Vertenza diplomati magistrali in GAE

Vertenza diplomati magistrali in GAE: esito negativo ed inaspettato dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato

I giudici di Palazzo Spada, con sentenza di oggi, 20 dicembre 2017, hanno negato il diritto ai diplomati magistrali prima del 2001-2002 ad essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (GAE). Così facendo hanno ribaltato i propri convincimenti e precedenti giurisdizionali ed hanno sostenuto la fondatezza delle tesi difensive del MIUR, prima dichiarate irricevibili.

È questo un giudizio inaspettato quanto dirompente in ordine alle possibili conseguenze per molti docenti. La decisione presa lascia sgomenti anche per i possibili scenari che si apriranno per tutti gli interessati, molti già assunti in ruolo.

Abbiamo incaricato i nostri avvocati di valutare tutte le iniziative che si riterrà opportuno assumere, anche a livello europeo.

Se siamo arrivati a questo punto è responsabilità dell’Amministrazione che non ha mai voluto prendere una decisione per individuare una soluzione politica al problema, una soluzione ora necessaria.

Erasmus oltre l’Europa: dal 2018 crescono le borse di studio

Erasmus oltre l’Europa: dal 2018 crescono le borse di studio
La Commissione europea apre ai tirocini extra UE per gli studenti

ROMA, 20 DICEMBRE 2017 – Novità in arrivo per gli studenti che decidono di intraprendere un’esperienza di mobilità Erasmus oltre i confini europei. Dal 2018, la Commissione Europea darà un contributo più ricco, pari a 700 euro mensili, agli studenti in partenza verso mete fuori dall’UE, e 850 euro mensili agli stranieri in entrata.

Inoltre, dal prossimo anno accademico, gli studenti europei, oltre a viaggiare per attività di studio, avranno la possibilità di svolgere un tirocinio in un Paese del resto del mondo.

Si tratta dell’International Credit Mobility, inserita dalla Commissione Europea nel Programma Erasmus+ e affidata alle Agenzie nazionali dal 2015. È un’azione per l’Istruzione Superiore nata con l’intento di valorizzare e finanziare principalmente le mobilità verso il nostro continente. Nel 2015-2016, ha coinvolto 26.250 tra studenti e staff accademico, di cui 18.852 ospitati in Atenei europei, provenienti soprattutto dai Paesi del Partenariato Orientale, dai Paesi del Sud Mediterraneo, dai Balcani, dall’Asia e dalla Federazione Russa.

L’Italia ha contribuito con 2.255 mobilità, di cui 605 in uscita e 1.650 in entrata. Gli studenti coinvolti sono stati 1.443, di cui 1.139 in mobilità presso i nostri Atenei e provenienti soprattutto da Ucraina, Cina, Russia, Serbia e Marocco. I 304 partiti hanno scelto per lo più la Federazione Russia, Marocco, Stati uniti, Tunisia e Canada.

A tal proposito, il Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, Flaminio Galli, ha dichiarato: «In questa iniziativa l’Italia ogni anno riesce ad attribuire in modo efficace il 100% dei fondi provenienti dall’Europa. Questo risultato è reso possibile grazie alla grande partecipazione degli Istituti di istruzione superiore e, soprattutto, all’alta qualità dei loro progetti presentati alla nostra Agenzia».

Lo studente che parte nell’ambito di questa azione in media ha 24 anni e il suo soggiorno dura 5 mesi e mezzo. Nel rapporto di genere, è molto alta la presenza di giovani donne, che arriva al 63% tra gli studenti stranieri. La mobilità si è rivelata decisamente positiva, in particolare per gli studenti in entrata nel nostro Paese che nel 98,4% dei casi si è dichiarato molto o abbastanza soddisfatto dell’esperienza appena conclusa. Come emerge dai questionari che gli studenti sono tenuti a compilare alla fine del periodo all’estero, oltre l’80% dei partecipanti ha affermato di avere le idee più chiare in merito alle proprie aspirazioni e agli obiettivi professionali e supera il 90% il numero di studenti che sarebbe disponibile a lavorare in un contesto internazionale.

