Vista: dai broccoli possibile cura per la degenerazione maculare

Il Sole 24 Ore del 08-11-2017

Vista: dai broccoli possibile cura per la degenerazione maculare

Studiosi americani hanno sfruttato un composto presente in natura per creare un trattamento salva-retina.

USA. Una sostanza contenuta nei broccoli, ma potenziata in laboratorio, potrebbe curare la degenerazione maculare senile. Nel corso di uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, gli scienziati del Buck Institute for Research on Aging di Novato (Usa) hanno trovato il modo di rendere 10 volte più efficace l’indolo-3-carbinolo (I3c), un composto organico presente nelle piante crocifere, che determina un effetto benefico sulla vista.

I ricercatori hanno osservato che l’I3C protegge gli occhi perché stimola l’attivazione di una proteina, chiamata recettore arilico (Ahr), che depura la retina. Tuttavia, hanno constatato che l’azione esercitata dall’indolo-3-carbinolo su Ahr risulta troppo debole per contrastare una malattia seria come la degenerazione maculare legata all’età o senile. Questa patologia rappresenta, infatti, la principale causa di riduzione e di perdita della vista fra gli over 65 che risiedono nei paesi industrializzati.

Gli studiosi hanno quindi provato ad amplificare, in laboratorio, l’efficacia dell’indolo-3-carbinolo. Sono così riusciti a ottenere il composto 2,2′- amminofenil indolo (2AI), che risulta 10 volte più potente dell’I3C. Ne hanno, quindi, testato l’efficacia nel corso di due esperimenti. Durante il primo hanno versato la sostanza su alcune cellule retiniche umane in coltura, sottoposte a stress. Nel secondo, hanno impiegato 2AI sulla retina di alcuni topi esposti a un’illuminazione molto intensa. Al termine di entrambe le sperimentazioni, hanno osservato che la sostanza aveva protetto le cellule, prevenendone il deterioramento.

“Per ottenere un effetto abbastanza forte da proteggere contro la degenerazione maculare senile, sarebbe necessario mangiare una quantità irragionevole di broccoli e di altre verdure crocifere – afferma Arvind Ramanathan, che ha coordinato la ricerca -. Questo metodo ci permette di sfruttare la saggezza della natura per scoprire nuove molecole capaci di fornire benefici terapeutici. 2AI ha protetto le cellule retiniche umane sottoposte a stress e quelle della retina dei topi dai danni dell’esposizione luminosa. Siamo entusiasti del potenziale di 2AI e non vediamo l’ora di svilupparlo ulteriormente”.

Orio al Serio, oltre 300 ragazzi autistici hanno visitato l’aeroporto

Redattore Sociale del 08-11-2017

Orio al Serio, oltre 300 ragazzi autistici hanno visitato l’aeroporto

Bilancio del primo anno del progetto “Autismo, in viaggio attraverso l’aeroporto”, che permette di familiarizzare con gli ambienti, molto prima di un eventuale viaggio. “Sono venuti soprattutto adolescenti con i genitori. Non sempre hanno accettato di vivere l’esperienza completa, ma è utile per la famiglia”.

MILANO. In un anno sono oltre 300 i ragazzi autistici che hanno potuto conoscere l’aeroporto di Orio al Serio, grazie a un percorso pensato appositamente per loro. Il check in, il controllo dei bagagli a mano e dei documenti, così come l’affollamento possono essere fonte di stress per una persona autistica. Ed è per questo che è nato il progetto “Autismo, in viaggio attraverso l’aeroporto”: un modo per cominciare a conoscere gli ambienti, molto prima della reale partenza. Il progetto è partito in via sperimentale nel 2015 all’aeroporto di Bari e da un anno è attivo anche in quello di Bergamo. “Da quando è stato introdotto il Protocollo di assistenza ai soggetti autistici abbiamo accolto in media un soggetto a settimana, generalmente accompagnato da uno dei due genitori – spiega Aldo Vignati, responsabile qualità servizi aeroportuali e rapporti con l’utenza di Sacbo, la società che gestisce l’aeroporto-. Il percorso sociale permette di verificare la capacità del soggetto di seguire i vari passaggi, dall’arrivo in aerostazione al trasferimento sul piazzale per l’imbarco. Non sempre i soggetti autistici, quasi sempre adolescenti, accettano di vivere l’esperienza completa, ma ciò che ne consegue è un’esperienza ugualmente utile per la famiglia, che prende coscienza della possibilità o meno di intraprendere il volo”.

Il progetto è realizzato in collaborazione con la Fondazione Italiana per l’autismo, la Federazione Fantasia e l’associazione Spazio Autismo. Sul sito www.milanbergamoairport.it, nella sezione dedicata alla mobilità ridotta, è scaricabile la guida con i consigli utili per chi deve viaggiare con una persona con autismo. Ed è appunto possibile prenotare una visita di familiarizzazione con l’ambiente dell’aeroporto. Secondo le stime di Sacbo, a Orio al Serio quest’anno transiteranno complessivamente oltre 45mila passeggeri “a ridotta mobilità”, il 6% in più rispetto al 2016. (dp)

LE MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO DI VENERDI’ 10 NOVEMBRE

