Laser Therapy

Paolo Manzelli’s Conference at: www.LASERFLORENCE.eu,
Theme: < Laser Therapy: Equivalence between the “biophotonic field” and “subtle energy” in the coherence of life energy reactivation>

TaskAbile

Redattore Sociale del 04-11-2017

TaskAbile, l’applicazione che concilia autonomia e disabilita’ intellettiva

Disponibile per dispositivi Android, ha lo scopo di rendere le persone con disabilità intellettiva e relazionale più autonome nei diversi contesti della propria vita. E’ stata realizzata grazie alla collaborazione tra Vespa Club e Angsa Veneto.

ROMA. Muoversi in autonomia si può, anche con una disabilità intellettiva. Ed è più facile e sicuro, se c’è “TaskAbile” a portata di mano. Questo è il nome dell’applicazione per Android, che ha lo scopo di rendere le persone con disabilità intellettiva e relazionale più autonome nei diversi contesti della propria vita. L’App è stata realizzata grazie ai contributi raccolti dal “Giro d’Italia in vespa 2016” e quindi grazie alla collaborazione tra Vespa Club e Angsa Veneto.

L’applicazione aiuta la persona ad imparare alcuni comportamenti di vita quotidiana e sociale, cercando di stimolare l’autonomia personale fornendo anche la possibilità di comunicare e scegliere in autonomia attraverso categorie e immagini personalizzate e personalizzabili. Si presenta come uno strumento facile e di rapido utilizzo, in quanto l’interfaccia è di immediata comprensione.

Tra le risorse offerte da TaskAbile, ci sono: “Comunicazione e scelte facilitate”, grazie a cui la persona può creare categorie personalizzate da utilizzare per una comunicazione più efficace e funzionale in diversi contesti quotidiani; il “Calendario attività giornaliere”, che serve per identificare e conoscere le attività scelte in precedenza, da svolgere durante la giornata in corso; la “Creazione personalizzata azioni e attività”, che permette di creare e personalizzare le attività e le azioni; la “Pianificazione settimanale e giornaliera” e la “Verifica e feedback diretto”, che permette a un supervisore di monitorare lo svolgimento delle diverse attività svolte nell’intera settimana, valutando quali siano state eseguite e come.

Compravendita di titoli per Bando Ata

Dopo inchiesta di Striscia La Notizia sulla compravendita di titoli per il Bando Ata, il caso in Parlamento
Interrogazione Sinistra Italiana alla ministra Istruzione 

La nota trasmissione televisiva “Striscia la notizia” del 30 ottobre scorso ha trasmesso un servizio informativo, curato da Luca Abete, relativo a una vera e propria vendita di titoli di accesso e culturali per consentire agli aspiranti privi di titolo l’accesso nonché l’incremento del punteggio in maniera illegale per il bando ATA 2017  per il rinnovo delle graduatorie di terza fascia del personale ATA per il triennio scolastico 2017 – 2020

L’azione illecita, documentata dal vivo attraverso delle riprese video personali , era organizzata da un sindacalista che prometteva ai potenziali concorrenti di ottenere diplomi di qualifica triennale, attestati “Eipass” e similari, dietro corrispettivo di un vero e proprio tariffario, senza alcuna frequentazione didattica e svolgimento di esami in merito, verosimilmente con la complicità di istituti e centri di formazione professionale;
Sulla vicenda i deputati di Sinistra Italiana, primo firmatario il vicepresidente della commissione scuola e cultura di Montecitorio Giancarlo Giordano, hanno presentato un’interrogazione alla ministra Fedeli.

La vicenda – si legge nell’interrogazione – non è da circoscrivere a una episodicità e getta un’ombra inquietante sulla modalità di acquisizione di alcuni titoli, per l’accesso e l’incremento del punteggio per l’estrema facilità con cui si procurino false attestazioni e abilitazioni inficiando la stessa veridicità della costituzione delle graduatorie a partire dagli aventi titolo;
È sufficiente infatti – proseguono i deputati della sinistra – effettuare una ricerca di stampa della diffusione di questo fenomeno illegale in tutto il Paese e che coinvolge una vera e propria filiera corruttiva, meravigliando per la sconcertante facilità con cui si acquisiscono titoli abilitativi scolastici e formativi illegittimi.

