SMARTPHONE: “ITALIA SEGUA ESEMPIO FRANCIA E NE VIETI USO A SCUOLA”

SMARTPHONE, GILDA: “ITALIA SEGUA ESEMPIO FRANCIA E NE VIETI USO A SCUOLA”
“L’Italia percorra la via maestra tracciata dalla Francia e vieti l’uso degli smartphone nelle aule scolastiche”. A lanciare l’appello è Maria Domenica Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda degli Insegnanti, commentando l’approvazione da parte del parlamento francese della legge che mette al bando i telefoni cellulari nelle scuole e invitando il governo italiano a seguire l’esempio d’Oltralpe.
“L’uso degli smartphone, se non debitamente governato da una progettazione didattica specifica, – dichiara Di Patre – può inibire l’apprendimento delle studentesse e degli studenti distraendoli e astraendoli dal lavoro in classe. Dunque, è necessario superare anche nel nostro Paese la visione mitizzata della comunicazione digitale nell’attività didattica che ha segnato la legge della Buona Scuola”.
“Un esperto del settore come il professor Manfred Spitzer, autore di ‘Demenza digitale’ e ‘Solitudine digitale’, afferma che l’uso dello smartphone a scuola riduce di molto le performance degli studenti. Gli strumenti digitali devono essere il mezzo e non il fine del rapporto educativo e didattico nella scuola, perché nessun device elettronico – conclude la vice coordinatrice nazionale della Gilda – potrà mai sostituire la relazione dialogica tra discenti e docenti”.

Scuola, a settembre si rischia la solita carenza di insegnanti

da la Repubblica

Scuola, a settembre si rischia la solita carenza di insegnanti

Il Miur ha chiesto al ministero delle Finanze 57 mila assunzioni, ma ci sono molti vuoti, soprattutto al Nord. Solo nove regioni su quindici hanno completato i primi percorsi di formazione. E sul sostegno la situazione resta preoccupante

Salvo Intravaia

ROMA – La scuola rischia di ripartire con la solita carenza di docenti. Soprattutto sul sostegno. La macchina ministeriale è in movimento per organizzare l’avvio del prossimo anno scolastico, che per gli insegnanti si apre il primo settembre. Ma diverse questioni devono essere ancora definite. Nel corso di un incontro con i sindacati sono state affrontate quelle più urgenti, senza le quali la stagione partirà in salita.

IMMISSIONI IN RUOLO, IL RITARDO DEI “FIT 1”
Le oltre 57 mila assunzioni in pianta stabile richieste dal ministero dell’Istruzione al dicastero dell’Economia dovrebbero essere autorizzate nei prossimi giorni. I tecnici del Miur hanno fornito i numeri suddivisi per ordine di scuola e per il sostegno. Le 57.322 cattedre dovrebbero essere coperte dai precari storici delle graduatorie provinciali ad esaurimento, dai vincitori dell’ultimo concorso e da coloro che riusciranno a completare il primo percorso Fit (Formazione iniziale e tirocinio) destinato agli abilitati che non figuravano nelle liste ad esaurimento (poi c’è il Fit per i non abilitati, varato dalla ministra Fedeli ma non ancora confermato dal nuovo dicastero guidato da Bussetti). Ma, paradossalmente, non è detto che gli uffici scolastici regionali e gli ex provveditorati agli studi (ora Ambiti territoriali provinciali) riusciranno ad assegnare tutti i posti. Perché le liste dei precari e le graduatorie dei concorsi in parecchi casi sono già vuote o con pochi aspiranti. E su 364 percorsi Fit da attivare ne sono partiti soltanto 310. Entro il 31 agosto prossimo, data limite per fare scattare le assunzioni, solo 9 regioni su 15 hanno comunicato che completeranno i concorsi in questione. E’ quindi probabile che dei 57 mila posti in palio ne verranno assegnati parecchi di meno. E per colmare tutti i vuoti si dovrà ricorrere ai precari di seconda e terza fascia d’istituto. Una situazione particolarmente pesante al Nord, dove si concentra il 60 per cento delle cattedre libere: 34mila in tutto. Al Sud, solo il 22 per cento dei posti: meno di 13 mila cattedre.