SCUOLA: LE MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO DI VENERDI’ 10 NOVEMBRE. TUTTI I CONTI SUL CONTRATTO: LE PESANTI CONTRADDIZIONI DI ‘MAMMA’ CGIL (E DEI SINDACATI CONFEDERALI)
Un serio studio della FLC-CGIL di Torino (pubblicato sul relativo sito) denuncia quanto, qualifica per qualifica, abbiano perso docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari nella scuola con il blocco contrattuale.
Limite di questo studio è non tener conto del fatto che l’ultimo aumento del precedente contratto risale al 2006 e che il blocco effettivo data quindi ormai 11 anni (12, visto che l’intesa sul rinnovo promette di metter mano agli stipendi solo da Gennaio 2018). Ma questo è un limite comprensibile (anche se non del tutto accettabile) se si tiene conto del fatto che la FLC-CGIL è stata compartecipe della triennalizzazione della vigenza contrattuale per la parte economica (che prima era biennale) concordata a suo tempo col liberista Tremonti, cosa che ha allungato il periodo di ‘vacanza’ nascondendo l’ulteriore truffa di un anno (per questo Confederali & C. parlano di un blocco di soli 10 anni).
Suo merito, invece, è quello di fornire una fotografia precisa e spietata della perdita del potere d’acquisto subito in questi anni di crisi dai lavoratori della scuola, immagine che, anche se calcolata al ribasso perché confrontata col tasso inflattivo dichiarato dall’ISTAT (e non certo con quello dell’inflazione reale), rende in modo molto credibile e tutt’altro che ‘estremista’ la totale debacle degli stipendi della scuola (i peggiori della UE). Stipendi peraltro già falcidiati senza pietà dalla manovra speculativa parallela all’introduzione dell’euro, quando il primo contratto (firmato sempre dalle OOSS ‘maggiormente rappresentative assai’ con il liberista Tremonti) rese solo il 2% del 50% perso in termini di potere d’acquisto.
Vediamo i dati elaborati dalla FLC-CGIL di Torino: 1) un collaboratore scolastico ha perso 11.128 euro netti; 2) un assistente amministrativo/tecnico ha perso 12.500 euro netti; 3) un coordinatore amministrativo/tecnico ha perso 15.120 euro netti; 4) un dsga ha perso 17979 euro netti; 5) un docente della primaria ha perso 15.303 euro netti; 6) un itp ha perso 15.573 euro netti; 7) un docente delle medie ha perso 16.823; 8) un docente delle superiori ha perso 17.507 euro netti.
La contraddizione della FLC-CGIL sta tutta nei dati (di fatto). Come si fa a firmare, come quest’Organizzazione fece nel Novembre 2016 (creando peraltro ad hoc l’illusione in 3 milioni di dipendenti pubblici, che si apprestavano a votare proprio il 4 Dicembre sulla controriforma renziana della Costituzione, di un contratto che sarebbe arrivato nel 2017) un’intesa per 85 euro lordi di ‘aumento’ a fronte di un massacro salariale del genere? I conti sono presto fatti (e questa volta li facciamo noi): se anche avessimo tutti (ma chi sta nelle posizioni più basse ed ha meno servizio prenderà di meno) e dal prossimo Gennaio 45 euro netti, avrà in busta paga 585 euro l’anno in più e precisamente, a fine vigenza contrattuale avrà avuto solo 1.755 euro complessivi, a fronte di circa 15.000 euro persi negli ultimi 10 anni (ai quali andrebbero aggiunti altri 3.000 euro netti persi negli altri due anni di blocco – i primi – non conteggiati). Infine, se non c’è neppure alcun recupero, di quali ‘aumenti’ cianciano governo e Confederali? Quanti anni servirebbero per recuperare il maltolto, e quanto altro perderemo nel frattempo? Con un contratto così faremmo un altro pesante salto indietro, divaricandoci ulteriormente dalla media retributiva della UE !
La verità è tenuta ben nascosta, ma non solo rispetto al quantum del contratto. La questione principale è stata la privatizzazione del rapporto di lavoro imposta dai tempi del governo Amato con il Dl.vo 29/1993 (che mantenne invece nella funzione pubblica e con le regole precedenti gli universitari, i magistrati, i militari ed altri). Imbrogli contabili, ‘petizioni’ e chiacchiere stanno a zero. La vera lotta per il contratto è la lotta per l’uscita della scuola (di tutta la scuola, dai collaboratori ai docenti) da quelle regole impiegatizie che impediscono per legge aumenti superiori all’inflazione programmata dal ministero dell’economia, che ci hanno tolto il ruolo (precarizzandoci con gli incarichi a tempo indeterminato e determinato) e gli scatti d’anzianità biennali vigenti prima del contratto del 1995 (trasformati in lenti ‘gradoni’, per pagare i quali diminuiscono gli stanziamenti per il fondo di istituto, diminuendo progressivamente la retribuzione oraria degli straordinari degli amministrativi e dei progetti dei docenti).
Occorre un contratto specifico per il comparto istruzione, ma anche la creazione di un Consiglio Superiore della Docenza che impedisca che la scuola da istituzione divenga servizio per gli interessi della casta dei partiti e dei sindacati di partito, dei faccendieri, del privato, del minimalismo culturale dell’impresa, e che difenda il bene costituzionale supremo della libertà d’insegnamento, unica garanzia per la libertà d’apprendimento e per una scuola pubblica, laica e di qualità. Perciò la scuola sciopererà compatta ed assedierà il Ministero dell’Istruzione la mattina del 10 Novembre!
Lo sciopero scuola è indetto nell’ambito dello sciopero generale del sindacalismo di base proclamato da Unicobas, Cobas ed Usb.
Stefano d’Errico (Segretario nazionale dell’Unicobas)

RINNOVO CONTRATTO

RINNOVO CONTRATTO, IL 15 E 16 NOVEMBRE ASSEMBLEE IN TUTTA ITALIA
Lezioni sospese e assemblee sindacali in tutta Italia per rivendicare il diritto a un contratto  di lavoro dignitoso e difendere la libertà di insegnamento. Il 15 e 16 novembre la Gilda degli Insegnanti chiama a raccolta i docenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado che contemporaneamente sull’intero territorio nazionale si asterranno dal lavoro per partecipare alle iniziative di protesta organizzate dalle sedi provinciali del sindacato.
A Roma l’assemblea si svolgerà il 16 all’ITIS Galilei, in via Conteverde 51, con la partecipazione del coordinatore nazionale Rino Di Meglio.
La Gilda chiede al Governo di stanziare maggiori risorse per l’aumento stipendiale, in vista delle trattative per il rinnovo del contratto all’Aran, meno burocrazia per la funzione docente, il mantenimento degli scatti di anzianità e si oppone fermamente a qualunque ipotesi di aumento dell’orario di servizio.

