Biologia con curvatura biomedica

Si è svolta lunedì 21 maggio, presso la Sala Aldo Moro del MIUR, la presentazione dei risultati del primo anno di attivazione del percorso di potenziamento-orientamento sanitario “Biologia con curvatura biomedica”, promosso grazie ad un accordo tra il MIUR, Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Fnomceo, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Erano presenti: il Direttore generale degli Ordinamenti Scolastici, Maria Assunta Palermo; il dirigente tecnico Massimo Esposito; la dirigente scolastica della scuola capofila di rete, Giuseppina Princi; il Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli; il Presidente dell’Ordine dei Medici di Varese e Responsabile Area formazione FNOMCeO, Roberto Stella; il Presidente Ordine dei Medici di Reggio Calabria, Pasquale Veneziano. Sono intervenuti dirigenti scolastici e docenti referenti dei Licei selezionati, oltre ai Presidenti degli Ordini Provinciali dei Medici coinvolti nel percorso.

Più di 1.700 studentesse e studenti, oltre 400 formatori (80 docenti di scienze e 323 medici), 26 Licei scientifici individuati tramite bando del MIUR: sono i numeri del primo anno di sperimentazione del progetto. Il percorso di orientamento ha previsto, per le terze classi degli istituti selezionati, l’introduzione nel piano di studi dello studente della disciplina “Biologia con curvatura biomedica”. Le ore di lezione sono 150 nel triennio, 50 per ogni anno scolastico, di cui: venti ore di lezioni teoriche tenute dalle docenti e dai docenti di biologia dei Licei, venti ore di lezioni pratiche tenute da medici individuati dagli Ordini, dieci ore presso strutture sanitarie individuate dagli Ordini dei Medici Provinciali. L’accertamento delle competenze avviene in itinere, in laboratorio, tramite la simulazione di ‘casi’, e attraverso la somministrazione di test con cadenza bimestrale.

Il monitoraggio degli esiti dei test valutativi somministrati alle studentesse e agli studenti ha rivelato una crescente positività dei risultati, registrata soprattutto a partire dal secondo test di verifica. Dai risultati mediamente sufficienti del primo test si è evidenziato un significativo incremento nelle valutazioni riportate nei test successivi, i cui esiti sono stati in media buoni, ottimi e, in diversi casi, eccellenti. Nel primo test infatti, il 65% delle allieve e degli allievi ha riportato una valutazione inferiore o uguale alla sufficienza e il 35% una valutazione superiore alla sufficienza. Tali percentuali si invertono nei risultati del secondo test, nel quale solo il 38% ha conseguito punteggi inferiori o uguali alla sufficienza, mentre il 62% ha totalizzato punteggi di valore maggiore. Nel terzo test, questa tendenza positiva degli esiti valutativi si mantiene costante.

Positivo anche il monitoraggio delle attività laboratoriali esterne, svolte presso strutture sanitarie dell’intero territorio nazionale, in gran parte effettuate presso reparti ospedalieri di Dermatologia, Ortopedia, Ematologia, Cardiologia e presso i Centri trasfusionali di diverse città.

Tra le attività svolte, anche incontri seminariali presso le sedi dei vari Ordini Provinciali dei Medici durante i quali ragazze e ragazzi hanno potuto comprendere il ruolo dell’Ordine e delle istituzioni sanitarie, il codice di deontologia medica e i molteplici ambiti della professione medica.

Il Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria, individuato dal MIUR come scuola capofila di rete, ha condiviso con i Licei aderenti alla rete, attraverso la piattaforma web www.miurbiomedicalproject.net, il modello organizzativo e i contenuti didattici del percorso riguardanti le lezioni delle docenti e dei docenti, quelle dei medici e i test di verifica.

