Prove INVALSI

Prove INVALSI: siamo contrari alla deriva del sistema nazionale di valutazione

“Con l’anno scolastico 2017/2018 si applicano per la prima volta le norme della legge 107 in tema di prove INVALSI per l’ammissione agli esami di terza media. La novità più rilevante è rappresentata dall’eliminazione di tali prove dall’esame a giugno e dal loro spostamento all’interno dell’anno scolastico. Le prove (italiano, matematica e inglese, tutte computer based) che si svolgeranno dal 4 al 21 aprile 2018 e che continueranno ad essere effettuate su base censuaria, diventano requisito di ammissione all’esame e rappresentano la parte più corposa della certificazione delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione. Noi siamo contrari a questo modello di valutazione e certificazione”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL.

“La scuola italiana è oggetto da anni (e la 107 ha accelerato tale processo) di una vera e propria ossessione quantitativa e classificatoria. I processi valutativi messi in campo quotidianamente dalle scuole e correlati con storie, percorsi, contesti, sono di fatto pesantemente messi in discussione dall’uso pervasivo delle prove standardizzate, da un lato, utilizzando il paravento della trasparenza e della qualità del servizio, e, dall’altro, accusando gli insegnanti di inaffidabilità se non di vera e propria disonestà intellettuale”.

“La valutazione non è un processo neutro, ha delle finalità politiche e in alcuni casi anche apertamente ideologiche: quella per la quale le istituzioni scolastiche per migliorare devono essere progressivamente immerse in un meccanismo di pseudo mercato che spingerebbe le famiglie (i consumatori) a scegliere l’offerta formativa migliore portando ad una competizione virtuosa tra strutture. La scuola militante è, invece, abituata a rispondere in primo luogo alle domande silenziose, a quelle dei genitori che non hanno strumenti culturali e la forza economica per orientare le scelte dei propri figli e non scelgono le scuole in base al Rapporto di Autovalutazione (RAV)”.

“Per noi la responsabilità in tema di valutazione degli apprendimenti, di cura della documentazione, di scelta dei relativi strumenti, deve essere in capo ai docenti; le rilevazioni e le prove nazionali standardizzate devono essere effettuate a campione; occorre cancellare le norme relative all’inserimento dei risultati delle rilevazioni/test nella certificazione delle competenze; sulla base delle esperienze internazionali appare necessaria una moratoria sulla somministrazione dei test computer based”.

“Infine chiediamo di bloccare il percorso che sta conducendo inesorabilmente l’INVALSI a diventare un mero ‘testificio’ e di orientarne la mission verso la ricerca e la messa in campo di processi e pratiche valutative in collaborazione con le istituzioni del sistema educativo nazionale”.

Come ti insegno a scrivere

Come ti insegno a scrivere…

di Maurizio Tiriticco

…e, soprattutto, a pensare. Su “La Stampa” di oggi è apparso un interessante articolo intitolato “Italiano a scuola, si cambia, più riassunti e articoli di giornale, le proposte della commissione creata dal ministero per le medie”.

Le indicazioni che vengono date sono indubbiamente interessanti, ma non si discostano molto da ciò che un insegnante di italiano già “fa” quotidianamente con i suoi alunni di scuola primaria e di scuola media. Alludo a questi due gradi di scuola, perché è proprio nell’età che va dai 5/6 anni fino ai 14/15 circa che un soggetto apprende a “scrivere”, non solo strumentalmente, ma anche e soprattutto con il fine di comunicare pensieri, sensazioni, preoccupazioni, emozioni, analizzare situazioni problematiche, porre domande e via dicendo. Le virgolette stanno ad indicare il fatto che tutti in quella fascia d’età “imparano a scrivere”! Anche perché ormai lo scambio di informazioni via cellulare “costringe” tutti i nuovi nati a comunicare, anche e soprattutto, scrivendo! Per non dire poi del sostegno che viene offerto dagli emoticon e da tutte le diavolerie che tecnologie sempre più avanzate ci offrono.

