Finalmente la penna

Finalmente la penna…

di Maurizio Tiriticco

…il pennino e l’inchiostro! Da quel dì che lo penso e lo scrivo… anche se con la tastiera! Ma io non faccio testo! Questo incipit mi viene suggerito, anzi, indotto da un “pezzo” di Giuliano Aluffi, “La bellezza (e l’utilità) di scrivere a mano”, apparso su “la Repubblica” di oggi.

La cosa non mi riguarda direttamente. Sono vecchio e posso scrivere “come mi pare”! Con la matita, con la penna con il pennino, con la bic, con la matita! E per anni ho scritto così, ma… poi è giunto un lavoro che non mi consentiva penne e matite! Sono diventato “autore”! E, se vuoi scrivere per poi far stampare, non puoi presentare a un redattore o a un proto un “pezzo” scritto con la penna. Poi sono diventato anche redattore, quindi… via penne e matite e… giù con l’Olivetti, quella “classica”, a mio vedere, quella “Lettera 22”, quella stessa che usava Montanelli, grande giornalista, grande scrittore, e che portava sempre con sé! E che ’io conservo gelosamente!

So della disperazione di tanti insegnanti di lettere, quando hanno a che fare con la correzione dei “compiti in classe” – in effetti si tratterebbe di compiti in aula! La classe è un’altra cosa – duri a morire, com’è noto, in una scuola altrettanto dura a cambiare! I nostri bamboli, costretti una tantum – almeno tre compiti a trimestre! Non so bene, ma una volta era così – a scrivere con la penna, entrano letteralmente in crisi! Anch’io entravo in crisi quando avevo a che fare con il compito in classe di italiano! Ma la mia crisi era tutta contenutistica, se possiamo dir così! La crisi in cui cadono i nostri bamboli non riguarda solo i contenuti, ma anche il “dramma” di dovere scrivere con la penna!!! E si tratta soprattutto di un dramma fisiologico, potremmo dire! Come si prende una penna, come si usa? In genere viene afferrata, spesso con la sinistra, pur senza essere mancini (il mancinismo è una “cosa seria”), e difficilmente con le prime tre dita della mano! Non so, ma credo che lo sforzo di tante diligenti maestre (i maestri sono una specie ormai in estinzione!) impegnate ad insegnare come si prende e si usa una penna sia stato sonoramente stroncato dal fatto che il nostro bambolo, appena uscito dall’aula, digita messaggini alla mamma, nel migliore dei casi, e/o all’amichetto/a per programmare i giochi del pomeriggio! Quindi, addio penna!!!

Ma torniamo al “pezzo” di Aluffi. Copio! “Rispetto alla scrittura al pc, scrivere a mano comporta più attività nell’area di Broca (del nostro cervello) e nel lobulo parietale inferiore, aree cerebrali coinvolte nella comprensione del linguaggio. Scrivere stimola il Sistema Reticolare Attivatore Ascendente (RAS) che dà priorità ai dati più rilevanti. Se attivato, stimola la corteccia cerebrale stimola l’attenzione”. La neuropsicologa Gabriella Bottini afferma: “Nello scrivere a mano, lo sguardo è puntato sulla mano che guida le penna sul foglio. La punta della penna è il luogo dove convergono sia l’atto motorio che l’atto visivo. Se scriviamo al computer, invece, la mano corre sulla tastiera ma lo sguardo è rivoto altrove, al monitor. Questa divergenza tra occhio e mano può penalizzare la memoria perché diminuisce quella che nel gergo dei neurologi chiamiamo integrazione multisensoriale”. Non sono un neurologo e capisco poco di tali affermazioni, ma capisco quanto le nuove generazioni rischiano di perdere! O stanno perdendo! Sono, comunque, da non sottovalutare.

Mah! Mi viene da pensare: che cosa direbbe oggi Platone? Lui che aveva tanto da criticare non solo stili, papiri e pergamene – la carta non c’era ancora – che cosa direbbe dei nostri computer? E’ infatti noto che non vedeva affatto di buon occhio la scrittura, che considerava un “farmacon”, un veleno, capace soltanto di irrigidire il pensiero! Menomale, però, che proprio la scrittura ci ha permesso di conoscere il suo pensiero! Cosa fatta, capo ha!

Concludendo! Sì al PC, ma… mai rinunciare alla penna!