EMERGENZA DISABILITA’, VERSO UN NUOVO TFA
Nel corso dell’incontro del 25 luglio scorso, i tecnici ministeriali hanno ammesso che la situazione per il sostegno è piuttosto preoccupante. È molto improbabile che si riesca a coprire con altrettanti aspiranti in possesso di tutti i titoli prescritti i 13 mila posti di sostegno comunicati dal Miur per le immissioni in ruolo. Soprattutto nelle regioni settentrionali, trovare specializzati abilitati nelle graduatorie ad esaurimento e dei concorsi è piuttosto difficile. E dei 13 mila posti disponibili parecchi resteranno senza pretendenti. Anche in questo caso si provvederà con supplenti d’istituto e in non pochi casi anche con docenti non specializzati. È infatti prevista per il 2018-2019 una ulteriore crescita degli alunni disabili e dei posti in deroga (quelli in più rispetto all’organico stabile) e in tanti, anche non specializzati, possono sperare di acciuffare una supplenza per tutta la stagione. L’anno scorso i posti in deroga furono 55 mila, quest’anno si potrebbero superare le 60 mila unità. Per questa ragione il Miur ha in programma un nuovo percorso di specializzazione (Tfa, Tirocinio formativo attivo) da attivare prima possibile.

I DIPLOMATI MAGISTRALI CONFERMATI IN CATTEDRA
La questione dei 5.655 diplomati magistrali assunti senza il requisito principale (l’idoneità a un precedente concorso o un’altra forma di abilitazione) è entrata a pieno titolo nel Decreto dignità che dovrebbe vedere la luce entro il 2 agosto. La nuova formulazione dell’articolo 4 del provvedimento in discussione prevede l’estensione dei 120 giorni di congelamento delle sentenze sfavorevoli (che sancirebbero il licenziamento degli assunti) a tutti, la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato in contratti a tempo determinato (al 30 giugno 2019) con la salvaguardia della continuità didattica per il prossimo anno e l’indizione di un concorso straordinario, riservato ai docenti abilitati che abbiano svolto, negli ultimi otto anni scolastici, almeno due stagioni di servizio specifico, anche non continuativo. Nella speranza che gli esclusi non ricorrano in massa al giudice creando ulteriore caos. Il sindacato ricorsificio Anief già li annuncia.

Corte dei conti contro Miur: “Sui disabili disorganizzato, inadeguato, omissivo”

da la Repubblica

Corte dei conti contro Miur: “Sui disabili disorganizzato, inadeguato, omissivo”
La relazione sul quinquennio 2012-2017: “A scuola gli studenti con bisogni sono il 2,9 per cento, un record. “Raddoppiati in tutte le regioni”. I docenti dedicati sono 154 mila, il costo per lo Stato pari a 5,1 miliardi di euro. I numeri dell’Abruzzo e le 225 sentenze in Sicilia che hanno assegnato più ore

Corrado Zunino

ROMA – La Corte dei conti affonda la scuola italiana sul suo aspetto più delicato: il sostegno. Ieri l’organismo di controllo contabile ha reso pubblica la sua relazione “Gli interventi per la didattica a favore degli alunni con disabilità e bisogni educativi speciali”. Considera il quinquennio 2012-2017 e si spinge, in alcuni casi, dentro l’anno scolastico appena concluso. Spiega il lavoro: il sistema “disabilità scolastica” costa 5,1 miliardi di euro l’anno. Quattro miliardi servono solo per pagare gli stipendi ai docenti specializzati. Bene, nelle considerazioni finali la Corte dei conti scrive: “La coesistenza sul tema di scuola, enti locali e servizi sanitari ha mostrato la farraginosità dell’impianto, la genericità delle intese e un’estrema frammentarietà degli interventi”. Un’estrema frammentarietà degli interventi, sì. Ricasca sugli studenti, le loro famiglie. Si manifestano, poi, “carenze in tema di dati e indicatori sulla qualità dell’istruzione e dell’inclusione degli studenti con disabilità”. Nel dettaglio: sono pochi gli interpreti della lingua dei segni per bambini sordi, limitati il materiale didattico e le tecnologie di ausilio.

Nelle 129 pagine scritte dal relatore Leonardo Venturini si trovano, enucleati in testa, i sei punti del ritardo italiano sulla questione. Sono: l’inadeguatezza di una pianificazione delle risorse per l’integrazione a livello centrale, la si definisce addirittura “un’incapacità previsionale dell’amministrazione”, quindi la rigidità delle procedure operative, la debolezza esecutiva degli strumenti di coordinamento fra le diverse istituzioni, “un intreccio non virtuoso”. E poi i ritardi nell’erogazione delle risorse alle scuole, la mancanza di informazioni ispirate all’evidenza statistica dei dati, cosa che va di pari passo con “la carenza nell’attività di valutazione dell’efficacia delle prassi di integrazione e inclusione”. Infine, “l’incertezza ed episodicità delle risorse finanziarie dedicate”. Un disastro amministrativo, ecco.