Tutti gli istituti scolastici, dopo essere stati abilitati in piattaforma, hanno sottoscritto e restituito alla scuola capofila la Convenzione in formato digitale e hanno scaricato e utilizzato circa 5.000 voucher per la compilazione anonima dei monitoraggi iniziali. Dalla elaborazione di questi dati si evince un alto indice di gradimento delle ragazze e dei ragazzi rispetto a un percorso che potrà fornire risposte concrete alle loro esigenze di orientamento post-diploma, facilitandone le scelte sia universitarie che professionali.

Visto il successo in termini di adesione al progetto e soprattutto di gradimento da parte di studentesse e studenti, docenti, scuole e medici, la sperimentazione, finora riservata ai Licei scientifici, dal prossimo anno scolastico verrà estesa anche ad alcuni Licei classici, che verranno selezionati dal MIUR tramite apposito bando ed entreranno a far parte della rete.

La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici coinvolgerà, a partire dall’anno scolastico 2018/19, nuovi Ordini Provinciali oltre ai 27 che già fanno parte della rete e darà la facoltà a questi ultimi di estendere la sperimentazione anche a un secondo istituto nell’ambito della stessa provincia.

Anche i Parlamentari al Congresso

Molte sono le aspettative da parte di tutti i Cittadini, e quindi anche delle persone con disabilità, verso la nuova Legislatura che ha preso avvio nel marzo scorso e che vede un Parlamento con moltissimi Deputati e Senatori al loro primo mandato. E le aspettative sono ancora maggiori nel momento in cui è in via di formazione il nuovo Esecutivo ed è stato definito un Contratto di Governo che ne delinea gli intenti anche nell’ambito della disabilità.

La FISH ha colto l’occasione del proprio Congresso (Roma 26/27 maggio, presso l’Hotel Aran Mantegna) per invitare una delegazione di parlamentari alla specifica sessione “Per una nuova prospettiva parlamentare sull’inclusione”.

Che cosa si devono e possono attendere le persone con disabilità e loro famiglie su vecchie e nuove istanze, necessità, urgenze, lacune? Potranno contare su un approccio trasversale ai Gruppi sull’inclusione sociale?

Toni Mira, Caporedattore di Avvenire e da sempre attento a queste tematiche, sarà l’animatore della sessione, lasciando anche spazio ad immancabili interventi dal pubblico.

Hanno già garantito la loro presenza Maria Teresa Bellucci (Fratelli d’Italia, Camera dei Deputati), Elena Carnevali (PD, Camera dei Deputati), Massimo Enrico Baroni (Movimento 5 Stelle, Camera dei Deputati), Davide Faraone (PD, Senato della Repubblica).

Un’altra sessione, idealmente collegata a quella precedente, è prevista per il pomeriggio (ore 14.30) e sarà moderata da Carlo Giacobini (FISH). Il tema è tecnico ma con risvolti particolarmente operativi e comprensibili: “Per una protezione sociale fondata sui diritti umani”. Assistenza, contrasto alla povertà, trasferimenti monetari, nuove politiche e servizi di protezione sociale che sappiano raccogliere sia la sfida della sostenibilità che quella dei diritti umani. Interverranno relatori attenti ed autorevoli: Onofrio De Lucia (Vicecoordinatore Medico Legale INPS), Giovanni Fosti (Docente Lecturer SDA Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico dell’Università Bocconi, Milano) e, infine, Pietro Vittorio Barbieri (Coordinatore Comitato Tecnico Scientifico Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità).

Le sessioni sono aperte al pubblico ma è gradita una comunicazione di partecipazione all’indirizzo presidenza@fishonlus.it

Tutte le sessioni sono sottotitolate a cura di FIADDA.

Miur Radio Network

È nata Miur Radio Network – La voce della scuola, la web radio voluta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per raccontare notizie, eventi, curiosità sul e dal mondo della scuola, in collaborazione con le migliori esperienze radiofoniche delle nostre istituzioni scolastiche.

