Ancora Sorrentino…

Ancora Sorrentino…

di Antonio Stanca

In questi giorni si è tornato a parlare di Paolo Sorrentino poiché imminente è l’uscita di un altro suo film, Loro, nel quale il regista ripercorre la storia, la vita di Silvio Berlusconi riprendendo quel tono canzonatorio che è stato di altri suoi film dove si procede alla denuncia, all’accusa dei vizi, dei difetti di personaggi noti, alla rivelazione delle gravi verità nascoste dietro grandi apparenze, alla rappresentazione dello stato di crisi, di fallimento nel quale sono precipitate oggi tante istituzioni.

L’atteggiamento dell’investigatore riguardo a quanto succede sembra voler assumere Sorrentino in molti lavori che vanno dal cinema alla televisione, alla produzione narrativa.

Ha quarantotto anni, è nato a Napoli nel 1970 e molto ha fatto. A poco più di vent’anni ha lasciato di studiare per lavorare negli ambienti del cinema, prima come aiuto nelle sceneggiature e nelle regie e poi per conto proprio fino a giungere a successi quali La grande bellezza del 2013, film che gli procurerà riconoscimenti estesi anche in ambito internazionale e nel quale viene rappresentata la difficile condizione vissuta da un noto scrittore che non riesce più a sentirsi ispirato, a scrivere, che si è messo alla ricerca della perduta scrittura, della sua “grande bellezza”, in una Roma dove, invece, finisce tra i bagordi di vecchie e nuove amicizie e dove solo alla fine gli sembrerà di avvertire l’ispirazione per un nuovo romanzo.

Il film, i molti premi ricevuti, faranno di Sorrentino un regista noto anche all’estero. Fama che gli verrà confermata nel 2015 dal secondo film in lingua inglese, Youth-La giovinezza, dove il regista fa vedere due vecchi amici che s’incontrano dopo molto tempo e si soffermano a parlare dei loro tempi passati, della loro giovinezza. Sono addolorati perché è un bene che hanno perso, che è finito, ed uno di loro in particolare rimpiange quei tempi perché con essi è finita la sua attività di compositore, nella quale tanto aveva creduto.

Anche per questo film ci saranno molti riconoscimenti ed altri ancora verranno per The Young Pope, una miniserie televisiva composta da dieci episodi e realizzata da Sorrentino nel 2016. In essa egli ripercorre la vita e l’opera di papa Pio XIII (cardinale italo-americano Lenny Belardo), eletto dal conclave quando era ancora giovane, il cardinale più giovane che, gli altri, eleggendolo, avevano pensato che fosse così fragile da poter ricondurre alle proprie volontà e ambizioni. Ma, nonostante la sua età, Pio XIII si rivelerà capace di frenare ogni pretesa dei suoi subalterni, di controllare ogni loro movimento, di scoprire ogni loro trama. Nella rappresentazione di quanto di oscuro, di segreto, di losco avviene nei palazzi del Vaticano si trasforma The Young Pope, nel ritratto di un papa insolito perché astuto, viziato, dedito più alle cose del mondo che a quelle di Dio, di un papa che discute di Dio, che non è sicuro della sua esistenza e che è convinto che Dio vuole, giustifica il peccato se commesso dal suo rappresentante sulla terra, cioè dal papa.

Un’altra situazione di crisi, di fallimento vuole rappresentare Sorrentino con questo film, un’altra volta vuole indicare i guasti che si nascondono dietro le apparenze, vuole provare che neanche la Chiesa ne è rimasta immune.

Un romanzo avrebbe egli ricavato da questo film e lo avrebbe pubblicato nel 2017 dopo due altri, Hanno tutti ragione del 2010 e Gli aspetti irrilevanti del 2016. Il romanzo s’intitola Il peso di Dio (Il Vangelo di Lenny Belardo) ed è uscito presso Einaudi nella serie “Stile Libero Big”. E’ una trasposizione del film, dei suoi ambienti torbidi, dei suoi personaggi rotti ad ogni nefandezza, ed è un’altra prova che Sorrentino oltre a sceneggiatore e regista sa essere pure scrittore. «Pigro nei movimenti del corpo ma superattivo in quelli della mente…», ha egli dichiarato di essere in un’intervista rilasciata a Giovanni Minoli.

Molto ha fatto e molto ha intenzione di fare perché è convinto di avere molto da dire riguardo ai tempi nei quali si è trovato a vivere. Tempi di crisi di tutto quanto è giunto dal passato, di fine, di fallimento di ogni valore costituito, di ogni regola, di ogni principio tramandato e questa situazione che si è creata, quest’atmosfera che si è definita vuole mostrare Sorrentino sia con i film sia con i libri. La sua, però, non è una polemica, egli non prende posizione in nome di realtà, di verità diverse da quelle constatate, non vede la modernità come un problema da risolvere ma la riporta negli aspetti che ha assunto, in quelli evidenti e in quelli nascosti, la fa vedere per intero e lascia a chi assiste ai suoi film o a chi legge i suoi libri la libertà di pensare.

Questo è il compito che si propone di svolgere Sorrentino con le sue opere ma questo è anche il suo limite giacché un intellettuale, in questo caso un autore, in qualunque senso o modo si esprima non può ridursi alla registrazione, anche se trasfigurata, del problema o dei problemi rilevati ma deve assumere una posizione, deve saper indicare una via da seguire. Non può arrendersi come chiunque altro, non può rimanere nella crisi ma deve sollevarsi su di essa in nome di quanto il suo talento gli suggerisce che possa servire a superarla. Sorrentino non lo fa perché pensa che sia inutile, che il male sia tanto dilagato da non poter essere contenuto. Rimane, quindi, nella condizione dello spettatore e a questa invita chi lo vede o lo legge.

Lo spettacolo, a volte comico, preferisce al suo grave significato.

Gli alunni con DSA nell’a.s. 2016/2017

  • Gli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nell’a.s. 2016/2017

Sono complessivamente 254.614 le alunne e gli alunni delle scuole italiane di ogni ordine e grado con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), pari al 2,9% del totale della popolazione studentesca dell’anno scolastico 2016-2017.

È quanto emerge dalla pubblicazione dedicata agli “Alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nell’a.s. 2016/2017”, pubblicata sul sito del MIUR e curata dall’Ufficio Statistica e Studi.

La percentuale più alta di alunne e alunni con DSA si trova nella scuola secondaria di I grado: sono il 5,40% dei frequentanti, contro il 4,03% della secondaria di II grado e l’1,95% della primaria. Le scuole dell’infanzia hanno trasmesso dati riguardo a casi sospetti di disturbi specifici dell’apprendimento: si tratta di un numero esiguo, 774 bambine e bambini nel 2016/2017, pari allo 0,05% del totale dei frequentanti.

