Aperta la trattativa sul contratto “Istruzione e Ricerca”

Aperta la trattativa sul
contratto “Istruzione e Ricerca”

Il 9 novembre si è aperto all’ARAN il confronto con i sindacati per il rinnovo del contratto del comparto “Istruzione e Ricerca”. Un momento importante per esercitare la nostra forza sindacale, frutto di un percorso coerente fatto di mobilitazioni, vertenze, pressioni politiche al fine di tutelare la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori di scuola, università, ricerca e alta formazione artistica e musicale.

Nel corso dell’incontro il segretario generale Francesco Sinopoli, ha sottolineato che c’è una profonda revisione normativa da fare anche perché nei nostri settori sono state introdotte negli anni delle norme che con il CCNL intendiamo superare.

La partita salariale è fondamentale – ha proseguito Sinopoli – e su questa intendiamo rivendicare risorse aggiuntive. Otto anni di mancati rinnovi per la parte salariale e 10 per la parte normativa sono un’eternità. Per questo noi chiediamo che gli 85 euro già stanziati vadano sul tabellare, ma non ci fermeremo qui perché c’è una profonda sofferenza salariale che ha bisogno di risposte concrete. Esse possono arrivare solo attraverso un piano di investimento con risorse aggiuntive: un apposito fondo per investimenti pubblici a sostegno della qualità dell’offerta formativa.

GRANDE SUCCESSO DELLO SCIOPERO GENERALE

GRANDE SUCCESSO DELLO SCIOPERO GENERALE

INDETTO DAI SINDACATI DI BASE UNICOBAS, USB E COBAS

 

La confederazione sindacale UNICOBAS toscana e livornese esprime grande soddisfazione per la riuscita dello sciopero generale e per il successo delle manifestazioni locali che hanno registrato una presenza significativa di lavoratori e  lavoratrici dei vari settori.

Un migliaio le presenze alla manifestazione regionale di Firenze, dove il corteo è partito da Piazza Indipendenza ed è sfilato fino a piazza della Santissima annunziata con una numerosa partecipazione anche degli studenti.

Oltre cinquecento persone sono state presenti in piazza a Livorno, dove il presidio ha dato vita a un corteo caratterizzato dalla presenza di lavoratori del porto, della scuola (molte scuole hanno chiuso i battenti), del commercio, dell’ASA, dei trasporti e di vari altri settori, oltre che da studenti.

Assai importante anche l’iniziativa che si è tenuta a Piombino, dove un centinaio di lavoratori hanno partecipato al presidio di piazza Cappelletti intervenendo sulle problematiche locali e nazionali.

Vergognoso il comportamento delle forze dell’ordine a Roma, dove le manifestazioni di sciopero che si svolgevano sotto il Ministero dell’Istruzione e sotto il Ministero dell’Economia sono state pesantemente caricate con manganelli e idranti, provocando ferimenti e contusioni tra i manifestanti. Scopo di questo intervento degno delle peggiori dittature era impedire lo svolgimento di un corteo regolarmente comunicato su percorso concordato. Adducendo pretestuose motivazioni, ai lavoratori  è stato impedito di sfilare, intervenendo pesantemente su chiunque provasse a comporre il corteo. Siamo davanti a un fatto di gravità inaudita, espressione della stretta repressiva che il paese sta vivendo con politiche sempre più autoritarie e in particolare con le direttive Minniti. La violenza fisica evidentemente non è solo prerogativa di qualche famiglia mafiosa.

Episodi vergognosi come questo sono anche la dimostrazione di quanto la protesta di lavoratori e lavoratrici in sciopero, di precari , di studenti di disoccupati che esprimono collettivamente  la loro opposizione alle scellerate politiche governative faccia paura a chi nelle piazze sa manifestare solo brutalità.

!viva lo sciopero generale!