CONTRATTO SCUOLA, TELENOVELA OFFENSIVA

CONTRATTO SCUOLA, TELENOVELA OFFENSIVA
“Ormai è evidente che la trattativa per il rinnovo del contratto scuola si aprirà nel 2018 e lo scenario che si prospetta è avvilente, considerata l’insufficienza delle risorse anche rispetto agli 85 euro lordi stanziati in base all’accordo del 30 novembre scorso siglato dagli altri sindacati e dal Governo. Se la situazione non si sbloccherà in tempi rapidi, la Federazione Gilda Unams chiamerà la categoria alla mobilitazione”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Fgu, interviene in merito alla questione del rinnovo contrattuale che definisce una vera e propria “telenovela” iniziata un anno fa. “Ad oggi – ricorda – non c’è stata neppure la formale apertura di una trattativa, nella riunione dello scorso 9 novembre l’Aran si è semplicemente limitata a esporre l’atto di indirizzo”.
“Sarà estremamente difficile arrivare alla sottoscrizione di un contratto dignitoso – afferma Di Meglio – perché le risorse sono scarsissime e il Governo ha ignorato la nostra richiesta di far confluire nella contrattazione le somme già stanziate nella legge 107/2015 per il bonus del merito e la carta del docente. La Fgu si batterà per ottenere almeno sostanziosi miglioramenti normativi, ad esempio l’abbreviazione dei tempi per raggiungere il massimo della carriera e le norme che regolano permessi e assenze del personale scolastico”. 
“Nonostante quanto speravano le sigle sindacali che hanno sottoscritto l’accordo con il Governo – incalza il coordinatore nazionale della Fgu -, riteniamo che la riforma Madia abbia sbarrato la strada alla richiesta di ricondurre al contratto le materie attinenti all’organizzazione del lavoro: il massimo spazio che viene lasciato, infatti, è quello di vuote correzioni lessicali, tipo usare la parola ‘confronto’ al posto di ‘contrattazione’. Accontentarsi di simili ‘premi di consolazione’ – conclude Di Meglio – sarebbe offensivo nei confronti delle migliaia di insegnanti che da dieci anni aspettano il rinnovo del contratto”.

Legge Iori APPROVATA

Legge Iori APPROVATA

Educatori e Pedagogisti professionisti tra professionisti

Solo una grande associazione di professionisti,  può fare la differenza e tradurre in leggi dello stato le conquiste culturali del lavoro educativo sul territorio e come la manifestazione del 4 dicembre a Roma ha fatto scaturire una catena di eventi, che ha portato al ritiro degli emendamenti da parte di tutti i senatori, con il preciso obiettivo di accelerare i tempi di approvazione. Purtroppo l’aver ritardato in maniera irresponsabile la discussione in 7 commissione ha messo in grave rischio anni di lotta e di giusta rivendicazione lavorativa e professionale, portando ad una provvidenziale decisione di introdurre (a salvaguardia del risultato) un emendamento in finanziaria che contenesse i punti essenziali del progetto di legge  nato nel movimento e proseguito nel dibattito parlamentare.
Grande e determinante è stato il ruolo della Onorevole Vanna Iori, che non ha mai perduto entusiasmo e forza propositiva nel puntare all’obiettivo: una legge di riconoscimento professionale per educatori e pedagogisti.
Provvido e fruttuoso è stato il viaggio a ROMA del 30 luglio 2013 in cui abbiamo proposto come APEI all’Onorevole Iori di scrivere un testo di legge che potesse accogliere le istanze di centinaia di migliaia di educatori. Di grande intelligenza politica e condivisione professionale fu la scelta dell’Onorevole  Iori di dare avvio ad un percorso parlamentare che ci vede qui oggi,  a poche ore dall’approvazione di una norma legislativa che cambierà dalle fondamenta la Pedagogia professionale.
Non poche sono state le critiche mosse alla forzata accelerazione dei tempi causati dal intenzionale ritardo della commissione, ma forte è stata, ed è, la nostra determinazione nel considerare questa legge un punto di partenza e sicuramente non di arrivo.