I CPIA verso l’Europa con Epale e Erasmus+

Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA):
un incontro per aprirsi alla dimensione europea
A Roma 150 dirigenti e docenti per conoscere Erasmus+ e la community Epale

 

Dal 9 all’11 novembre l’Unità italiana Epale Indire organizza a Roma un seminario tematico nazionale in collaborazione con l’Agenzia Erasmus+ indirizzato al mondo dell’istruzione formale per gli adulti, in particolare ai Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA), per favorirne la crescita e l’apertura alla dimensione europea.

L’incontro “I CPIA verso l’Europa con Epale e Erasmus+” si svolge nell’Hotel Occidental Aran Park e coinvolge circa 150 docenti e dirigenti scolastici. L’evento vuol far conoscere le opportunità di Epale, la piattaforma elettronica europea per l’educazione degli adulti e allo stesso tempo informare sulle opportunità europee per l’apprendimento degli adulti contenute nell’Invito 2018 a presentare proposte del Programma Erasmus+.

Lorenza Venturi, Capo Unità Epale Italia, dichiara: Un recente studio di impatto curato dall’Agenzia Erasmus+ Indire, responsabile in Italia per il settore dell’educazione degli adulti in Erasmus+, rileva che solo il 37% delle esperienze europee di cooperazione o formazione provengono dal settore dell’istruzione formale (di cui fanno parte anche i CPIA). Eppure i benefici dichiarati dai partecipanti sono molteplici, tra i principali: Internazionalizzazione (87,9% degli intervistati), Miglioramento delle abilità linguistiche (76,7%), Acquizione di nuove metodologie di insegnamento/formazione dei discenti (75,9%); Nuove abilità a livello organizzativo, manageriale e dirigenziale (62,1%) e molto altro ancora. Durante il seminario saranno quindi analizzate le criticità che hanno finora ostacolato l’apertura dei CPIA alla dimensione internazionale, per individuare azioni a supporto della partecipazione e della capacità progettuale dei Centri stessi.”

È prevista anche la presenza del Ministero dell’Istruzione, di Inapp, Ridap e dei principali enti e reti attivi nel settore, nonché la presentazione di esperienze di successo realizzate dai CPIA di Roma, Taranto e Torino, e lavori di gruppo sulla progettazione, guidati dallo staff dell’Agenzia.

COS’È EPALE

L‘Electronic Platform for Adult Learning in Europe (EPALE) è l’ambiente online aperto a tutti, ma dedicato in particolare a chi opera nel settore dell’educazione degli adulti. Punto di incontro europeo sulle migliori pratiche ed esperienze, la piattaforma ha lo scopo di aprire all’Europa il dibattito nazionale sui tanti temi che intersecano i percorsi educativi pensati per gli adulti, anche a livello non formale. Sulla piattaforma è possibile scambiare notizie, opinioni, idee e risorse con altri professionisti in tutta Europa. Attualmente sono oltre 31mila gli iscritti e circa 3.650 quelli in Italia. Ogni mese circa 200 esperti italiani del settore si registrano al portale. L’Unità nazionale EPALE ha sede presso l’Indire.

L’inosservanza dell’obbligo scolastico è sanzionabile solo per la scuola elementare

da Il Sole 24 Ore

L’inosservanza dell’obbligo scolastico è sanzionabile solo per la scuola elementare

di Andrea Alberto Moramarco

La sanzione penale dell’ammenda per i genitori che non mandano i figli a scuola, prevista dall’articolo 731 Cp, si applica soltanto per le scuole elementari e non anche per le scuole medie inferiori. Nonostante l’obbligo scolastico sia esteso sino ai 16 anni, quindi oltre la durata della scuola primaria di secondo grado, manca attualmente nell’ordinamento una norma che sanzioni l’inosservanza dell’istruzione obbligatoria oltre quella elementare. Lo ricorda la Cassazione con la sentenza 50624 depositata ieri.

Il caso
La vicenda giudiziaria scrutinata dai giudici di legittimità riguarda due cittadini stranieri residenti a Salerno, tratti a giudizio dinanzi al Giudice di pace per aver omesso di impartire, senza giustificato motivo, l’istruzione scolastica al proprio figlio minore per l’anno scolastico 2012/2013. Il giudice onorario aveva, però, dichiarato estinto per prescrizione il reato senza, altresì, specificare nella sentenza di quale tipo di istruzione si trattasse, ovvero scuola elementare oppure scuola media.

La prescrizione si calcola dall’ultimo giorno di scuola
Su ricorso immediato del Procuratore generale della Corte d’appello della città campana la questione arriva in Cassazione che bacchetta duramente il Giudice di pace fornendo due chiarimenti su un tema così delicato, quale quello dell’inosservanza dell’obbligo scolastico. In primo luogo, la Suprema Corte ricorda che il reato previsto dall’articolo 731 Cp ha carattere permanente, «poiché la condotta omissiva si protrae per tutta la durata dell’anno scolastico». Ciò vale a dire che il termine quinquennale di prescrizione per tale contravvenzione si calcola a partire dall’ultimo giorno dell’anno scolastico, con la conseguenza che, nella fattispecie, non poteva essere pronunciata una dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione.