Il segretario provinciale della CIB-Unicobas       Claudio Galatolo

Erotismo, nuove generazioni, in problema pedagogico

Erotismo, nuove generazioni, in problema pedagogico
Scambiarsi foto intime, mostrare i propri genitali in WhatsApp, 63 liceali scoperte per caso … mettono a nudo l’assenza di riferimenti e modelli familiari, morali e di rispetto del proprio corpo, in una società senza modelli educativi. L’Allarme dei Pedagogisti.

60 minorenni di un liceo italiano, si scambiavano su whatsapp auto scatti, delle loro parti più intime, in un vortice di emozioni, eccitazione, gusto del proibito.
Tantissimi compagni di scuola, trasformati in “guardoni” che condividevano e moltiplicavano il folle tritacarne della propria immagine sul web. Ma come spesso accade su internet, quello che credevi provato … diventa di dominio pubblico. Ma non dello scandalo sono preoccupato, anzi! Ma di cosa hanno imparta a scuola queste centinaia di ragae e ragazzi, e di come utilizzeranno il loro corpo per costruirsi un futuro.
Mi chiedo se nella mente di adulti educanti (insegnanti e genitori), ci sia ancora la percezione di quello che accade oggi tra i ragazzi, quando leggiamo sui media di un gruppo di adolescenti tra i 14 e i 19 anni che fa mercanzia del proprio corpo. E se siamo consapevoli che stiamo parlando ANCHE dei nostri figli.
Si può riflettere a lungo sulle conseguenze di questi atti, ma nella società della “gestione di crisi” abbiamo bisogno per forza, della patologia ?? Della creazione di nuovi disturbi per attivare nuove ricette terapeutiche, quasi come se attendessimo il limite psicopatologico, per poi organizzare un nuovo show business ??
Le cause di questi atti a mio avviso risiedono nella carenza e talvolta assenza del dialogo educativo, tra genitori e figli, studenti e insegnanti
Come pedagogisti ci chiediamo se fosse stato possibile evitare questa situazione in cui a repentaglio vi è l’intera esistenza e la reputazione di un adolescente.
Senza pensare al dramma familiare, parentale che ne deriva, al ruolo genitoriale nello specifico, all’attenzione al ruolo educativo di ogni adulto, al ruolo cripticamente ceduto alla presunta autoformazione dell’individuo, all’autonomia che concediamo ai ragazzi, che spesso si trasforma in assenza di guida.
al di là presunzione educativa di molti adulti, e al nostro crederci esperti del web, dei social e della gestione del tempo dei nostri ragazzi davanti ai loro cellulari, noi adulti educatori, possiamo affermare con certezza che siamo in grado di gestire i social network e dunque sappiamo indirizzare i nostri adolescenti?!
A quanto pare no! Siamo tutti in formazione verso i nuovi usi e costumi sociali, nessuna differenza di esperienze di vita, di rispetto, chi insegna a chi? Ma dimentichiamo di educare i nostri figli!
L’allarme risiede in quello che poi giornali affermano: “i ragazzi hanno paura di comunicare con i genitori” a maggior ragione se si tratta di contenuti legati all’educazione sessualità.
Sarebbe interessante, prima di etichettare e dare responsabilità rispetto ai comportamenti adolescenziali, devianti e autolesionisti per la propria immagine sociale, chiedersi in onestà quale prevenzione è stata agita… la famiglia delega l’educazione al rispetto di se alle agenzie educative, le agenzie educative delegano l’incarico a psicologi e medici che in 4 incontri pensano di risolvere la questione con qualche nozione o proiettando qualche Slide??
Il risultato è che l’autoformazione, molto in voga tra gli adolescenti, non è una risposta, che la psicologia agisce sulle conseguenze di un qualcosa che ha raggiunto la patologia e che la pedagogia, che previene e crea le condizioni di protezione dei nostri adolescenti, continua ad essere la scienza più trascurata, a favore di un approccio medicalizzante, che etichetta e crea nuovi business farmacologici e terapeutici.
E’ Fondamentale porsi in una riflessione che partendo da un bisogno (conoscere se stessi e il proprio corpo) sia in grado di tracciare un percorso idoneo da proporre per sviluppare il proprio potenziale umano.
I dati oggettivi li abbiamo sotto gli occhi: figli che impunemente mettono a repentaglio la loro identità sociale, integrità morale e benessere personale; assenza di una riflessione adeguata sulla conseguenza degli atti compiuti; aggressività incontrollata che nasce dell’incapacità di saper leggere e gestire una situazione di questo tipo.
Tante le cose che si potrebbero dire a riguardo: ricette semplici e riparazioni su danni già causati. Ma la riflessione pedagogica richiede tempo e riflessione, confronti e tappe di crescita, l’educazione sessuale è un problema e in quanto tale, va gestita da tecnici competenti nel campo educativo, assolutamente da evitare i sanitari, per non medicalizzare attività che sono squisitamente educative e non mediche.
Senza false strumentalizzazioni l’eclissi pedagogica ha reso sempre più deboli i canoni della relazione educativa a tutti i livelli, perché è di questo che si occupa il pedagogista: una riflessione ad personam sulle strategie educative, perché la persona, a qualunque livello, possa raggiungere l’autonomia e la capacità civile di esprimersi in quanto componente della comunità.
Giovanni Maria Bertin nella suo pensiero pedagogico ci sollecita ad un educazione alla ragione ed io ritengo sia questa la strada maestra per il raggiungimento dell’autonomia, il problema da disquisire è quale ragione voler proporre.