Per questi motivi Sinistra Italiana vuole sapere dal governo quali iniziative urgenti sono state attivate   per garantire la correttezza e trasparenza della procedura di accesso alle graduatorie dell’anno2017/20, quali iniziative intende attivare al fine di contrastare il riprodursi di simili iniziative illegali e determinare una classificazione corrispondente ai canoni della correttezza, della trasparenza e della legittimità,
Cosa intende fare il Miur  per eliminare la diffusa pratica illegale delle certificazioni e dei titoli,  introducendo severi elementi di controllo sugli istituti e i centri professionali abilitati ;

come si intende procedere per accertarsi sulla reale corrispondenza dello svolgimento dei corsi che rilasciano tali certificazioni avvalendosi di verifiche incrociate più puntuali e metodiche mettendo in campo una sinergia di azioni da parte del Ministero, in collaborazione con le Regioni, che hanno la potestà esclusiva in materia di formazione professionale, l’Agenzia delle Entrate e l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, al fine di verificare la reale corresponsione delle obbligazioni fiscali e previdenziali.

Intesa con ANPAL sui tutor territoriali per l’alternanza scuola-lavoro: il MIUR in confusione

da Agenparl 

Intesa con ANPAL sui tutor territoriali per l’alternanza scuola-lavoro: il MIUR in confusione

Continuano in questi giorni le polemiche sull’alternanza scuola-lavoro obbligatoria introdotta dalla Legge 107/15 nel secondo biennio e nel quinto anno di tutte le filiere della scuola secondaria di II grado. La FLC CGIL ha più volte espresso la propria contrarietà alla deriva imposta da tale legge: da metodologia didattica, utile per approfondire la conoscenza della realtà del territorio e del lavoro e contribuire a trasformarla e migliorala, a strumento facilmente orientabile verso prestazioni gratuite e di mero sfruttamento.

La Ministra dell’istruzione, a parole, ha più volte condiviso l’opinione che l’ASL sia effettivamente una metodologia. La nota 3355/17, fortemente sollecitata dalla FLC CGIL, ha ribadito che :

  • la progettazione e la programmazione dei percorsi di alternanza scuola lavoro sono di competenza degli organi collegiali, tenuto conto anche degli interessi degli studenti e delle esigenze delle famiglie
  • rientrano nelle attività di alternanza scuola lavoro di cui all’articolo 1 comma 33 della legge 107/2015 esclusivamente i percorsi definiti e programmati all’interno del PTOF che prevedono la scelta di esperienze coerenti con i risultati di apprendimento previsti dal profilo educativo dell’indirizzo di studi frequentato dallo studente
  • gli allievi che frequentano percorsi di alternanza scuola lavoro mantengono lo status di studenti
  • l’alternanza è una opportunità formativa e gli studenti non devono sostituire posizioni professionali
  • gli studenti sono costantemente guidati nelle varie esperienze, sia nell’ambito dell’istituzione scolastica che presso il soggetto ospitante, da una o più figure preposte alla realizzazione del percorso formativo (tutor interno, tutor formativo esterno, docente interno, esperto esterno).

A fronte di queste impegnative affermazioni ci si aspettava comportamenti coerenti. Niente di tutto questo.

Invece di attivare processi di ricerca all’interno delle istituzioni scolastiche sulle modalità di interazione tra i processi educativi e territorio, il MIUR ha sottoscritto il 12 ottobre 2017 un Protocollo d’intesa con l’ANPAL (Agenzia nazionale politiche attive lavoro) finalizzato a favorire “l’integrazione fra il sistema dell’istruzione e formazione e il mondo del lavoro, mettendo a disposizione delle scuole secondarie di secondo grado dei tutor specializzati.” L’ANPAL sottolinea come i tutor abbiano la funzione di “facilitatori” in grado di migliorare e implementare l’alternanza scuola lavoroattraverso la qualificazione delle fasi di progettazione, gestione e monitoraggio dei percorsi”. Essi hanno anche il compito di supportare le scuole “nella costruzione di rapporti stabili con il mondo imprenditoriale e nella progettazione di percorsi di integrazione tra studio e lavoro.” In una precedente notizia abbiamo informato sulle procedure attivate per l’individuazione di una parte di questi tutor.

