila posti a concorso; posti calcolati su quelli che risultano già vacanti alla data del bando e su quelli che si rendono vacanti nel triennio successivo per collocamento a riposo per limiti di età o per altri motivi.

Saranno computati nel numero dei posti a concorso anche le sedi vacanti dei CPIA, centri provinciali per l’istruzione degli adulti.

Dalla data di pubblicazione del bando decorreranno i consueti 30 giorni (ma potrebbero essere anche meno – si vedrà) per l’inoltro delle domande di partecipazione.

Si prevede che possano essere presentate più di seimila domande di partecipazione.

Il concorso sarà nazionale con unica commissione e riparto regionale dei posti disponibili. Sarà questa una prima novità rispetto agli ultimi concorsi che erano gestiti a livello regionale con commissioni locali.

Poche le novità contenute nel Regolamento rispetto al testo già noto che aveva già ricevuto il parere favorevole sia del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (10 maggio 2017) e del Consiglio di Stato (22 giugno 2017).

Secondo il Regolamento, potranno partecipare al corso-concorso gli insegnanti laureati di ruolo nelle scuole statali con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni, compreso quello prestato fuori ruolo.

La disposizione contenuta nell’articolo 6 del Regolamento consente la partecipazione anche di coloro che sono entrati in ruolo l’anno scorso, purché abbiano alle spalle almeno altri quattro anni di pre-ruolo.

Sul servizio d’insegnamento maturato antecedentemente alla nomina in ruolo, il Regolamento precisa che vale come un anno intero se ha avuto la durata di almeno centottanta giorni o sia stato prestato ininterrottamente dal primo febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale.

Sul servizio valutabile con contratto a tempo determinato, nello stesso articolo 6 si parla di servizio prestato nelle istituzioni scolastiche ed educative del sistema nazionale di istruzione. Il che lascia intendere che nel servizio valutabile pre-ruolo è compreso anche quello prestato in scuole paritarie.

Rispetto ai precedenti concorsi per l’assunzione di dirigenti scolastici, questo corso-concorso avrà una procedura più complessa e tempi di espletamento molto più lunghi, con il fondato timore che sfori e si concluda dopo il 1° settembre 2018.

Più precisamente il Regolamento prevede questi passaggi:

  • prova di preselezione (eventuale)
  • prova scritta
  • prova orale
  • corso di formazione (durata due mesi)
  • tirocinio (durata quattro mesi)
  • prova scritta teorico-pratica
  • prova orale finale.

Al termine verrà predisposta una graduatoria di merito per la nomina dei vincitori (si spera a decorrere dal 1° settembre 2018, anche per evitare duemila e più reggenze per il 2018-19).

Prima della prova scritta – che prevede cinque domande a risposta aperta e due quesiti in lingua straniera sul programma d’esame – vi sarà con ogni probabilità una prova di selezione per contenere il numero dei candidati (se il numero è tre volte superiore al numero dei posti).

Venti giorni prima dello svolgimento della preselezione, il Miur pubblicherà una banca dati da cui saranno estratti i cento quesiti della prova, i cui contenuti saranno relativi al programma d’esame.

Alla prova preselettiva è attribuito un punteggio massimo di 100 punti, ottenuti sommando 1 punto per ciascuna risposta esatta, 0 punti per ciascuna risposta non data e sottraendo 0,3 punti per ciascuna risposta errata.

Il punteggio conseguito vale soltanto per la selezione. Non esiste un punteggio minimo per superare la selezione. Viene ammesso allo scritto un numero di candidati pari a tre volte il numero dei posti a concorso. La prova si svolgerà a mezzo computer.

La prova di preselezione come quella scritta successiva si svolgerà in sedi della regione indicata dai candidati.

Con la prova orale si concluderà la parte tradizionale del concorso, ma l’esito servirà per l’ammissione al corso di formazione soltanto per coloro che conseguiranno un punteggio complessivo di 70 punti su 100.

Il corso di formazione dirigenziale potrà essere organizzato a livello regionale e comprenderà due mesi di formazione generale e quattro mesi di tirocinio integrati da momenti di formazione erogabili anche a distanza. Sorpresa! Prima della prova orale finale i candidati dovranno sostenere una prova di carattere teorico pratico. All’orale i candidati dovranno presentarsi con una relazione scritta sulle attività svolte durante il tirocinio.

Dal colloquio conclusivo uscirà la graduatoria finale di merito per la nomina dei vincitori.

Entro il 31 agosto 2018? Se si corre sì, altrimenti – e sono purtroppo fondati i timori di uno sforamento – vi sarà un altro anno di attesa e di reggenze.

Ora l’attesa è per la pubblicazione del bando: venerdì 22 o martedì 26?