Miur Radio Network, che si può ascoltare su www.miurradionetwork.it, è un progetto didattico innovativo che nasce nell’ambito del Piano Scuola Digitale per dare spazio al talento e alla creatività delle ragazze e dei ragazzi che già fanno radio nelle loro scuole e per raccontare insieme a loro cosa accade dentro e intorno al mondo dell’istruzione. La web radio è in onda da oggi. Ad animarla saranno studentesse e studenti con approfondimenti, interviste, interazioni per capire di più e meglio come sta cambiando la scuola, quali sono le migliori pratiche, quali sono gli eventi in programmazione e le opportunità da cogliere. Pur nella cornice istituzionale, la radio avrà, grazie alla collaborazione con le scuole, un punto di vista inedito e dal basso. Fra gli obiettivi, accorciare le distanze fra chi la scuola la vive e le istituzioni, raccontare passo passo cosa ‘bolle in pentola’ nel mondo scuola, con un linguaggio semplice e diretto. Promuovere valori positivi come il rispetto e il contrasto delle disuguaglianze, lo sviluppo sostenibile.

Nella prima fase sono previste due ore di programmi, dalle 14.30 alle 16.30 che saranno preceduti e seguiti da musica. La radio punta poi a diventare un vero e proprio network e nei prossimi mesi saranno costruite nuove collaborazioni per aumentare la programmazione. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito della radio e sui suoi social.

«L’alternanza è stata applicata male, va rivista»

da Il Sole 24 Ore

«L’alternanza è stata applicata male, va rivista»

di Claudio Tucci

Il contratto per il governo targato M5S e Lega mette nel mirino l’ampliamento «considerevole» delle ore obbligatorie di formazione “on the job”.«Con noi – è scritto nel documento – scatteranno più controlli sulla qualità e coerenze dei percorsi con il ciclo di studi del ragazzo».

Le altre indicazioni
Per l’istruzione, rilanciano grillini e Carroccio, serve un «cambio di rotta» e superare «con urgenza» la riforma della Buona scuola. In particolare, nel contratto si delinea un intervento sulle classi pollaio, sull’edilizia scolastica, sulle graduatorie e sui titoli per l’insegnamento, con una attenzione “particolare” alla questione «dei diplomati magistrali e in generale al problema del precariato nella scuola dell’infanzia e nella primaria».

«Sarà necessario assicurare – si legge – anche attraverso una fase transitoria, una revisione del sistema di reclutamento dei docenti. Saranno anche introdotti «nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio, affrontando all’origine il problema dei trasferimenti (ormai a livelli record), che non consentono un’adeguata continuità didattica» e sarà superato lo strumento della “chiamata diretta” «tanto inutile quanto dannoso». Si guarda anche alla garanzia per gli studenti con disabilità di avere «lo stesso insegnante per l’intero ciclo».

Formazione continua per un docente su tre Fondi a 500 milioni

da Il Sole 24 Ore

Formazione continua per un docente su tre Fondi a 500 milioni

di Claudio Tucci

Circa mezzo miliardo di euro l’anno, 490 milioni per l’esattezza, compresi i fondi europei. Un portale ministeriale, «Sofia», che a pochi mesi dal debutto conta già 280mila docenti iscritti (sui circa 740mila insegnanti italiani – vale a dire, il 37%, più di uno su tre). Un documento, elaborato da un gruppo di esperti scelti dal Miur e messo a disposizione in questi giorni dell’opinione pubblica (e del prossimo governo), dove si parla «di formazione in servizio legata allo sviluppo culturale e professionale continuo degli insegnanti» (capace, perché no, in prospettiva, di incidere anche sulla «carriera» dei professori, oggi del tutto inesistente).