La lettura dell’intero documento evidenzia la distanza tra le parole (metodologia didattica) ed una pratica che orienta le scelte non verso il miglioramento dei processi educativi, ma verso processi di mera gestione organizzativa e procedurale, tutti finalizzati a dare una risposta immediata alle richieste del mercato del lavoro. Insomma una scuola che trova il suo orizzonte non nel creare cittadini competenti in grado di affrontare la realtà con autonomia di giudizio e creatività nelle scelte, ma nel preparare lavoratori(?) in possesso di competenze (se va bene) utili alle esigenze momentanee  di questa o quella azienda.

Queste scelte si sommano alla conferma nel disegno di legge di bilancio per il 2018 delle agevolazioni per le assunzioni dei giovani che abbiano effettuato il 30% delle attività di alternanza nell’azienda che chiede lo sgravio.

Insomma stiamo assistendo, da un lato, alla prosecuzione della politica degli sgravi e delle decontribuzioni finalizzata a confermare o conquistare consenso tra le imprese e, dall’altro, all’affermazione che i giovani siano sostanzialmente un problema e non una risorsa di questo Paese e che essi vadano “sistemati” e non incoraggiati a fare scelte autonome.

La domanda sorge spontanea: tali scelte incoraggiano oppure scoraggiano la sostituzione di forza lavoro retribuita con forza lavoro non pagata?

Si conferma la giustezza della scelta della FLC CGIL di raccogliere le firme per l’abrogazione delle norme della legge 107/15 in tema di alternanza.

Scuola, 209 milioni alle Regioni per nidi e asili del sistema «zero-sei

da Corriere della sera

Scuola, 209 milioni alle Regioni per nidi e asili del sistema «zero-sei

Claudia Voltattorni

Duecentonove milioni di euro che le regioni dovranno destinare a servizi per potenziare nidi e scuole materne da 0 a 6 anni. Che significa la realizzazione di nuove strutture o il miglioramento e l’ampliamento di quelle esistenti ma anche «parte delle spese di gestione, con lo scopo di incrementare i servizi offerti alle famiglie nonché di ridurre i costi che devono sostenere». Con l’ok in Conferenza unificata Stato-Regioni parte così il Piano pluriennale di azione nazionale per la promozione del Sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini fino ai 6 anni, il cosiddetto «zero-sei» previsto dalla legge della Buona Scuola per un sistema integrato di istruzione che parte dalla nascita e arriva fino alla soglia della scuola primaria.

I fondi

Il Piano prevede l’assegnazione alle Regioni di 209 milioni di euro che vengono erogati dal Miur direttamente ai Comuni beneficiari, in forma singola o associata. Il Piano, di durata triennale, finanziera’ interventi in materia di edilizia scolastica, sia con nuove costruzioni che con azioni di ristrutturazione, restauro, riqualificazione, messa in sicurezza e risparmio energetico di stabili di proprietà delle amministrazioni locali. Per il 2017, il Fondo è ripartito tra le Regioni: per il 40% in proporzione alla popolazione di età 0-6 anni, in base ai dati Istat; per il 50% in proporzione alla percentuale di iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015; per il 10% in proporzione alla popolazione di età 3-6 anni, non iscritta alla scuola dell’infanzia statale, in modo da garantire un accesso maggiore. La Lombardia è la regione che avrà più fondi. La Molise e Val d’Aosta, otterranno di meno.La ripartizione di fondi per Regione (fonte Miur)

La ripartizione di fondi per Regione (fonte Miur)

Le novità

Nel sistema integrato 0-6 viene prevista la qualifica universitaria come titolo di accesso per il personale, anche per i servizi da 0 a 3 anni, «nell’ottica di garantire una sempre maggiore qualità del sistema», spiega il Miur. Inoltre, per la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie. È prevista una specifica governance del Sistema integrato di educazione e di istruzione: il Miur avrà un ruolo di coordinamento, indirizzo e promozione, in sintonia con le Regioni e gli Enti locali, sulla base del Piano di Azione Nazionale che sarà adottato dal Governo.