Presidente Nazionale APEI A. Prisciandaro
Pedagogista Raffaele Moffa

Legge di Bilancio 2018

DIRIGENTI SCOLASTICI E PERSONALE ATA

Legge di Bilancio 2018, Anquap chiede due emendamenti in tema di istruzione

 

Due specifici emendamenti per l’armonizzazione retributiva dei direttori dei servizi generali e amministrativi delle istituzioni scolastiche ed educative e l’autorizzazione all’assunzione a tempo indeterminato del personale ATA su tutti i posti vacanti e disponibili nell’organico di diritto. È questa la richiesta di Anquap per la Legge di Bilancio 2018. L’Associazione Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche aveva già proposto nel mese di ottobre di inserire una serie di provvedimenti in materia di istruzione. Una sollecitazione che non è rimasta inascoltata. “Nel disegno di legge – spiega Giorgio Germani, presidente di Anquap – sono presenti misure per l’istruzione che riguardano anche il personale amministrativo con riferimento alle supplenze brevi e saltuarie e al concorso per i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi. Nel valutare come parzialmente positive le misure contenute nel testo, proponiamo due emendamenti specifici”.

 

Questo il testo degli emendamenti proposti:

 

Art. 53. “Dirigenti scolastici e Direttori dei servizi generali e amministrativi”.

Comma 2: “In ragione del maggior carico di lavoro e conseguenti aumenti di funzioni e responsabilità dei Direttori dei servizi generali e amministrativi, al fine della progressiva armonizzazione della retribuzione fondamentale a quella prevista per le altre figure direttive apicali – in particolare Direttori amministrativi di Accademie e Conservatori – del Comparto Istruzione e Ricerca, nel fondo da ripartire per l’attuazione dei contratti del personale delle amministrazioni statali, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, è istituita una apposita sezione con uno stanziamento di 12 milioni di euro per l’anno 2018, di 14 milioni per l’anno 2019 e di 32 milioni per dall’anno 2020 da destinare alla contrattazione collettiva nazionale in applicazione dell’art. 48, c. 1, primo periodo, del Decreto Legislativo 30 marzo 2001 n. 165”.

 

Art. 54-bis. “Assunzioni a tempo indeterminato del personale ATA”

“In ragione del maggior carico di lavoro determinato dalla Legge 107/2015, a partire dall’anno scolastico 2018/2019, sono autorizzate le assunzioni a tempo indeterminato di personale amministrativo tecnico ed ausiliario su tutti i posti vacanti e disponibili nell’organico di diritto, annualmente determinato dal Ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze ed il Ministro della semplificazione e della pubblica amministrazione”.

