Istituti tecnici superiori 4.0

In arrivo 10 milioni di euro per il rafforzamento degli Istituti tecnici superiori (ITS) 4.0, quelli destinati a formare le professionalità del futuro, legate all’innovazione tecnologica e organizzativa. Li stanzia il decreto firmato oggi dalla Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.

Il finanziamento, previsto dall’ultima legge di bilancio, mette gli ITS 4.0 al centro di un vero e proprio piano di sviluppo, in coerenza con il Piano nazionale Impresa 4.0, che porterà ad un incremento dei corsi dedicati alla formazione di competenze altamente specializzate e molto ricercate. Le risorse saranno distribuite agli ITS che sono stati destinatari di fondi premiali a seguito delle valutazioni di qualità effettuate nel 2017 e nel 2018 e consentiranno, anche grazie all’accordo raggiunto a tal riguardo con le Regioni, di avviare ai nuovi percorsi 2.000 studentesse e studenti in più.

“Il decreto firmato oggi non stanzia solo importanti risorse, ma scrive una pagina che guarda al futuro del nostro Paese – dichiara la Ministra Valeria Fedeli -. Gli ITS, con l’alto tasso di occupabilità dei propri iscritti e la qualità dei percorsi offerti, hanno dimostrato di essere un pezzo importante del nostro sistema di formazione. Un segmento sul quale il governo uscente ha continuato a investire con decisione, puntando sulla qualità. Grazie ai fondi per il potenziamento del segmento 4.0, gli ITS potranno davvero giocare un ruolo centrale nella formazione di competenze che guardano al futuro e di cui ci sarà sempre più bisogno nel mercato globale. Stiamo offrendo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi strumenti e percorsi che consentiranno loro di non subire i cambiamenti, ma di poterli governare. Di esserne protagonisti”.

“Cinque anni fa, quando abbiamo iniziato, il post diploma quasi non esisteva, adesso è una realtà che offre ai ragazzi immense opportunità – aggiunge il Sottosegretario Gabriele Toccafondi -. Sono i risultati riscontrati in questo percorso che ci hanno portato ad investire ancora sul settore e sulle competenze per l’industria 4.0. Per proseguire su questi ottimi risultati è doveroso non tornare indietro, non togliere le risorse destinate, casomai aumentarle ancora e chiedere al sistema aziendale e produttivo quali saranno le figure richieste. Abbiamo pensato ai nostri giovani, abbiamo pensato alle nostre imprese, per loro abbiamo avuto il coraggio di andare avanti e finalmente oggi con soddisfazione possiamo dire: questa è una vittoria del Paese”.

Maturità, sul credito scolastico pesano anche le «attività extracurriculari»

da Il Sole 24 Ore

Maturità, sul credito scolastico pesano anche le «attività extracurriculari»

di Laura Virli

Se dal prossimo anno si darà più peso al percorso scolastico degli studenti che varrà 40 punti di credito scolastico, quest’anno, al momento dello scrutinio finale di ammissione, il consiglio di classe potrà assegnare un massimo di 25 punti ad ogni candidato.

Il peso del credito scolastico
Il credito scolastico è il punteggio che il consiglio di classe attribuisce ad ogni studente in base all’andamento dei suoi studi, nello scrutinio finale di ciascuno degli ultimi tre anni della scuola secondaria superiore.
Il credito massimo conseguibile nei tre anni oscilla da un minimo di 10 (media del 6 in tutte le materie per l’intero triennio, compreso il comportamento) a un massimo di 25 punti (oltre la media del 9 in tutte le materie per l’intero triennio).
Nello scrutinio finale di ammissione agli esami, è possibile integrare di uno o due punti il credito scolastico per quegli alunni meritevoli che, negli anni precedenti, in relazione a situazioni familiari o personali, hanno vissuto situazioni di svantaggio documentate (gravi patologie, perdite di familiari, ecc.).
Il credito scolastico, sommato al punteggio ottenuto alle prove scritte e alle prove orali, determinerà il voto finale dell’esame di maturità per ogni candidato.

I criteri di attribuzione
I criteri per l’attribuzione del credito scolastico sono preventivamente deliberati dal collegio docenti, pubblicati all’albo e nel Ptof e comunicati agli studenti.
L’attribuzione del punteggio, nell’ambito di precise bande di oscillazione fissate da una tabella ministeriale, tiene conto del complesso di alcuni elementi valutativi tra cui, ad esempio, l’aver frequentato le lezioni della religione cattolica o le attività alternative alla religione, aver partecipato attivamente ad attività extracurricolari (gruppo sportivo, progetti, laboratori, corsi di lingue organizzati dalla scuola, ecc,) o extrascolastiche (cosiddetti crediti formativi ottenuti fuori dalla scuola quali attività lavorative, volontariato, certificazioni linguistiche, informatiche, ecc.).
L’attestazione di questi percorsi aggiuntivi deve essere consegnata dallo studente in segreteria (il termine è scaduto ieri, 15 maggio) di ogni anno per consentirne l’esame e la valutazione da parte dei consigli di classe in sede di scrutinio.