Niente ammenda per l’inosservanza dell’obbligo scolastico della scuola media
In secondo luogo, il Collegio ribadisce il principio per cui il reato in questione è configurabile solo in caso di inosservanza dell’obbligo di istruzione elementare e non anche per la scuola media inferiore, annullando con rinvio la sentenza in quanto dagli atti processuali non si capiva di quale grado scolastico si trattasse. Per i giudici di legittimità, questo è, infatti, il risultato paradossale dell’evoluzione della normativa sull’istruzione scolastica: il legislatore ha prima innalzato l’obbligo scolastico sino al conseguimento del diploma di licenza di scuola media, estendendo anche la sanzione di cui all’articolo 731 Cp all’inosservanza di tale obbligo (legge 1859/1962); poi ha esteso l’obbligatorietà sino al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età, dimenticando però di prevedere la relativa sanzione in caso di inosservanza della durata obbligatoria di tale ciclo di studi (Dlgs 76/2005, legge 296/2006); infine, ha eliminato dall’ordinamento vecchie disposizioni legislative, tra cui la norma (legge 1859/1962) che sanzionava l’inosservanza dell’obbligo dell’istruzione dei minori sino alla scuola media, rendendo di fatto nuovamente sanzionabile la sola inosservanza dell’obbligo di istruzione elementare previsto dall’articolo 731 Cp nella sua originaria formulazione (Dlgs 212/2010). Stante tale quadro normativo, concludono i giudici, l’eventuale estensione della sanzione anche all’inosservanza dell’obbligo scolastico della scuola media «si risolverebbe in un’inammissibile interpretazione analogica in malam partem».

Gli studenti italiani non migliorano in Educazione civica

da Il Sole 24 Ore

Gli studenti italiani non migliorano in Educazione civica

Non migliorano le competenze civiche e di cittadinanza degli studenti italiani. Nonostante le loro performance siano superiori alla media internazionale, dal 2009 a oggi non si registrano segnali di miglioramento. A lanciare l’allarme è l’indagine su educazione civica e cittadinanza Iccs dell’Iea (International association for the evaluation of educational achievement), che ha coinvolto 94 mila studenti 14enni di 23 paesi (14 europei) e di una regione tedesca.

Mentre 11 Stati hanno potenziato i loro risultati nel 2016, l’Italia (3.500 i ragazzi di terza media intervistati dall’Invalsi) non ha fatto altrettanto, passando da un punteggio di 531 a 524 (la media è 517). Una differenza, sottolinea l’indagine, che non risulta statisticamente significativa, ma che denota la «tendenza al peggioramento». In generale, il 99% dei nostri studenti raggiunge almeno il livello minimo di competenza, contro il 97% della media internazionale. L’eccellenza invece è raggiunta dal 35%, contro una media europea del 40%. Nel mondo le migliori performance sono raggiunte in Danimarca, Taipei Cinese, Svezia e Finlandia. Fanalino di coda Repubblica Dominicana, Perù e Messico.

Studentessee più brave
Con una differenza media, in Italia, di 20 punti a vantaggio delle studentesse. I nostri
ragazzi e le nostre ragazze parlano con i genitori di quanto accade nel mondo più dei loro coetanei stranieri (61% contro una media internazionale del 46%). Le modalità di insegnamento a scuola dell’educazione civica variano tra Paese e Paese; in Italia i docenti si sentono più preparati in diritti umani (96% contro una media dell’87%) che in uso responsabile di internet (72%; 79%).

Aumenta sfiducia verso istituzioni
In particolare verso il Governo (ha fiducia il 57% dei ragazzi contro il 74% del 2009) e
verso il Parlamento (65%; 74%), mentre diminuisce verso i tribunali (72%; 69%). Più della metà (52%) ha voglia di partecipare alle attività civiche all’interno della scuola (la media internazionale è del 49%) e, in generale, dichiarano di voler votare da adulti in misura maggiore rispetto alla media dei paesi europei e della media Iccs.

Per 30% ok se politici aiutano parenti
Quasi uno studente italiano su tre considera positivo per la democrazia che i leader politici garantiscano un lavoro nella pubblica amministrazione ai propri familiari, una percentuale più alta rispetto alla media Iccs (17%) e in linea con quelle dei paesi dell’America Latina. Il 47% (contro il 52% della media) ritiene negativo che una sola azienda o il Governo possegga tutti i quotidiani del Paese. Più sentita, rispetto ad altri paesi, la negatività dell’ingerenza del Governo sui tribunali (48% contro 35%).

Aumenta sensibilità su uguaglianza etnica
Tra il 2009 e il 2016, il sostegno all’uguaglianza tra gruppi etnici e razziali è cresciuto (passando dal 49% al 52%), anche se è più basso rispetto alla media internazionale (53%). In aumento anche il sostegno all’uguaglianza di genere (53% contro 52% del 2009), comunque superiore alla media (51%).

Studenti italiani si sentono cittadini Ue
Inoltre chi ha alti livelli di conoscenze civiche è lievemente più favorevole alla libera circolazione nell’Ue; al contrario chi ha bassa conoscenza è più favorevole all’introduzione di limitazioni. Il 94% pensa che gli alunni immigrati debbano avere le stesse opportunità educative dei loro coetanei italiani.

Primo soccorso a scuola, da febbraio lezioni salva-vita tra i banchi

da Il Sole 24 Ore

Primo soccorso a scuola, da febbraio lezioni salva-vita tra i banchi

di Al. Tr.

Utilizzare un defibrillatore, fare un massaggio cardiaco, praticare una manovra per la disostruzione delle vie aeree: sono le principali nozioni che gli studenti delle scuole italiane acquisiranno partecipando al percorso formativo “Primo soccorso a scuola” realizzato dai ministeri dell’Istruzione e della Salute, in collaborazione con il 118.

L’iniziativa
Il progetto, che attua il comma 10 della legge sulla Buona scuola, partirà in via sperimentale il prossimo febbraio ed è stato presentato ieri al Miur dalla ministra Valeria Fedeli insieme a Mario Balzanelli, presidente della società che gestisce il 118.
«Partiamo quest’anno con una sperimentazione – ha detto Valeria Fedeli -per poi portare il progetto in tutte le scuole dall’anno scolastico 2018-2019. Anche questi sono strumenti per una cittadinanza attiva e consapevole».