Episodi di violenza nelle scuole

Episodi di violenza nelle scuole: i docenti vanno difesi dal MIUR. La FLC CGIL si costituirà parte civile

Roma 10 aprile – Gli episodi di violenza di cui, con drammatica frequenza, sono fatto oggetto i docenti sono eventi inammissibili che la FLC CGIL stigmatizza fermamente e che devono avere una risposta dalle pubbliche istituzioni. Perché, quando accadono fatti ed eventi drammatici come questi, significa che la solidarietà e la legittimità della istituzione scuola viene messa in discussione.

Ciò che accade mette in evidenza che drammaticamente viene meno la distinzione che pure fonda i sistemi dell’istruzione: da un lato la costruzione dei limiti educativi da parte delle famiglie che una volta, ma evidentemente non più oggi, consegnavano alle scuole bambini e adolescenti abituati al no e al rispetto delle regole; dall’altro lato la funzione centrale della scuola identificata correttamente e prioritariamente come agenzia di acquisizione dei saperi e della conoscenza e che contestualmente all’istruzione rafforza e consolida modelli educativi socialmente condivisi.

Se è così e se si deve prendere atto che la scuola è rimasto l’unico vero presidio educativo oltre che culturale del paese occorre, allora, soprattutto investire nella scuola, perché se si percepisce che essa non è centrale, la considerazione sociale viene meno e le conseguenze possono essere anche di questo tipo.

“Occorre anche attivare strumenti di difesa per il docente che poi sono quelli previsti dalla legge – dichiara Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL – il docente deve ricorrere al giudice, ma in una situazione straordinaria come quella di oggi, riteniamo che la scuola dell’autonomia debba costituirsi parte civile, come deve fare a mio avviso anche il sindacato, esattamente come avviene in situazioni di analoga emergenza dove esistono norme generali da far valere per cui serve un segnale prima di tutto culturale,  non trattandosi ormai più solo di fatti isolati”.

“Ma soprattutto va recuperato il prestigio delle istituzioni scolastiche, continua Sinopoli. Abbiamo iniziato a farlo con il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro la cui pre intesa è stata siglata a febbraio, dopo nove anni di vacanza, in cui abbiamo voluto inserire innanzitutto norme tese a superare le inconcepibili pretese della legge 107 di trasformare le nostre scuole in aziende, in costante competizione quasi mercatistica tra loro, e i docenti in meri funzionari e non educatori”.

Il contratto ha fatto un grande passo avanti proprio in materia di educazione delle nuove generazioni, introducendo il concetto di “comunità educante” nel quale si vuole far emergere il tratto “educativo” del sistema di istruzione coinvolgendo in questo compito tutto il mondo adulto che nella scuola opera: non solo la docenza, ma la dirigenza, il DSGA e tutto il personale ATA. Ma queste nuove linee di azione sono solo il punto di partenza perché si ripristini esplicitamente il patto educativo fra scuola e famiglia che una volta era implicitamente e socialmente accettato e che ora drammaticamente viene messo in questione da tali inaccettabili episodi.

Scontrino parlante per lo sconto «Dsa»

da Il Sole 24 Ore

La nuova detrazione per i soggetti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) potrà essere documentata anche con lo scontrino parlante che contiene il codice fiscale del soggetto portatore. È quanto emerge dal provvedimento delle Entrate del 6 aprile scorso che attua la norma introdotta dalla legge di Bilancio 2018 (articolo 1, comma 665, lettera a, legge 205/2017). Norma che prevede a partire dall’anno d’imposta 2018 (quindi con effetto dalla dichiarazione dei redditi che verrà presentata nel 2019) una detrazione del 19%, senza franchigia né tetti di spesa, per i soggetti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa).

Ma facciamo un passo indietro. La legge 170/2010 («Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico») elenca quattro tipologie di Dsa:

dislessia, ossia difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura;

disgrafia, ossia difficoltà nella realizzazione grafica;

disortografia, o difficoltà nei processi linguistici di transcodifica;

discalculia, una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell’elaborazione dei numeri.

Si tratta di quattro disturbi relativamente comuni, caratterizzati dalla limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana, pur in presenza di capacità cognitive adeguate ed assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali.

A partire dall’anno d’imposta 2018 i soggetti affetti da Dsa hanno diritto alla detrazione del 19% sulle spese sostenute:

per l’acquisto di strumenti compensativi e di sussidi tecnici e informatici (legge 170/2010) necessari all’apprendimento;

per l’uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento delle lingue straniere.