A livello territoriale, le alunne e gli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento sono maggiormente presenti nelle regioni del Nord-Ovest (4,5% sul totale della popolazione studentesca), seguite dalle regioni del Centro (3,5%), del Nord-Est (3,3%) e del Sud (1,4%). I valori più elevati si rintracciano in Liguria (4,9%), Valle d’Aosta (4,8%), Piemonte e Lombardia (entrambe 4,5%). Le percentuali più basse, invece, si rilevano in Sicilia (1,1%), Campania (0,9%) e Calabria (0,7%).

Il disturbo mediamente più diffuso è la dislessia (42,5% delle certificazioni), anche se più disturbi possono coesistere in una stessa persona. Seguono le certificazioni per la disortografia (20,8%), quelle per la discalculia (19,3%) e quelle per la disgrafia (17,4%).

Dal 2010-2011 al 2016-2017 si osserva, infine, una notevole crescita delle certificazioni di DSA dovuta all’introduzione della legge 170 del 2010 grazie alla quale la scuola ha assunto un ruolo di maggiore responsabilità nei confronti delle alunne e degli alunni con questi disturbi, con più formazione per il corpo docente e una sempre maggiore individuazione dei casi sospetti.

Vinitaly 2018

Scuola, il MIUR a Vinitaly 2018 con il Concorso enologico per Istituti agrari e l’hackathon “Wine Tech”

(Martedì, 17 aprile 2018) Un premio per le migliori produzioni vitivinicole delle scuole che hanno partecipato al “4° Concorso enologico Istituti agrari d’Italia”. E ilprimo hackathon “Wine Tech”: una maratona progettuale per 50 studentesse e studenti provenienti da dodici scuole di altrettante città italiane, che lavoreranno insieme a mentori ed esperti con l’obiettivo di creare nuovi modelli, soluzioni, prototipi per tutta la filiera del vino.
Queste le iniziative che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha messo in campo in occasione della 52ma edizione di Vinitaly, a Verona, il 17 e il 18 aprile.

L’ hackathon “Wine Tech”
“Wine Tech” è il primo hackathon nazionale rivolto alle Scuole enologiche d’Italia e agli Istituti agrari. L’evento è stato organizzato partendo dall’esperienza maturata nel corso di altri eventi di carattere nazionale e internazionale sul cibo, l’acqua e l’alimentazione.
L’iniziativa sarà anche occasione per raccontare e dare centralità a tutte le “buone pratiche” delle Scuole enologiche italiane che hanno sviluppato progetti innovativi anche attraverso la didattica digitale.

Tra le diverse attività di orientamento e formazione per le studentesse e per gli studenti partecipanti, sono previsti incontri con rappresentanti istituzionali e del mondo del lavoro che operano nel settore del vino e che stanno investendo molto sull’innovazione tecnologica.

Premiazione del “4° Concorso enologico Istituti agrari d’Italia”
Domani, mercoledì 18 aprile, sempre nell’ambito di “Vinitaly”, saranno premiati gli Istituti agrari partecipanti al 4° concorso enologico, indetto e organizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, in collaborazione con il MIUR e con il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (CREA).
Il concorso, destinato agli Istituti Tecnici del Settore tecnologico, Indirizzo Agraria, Agroalimentare e Agroindustria e agli Istituti Professionali del Settore servizi, Indirizzo Servizi per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale, ha l’obiettivo di evidenziare le migliori produzioni vitivinicole, sensibilizzando le istituzioni scolastiche verso livelli qualitativi sempre maggiori, stimolando l’innovazione didattica e promuovendo la conoscenza della loro produzione enologica.

Saranno premiati i vini a “Denominazione di origine controllata e garantita” (D.O.C.G.), a “Denominazione di origine controllata” (D.O.C.), a “Indicazione geografica tipica” (I.G.T.) e i vini “Spumanti di qualità” (V.S.Q.), prodotti nelle vendemmie 2017, 2016, 2015, 2014 e 2013 direttamente dalle scuole.
Ogni vino in concorso è stato valutato da due commissioni diverse incaricate di selezionare tutti i vini attribuendo un punteggio in centesimi. Saranno premiati ex aequo quelli che avranno raggiunto o superato il punteggio di 80/100.

Scuole partecipanti a Wine Tech:
ISISS “Agostino Nifo” di Sessa Aurunca (CE).

ITS “Ignazio Calvi” di Finale Emilia (MO).
ISIS “De Sanctis-D’Agostino” di Avellino, che presenterà la sua buona pratica “Irpinia terra di mezzo”: brand, design & packaging del prodotto attraverso il digitale applicato alla didattica, con stampanti 3D utilizzate per progettare una bottiglia e un’etichetta, e condivisione del progetto sulla piattaforma Edmodo.
IIS “Niccolò Pellegrini” di Sassari.
IIS “Carrara-Nottolini-Busdraghi” di Lucca.
IIS “Celso Ulpiani” di Ascoli Piceno, che presenterà le sue buone pratiche relative al progetto “Produzione algale con CO2 prodotta dalla fermentazione del mosto”. L’obiettivo è abbattere le emissioni di CO2 (prodotta in elevate quantità in seguito ai processi di fermentazione del mosto) nelle cantine attraverso l’allevamento algale. Nello specifico viene allevata la Dunaniella salina, microalga che cresce nei grandi laghi dell’Australia, in grado di consumare grandi quantità di CO2.
IISS “Caramia-Gigante” di Locorotondo-Alberobello (BA), che presenterà la sua App Wine@ssistant per la gestione ecosostenibile della Cantina. L’App si propone di diventare anche un manuale multimediale a sostegno della didattica negli Istituti agrari con articolazione di Viticoltura ed Enologia.
ISIS “Paolino D’Aquileia” di Cividale del Friuli (UD), con il progetto “Orange wine”: utilizzo delle buone pratiche digitali nella presentazione di un elaborato relativo alle tecniche di vinificazione utilizzate per la produzione di vini bianchi macerati.
ITA “Emilio Sereni” di Roma, che presenterà il progetto Horta program. Una soluzione innovativa per intervenire sulle epidemie e ridurre il numero di trattamenti fitosanitari e rischi connessi attraverso un portale che utilizza i modelli previsionali. L’uso dei modelli Vite.net consente di raggiungere obiettivi generali come la difesa guidata integrata, permette di calibrare modelli previsionali, introduce strumenti tecnologici, consente di attuare l’agricoltura sostenibile così da migliorare le performances economiche.
IIS “Giuseppe Bonfantini” di Novara.
IISS “Umberto I” di Alba (CN), che presenterà la sua buona pratica relativa a “Didattica laboratoriale e innovazione in vigneto”. Nel modulo “Viniveri” del progetto è stato testato il vigneto di Nebbiolo. Sono state rilevate le varie fasi fenologiche e le sintomatologie delle crittogame; è stata effettuata la mappatura del suolo per rilevare la differenza di temperatura ai diversi livelli di quota; sono stati posizionati i sensori a infrarossi per valutare l’efficienza fotosintetica e correlarla ai dati fisiologici per valutare lo stato di stress della pianta e l’epoca ottimale di raccolta. In ultimo sono stati posizionati i localizzatori sui trattori, rilevando il numero di passaggi, il volume di acqua utilizzata per i trattamenti fitosanitari e la sicurezza sul lavoro.
ISISS “Giovanni Battista Cerletti” di Conegliano (TV), che presenterà “La sostenibilità in vigneto” , progetto che valorizza le buone pratiche in vigneto per una produzione integrata e sostenibile, approfondendo il tema delle malattie fungine e dei fitofagi e migliorando la fertilità del suolo.