Corteo lavoratori e studenti contro le politiche antisociali del governo

Si è snodato stamattina per le vie del centro di Palermo il corteo promosso da Cobas, USB e collettivi di studenti medi, nel giorno dello sciopero generale indetto dai suddetti sindacati.
Nonostante le cattive condizioni meteo e la scarsa informazione data alla giornata di sciopero, più di un migliaio di lavoratori e studenti medi ha dato vita ad una vivace manifestazione che ha visto la presenza di centiania di studenti di numerose scuole superiori cittadine e di lavoratori della scuola, della Formazione professionale, dell’AMAT, del 118, dei Vigili del fuoco ecc.
Il corteo si è concluso in prefettura, dove una delegazione è stata ricevuta per esporre i motivi dello sciopero:
  • contro le politiche fiscali e previdenziali del governo e l’innalzamento dell’età pensionabile;
  • contro la distruttiva “austerità”, con la precarietà dilagante del lavoro, i sotto-salari e la piaga delle “esternalizzazioni”, dei tagli e degli appalti nella Sanità, Autonomie locali e servizi pubblici,
  • contro le privatizzazioni delle strutture pubbliche e dei Beni comuni;
  • per contratti nel Pubblico Impiego che facciano recuperare ai lavoratori/trici almeno quanto perso (il 20%) per il lunghissimo blocco e difendano i diritti dei lavoratori (ferie, malattie, congedi, riposi);
  • per la copertura delle carenze di organico nelle strutture e nei servizi pubblici;
  • per il ripristino della tutela contro i licenziamenti illegittimi cancellata dal Jobs Act.
Per i Cobas Palermo
carmelo lucchesi

Pericolo di Fallimento

Secondo UDU e Rete degli studenti medi questa legge di bilancio non inverte la rotta sul finanziamento dell’istruzione. Scuola e Università sono in “pericolo di fallimento”, dicono le migliaia di cartelli comparsi oggi ai cancelli di scuole e università. Questo è il messaggio che porterà alla mobilitazione nazionale “Scuola e Università in rosso”, che la Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari denunceranno con forza il 17 novembre, momento culmine della campagna.


“Abbiamo appeso i cartelli “Pericolo di Fallimento” in tutte le scuole” dichiara Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi.

“Il mondo dell’istruzione non può continuare a essere sottofinanziato, soprattutto se non garantisce una formazione di qualità (in primis nell’alternanza), o non é in grado di arginare l’abbandono scolastico, in particolare al sud. Servono finanziamenti sul diritto allo studio, anche per quanto riguarda i servizi essenziali, come i trasporti e i libri di testo, che rappresentano un’enorme spesa per le famiglie.”


Prosegue Elisa Marchetti coordinatrice nazionale dell’unione degli universitari: “La legge di bilancio che verrà approvata a dicembre non interviene abbastanza sulla situazione critica delle università italiane. Vogliamo impegni e investimenti concreti, che portino a garantire a tutti l’accesso al corso di laurea che desiderano, senza venir fermati dalla mancanza di borse di studio, dal costo elevatissimo di tasse e affitti e da una selezione all’accesso ingiusta.”.

 

Concludono Manfreda e Marchetti: “Siamo stanchi di un sistema d’istruzione perennemente sull’orlo del fallimento. Gli studenti hanno bisogno di scuole ed università che li sappia includere e che dia gli strumenti necessari per portare a termine gli studi. Scuole e università sono in rosso, per questo il 17 novembre torneremo nelle piazze!”