L’introduzione, tre anni fa, con la legge 107, della formazione professionale obbligatoria per i docenti ha segnato il passo: fino al 2015, l’aggiornamento in servizio veniva sistematicamente eluso (in primis, dagli stessi professori), e anche le risorse a disposizione si aggiravano su pochi milioni. Non a caso l’Italia, in ambito Ocse, risulta, da sempre, uno dei paesi in cui gli insegnanti si formano di meno. Con le nuove regole, la situazione sta cambiando: nel 2016, dopo un “letargo” di quasi 30 anni il ministero dell’Istruzione ha adottato il piano triennale di formazione dei prof, orientando, con una serie di priorità nazionali, l’offerta rivolta ai docenti in servizio, che dovrà essere coerente con il piano dell’offerta formativa a vantaggio degli studenti e con il miglioramento complessivo della singola scuola. A crescere sono stati anche i finanziamenti: la fetta più consistente dei 490 milioni annui a disposizione è appannaggio della Card da 500 euro, 380 milioni. A questi si sommano i 40 milioni ad hoc previsti dalla legge 107 (30 per formazione trasversale e disciplinare, i restanti 10 per il digitale). E sul piatto sono stati messi, pure, dai bandi Pon circa 70 milioni.

Certo, ci sono ancora delle criticità: nonostante il nuovo Ccnl «Istruzione e ricerca» mancano, ad esempio, i necessari dispositivi contrattuali per profilare l’impegno orario della formazione dei docenti; e nei territori «la qualità» deve essere passibile ancora di miglioramento. «È vero, va resa più stimolante – sottolinea Maria Maddalena Novelli, dg per il Personale scolastico del Miur -. Andrebbero introdotte nuove metodologie didattiche, non solo lezioni frontali, come percorsi laboratoriali di scambio di esperienze o comunità di lavoro permanenti tra docenti. Ritengo, tuttavia, che sulla formazione stiamo spingendo l’acceleratore. L’impatto delle politiche pubbliche va valutato. Ora lo possiamo fare. L’obiettivo è migliorare le performance, e, più in generale, la qualità della scuola italiana».

Un approccio “un po’ più consapevole” alla formazione in servizio si intravede anche nelle scelte dei corsi operate dai docenti. Un primo monitoraggio condotto a dicembre 2017 dal ministero ha evidenziato che gli iscritti a «Sofia» hanno puntato soprattutto su moduli inerenti la didattica per competenze e su innovazione e digitale. Meno sull’alternanza scuola-lavoro.

Anche i numeri del terzo anno del Card da 500 euro contengono novità rispetto alla fotografia scattata 12 mesi prima (il primo anno i soldi arrivarono diretti in busta paga). Nel 2017, con l’avvento del borsellino elettronico, il 77% delle risorse è stato speso dagli insegnanti per tablet e pc (appena il 6,6% è andato alla formazione pura). E quest’anno? «I numeri sono ancora parziali – risponde Davide D’Amico, a capo dell’ufficio formazione del Miur -. Al 10 maggio i fondi prenotati sono stati 201 milioni. Ebbene, 22 milioni verranno spesi per la formazione pura, siamo al 10,9 per cento. Se sommiamo anche i 36 milioni utilizzati l’acquisto di libri, che hanno comunque una finalità formativa, siamo già a 58 milioni, quasi 3 in più rispetto all’intero anno precedente. Altri 136 milioni andranno ad hardware e software, vale a dire tablet e pc, il 67% del totale. Anche qui c’è un calo rispetto al 2017. I restanti 7 milioni prenotati saranno utilizzati dai docenti per musei, spettacoli dal vivo, mostre, eventi culturali, cinema, teatro».

I 500 euro per la formazione docenti hanno rischiato, nei mesi scorsi, di finire “spalmati” negli aumenti contrattuali. Ma hanno resistito. E anche il prossimo esecutivo dovrebbe confermarli: «L’aggiornamento professionale è importante, e va mantenuto», taglia corto Mario Pittoni, responsabile scuola del Carroccio: «Si possono però finalizzare meglio fondi e procedure».