UFFICI DIVERSI SULLO STESSO DOSSIER
All’interno del ministero dell’Istruzione – seguendo i ragionamenti della Corte dei conti – si allarga una babele di uffici non dialoganti “articolata in una molteplicità di strutture operanti” nelle diverse direzioni generali, a cui si aggiungono, sul territorio, gli Uffici scolastici regionali “che svolgono analoghe funzioni”. Un raddoppio di strutture per gli stessi compiti. La magistratura sottolinea – cosa che, d’altro canto, si può applicare a tutto ciò che riguarda il Miur – “la difficoltà incontrata nell’ottenere le informazioni sia sulla dimensione della disabilità presente nella scuola sia sugli elementi finanziari e gestionali”. I dati. Di più, “è lontana la realizzazione di un sistema integrato di fonti informative” e, il commento porta avanti l’accusa, “le omissioni del ministero si prestano a rilevanti stigmatizzazioni”.

Gran parte dei soldi prima erogati dallo Stato, a causa delle spending reviewche si sono succedute a partire dal 2012, sono diventate “risorse non aventi natura obbligatoria” con ricadute “sulla tenuta dell’intero sistema educativo”. Scrive la Corte dei conti: “Una concreta integrazione passa attraverso l’assegnazione di finanziamenti certi e continui”.

PROFESSORI IN MOBILITA’, RAGAZZI ABBANDONATI
Un nodo critico cruciale nelle politiche scolastiche di sostegno, sottolinea il relatore Venturini, è l’accelerata mobilità del personale docente, di sostegno e no. Si tratta di un fattore che non favorisce l’integrazione, “talché sarebbe necessario individuare soluzioni organizzative che agevolino la continuità didattica per l’alunno diversamente abile”. La Riforma Faraone del 2017 ha cercato di porre un freno alle specializzazioni sul sostegno prese dai docenti solo per ottenere punti di carriera che consentono di avere prima una cattedra.

Gli alunni disabili sono passati dal 2,3 per cento dell’anno scolastico 2011-2012 al 2,9 per cento del 2016-2017. Una crescita del 26 per cento in cinque anni. In Calabria, alle elementari, il 4,46 per cento sul totale ha bisogno di aiuto. E così il 4,74 per cento in Abruzzo alle medie e, sempre in Abruzzo, il 3,66 nelle superiori. Ecco, la distribuzione territoriale. Nella scuola dell’infanzia e nelle superiori la maggiore concentrazione di alunni diversamente abili è in Centro Italia, nella primaria si registra nel Meridione, nelle medie al Nord. In generale, negli ultimi cinque anni la disabilità nell’infanzia (3-6 anni) è raddoppiata in termini percentuali in tutte le regioni.

Dai dati Istat emerge che l’8,5 per cento delle famiglie di alunni con bisogni (scuola primaria) ha presentato un ricorso al tribunale civile o amministrativo per avere un maggiore numero di ore di sostegno. Nel Mezzogiorno la quota di familiari che si sono rivolti alla magistratura è decisamente più alta. Nel 2016-2017 – questi sono dati Miur – ci sono state 24 sentenze sul tema in Campania, 30 sentenze e 12 ordinanze in Lombardia, ben 228 sentenze e 175 ordinanze in Sicilia con un ripristino, qui, di 2.292 ore di sostegno. Solo in Campania, va considerato, nel 2015 c’erano 1.008 alunni ospedalizzati.

ESPLODONO LE CERTIFICAZIONI DI DISABILITA’
A fronte di un tema – l’handicap a scuola – che è stato affrontato per la prima volta nel 1975 sotto la ministra Franca Falcucci, l’ultimo monitoraggio (17 marzo 2018) ha fatto emergere che i numeri del personale docente per il sostegno sono sempre cresciuti passando da quota 110.216 nel 2014 ai 154.432 dell’ultima stagione (un terzo sono insegnanti in deroga). Il tetto di un docente in deroga ogni 138 alunni è stato a lungo non rispettato e alla fine abolito. Il problema è che sono cresciute anche le certificazioni di disabilità raggiungendo nel 2016 la cifra di 254.366. Ognuna di queste comporta una spesa media di 33 mila euro l’anno: 5,1 miliardi il totale, appunto. “Il fenomeno è da tenere sotto osservazione”, dice la Corte dei conti, “attraverso un continuo monitoraggio dei posti di sostegno in deroga e la crescita di un sistema di verifica”. A proposito del sempre contestato rapporto tra sostegno e medicalità, si legge: “La presenza di un legame tra disabilità e accertamento medico-legale non è in linea con quello espresso dalla Convenzione Onu e la certificazione del deficit continua ad essere un’attestazione di natura medica”. Non scolastica.