«Superiamo disuguaglianze e barriere territoriali»

«Con questo Piano – dice la ministra Valeria Fedeli – stiamo garantendo alle bambine e ai bambini pari opportunità di educazione, istruzione, cura, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche e culturali. Grazie alla legge 107 i servizi per l’infanzia escono dalla dimensione assistenziale ed entrano a pieno titolo nella sfera educativa. L’obiettivo è lavorare in sinergia con tutte le istituzioni coinvolte per offrire alle famiglie strutture e servizi ispirati a standard uniformi su tutto il territorio nazionale». Esulta Francesca Puglisi, senatrice Pd, anima del progetto «zero-sei» e prima firmataria del ddl sul sistema integrato: «È una vittoria per una battaglia fatta dal Pd. Le risorse sosterranno la gestione di nidi, sezioni primavera e scuole dell’infanzia, compensando soprattutto quei territori in cui c’è poca scuola dell’infanzia statale. Perché asili nido e scuole dell’infanzia sono lo strumento migliore per battere la povertà educativa di bambine e bambini e recuperare gli svantaggi di partenza».

Intercultura, domande entro il 10 novembre 2017

da La Tecnica della Scuola

Intercultura, domande entro il 10 novembre 2017

Il Governo apre all’insegnamanto delle maestre fra i lavori ‘gravosi’

da La Tecnica della Scuola

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Dipendente assente alla visita fiscale: la valutazione della giustificazione spetta al datore di lavoro

da La Tecnica della Scuola

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“Gli studenti non vogliono più l’ora di religione”. La polemica su Radio24

da La Tecnica della Scuola

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Permessi diritto allo studio: scarica modello di domanda (PDF). C’è tempo fino al 15 novembre

da La Tecnica della Scuola

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Visite mediche di controllo per il personale scolastico: cosa è cambiato da settembre?

da Tuttoscuola

Visite mediche di controllo per il personale scolastico: cosa è cambiato da settembre?

Domanda

Da alcuni anni, pur essendo un assistente amministrativo di ruolo, sostituisco il DSGA di un Istituto di 2° grado. Ho letto diversi articoli in merito alle nuove visite fiscali che, dallo scorso 1° settembre interessano anche il mondo della scuola. Mi  piacerebbe saperne di più, in modo  organico e puntale”.

L’esperto risponde

Dal 1° settembre scorso le visite fiscali o, più correttamente, le visite mediche di controllo dei  dipendenti delle Pubbliche amministrazioni “privatizzate”, quindi anche di tutto il personale scolastico, sono effettuate solo ed unicamente dall’INPS e non più dalle AUSL secondo  le rispettive competenze  territoriali.

Il cambiamento è stato introdotto dal d.lgs. n. 75/2017 che ha modificato, sostanzialmente, l’art. 55-septies, del d.lgs. 165/2001.

In attuazione della nuova norma legislativa, l’INPS ha emanato una apposita nota (n. 3265 del 9.08.2017) intesa a comunicare le prime modalità applicative. A questa, faranno seguito ulteriori notazioni al fine di porre in atto un sistema di controllo organico e funzionale.

Di seguito, le novità di maggior rilievo.

  1. Il primo elemento di rilievo chiama in causa il personale Ata che opera nelle segreterie scolastiche. E’ questo personale, infatti , che da subito dovrà appropriarsi delle condizioni d’uso dello specifico portale INPS ( c.d. Polo unico ),  per attivare e disporre correttamente, dall’inizio del prossimo anno scolastico, le visite mediche di controllo. A tal fine, va menzionato un particolare non trascurabile: all’INPS non è più demandata alcuna effettiva attività di trasmissione delle certificazioni sanitarie; esse saranno rese disponibili a richiesta delle amministrazioni interessate.
  1. l’INPS, inoltre, è deputato ad effettuare, oltre alle visite di controllo richieste dalle singole istituzioni scolastiche, anche visite d’ufficio, volute, queste ultime, dal legislatore per contrastare il fenomeno dell’assenteismo. Gli esiti del controllo, tanto delle visite richieste che d’ufficio,quali la conferma o meno della prognosi, nonché i casi di assenza dal domicilio e la conseguente convocazione a visita ambulatoriale, saranno comunicati alle scuole di servizio  dei dipendenti interessati.

La valutazione delle eventuali giustificazioni addotte dai dipendenti assenti dal proprio domicilio durante le fasce orarie di reperibilità rientra, però, nella esclusiva competenza delle Istituzioni scolastiche e, per esse, dei dirigenti scolastici preposti.