Il premio al merito per i prof: oggi a pioggia, domani a rischio

da Il Sole 24 Ore

Il premio al merito per i prof: oggi a pioggia, domani a rischio

di Eugenio Bruno

Il rapporto tra la scuola italiana e il merito continua a essere dialettico. Per usare un eufemismo. Lo confermano, da ultimi, i dati sul secondo anno di applicazione del bonus per gli insegnanti che Il Sole 24 ore è in grado di anticipare. E da cui emergono un elemento diretto (la riduzione da 600 a 200 euro dell’importo pro capite) e uno indiretto (l’aumento dei prof “premiati”). Proprio mentre all’orizzonte già si profila una rivisitazione, per restare sempre agli eufemismi, della “Buona Scuola” nel suo complesso. Valutazione compresa.

Anche stavolta conviene partire dai numeri. Secondo le ultime rilevazioni del ministero dell’Istruzione nell’anno scolastico 2016/17 a ciascun istituto sono stati erogati 17.775 euro. Con importi diversi da scuola a scuola in funzione del numero dei docenti in servizio e di alcune caratteristiche di “complessità” (appartenenza a Comuni montani e/o in piccole isole, presenza di alunni stranieri, di disabili, rapporto alunni/classi). In media, restando sempre alle amministrazioni scolastiche, si è andati da un costo per lo Stato minimo di 548,53 (un centro per la formazione degli adulti, ndr) a un massimo di 79.218. In media ogni prof ha ricevuto 207 euro lordi.

Le cifre fornite dal Miur si fermano qui. Per ragionare in termini di “flusso” e non di semplice “stock” bisogna recuperare i dati dell’anno precedente. Quando gli insegnanti meritevoli erano stati 247mila (su 620mila a tempo indeterminato) per una “quattordicesima” media tra i 600 e 700 euro. A parità di risorse complessive (200 milioni) il fatto che l’importo medio sia sceso così tanto porta a pensare che la platea sia almeno raddoppiata. Da qui a sospettare un’erogazione “a pioggia” del bonus il passo è breve. Con effetti di fatto opposti rispetto alle intenzioni di partenza della riforma.

Anche perché quest’anno le risorse per la valutazione dei prof scenderanno a 130 milioni per poi risalire a 160 a regime dal 2019. Settanta milioni (e 40 dal 2019) sui 200 stanziati dalla Buona Scuola serviranno infatti a finanziare gli aumenti previsti dal recente rinnovo del contratto che consentiranno anche agli 1,1 milioni di dipendenti della scuola (e dunque non solo ai docenti) di avvicinarsi o sfondare il muro degli 85 euro di aumento previsti per il resto della Pa. Tanto più il nuovo Ccnl ha innovato anche le modalità di erogazione. Visto che i sindacati potranno co-determinare i criteri generali per l’attribuzione dell’incentivo (ad esempio gli importi minimi e massimi). Fermo restando che a decidere i parametri per le singole scuole saranno i comitati di valutazione mentre la lista dei prof premiati verrà compilata dai dirigenti scolastici.

Tutto ciò in attesa del nuovo governo. I rumors (e le bozze) dei giorni scorsi ribadiscono l’intenzione di intervenire massicciamente sul precariato. Sia sul fronte dei maestri magistrali sia su quello dei supplenti con oltre 36 mesi. A quel punto i 130 milioni quest’anno (160 a regime) che restano appostati sul merito diventerebbero un’occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. Soprattutto per segnare le discontinuità rispetto all’era Renzi-Gentiloni (e Giannini-Fedeli).

Scuola, che errore: sta per sparire la storia dell’arte

da Corriere della sera

Scuola, che errore: sta per sparire la storia dell’arte

Vinecenzo Trione

«Reintrodurremo la storia dell’arte nella SCUOLA italiana!»: era, questo, uno degli slogan degli esponenti del Pd al tempo dell’approvazione della cosiddetta Buona SCUOLA. Intenzioni smentite dalle successive decisioni politiche. Con una nota del 19 aprile, il Miur ha comunicato i nuovi quadri orari del primo biennio degli istituti professionali con le relative classi di concorso, nei quali non c’è traccia della storia dell’arte: neanche in indirizzi dove questa disciplina appare indispensabile. È l’approdo di un grave e pericoloso «smantellamento» che aveva trovato uno snodo decisivo nella riforma Gelmini, la quale ha soppresso o drasticamente tagliato gli insegnamenti di disegno e storia dell’arte nelle scuole superiori di diverso tipo. Il fine sotteso a queste scelte: portare avanti un sistematico attacco alle humanities, prediligendo un realismo tecnocratico, d’impronta tardo-positivista.