Restiamo convinti, che se ci fossero stati i tempi necessari, sarebbe stato più opportuno l’approvazione in sede deliberante nella settima commissione cultura.
Prendiamo atto che i ritardi, voluti o necessari, hanno prodotto una situazione d’eccezionale urgenza, tale da rendere necessario l’inserimento in finanziaria dell’emendamento.
Nel testo, in fase di approvazione, vengono mantenute le principali richieste del movimento che in piazza ha rivendicato il suo diritto al lavoro e precisamente:
1) viene stabilito, il nesso diretto tra titolo accademico e professionalità educative;
2) l’educatore socio-pedagogico viene distinto nettamente dal sanitario con l’obbligo della classe L19, in rapporto dialettico con le disposizioni del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65;
3) la qualifica di pedagogista viene direttamente connessa al 3+2 e diventa abilitante: il pedagogista viene riconosciuto come professionista di livello apicale;
4) vengono stabilite norme transitorie con un chiaro limite temporale, le quali daranno il tempo necessario ad acquisire il titolo, senza creare situazioni di disagio lavorativo ai senza titoli, e proponendo un percorso accademico di almeno un anno e 60 CFU (con una chiara distinzione tra titolo accademico e qualifica professionale);
5) saranno garantiti tutti gli ambiti sociali, socio-assistenziali e socio-educativi che diventano di esclusiva pertinenza professionale dell’educatore socio-pedagogico e del pedagogista;
6) l’ambito sanitario diventa di esclusiva pertinenza degli educatori sanitari;
7) il socio-sanitario, non essendo stato definito per legge, sarà legato alle normative locali e alla diretta capacità di intervento dei rappresentanti di imporsi con le loro riflessioni in ambito del piano di zona.

Il testo rappresenta una svolta epocale per le professioni pedagogiche, che mette le basi per la costruzione di un reale movimento di risveglio culturale in ambito professionale e accademico.

Da oggi inizia una nuova epoca per la pedagogia professionale che ci vedra impegnati a successive precisazioni e migliorativi nei decreti attuativi che seguiranno l’approvazione del testo in finanziaria.

Il Presidente Nazionale APEI
Alessandro Prisciandaro

Un diplomato su tre ha sbagliato scuola

da Il Sole 24 Ore

Un diplomato su tre ha sbagliato scuola

di Eugenio Bruno

roma

Gli studenti italiani continuano a essere “disorientati”. Quanto meno sul futuro. Ai due indizi che le statistiche nazionali e internazionali ci offrono da tempo (una dispersione scolastica che scende troppo lentamente e un tasso di abbandono universitario che resta eccessivamente elevato) se ne aggiunge un terzo. Che lascia poco spazio ai dubbi. A fornirlo è la XV Indagine sul profilo dei Diplomati 2017 di AlmaDiploma e AlmaLaurea in base al quale uno su tre – pur giudicando positivamente nel 55% dei casi l’orientamento ricevuto – ammette di aver sbagliato scuola. Promossa invece con l’88% di consensi l’alternanza in azienda.

La rilevazione – che ha visto protagonisti 45mila diplomati a luglio 2017 di 290 istituti scolastici aderenti ad AlmaDiploma, in particolare di Lazio, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino Alto-Adige, Liguria, Puglia e Toscana – fissa al 34% la percentuale di alunni che, tornando indietro, cambierebbe la scelta delle superiori. Di questi l’8% opterebbe per un diverso indirizzo/corso della propria scuola mentre il 26% modificherebbe entrambe le decisioni;. Senza contare il 12% che sceglierebbe un istituto diverso. Il “pentimento” interessa soprattutto chi esce da un professionale (50%), seguito dai tecnici (47%), e dai liceali (44%). Laddove si ferma al 54% la quota complessiva di “maturati” soddisfatti delle decisioni prese.

Passando dalle dimensioni del “disorientamento” alle sue ragioni il rapporto fornisce un’altra indicazione utile: il 41% del campione avrebbe voluto studiare materie diverse; il 20% avrebbe scelto studi più adatti alla preparazione al mondo del lavoro (il 30% tra i professionali); il 16% avrebbe preferito un indirizzo più utile in vista dei successivi studi universitari. Tutto ciò nonostante il 55% degli intervistati si dica soddisfatto per le attività di orientamento a cui è stato sottoposto.

Come migliorare questi numeri? Il direttore di AlmaDiploma, Mario Sansone, invoca «una vera e propria politica di “educazione alla scelta”» con un occhio di riguardo per la fase di «transizione tra primo e secondo grado». Di tenore analogo le considerazioni del presidente Mauro Borsarini: «È sicuramente importante fare valutazioni consapevoli e sostenibili già nel corso degli studi primari e secondari. A questo fine, un primo passo importante è quello di aiutare i giovani nella scelta del proprio percorso formativo, sostenendoli con una documentazione aggiornata, affidabile e completa».