Invalsi, il test si fa su pc: ma dal Centro Italia terremotato alle isole mancano computer e connessione

da Il Fatto Quotidiano

Invalsi, il test si fa su pc: ma dal Centro Italia terremotato alle isole mancano computer e connessione

Laboratori sguarniti e senza copertura di rete: dalla Sicilia alle zone che hanno subito il sisma i problemi per gli studenti di terza media che devono affrontare la prova sono più o meno uguali. E le scuole si arrangiano come possono: c’è chi ha portato le macchine da una scuola all’altra; chi ha chiesto ai ragazzi di portarsele da casa e chi ha scelto di appoggiarsi alle strutture universitarie

Scuole con “bollino” eTwinning, l’Italia fa il pieno in Ue

da Il Sole 24 Ore 

Scuole con “bollino” eTwinning, l’Italia fa il pieno in Ue

di Al. Tr.

Dei 1.211 istituti scolastici europei premiati da Bruxelles con il nuovo titolo di “Scuola eTwinning” il 20%, ovvero, 224, sono italiani, un record in tutta l’Unione. Lo comunica l’unità nazionale italiana per i gemellaggi elettronici, spiegando che il riconoscimento è stato introdotto nel 2017 per valorizzare la partecipazione, l’impegno e la dedizione non solo dei singoli docenti eTwinning, ma anche dei dirigenti scolastici e dei team di insegnanti all’interno della stessa scuola. La procedura di candidatura per il Certificato è iniziata a dicembre 2017 e si è chiusa a marzo 2018.

Italia leader Ue nei gemellaggi elettronici
Questo record , sottolinea l’unità nazionale eTwinning «conferma il nostro paese come uno tra i più attivi della community eTwinning e costituisce, di fatto, anche un’importante certificazione della qualità di insegnamento delle nostre scuole». Le Scuole eTwinning sono infatti riconosciute come modello di riferimento in numerosi ambiti della didattica hi-tech, tra i quali pratica digitale, eSafety, approcci creativi e innovativi alla pedagogia, promozione dello sviluppo professionale continuo del personale, promozione di pratiche di apprendimento collaborativo con personale e studenti. Insieme al titolo, ogni istituto premiato riceverà uno “school pack” contenente un badge digitale visibile in eTwinning Live, un certificato digitale scaricabile da ogni singolo eTwinner dell’istituto, la pubblicazione nella lista ufficiale delle Scuole eTwinning sul portale europeo dedicato ai gemellaggi elettronici , ma anche una lettera ufficiale di congratulazioni dalla Commissione europea e una targa.
Qui la lista delle scuole italiane che hanno ottenuto il titolo
Qui l’elenco completo di tutti gli istituti premiati a livello europeo

Un ragazzo su tre testimone di atti di bullismo

da Il Sole 24 Ore 

Un ragazzo su tre testimone di atti di bullismo 

Un ragazzo su tre afferma di aver assistito personalmente ad atti di bullismo, quasi il 90% degli studenti pensa sia un fenomeno molto diffuso all’interno delle scuole e il 42% pensa che sia la scuola il contesto nel quale maggiormente si faccia uso della violenza. Sono alcuni dei dati del questionario sulla percezione mafiosa e antiviolenza condotto dal Centro Pio La Torre tra oltre 2500 studenti che hanno partecipato al Progetto educativo antimafia e antiviolenza promosso per l’undicesimo anno dal Centro Studi.

Il 93,24% degli studenti della scuola secondaria di secondo grado coinvolti nell’indagine asserisce che il bullismo è un comportamento aggressivo o vessatorio, tenuto continuativamente da un singolo o da un gruppo ai danni di uno più soggetti percepiti come più deboli. Il 6,76% degli studenti, invece, nonconcorda con tale affermazione.

Il dettaglio dei risultati dell’indagine sarà presentato domani, mercoledì 18 aprile,alle ore 10.30, nella sede nazionale dell’Fnsi, in una conferenza stampa indetta da Centro Pio La Torre, Federazione nazionale della stampa italiana e Articolo 21.

Ad illustrare i risultati saranno Vito Lo Monaco, presidente del Centro studi Pio La Torre, Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21, e alcunicomponenti del Comitato scientifico del Centro Pio La Torre che ha coordinato il questionario. Durante la conferenza sarà distribuito il numero speciale della rivista ASud’Europa con i commenti all’indagine da parte dei docenti universitari del comitato scientifico e dei docenti e alunni delle scuole partecipanti al progetto. La rivista sarà disponibile anche online sul sito www.piolatorre.it.

Superponte, dal 25 aprile per gli studenti possibile “salto in lungo” per oltre 10 giorni di vacanza

da Il Sole 24 Ore 

Superponte, dal 25 aprile per gli studenti possibile “salto in lungo” per oltre 10 giorni di vacanza

Sono tantissimi gli studenti che già da tempo hanno adocchiato il calendario per cogliere al volo un’occasione decisamente ghiotta: quella di farsi più di 10 giorni di vacanza usando soltanto due festività importanti. Peraltro imminenti. Si tratta del 25 aprile, in cui si celebra
la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, e quello del Primo maggio, festa del lavoro. Ma si può anche arrivare a quasi due settimane di stop, visto che per il 2 e il 3 maggio è previsto
uno sciopero del personale docente e del personale Ata.