Sono detraibili le spese per l’acquisto di tutti gli strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria. Un’elencazione esemplificativa, ma non tassativa, si trova nelle linee guida allegate al decreto del Miur 5669/2011: sintesi vocale, registratore, programmi di video scrittura con correttore ortografico, calcolatrice, altri strumenti quali tabelle, formulari, mappe concettuali, etc.

Si considerano sussidi tecnici ed informatici le apparecchiature e i dispositivi basati su tecnologie meccaniche, elettroniche o informatiche, quali, ad esempio, i computer necessari per i programmi di videoscrittura, appositamente fabbricati o di comune reperibilità, preposti a facilitare la comunicazione interpersonale, l’elaborazione scritta o grafica, l’accesso all’informazione e alla cultura.

La detrazione spetta per le spese sostenute, a partire dal 1° gennaio 2018, dai soggetti con diagnosi di (Dsa), minorenni o anche maggiorenni, fino al completamento della scuola secondaria di secondo grado. Il contribuente può usufruire della detrazione anche se sostiene la spesa per un familiare con diagnosi di Dsa, a patto che si tratti di familiare fiscalmente a carico.

Per accedere della detrazione la diagnosi di Dsa deve risultare da un certificato rilasciato dal Servizio sanitario nazionale oppure da specialisti o strutture accreditati in base all’articolo 3, comma 1, della legge 170/2010. Il collegamento funzionale tra i sussidi e gli strumenti compensativi e il disturbo diagnosticato deve risultare dalla certificazione o da una prescrizione autorizzativa del medico.

Le spese, come anticipato, vanno documentate da fattura o scontrino fiscale parlante con il codice fiscale del soggetto affetto da Dsa e la natura del prodotto acquistato o utilizzato.

Mattarella conferisce il titolo di Cavaliere alla prof sfregiata con un coltello da un alunno

da Il Sole 24 Ore

Mattarella conferisce il titolo di Cavaliere alla prof sfregiata con un coltello da un alunno

Oggi tornerà a scuola – dove ha ripreso ad insegnare solo da pochi giorni, dopo un periodo difficile vissuto con sofferenza – da Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana la professoressa Franca Di Blasio, sfregiata con un coltello da un suo alunno lo scorso
febbraio, all’istituto Majorana-Bachelet di Santa Maria a Vico, nel Casertano.

A consegnare l’alta onoreficenza, conferita dal presidente della Repubblica Mattarella, è stata la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che aveva scritto al Capo dello Stato chiedendo un riconoscimento per la professoressa, «per l’impegno e l’amore profusi».

La prof di italiano e storia, con parole che avevano colpito molto dopo lo sfregio, un taglio lungo 10 centimetri in pieno volto, non aveva condannato il gesto ma si era chiesta dove
avesse sbagliato lei con quell’alunno. Un ragazzo di famiglia «più che benestante», spiega ora la preside dell’istituto, Maria Giuseppa Sgambato, non disagiata e in difficoltà economiche: «Il giorno dell’aggressione il ragazzo era appena tornato dalla settimana bianca». Ha trascorso un periodo in detenzione, ed è stato poi allontanato dalla comunità scolastica ed escluso dallo scrutinio finale, ora è affidato a una comunità.

«Si è trattato – ha detto Fedeli – di un atto grave. Noi come scuola abbiamo il dovere di educare al rispetto e alla non violenza, per questo è necessario rilanciare la funzione di
autorevolezza della scuola. Ma bisogna anche che le famiglie si assumano le proprie responsabilità». Per questo Fedeli ha parlato di «un patto di corresponsabilità: ciascuno deve fare la sua parte». La ministra ha poi invitato i docenti a far emergere i casi di violenza.

Dopo le tante notizie di aggressione da parte dei genitori, Fedeli rimarca che «un genitore che per primo non rispetta i docenti è un pessimo genitore».

Di Blasio ha ringraziato la ministra e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: «Lo Stato, le istituzioni e la scuola mi sono stati vicini in questa terribile vicenda. E’ stato un momento molto difficile, ma credo nell’istruzione scolastica perchè è il luogo dove nasce la democrazia. Sono quindi orgogliosa di farne parte e continuerò a educare i ragazzi». Ha
quindi annunciato di essere tornata in classe da qualche giorno: «E’ merito dei miei studenti, sono stati loro a cercarmi e l’ho fatto per loro, non volevo deluderli. Non è stato facile ricominciare ma mi è bastato vederli per rimettermi in moto. I ragazzi mi aspettavano – ha aggiunto – hanno festeggiato il mio rientro con un cartellone. Era un’atmosfera veramente familiare».