Dall’indagine di AlmaDiploma emergono altri dati interessanti. A cominciare , sempre in tema di orientamento, dal 13% di ragazzi che alla vigilia della maturità non ha ancora deciso cosa fare da grande. Per passare poi al grado di soddisfazione per l’alternanza scuola lavoro obbligatoria. Mettendo da parte quanti e dove l’hanno svolta perché il censimento presentato dal Miur nei giorni scorsi(su cui si veda Il Sole 24 ore del 16 dicembre) appare più completo in questa sede conviene soffermarsi sul giudizio espresso dai ragazzi. Ebbene l’88% ritiene che la formazione on the job sia stata organizzata efficacemente (addirittura il 91% tra i professionali) laddove il 76% l’ha trovata coerente con le materie scolastiche (una quota che scende al 70% per i liceali). Disco verde anche per le attività di tutoraggio aziendale e scolastico, promosse rispettivamente nell’81 e nel 74% dei casi.

Un pensiero va infine ai segnali, ancora deboli per la verità, di internazionalizzazione del nostro sistema di istruzione che emergono dal rapporto. Non tanto per l’8% di studenti che ha svolto l’alternanza all’estero (l’11% tra i liceali) quanto per il 33% che ha compiuto esperienze di studio oltre i confini nazionali. Un’esperienza diffusa soprattutto al liceo – il 68% al linguistico, il 46% al classico, il 39% allo scientifico eccetera – e che negli altri indirizzi la quota scende al 20 per cento. Ma il ritorno a quanto pare è immediato. Almeno dal punto di vista delle competenze linguistiche con un 54% del campione che dichiara di avere una conoscenza «almeno buona» dell’inglese. Ben distanti invece le altre lingue straniere: lo spagnolo al 16%, il francese all’11 e il tedesco al 4 per cento.

I ragazzi promuovono l’alternanza e apprezzano le iniziative di orientamento

da Il Sole 24 Ore

I ragazzi promuovono l’alternanza e apprezzano le iniziative di orientamento

di Alessia Tripodi

Oltre il 70% è soddisfatto delle esperienze di alternanza scuola lavoro e l’82% apprezza le iniziative di orientamento. Ma, se potesse tornare indietro, il 34% sceglierebbe un’altra scuola. È l’identikit dei diplomati italiani disegnato dall’indagine 2017 di Almadiploma e Almalaurea, condotta su oltre 45mila diplomati a luglio 2017 in 290 scuole italiane di Lazio, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino Alto-Adige, Liguria, Puglia e Toscana. L’indagine, presentata ieri, analizza il tema dell’orientamento degli studenti delle scuole superiori, le loro scelte su università e mondo del lavoro e gli strumenti a disposizione degli istituti per guidarli nelle decisioni sul loro futuro.

Il profilo dei diplomati
I ragazzi intervistati da Almadiploma sono soprattutto diplomati liceali (55%), seguiti dai tecnici (35%) e professionali (10%), il 6% dei quali di cittadinanza estera, in gran parte rumeni, albanesi e marocchini. I percorsi più frequentati sono il liceo scientifico (24%), il tecnico economico (18%) e il tecnico tecnologico (17%).Il voto medio di diploma è 77 su 100 (è 78,9 nei licei, 75,2 negli indirizzi tecnici e 72,7 nei professionali), con un 6% di eccellenze (con 100 e 100 e lode). Nei licei, il 92% dei diplomati ha conseguito il titolo di studio senza ripetenze, percentuale che scende all’84% negli indirizzi tecnici e al 78% nei percorsi professionali. L’indagine conferma la stretta relazione tra contesto familiare di provenienza e scelta del tipo di scuola: ancora oggi, la percentuale di diplomati con genitori laureati è massima fra chi ha frequentato il liceo classico (59%) e scientifici (43%), mentre si riduce fra gli istituti tecnici (14% tecnico tecnologico e 13% tecnico economico) e i professionali (dall’11% del professionale per i servizi all’8% del professionale per l’industria e l’artigianato).