Tra qualche giorno conosceremo il nome del prossimo ministro della Pubblica istruzione. Ci piacerebbe che egli avesse il coraggio di avviare un serio ripensamento del ruolo e della funzione nei programmi scolastici della storia dell’arte. Che va intesa come sapere non «a circuito interno», di tipo meramente specialistico o tecnico, ma trasversale, capace di disegnare i confini all’interno dei quali storia, letteratura, filosofia, cinema, scienze e religione entrano in dialogo. Forma alta di educazione civica, in grado di rendere le nuove generazioni di italiani davvero consapevoli dell’identità della nostra nazione, della nostra cultura, della nostra civiltà, del nostro paesaggio. Dunque, una presenza insostituibile.

Anche per tali ragioni riteniamo che la storia dell’arte non possa più essere messa in una posizione marginale o ancillare nella SCUOLA 2.0, ma reclami quella centralità già assegnatele da Giovanni Gentile nel 1923. Perché essa, scriveva un grande studioso come Giuliano Briganti, «ci riguarda direttamente tutti: uno specchio in cui si riflettono i motivi più vivi e inquieti del nostro tempo».

La firma degli alunni nei programmi svolti non è necessaria

da Orizzontescuola

La firma degli alunni nei programmi svolti non è necessaria

di Paolo Pizzo

Vi è una prassi (in alcuni casi una vera e propria leggenda) diffusa nelle scuole che è quella di far firmare agli allievi il programma finale (compreso quello degli Esami di I e II grado) pensando che tale firma lo convalidi o lo renda immune da eventuali “contestazioni”.

Per i programmi degli Esami di Stato di II grado si invoca addirittura l’obbligatorietà! Io invece preciso che non esiste una norma che supporti tutto questo.

Un docente è un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni (i compiti sono sempre atti ufficiali) e non ha bisogno della firma degli allievi (anche se maggiorenni) per la “validazione” dei compiti svolti in classe oppure della programmazione finale (compresi i programmi per gli esami di stato di I e II grado).

Tale programmazione, infatti, non ha bisogno di alcuna validazione o “accettazione” da parte degli allievi perché in pratica è stata già svolta e riportata nel registro di classe (che è a tutti gli effetti un atto pubblico) e in quello personale del docente.

Non si capisce quindi a cosa serva la firma degli allievi: devono “testimoniare” che proprio quella è la programmazione che è stata svolta? E se, per esempio, si rifiutassero di firmarla, la programmazione non sarebbe valida?

Non scherziamo.

In conclusione, la firma degli allievi sul programma finale non ha alcun senso e nemmeno alcun valore giuridico (qualcuno parla di un coinvolgimento nella pratica educativa ma anche qui ci sarebbe da discutere).

Rimane comunque una pratica legittima, nel senso che se si fa o non si fa non cambia nulla, dal momento che non esiste nessuna normativa a supporto che sia favorevole ma neanche contraria, ma sicuramente “vuota” dal punto di vista amministrativo/giuridico, è sempre bene precisarlo, e nel momento in cui il docente non la adotti nessuno (Dirigente o presidente di Commissione) potrà costringerlo a farlo e l’unica firma che conta sul programma svolto è la sua.