Ma un conto è scrivere, altro conto è scrivere bene! O meglio, scrivere correttamente, utilizzando tutte le possibilità sintattiche che una lingua come la nostra offre. Il che vale, ovviamente, anche per il parlare. Ricorro ad un esempio banale, ma che rende. Un conto è che un ragazzo di 10 od 11 anni dica: “La sera, quando rientro a casa, dopo aver mangiato e aver visto un po’ di tv, rivedo i compiti per il giorno dopo e, ormai stanco, vado a letto”! Altro conto è che dica: “La sera torno a casa, mangio, vedo la televisione, faccio la cartella e vado a letto”. Il primo ragazzo possiede un codice elaborato – per dirla con Bersntein – il secondo possiede, invece, un codice ristretto.

E, in materia di codici, quindi di ricchezza semantica e sintattica, ciò che conta non è solo il numero delle parole/segni (quelle che “indicano/dicono qualcosa”, come treno, bello, scuola, casa, velocità), ma anche il numero dei cosiddetti connettivi logici (gli articoli e le cosiddette “quattro parti invariabili del discorso”: l’avverbio, la preposizione, la congiunzione e l’interiezione). Insomma, è come se ciascuno di noi portasse con sé due invisibili volumi, uno con la mano destra, in corrispondenza con l’emisfero sinistro del nostro cervello, quello che presiede alle “regole” del pensare/parlare, contare anche, ed uno con la mano sinistra, in corrispondenza con l’emisfero destro, quello che presiede alla “produzione”del pensato.

Sono tematiche su cui molto ci sarebbe da dire e da fare per “insegnare bene” nelle aule scolastiche, soprattutto in quelle primarie. In effetti, questo tipo di ricchezza si costruisce quando intercorrono relazioni positive tra una famiglia – soprattutto quando ci sia un milieu socioculturale “ricco” – ed una scuola i cui insegnanti siano all’altezza dei compiti loro assegnati. Alludo ovviamente agli insegnanti che attendono alle fasce d’età cha vanno dai 3 ai 14/15 anni, quel periodo che va dalla seconda infanzia all’adolescenza matura, nel quale soprattutto si costruisce la “padronanza linguistica”, quella necessaria a scambi comunicativi “ricchi”, sia sotto il profilo contenutistico che sotto quelle formale.

E il “parlare e scrivere bene”, come si suol dire, quando cioè viene rispettata la grammatica in tutte le sue parti, la fonologia (i suoni), la morfologia (le forme) e la sintassi (i costrutti) costituisce una conquista necessaria e preziosa non solo per la strumentazione del “leggere e scrivere”, ma anche per produrre pensieri e parole “intelligenti”, che cioè abbiano un significato e si propongano un fine.

Concludo, sostenendo che tutte le “belle cose” che la commissione ha scritto in materia di suggerimenti operativi, che poi non mi sembra che vadano oltre il sunto e saggio breve, non siano un granché rispetto alle potenzialità del nostro cervello in materia di produzione linguistica. Le strategie per far produrre lingua – e soprattutto il pensiero che la sostiene e la esprime – sono infinite. Ne ricordo solo una perché mi sono già espresso in materia (si veda in “Insegnare italiano…”), quella del “gioco delle cinque parole”: “Orco, re, principessa, castello, cavallo”, o, se si vuole, per alunni un po’ cresciutelli, “economia, religione, libertà, partiti, governo”, e chi più ne ha, ne metta…

La scuola uccide la creatività

La scuola uccide la creatività

di Enrico Maranzana

Sul blog di Beppe Grillo appare la comunicazione di un noto accademico britannico, esperto in campo educativo [29 marzo ‘18]: Sir Ken Robinson. Si trascrive una frase che ne compendia il contenuto: “I bambini si buttano. Se non sanno qualcosa, ci provano. Non hanno paura di sbagliare. Ora, non voglio dire che sbagliare è uguale a essere creativi. Ciò che sappiamo è che se non sei preparato a sbagliare, non ti verrà mai in mente qualcosa di originale. E quando diventano adulti la maggior parte di loro ha perso quella capacità. Sono diventati terrorizzati di sbagliare”. Nella rigidità e nell’autoritarismo della struttura scolastica, cui lo studente deve adeguarsi, é identificata l’origine della situazione descritta.

Formulando il problema: come stimolare, promuovere e conservare il pensiero divergente?

La ricerca della strategia risolutiva è introdotta da un episodio avvenuto durante un corso d’aggiornamento.