Diplomati “pentiti”
Il 34% degli studenti non rifarebbe la scelta fatta dopo le medie, con un 26% che – potendo tornare indietro – cambierebbe sia scuola che indirizzo di studi. La quota di “pentiti” è più elevata tra i professionali (50%), seguiti dai tecnici (47%), e dai liceali (44%) e tutti farebbero altre scelte soprattutto per studiare materie diverse (nel 41% dei casi), per frequentare un corso che prepari meglio al mondo del lavoro (20%, ma negli istituti professionali si arriva al 30%) o più adatto ai successivi studi universitari (16%).

Alternanza per oltre il 50% dei diplomati
L’indagine rivela che, a due anni dall’introduzione della legge sulla Buona scuola, che ha sancito l’obbligo di attività di formazione “on the job”, il 54% dei diplomati 2017 ha svolto un’attività di alternanza scuola lavoro. Si tratta soprattutto di diplomati professionali (96%) e tecnici (80%), mentre ai licei il tasso non supera il 30 per cento. Il 36% dei ragazzi ha svolto esperienze di breve durata, entro le 80 ore, mentre il 34% ha dedicato a queste attività oltre 150 ore. I dati, sottolinea Almadiploma, mettono in evidenza «la coerenza» tra l’indirizzo di studio e il settore nel quale l’attività di alternanza scuola-lavoro si è realizzata: per i liceali si svolge soprattutto nel settore dell’istruzione e nei servizi culturali, ricreativi e sportivi (rispettivamente 24% e 15%), per chi frequenta i tecnici nelle attività manifatturiere e costruzioni e in ambito informatico, ricerca e servizi alle imprese (rispettivamente 18% e 16%), per i professionali nel settore alberghiero e nel socio-sanitario (rispettivamente 19% e 14%). Un’esperienza valutata positivamente dai ragazzi, che si dicono soddisfatti delle attività di tutoraggio aziendale (nell’81% dei casi) e scolastico (74%), percentuali che salgono rispettivamente all’88% e all’83% tra i professionali. Più in generale, l’85% dei giovani (il 92 tra i professionali) dichiara che l’alternanza è stata utile per la formazione, mentre il 76% (85% tra i professionali)ne ha apprezzato la coerenza con le discipline scolastiche.

Il 13% di “incerti” alla vigilia del diploma
Alla vigilia dell’esame di maturità, la quota degli incerti su cosa fare dopo il diploma è del 13%, percentuale che sale al 20% tra i tecnici e professionali (7% nei licei). Anche, secondo, i dati oltre la metà dei diplomati intervistati (55%) è soddisfatto delle attività di orientamento realizzate all’interno dei percorsi scolastici. Il rapporto ha anche analizzato l’opinione espressa dagli studenti che hanno svolto il percorso di orientamento on line AlmaOrièntati, scoprendo che per l’82% dei giovani si è rivelato uno strumento efficace di orientamento alla scelta post-diploma.

Studio all’estero soprattutto per i liceali
Secondo Almadiploma il 33% degli studenti ha compiuto esperienze di studio all’estero, più frequenti, come ovvio, tra i diplomati del linguistico, seguiti dal liceo classico (46%), dallo scientifico (39%), dal tecnico economico (32%), dal liceo musicale e coreutico (30%) e dal liceo delle scienze umane (28%). Negli altri indirizzi, le esperienze di studio all’estero raggiungono al massimo il 20%. Le destinazioni più gettonate sono il Regno Unito (35% delle esperienze), la Spagna (16%), l’Irlanda (15%), la Francia (10%) e la Germania (7%). Il 33% dei giovani, infine, possiede diplomi che certificano le competenze linguistiche (come Pet, First Certificate, Toefl).