Come avranno potuto osservare gli specialisti della “programmazione” delle vacanze, il 25 aprile cade di mercoledì e il Primo maggio di martedì. Quindi, prendendo soltanto pochi
giorni di vacanza è possibile lasciare la scuola da sabato 21 aprile e far ritorno sui banchi mercoledì 2 maggio, con una interruzione di ben 10 giorni. Cosa non da poco. Ma se da una
parte è bene ricordare che sono state poche le scuole che hanno dato luce verde al superponte 25 aprile-1° maggio, non si può dimenticare che la chiusura delle stesse per lunedì 30 aprile è stata decisa da 14 territori (Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Friuli V.G., Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Trentino Alto Adige e Umbria).

Poi, come accennato, se dovesse essere confermato lo sciopero del personale Ata e di quello docente indetto dall’Anief per il 2 e 3 maggio, allora addirittura il periodo di ponte potrebbe
allungarsi fino a lunedì 7 maggio, posto che forse soltanto in pochi eroi vorranno varcare il portone della scuola venerdì 4 maggio.

Violenza contro docenti, base genitoriale carente. Cosa può fare la scuola?

da Orizzontescuola

Violenza contro docenti, base genitoriale carente. Cosa può fare la scuola?

di Giuseppe Lavenia

Abbiamo appreso dalle cronache di più casi di violenza agiti dai ragazzi contro i docenti, documentati con video e postati sui social. Senza dubbio, l’abuso delle tecnologie è concausa dell’urgenza che sta alla base dello spettacolarizzare anche episodi come quelli che ci hanno riportato i media ma non possiamo limitarci a vedere questo fenomeno come il principale imputato di questi atti.

L’analisi ha bisogno di un respiro più ampio e di qualche premessa.

Tutto, a mio avviso, parte sempre dall’esempio pratico da cui siamo stimolati fin dalla tenera età. Esempio che però pare essere osservato dai ragazzi in modo sfocato quando non è del tutto assente o diseducativo. Noi, adulti ed educatori, stante così le cose, dobbiamo fare i conti con il fatto che il concetto di distanza sta assumendo sfumature diverse, con differenti valenze.

Rispetto a qualche anno fa, gli adolescenti sono più distanti dai genitori e viceversa. In che senso? I ragazzi sono più avvezzi degli adulti all’uso dei nuovi mezzi tecnologici a disposizione: qui sta un primo concetto di distanza, quella digitale, che genera di conseguenza quella relazionale. Tanto che mano a mano si allarga la forbice di questo gap, inconsapevole o per la difficile gestione da parte di chi ha un ruolo educativo, il corpo e le emozioni perdono il loro valore comunicativo. La grammatica emotiva, infatti, è pressoché assente e il corpo è come se diventasse un contenitore senza parole per esprimere l’aggressività che via via si accumula nell’impotenza del sapere dire come si sta. O nel disinteresse percepito nel silenzio di chi circonda i ragazzi con il non chiedere loro “come stai?”, “come hai passato la tua giornata (anche online)?”.

L’aggressività, però, può esprimersi sia in termini negativi (facendo del male a qualcun altro, oltre che a se stessi) o positivi (canalizzandola verso attività costruttive, come attività di volontariato, gestione di una leadership positiva…). Come si fa a trasformarla? Cosa possono fare gli adulti? Facciamo un esempio: un ragazzo torna a casa da scuola e lamenta ai genitori una divergenza di vedute o una restrizione impostagli dall’insegnante. Il genitore, allora, anziché accorciare la distanza relazionale con il ragazzo cercando di capirne il confine, la veridicità della sua narrazione, indirizzandolo all’empatia e al pensiero critico, agisce attaccando il docente. Quindi, senza nemmeno parlare con il professore. Il problema, anziché avere una soluzione responsabile, dunque si trasforma in una distanza che delegittima tutti gli attori coinvolti.

I docenti hanno molto chiaro il fatto che la base genitoriale è piuttosto carente, e che non sono loro a dovere colmare quel vuoto nei ragazzi. Cosa possono fare, allora? Senza volere dare ricette, perché ogni caso è a sé, credo che si debba riprendere in mano la grammatica emotiva anche sui banchi di scuola e non solo in famiglia.

La docente di Bologna che manda sulla chat della classe un messaggio della buona notte ai ragazzi per insegnare loro una nuova parola ci dice ancora una volta che le nuove tecnologie possono essere usate anche in una direzione diversa. Abbiamo bisogno di trasmettere il significato di ogni singola emozione, di coglierne le sfumature, di parlare, anche attraverso l’uso di immagini che possano evocarle.

Registro elettronico: privacy, sicurezza, firma digitale. Contributi per chiarirne la regolarità normativa e funzionale

da Orizzontescuola

Registro elettronico: privacy, sicurezza, firma digitale. Contributi per chiarirne la regolarità normativa e funzionale

di redazione

(A cura della ConferenzaDIrigentiSCOlastici della Provincia di Pisa) – L’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni è considerata indispensabile per il rispetto dei principi di economicità, di efficacia, d’imparzialità, di pubblicità dell’azione amministrativa (art. 1, comma 1, della l. 7 agosto 1990, n. 241). L’art. 3 bis della stessa l. 241/1990 (introdotto dall’art. 3, comma 1, l. 11 febbraio 2005, n. 15) impone l’uso della telematica nei rapporti interni tra le diverse amministrazioni e tra queste e i privati, “per conseguire maggiore efficienza nella loro attività”.

Il Processo di decertificazione

Il legislatore è intervenuto, com’è noto, a regolare gli aspetti giuridici e legali della dematerializzazione della documentazione e della telematica nella pubblica amministrazione con il Codice dell’amministrazione digitale (Cad), emanato con d. lgs. 7 marzo 2005, n. 82, entrato in vigore il 1° gennaio 2006, in attuazione della delega conferita al governo dall’art. 10 l. 29 luglio 2003, n. 229 (legge di semplificazione 2001).

Gli indirizzi normativi e la stessa azione del governo in tema d’informatizzazione, attraverso i programmi dell’Agenda digitale italiana (AgId) e dell’Agenda digitale europea (Ade), hanno uno scopo non limitato al miglioramento dell’organizzazione interna della pubblica amministrazione, ma si pongono obiettivi più ambiziosi, che riguardano la diffusione dei mezzi telematici nella comunità e l’interazione tra la pubblica amministrazione, le aziende e i cittadini. L’art. 47 d. l. 9 febbraio 2012, n. 5, convertito con modificazioni dalla l. 4 aprile 2012, n. 35 (Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo), disciplina l’AgId e pone al Governo l’obiettivo prioritario della modernizzazione dei rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, attraverso azioni coordinate dirette a favorire lo sviluppo della domanda e dell’offerta di servizi digitali innovativi, a potenziare l’offerta di connettività a banda larga, a incentivare cittadini e imprese all’utilizzo di servizi digitali, a promuovere la crescita di capacità industriali adeguate a sostenere lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi. L’informatizzazione e la dematerializzazione nell’amministrazione che fa capo al Miur deve essere inquadrata nell’ambito degli obiettivi previsti dalla richiamata normativa e dai suddetti indirizzi di governo.