Le attività
Saranno coinvolte le scuole di tredici province: Trieste, Padova, Sondrio, Savona, Macerata, Perugia, Pistoia, Latina, Campobasso, Salerno, Taranto, Vibo Valentia, Sassari. Per ciascuna provincia, spiega il Miur, saranno selezionate 14 classi , per un totale di circa 4.500 studenti, che saranno coinvolti in due mesi di corsi teorici e pratici. Gli operatori del 118, delle società scientifiche e del volontariato realizzeranno i percorsi formativi nelle scuole insieme alle e agli insegnanti e ai dirigenti scolastici che potranno trovare tutte le informazioni utili, i materiali didattici, la presentazione della sperimentazione e uno spazio dedicato alle varie esperienze formative in un portale dedicato che andrà on line a gennaio. Sarà costituita una cabina di regia nazionale per supervisionare e curare i materiali che saranno inseriti nel portale, per la compilazione dei quali saranno consultati esperti delle società scientifiche, del volontariato e dell’editoria di settore. Al termine della sperimentazione, prevista per la metà del mese di marzo 2018, e dopo la presentazione dei report territoriali ai componenti della cabina di regia, verrà definito il programma formativo per l’avvio del progetto nell’anno scolastico 2018/2019.

Premiati i 43 «Fuoriclasse della scuola»

da Il Sole 24 Ore

Premiati i 43 «Fuoriclasse della scuola»

di Maria Piera Ceci

C’è il ragazzo di origini cinesi che studia al liceo scientifico Landi di Velletri e che ha vinto ben due Olimpiadi, quelle di matematica e quelle di fisica. C’è la ragazza del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria che ha vinto le Olimpiadi di astronomia. Sono due dei 43 “Fuoriclasse della scuola”, premiati nella sede dell’Associazione bancaria italiana nell’ambito della seconda edizione del progetto Miur-Feduf (Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio), dedicato alle eccellenze della nostra scuola. Il progetto coinvolge un numero sempre crescente di finanziatori privati (32 quest’anno), che hanno adottato uno o più studenti, attraverso una borsa di studio da 1.500 euro e la partecipazione al Campus dei Fuoriclasse, in programma dall’8 al 10 novembre presso il museo del Risparmio di Torino.

«Il progetto è partito un paio di anni fa quando ci siamo resi conto che abbiamo in Italia dei ragazzi eccellenti nelle loro discipline verticali (matematica, scienze, latino), ma non sempre adeguatamente preparati sulle competenze di cittadinanza che ormai sono indispensabili per affrontare il mondo del lavoro, fra queste quella della cittadinanza economica, peraltro prevista dalla Buona scuola», spiega Giovanna Boggio Robutti, direttore generale di Feduf. «Abbiamo così pensato di potenziare questi Fuoriclasse con la borsa di studio e il campus al museo di Torino, durante il quale dotarli di un’infarinatura di competenze economiche e finanziarie, non in senso tecnico, ma nel senso della consapevolezza di come affrontare questo mondo, come capire alcune parole del’economia, come sviluppare la propria capacità autoimprenditoriale e il proprio capitale umano».

Ma chi sono i Fuoriclasse della scuola italiana?
«Sono gli eccellenti che hanno vinto in tredici diverse discipline le Olimpiadi che vengono promosse dal Miur. Sono campioni in materie letterarie, scientifiche oppure in economia. I vincitori ci vengono segnalati dal ministero dell’Istruzione e sono accompagnati da una sorta di tutor, cioè da aziende che finanziano le borse di studio adottando in maniera simbolica questi ragazzi».

Quanto ha bisogno la scuola di questo tipo di collaborazioni fra pubblico e privato?
«Credo siano fondamentali, un po’ perché si portano nelle scuole delle competenze che hanno a che fare con il mondo del lavoro che altrimenti non vi entrerebbero e un po’ perché ci sono tanti capitali privati e privati cittadini che hanno desiderio di mettere a disposizione dei ragazzi soldi ed esperienze per aiutarli a crescere. La filantropia ha un ruolo importantissimo».

Perché la scuola fa così fatica ad abituarsi ad inserire fra le proprie proposte l’educazione finanziaria?
«Credo faccia fatica perché non si tratta di una materia, ma di una competenza trasversale che può passare ai ragazzi anche attraverso le materie disciplinari, come matematica, storia, geografia. In realtà si stanno facendo dei passi avanti velocissimi per inserire le competenze economiche di base, aiutati anche dall’alternanza scuola-lavoro che – riteniamo – prevede come base proprio l’educazione finanziaria. Quindi è un processo che è iniziato, richiederà un po’ di tempo, ma sta andando avanti spedito».

Manovra, operazione infanzia

da ItaliaOggi

Manovra, operazione infanzia

Gli emendamenti alla legge di Bilancio, oggi il vertice dei gruppi pd di camera e senato. Malpezzi (Pd): è priorità. Non si tocca invece il merito

Alessandra Ricciardi

Più docenti per il potenziamento dell’infanzia, più personale amministrativo per le strutture periferiche, uscite libere dei minorenni non accompagnati da scuola. Sono le priorità degli interventi emendativi alla legge di bilancio, all’esame del senato, che si stanno delineando nel gruppo Pd. Oggi un vertice tra i componenti delle commissioni di merito di Montecitorio e Palazzo Madama per fare il punto. Anche alla luce di un borsellino per le modifiche parlamentari che è assai contenuto, 200 milioni tra camera e senato per tutti gli emendamenti che entreranno in legge, e che dunque impone integrazioni chirurgiche alla manovra.