E’ interessante notare come ancora nel 2016 i docenti laureati sul sostegno fossero quasi 56 mila, i diplomati oltre 68 mila. E come, nelle ultime stagioni, il Miur abbia ripristinato l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica.

Contratto nazionale, le trattative vanno aperte entro fine anno

da ItaliaOggi

Contratto nazionale, le trattative vanno aperte entro fine anno Pesano le incognite del nuovo governo e dei fondi da reperire

Cgil, cisl e uil hanno disdettato l’attuale intesa. da aprile 2019 scatta la vacanza contrattuale

Nicola Mondelli

Fino a quando non sarà rinnovato il contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto istruzione e ricerca valido per il triennio 2016-2018 con scadenza il 31 dicembre 2018, sottoscritto il 19 aprile 2018 (a quasi 11 anni dalla sottoscrizione del precedente contratto) e il cui testo è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 141 del 20 giugno 2018, le disposizioni in esso contenute, ivi comprese quelle che in tema di sanzioni disciplinari applicabili al personale docente saranno definite nel corso della sessione negoziale prevista dall’articolo 29 del Ccnl, rimarranno integralmente in vigore fino a quando non saranno sostituite dal successivo contratto collettivo. Nessun tacito rinnovo di anno in anno del predetto contratto collettivo nazionale sarà pertanto possibile.

È questa la conseguenza della decisione di alcune delle organizzazioni sindacali firmatarie del predetto contratto (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola) di inviare al presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini, e al ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, con le modalità ed entro i termini indicati nel comma 4 dell’articolo 2 del contratto (sei mesi prima della scadenza) una formale disdetta contrattuale.

Con la disdetta presentata in data 28 giugno 2018 le organizzazioni sindacali si sono comunque riservate di inviare all’Aran, entro i termini fissati dal comma 5 del citato articolo 2 (sei mesi prima della scadenza del rinnovo del contratto e comunque in tempo utile per consentire l’apertura della trattativa tre mesi prima della scadenza del contratto e pertanto entro il 30 settembre 2018) le proposte di piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto collettivo nazionale. Durante tale periodo e per il mese successivo alla scadenza del contratto, appunto il 31 dicembre 2018, le parti negoziali (Aran e organizzazioni sindacali) non potranno assumere iniziative unilaterali né procedere ad azioni dirette.

A decorrere dal mese di aprile 2019, dispone il comma 6 del citato articolo 2, qualora il contratto non sia stato ancora rinnovato e non sia stata disposta l’erogazione di cui all’articolo 47-bis, comma 1 del decreto legislativo n. 165/2001 (indennità di vacanza contrattuale attualmente corrisposta al personale della scuola nella misura media di 10 euro mensili) dovrà essere riconosciuta, entro i limiti previsti dalle legge di bilancio 2019 in sede di definizione delle risorse contrattuali, una copertura economica che costituisce un’anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all’atto del rinnovo contrattuale.

L’importo di tale copertura, dispone ancora il comma 6, dovrà essere pari al 30 per cento della previsione Istat dell’inflazione misurata dall’indice Ipca (acronimo di indice dei prezzi al consumo) al netto della dinamica dei pressi dei beni energetici importati, applicato agli stipendi tabellari. Dopo sei mesi di vacanza contrattuale e, pertanto, dal 1° luglio 2019, detto importo dovrà essere pari al 50 per cento del suddetto indice, sempre che nel frattempo non intervenga, come già avvenuto nel 2013 con l’articolo 1, lett. d) del dpr n. 122/2013, una disposizione che congeli l’ammontare della copertura economica all’indennità di vacanza contrattuale in vigore nel 2018.

Le passate esperienze in termini di rinnovi o di proroga contrattuali – il contratto del 2006/2009 è stato prorogato di fatto per quasi dieci anni– testimoniano la difficoltà di reperire fondi. E questo, unitamente alla novità delle forze politiche che governano il paese, non consente di stabilire una data credibile entro la quale potrà essere sottoscritto un nuovo contratto.

Un primo esempio delle difficoltà che si possono incontrare nell’aprire e chiudere le trattative tra Miur/Aran e organizzazioni sindacali potrebbe essere già quello relativo alla sessione negoziale a livello nazionale, prevista dall’articolo 29 del contratto, che dovrebbe definire entro il corrente mese di luglio la tipologia delle infrazioni disciplinari e delle relative sanzioni per il personale docente ed educativo delle istituzioni scolastiche.

