Esami di terza media, ecco come saranno per gli alunni disabili e Dsa

da La Tecnica della Scuola

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Corso-concorso dirigenti scolastici in provincia di Bolzano: domande entro il 9 marzo

da La Tecnica della Scuola

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PON, tempistica di svolgimento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro

da La Tecnica della Scuola

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Religione cattolica, concorso ordinario o riservato? E’ polemica fra i sindacati

da La Tecnica della Scuola

Religione cattolica, concorso ordinario o riservato? E’ polemica fra i sindacati

Contratto scuola: Gilda e Snals alla fine firmeranno?

da Tuttoscuola

Contratto scuola: Gilda e Snals alla fine firmeranno? 

Alla fine della maratona notturna alle ore 7,45 di venerdì mattina, 9 febbraio, nella sede dell’Aran è stata firmata l’ipotesi del CCNL per il personale del nuovo Comparto Istruzione Università e Ricerca per il triennio 2016-2018.

Per la delegazione sindacale hanno sottoscritto l’ipotesi di Contratto i sindacati scuola di Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive Confederazioni, ma Snals e Gilda, pur presenti al tavolo negoziale dove hanno partecipato attivamente ai lavori fino all’ultimo, non hanno firmato.

Per lo Snals “i miglioramenti retributivi sono irrisori mentre davvero problematica risulta il testo nella parte normativa”, “il contratto rischia di svendere l’intera nostra categoria”. Per la Gilda “la valutazione complessiva del contratto non raggiunge la sufficienza”. A parte le valutazioni di merito esternate dai due sindacati non firmatari, ci si chiede quali conseguenze potranno esserci per questa sottoscrizione parziale.

Visto che siamo di fronte ad una ipotesi di contratto e non al contratto vero e proprio definivo, è legittimo prima di tutto chiedersi: quali margini di integrazione o modifica è possibile ancora apportare a quel testo, come forse sperano i due sindacati non sottoscrittori?

Sulla base delle passate esperienze si può ritenere che, al di là di elementi marginali, sarà difficile e improbabile che, pur passando il testo dell’ipotesi al vaglio delle assemblee della categoria, possano essere apportati cambiamenti sostanziali sia per la parte economica sia per quella normativa.

Una seconda domanda riguarda la definizione ufficiale del Contratto: avrà valore il CCNL firmato soltanto da tre delle cinque organizzazioni sindacali rappresentative?

A parte ogni considerazione politica legata alla domanda, va detto che per qualsiasi contrattazione pubblica l’accordo finale richiede la maggioranza della rappresentatività. Poiché i tre sindacati firmatari detengono il 65,07% della rappresentatività del comparto, la loro sottoscrizione è sufficiente per rendere valido il contratto.

Qualora Snals e Gilda non sottoscrivessero il contratto, verrebbero esclusi, fino al prossimo rinnovo del contratto, dalla partecipazione alla contrattazione integrativa nazionale, regionale e d’istituto (RSU). Resteranno fino alla fine sull’Aventino?

Diplomati magistrali: nuovi scioperi il 23 febbraio e il 23 marzo

da Tuttoscuola

Diplomati magistrali: nuovi scioperi il 23 febbraio e il 23 marzo

Non sembra placarsi l’ondata di protesta che si è alzata dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha escluso dalle GAE 50mila diplomati magistrali. Annunciati ben due scioperi, uno in calendario per il 23 febbraio, l’altro per il mese successivo, il 23 marzo.

Cobas sembra concentrarsi in particolare sullo sciopero del 23 febbraio. Due le ragioni principali a sostegno della protesta: la prima risponde all’esigenza di non restare in attesa statica del nuovo Governo e di richiedere un impegno esplicito all’attuale; la seconda intende invece esercitare una immediata pressione sui parlamentari che sederanno alle Camere dopo le elezioni del 4 marzo.

Anief, invece, lancia un appello a tutti i sindacati che hanno intenzione di fermare la loro protesta al 23 febbraio: «Urge una soluzione legislativa che riapra le GAE a tutti gli abilitati e tuteli i maestri assunti a tempo indeterminato e determinato con diploma magistrale, così come grida vendetta l’intesa raggiunta da Governo e sindacati sul rinnovo del contratto della scuola. Sono questi i due motivi centrali di una mobilitazione e di una manifestazione di piazza, organizzata nel giorno dell’avvio dei lavori del nuovo Parlamento, per chiedere alla politica una risposta sollecita per garantire la continuità didattica, affrontando una volta per tutte il problema del precariato e perché ci ripensi chi sta tradendo con un accordo ingiusto la professionalità di 1,2 milioni di docenti e Ata. Sul fronte contrattuale, dopo tante battaglie giudiziarie e le pronunce della Cassazione, ci si sarebbe aspettati almeno una riscrittura delle norme pattizie sulla progressione di carriera dei supplenti, sulla valutazione per intero del servizio pre-ruolo, sulla parità di trattamento tra assunti prima e dopo il 2011, sul riconoscimento del servizio nei passaggi di ruolo dei Dsga. E pure sui trasferimenti annuali. Per mandare un segnale forte, Anief chiede di aderire alla protesta sia a tutte le altre sigle che si fermeranno il 23 febbraio, sia alle organizzazioni rappresentative che non hanno firmato l’intesa». Scopo dell’appello è di coinvolgere più sigle possibile anche per lo sciopero del 23 marzo prossimo.