Inoltre, è da tener presente che le visite d’ufficio disposte ex se dall’INPS  non sono da confondere con quelle che il dirigente deve obbligatoriamente disporre allorquando  le assenze di verificano “ … nelle giornate precedenti o successive quelle non lavorative” ( art. 55-septies, comma 5, d.lgs. 165/01).

  1. L’INPS, pur titolare di una competenza esclusiva in tema di visite mediche di controllo, chiarisce di non poter comunque procedere ad effettuare dette visite nei casi di malattie derivanti da infortuni sul lavoro e/o  da malattie professionali. Di più. Nella  ipotesi in cui il medico fiscale – durante il controllo domiciliare – dovesse rendersi conto che la visita sottende un’ istruttoria volta al riconoscimento dell’ infortunio sul lavoro,dovrà immediatamente interrompere la visita in atto e redigere  un verbale per evidenziare la circostanza.

Tutto ciò – prosegue la nota – in attesa di eventuali e diverse disposizioni in merito da parte dei Ministeri interessati.

  1. Nel caso in cui il dipendente debba assentarsi dal proprio domicilio per sottoporsi a visita medica, o per qualsiasi altro motivo, dovrà darne preventiva comunicazione alla Istituzione scolastica di servizio, la quale, a sua volta, dovrà darne apposita comunicazione allo stesso Ente previdenziale.
  2. Le fasce orarie di reperibilità domiciliare del personale della scuola –  al momento – sono ancora quelle fissate dal  M. 18 dicembre 2009, n. 206, ovvero dalle 9,00 alle 13,00 e dalle  15,00  alle  18,00 di tutti i giorni compresi quelli festivi . Tutto ciò  in attesa che i Ministeri preposti procedano – tramite un apposito Decreto – a definire le nuove fasce orarie di reperibilità, uniche per i dipendenti pubblici e privati, oltre a disporre le modalità di svolgimento di più visite fiscali per un medesimo evento di malattia.
  1. Un aspetto di particolare importanza che, tuttavia, nella nota INPS non pare assumere  il giusto rilievo, è il seguente: il datore di lavoro pubblico ( per la scuola, il dirigente scolastico ) nel richiedere la visita medica di controllo deve specificare – ove il dipendente risulti assente dal proprio domicilio – se si debba  o meno effettuare la visita ambulatoriale.

L’una o l’altra  scelta importano conseguenze  del tutto diverse sul lavoratore e, ambedue, di non poco conto.

Vediamo perché.

Nella ipotesi,  in cui a seguito dell’assenza del lavoratore dal proprio domicilio senza validi motivi , non si sia potuta effettuare la visita medica ambulatoriale in quanto non richiesta, è possibile che l’Amministrazione ritenga ingiustificata l’assenza per l’intero periodo di malattia e  proceda – ex art. 55, comma 1, lett. b, d.lgs. 165/01 – al licenziamento disciplinare.

Per contro, nella ipotesi in cui a seguito della assenza del lavoratore dal proprio domicilio senza validi motivi, si sia potuta comunque svolgere la visita ambulatoriale,  con piena conferma della  prognosi disposta dal medico curante, l’Amministrazione non potrà che ritenere giustificato tutto il periodo di malattia. Al massimo, potrà dare applicazione al disposto dell’art.5, comma 14, della legge n. 863/1983, ovvero opererà la decurtazione  del  “… trattamento economico per l’intero periodo sino a 10 giorni” e, comunque, fino al giorno antecedente lo svolgimento della visita ambulatoriale.

Una situazione, quella evidenziata, che non può essere lasciata, di certo, alle singole determinazioni  dei dirigenti scolastici, a motivo:

– della disparità di trattamento che andrebbe a crearsi tra i dipendenti delle diverse Istituzioni scolastiche del Paese;

– del conseguente contenzioso seriale che, sicuramente, verrebbe attivato da tutti i soggetti interessati.

Dunque, sarebbe più che auspicabile un sollecito intervento del MIUR o del Dipartimento della Funzione Pubblica, inteso a indicare , a tutti i dirigenti scolastici, la medesima opzione.