Chi non firma il contratto fuori anche dall’informativa

da ItaliaOggi

Chi non firma il contratto fuori anche dall’informativa

Lo ha disposto il ministero su parere dell’aran

Marco Nobilio

Il sindacato che non firma il contratto collettivo nazionale non può partecipare alla contrattazione integrativa e neppure agli incontri di informazione sindacale che si tengono presso il ministero dell’istruzione e le direzioni regionali. Lo ha fatto sapere il capo di gabinetto del ministro dell’istruzione, Giuseppe Chinè, con una nota inviata ai capi dipartimento e ai direttori regionali (21252 del 26 luglio scorso). Il provvedimento è stato emesso sulla base di un parere emesso dall’Aran il 19 luglio scorso (13927) su richiesta dello stesso gabinetto. Parere con il quale l’agenzia ha spiegato che «tenendo conto dei precedenti orientamenti e dei contratti collettivi nazionali di lavoro vigenti in tutti gli altri comparti» si legge nella nota «per tutti i modelli relazioni previsti ai vari livelli» vi è « coincidenza dei soggetti titolati ad essere ammessi alla contrattazione integrativa e agli istituti di partecipazione con le sole organizzazioni firmatarie, fatte salve le prerogative delle Rsu nei luoghi di lavoro». Dunque, secondo l’Aran e il ministero dell’istruzione, lo Snals-Confsal, non avendo firmato il contratto nazionale, non solo non ha titolo a partecipare alla contrattazione integrativa, come peraltro stabilito anche dal giudice del lavoro di Roma con il decreto 70407 del 17 luglio (si veda Italia Oggi di martedì scorso) ma non avrebbe titolo nemmeno a partecipare agli incontri di informazione.Sull’esclusione anche dall’informazione potrebbe nascere però un ulteriore contenzioso. Perché mentre per la preclusione dai tavoli della contrattazione integrativa vi è copertura legale, per l’informazione non vi è alcuna preclusione a livello legislativo. La cessazione del diritto a partecipare ai tavoli dove vengono pattuite le disposizioni di attuazione del contratto nazionale deriva, infatti, da due norme contenute nel decreto legislativo 165/2001. La prima è l’articolo 43, comma 5, che prevede che i soggetti e le procedure della contrattazione collettiva integrativa sono disciplinati dai contratti collettivi nazionali. E la seconda è l’articolo 40, comma 3, il quale dispone: «La contrattazione collettiva integrativa si svolge sulle materie, con i vincoli e nei limiti stabiliti dai contratti collettivi nazionali, tra i soggetti e con le procedure negoziali che questi ultimi prevedono». Norme che nulla dicono in materia di accesso all’informazione. Di qui la probabile contestazione dell’esclusione del sindacato anche dagli incontri di informazione sindacale.

Alternanza scuola-lavoro sì, ma sia facoltativa

da ItaliaOggi

Alternanza scuola-lavoro sì, ma sia facoltativa

Il cspi, il parlamentino della scuola, boccia l’obbligatorietà. contraria l’anp: posizione ideologica . La richiesta al ministro in base ai dati di 12 regioni, non pervenuti Veneto ed Emilia di Angela Iuliano