I partecipanti sono stati invitati a correggere alcuni compiti d’italiano e di matematica: si voleva dimostrare la non-oggettività delle valutazioni.

Gli esiti delle revisioni sono stati tabulati: molto ristretto il campo di variabilità dei voti d’italiano. Molto più dilatato quello di matematica che, per uno stesso elaborato, spaziava da due a nove.

Il docente che aveva espresso il giudizio negativo si alzò per deplorare la valutazione irrispettosa delle regole della matematica e per denunciare l’impreparazione del collega. La risposta fu: “Evidenti sono la non conoscenza dell’argomento e l’erroneità del risultato. Il giudizio che ho espresso vuole premiare il tentativo di ricerca della soluzione: le tre equazioni riportate indicano la ristrutturazione del campo del problema e la formulazione di un’ipotesi risolutiva”.

Si tratta di due modi d’intendere il concetto “disciplina”. Da un lato essa corrisponde a quanto depositato nei sacri testi, dall’altro lato il suo significato è dilatato ed è spiraliforme: gli argomenti disciplinari sono affiancati dai problemi che li hanno generati e dai tipici procedimenti risolutivi [metodi disciplinari].  Una metafora rinforza tale concezione: le discipline sono folletti che saltellano per il mondo e le conoscenze sono le tracce da loro lasciate. Il loro spirito vitale risiede nell’energia, nella curiosità, nella determinazione e nella vivacità del loro carattere. Quale meraviglia manifestano quando percepiscono nuovi problemi, quanta attenzione dimostrano quando ne circoscrivono l’ambito! E che dire della precisione che esibiscono quando scavano per trovare la soluzione e dei trilli di gioia che accompagnano la cattura di nuove questioni.

Ai due modi d’intendere il concetto “disciplina” corrispondono due differenti modelli di scuola.

Il primo, orientato alla trasmissione del sapere, si fonda sull’insegnamento per regole. La scuola è vista come un insieme di flussi informativi disciplinari indipendenti.

Il secondo, che vuol mettere lo studente in grado di rapportarsi positivamente con ambienti ignoti, si basa sull’insegnamento per problemi. La scuola è vista come sistema: tutte le sue componenti, interagendo, mirano allo sviluppo delle capacità dei giovani.

Il modello di riferimento condiziona il significato della parola “errore”.

Nell’insegnamento per regole, “errore” sta per sbagliare, contravvenire, allontanarsi dalla retta via .. l’errore è da bandire.

Nel secondo modello il contenuto di errore deriva dalla sua etimologia latina: errare, andare di qua e di là.

E’ noto che un problema nasce quando una persona ha un obiettivo da raggiungere e non sa come fare. L’errore, che consiste nello scostamento tra il risultato atteso con l’esito dell’ipotesi risolutiva, è fonte d’informazioni. Queste implicano il ritorno sui propri passi, per individuare l’origine dell’inefficacia. L’errore è da valorizzare.

Ai due modelli corrispondono due strutture organizzative differenti.

La struttura decisionale universitaria, in cui ogni disciplina ha i propri dipartimenti e vive di luce propria, può essere applicata al primo caso, con pochi ritocchi.

Il secondo modello, per la variabilità dei traguardi, richiede una struttura organizzativa flessibile, adattiva, sensibile, di pronta risposta. Il DPR sull’autonomia scolastica detta regole per la sua ideazione.

In rete, per un esempio di didattica per problemi: “Laboratorio di matematica: Pitagora”.

Scuola, il governo stanzia 150 milioni di euro per stabilizzare 15mila docenti. Ma dopo il voto diventano appena 3.350

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, il governo stanzia 150 milioni di euro per stabilizzare 15mila docenti. Ma dopo il voto diventano appena 3.350

Un emendamento dell’esecutivo aveva stanziato la cifra nell’ultima legge di stabilità: ci si aspettava portasse a 10-15mila trasformazioni di supplenze in contratti a tempo indeterminato. Invece le aspettative degli insegnanti resteranno deluse: il ministero dell’Economia ha tradotto l’impegno di spesa in appena 3.530 posti in più

Italiano a scuola, si cambia più riassunti e articoli di giornale

da La Stampa

Italiano a scuola, si cambia più riassunti e articoli di giornale

Le proposte della commissione creata dal ministero per le medie. «Bisogna allenare la comprensione e il senso critico dei ragazzi»
nadia ferrigo
torino

In un’epoca così complessa sta alla scuola il non banale compito di formare cittadini consapevoli. Nelle parole del linguista Tullio De Mauro vuol dire «dare a tutti la possibilità di ragionare sui dati di fatto, partecipando alle scelte collettive con la capacità di documentarsi su quelle scelte».