Il calcolo del punteggio
Facciamo un esempio concreto, il caso di due studenti, il primo che, in sede di scrutinio del quinto anno, consegue una media dei voti di tutte le discipline compreso il comportamento pari a 7,6, il secondo ottiene la media di 7,2.
Entrambe le medie, secondo la tabella ministeriale, rientrano nella banda di oscillazione del credito che va da 7 a 8 punti.
In base ai criteri definiti dal collegio dei docenti, il consiglio di classe potrà assegnare 8 punti di credito allo studente con la media del 7,6.
Allo studente con la media del 7,2 il consiglio di classe potrà assegnare ugualmente 8 punti se ha frequentato il corso Irc o di attività alternativa al Irc o corsi extracurricolari di lingue straniere o di robotica o di teatro, etc.; se, invece, non ha attestato alcuna frequenza di attività oltre le normali lezioni, il consiglio di classe assegnerà solo 7 punti.

Cittadinanza consapevole, con il tour ScuolaZoo assemblee in 52 scuole con studenti e prof

da Il Sole 24 Ore

Cittadinanza consapevole, con il tour ScuolaZoo assemblee in 52 scuole con studenti e prof

Un viaggio lungo 76 giorni che ha toccato 52 scuole di 48 città italiane, dando voce a quasi 30mila studenti tra i 14 e i 19 anni. È il tour di Assemblee Scolastiche di ScuolaZoo, la community online di studenti che durante l’anno scolastico ha realizzato il progetto itinerante per «creare una scuola migliore dall’interno», coinvolgendo gli studenti in tematiche sociali per renderli cittadini attivi e consapevoli.

Il tour
ScuolaZoo – grazie all’aiuto di partner prestigiosi tra i quali Terre des Hommes, il Co.Na.Cy , coordinamento contro il cyberbullismo patrocinato dal Miur, la Fondazione Lombardi – ha fatto riflettere gli studenti italiani su tematiche importanti come la lotta al bullismo e al cyberbullismo, la lotta alla violenza sulle donne, alle mafie e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Ma anche su temi centrali per il futuro professionale dei ragazzi, come il progetto “Make Campus: bottega 2.0,” il progetto dove tradizione e innovazione dialogano guardando al futuro, e sull’importanza del volontariato, con le iniziative di City Angels Italia. «Quest’anno l’obiettivo che ci eravamo posti era di affrontare con i ragazzi argomenti di urgenza sociale, sempre alternando momenti seri a momenti di puro divertimento, in pieno stile ScuolaZoo» ha detto Marco Pinna, Senior Media Manager di ScuolaZoo. Il tour ScuolaZoo ricomincerà a partire da gennaio 2019 con l’obiettivo di incontrare ancora più studenti desiderosi di migliorarsi e di migliorare la propria scuola.

L’Italia delle scuole che crollano. Serve l’anagrafe degli edifici

da Corriere della sera

L’Italia delle scuole che crollano. Serve l’anagrafe degli edifici

Trenta episodi nell’anno che sta per chiudersi. Quattro giorni fa, prima di Fermo, c’era stato il cedimento del solaio piombato nella scuola elementare di Eboli con quattro bambini feriti. L’anagrafe degli edifici è ancora incompleta. Al Sud 3.397 euro all’anno per gli interventi

Gian Antonio Stella

L’unico ad aver fatto il suo dovere è stato S. Giuseppe da Copertino. Come santo patrono doveva proteggere gli studenti e l’ha fatto. Lasciando che il soffitto di una aula di Fermo venisse giù in un boato di calcinacci in una giornata in cui i ragazzi erano impegnati altrove. Tutti gli altri però, dalle autorità locali a quelle nazionali, il loro dovere non l’hanno fatto per niente.