I Giochi della Gentilezza

Per riconoscere la gentilezza occorre tanta attenzione. È importante essere gentili per stare bene, ma non sempre bisogna esserlo ad ogni costo, anche la gentilezza ha le sue eccezioni. Se qualcuno è gentile spontaneamente con noi possiamo contraccambiare ringraziandolo, ma se lo è per ottenere qualcosa in cambio allora abbiamo sempre la possibilità, se non lo gradiamo, di dire No Grazie ed essere comunque gentili. Esistono diverse forme e sfumature di gentilezza e diversi modi per comunicarla, riconoscerli consente di distinguere tra cosa è e non è gentile. In un periodo in cui diverse persone che hanno subito molestie ed abusi hanno trovato la forza di denunciarlo pubblicamente è opportuno fare chiarezza sulla gentilezza a livello preventivo, specialmente coi più giovani, spiegando loro per esempio che non é obbligatorio essere sempre accondiscendenti per essere gentili, che la gentilezza può essere spontanea e benevola, ma a volte anche manipolativa, che un bacio o un abbraccio sono gesti gentili, ma se sono imposti ad una persona che non li gradisce, non sono più tali. La gentilezza quella vera, vissuta col “cuore”, che emoziona e trasmette calore, ha la capacità di fare stare bene sia chi la dona che colui che la riceve. Per godere appieno delle straordinarie potenzialità della gentilezza occorre conoscerla e per farlo bisogna saper essere umili nell’ammettere che la gentilezza non è banale ne tanto meno scontata, altrimenti tutti saremmo gentili e non esisterebbero i conflitti, il bullismo, la violenza e l’intolleranza e soprattutto bisogna riconoscere che non è innata in tutti, a molti deve prima essere fatta conoscere, poi con l’esperienza allenata, affinché possa essere messa in pratica spontaneamente. Da quando in età adolescenziale ho subito un abuso da parte di un “amico” di famiglia, che ho reso pubblico 5 anni fa, ho cercato di capire perché fosse accaduto? Qual era stata la ragione? Cosa potevo fare per aiutare bambini e ragazzi ad evitare che vivessero una situazione analoga? Con la nascita di mia figlia, per amore di genitore e per cercare di proteggerla, ho sviluppato I Giochi della Gentilezza, frutto del mio percorso formativo, laurea in Scienze Motorie, di studio ed approfondimento della gentilezza e della mia esperienza di vita; un modo per trasmettere conoscenze “gentili” a bambini e ragazzi utili per prevenire ed affrontare una situazione di abuso, senza mai trattare esplicitamente questo argomento, per tutelare la sensibilità dei più giovani. Nel corso degli anni la finalità dei Giochi della Gentilezza è stata ampliata, ricercando il benessere e la crescita della persona in generale, attraverso la diffusione della conoscenza, dell’esperienza e della pratica della gentilezza e rivolgendosi a tutti, ma mantenendo sempre una particolare attenzione ai bambini ed ai ragazzi ed a tutti gli adulti che li circondano (genitori, insegnanti, educatori, allenatori, animatori). Sogno un domani ancora più gentile e penso che per raggiungere questo obiettivo occorra circondare i bambini di oggi di gentilezza (a casa, a scuola, nello sport, nel tempo libero, sui media, su internet), affinché possano divenire degli adulti gentili. Dal 2012, quando I Giochi della Gentilezza sono stati ideati e proposti a livello locale in Canavese (TO) ed in Valle d’Aosta, hanno raggiunto una diffusione nazionale, anche grazie all’Associazione Culturale Cor et Amor, che si occupa di diffonderne la conoscenza e la pratica prevalentemente via web sul sito www.igiochidellagentilezza.it (recentemente ristrutturato) su cui vengono gestiti Giocopedia della Gentilezza (il libero manuale on line dove vengono condivisi dagli utenti e pubblicati una buona parte dei Giochi della Gentilezza) e la Giornata Nazionale dei Giochi della Gentilezza (che si svolge il 22 Settembre e che quest’anno, alla 2° edizione, ha visto la partecipazione di 18.550 partecipanti e 935 classi dall’Asilo Nido alle scuole secondarie di primo grado, di tutte le Regioni d’Italia ed il riconoscimento attraverso il patrocinio da parte di 246 Comuni e Città Italiane ed 11 Regioni); entrambe le iniziative sono libere e gratuite.

Per la Giornata Mondiale della Gentilezza 2018 propongo di giocare al Gioco della Gentilezza, “caccia alle parole gentili”, condiviso dalla Prof.ssa Grillo su Giocopedia della Gentilezza; per giocare è sufficiente avere un dizionario, ma va bene anche un libro, una rivista e dopo avere stabilito un tempo di gioco vince chi riesce a trovare più parole gentili. Lo stesso gioco, a volte lo propongo nei seminari che tengo coi bambini adattandolo anche all’ambiente circostante, cioè chiedendo loro di individuare più cose gentili possibili presenti nel luogo in cui si gioca.