Angela Iuliano

Eliminare il numero di ore obbligatorie dai percorsi di alternanza scuola-lavoro alle superiori. È «la prima esigenza» per il consiglio superiore della pubblica istruzione (Cpsi) che, il 25 luglio, ha approvato un parere autonomo sull’alternanza che la Buona Scuola, dall’anno scolastico 2015/16, ha reso curricolare nel triennio finale per almeno 200 ore nei licei e 400 nei tecnici e nei professionali. A votare contro l’associazione nazionale presidi (Anp) perché è un parere «basato solo su percezioni soggettive e posizioni ideologiche» che «punta a rimuoverne il vincolo di obbligatorietà, rischiando così di depotenziare un’innovazione metodologica fondamentale per l’efficienza e la qualità della formazione dei nostri giovani». In effetti, mancano ancora dati quantitativi e analisi qualitative dei percorsi realizzati in questo primo triennio. Il Cpsi ha predisposto il proprio parere dopo aver acquisito il contributo di diversi rappresentanti del Miur, dell’Indire, delle associazioni studentesche, di alcuni enti di ricerca ed esperti del settore, compresa Confindustria. «Purtroppo non abbiamo un quadro (…) dettagliato al livello di analisi qualitativa delle esperienze di alternanza in quanto ancora in fase di elaborazione», ammette il Cspi nel parere, aggiungendo che solo 12 uffici scolastici regionali hanno risposto alla richiesta di un report sul triennio di attuazione dell’alternanza (Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e la provincia autonoma di Trento). Dunque, circa la metà. Con assenze di peso per una valutazione dei percorsi, come Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Bolzano, ma anche Calabria e Basilicata in un Sud che ha risposto in massa. Così, i soli dati riportati nel parere sono quelli, già noti, relativi ai primi due anni di alternanza curricolare. Mancano del tutto quelli del terzo anno, 2017/18, in cui è entrata a regime. Dati, inoltre, solo quantitativi e senza l’analisi delle criticità. Ciononostante il Cpsi scrive che si sono determinati «numerosi disservizi e inefficienze» che hanno prodotto «esperienze negative per studenti e docenti, causa di comprensibili contestazioni nelle scuole e nell’opinione pubblica, come è emerso anche dai contributi e dalle audizioni dei diversi soggetti». Tra queste criticità anche «l’obbligatorietà introdotta repentinamente». Ma le conseguenze negative «derivano soprattutto» dall’assenza di «un’accurata riflessione sul tema del lavoro e del rapporto tra scuola e lavoro». Tanto che per il Cpsi «appare addirittura fuorviante il termine alternanza a cui sarebbe preferibile sostituire quello di alleanza». Sul banco degli imputati è, però, l’obbligatorietà del monte ore, «una costrizione che ha indotto spesso le scuole ad avviare una qualsiasi attività di alternanza, a prescindere dalla sua qualità, trasformandola in un adempimento burocratico per le scuole stesse». Prioritaria, allora, una sua «riconsiderazione», «in favore di una progettazione autonoma delle scuole sia nei contenuti che nel monte ore complessivo». Si potrebbe «sperimentare così una didattica laboratoriale di maggiore qualità». Nel parere il Cspi chiede anche «risorse adeguate in grado di sostenere e facilitare» scuole, alunni, strutture ospitanti. E che i percorsi siano «accuratamente e obbligatoriamente monitorati».

Magistrali, supplenza garantita

da ItaliaOggi

Magistrali, supplenza garantita

L’emendamento approvato al dl dignità per salvare i maestri diplomati licenziati

Carlo Forte
Gli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002, che sono stati assunti per effetto di provvedimenti cautelari, rimarranno in cattedra fino al 30 giugno 2019, anche dopo l’emissione delle sentenze, il cui esito negativo per i ricorrenti è ormai scontato. L’Adunanza plenaria del Consiglio di stato, infatti, ha stabilito che i possessori di questi titoli non hanno diritto ad essere inseriti nelle graduatorie a esaurimento. E l’inesistenza di tale diritto fa sì che le assunzioni fin qui effettuate siano da annullare. E ciò ha indotto il governo a sanare parzialmente la questione modificando il decreto dignità, da oggi al voto dell’aula della camera, con un emendamento approvato il 25 luglio scorso dalle commissioni riunite, Finanze e Lavoro.La norma dispone anche l’istituzione di un concorso a cattedre straordinario, per consentire ai docenti che perderanno la causa di accedere a una sorta di corsia preferenziale che valorizzerà il servizio già prestato. Per avere accesso alle selezioni, infatti, basterà avere svolto 2 anni di servizio negli ultimi 8 anni scolastici. Per essere valido, ognuno dei due anni di servizio richiesti per essere ammessi al concorso straordinario dovrà essere prestato, anche frazionatamente, per almeno 180 giorni. Se inferiore a 180 giorni, il servizio sarà considerato valido a patto che sia stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale.

Alla valutazione del servizio saranno destinati 50 dei 100 punti a disposizione delle commissioni per valutare i candidati. Al concorso avranno diritto di accesso, alle stesse condizioni dei diplomati magistrali, anche i laureati in scienze della formazione primaria. L’emendamento è il 4.24 ed era stato presentato dal governo tramite, Giulio Cementero, deputato della Lega (relatore per la VI commissione finanze) e Davide Tripiedi, deputato del Movimento 5 stelle (relatore per l’XI commissione lavoro). Il testo è attualmente all’esame dell’aula e, dopo l’approvazione, sarà trasmesso al senato per l’ok definitivo. Sempre che nel corso della discussione in senato non subisca ulteriori modifiche. Nel qual caso il provvedimento dovrà essere sottoposto a un nuovo iter di approvazione.