A vedere i risultati dell’ultimo rapporto sulle competenze degli adulti pubblicato dall’Ocse, nel nostro Paese di consapevolezza ce n’è assai poca: sette italiani su dieci non possiedono «il livello di competenze necessarie per interagire in modo efficace nel XXI secolo». Sono i cosiddetti «analfabeti funzionali». Insomma, saper leggere e far di conto non basta per comprendere un articolo di giornale, le clausole di un contratto di lavoro o un testo scientifico, calcolare gli interessi di un mutuo o interpretare nel modo giusto i termini di una polizza assicurativa.

Un’istantanea che fa così spavento da costringere a una profonda riflessione non su quel che è stato, ma su come cambiare quel che sarà.

Le criticità individuate

Nel documento orientativo per il compito scritto di italiano alle scuole medie si propone dunque di ripensare radicalmente il modo in cui insegniamo a scrivere ai nostri studenti. Redatte da una commissione creata lo scorso luglio dal Miur e coordinata da Luca Serianni, a lungo professore di Storia della lingua italiana alla Sapienza di Roma, le undici pagine del testo hanno l’ambizione di ampliare la didattica dell’italiano. Anche se il mandato era limitato all’esame di terza media, l’idea è che spostando un poco più in là il punto di arrivo si possa poi modificare l’intero percorso.

Due le principali necessità individuate. La prima è che accanto all’esercizio di scrittura, va quello di comprensione del testo. «Il testo letterario resta centrale, ma per imparare a porsi al mondo in modo critico e consapevole, potenziare il lessico e le strategie retoriche, bisogna allargare lo sguardo, per esempio agli articoli di giornale» spiega il professor Serianni. Che non vuol dire trasformare gli studenti in editorialisti, ma per esempio insegnare a riconoscere le strategie retoriche. «Gli studenti hanno un lettore obbligato, che è il professore. A scuola nessuno insegna ai ragazzi come catturare l’attenzione di chi legge – continua -. Ma così non avranno mai dimestichezza con gli stratagemmi che si usano per attirare la loro di attenzione, per esempio le interrogative didascaliche. Allenarsi a sviluppare e argomentare una tesi è vitale per la comprensione dei testi più complessi, ma anche per riconoscere e valutare un testo ben argomentato».

Secondo esercizio troppo a lungo trascurato, il riassunto. Spesso snobbato dalle medie e superiori perché considerato minore e di poca importanza, può invece essere cruciale per verificare la comprensione dei ragazzi. Nella scelta tra cosa conservare e cosa escludere si può valutare se i punti chiave sono stati compresi oppure no. Riassunti non solo di testi letterari, ma anche scientifici, divulgativi e articoli di giornale. Inoltre il testo immagina come reinventare le due tipologie di compito: le tracce narrative-descrittive e quelle argomentative.

Le prime possono essere presentate da una frase chiave, un’immagine, con indicazioni precise su contesto, scopo e destinatario. Indicazioni da non concepire come una limitazione della creatività, ma come strumenti per indirizzarla. Per le seconde, partendo da una tesi si dovranno sviluppare argomenti a favore e contro. Del resto, ricorda il testo «l’educazione all’argomentare, prepara all’esercizio di una cittadinanza consapevole».

Il documento gemello

Ad aprile uscirà anche il documento orientativo gemello sullo scritto d’italiano per le scuole superiori. La prova di maturità di italiano prevede infatti la redazione di un saggio breve a scelta tra diversi ambiti – letterario, scientifico, economico, politico, storico – da sviluppare seguendo una selezione di documenti. «Il testo su cui stiamo lavorando è destinato al ministero, che avrà l’insindacabile compito di scegliere le tracce che ritiene opportune – conclude Serianni -. Il nostro intento non è rivoluzionare il punto di arrivo del percorso. Ci sarà sempre un testo letterario, ma tra le nostra indicazioni ci sarà anche la proposta di rivedere il numero di stralci, documenti, citazioni e riflessioni date ad appoggio dello svolgimento. Lo studente cade nella tentazione di fare un collage, ma alla fine delle superiori deve dimostrare di aver imparato a ragionare con la propria testa».