Assegnati alle Regioni 209 milioni per il potenziamento dell’istruzione zero-sei anni

da Tuttoscuola

Assegnati alle Regioni 209 milioni per il potenziamento dell’istruzione zero-sei anni

È stata raggiunta lo scorso 2 novembre in Conferenza Unificata l’intesa per la presentazione del Piano pluriennale di azione nazionale per la promozione del Sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita sino ai 6 anni. Per il Ministero dell’Istruzione era presente il Sottosegretario Vito De Filippo. Ne dà notizia il Miur in un comunicato.

Il piano rappresenta una delle principali novità della legge 107 del 2015 (Buona Scuola) che, per la prima volta, ha sancito la nascita di un sistema integrato di istruzione per la fascia 0-6 anni, stanziando risorse specifiche per il potenziamento dei servizi offerti alle famiglie e l’abbassamento dei costi sostenuti dai genitori.

Il Piano prevede l’assegnazione alle Regioni di 209 milioni di euro che vengono erogati dal Miur direttamente ai Comuni beneficiari, in forma singola o associata.

Il Piano, di durata triennale, finanzierà interventi in materia di edilizia scolastica, sia con nuove costruzioni che con azioni di ristrutturazione, restauro, riqualificazione, messa in sicurezza e risparmio energetico di stabili di proprietà delle amministrazioni locali. Le risorse sosterranno anche parte delle spese di gestione per l’istruzione 0-6 anni, con lo scopo di incrementare i servizi offerti alle famiglie nonché di ridurre i costi che devono sostenere.

Per l’anno 2017, il Fondo è ripartito tra le Regioni:

  • per il 40% in proporzione alla popolazione di età 0-6 anni, in base ai dati Istat;
  • per il 50% in proporzione alla percentuale di iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015;
  • per il 10% in proporzione alla popolazione di età 3-6 anni, non iscritta alla scuola dell’infanzia statale, in modo da garantire un accesso maggiore.

«Con questo Piano – dichiara la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli – stiamo garantendo alle bambine e ai bambini pari opportunità di educazione, istruzione, cura, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche e culturali. Grazie alla legge 107 i servizi per l’infanzia escono dalla dimensione assistenziale ed entrano a pieno titolo nella sfera educativa. L’obiettivo è lavorare in sinergia con tutte le istituzioni coinvolte per offrire alle famiglie strutture e servizi ispirati a standard uniformi su tutto il territorio nazionale. L’assegnazione dei 209 milioni è un atto importante al quale dobbiamo fare seguire il nostro impegno condiviso per accelerare la realizzazione del sistema integrato. Fare crescere bene i più piccoli, fornire loro un’educazione e un’istruzione di qualità è una sfida che come Paese abbiamo deciso di fronteggiare aderendo all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile».

«Con il via libera di oggi in Conferenza Unificata, il Piano di azione nazionale di attuazione del sistema integrato 0-6 anni viene inviato al Consiglio dei Ministri e potrà poi partire concretamente a beneficio delle nuove generazioni e delle famiglie. Il Piano – aggiunge il Sottosegretario Vito De Filippo – coinvolgerà attivamente tutti gli attori in campo. La sinergia è decisiva per portare a segno le nostre politiche educative. Il risultato di oggi ci dice che siamo sulla buona strada e che stiamo costruendo insieme, ciascuno per la propria parte, percorsi di crescita eguale su tutto il territorio, a partire dall’infanzia”.

Il decreto attuativo della legge 107 approvato ad aprile prevede, inoltre, la costituzione di Poli per l’infanzia per bambine e bambini di età fino a 6 anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi, che serviranno a potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico: il decreto di riparto dei 150 milioni di euro di risorse Inail per il triennio 2018-2020, che le Regioni potranno utilizzare per la realizzazione di Poli per l’infanzia, è stato firmato a luglio scorso. Viene prevista la qualifica universitaria come titolo di accesso per il personale, anche per i servizi da 0 a 3 anni, nell’ottica di garantire una sempre maggiore qualità del sistema. Per la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie. È prevista una specifica governance del Sistema integrato di educazione e di istruzione. Al Ministero dell’Istruzione spetterà un ruolo di coordinamento, indirizzo e promozione, in sintonia con le Regioni e gli Enti locali, sulla base del Piano di Azione Nazionale che sarà adottato dal Governo.