Il dispositivo conferma l’applicazione del termine di 120 giorni per l’esecuzione delle sentenze. E prevede che i diplomati magistrali immessi in ruolo o assegnatari di supplenza annuale fino al 31 agosto, non saranno licenziati subito perché i loro contratti saranno convertiti in supplenze fino al 30 giugno 2019.

La decisione è stata motivata con la necessità di garantire la continuità didattica fino al termine delle lezioni. Ed è stata adottata in considerazione del fatto che le sentenze dei giudici amministrativi, per effetto delle quali i docenti interessati dovranno essere licenziati, saranno in tempi diversi nel prossimo anno scolastico. E l’esecuzione delle stesse avrebbe interrotto la continuità didattica a danno degli alunni.

Quanto alla tabella di marcia dei concorsi, il governo ha intenzione di confermare il sistema duale previsto dal testo unico. Pertanto, il 50% dei posti e delle cattedre che si renderanno disponibili saranno assegnati in via prioritaria agli aventi titolo all’assunzione tratti dalle graduatorie dei concorsi. E il rimanente 50%, agli aventi diritto individuati tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. Nel caso in cui tali graduatorie dovessero esaurirsi, gli eventuali posti e cattedre residui saranno assegnati agli aspiranti ancora inclusi nelle graduatorie dei concorsi.

Le assunzioni di coloro che saranno stati tratti dalle graduatorie dei concorsi banditi nel 2016 saranno effettuate prima delle altre. L’emendamento chiarisce che, in ogni caso, bisognerà salvaguardare in via prioritaria l’assunzione dei vincitori di concorso. Mentre, per quanto riguarda gli idonei (cioè coloro che non rientrano in posizione utile per essere assunti nel limite dei posti messi a concorso, ma abbiano comunque superato il concorso conseguendo il punteggio minimo) lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi avverrà solo fino a quando non entrerà in vigore una nuova graduatoria derivante da un successivo analogo concorso.

Successivamente si procederà all’assunzione degli aventi titoli individuati tramite lo scorrimento dei concorsi straordinari riservati ai diplomati magistrali ante 2012 e ai laureati in scienze della formazione primaria con 2 anni di servizio presati entro gli ultimi 8 anni scolastici. E infine, sui posti e le cattedre che rimarranno vacanti e disponibili (sempre nell’ambito del 50% delle disponibilità) saranno effettuate le assunzioni dei vincitori dei concorsi ordinari banditi successivamente. L’emendamento non fa alcun riferimento ai vincitori dei concorsi che sono stati banditi ai sensi del decreto 85/2018, le cui assunzioni dovrebbero avvenire dal 2018/2019.

Fondo unico miglioramento offerta formativa 2018/19, avviato negoziato al Miur

da Orizzontescuola

Fondo unico miglioramento offerta formativa 2018/19, avviato negoziato al Miur

di redazione

Il CCNL 2016/18 ha istituito il Fondo Unico per il miglioramento dell’offerta formativa, in cui confluiscono risorse con differenti destinazioni.

Fondo Unico per il miglioramento dell’offerta formativa

Nello specifico, confluiscono nel Fondo Unico (articolo 39-bis del CCNL) le seguenti risorse:

  • il Fondo per l’Istituzione Scolastica di cui all’art. 2, comma 2, primo alinea del CCNL 7/8/2014;
  • le risorse destinate ai compensi per le ore eccedenti del personale insegnante di educazione fisica nell’avviamento alla pratica sportiva di cui all’art. 2, comma 2, secondo alinea del CCNL 7/8/2014;
  • le risorse destinate alle funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa di cui all’art. 2, comma 2, terzo alinea del CCNL 7/8/2014;
  •  le risorse destinate agli incarichi specifici del personale ATA di cui all’art. 2, comma 2, quarto alinea del CCNL 7/8/2014;
  • le risorse destinate alle misure incentivanti per progetti relativi alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro l’emarginazione scolastica di cui all’art. 2, comma 2, quinto alinea del CCNL 7/8/2014;
  • le risorse destinate alle ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti di cui all’art. 30 del CCNL 29/11/2007.

Vi confluiscono inoltre:

  • le risorse indicate nell’articolo 1, comma 126, delle legge 13 luglio 2015, n. 107, ferma rimanendo la relativa finalizzazione a favore della valorizzazione del personale docente sulla base dei criteri indicati all’articolo 22, comma 4, lettera c), punto c4) del presente CCNL;
  • le risorse di cui all’art. 1, comma 592 della legge n. 205/2017, nel rispetto dei criteri di indirizzo di cui al comma 593 della citata legge.