Anche i mattoncini Lego in campo per promuovere le «Stem»

da Il Sole 24 Ore

Anche i mattoncini Lego in campo per promuovere le «Stem»

Nell’ambito della maratona dedicata alle Stem organizzata dal Comune di Milano da oggi fino al 13 aprile previsto uno spazio ad hoc per i mattoncini Lego. Grazie a “Bricks 4 kidz” che usa le costruzioni e la robotica per promuovere la diffusione delle discipline tecnico-scientifiche e delle nuove tecnologie digitali.

Bricks 4 kidz
Nato in Florida nel 2008 – durante l’amministrazione Obama che ne ha fatto uno strumento per abbattere il gender gap nelle discipline collegate alla scienza e alla tecnologia -, Bricks 4 kidz ri rivolge ai ragazzi fra i 3 e i 15 anni. E si basa sui “Project Kit”, mix specifici di parti ed elementi tecnici Lego – con i quali creare fino a 250 modelli motorizzati su tre livelli di difficoltà. A disposizione decine di percorsi di approfondimento didattico che spaziano dall’astronomia alla biologia, dalla fisica alla matematica, dall’architettura alla geografia, dalla storia all’ingegneria: proviamo a immaginare la differenza fra studiare in modo teorico il sistema solare e costruire con le proprie mani un modello di orbita terrestre o fra studiare le leggi della fisica e comprenderle realizzando le attrazioni di un parco divertimenti…

Gli obiettivi
«Costruire con i nostri “Project Kit” aiuta i bambini a processare e assimilare le informazioni, unendo la logica e il ragionamento al gioco e all’immaginazione” – afferma Cinzia Loiodice, country manager di Bricks 4 Kidz Italia –. Uno degli obiettivi che ci poniamo, inoltre, è di generare interesse verso le materie Stem. fin dall’infanzia, e contrastare così il drammatico calo di iscrizioni alle facoltà scientifiche dei nostri ragazzi, con il rischio di un ingresso lungo e travagliato nel mercato del lavoro». Bricks 4 kidz ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale, tra cui quello della rivista americana Entrepreneur Magazine che nel 2016 e 2017 ha premiato l’azienda per il miglior programma per lo sviluppo e la crescita dei ragazzi.

Pensioni, dal 2019 anche a 71 anni. Ecco chi dovrà attendere così tanto

da Orizzontescuola

Pensioni, dal 2019 anche a 71 anni. Ecco chi dovrà attendere così tanto

di redazione

Nella circolare n. 62 del 4 aprile 2018 l’INPS ha indicato, per ogni tipologia di lavoratori, i requisiti richiesti dal 1° gennaio 2019, per la riscossione dell’assegno di pensione.

I requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia, alla pensione anticipata e alla pensione di anzianità con il sistema delle c.d. quote sono stati adeguati agli incrementi della speranza di vita, come previsto dal decreto 5 dicembre 2017, ed entreranno in vigore dal 1° gennaio 2019.

67 ANNI DI ETA’ DAL 1° GENNAIO 2019

Così, per ottenere la pensione di vecchiaia, nel periodo 1° gennaio 2019 – 31 dicembre 2020 bisognerà avere almeno 67 anni di età. E già il record è agli occhi di tutti abbastanza negativo.

Ma c’è di più.

Prosegue infatti la circolare INPS “Con riferimento ai soggetti il cui primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996, l’adeguamento all’incremento della speranza di vita previsto dal decreto in parola deve altresì applicarsi al requisito anagrafico previsto dall’articolo 24, comma 7, della legge n. 214 del 2011, che consente l’accesso alla pensione di vecchiaia con un’anzianità contributiva minima effettiva di cinque anni e che, dal 1° gennaio 2019, si perfeziona al raggiungimento dei 71 anni.”

CHI DEVE ATTENDERE I 71 ANNI

Si tratta di coloro che avranno meno di 20 anni di contributi, ma almeno 5, con il primo accredito avvenuto dopo il 1996. Questi lavoratori dovranno attendere 71 anni per avere la pensione.