La scheda

Dice tutto la scheda «edilizia scolastica» dell’Istituto Tecnico Tecnologico «G. e M. Montani» di Fermo, sulla costa marchigiana, pubblicata all’indirizzo cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/istituti/APTF010002/itt-g-e-m-montani-fermo/edilizia/. Scheda obbligatoria per l’anagrafe nazionale di tutti gli istituti decisa proprio per affrontare finalmente i problemi del degrado spesso inaccettabile nel nostro patrimonio. Per alcune voci, certo, la risposta c’è: «Fascia di età di costruzione: tra il 1800 e il 1899». «Impianto idrico: necessità di manutenzione parziale». «Impianto di riscaldamento: necessità di manutenzione completa». «Impianto igienico-sanitario: necessità di manutenzione completa». E così via. Sono le cose più importanti, però, quelle che possono spingere un papà, una mamma o uno studente a raccogliere l’invito di «cercalatuascuola.istruzione.it» per sapere se «quella» scuola sia o meno a rischio. E qui, vuoto totale. Solai? Casella bianca. Coperture? Bianca. Intonaci interni? Bianca. Controsoffitto? Bianca. E non si tratta di dati vecchi, rimasti lì nella muffa di qualche data center. Come spiega l’introduzione al sito, «i dati contenuti nella presente sezione contengono tutte le informazioni di carattere tecnico relative agli edifici scolastici attivi censiti così come comunicati dagli enti locali proprietari degli stessi» e «son riferiti all’anno scolastico 2017/18».

A chi tocca?

A chi toccava occuparsi delle perizie e riempire quel modulo? Alla scuola, al comune, alla provincia, alla regione? A chi? Tocchi a chi tocchi, i cittadini devono essere informati. Perché sull’anagrafe degli edifici scolastici si gioca non solo il futuro edilizio della pubblica istruzione ma il diritto stesso dei nostri figli a studiare senza correre il rischio che cadano loro in testa il tetto dell’istituto nel quale passano gran parte delle loro giornate.
Nel solo anno scolastico corrente, accusa Cittadinanza Attiva, sono finiti sui giornali (il penultimo, prima di Fermo, era stato tre giorni prima il cedimento del solaio piombato nella scuola elementare di Eboli con quattro bambini feriti) almeno trenta crolli. Nella scia di 44 nel 2016/2017. E di altri 112 nel triennio precedente. Per un totale negli ultimi cinque anni, stando a questo calcolo, di almeno 186 episodi.
«È inammissibile che ad oggi non si abbia un’anagrafe dell’edilizia scolastica completa e affidabile che permetta di sapere quali sono gli edifici più a rischio e di definire le priorità di intervento», sferzano Vanessa Pallucchi e Francesca Pulcini, vice presidente nazionale e presidente regionale di Legambiente, «Non si può pensare di affidare la sicurezza degli edifici scolastici al fato». E insistono: l’anagrafe va finita entro il 2020.

L’anagrafe

E già questa, come ricorda Adriana Bizzarri che di CittadinanzAttiva è coordinatrice per la scuola, è una scadenza che grida vendetta. La legge istitutiva, infatti, è del lontano 11 gennaio 1996. Per capirci: venti giorni prima che a Venezia prendesse fuoco la Fenice. Tanto, tanto tempo fa. Da allora son passati dodici ministri e dodici premier. Ma dopo ventidue anni l’anagrafe non c’è ancora. Meglio, c’è a macchia di leopardo: «In Toscana e qualche altra regione ci siamo», dice Laura Galimberti oggi assessore a Milano e ieri coordinatrice della Struttura di missione di Palazzo Chigi per la riqualificazione dell’edilizia scolastica, «Altrove è andata a rilento. Non so quante volte abbiamo spronato i comuni…».
Colpa anche, forse, del passaggio da un modulo con 150 domande a uno con 500. Un incubo, a riempirlo tutto. Tanto più per chi è in ritardo, spiega ancora la Bizzarri. Come a Napoli. O a Roma dove la macchina è lentissima. E perfino a Milano, dove l’ex assessore Gabriele Rabaiotti è arrivato a sfogarsi: «I dati ci sono ma, pare impossibile, sono su carta». Eppure Dio sa quanto l’Italia avrebbe bisogno di conoscere metro per metro o almeno scuola per scuola la situazione del patrimonio edilizio che ospita, dalle materne alle superiori, circa 8 milioni di alunni. Per capire qual è esattamente il problema, dove sono le emergenze, quali sono le priorità.

Il dossier

L’ultimo dossier Ecosistema Scuola di Legambiente ricorda che «oltre il 41% delle scuole (15.055) si trova in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti» che il 43% di questi edifici «risale a prima del 1976, e cioè a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica», che «solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato successivamente alle tecniche antisismiche». Per finire: «Negli ultimi quattro anni solo il 3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a rischio: 532 interventi per 15.055 edifici». Al punto che, avanti così, «il raggiungimento dell’obiettivo sicurezza in quelle aree arriverà tra 113 anni».
Di più: «La media di investimenti in manutenzione straordinaria annua per singolo edificio degli ultimi cinque anni vede una media nazionale di 20.535 euro, con una forbice che va dai 28.536 euro degli edifici del Nord Italia ai 3.397 del Sud». Rileggiamo: 3.397 euro. Insufficienti non solo per una manutenzione minima ma perfino per passare uno straccio e scopare per terra.