Nuove scuole, pronta la lista di interventi finanziati con un miliardo di euro

da Il Sole 24 Ore

Nuove scuole, pronta la lista di interventi finanziati con un miliardo di euro

di Massimo Frontera

Altri 134 milioni di economie da assegnare a 150 progetti di nuove scuole da finanziare con i mutui Bei. Fondi per 148 milioni per ricostruire circa 86 scuole in Abruzzo danneggiate dal sisma del 2009. Altri 50 milioni (oltre i 300 gia stanziati dall’Inail) per il piano “scuole innovative”. Spazi finanziari per 400 milioni di euro nel 2018 per investimenti di edilizia scolastica (da chiedere tra il 9 e il 20 gennaio prossimo). Ma la novità più importante – tra quelle annunciate ieri dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli – è il decreto che approva la lista degli interventi finanziati con 1,058 miliardi di euro ripartiti tra le regioni meno di un mese fa.
«Lo scorso 22 novembre – ha ricordato Valeria Fedeli – abbiamo firmato il riparto regionale delle risorse. Oggi firmiamo invece l’elenco dei Comuni beneficiari associati a quel riparto, sulla base delle programmazioni regionali che nel frattempo, nonostante i tempi stretti, siamo riusciti a definire».
Risorse che allungheranno la lista degli 11.525 cantieri finanziati (di cui 6.366 già chiusi) con i 5,2 miliardi effettivamente assegnati agli enti locali. I numeri sono quelli pubblicati nel volume “Fare scuola – L’impegno del Governo per il miglioramento del patrimonio scolastico in Italia” presentato ieri dalla ministra Fedeli insieme alla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, e alla responsabile dell’unità di missione sull’edilizia scolastica, Laura Galimberti. «Negli ultimi quattro anni – ha sintetizzato Boschi – sono stati investiti quasi 10 miliardi di euro nelle scuole».

Le novità della legge di bilancio: spazi finanziari e fondi Inail
Tra le novità introdotte al testo nel corso della discussione in Parlamento, c’è anche quella che aggiunge 50 milioni dell’Inail (nell’ambito degli investimenti immobiliari dell’ente) per il «completamento» del programma di costruzione di scuole innovative, di cui poche settimane fa è stato aggiudicato il concorso lanciato dal Miur per selezionare i progetti. I fondi Inail possono essere utilizzati anche per le scuole da realizzare nelle «aree interne del Paese». Le scuole vanno individuate da un apposito comitato tecnico per le aree interne.
Il disegno di legge sulla manovra assegna inoltre agli enti locali, per l’annualità 2018, spazi finanziari per 900 milioni di euro per l’annualità 2018, di cui 400 milioni di euro riservati agli interventi di edilizia scolastica. Gli spazi finanziari, informa la struttura di missione, vanno richiesti entro il termine perentorio del 20 gennaio 2018, con le stesse modalità dello scorso anno, tramite procedura on line. L’accreditamento per gli Enti sarà disponibile subito dopo l’approvazione della legge di bilancio. Le richieste di spazi finanziari potranno essere inviate a partire dal 9 gennaio prossimo.

Scuole con 100 milioni di fondi Inail, pubblicato il Dpcm
Sulla Gazzetta ufficiale di lunedì 18 dicembre è stato pubblicato il Dpcm (approvato il 27 ottobre) che dà il via alla possibilità di realizzare strutture con 100 milioni messi a disposizione dall’Inail in conto investimenti. All’iniziativa partecipano le dieci regioni che hanno manifestato il loro interesse al Miur entro il termine del 20 gennaio scorso. Si tratta di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche Piemonte, Sardegna Umbria. L’Inail dovrà comunicare a queste regioni «modalità e tempistiche per la valutazione sulla compatibilità tecnica, economica e finanziaria degli investimenti proposti». Il coordinamento politico di questa iniziativa è in capo alla struttura di missione di Palazzo Chigi per l’edilizia scolastica guidata da Laura Galimberti.

Da top a flop: anche la lettura competenza da valorizzare

da Il Sole 24 Ore

Da top a flop: anche la lettura competenza da valorizzare

di Anna Maria Ajello*

Il 5 dicembre sono stati presentati i dati della ricerca Pirls sulle abilità di comprensione della lettura da parte degli alunni di quarta primaria. I risultati sono confortanti perché l’Italia si colloca sopra la media Ocse e di diversi Paesi che in altre ricerche internazionali vanno meglio, come, ad esempio, Francia e Germania. A 15 anni, nella ricerca Pisa, i nostri studenti invece mostrano risultati ben più sconfortanti.