La coperta è corta e dovrà bastare alle istanze del Pd e a quelle degli altri partiti di maggioranza o vicini ad essa. «Il nostro obiettivo è assestare il processo avviato con la Buona scuola», annuncia la deputata Simona Malpezzi, responsabile istruzione del Partito democratico, «e l’infanzia è al primo posto». L’intervento allo studio punta ad allargare a questo segmento l’organico del potenziamento: un’operazione che dovrebbe portare, ma le verifiche sugli oneri finanziari non sono ancora ultimate, ad assumere in prima battuta tra le 1.500 e 2 mila unità dalle graduatorie ad esaurimento. L’intervento sull’infanzia andrebbe ad aggiungersi all’avvio del sistema integrato 0-6 anni.

Il pieno funzionamento degli uffici periferici è l’altro tema, legato al potenziamento del personale amministrativo, su cui sono concentrare le attenzioni. Anche in questo caso sarà decisivo il parere dell’Economia.

E poi l’uscita dalle medie dei ragazzi minori di 14 anni: l’emendamento è stato già formalizzato, a prima firma Francesca Puglisi e Andrea Marcucci, e riprende in toto la proposta di legge Pd depositata alla camera. In sostanza (si veda ItaliaOggi di mercoledì scorso), i genitori potranno autorizzare le scuole, in base alla maturità dei propri figli e al percorso da farsi fino a casa, a lasciar uscire i minori anche in assenza di un adulto.

La norma vale sia per le scuole pubbliche che private ed elimina ogni carico di responsabilità a carico di dirigenti, docenti e personale ausiliario in merito all’obbligo di vigilanza In caso dunque di liberatoria, saranno i genitori gli unici responsabili per eventuali incidenti. L’emendamento legittima le liberatorie che venivano prima accettate dalle scuole, salvo diversa disposizione nel regolamento di istituto, per prassi e lo fa però solo in riferimento all’attività scolastica.

Nulla si dice invece in riferimento a quanto avviene al termine di attività aggiuntive pomeridiane, che possono essere organizzate dalla stessa scuola oppure da associazioni nei locali della scuola. In questo secondo caso dovrebbero valere le regole stabilite nelle convenzioni stipulate da istituto scolastico ed ente. La prima ipotesi invece, se non risolta a livello normativo in parlamento, ricadrà con ogni probabilità sulle spalle del ministero dell’istruzione che sarà chiamato a chiarire il campo di attività che copre la liberatoria.

Non ci sarà nessuna novità invece sul fronte del bonus per il merito, che pesa per circa 200 milioni di euro: «Il sistema non si tocca», puntualizza la Malpezzi in risposta alle richieste dei sindacati, che vorrebbero ricontrattualizzare la materia ridisciplinando al tavolo negoziale il sistema di valutazione dei docenti e di assegnazione degli aumenti accessori a favore degli insegnanti. È uno dei punti chiave della riforma della Buona scuola, «che abbiamo intenzione di mantenere», aggiunge la Malpezzi. Che però apre a «ricalibrare» il sistema dell’aggiornamento professionale dei prof, «in sinergia con il lavoro che sta facendo il ministero dell’istruzione». Ma anche in questo caso, la partita pesa per 380 milioni, nessun trasferimento al tavolo contrattuale.

Contratto, il tavolo ora è avviato

da ItaliaOggi

Contratto, il tavolo ora è avviato

Sindacati convocati all’Aran. Partita aperta sugli oneri per la formazione professionale. Novità anche per le attività funzionali all’insegnamento

Carlo Forte

Giovedì prossimo, 9 novembre, i rappresentanti dei sindacati rappresentativi del comparto scuola, ricerca, università e Afam (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams) e dell’Aran (agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) inizieranno le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto ormai da 9 anni. Il 19 ottobre scorso, peraltro, il governo ha inviato all’Aran l’atto di indirizzo. E nella legge di bilancio sono stati stanziati i fondi per la copertura degli 85 euro lordi, che l’esecutivo aveva pattuito con i sindacati con l’accordo del 30 novembre 2016. L’importo è lordo stato. Sugli 85 euro, dunque, vanno applicate le trattenute relative agli oneri previdenziali, pari a 1/3, e l’imposizione fiscale, che varia a seconda del reddito. A conti fatti, dunque, l’aumento vero e proprio dovrebbe aggirarsi mediamente intorno ai 35 euro netti al mese.

Il governo ha risolto anche il problema dei soggetti a basso reddito che percepiscono il bonus degli 80 euro.

Gli incrementi retributivi che saranno corrisposti a seguito della stipula del nuovo contratto, infatti, avrebbero fatto aumentare il reddito imponibile dei soggetti interessati che avrebbero perso il bonus degli 80 euro. Per evitare che ciò accadesse l’esecutivo ha disposto, tramite il disegno di legge di bilancio, un aumento della soglia di reddito che dà titolo agli 80 euro. E ciò dovrebbe consentire agli interessati di conservare gli 80 euro e, contestualmente di fruire degli aumenti. L’aumento della soglia di reddito è pari a 600 euro l’anno. Fin qui gli stanziamenti posti sul tavolo dal governo. Che non sembrerebbe intenzionato a mutare la destinazione dei fondi previsti dalla legge 107/2015 per il compenso accessorio dei docenti: 381 milioni di euro relativi ai 500 euro per l’aggiornamento (articolo 1, comma 123) e dei 200 milioni per la valorizzazione del merito (articolo 1, comma 126).

E se il governo non cambierà idea, la contrattazione inizierà con una sorta di convitato di pietra. Che secondo l’accordo del 30 novembre 2016 avrebbe dovuto essere definitivamente escluso dal tavolo negoziale. Vale a dire: la inderogabilità delle norme di legge da parte della contrattazione collettiva. Inderogabilità che preclude la modifica di destinazione dei fondi individuata dalla legge.