Per quanto concerne in particolare la scuola, la legge di riforma (legge 13 luglio 2015, n. 107) ha previsto l’adozione del Piano nazionale per la scuola digitale, con la finalità di sviluppare e migliorare le competenze digitali degli studenti e di rendere la tecnologia digitale uno strumento didattico di costruzione delle competenze in generale. Tali obiettivi sono posti in relazione alla programmazione europea e regionale e con il Progetto strategico nazionale per la banda ultralarga (articolo unico, comma 56).

La relazione della Corte dei Conti, nella Delibera n° 6 dell’ottobre 2015, riporta un buon livello di realizzazione delle scuole italiane sui registri on line e l’invio delle comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico (superiore a più della metà delle scuole) che secondo l’Osservatorio scuola digitale è salito (dato del settembre 2017) all’82% delle scuole in Italia.

Il Registro Elettronico

Il registro elettronico è uno strumento digitale entrato a far parte ormai da qualche anno delle nostre scuole per sostituire, con un po’ di fatica, il vecchio registro cartaceo. Il rapporto tra la scuola italiana e la tecnologia, si sa, non è mai stato dei migliori. E’ a causa proprio di questo digital divide, e della diffidenza nei confronti della tecnologia (vista come una perdita di sicurezza dall’insegnante) che un ottimo strumento come questo risulta ancora sottoutilizzato e da alcuni docenti criticato.

Si ricordi che l’art.41 del R.D. n.965 del 1924 parla di registro di classe considerandolo un tutt’uno con l’attuale giornale del professore che noi tutti conosciamo; infatti in esso dovevano essere segnati anche i voti di profitto, cosa che al contrario non avviene oggi, perché come sappiamo essi sono per consuetudine trascritti proprio sul registro personale del professore. Quindi in quegli anni il giornale di classe era strumento atto a rilevare le osservazioni operate dai docenti sul processo di apprendimento.

Il registro del professore prende avvio con una circolare degli anni 70, la n.252 del 1978, prot. n. 8342/3B, emanata per dare “Disposizioni applicative dell’art. 9 della Legge 4 agosto 1977, n. 517”, in essa si legge al punto 5: “Registro personale del docente, il nuovo sistema di valutazione ed il nuovo modello di scheda rendono, inoltre, necessario un adeguamento delle registrazioni che ogni docente è tenuto a compiere, sul “giornale di classe” comunemente chiamato “registro personale del docente”. Com’è noto, per la scuola media, non è stabilito un modello ufficiale ed uniforme di tale registro, essendo rimessa la scelta del tipo di modello alle singole scuole. Da questo punto in poi le istituzioni scolastiche incominciano ad utilizzare due registri, uno denominato Giornale di classe ed uno del Professore. Sono dunque le scuole, anche attraverso il parere dei docenti, a scegliere il modello di registro che ritengono più utile ad agevolare il lavoro di trascrizione e compilazione, nel rispetto delle normative vigenti e degli aspetti finanziari che in ultimo devono essere valutati dal Dirigente scolastico (D.lgs 165/01 Art. 25: c4 e L.107 c. 78).

E’ con l’approvazione del DECRETO-LEGGE 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla Legge 7 agosto 2012 n.135 che prende il via nelle scuole il processo tecnologico di sostituzione dei registri e di tutta la esorbitante massa di documenti cartacei a latere (pagelle, certificati, verbali, tabelloni ecc.) con supporti digitali.

L’art. 7, c. 31, non lascia incertezze in tal senso: “A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013 le

istituzioni scolastiche e i docenti adottano registri on line (NON: possono adottare!) e inviano le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico”.

Comunque sia l’art. 41 del R.D del 1924 non specifica che il registro deve essere cartaceo; riporta caso mai le voci che il professore deve tenere aggiornate. Vale infine ricordare che il suddetto decreto, nel suo impianto generale, è ovviamente desueto e attualmente inapplicabile rispetto a tutta la produzione normativa che nel frattempo si è sovrapposta nell’evidente ed inevitabile processo di ammodernamento.

Per fare un paragone col cartaceo si può dire che:

  • per il registro di classe la gestione attraverso un R.E. è assolutamente più protetta rispetto al registro cartaceo che è sempre stato nella disponibilità di chiunque, senza alcun controllo e protezione (si pensi ai cambi di ora o alle lezioni di scienze motorie dove il registro viene portato quasi sempre dagli allievi in palestra o alle note disciplinari personali, visibili a tutti o ai “furti”- sparizioni di più di un registro l’anno);
  • per il registro del professore la gestione attraverso R.E. ne garantisce la piena sicurezza mentre quelli cartacei venivano riposti negli armadietti dei professori certamente non blindati e di facile accessibilità per chiunque.

Sebbene la digitalizzazione della scuola costituisca, ancora dopo sei anni, tema di posizioni contrastanti, si ritiene che il processo intrapreso abbia contribuito a modernizzare il sistema e sburocratizzare il lavoro degli insegnanti e della scuola (scrutini, pagelle, comunicazioni scuola-famiglia, colloqui, programmazioni…) con soddisfazione piena dei genitori e degli studenti.

Privacy e Firma digitale

In merito alla protezione dei dati l’adozione del R.E. non comporta alcuna violazione, anzi, al contrario, garantisce una maggiore tutela per tutti gli interessati (alunni, famiglie, docenti, dirigenti scolastici e personale della segreteria scolastica) in quanto le informazioni digitali sono di pertinenza di ciascun soggetto attraverso l’accesso ad un portale web con credenziali strettamente personali e il cui accesso è registrato e conservato e a disposizione in qualsiasi momento delle autorità giudiziarie; la conservazione digitale prevista dalla sopradetta normativa del CAD permette di dare valore certo e probatorio della immodificabilità dei dati una volta che si sono espletate le varie operazioni di chiusura dell’anno scolastico, al contrario la gestione cartacea non ha mai previsto una protezione dei dati ed una immodificabilità degli stessi in quanto gli archivi cartacei nella stragrande maggioranza delle istituzioni scolastiche sono conservati in luoghi non protetti da accesso e facilmente raggiungibili da qualsiasi malintenzionato.

Si precisa inoltre che le credenziali di accesso sono soggette alle regole di modifica delle password secondo i tempi previsti dall’ancora attuale regolamento D.L.vo 196/2003 (in corso di scadenza entro il prossimo maggio 2018 che sarà sostituito dal RGPD di emanazione UE):

  • cadenza trimestrale se si accede a dati anche di carattere sensibile (dati sulla salute, sull’appartenenza religiosa, politica etc.)
  • cadenza semestrale se si accede a dati solo di tipo personale.