SITUAZIONE INSOSTENIBILE

Una situazione insostenibile agli occhi dei lavoratori, che chiedono una modifica urgente alla Legge Fornero. Il M5S ha elaborato un coefficiente di usura per permettere ai lavoratori che svolgono lavori usuranti di lasciare prima il lavoro. Pensione, diritto di precedenza a chi fa lavori usuranti. Ecco il coefficiente di usura secondo il Movimento 5 stelle

Per Cottarelli abolire legge Fornero costerebbe 15 miliardi l’anno, difficile trovare coperture

La circolare INPS del 4 aprile 2018 su

  • Pensioni di vecchiaia
  • pensione anticipata
  • Pensione anticipata per i lavoratori precoci
  • Pensione di anzianità con il sistema “quote”

Pensioni, i requisiti. A 67 anni dal 1° gennaio 2019, la nota INPS con tabelle

Esami Maturità 2018, domanda dirigenti scuole primo grado sino al 20 aprile. Pubblicato il modello

da Orizzontescuola

Esami Maturità 2018, domanda dirigenti scuole primo grado sino al 20 aprile. Pubblicato il modello

di redazione

Il Miur, con nota n. 6078 del 6 aprile 2018, ha fornito indicazioni in merito alla presentazione della domanda, in qualità di Presidente di Commissione d’esame di Maturità, da parte dei dirigenti scolastici delle scuole secondarie di primo grado e degli istituti comprensivi, dopo che la Circolare n. 4537 del 16/03/2018 aveva negato loro tale possibilità, alla luce di quanto previsto dal D.lgs. n. 62/2017.

Esami Stato II grado, domanda Dirigenti scuole primo grado dal 9 al 20 aprile. Ecco le condizioni, nota Miur

Pubblichiamo il modello di domanda, che i suddetti dirigenti devono utilizzare, e ricordiamo la tempistica e le condizioni per poter presentare l’istanza.

TEMPISTICA

La domanda va presentata, tramite posta certificata o consegnata a mano, all’USR della Regione competente per territorio, tra il 9 e il 20 aprile 2018.

CONDIZIONI NECESSARIE ALLA PRESENTAZIONE DELL’ISTANZA

I dirigenti scolastici suddetti, per poter presentare domanda di partecipazione, devono essere in possesso dell’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria e devono dichiarare quanto segue:

  • che sarà garantito il regolare svolgimento dell’esame di Stato di primo ciclo nella scuola di titolarità e/o di reggenza, individuando un docente collaboratore che lo sostituisca;
  • che il collaboratore è in possesso dei seguenti requisiti:

– essere docente di scuola secondaria;

– non essere docente di classe terza di scuola secondaria di primo grado, perché già componente di diritto della commissione d’esame;

– aver già svolto la funzione di Presidente di commissione per l’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione.

Possono, inoltre, presentare domanda i dirigenti che dichiarino (in alternativa alle succitate dichiarazioni) di poter concludere le operazioni di svolgimento dell’esame di Stato di I grado, nella scuola di titolarità e/o di reggenza, prima dell’avvio delle procedure relative all’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.

MODELLO

Come suddetto, pubblichiamo il modello di domanda diramato dal Miur.

Modello domanda partecipazione

Circolare n. 4537 del 16/03/2018

Violenze contro i docenti: ci sono già 50mila firme

da La Tecnica della Scuola

Violenze contro i docenti: ci sono già 50mila firme

Famiglie ‘liquide’ rovina-giovani, già dalla puntualità dei figli a scuola

da La Tecnica della Scuola

Famiglie ‘liquide’ rovina-giovani, già dalla puntualità dei figli a scuola

Concorso docenti abilitati 2018, quando si svolgeranno le prove orali?

da La Tecnica della Scuola

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Rapporto di Autovalutazione: parte la sperimentazione nelle scuole dell’infanzia

da La Tecnica della Scuola

Rapporto di Autovalutazione: parte la sperimentazione nelle scuole dell’infanzia

Prove Invalsi 2018, materiali per la scuola secondaria di II grado

da La Tecnica della Scuola

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Rinnovo contrattuale, NoiPA fornisce alcuni chiarimenti

da La Tecnica della Scuola

Rinnovo contrattuale, NoiPA fornisce alcuni chiarimenti

La continuità nel primo ciclo: se i docenti operano da ‘separati in casa’

da Tuttoscuola

La continuità nel primo ciclo: se i docenti operano da ‘separati in casa’ 

Da sempre la psicologia dell’età evolutiva segnala ai docenti l’importanza di seguire gli allievi nel loro sviluppo, monitorando gli indicatori della crescita in modo che il cammino formativo non subisca intralci ed abbia uno svolgimento tranquillo e proficuo.