Fatto, questo, che è stato solo in parte superato per effetto del decreto Madia. Sindacati e Aran dovranno occuparsi anche della rivisitazione della cosiddetta parte normativa. Vale a dire: tutto ciò che riguarda la prestazione, le assenze e la disciplina sostanziale delle sanzioni disciplinari (le sanzioni edittali con l’esclusione del procedimento disciplinare).

Sulla prestazione di insegnamento non dovrebbero esserci sorprese. Nell’atto di indirizzo, infatti, il governo ha fatto sapere che non intende modificare l’orario di lavoro in senso stretto. Novità potrebbero intervenire per quanto riguarda le attività funzionali all’insegnamento. In primo luogo per quanto riguarda la formazione: un obbligo introdotto dalla legge 107/2015 che, prima dell’avvento della riforma, costituiva un diritto e non un dovere. La mutazione genetica di questo istituto, infatti, comporta che i relativi oneri debbano essere retribuiti. E siccome il governo non ha fatto alcuna menzione della formazione nell’atto di indirizzo, a parità di retribuzione e di orario di lavoro, l’unica possibilità è che la formazione venga fatta rientrare nel monte ore delle attività funzionali all’insegnamento di natura collegiale.

Sulla disciplina delle assenze non dovrebbero esserci novità, salvo il necessario adeguamento alla legislazione vigente. In particolare per quanto riguarda la trattenuta Brunetta. Vale a dire, la decurtazione del compenso accessorio nei primi dieci giorni di assenza per malattia prevista all’articolo 71 del decreto legge 112 del giugno 2008, convertito dalla legge 133/2008. Norma che è passata indenne al vaglio della Corte costituzionale. E probabilmente anche per quanto riguarda la disciplina dei permessi per motivi personali e familiari. In particolare sugli ulteriori 6 giorni previsto dall’articolo 15 del contratto. Che nel corso degli anni sono stati fonte di contenzioso tuttora irrisolto.

Forti criticità potrebbero invece verificarsi sulla materia della disciplina sostanziale delle sanzioni disciplinari. Attualmente, infatti, i docenti, secondo il costante orientamento della giurisprudenza di merito, non possono essere sospesi dai dirigenti scolastici fino a dieci giorni, perché il Testo unico prevede sanzioni più dure che rientrano nella competenza dell’ufficio scolastico.

Paradossalmente, dunque, se le parti introdurranno per contratto la sanzione più blanda della sospensione fino a dieci giorni anche i docenti, ciò comporterà un’ulteriore inasprimento del rapporto gerarchico verticale tra docenti e dirigenti scolastici con relativa compressione del diritto ad essere giudicati da un soggetto terzo e imparziale e potenziali implicazioni anche sulla libertà di insegnamento (si veda la circolare 88/2010).

Diplomati magistrali tutti in lista, il Consiglio di stato decide

da ItaliaOggi

Diplomati magistrali tutti in lista, il Consiglio di stato decide

L’Adunanza di Palazzo spada pronta a pronunciarsi sui ricorsi. circa un milione i potenziali interessati

Marco Nobilio

Il 15 novembre prossimo l’Adunanza plenaria del Consiglio di stato si pronuncerà sulla legittimità o meno dell’inserimento tardivo nelle graduatorie a esaurimento dei diplomati magistrali, che abbiano conseguito il titolo entro l’anno 2001/2002. Il responso è stato chiesto dalla VI sezione del Consiglio di stato con un’ordinanza depositata il 29 gennaio dell’anno scorso (364/2016). La sezione, infatti, sembrerebbe aver cambiato orientamento sulla legittimità dell’inserimento dei diplomati magistrali nelle graduatorie a esaurimento. Di qui il deferimento della questione all’Adunanza plenaria: un collegio giudicante di ultima istanza che, limitatamente alle materie devolute al giudice amministrativo, svolge una funzione analoga a quelle delle Sezioni unite della Corte di cassazione: la cosiddetta funzione nomofilattica. E cioè quella di orientare la giurisprudenza con pronunce definitive su materie in cui i giudici amministrativi si siano pronunciate in modo non univoco. Oppure, come in questo caso, abbiano mutato il loro orientamento.

La VI sezione, con l’ordinanza 364/2016 aveva escluso preliminarmente la possibilità di inserimento nelle graduatorie a esaurimento degli aspiranti docenti, che abbiano conseguito abilitazioni a vario titolo dopo la trasformazione delle graduatorie provinciali da permanenti a esaurimento, avvenuta per effetto dell’articolo 1, comma 605, lettera c) della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007). E aveva ritenuto irrilevanti le argomentazioni addotte dai ricorrenti, che avevano fatto riferimento alle numerose eccezioni fatte dal legislatore nei confronti di aspiranti docenti che si erano abilitati successivamente, ai quali, nel corso degli anni, è stato consentito di entrare nelle graduatorie anche dopo il 2007.

Secondo la sezione, trattandosi di disposizioni eccezionali esse valevano solo ed esclusivamente per i casi individuati dal legislatore. E non si prestavano neppure ad eccezioni di incostituzionalità. Questa preclusione non dovrebbe valere, invece, per gli aspiranti docenti in possesso dei diplomi magistrali conseguiti entro il 2001/2002. Fino a quell’epoca, infatti, i diplomi davano titolo anche all’abilitazione all’insegnamento. E tale abilitazione, essendo stata conseguita prima della trasformazione delle graduatorie provinciali da permanenti a esaurimento, avrebbe dovuto dare titolo anche all’inserimento nelle graduatorie, prima permanenti e poi a esaurimento.