Dott. Luca Nardi

Altolà delle Regioni al decreto sugli organici docenti: il Miur chiarisca i criteri di riparto

da Il Sole 24 Ore

Altolà delle Regioni al decreto sugli organici docenti: il Miur chiarisca i criteri di riparto

Claudio Tucci

Il ministero dell’Istruzione invia alla Conferenza unificata il decreto sugli organici docenti 2017/2018 e 2018/2019: l’organico triennale dell’autonomia 2017-2019 sale a 612.626 posti comuni (nel 2016-2019 erano 601.126) e 100.080 sul sostegno (erano 96.480 nel precedente triennio). La crescita è tutta legata ai 15.100 posti stabilizzati da organico di fatto in diritto, avvenuta prima dell’estate, dopo il via libera del ministero dell’Economia.

La posizione delle regioni
Dalle regioni è arrivato però un secco «No»: secondo i governatori il Miur «non ha ancora esplicitato i criteri di riparto che appaiono pertanto poco chiari e non condivisibili». Di qui il parere negativo trasmesso alla ministra Valeria Fedeli. Da quanto si apprende, le parti si incontreranno oggi pomeriggio. Non ci saranno comunque ripercussioni sulle cattedre di quest’anno. Il nodo riguarda essenzialmente i posti aggiuntivi, che sono finiti per incrementare l’organico di diritto.

Il decreto interministeriale sugli organici allega anche una tabella che indica i limiti massimi dell’adeguamento dell’organico triennale alle situazioni di fatto che può fare il dicastero di viale Trastevere: i posti, che potranno cioè essere creati e coperti da un supplente, sono fissati in 18.762.

Vaccini, adempimenti semplificati un anno prima per le Regioni più efficienti

da Il Sole 24 Ore

Vaccini, adempimenti semplificati un anno prima per le Regioni più efficienti

di Eu. B.

Vaccini, ciak si cambia. Un anno prima. Un emendamento del governo al decreto fiscale, attualmente all’esame della commissione Bilancio del Senato, anticipa di un anno l’avvio delle semplificazioni sull’invio dei dati. Ma solo nelle Regioni che hanno istituito le anagrafe vaccinali. Anziché partire nell’anno scolastico 2019/2020 le facilitazioni partirà nel 2018/2019. E, dunque, le scuole dovranno farsi trovare pronte già all’inizio del 2018 perchè è tra fine gennaio e inizio febbraio che le famiglie dovranno esprimere le loro scelte per l’anno successivo

Gli adempimenti semplificati
L’emendamento del governo prevede che le disposizioni semplificate contenute nell’articolo 3 bis, commi da 1 a 4, del decreto 73 del 2017 partano già dall’anno scolastico 2018/2019 anziché da quello successivo. In pratica le scuole del sistema nazionale di istruzione e gli enti di formazione professionale regionale non dovranno più acquisire la documentazione vaccinale di tutti gli iscritti con un’età inferiore ai 16 anni, ma dovranno solo inviare l’elenco degli iscritti: un’informazione di cui sono più in possesso. Saranno poi le aziende sanitarie locali a verificare l’assolvimento dell’obbligo o eventuali casi di esonero e restituire agli istituti l’elenco dei soli allievi non in regola. Le novità non finiscono qui perché la stessa norma prevede l’anticipo addirittura all’anno scolastico in corso a condizione che il controllo sul rispetto degli obblighi si concluda entro il 10 marzo 2018.

La partenza a geometria variabile
Come detto, l’anticipo non varrà per tutte le Regioni ma solo per quelle che hanno già istituito le anagrafe vaccinali. Viceversa le modifiche partiranno solo a partire dal 2019/2020. la partenza a geometria variabile non varrà invece per il comma 5 dell’articolo 3 bis citato. Una delle misure più contestate del decreto vaccini, quella che stabilisce la decadenza dall’iscrizione per i ragazzi che non presentano la documentazione. Il perché lo spiega la relazione all’emendamento: «Evitare di dar luogo ad un impatto di tale misura solo presso alcune Regioni».