Assumendo il punto di vista dell’apprendimento, i vari gradi scolastici terranno in considerazione le caratteristiche personali e sociali dei discenti, utilizzando i contenuti per segnare le varie tappe di maturazione e consegnando ad ognuno di loro gli obiettivi da raggiungere. La nostra scuola tuttavia ci presenta strutture piuttosto rigide, pronte ad entrare in conflitto fra di loro ogni volta che si passa da un grado all’altro.

Si pensi all’acceso dibattito per collocare la scuola media appena introdotta nel quadro dell’istruzione obbligatoria, in cui la formazione generale avveniva attraverso una gamma di discipline autonome, allontanandosi dall’idea che fosse il maestro unico a continuare a fornire i rudimenti del sapere. La generalizzazione della scuola dell’infanzia inoltre ha influito sull’apprendimento stesso facendo mutare i modi e i tempi per il conseguimento dei risultati formativi.

Proprio per determinare un più organico collegamento tra questi due segmenti è giunta la riforma della scuola primaria non solo con i programmi, ma con un’organizzazione del team docente che accentuava la dimensione “predisciplinare”,  che andava già oltre alle così dette abilità di base.

Sembrava che il nostro sistema avesse raggiunto un più moderno equilibrio, ma la politica ha reintrodotto un unico docente nelle classi della primaria, lasciando aperti molti problemi di carattere didattico e organizzativo che la “buona scuola” non è riuscita a sanare e che in parte sono stati risolti con l’intervento degli enti locali commisurati alla scelta delle famiglie per quanto riguarda i tempi di frequenza. Non è facile, soprattutto nei territori più disagiati, per l’utenza andare continuamente alla ricerca, nel giro di pochi anni, delle scuole che più interessano, senza contare le difficoltà che i bambini incontrano nei vari passaggi.

Si sa che gli “istituti comprensivi” sono nati proprio per agevolare la fruizione del servizio scolastico dove vi fossero distanze troppo alte per raggiungere le diverse sedi, ma la loro diffusione, che ha assunto via via un valore pedagogico e didattico, è ancora a macchia di leopardo, ed anche là dove sono costituiti, i vari gruppi docenti funzionano spesso da “separati in casa”, rendendo difficile la collaborazione e l’efficacia degli interventi.

Un elemento di chiarezza è stato introdotto dalle indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo nel 2012, impostate proprio sulla continuità dello sviluppo e del curricolo, in relazione ad un profilo di studente in uscita dopo 11 anni di scolarità.

Stabilizzazione dell’organico e diritti degli alunni

da Tuttoscuola

Stabilizzazione dell’organico e diritti degli alunni 

La stabilizzazione degli organici del personale docente, cioè la trasformazione di tutti i posti dell’organico di fatto in organico di diritto, costituisce il punto di massima divergenza tra la filosofia sindacale e quella ministeriale.

Il sindacato chiede, come è comprensibile, disposizioni amministrative e legislative per ottenere la massima tutela degli interessi del personale. Ci si stupirebbe del contrario.

La presa di posizione della Uil-scuola, di cui riferiamo in altra notizia, va proprio in questa direzione di stabilizzazione completa dell’organico di fatto in organico di diritto, indicando puntualmente i limiti della recente definizione dell’organico di diritto per il 2018-19.

Più posti stabili vogliono dire un maggior numero di posti per le immissioni in ruolo e per i trasferimenti degli insegnanti, nonché il contenimento o il superamento completo del precariato.

La filosofia del ministero (o, meglio, dei ministeri) è quella di contenere la spesa di questa operazione, mediando e cercando di contenere i costi dell’operazione.

Interessi del personale e interessi dell’erario: i due poli divergenti delle filosofie del sistema.

Ma la vera azione amministrativa e politica – la filosofia degli organici – dovrebbe essere un’altra: la piena tutela dei diritti dell’utenza.

La stabilizzazione degli organici vuol dire maggiore continuità didattica, superamento dell’odioso carosello degli insegnanti ad ogni inizio d’anno scolastico; vuol dire (o dovrebbe dire) personale docente selezionato e, forse, più qualificato.

Il centro, costante ed esplicito, dell’azione politica e amministrativa dell’istruzione dovrebbe essere sempre e prima di tutto, l’alunno e i suoi diritti, costituzionalmente protetti, che non dovrebbero mai essere posposti ad altri interessi, che siano di singole categorie o relativi a logiche di bilancio.

Purtroppo non è quasi mai così.