Tutte le info sul concorso le puoi scoprire partecipando martedì 26 settembre alle ore 17.00 al webinar gratuito di Tuttoscuola, cliccando su questo link. https://attendee.gotowebinar.com/register/724353148198596354.
Il webinar presenterà tutte le innovazioni più importanti in vista del prossimo concorso per Dirigenti Scolastici. Seguici per saperne di più e non rimanere indietro nella preparazione.

Scuole italiane in Parlamento, on line i progetti Camere e Miur

da Tuttoscuola

Scuole italiane in Parlamento, on line i progetti Camere e Miur 

Anche quest’anno il Parlamento apre le porte agli studenti e agli insegnanti. Sostenere la scuola nella formazione di cittadine e cittadini attivi e partecipi, consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri, diffondere i valori della Costituzione e quelli dell’integrazione europea. Sono questi gli obiettivi e i temi che Camera dei deputati, Senato della Repubblica e Ministero dell’Istruzione,propongono per l’anno scolastico 2017-18, rinnovando i bandi – già disponibili online – per i progetti a sostegno dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” nelle scuole.

La collaborazione tra Parlamento, Ministero dell’Istruzione e Uffici scolastici regionali promuoverà l’approfondimento e la ricerca sui princìpi della Carta costituzionale. Ogni scuola d’Italia potrà aderire ai progetti proposti per arricchire la propria offerta formativa, realizzare percorsi didattici innovativi, collegarsi più strettamente al proprio territorio, avvalendosi delle risorse offerte da Camera, Senato e Ministero. Questo anche in vista di un anniversario importante: il 27 dicembre del 2017 ricorre il 70° anniversario della firma della Costituzione, mentre a gennaio si celebrano i 70 anni dall’entrata in vigore.

Per questo nell’ambito del concorso “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di Costituzione”, bandito da Miur, Camera e Senato e rivolto alle scuole secondarie di secondo grado, sarà conferito un premio speciale alla scuola che avrà realizzato un progetto volto a raccontare le storie di donne e uomini che – a livello politico, economico e sociale – hanno contribuito alla affermazione dei principi costituzionali dal 1948 ad oggi. Gli altri premi riguarderanno i progetti – video, eBook, siti web e blog – che saranno capaci di valorizzare la Costituzione e dimostreranno capacità di ricerca, originalità, efficacia didattica e comunicativa. Premi speciali sono previsti per l’utilizzo delle più avanzate tecnologie informatiche e per progetti di promozione della legalità.

Oltre alle “Lezioni di Costituzione” saranno rinnovate le iniziative nate dalla collaborazione tra Senato e Miur. Fra queste: “Vorrei una legge che?”, il concorso che consente a studentesse e studenti delle scuole primarie di elaborare una propria proposta di legge; “Testimoni dei diritti”, iniziativa che consente di approfondire il tema dei diritti umani nel mondo e la cui cerimonia finale si svolgerà il 10 dicembre 2018 in occasione della ricorrenza del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani da parte delle Nazioni Unite.

Anche quest’anno torna poi l’iniziativa “Parlawiki-Costruisci il vocabolario della democrazia”, ideato dalla Camera dei deputati e dal Miur per le classi quinte delle scuole primarie e alle secondarie di primo grado, che potranno illustrare alcune “parole chiave” della democrazia attraverso il linguaggio multimediale.

Grazie alla collaborazione fra Montecitorio e il Miur tornano anche i due concorsi “La Camera e i giovani contro i fenomeni d’odio” e “La Camera e i giovani per i diritti e i doveri relativi ad Internet”, che puntano a sensibilizzare i giovani sul tema del linguaggio dell’odio e su quello dei diritti fondamentali in Internet.

Infine, anche quest’anno le scuole avranno la possibilità di conoscere da vicino il Parlamento, attraverso le visite organizzate da Palazzo Montecitorio (con la Giornata di formazione a Montecitorio che, a partire da quest’anno, si svolgerà anche sul territorio grazie a un Protocollo d’intesa siglato con il Miur per diffondere valori e principi della democrazia rappresentativa attraverso un piano di incontri con le scuole) e da Palazzo Madama (con l’iniziativa Un giorno in Senato, che quest’anno si inserisce nel progetto dell’alternanza scuola-lavoro). Le visite permetteranno alle ragazze e ai ragazzi di entrare direttamente nei luoghi delle Istituzioni parlamentari e conoscerne “sul campo” il ruolo e le funzioni.

I bandi sono consultabili in sezioni appositamente dedicate nei siti www.camera.it, www.senato.it, www.istruzione.it.

CLIL: cosa succede quando contenuto e apprendimento si uniscono

da Tuttoscuola

CLIL: cosa succede quando contenuto e apprendimento si uniscono

Secondo il più recente report Eurydice, il CLIL si sta espandendo in tutta Europa. Un precedente report della Commissione europea ha messo in evidenza i vantaggi del CLIL per gli studenti e per gli insegnanti. Per esempio, la sua introduzione nel programma scolastico italiano ha portato a un enorme miglioramento nelle pratiche didattiche e ha aperto un mondo di materiali e risorse nuovi per gli insegnanti italiani di materie diverse dalle lingue straniere.