«Un patto per l’alternanza di qualità»

da Il Sole 24 Ore

«Un patto per l’alternanza di qualità»

di Claudio Tucci

«Incontro ogni giorno decine di ragazzi in giro per l’Italia: sa cosa mi riempie d’orgoglio? Quando qualcuno mi dice che ha fatto bene a scegliere un istituto tecnico, e che, dopo aver fatto un periodo di studio, alternando impegno in aula e “pratica” in fabbrica, si trova a 19/20 anni con un contratto in mano, ed è anche diventato più maturo». Giovanni Brugnoli è vicepresidente di Confindustria per il Capitale umano; e spiega così il senso della giornata nazionale dell’Orientagiovani, la manifestazione dedicata, ogni anno, ad avvicinare le nuove generazioni agli imprenditori e al mondo della manifattura, che andrà in scena oggi all’università Luiss di Roma, sotto il titolo “Il futuro è un’impresa”.

Il punto è che solo entrando in uno stabilimento metalmeccanico, chimico, tessile, alimentare, Itc, è possibile cogliere il grande cambiamento in atto nell’industria italiana, e che la scuola, da sola, non può trasmettere: «Ecco perché – spiega Brugnoli – serve un grande patto per l’alternanza tra tutti i soggetti interessati: istituzioni, territori, imprese, associazioni, famiglie, insegnanti. L’obiettivo è creare hub non solo per conoscere i fabbisogni di ciascuno, ma per avere una visione, un’idea di futuro».

La formazione “on the job” è obbligatoria da un paio d’anni. Come sta andando?

Bene nei territori a forte vocazione industriale e con istituti eccellenti. Confindustria ha fortemente voluto il bollino blu per l’alternanza di qualità, un riconoscimento tangibile per incentivare le imprese ad accogliere studenti e, al tempo stesso, indicare alle scuole quali sono i partner strategici, targati Confindustria, con cui poter co-progettare un valido percorso formativo per i ragazzi. Mi faccia dire che il Legislatore ha reso l’alternanza obbligatoria per gli istituti, non per le imprese. Ma noi imprenditori siamo al fianco di presidi e docenti che vogliono fare buona alternanza. Perché crediamo che sia una vera sfida culturale e, portando con sé un grande cambiamento e innovazione nella didattica, non vogliamo che venga sbiadita dalle inevitabili criticità che un progetto che coinvolge 1,5 milioni di alunni fisiologicamente comporta. Lo ripeto: Confindustria e le sue aziende ci sono. Sarebbe bello se anche il mondo dell’istruzione facesse un passo nel valorizzare gli istituti che s’impegnano nell’alternanza. Del resto, su questo fronte, l’obiettivo è comune: l’occupabilità dei giovani.

Non c’è dubbio che anticipare il contatto con il mondo produttivo è centrale…

Certo. Chi fa impresa sa che per stare sul mercato c’è bisogno di innovare. E quindi è fondamentale la formazione di un capitale umano competitivo. Industria 4.0 ha cambiato il modo di produrre, vendere, consumare, lavorare. In passato una mansione poteva durare 15/20 anni, oggi dopo tre diventa “vecchia”, e va modificata. Ogni settore produttivo ne è consapevole: pensi che nei prossimi cinque anni serviranno circa 200mila tecnici alle nostre imprese. E già sappiamo che molti resteranno introvabili. Un paradosso con un tasso di disoccupazione degli under 25 al 35,7 per cento.

Suggerisce più orientamento?