Cittadinanza Attiva

Accuse confermate dai rapporti sulla sicurezza di Cittadinanza Attiva. L’ultimo denuncia: «Per le scuole situate in zona sismica (oltre la metà), la situazione non è incoraggiante: solo un quarto ha l’agibilità statica, poco meno della metà il collaudo. In poco più di un quarto (27%) è stata realizzata la verifica di vulnerabilità sismica, obbligatoria dal 2013. Ben pochi gli edifici su cui sono stati effettuati interventi di miglioramento e adeguamento sismico: la media nazionale è rispettivamente del 12% e del 7%. Assai indietro il Lazio (3%) e la Campania (6% di scuole migliorate sismicamente e 4% adeguate)». Quanto alla cura quotidiana, solo «una scuola su quattro ha una manutenzione adeguata e solo il 3% è in ottimo stato. Un quarto circa di aule, bagni, palestre e corridoi presenta distacchi di intonaco». Tanto, pensa qualcuno, c’è sempre S. Giuseppe da Copertino…

Lega-M5s, la quadra non c’è

da ItaliaOggi

Lega-M5s, la quadra non c’è

Nel programma di governo giallo-verde, smussata la Buona scuola, più fondi per i nidi

Alessandra Ricciardi

Un testo generico e per quanto riguarda alcuni impegni, come maggiori risorse per il sistema pubblico di istruzione e ricerca (senza precisare di quanto, tra l’altro), anche ovvio. Solo così un contratto sulla scuola dell’esecutivo giallo-verde potrà vedere la luce senza palesi contraddizioni rispetto a quanto annunciato e promesso in campagna elettorale dai rispettivi contraenti. Secondo quanto trapela dal tavolo congiunto per il programma Lega-M5s, le difficoltà maggiori di queste ore sul dossier scuola si registrano sui concorsi regionali e sui trasferimenti del personale docente. I primi, capisaldi dell’azione di governo leghista per tutelare le scuole del Nord contro l’assalto di docenti provenienti dal meridione ma senza nessuna voglia di restarci poi al Nord. I secondi, invece, all’insegna di un avvicinamento dei docenti del Sud a casa, una delle richieste più forti dell’elettorato del movimento grillino. Nella bipartizione, la rappresentazione dell’essenza della Lega, partito del Nord, e del M5s, partito del Sud.

I due leader, Matteo Salvini della Lega, e Luigi Di Maio del Movimento 5stelle, hanno chiesto e ottenuto ancora un po’ di tempo dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella, prima di tornare al Colle per dare il via all’esecutivo della XVIII legislatura. Affinare il programma, e trovare un premier politico condiviso dalle parti che stia bene anche al Quirinale, gli obiettivi.

È stata l’ex parlamentare M5s Silvia Chimienti a mettere in luce quanto i due partiti siano distanti sulla scuola: «La nostra idea di scuola, così come la nostra visione di società, non ha nulla a che vedere con quella di Salvini che in questo programma parla perfino di “regionalizzazione dei concorsi per docenti” con l’intento di impedire che i docenti del Sud Italia possano concorrere per i posti del Nord. E allora», sintetizza la Chimienti, «se deve esserci un governo con la Lega, consiglio a tutti i miei colleghi e a Luigi Di Maio di evitare di inserire all’interno del contratto di governo una riforma della scuola». Replica il responsabile scuola della Lega, il senatore Mario Pittoni: «Nessuna regionalizzazione, la nostra idea è che proprio per evitare i trasferimenti coatti i docenti stessi scelgano la regione in cui candidarsi attraverso il domicilio professionale».

Qualche punto di vicinanza si registra su capitoli della Buona scuola come l’abrogazione dell’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro e della chiamata diretta. E poi un impegno a tutela delle maestre diplomate che hanno già svolto l’anno di prova e che rischiano a fine anno di perdere il posto perché il loro diploma non è più ritenuto abilitante: per loro si profila una supergraduatoria da cui essere assunte con priorità. Asili nido gratuiti per i nuclei a basso reddito e più investimenti sull’infanzia, in particolare al Sud, sono gli altri impegni a sostegno delle famiglie.