Pensioni: potrebbero mancarvi dei contributi versati, come controllare. Fallo prima del 31 dicembre 2018

da Orizzontescuola

Pensioni: potrebbero mancarvi dei contributi versati, come controllare. Fallo prima del 31 dicembre 2018

di redazione

Sul sito INPS è possibile visualizzare tutti i contributi effettuati all’INPS in favore del lavoratore.

Grazie all’ Estratto conto contributivo i lavoratori possono verificare la regolarità dei contributi versati autonomamente o dai propri datori di lavoro per segnalare eventuali discordanze all’INPS.

Prescrizione contributi

Ricordiamo che

l’Inps, con la circolare n. 169 del 15 novembre 2017, ha fornito apposite indicazioni in merito alla prescrizione dei contributi pensionistici dovuti alle Gestioni pubbliche

I dipendenti hanno tempo fino al 31 dicembre 2018 per verificare se il proprio “estratto conto INPS/INPDAP” sia aggiornato con tutti i contributi previdenziali versati. La nuova data deriva dalla circolare INPS n. 169 del 15 novembre 2017, che ha prorogato i termini inizialmente fissati al 31 dicembre 2017.

Accedere al sito INPS

Utilizzare le proprie credenziali (codice fiscale e PIN o identità SPID), quindi “Area prestazioni e servizi/Fascicolo previdenziale del cittadino/Posizione assicurativa/Estratto conto”.

Qualora da tale estratto risultino contributi mancanti o retribuzioni errate, precedenti al 2012, l’interessato dovrà attivare la richiesta di VARIAZIONE e INTEGRAZIONE della posizione ASSICURATIVA, al fine di inserire i periodi mancanti ed evitare il rischio di perderli per sempre.

E’ necessario utilizzare la funzionalità “richieste di variazione alla posizione assicurativa – RVPA”.

Il dipendente in possesso del PIN può telefonare al n. 803164 (Contact center multicanale INPS).

Se mancano contributi

Possono essere recuperati (ma per questo è importante controllare prima del 31 dicembre 2018), con il versamento da parte dell’ente datore di lavoro.

Molti lavoratori, accedendo all’estratto previdenziale, hanno accertato che effettivamente mancano alcuni contributi.

I contributi non vengono comunque persi

La circolare del 15 novembre 2017 è esplicita: “anche in assenza di recupero della contribuzione dovuta alle predette casse, per avvenuto decorso del termine di prescrizione quinquennale, l’attività lavorativa svolta sarà considerata utile ai fini della liquidazione del trattamento di quiescenza; in questa ipotesi,
tuttavia, ai sensi del comma 2 dell’art. 31 della L. n. 610/1952, l’onere del trattamento deve essere ripartito tra l’Istituto e le Amministrazioni datrici di lavoro (“Nei casi di cui al comma precedente per i quali avvenga la valutazione in pensione dei servizi in fatto non assistiti da iscrizione, l’onere dell’assegno di quiescenza viene ripartito tra gli Istituti di previdenza e gli enti presso i quali i medesimi sono stati prestati…”)”

Anche se è vero che i contributi non verranno persi, la modalità del trattamento tra le due Amministrazioni non è ancora rodata.

Consultazione estratto conto contributivo/previdenziale

Pensioni, tutti già a contare quanto manca a quota 100. Ma forse è meglio non illudersi

da La Tecnica della Scuola 

Pensioni, tutti già a contare quanto manca a quota 100. Ma forse è meglio non illudersi

Bullismo: premi agli studenti che denunciano i compagni

da La Tecnica della Scuola 

Bullismo: premi agli studenti che denunciano i compagni

Occhio ai contributi previdenziali non versati dall’ex Inpdap ai docenti

da La Tecnica della Scuola 

Occhio ai contributi previdenziali non versati dall’ex Inpdap ai docenti

Avviso 21 maggio 2018, AOODGEFID 11626

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per la programmazione e gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l’istruzione e
per l’innovazione digitale

A tutte le istituzioni scolastiche

Avviso 21 maggio 2018, AOODGEFID 11626

Oggetto: Miur Radio Network