Bene poi ricordare che al documento informatico è attribuita la stessa efficacia della scrittura privata prevista dall’articolo 2702 del Codice Civile, per il quale “la scrittura privata fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza delle dichiarazioni da chi l’ha sottoscritta, se colui contro il quale la scrittura è prodotta ne riconosce la sottoscrizione, ovvero se questa è legalmente considerata come riconosciuta”.

L’art. 15 della L. 59/97 è la prima norma che nel nostro ordinamento riconosce il principio della piena validità e rilevanza del documento informatico, parificandolo a quello cartaceo e stabilendo che “gli atti e i documenti formati dalla P.A. e dai privati con strumenti informatici o telematici, i contratti stipulati nelle medesime forme nonché la loro archiviazione e trasmissione con strumenti informatici, sono validi e rilevanti a tutti gli effetti di legge”. Il carattere estremamente tecnico della materia rimanda a dei regolamenti la determinazione e le modalità di applicazione di questo principio.

Prima della riforma, il T.U. 445/00 riconosceva in Italia valore giuridico solo ad un tipo di firma, quella digitale, caratterizzata del sistema di chiavi asimmetriche, una pubblica e l’altra privata, che garantisce l’immodificabilità del documento e perciò idonea ad attestare la riferibilità dello stesso al titolare della firma, che prima della riforma, poteva essere rilasciata solo dai certificatori iscritti in un apposito elenco tenuto dall’AIPA.

Il D.lgs 10/2002 ha riformato completamente il precedente sistema fondato su un solo tipo di firma, quella digitale, introducendo accanto ad essa anche la firma elettronica o “firma leggera”.

Dal punto di vista tecnico può trattarsi di un codice identificativo associato ad un documento informatico, come ad esempio un username o una password.

Il legislatore, alla luce di queste importanti novità, ha avvertito l’esigenza di modificare l’art. 10 del T.U. 445/2000, al fine di chiarire l’efficacia probatoria del documento a cui sia apposta la firma digitale e di quello a cui sia apposta la firma elettronica.

Il I° comma statuisce che il documento informatico senza firma, elettronica o digitale, ha l’efficacia probatoria prevista dall’art. 2712 c.c., cioè fa piena prova dei fatti e delle cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime. La Cassazione ha condiviso questo principio nella sentenza 11445/2001.

Il documento informatico a cui è apposta la firma elettronica o leggera, invece, “soddisfa il requisito legale della forma scritta”. Sul piano probatorio il documento stesso è liberamente valutabile, tenuto conto delle sue caratteristiche oggettive di qualità e sicurezza. Esso soddisfa l’obbligo previsto dagli artt. 2214 e ss. c.c.”.

La firma sul registro elettronico può essere configurata dunque come firma elettronica leggera: il docente accede infatti al proprio profilo attraverso un username, una password (in alcuni casi anche mediante un OTP) e provvede alla firma mediante spunta o flag, equiparabile al concetto “point and click” (utilizzato nella prassi del commercio elettronico per la conclusione dei contratti online); così anche i medici che non emettono più le ricette per i farmaci con la firma autografa ma con il nome e cognome, codice fiscale e di autenticazione.

Sicurezza

Dal punto di vista della sicurezza, spetta al Dirigente Scolastico, nella sua qualità di figura datoriale della propria istituzione scolastica, predisporre le necessarie misure di gestione emergenziali, ivi comprese le prove di esodo previste dall’art.12.0 del D.M. 26.08.92 (Norme di Prevenzione Incendi

nelle Scuole), e che tale obbligo è ribadito dall’art.18 comma 1 lettera h) del D.lgs. 81/08 “adozione delle misure di controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza”; è tuttavia evidente che tale gestione deve essere portata avanti nel rispetto delle innovazioni introdotte da altri aspetti normativi come, nel caso di specie, dal Registro Elettronico.

Come ribadito dal D.lgs. 81/08, le misure emergenziali sono di chiaro appannaggio del Datore di lavoro=D.S., formulate di concerto con il Servizio di Prevenzione e Protezione, ed opportunamente rese note all’intera comunità attraverso efficaci strumenti di INFORMAZIONE (art. 36 del D.lgs. 81/08) come: circolari specifiche, pubblicazione sul sito istituzionale, affissione all’albo dei lavoratori.

Le soluzioni adottate dalle scuole per ottemperare al meglio alle procedure legate alla sicurezza, soprattutto in caso di evacuazione, sono molteplici e diversificate:

  1. predisposizione di due modelli cartacei nella disponibilità dell’aula, a fianco della planimetria indicante il percorso dell’esodo, dove sul primo è indicato l’elenco degli studenti costituenti la classe, e sul secondo il verbale del riscontro presenti/assenti;
  2.  dotazione di dispositivi mobili (notebook, tablet) ai docenti o nelle classi;
  3. individuazione di uno/più referente/i in segreteria (dotati di un dispositivo mobile ad hoc) che, nel punto di raccolta, funge da supporto per il controllo di eventuali discordanze nella/e classe/i interessata/e.

Se i dubbi riguardano l’accertamento veritiero degli effettivi presenti, si ricorda che i principali soggetti che commercializzano tali software, mettono a disposizione anche delle apposite APP, scaricabili sul proprio Smartphone, che può, in caso di bisogno, connettersi con il server principale al fine di ricostruire l’elenco di cui sopra.

Non bisogna infine trascurare l’apporto positivo fornito dagli stessi studenti che non devono essere considerati come soggetti passivi, ma determinanti nella riuscita di certe attività quali quelle applicative della sicurezza in istituto; in tal senso è utile ricordare che sempre nelle more dell’attività datoriale è chiaro l’obbligo della formazione, in termini di sicurezza nei luoghi di lavoro, di tutte le compagini scolastiche, ivi compresa la componente studentesca, la quale viene adeguatamente formata ed informata sulle procedure emergenziali e sull’uso della modulistica di cui sopra

Ci sono esigenze ineludibili di crescita delle conoscenze e delle competenze di tutto il personale (come avviene per ogni altro professionista) e della scuola in generale. Il traguardo di questo lungo percorso, durato molti anni, porterà ad un nuovo volto dell’attività e dei servizi perché in fondo la “dematerializzazione” non vuol dire soltanto dotarsi e utilizzare strumenti informatici: significa soprattutto rivedere i processi e le diverse attività, nell’ottica del miglioramento.