L’efficacia di questa abilitazione, però, è stata riconosciuta dal ministero dell’istruzione solo nel 2014. Peraltro, ad esito di un ricorso straordinario al presidente della repubblica: una particolare tipologia di ricorso amministrativo che prevede la previa acquisizione di un parere da parte di una delle sezioni consultive del Consiglio di stato. E la II sezione si era espressa in tal senso (parere .3813 dell’11 settembre 2013). In ciò determinando l’accoglimento del ricorso (si veda il decreto del presidente della repubblica del 25 marzo 2014). E al tempo stesso, anche un vero e proprio filone giurisprudenziale (anche davanti ai giudici ordinari) peraltro non univoco. In tale filone, peraltro, la VI sezione del Consiglio di stato aveva adottato l’orientamento della II sezione ed aveva sempre accogliere ricorsi presentati da aspiranti docenti, che chiedevano di essere inclusi nelle graduatorie per effetto del possesso del diploma magistrale ente 2002.

Nel corso del giudizio (che nel 2016 diede luogo alla rimessione della questione davanti all’Adunanza plenari) la VI sezione ritenne di non accogliere immediatamente le istanze dei ricorrenti diplomati magistrali. E aveva espresso anche dubbi circa la legittimità di consolidare l’orientamento che ritenesse legittimo l’inserimento tardivo in graduatoria di aspiranti docenti per effetto del possesso di un mero titolo di studio e senza una consolidata esperienza di insegnamento alle spalle.

A maggior ragione se tale inserimento fosse avvenuto dopo anni di inerzia da parte degli aspiranti docenti interessati. Tanto più che: «Di certo» si legge nell’ordinanza «la posizione dei meri possessori di tale diploma, se mai in precedenza iscritti nelle graduatorie a esaurimento e in quelle permanenti, sfugge alla disciplina normativa, dettata per la formazione e l’aggiornamento delle graduatorie stesse». Di qui la decisione di rimettere all’Adunanza plenaria del Consiglio di stato la questione della riapertura delle graduatorie ad esaurimento, per i possessori di diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002.

La decisione dell’Adunanza è molto attesa perché i potenziali aventi titolo ad essere inclusi nelle graduatorie a esaurimento in caso di pronuncia favorevole sono tutti i diplomati magistrali che abbiano conseguito il titolo entro l’anno scolastico 2001/2002. Secondo stime non ufficiali, il loro numero potrebbe aggirarsi intorno al milione di persone. Fermo restando, però, che l’inserimento potrebbe avvenire solo per effetto di una pronuncia giurisprudenziale e non in via meramente amministrativa.

0-6, il 74% dei fondi al Nord

da ItaliaOggi

0-6, il 74% dei fondi al Nord

Siglata l’intesa per il nuovo sistema integrato dell’infanzia. Stanziati 209 milioni

Emanuela Micucci

In arrivo 209 milioni di euro per il decollo del Sistema integrato 0-6 anni. Ben il 74% delle risorse andrà al Nord. Dalle regioni l’auspicio che si possano avviare gli interventi già da fine 2017. Sono state raggiunte giovedì in Conferenza Unificata l’intesa per l’adozione del Piano pluriennale di azione nazionale per la promozione del Sistema integrato di educazione e di istruzione tra i bambini tra 0 e 6 anni e quella sullo schema di decreto del Miur per il riparto del corrispondente Fondo nazionale. Il Piano triennale prevede l’assegnazione alle regioni di 209 milioni di euro, che vengono erogati dal Miur direttamente ai comuni beneficiari.

Tre gli interventi finanziati: l’edilizia scolastica; il sostegno di parte delle spese di gestione dei servizi 0-6, con lo scopo di incrementare i servizi offerti alle famiglie e ridurre i costi che devono sostenere; la formazione continua del personale educativo e docente. Per il 2017 il fondo di 209 milioni è ripartito per il 40% in proporzione alla popolazione di 0-6 anni (dati Istat), per il 50’% in base alla percentuale di iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015, per il 10% in proporzione alla popolazione di 3-6 anni non iscritta alla scuola dell’infanzia statale in modo da garantire un accesso maggiore. Un riparto che ha trovato il favore della Conferenza delle Regioni. Mentre i comuni e le province, sebbene favorevoli all’intesa, avevano richiesto attraverso l’Anci e l’Upi che si tenesse conto solo del numero di iscritti ai servizi educativi, senza parametrarli alla popolazione dei bambini da 0 a 3 anni. I criteri di riparto, infatti, portano la maggioranza dei fondi, oltre il 74%, al Centro Nord, dove i bimbi che vi risiedono superano il 65%. Lasciando al Mezzogiorno solo il 25% delle risorse, dove i bambini sono il 34%. lnoltre, se in generale in Italia la fascia di età 3-6 non ha forti squilibri territoriali e la copertura supera il 90%, al Sud la scuola dell’infanzia statale è più diffusa che al Nord raccogliendo il 45% del totale degli iscritti. Risultato: considerando solo i non iscritti alla materna statale e solo l’età delle materne, Il Sud esce penalizzato. Così, la Campania

Risultato: la Campania è al settimo posto per risorse assegnate, con 13,7 milioni di euro, anche se è al secondo posto per numero di bambini. Prima per fondi la Lombardia, dove arriveranno 40 milioni, seguita da Lazio con 23,5 ed Emilia-Romagna con 20,3. Poi, Piemonte (15,5) e Veneto (18,1). Assegnati invece in Sicilia 13 milioni e in Puglia 11,5, in Sardegna 4,7, in Calabria 4,8, in Basilicata 1,2. Tuttavia, per il sottosegretario all’istruzione Vito De Filippo «queste risorse serviranno a consolidare i servizi scolastici per questo segmento specifico per un Paese che è lungo e con tante differenze». Necessario, per la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli, «accelerare la realizzazione del sistema integrato». Le regioni auspicano «che il ministero procederà al riparto dei fondi e potremo mettere in atto sui territori dalla fine di quest’anno all’inizio dell’anno prossimo i primi interventi», sottolinea la coordinatrice degli assessori regionali all’istruzione Cristina Grieco.

Carta docente, la registrazione al portale è sempre consentita e non ha scadenza

da La Tecnica della Scuola

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Programma Itaca, dall’Inps 1.250 borse di studio per studenti delle superiori

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