Questo perché un approccio CLIL non è incentrato unicamente sulle competenze linguistiche e sull’insegnamento della materia, ma può anche stimolare lo sviluppo di competenze trasversali: collaborazione, creatività, cittadinanza, pensiero critico e così via. Si tratta di competenze essenziali per gli studenti e i cittadini del 21° secolo.

Le lezioni CLIL possono adottare diverse strategie: l’apprendimento basato su progetti, l’apprendimento basato su compiti, le attività in coppia e a gruppi, l’apprendimento e la valutazione tra pari, i dibattiti, e poi laboratorio, simulazione e attività immersive.  Attraverso questi procedimenti interattivi di costruzione della conoscenza, il CLIL è un candidato naturale nella promozione dell’apprendimento profondo.

Il CLIL e il ruolo della tecnologia

I vostri studenti hanno uno smartphone? Usano Facebook, Instagram, WhatsApp o altri social network? Sono certa di sì, dal momento che gli studenti del 21° secolo – spesso chiamati “screenagers” (un neologismo composto dalla parola “screen”, schermo, e il suffisso –agers, come in “teenagers”, adolescenti) – sono continuamente esposti a uno schermo, dal quale possono accedere alle informazioni e comunicare con gli altri.

Come in altre aree dell’istruzione, le tecnologie didattiche stanno guadagnando terreno anche nel CLIL: integrare strumenti web, app, multimedia, social media, social network e altre funzioni digitali può incrementare la motivazione degli studenti, ma anche contribuire a migliori risultati di apprendimento nelle lingue e nei contenuti. I video in particolare, possono essere un mezzo molto utile per il CLIL, per esempio in un ambiente CLIL capovolto. Agli studenti piace realizzare i propri video e condividerli sui loro canali social, il che può essere un ulteriore valore aggiunto alla lezione, creando attività pratiche, significative e coinvolgenti. I video realizzati dagli insegnanti possono essere anche molto efficaci nello stimolare gli insegnanti a riflettere sulle proprie strategie didattiche e a rettificare eventuali punti deboli identificati nella lezione.

Cosa vuol dire essere un insegnante CLIL

La formazione professionale per gli insegnanti è cruciale sia per le competenze linguistiche che per la metodologia. Il Quadro europeo per la formazione degli insegnanti CLIL delinea una serie di principi e idee per la progettazione del curricolo per lo sviluppo professionale degli insegnanti. Alcuni Paesi hanno fissato degli standard per il profilo degli insegnanti CLIL. In Italia, per esempio, il CLIL è obbligatorio nella scuola secondaria superiore dal 2010 e gli insegnanti CLIL devono avere un livello di competenza C1 nel Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER) e devono aver seguito un corso universitario da 20 crediti sulla metodologia CLIL.

Promuovere sinergie e cooperazione tra insegnanti di lingue, delle diverse materie e della lingua madre – e per la verità anche tra gli altri esperti coinvolti nelle attività linguistiche – può essere la miglior risorsa per il CLIL. Un “team CLIL” composto di professionisti che si occupano di un programma CLIL può trarre vantaggio dai diversi background, esperienze e competenze.

Gli insegnanti CLIL possono trovare compagnia online. Esistono infatti diverse comunità e attività per gli insegnanti CLIL, come per esempio, Techno-CLIL, una community composta da migliaia di insegnanti, moderata da Letizia Cinganotto e Daniela Cuccurullo. Il gruppo Facebook Techno-CLIL conta oggi oltre 6500 iscritti ed è sempre attivo grazie a quanti condividono idee, materiali, buone pratiche ed eventi. È così che la conoscenza cresce, grazie all’intreccio di esperienze didattiche formali, informali, non formali e social.

Per approfondimenti è possibile visionare il pezzo integrale su School Education Gateway (https://www.schooleducationgateway.eu/en/pub/viewpoints/experts/when-content-and-learning-join.htm),  lo strumento più importante per facilitare la partecipazione delle scuole al Programma Erasmus+. La piattaforma online è aperta da febbraio 2015 e contiene una banca dati dei corsi di formazione per insegnanti, opportunità di job shadowing, strumenti per la ricerca di partner di progetto, approfondimenti tematici a cura di esperti e buone pratiche da cui trarre ispirazione. Nel maggio 2016, la piattaforma si è arricchita di opportunità di sviluppo professionale per gli insegnanti attraverso i corsi online e in presenza grazie alla Teacher Academy.

L’articolo è disponibile in tutte le lingue dell’Unione Europea.