Riscattare la laurea, pro e contro dei contributi all’Inps

da Orizzontescuola

Riscattare la laurea, pro e contro dei contributi all’Inps

di Elisabetta Tonni

Riscattare gli anni di laurea ai fini pensionistici è un’azione sempre possibile. La vera questione è valutare quanto sia conveniente. Il concetto è spiegato bene e in maniera concisa su “La Stampa” in risposta a una mamma ansiosa di poter riscattare gli anni di studi universitari della figlia.

Il costo del riscatto – leggiamo  – è pari al contributo obbligatorio che il dipendente sta attualmente versando sulla retribuzione (33% se si tratta di lavoro dipendente, 32,72% per lavoro parasubordinato).

Orizzonte Scuola affronta spesso la questione. Per esempio esiste una guida redatta dai Consulenti del Lavoro per capire quali sono i requisisti per richiedere il riscatto della laurea, quali titoli di studio sono riscattabili, principi di calcolo adottati per stabilire l’ammontare del riscatto, il calcolo per gli inoccupati, pro e contro del riscatto oneroso del periodo di studi universitari.

In un’epoca in cui le norme sulla previdenza cambiano spesso, come spiegato su La Stampa, nel valutare la possibilità di versare soldi all’Inps proprio per allungare il periodo di attività lavorativa diventa fondamentale calcolare quanti anni separano il soggetto dall’ipotetico traguardo del raggiungimento del limite di anzianità.

Esplorando ancora il tema sul sito di Orizzonte Scuola, si può notare come il giornalista del Sole 24 Ore, Marco Conte, si sia espresso in maniera contraria su un videoforum. Riscattare la laurea a ridosso del suo conseguimento può essere conveniente, perché si è all’inizio del periodo lavorativo e quindi verosimilmente con una retribuzione più bassa.

Bonus asilo nido entro il 31 dicembre 2018, come richiederlo

da Orizzontescuola

Bonus asilo nido entro il 31 dicembre 2018, come richiederlo

di redazione

L’INPS comunica che dalle 10 del 29 gennaio al 31 dicembre 2018 è possibile richiedere il “Contributo asilo nido” e “Contributo per introduzione di forme di supporto presso la propria abitazione”, riservato a bambini nati o adottati dal 1° gennaio 2016, per le mensilità comprese tra gennaio e dicembre 2018.

Il bonus potrà essere erogato nel limite di spesa indicato all’art. 7 del DPCM 17 febbraio 2017 (che per il 2018 è di 250 milioni di euro) secondo l’ordine di presentazione telematica della domanda.

Nella domanda il richiedente dovrà:

  • indicare a quale dei due benefici intende accedere;
  •  specificare le mensilità per le quali intende ottenere il beneficio;
  •  nel caso in cui si intenda richiedere il bonus asilo nido per mesi ulteriori rispetto a quelli già indicati, anche se per lo stesso minore, sarà necessario presentare una nuova domanda;
  •  allegare in fase di domanda il pagamento almeno della retta relativa al primo mese di frequenza per cui si richiede il beneficio oppure, nel caso di asili nido pubblici la documentazione da cui risulti l’iscrizione o l’avvenuto inserimento in graduatoria del bambino;
  •  in caso di richiesta di bonus per l’introduzione di forme di supporto presso la propria abitazione, allegare, all’atto della domanda, un’attestazione rilasciata dal pediatra di libera scelta, che dichiari per l’intero anno di riferimento, “l’impossibilità del bambino a frequentare gli asili nido in ragione di una grave patologia cronica”.

La documentazione di avvenuto pagamento dovrà indicare:

  • la denominazione e la partita iva dell’asilo nido;
  • il codice fiscale del minore;
  •  il mese di riferimento;
  •  gli estremi del pagamento o la quietanza di pagamento;
  •  il nominativo del genitore che sostiene l’onere della retta che deve essere lo stesso che ha presentato domanda.

Dirigenti scolastici Udir: domani “sarò in ferie!”

da Orizzontescuola

Dirigenti scolastici Udir: domani “sarò in ferie!”

di redazione

UDIR – Ancora proteste da parte dei dirigenti scolastici: per la giornata di domani il sindacato Udir ha organizzato l’iniziativa “sarò in ferie!”, per far comprendere alle istituzioni e all’opinione pubblica che oggi le scuole e chi ne è a capo non sono tutelati.

L’apice della contestazione culminerà domattina, quando una delegazione di capi d’istituto salirà al Ministero dell’Istruzione per illustrare il malessere insostenibile che riguarda tutti i lavoratori della scuola. Ma, in primis i Dirigenti Scolastici, i quali non possono essere più lasciati soli davanti a miriadi di responsabilità e leggi, compiti ed incarichi che vengono illogicamente loro addossati da uno Stato che sembra aver perso la bussola.

L’iniziativa, quindi, è stata organizzata per dire basta al silenzio che circonda la professione di dirigenti scolastici, pagati come impiegati, con impegni da super manager, ma gravati di responsabilità pressanti. Sarà una forma di protesta civile ma significativa e ‘rumorosa’.

I promotori della protesta spiegano i motivi maggiori dei disagi a cui sono esposti, costantemente: “Avete mai provato a sentirvi manager di una scuola in continua evoluzione, con migliaia di alunni e centinaia di persone impiegate, gestendo centinaia di migliaia di euro, indirizzi e sedi, la sicurezza di strutture senza avere certificazioni e manutenzione, gare di appalto e graduatorie, acquisti e offerta formativa, programmazioni e DURC, RAV, PDM e BES, e ritrovarsi a guadagnare quanto un quadro intermedio dell’istituto bancario sotto casa?”.

Udir sposa in toto la causa sia perché i motivi del malessere sono gli stessi contro cui ha inteso una vera e propria battaglia atta a difendere la categoria dei presidi, sia perché anche il giovane sindacato combatte l’inerzia di quei sindacati giustamente lasciati fuori da questa forma di contestazione spontanea; inoltre, sostiene che, assieme al vulnus stipendiale, contro il quale ha attivato specifici ricorsi al TAR e al giudice del lavoro, ha la priorità assoluta di sanare i problemi legati alla sicurezza degli istituti scolastici, problematica per la quale rispondono in prima persona, pure a livello penale, proprio i dirigenti scolastici, pur avendo un margine di azione vicino allo zero.

Infatti, com’è possibile pensare di far funzionare le nostre scuole se anche solo nella loro struttura non sono a norma? Ma soprattutto, com’è possibile approvare delle norme senza prima disporre i fondi per mettere a posto edifici che sono palesemente da anni non in linea con le norme attuali? Uno Stato giusto avrebbe prima fatto una ricognizione di tutti gli edifici in suo possesso, verificato la sua consistenza, calcolato i costi per la messa in sicurezza e poi avrebbe fatto una legge che assegnasse i fondi per rendere possibile tale messa in sicurezza.