Nuove chance per i prof precari, si riaprono le liste di istituto

da ItaliaOggi

Nuove chance per i prof precari, si riaprono le liste di istituto

Sì a nuove abilitazioni e sostegno, domande entro il 4 giugno

Marco Nobilio

Al via la riapertura delle graduatorie di istituto per consentire a chi abbia conseguito tardivamente l’abilitazione o la specializzazione su sostegno di farli valere in graduatoria. L’integrazione è prevista in un decreto emesso dal ministero dell’istruzione l’11 maggio scorso (n.784) che è stato trasmesso ieri dall’amministrazione centrale agli uffici periferici con la nota 22975.

Chi può presentare la domanda. Il decreto prevede diverse possibilità: l’inserimento in coda alla II fascia per chi abbia conseguito tardivamente l’abilitazione e comunque entro il 1° febbraio 2018; l’inserimento negli elenchi aggiuntivi del sostegno per chi abbia conseguito il titolo di specializzazione tardivamente, ma non oltre il 1° febbraio 2018; il riconoscimento della precedenza nell’attribuzione delle supplenze di III fascia di istituto per i docenti che vi siano inseriti e che abbiano conseguito tardivamente il titolo di abilitazione nelle more dell’inserimento nelle finestre semestrali di pertinenza; l’integrazione del punteggio di servizio prestato nelle sezioni primavera ai fini delle graduatorie di istituto dell’infanzia e della primaria; possibilità di sostituire le sedi per coloro che si avvalgano dell’inserimento dell’abilitazione.

Inserimento in II fascia. Gli aspiranti che intendono chiedere di essere inclusi negli elenchi aggiuntivi della II fascia dovranno utilizzare il modello A3 allegato al decreto. Coloro che risultano già inclusi nelle graduatorie di istituto dovranno necessariamente trasmetterlo alla scuola capofila dove abbiano già trasmesso la prima domanda. Chi non è inserito in alcuna graduatoria potrà scegliere liberamente la scuola alla quale indirizzarla, che fungerà da capofila. Le domande dovranno essere trasmesse entro il 4 giugno prossimo. In ogni caso, la domanda dovrà essere indirizzata ad un’unica istituzione scolastica che la acquisirà a sistema e la scelta delle sedi dovrà comprendere solo scuole di un’unica provincia. L’istanza potrà essere consegnata a mano o inviata tramite raccomandata a.r. oppure tramite Pec.

Elenchi aggiuntivi del sostegno. L’istanza per far valere la specializzazione sul sostegno, ai fini dell’inserimento negli elenchi aggiuntivi, dovrà essere presentata, esclusivamente, in modalità telematica compilando il modello A5, che sarà disponibile sul portale Polis del sito internet del ministero dell’istruzione fino alle ore 14.00 del 4 giugno prossimo. Il modello A5 non dovrà essere compilato dagli aspiranti docenti di I° fascia che abbiano presentato domanda di inserimento negli elenchi aggiuntivi di sostegno delle graduatorie a esaurimento, perché saranno automaticamente trasposti anche nelle graduatorie di istituto. E non dovrà essere compilato nemmeno dagli aspiranti docenti che chiedano anche l’inserimento negli elenchi aggiuntivi di II fascia con il modello A3, perché tale modello prevede già uno spazio dove dichiarare il titolo del sostegno.

Priorità per le supplenze dalla III fascia. Gli aspiranti docenti che conseguiranno il titolo di abilitazione, nelle more dell’inserimento negli elenchi aggiuntivi alla II fascia, potranno presentare la domanda per ottenere la priorità nell’attribuzione delle supplenze in quanto tratti dalla III fascia per tutto il triennio di vigenza delle graduatorie di istituto. La domanda dovrà essere presentata utilizzando il modello A4 disponibile sul portale Polis del ministero dell’istruzione. L’istanza dovrà essere rivolta alla istituzione scolastica capofila prescelta all’atto di inclusione in III fascia.

Servizio nelle sezioni primavera. Il termine del 4 giugno prossimo vale anche per la presentazione delle domande di integrazione del punteggio di servizio se prestato nelle sezioni primavera. Questa possibilità è prevista solo per gli insegnanti di scuola primaria e di scuola dell’infanzia già iscritti nelle relative graduatorie di istituto di II fascia, che abbiano prestato servizio, a decorrere dall’anno scolastico 2007/08 ed entro la data del 24 giugno 2017, presso le sezioni primavera. Le istanze dovranno essere presentate utilizzando il modello A1/S da far pervenire all’istituzione scolastica già destinataria della domanda di iscrizione in graduatoria, entro il termine del 4 giugno, mediante raccomandata A/R, Pec o consegna a mano con rilascio di ricevuta.