Già a partire dalle scuole medie. Qualche giorno fa ho incontrato due classi di terza media: ho raccontato come le Stem sono le competenze più richieste, e illustrato le chance che offrono gli Its, con il 90% di diplomati assunti subito, e molto spesso a tempo indeterminato. In questi giorni molte piccole imprese aprono le porte dei loro stabilimenti in occasione del Pmi Day del prossimo 17 novembre: a Varese, per esempio, sono coinvolte 170 aziende, 45 scuole, 3.500 alunni. Bisogna replicare queste esperienze in tutt’Italia. In fondo, la sfida dell’alternanza si vince così: mettendo insieme attori economici e formativi; creando modelli efficaci, e moltiplicandoli fino a creare un sistema.

La legge di Bilancio è appena entrata in Parlamento: la direzione è quella giusta?

Siamo di fronte a primi passi. Gli Its sono stati un po’ rifinanziati e soprattutto si è delineato un orizzonte di intervento triennale che aiuta a dare più certezza. Certo, non basta: penso che serva fare uno sforzo aggiuntivo già nel 2018, per attestarsi a regime intorno agli 80 milioni di euro. Oggi siamo fermi a 30. È positivo, poi, aver accolto l’idea di Confindustria di puntare sui giovani, incentivando le nuove assunzioni stabili, ma ci sono un po’ di paletti normativi. Così come sul credito d’imposta sulle spese in formazione: se vogliamo avere effetti, sono necessarie norme semplici e subito fruibili.

Un’ultima domanda. A giorni debutteranno le lauree professionalizzanti…

Secondo noi sono necessarie nel mondo delle professioni ordinistiche. Siamo contrari a una laurea che sia un semplice doppione dei corsi Its. Al governo abbiamo proposto di cambiargli nome: lauree industriali manifatturiere, due anni “pratici” di Its, e uno di accademia. Così si ha una chiara caratterizzazione di questi percorsi, si valorizza il ruolo degli atenei, e si aiutano, davvero, i ragazzi.

Sicurezza a scuola, da Enea l’app su rischio sismico e consumi energetici

da Il Sole 24 Ore

Sicurezza a scuola, da Enea l’app su rischio sismico e consumi energetici

di Al. Tr

Una nuova app per concepita per supportare i tecnici e i responsabili delle diagnosi energetiche nei rilievi energetici e strutturali delle scuole. Si chiama Safe School 4.0 ed è il nuovo strumento per smartphone e tablet sviluppato da Enea per fornire una prima valutazione degli interventi per l’efficientamento energetico e strutturale degli edifici scolastici.

Come funziona
L’applicativo mette anche a confronto i consumi reali dell’immobile con il fabbisogno energetico di riferimento per gli edifici , assegnando a ogni fabbricato una classe di merito sia per i consumi da riscaldamento che per quelli elettrici.
Inoltre, spiega Enea, l’app permette di programmare in modo più efficiente ed economico gli interventi di messa in sicurezza e riqualificazione energetica degli edifici scolastici. Una volta inserite le informazioni nelle apposite sezioni, si può ottenere un report dei rilievi completo di foto, il livello della classe di merito energetica e degli interventi per ottimizzarne la prestazione, il livello della vulnerabilità strutturale e delle azioni per migliorare la sicurezza dell’edificio e, infine, un file contenente tutte le informazioni inserite dal tecnico.
In base ai dati forniti, per individuare le aree in cui le scuole richiedono i maggiori interventi, Enea realizzerà una piattaforma informatica di pianificazione strategica per un unico progetto di recupero degli edifici esistenti, che preveda anche il miglioramento strutturale delle costruzioni in base alle diverse criticità territoriali, ambientali e climatiche.

Rinnovo contratto scuola, no all’aumento dell’orario di lavoro

da La Tecnica della Scuola

Rinnovo contratto scuola, no all’aumento dell’orario di lavoro

ITS, in arrivo 50 milioni dalla legge di bilancio

da La Tecnica della Scuola

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Niente assunzioni sul sostegno per far rientrare i “deportati” della Buona Scuola

da La Tecnica della Scuola

Niente assunzioni sul sostegno per far rientrare i “deportati” della Buona Scuola

Venerdì nero per trasporti e scuole. Ecco le modalità di protesta e le fasce garantite

da La Tecnica della Scuola

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