Ma ciò non è tutto: infatti, sono state anche approvate le leggi sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione, sul codice degli appalti, sulla privacy e trasparenza senza formazione e fondi. Sempre sulle spalle dei rappresentanti legali delle imprese o delle strutture in cui vengono svolte le attività: nel caso della scuola dei capi d’istituto.

La verità è che i nostri dirigenti scolastici – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Udir – non vengono rispettati. Abbiamo già denunciato come, nonostante i 96 milioni stanziati dalla Legge di Bilancio a regime, chi svolge la professione in alcune regioni si ritroverà presto a guadagnare meno di quello che percepisce oggi. Per opporsi a questa assurdità abbiamo predisposto un ricorso gratuito al giudice del lavoro, per il recupero del Fondo Unico Nazionale, contro il taglio della retribuzione di posizione e di risultato dal 2011 al 2015, ma anche per il recupero erariale imputabile agli effetti dei Contratti integrativi regionali”.

“Sulle responsabilità enormi che la scuola autonoma ha conferito ai nostri dirigenti – afferma ancora il presidente Udir – vale la pena ricordare che lo Stato non ha più alcuna intenzione di fare sconti. Tanto è vero che non ammette più ritardi nel predisporre determinati documenti. Come il “Certificato di prevenzione incendi” aggiornato e la “Segnalazione certificata d’inizio attività” che diventano elementi imprescindibili nel condurre una scuola. Si chiede, in pratica, la massima efficienza, senza però garantire un corrispettivo equo per attuarla. Noi a questo ‘gioco’ non ci stiamo”.

“Ora però diciamo basta. Un paese moderno – conclude Pacifico – deve avere una scuola efficace, dirigenti e corpo docente che pensano a nuovi modelli didattici e non a pararsi la schiena perché manca il cartello verde di uscita o perché i genitori li aggrediscono sancendo il loro fallimento educativo. Domani tutti i dirigenti saranno in ferie per far capire che la scuola è un luogo di crescita e di confronto, non un parcheggio mal tenuto”.

Per offrire un percorso continuo di formazione e di crescita professionale, ma anche di consapevolezza come categoria, giorno 19 maggio 2018 UDIR ha organizzato a Palermo un altro importante evento formativo, nel corso del quale i dirigenti scolastici potranno trovare risposte concrete alle mille e una necessità che ogni giorno li attendono sulla porta della loro scuola. Udir invita pertanto gli interessati a partecipare al convegno nazionale in programma a Palermo il 19 maggio: i partecipanti dovranno consegnare al più presto la scheda di adesione.

Elezioni RSU 17-19 aprile, quorum validità elezioni, ripartizione e attribuzione seggi

da Orizzontescuola

Elezioni RSU 17-19 aprile, quorum validità elezioni, ripartizione e attribuzione seggi

di redazione

Il 17, 18 e 19 aprile, com’è noto, si svolgeranno le votazioni per eleggere la RSU in ciascuna istituzione scolastica.

Abbiamo parlato  di chi può votare e chi no e delle preferenze esprimibili in Elezioni RSU 17-18-19 aprile: chi può votare e chi no, chi può candidarsi, numero preferenze esprimibili

Vediamo in questa scheda il quorum per la validità delle elezioni, quello per la ripartizione dei seggi e i criteri di attribuzione dei medesimi.

QUORUM VALIDITA’ ELEZIONI

Il quorum per la validità delle elezioni dipende dal numero di votanti.  Il quorum è raggiunto quando votano la metà più uno degli aventi diritto.

Esempio: nel caso in cui il numero degli elettori aventi diritto al voto sia pari a 125 dipendenti, il quorum è raggiunto solo nel caso in cui abbiano votato almeno n. 63 elettori [(125:2)+1]

Si procede allo scrutinio, soltanto se sia stato raggiunto il quorum.

QUORUM RIPARTIZIONE SEGGI

Il quorum per l’attribuzione dei seggi si calcola in base al numero dei dipendenti elettori, che hanno espresso il voto, e ai seggi da attribuire: si divide il numero di votanti per il numero di seggi.

Esempio

Amministrazione con 124 dipendenti, 3 seggi da attribuire e 119 elettori (numero di votanti). Il quorum si calcola dividendo il numero dei votanti (119) per il numero dei seggi da ripartire (3), ossia 119 : 3 = 39,666 (Quorum). Definito il quorum, si può procedere alla ripartizione dei seggi.

 I voti dei 119 elettori, che si sono recati a votare, sono risultati così espressi: 117 voti validi alle varie liste, 1 scheda bianca e 1 scheda nulla. Le liste hanno ottenuto rispettivamente:

lista n. 1 voti validi 48

lista n. 2 voti validi 46

lista n. 3 voti validi 12

lista n. 4 voti validi 11

totale voti validi 117

CALCOLO DELLA RIPARTIZIONE DEI SEGGI ALLE LISTE:

 lista n. 1 voti validi 48 diviso quorum 39,666 = 1 seggio resti 8,333

lista n. 2 voti validi 46 diviso quorum 39,666 = 1 seggio resti 6,333

lista n. 3 voti validi 12 diviso quorum 39,666 = 0 seggi resti 12,000

lista n. 4 voti validi 11 diviso quorum 39,666 = 0 seggi resti 11,000

totale voti validi 117

In questo caso sono stati ripartiti 2 seggi su 3. Il seggio rimanente, considerato che i seggi sono attribuiti su base proporzionale, prima alle liste che hanno ottenuto il quorum e poi in base ai resti migliori, va attribuito alla lista n. 3, che ha il resto maggiore.

 ATTRIBUZIONI SEGGI

Ripartiti i seggi,  gli stessi vanno attribuiti in base ai voti di preferenza dei candidati delle liste che hanno ottenuto i seggi medesimi.

A parità di preferenza dei candidati vale l’ordine interno della lista.

In caso di parità di voti riportati da liste diverse o di parità di resti tra le stesse, i seggi vanno attribuiti alla lista che ha ottenuto complessivamente il maggiore numero di preferenze.

In caso di parità di voti alla lista e di preferenze ai candidati, il seggio si potrebbe attribuire alla lista il cui candidato sia più anziano anagraficamente e, nel caso in cui anche l’età coincida perfettamente, secondo l’ordine dei candidati all’interno della lista (usiamo il condizionale, in quanto, come si legge nella medesima circolare, la fattispecie non è regolamentata).

Non è possibile assegnare al candidato di un’altra lista, il seggio che non sia stato possibile attribuire per mancanza di candidati (esempio: una lista ha presentato un solo candidato ma ha ottenuto 2 seggi).

Tutto sulle elezioni RSU

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