Scelta delle sedi. Gli aspiranti docenti già collocati per altri insegnamenti nelle graduatorie di I, II, e III fascia delle graduatorie di istituto, qualora abbiano conseguito il titolo di abilitazione entro il 1° febbraio 2018, potranno sostituire, nella stessa provincia di iscrizione, una o più istituzioni scolastiche già espresse all’atto della domanda di inserimento esclusivamente per i nuovi insegnamenti. Tale facoltà non vale per chi chiederà di integrare il servizio prestato nelle sezioni primavera. L’istanza dovrà essere presentata, esclusivamente, in modalità telematica, compilando il modello B, che sarà disponibile sul portale Polis del ministero dell’istruzione, nel periodo compreso tra il 7 giugno 2018 ed il 27 giugno 2018 (entro le ore 14.00).

Contratto scuola, stress e salute dei docenti: cosa c’è e cosa manca

da Orizzontescuola

Contratto scuola, stress e salute dei docenti: cosa c’è e cosa manca

di Vittorio Lodolo D’Oria

Molto si è scritto sul nuovo contratto della scuola (CdS), concentrandosi soprattutto sui “ricchi” aumenti salariali che hanno fatto per lo più infuriare gli insegnanti dopo nove anni di attesa. Nulla invece si è detto delle interessanti novità riguardanti la tutela della salute dei lavoratori.

Materi di contrattazione integrativa

Per la prima volta nella storia, la tutela della salute compare nel CdS (articolo 22, comma 4, lettera b1), divenendo oggetto di contrattazione integrativa a livello regionale “le linee di indirizzo ed i criteri per la tutela della salute nell’ambiente di lavoro”. Non si comprende come mai la materia non assuma dignità a “livello nazionale” ma ci piace pensare che la questione sia da ricondursi al disatteso DM 382/98 (vecchio di 20 anni) che conferiva al livello regionale (oggi USR) i compiti di formazione dei dirigenti scolastici che, a loro volta, avrebbero dovuto formare i docenti in materia di tutela della salute sul lavoro.

Sindacati coinvolgi

Un secondo aspetto innovativo del CdS riguarda il coinvolgimento del sindacato (trattasi infatti del Titolo I: Relazioni Sindacali) che, in materia di tutela della salute dei lavoratori non si è mai particolarmente distinto. Prova ne siano le mancate recriminazioni per la totale assenza di fondi istituzionali per la formazione, la prevenzione e il monitoraggio dello Stress Lavoro Correlato (art. 28 DL 81/08) ma, soprattutto, per il mancato riconoscimento delle malattie professionali che oggi determinano la stragrande maggioranza di inidoneità all’insegnamento per motivi di salute (80% di diagnosi sono psichiatriche). In proposito è bene ricordare che nessun sindacato ha ancora avanzato la richiesta che vengano dischiusi ed  elaborati i dati nazionali sulle cause di inidoneità all’insegnamento, in mano all’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze, al fine di riconoscere ufficialmente le malattie professionali della categoria professionale. Solo quando avremo a disposizione vere diagnosi mediche (e non parole o allocuzioni dall’ambiguo significato come burnout, SLC, rischi psicosociali) sarà possibile intervenire a favore della salute dei lavoratori facendo monitoraggio e prevenzione o riconoscendo indennizzi.

Procedendo con l’attenta lettura del CdS nel medesimo articolo 22 (comma 8) si osserva che è “oggetto di confronto a livello di istituzione scolastica tra dirigente, RSU e sindacati” anche la “promozione della legalità, della qualità del lavoro e del benessere organizzativo e individuazione delle misure di prevenzione dello SLC e di fenomeni di burnout” (b4). Da una parte possiamo affermare che derubricare la salute del lavoratore a “oggetto di confronto” è certamente riduttivo, ma la nota positiva risiede nell’invito rivolto a istituto scolastico e sindacati a interrogarsi ufficialmente in materia.

Quali conclusioni trarre dagli spunti succitati?

Innanzitutto dobbiamo formare i dirigenti scolastici e i rappresentanti sindacali sulle malattie professionali degli insegnanti, altrimenti “concertazione e confronti” saranno del tutto sterili. La formazione dovrà riguardare anche la stesura dei piani di prevenzione e monitoraggio che devono essere contenuti in ciascun DVR. Un sostanziale ostacolo sarà costituito, come sopra accennato, dalla questione terminologica. Burnout, SLC, rischi psicosociali non rappresentano infatti una diagnosi medica e rischiano di non avere alcun valore ai fini del riconoscimento di una malattia professionale, una causa di servizio o un qualsivoglia indennizzo risarcitorio.