Che cosa succede ai ragazzi italiani dai 9 ai 15 anni? Alla scuola primaria bambini e bambine imparano a leggere con una motivazione di tipo affiliativa – “l’ha detto la maestra” – e con la spinta dell’emulazione dei coetanei più grandi: il gusto cioè di sentirsi competenti, un gusto che è fondamentale, per continuare a leggere. Dobbiamo ricordare inoltre, che i docenti della primaria si riuniscono ogni settimana per due ore per programmare le attività didattiche. Alle medie i preadolescenti cambiano la motivazione, diventa prevalente l’interesse alla relazione tra pari e scema quello nei confronti degli insegnanti. I quali poi, non hanno più l’obbligo di programmare insieme, anche se viene raccomandato, e nell’insegnamento prevale la logica delle discipline singole. A questo livello la capacità di leggere è data per scontata. Ma non si tratta di dover insegnare a leggere perché non lo si è fatto nella primaria, ma insegnare una diversa abilità di lettura, quella collegata ai saperi e alle discipline, che vuol dire che se si legge un documento di storia, anche se adattato per scopi didattici, ci si pongono alcune domande, se si legge una pagina di scienze, saranno diverse le abilità di lettura che sono richieste con quel tipo di contenuti, etc. Si prendono in esame le variabili che consideriamo fondamentali per comprendere certi fenomeni.

Queste diverse modalità di guardare al mondo si possono indurre sin dall’infanzia, ma quando si passa alla comprensione del testo scritto, implicano un insegnamento specifico nel quale si intreccia l’osservazione diretta del mondo con la scoperta di come altri lo osservano e lo comprendono. Tutto questo non può essere dato per scontato, ma va invece insegnato. In altre parole, le abilità di lettura che si richiedono per la comprensione dei testi utilizzati ai diversi livelli scolari dovrebbero essere ogni volta insegnate e non considerate un affare privato dei nostri studenti.

Considerazioni del tutto analoghe si possono fare per la scuola media dove tutte queste caratteristiche sono accentuate: prevalenza assoluta della logica delle discipline, assenza di lavoro comune dei docenti, gusto della lettura non riconosciuto come qualcosa che si impara, insieme a una ulteriore prevalenza, da parte degli studenti, dell’interesse per il mondo esterno e per le relazioni interpersonali (e ci mancherebbe che non fosse così!).

Non voglio chiamare fuori l’università, perché mi chiedo talvolta, di fronte a colleghi/e che lamentano, a ragione, l’ignoranza dei nostri studenti, quanto si insegni nelle aule universitarie, a leggere testi scientifici e a riconoscere le ipotesi, le metodologie, le tecniche e gli strumenti, discutendone le coerenze, la fragilità e rilevandone i limiti. Piuttosto che entrare nel gioco dello sguardo all’indietro, attribuendo “le colpe” ai livelli scolastici precedenti, sarebbe invece opportuno riconoscere il tipo di abilità di lettura che sono richieste ai diversi gradi scolari e impegnarsi per perseguire nell’insegnamento gli obiettivi propri di ciascun livello.

*Presidente Invalsi

Tornano le Olimpiadi di Italiano, iscrizioni entro il 23 gennaio

da Il Sole 24 Ore

Tornano le Olimpiadi di Italiano, iscrizioni entro il 23 gennaio

Al via anche quest’anno le Olimpiadi di Italiano, la competizione, giunta all’ottava edizione, organizzata dal Miur nell’ambito dell’annuale Programma nazionale di valorizzazione delle eccellenze. Le iscrizioni da parte delle scuole dovranno essere effettuate entro il 23 gennaio 2018, nel sito delle Olimpiadi di Italiano (www.olimpiadi-italiano.it/ ) dove sono disponibili anche materiali e informazioni utili per la preparazione alle prove.

Il concorso
Le Olimpiadi spiega il ministero in una nota, vogliono rafforzare nelle scuole lo studio della lingua italiana e sollecitare tutte i giovani a migliorare la padronanza della propria lingua. Lo scorso anno gli studenti che hanno partecipato alle selezioni sono stati oltre 57mila, con una «crescita record» rispetto alle prime edizioni. Le Olimpiadi sono gare individuali di lingua italiana, rivolte a tutti gli alunni delle scuole Superiori italiane (anche all’estero), statali e
paritarie. Quattro le categorie previste: Junior, Senior, Junior-E (esteri) e Senior-E (esteri). Le prove sono distinte in base al livello scolastico dei partecipanti e al contesto d’uso della lingua italiana.