Esami Stato I grado, docenti di religione cattolica in Commissione

da Orizzontescuola

Esami Stato I grado, docenti di religione cattolica in Commissione

di redazione

Il 31 marzo u.s., si è svolto al Miur un incontro sull’esclusione dalla Presidenza delle commissioni degli esami di Stato di II grado dei dirigenti scolastici delle scuole secondarie di primo grado e degli istituti comprensivi.

Ne abbiamo già parlato in Esami Stato II grado, Miur: dirigenti scuole primo grado possono partecipare. Domanda in modalità cartacea

Nel corso dell’incontro,  è stato affrontato anche il tema della partecipazione dei docenti di religione cattolica agli esami di Stato di I grado, relativamente alla quale erano stati espressi da più parti dei dubbi (ANP compresa). Ricordiamo che in un articolo di G. Onnis avevamo sottolineato che la lettura della normativa conduceva a ritenere che i suddetti docenti dovessero partecipare agli esami.

I dubbi sono svaniti, confermando la lettura della prof.ssa Onnis, come si evince dal resoconto della Flc Cgil che ha rappresentato anche la preoccupazione dei dirigenti scolastici del primo ciclo per la complessità delle operazioni d’esame dovuta alla presenza del docente di IRC o di attività alternative all’IRC, per la prima volta in commissione d’esame, dal momento che l’articolo 8 del DLgs 62/2017 ha previsto che la commissione d’esame sia costituita da dai docenti del consiglio di classe”.

 Le preoccupazioni, espresse dal sindacato, discendono dal fatto che la partecipazione dei docenti di religione cattolica o attività alternativa rallenteranno le operazioni d’esame, considerato che gli stessi sono presenti in diverse terze e non solo della stessa scuola. 

L’Amministrazione, sebbene consapevole delle summenzionate difficoltà, non ha mostrato alcuna apertura ad un eventuale modifica della normativa, anzi ha risposto che la stessa va applicata.

Nessun dubbio, quindi, sulla partecipazione agli esami conclusivi del primo ciclo di Istruzione dei docenti di religione cattolica/attività alternativa.

Mobilità. Da oggi per i docenti possibile inviare domanda di mobilità. Scadenza 26 aprile

da Orizzontescuola

Mobilità. Da oggi per i docenti possibile inviare domanda di mobilità. Scadenza 26 aprile

di redazione

Da oggi comincia il periodo utile per i docenti per presentare la domanda di mobilità, sia trasferimento che passaggio di cattedra e ruolo.

Il termine è previsto per il 26 aprile.

TEMPISTICA

Personale docente: dal 3 al 26 aprile 2018

Personale educativo: dal 3 al 28 maggio

ATA: dal 23 aprile al 14 maggio 2018

PUBBLICAZIONE MOVIMENTI

  • Scuola dell’Infanzia: 8 giugno 2018
  • Scuola Primaria: 30 maggio 2018
  • Scuola secondaria I grado: 25 giugno 2018
  • Scuola secondaria II grado: 10 luglio 2018
  • Personale educativo: 10 luglio 2018
  • Personale ATA: 16 luglio 2018
  • Personale richiedente mobilità professionale verso i licei musicali:

28 maggio 2018:

  • per il personale che ha insegnato per almeno dieci anni continuativi nella specifica disciplina nei soli istituti dove erano già attivate le sperimentazioni di ordinamento di liceo musicale;
  • per il personale che ha insegnato, nella specifica disciplina e nella medesima sede dei licei musicali istituti a partire dall’ a.s. 2010/11.
  • 4 giugno: per il restante personale aspirante al passaggio di cattedra o di ruolo.