Ecco che i sindacati sono chiamati alla prima e sola azione che, in poco tempo, può portare al riconoscimento ufficiale delle malattie professionali degli insegnanti: richiedere all’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze di processare i verbali delle CMV italiane. Non ci stancheremo mai di ripetere che in quella sede sono a disposizione i dati nazionali dell’inidoneità all’insegnamento dal 2005 al 2017. Questi dati, fino a oggi inopinatamente occultati a differenza di altri Paesi UE come Francia, Inghilterra e Germania, ci consentiranno di riconoscere le reali malattie professionali dei docenti che dovranno fungere da guida nella necessaria rivisitazione delle riforme previdenziali che sono state fatte al buio senza porre la debita attenzione a variabili fondamentali quali l’anzianità anagrafica e l’anzianità di servizio.

Mobilità dirigenti scolastici, tempistica e aliquote trasferimenti interregionali. Incontro al Miur

da Orizzontescuola

Mobilità dirigenti scolastici, tempistica e aliquote trasferimenti interregionali. Incontro al Miur

di redazione

In data odierna, il Miur ha fornito un’informativa ai sindacati riguardante l’attribuzione degli incarichi dirigenziali per l’a.s. 2018/19.

L’incontro, nello specifico, si è focalizzato su: conferme; mutamenti; mobilità interregionale.

E’ stata definita la tempistica relativa alle operazioni di mobilità ed è stato affrontato il tema della percentuale da destinare alla mobilità interregionale.

Tempistica operazioni mobilità

Il Miur, riferisce l’ANP, ha fissato al 22 giugno 2018 il termine delle operazioni relative alla mobilità dei dirigenti e al 16 luglio 2018 il completamento dell’intero iter procedurale da parte degli USR. 

La tempistica è dettata dalla necessità degli UU.SS.RR. di inviare i contratti agli organi di controllo, in modo che l’iter si concluda prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Aliquota mobilità interregionale

L’aliquota da destinare alla mobilità interregionale è pari al 30%, come indicato dall’Amministrazione ai sindacati, rinviando all’articolo 9, comma 4, del CCNL-Area V del 15/10/2010.

Leggi anti corruzione

I sindacati hanno evidenziato il problema legato alla legge n. 190/2012, in base alla quale alcuni Uffici Scolastici Regionali non confermano l’incarico ai dirigenti, dopo un certo numero di anni, perché a rischio corruzione.

Le OO.SS. hanno sottolineato che la scuola non è a rischio elevato di corruzione, come sostenuto anche dall’Anac.

Passaggi IP e IeFP, siglato l’Accordo in conferenza Stato-Regioni

da Orizzontescuola

Passaggi IP e IeFP, siglato l’Accordo in conferenza Stato-Regioni. Scaricalo

di redazione

L’articolo 8 del decreto legislativo n. 61/2017 è dedicato ai passaggi tra i percorsi di istruzione professionale e i percorsi di istruzione e formazione professionale.

Il comma 2 del suddetto articolo prevede che le fasi del passaggio sono disciplinate con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano…

L’Accordo è stato raggiunto il 10 maggio u.s. e si applicherà alle classi prime dell’a.s. 2018/19.

Accordo

Stipendio. NoiPA: a maggio due cedolini, ordinario il 17 e poi straordinario per gli arretrati. Ufficiale

da Orizzontescuola

Stipendio. NoiPA: a maggio due cedolini, ordinario il 17 e poi straordinario per gli arretrati. Ufficiale

di redazione

Arriva la conferma ufficiale da parte di NoiPA di quanto già comunicato dalla nostra redazione

Cedolino maggio 2018 disponibile il 17 maggio

Giovedì 17 maggio sarà disponibile nell’area privata di NoiPA il cedolino relativo alla rata ordinaria del mese di maggio. L’esigibilità, per i dipendenti con contratto a tempo indeterminato o determinato al 30 giugno o 31 agosto, è confermata per il 23 maggio

Cedolino arretrati

Gli arretrati del contratto Istruzione e ricerca sottoscritto il 20 aprile 2018 saranno invece pagati con un cedolino dedicato.

Seppure NoiPA non lo specifichi, è da intendere che il cedolino relativi agli arretrati del triennio 2016/18 sarà successivo a quello della rata ordinaria di maggio.

Il messaggio di NoiPA

Il cedolino della rata ordinaria di maggio 2018, per il personale degli ambiti Sicurezza e Difesa, Ricerca e Istruzione, e per i dipendenti delle Amministrazioni Centrali e Locali sarà disponibile nella giornata di giovedì 17 maggio.

Il cedolino dei dipendenti delle Aziende Sanitarie sarà invece pubblicato nella giornata di venerdì 25 maggio.

Si precisa che gli arretrati relativi al triennio 2016-2018, derivanti dai provvedimenti di concertazione e degli accordi sindacali per l’ambito Difesa e Sicurezza e dal nuovo C.C.N.L. per il comparto Istruzione e Ricerca, saranno comunicati con un cedolino separato rispetto a quello ordinario della rata di maggio.