La finale a Firenze
Novità di quest’anno il ritorno della finale nazionale a Firenze (martedì 27 marzo 2018), nell’ambito dell’iniziativa di valorizzazione della lingua e della letteratura intitolata “Giornate della lingua italiana”, organizzata dal Miur dal 26 al 28 marzo. Alla finela potranno accedere 84 studenti che avranno superato le varie fasi di selezione, da quella di istituto a quella provinciale e regionale, in Italia e all’estero.
La competizione anche quest’anno è promossa con la collaborazione di ministero degli Affari Esteri, Uffici Scolastici Regionali, Accademia della Crusca, Associazione per la Storia della Lingua Italiana, Associazione degli Italianisti e del Premio Campiello Giovani. Per la seconda volta, la Rai è Main Media Partner dell’iniziativa.

Scuola, a rischio gli 85 euro per gli insegnanti. L’allarme dei sindacati

da Corriere della sera

Scuola, a rischio gli 85 euro per gli insegnanti. L’allarme dei sindacati

L’aumento previsto dalla Finanziaria per i dipendenti pubblici potrebbe penalizzare i lavoratori della scuola: per loro la cifra potrebbe essere rivista al ribasso. Ma i sindacati non ci stanno: «Non siamo disponibili a trattare»

Valentina Santarpia

Sindacati della scuola sul piede di guerra per il rischio che l’aumento previsto per i dipendenti della Pubblica amministrazione venga rivisto al ribasso per gli insegnanti: potrebbero arrivare non più 85 euro, ma molti di meno. «Non siamo disposti a trattare diminuzioni», dicono Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil scuola e Snals Confsal, chiedendo garanzie al governo per assicurare l’intera cifra in busta paga. Ma cosa è successo? Di fatto, ancora niente. Ma potrebbe accadere, visto che la trattativa iniziata il 9 novembre è allo stallo e non è stata ancora conclusa. Il cavillo che fa temere che qualcosa possa andare storto sta nella relazione dei tecnici della Ragioneria dello Stato, che parlano di un aumento del 3,5% della spesa per ogni comparto della Pa. In realtà, fanno notare i sindacalisti, se davvero venisse applicato il criterio della percentuale per calcolare l’aumento medio degli stipendi nei comparti, inevitabilmente ci sarebbero comparti, come quello dell’istruzione, dove gli incrementi in busta paga risulterebbero più bassi, perché applicati a stipendi meno consistenti, e altri, come quello dei ministeri, dove invece il rinforzo sarebbe più generoso, perché gli stipendi sono già mediamente più alti. Quindi invece di 85 euro a insegnanti e Ata potrebbero andare ad esempio 50 euro, che non sono la cifra promessa.

Il gap

Prima che la legge di Bilancio venisse varata, serpeggiava il dubbio che gli 85 euro sarebbero stati vanificati per gli scolastici perché, aumentando l’importo del reddito, avrebbero cancellato anche il diritto al bonus di 80 euro: per capirci, c’era il rischio che entrassero 85 euro, per uscirne 80, una partita poco vantaggiosa. Scongiurato con una norma ad hoc questo rischio, ora ne spunta un altro: che la cifra non sia interamente disponibile. Ed ecco spiegata la rabbia dei sindacati. «Sulle partite economiche – rilanciano i segretari generali – chiediamo certezza e trasparenza e riconfermiamo la richiesta di risorse aggiuntive per recuperare la perdita stipendiale dopo otto anni di vuoto contrattuale che ha colpito più di tutti il nostro settore, indispensabili per valorizzare l’impegno e la professionalità di docenti, educatori, Ata, ricercatori, tecnici e amministrativi, riducendo il gap stipendiale esistente sia all’interno del Pubblico Impiego che nel confronto con gli stipendi dei colleghi europei».

11 emendamenti alla legge di bilancio. C’è anche la legge sugli educatori socio-pedagogici

da La Tecnica della Scuola

11 emendamenti alla legge di bilancio. C’è anche la legge sugli educatori socio-pedagogici

PON Competenze di base, online le graduatorie

da La Tecnica della Scuola

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Olimpiadi di Italiano, al via l’edizione 2018: candidature entro il 23 gennaio

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