COMUNICAZIONE AL SIDI

  • Scuola dell’Infanzia: 11 maggio 2018
  • Scuola Primaria:  11 maggio 2018
  • Scuola secondaria I grado: 5 giugno 2018
  • Scuola secondaria II grado: 22 giugno 2018
  • Personale educativo: 22 giugno 2018
  • Personale ATA: 22 giugno 2018

Mobilità 2018/2019, ecco l’Ordinanza. Come presentare domanda? Si parte dal 3 aprile: online anche per personale educativo. Tutte le info

Maturità, ad aprile indicazioni su prova Italiano: come cambia il saggio breve

da Orizzontescuola

Maturità, ad aprile indicazioni su prova Italiano: come cambia il saggio breve

di redazione

In questi mesi l’attenzione è stata sull’esame finale del primo ciclo, ma a breve il Prof. Serianni e il suo gruppo di lavoro saranno in grado di “rivoluzionare” anche la prova scritta dell’Esame di Stato per la secondaria di II grado.

Il Ministro Fedeli ha promesso che le novità saranno rese note in tempo utile per permettere agli studenti del V anno di prepararsi al debutto del nuovo Esame di Maturità, che avverrà nell’a.s. 2018/19. Nuova maturità, Fedeli: regole comunicate all’inizio del prossimo anno scolastico

Nel frattempo però qualcosa sarà anticipato già in questo mese di aprile e sarà la base fornita al nuovo Ministro per la scelta delle tracce di quest’anno.

Leggiamo sulla Stampa

“Ad aprile uscirà anche il documento orientativo gemello sullo scritto d’italiano per le scuole superiori. La prova di maturità di italiano prevede infatti la redazione di un saggio breve a scelta tra diversi ambiti – letterario, scientifico, economico, politico, storico – da sviluppare seguendo una selezione di documenti.

“Il testo su cui stiamo lavorando è destinato al ministero, che avrà l’insindacabile compito di scegliere le tracce che ritiene opportune – conclude Serianni -. Il nostro intento non è rivoluzionare il punto di arrivo del percorso. Ci sarà sempre un testo letterario, ma tra le nostra indicazioni ci sarà anche la proposta di rivedere il numero di stralci, documenti, citazioni e riflessioni date ad appoggio dello svolgimento. Lo studente cade nella tentazione di fare un collage, ma alla fine delle superiori deve dimostrare di aver imparato a ragionare con la propria testa”

Riforma novità dal 2018/19: dal credito all’Invalsi, dall’ammissione alle prove d’esame

PON 2014-2020, precisazioni su attività e spese pubblicità FSE e FESR

da Orizzontescuola

PON 2014-2020, precisazioni su attività e spese pubblicità FSE e FESR

di redazione

Il Miur, come già riferito, ha pubblicato la nota n. 8234 del 29 marzo 2018, al fine di rettificare le disposizioni relative all’ammissibilità dei progetti nell’ambito degli Avvisi “Inclusione e lotta al disagio – Scuole al Centro” e “Competenze Chiave”.

PON “Inclusione”e “Competenze di Base”, progetti ammessi se Consiglio di Istituto ha avuto approvato conto consuntivo

Con la medesima nota, l’Amministrazione ha fornito anche delle precisazioni in merito alle “Disposizioni e istruzioni per l’attuazione delle iniziative cofinanziate dai Fondi Strutturali Europei 2014 – 2020” – FESR.

Nello specifico, si forniscono dei chiarimenti in merito alle parti del documento riguardanti le spese di pubblicità.

Questo il chiarimento fornito:

a) Pag. 54 “Con riferimento alle spese di pubblicità, nel caso di ricorso a esperti di settore, individuati a seguito di procedura di selezione ad evidenza pubblica, il massimale è pari a € 70,00/h omnicomprensivo”
b) Pag. 88 “Si precisa che non possono essere riconosciute spese a carico della voce pubblicità relative a incarichi al personale interno o esterno, ma solo per quelle per acquisizione di beni e/o servizi”.
Si precisa che non c’è contraddizione tra le due affermazioni in quanto:
  • il punto a) fa riferimento alle attività di pubblicità richieste dal Fondo Sociale Europeo (FSE);
  • il punto b) a quelle relative al Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR).

Il ricorso a esperti di settore, leggiamo ancora nella nota, qualora necessario per eventi particolari, è possibile anche per l’attività di pubblicità relativamente alle azioni del FESR. In tal caso si può ricorrere a quanto previsto nel punto a) e la relativa spesa è ammissibile.