Ricordiamo che il prossimo 23 marzo è anche il giorno in cui, secondo quanto dichiarato dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, nel corso di un incontro con una delegazione di diplomati magistrali a Como, probabilmente l’Avvocatura dello Stato renderà noto il parere richiesto relativamente alla applicazione della sentenza n. 11/2017 con cui il Consiglio di Stato ha disposto la cancellazione dalle GAE di oltre 50 mila diplomati magistrali.

A. D’Avenia, Ciò che inferno non è

Ciò che inferno non è, un romanzo di Alessandro D’Avenia, Mondadori, 2014

di Mario Coviello

Una ventata di luminosa aria estiva, un tripudio di sole,  zagara e sale riporta i lettori di “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia con tutti i cinque sensi nella Palermo del 1993. L’ultima estate di Don Pino Puglisi, il prete del quartiere Brancaccio di Palermo ammazzato dalla mafia a 56 anni.

Ho appena finito di leggerlo e lo raccomando alle persone che cercano “Un posto dove scappare dentro. E’ ciò che cercava don Pino insieme ai bambini e ai ragazzi. Li aiutava a scoprire quello spazio dentro di sé, solo così la violenza poteva incontrare un ostacolo.”.

Lo consiglio alle persone che “non smettono di cercare le parole necessarie a tirare fuori la vita dalla vita, per trovare il fuoco del coraggio di non barattare la Bellezza con il Compromesso. E rimanere fedeli ai propri desideri, nel tempo.”Così scrive D’Avenia nella postfazione di un romanzo che mi ha preso e commosso fino alle lacrime.

Durante la mia permanenza a Palermo mi sono fermato a lungo sulla tomba di Don Pino nel duomo e mi ha colpito il suo sorriso che ti attraversa nella foto posata sul marmo bianco. Mi sono chiesto chi ha dato a questo prete il coraggio di sfidare la mafia e di accogliere i suoi carnefici con un sorriso che è rimasto sul suo volto sfregiato da una pallottola alla tempia.

D’Avenia ha conosciuto Don Pino che era il suo professore di religione al Liceo Vittorio Emanuele e aveva promesso ai suoi genitori di scrivere la storia del suo incontro con lui.

Lo fa diventando Federico, uno studente di liceo, di buona famiglia borghese che scopre la realtà, il mondo vero, quando va a Brancaccio per dare una mano a Don Pino in parrocchia con i bambini.

Federico comincia facendo da arbitro in una partita di pallone e si prende un pugno nello stomaco quando non “fa le cose giuste” e torna a casa senza la bici che gli rubano. Federico accompagna Don Pino nelle case del quartiere, nel carcere di Brancaccio, conosce Lucia che sta allestendo una recita con i piccoli e se ne innamora.

Federico deve partire per Oxford per studiare l’inglese è già tutto pagato ma non può più partire. Sfida i genitori e torna nel quartiere mentre la mafia si fa sempre più pericolosa per il prete e il giovane ed entrambi vengono pestati a sangue.

Entrambi non possono fermarsi. Federico non può lasciare solo il suo professore e si affeziona ai bambini che porta al mare a Mondello perché «Se nasci all’inferno hai bisogno di vedere un frammento di ciò che inferno non è». Deve crescere, “farsi una corazza” per dare un senso alle parole, «parole che mettono l’àncora alle cose», «che infilzano la realtà», «parole levigate fino alla trasparenza, essenziali come diamanti ripuliti di materia», deve crescere per dare un senso alla poesia che ama tanto e ci riesce soffrendo per amore, d’amore.

“Ciò che inferno non è” è Palermo “Tuttoporto”, città che accoglie e nutre gli stranieri e divora i suoi figli e “ Spasimo”: ” Questo desiderio infinito che costringe il cuore a spezzarsi, se necessario, i più lo chiamano vuoto e lo risolvono con l’amore. Ma a Palermo ha un nome ben preciso: spasimo, per eccesso di mare da guardare, di viaggi da incominciare.”

Palermo nel romanzo di D’Avenia è l’intrico dei vicoli controllati da uomini che portano soprannomi come il Cacciatore, ‘u Turco, Madre Natura, per i quali il solo comandamento da rispettare è quello dettato da Cosa Nostra. Ma sono anche le strade abitate da Francesco, Maria, Dario, Serena, Totò e tanti altri che non rinunciano a sperare in una vita diversa. Il romanzo si nutre della simpatia disperata dei bambini di Don Pino, di Falcone e soprattutto di Borsellino che Don Pino Puglisi ricorda con una grande festa nel suo quartiere Brancaccio nel primo anniversario della morte.

In una intervista al quotidiano Libero D’Avenia ha raccontato: «Un’unica immagine ha generato il romanzo:il sorriso all’assassino che sta per sparargli. Volevo capire se si trattasse di facile agiografia postuma, o di realtà. L’assassino, quando diventò collaboratore di giustizia, confessò che non dormiva la notte per quel sorriso, ed era uno tra i più efferati criminali della mafia. Aggiungerei anche una chiacchierata con un ragazzo che aveva inquietudini sul suo futuro. Il ragazzo parlò per ore senza interrompersi e quando si rese conto dell’orario si scusò dicendo a don Pino: “Ma perché non mi ha interrotto? È tardi…”, don Pino rispose: “Perché? Hai già finito?”. Il dono del proprio tempo e la capacità di ascoltare: amore vero. Non si sostituiva maia te, ma ti metteva in condizione di prendere in mano la tua libertà e scegliere».

Vi raccomando questo romanzo perché parla di noi, della possibilità — se torniamo a guardare la vita con gli occhi dei bambini che tutti siamo stati — di riconoscere anche in mezzo alla polvere ciò che inferno non è.”