Aumenti stipendiali, tutto sugli aumenti e gli arretrati di docenti ed ATA al netto

Maturità 2018, candidati esterni devono superare esame preliminare. Come si volge?

da Orizzontescuola

Maturità 2018, candidati esterni devono superare esame preliminare. Come si volge?

di Giovanna Onnis

L’ammissione dei candidati esterni all’esame di Stato è subordinata al superamento di un esame preliminare che ha la finalità di accertare, attraverso prove diversificate (scritte, grafiche, compositivo/esecutiva musicale e coreutica, pratiche e orali), secondo quanto previsto dal piano di studi, la loro preparazione sulle materie dell’anno o degli anni per i quali non siano in possesso della promozione o dell’idoneità alla classe successiva, nonché su quelle previste dal piano di studi dell’ultimo anno.

Requisiti dei candidati

Sostengono l’esame preliminare sulle materie previste dal piano di studi dell’ultimo anno i candidati in possesso di idoneità o di promozione all’ultimo anno, anche riferita ad un corso di studi di un paese appartenente all’Unione Europea di tipo e livello equivalente, che non hanno frequentato il predetto anno ovvero che non hanno comunque titolo per essere scrutinati per l’ammissione all’esame.

I candidati in possesso del titolo conseguito al termine di un corso di studio di istruzione secondaria di secondo grado di durata almeno quadriennale del previgente ordinamento o siano in possesso di diploma professionale di tecnico,ai sensi del Decreto legislativo n.226/2005, sostengono l’esame preliminare solo sulle materie e sulle conoscenze, abilità e competenze non coincidenti con quelle del corso già seguito, con riferimento sia alle classi precedenti l’ultima sia all’ultimo anno.

Analogamente, i candidati in possesso di promozione o idoneità a una classe di altro corso di studio sostengono l’esame preliminare solo sulle materie e conoscenze, abilità e competenze non coincidenti con quelle del corso già seguito, con riferimento sia alle classi precedenti l’ultima sia all’ultimo anno

Devono sostenere l’esame preliminare sulle materie dell’ultimo anno del vigente ordinamento anche i candidati esterni che abbiano superato nell’anno o negli anni precedenti l’esame preliminare e, ammessi all’esame di Stato, non abbiano sostenuto le relative prove ovvero non le abbiano superate.

Svolgimento dell’esame preliminare

L’esame preliminare è sostenuto davanti al consiglio della classe dell’istituto, statale o paritario, collegata alla commissione alla quale il candidato è stato assegnato

L’esame preliminare è sostenuto di norma nel mese di maggio e, comunque, non oltre il termine delle lezioni.

Il consiglio di classe, ove necessario, è integrato dai docenti delle materie insegnate negli anni precedenti l’ultimo.

Ai fini della determinazione delle prove da sostenere, si tiene conto anche di crediti formativi eventualmente acquisiti e debitamente documentati.

Il Dirigente scolastico, sentito il collegio dei docenti, stabilisce il calendario di svolgimento degli esami preliminari.

Ferma restando la responsabilità collegiale, il consiglio di classe può svolgere gli esami preliminari operando per sottocommissioni, composte da almeno tre componenti, compreso quello che la presiede.

Il candidato è ammesso all’esame di Stato se consegue un punteggio minimo di sei decimi in ciascuna delle discipline per le quali sostiene la prova.

L’esito positivo degli esami preliminari, anche in caso di mancato superamento dell’esame di Stato ovvero di mancata presentazione agli esami di Stato, vale come idoneità all’ultima classe del tipo di istituto di istruzione secondaria di secondo grado cui l’esame si riferisce.

AI contrario, in caso di non ammissione all’esame di Stato, l’esito può valere, a giudizio del consiglio di classe o delle apposite commissioni d’esame, come idoneità ad una delle classi precedenti l’ultima ovvero come idoneità all’ultima classe.

Dirigenti scolastici verso l’equiparazione retributiva

da La Tecnica della Scuola

Dirigenti scolastici verso l’equiparazione retributiva

Riaperto il Bando per Ambasciatori eTwinning 2018: scadenza 27 maggio 2018

da La Tecnica della Scuola

Riaperto il Bando per Ambasciatori eTwinning 2018: scadenza 27 maggio 2018

PON 2014/2020: manuale per la gestione delle certificazioni FSE a Costi Standard

da La Tecnica della Scuola

PON 2014/2020: manuale per la gestione delle certificazioni FSE a Costi Standard

CLIL, una didattica innovativa?

da La Tecnica della Scuola

CLIL, una didattica innovativa?