Quanto sopra precisato verrà inserito anche nelle succitate “Disposizioni e istruzioni per l’attuazione delle iniziative cofinanziate dai Fondi Strutturali Europei 2014 – 2020” – FESR.

PON “Inclusione”e “Competenze di Base”, progetti ammessi se Consiglio di Istituto ha approvato conto consuntivo

da Orizzontescuola

PON “Inclusione”e “Competenze di Base”, progetti ammessi se Consiglio di Istituto ha approvato conto consuntivo

di redazione

Il Miur ha pubblicato la nota n. 8234 del 29 marzo 2018, avente per oggetto due distinti avvisi PON 2014-2020 e le Disposizioni per l’attuazione delle iniziative cofinanziate dai fondi europei. Riguardo ai due avvisi, il Ministero comunica delle rettifiche.

AVVISI

Gli Avvisi da rettificare sono i seguenti:

  • Avviso prot. n. 4935 del 09/03/2018 (Inclusione  e lotta al disagio – Scuole al centro)
  • Avviso prot. n. 4396 del 09/03/2018 (Competenze di base).

AMMISSIBILITÀ PROGETTI

La rettifica riguarda l’ammissibilità dei progetti, relativamente alla quale in tutti e due gli Avvisi si prevede che “sono ammissibili i progetti che: “provengano da Istituzioni scolastiche il cui conto consuntivo relativo all’ultima annualità sia stato approvato dai revisori contabili

La suddetta disposizione è così modificata:  “sono ammissibili i progetti che provengano da Istituzioni scolastiche il cui conto consuntivo relativo all’ultima annualità sia stato approvato dal consiglio di Istituto”.

Si richiede, dunque, l’approvazione del conto consuntivo, relativo all’ultima annualità, da parte del Consiglio di Istituto e non già dei Revisori contabili.

nota Miur

Valutazione dirigenti scolastici, anche per il 2017/18 non influirà sulla retribuzione di risultato

da Orizzontescuola

Valutazione dirigenti scolastici, anche per il 2017/18 non influirà sulla retribuzione di risultato

di redazione

Nei giorni scorsi, abbiamo riferito sull’incontro al Miur relativo al FUN e alla valutazione dei dirigenti scolastici, nel corso del quale i sindacati hanno chiesto che, anche per il corrente anno scolastico, la retribuzione di risultato dei DS non sia legata alla valutazione dei medesimi, come già avvenuto lo scorso anno, derogando a quanto indicato nella Direttiva Miur n. 25/2016.

Dirigenti scolastici, retribuzione risultato a.s. 2017/18 slegata dalla valutazione?

L’Amministrazione si era riservata di approfondire la questione e, nell’incontro svoltosi il 30 marzo u.s., si è giunti ad un accordo.

Miur e sindacati, come riferiscono le OO.SS., hanno concordato che, anche per l’a.s. 2017/18, la valutazione non influirà sulla retribuzione dei dirigenti ma avrà come unico fine il miglioramento della professionalità dei medesimi.

Direttiva Miur (Per approfondire il legame valutazione-retribuzione risultato clicca qui).

Contratto statali: dubbi della Corte dei Conti

da La Tecnica della Scuola

Contratto statali: dubbi della Corte dei Conti

Detrazioni spese scolastiche: tutte le info utili

da La Tecnica della Scuola

Detrazioni spese scolastiche: tutte le info utili

Decreto Dipartimentale 3 aprile 2018, AOODPIT 532

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Decreto Dipartimentale 3 aprile 2018, AOODPIT 532

Individuazione di 2 scuole polo nazionali, capofila di reti degli indirizzi Gestione delle acque e risanamento ambientale ed Arti ausiliarie delle professioni sanitarie – Odontotecnico

Nota 3 aprile 2018, AOODPIT 733

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di Istruzione e Formazione

Ai Direttori Generali degli Uffici  Scolastici Regionali
LORO SEDI
e, p.c.:
Al Capo Dipartimento per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie strumentali
Ai Direttori Generali delle Direzioni Generali del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Al Comitato Nazionale per l’Apprendimento pratico della Musica per tutti gli studenti
LORO SEDI

Nota 3 aprile 2018, AOODPIT 733

Oggetto: Settimana nazionale della musica a scuola: dal 7 al 12 Maggio 2018