Fondo Unico per il miglioramento dell’offerta formativa 2018/19

In data odierna, come riferisce la Flc Cgil, si è svolto un incontro al Miur, al fine di definire il nuovo Fondo unico per il miglioramento dell’offerta formativa per l’a.s.2018/2019.

Le parti hanno espresso la volontà di concludere il negoziato a breve, in modo da permettere alle scuole di avviare la contrattazione di istituto all’inizio dell’anno scolastico.

Nella giornata di domani, 1° agosto 2018, le parti torneranno ad incontrarsi.

Miur: domani audizione in Senato di Bussetti, risponderà a domande su linee programmatiche

da Orizzontescuola

Miur: domani audizione in Senato di Bussetti, risponderà a domande su linee programmatiche

di redazione

Comunicato Miur – Domani, mercoledì 1 agosto, dalle ore 8.30, è in programma a Palazzo Madama l’audizione del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti presso le Commissioni congiunte 7 Senato e VII Camera.

Come nell’audizione della settimana scorsa, il Ministro risponderà alle domande poste dai parlamentari al termine della presentazione delle Linee programmatiche del MIUR, avvenuta lo scorso 11 luglio.

L’audizione potrà essere seguita sul sito del Senato.

Roma, 31 luglio 2018

Sostegno, i neoassunti saranno vincolati per 5 anni

da Orizzontescuola

Sostegno, i neoassunti saranno vincolati per 5 anni

di redazione

Anche i docenti che saranno assunti a tempo indeterninato a partire dall’a.s. 2018/19 su posto di sostegno saranno vincolati per 5 anni su questa tipologia di posto prima di poter chiedere il trasferimento su posto comune.

Vincolo 5 anni: i ricorsi

Il vincolo di 5 anni dovrebbe garantire, nelle intenzioni del Ministero, la continuità didattica.

Un vincolo che in alcuni casi è sembrato particolamente gravoso. Sono stati infatti numerosi i ricorsi avviati per poter conteggiare nel computo dei 5 anni anche il servizio preruolo su posto di sostegno. Il Miur, in fase di contrattazione della stesura del contratto di mobilità nazionale non ha mai voluto abbracciare tale tesi.

Lo svuotamento dei posti di sostegno è infatti uno dei problemi che maggiormente assilla la nostra scuola.

Nei giorni scorsi il Miur, durante un incontro con i sindacati sulle immissioni in ruolo per l’a.s. 2018/19, ha evidenziato che una delle cause della carenza di docenti titolari su sostegno è il passaggio su posto comune: ad oggi il 60% ha effettuato tale passaggio. Ciò rende impossibile stabilizzare i posti assegnati.

E dunque, le novità per il sostegno sono poche:

  • rimane il vincolo dei 5 anni
  • nei posti per le assunzioni non è possibile conteggiare i posti assegnati in deroga, per i quali si procede con supplenze al 30 giugno.

Lo speciale Immissioni in ruolo 2018/19

Pensioni, prescrizione contributi: non si perderanno, INPS rassicura. Ma controllo consigliato. Ecco come

da Orizzontescuola

Pensioni, prescrizione contributi: non si perderanno, INPS rassicura. Ma controllo consigliato. Ecco come

di redazione

L’Inps, con la circolare n. 169 del 15 novembre 2017, ha fornito dei chiarimenti in merito alla prescrizione dei contributi, di cui abbiamo parlato in diversi nostri articoli.  Ultimo in ordine di tempo, quello in cui illustriamo i periodi e la cassa di riferimento da controllare.

Pensioni: prescrizioni contributi mancanti, verifica sino al 31 dicembre: indicazioni periodi e casse da controllare

Cosa succede se alcuni periodi di contribuzione vanno in prescrizione

Fermo restando il termine quinquennale di prescrizione, introdotto dalla L. n. 335/1995, l’Inps rassicura sul fatto che si deve tener conto dell’intero servizio utile prestato, ivi compresi i periodi non assistiti dal versamento dei contributi.

In conclusione, anche in assenza di recupero della contribuzione dovuta, per avvenuto decorso del termine di prescrizione quinquennale, l’attività lavorativa svolta sarà considerata utile ai fini della liquidazione del trattamento di quiescenza. In tal caso, tuttavia, ai sensi del comma 2 dell’art. 31 della L. n. 610/1952, l’onere del trattamento deve essere ripartito tra l’Istituto e le Amministrazioni datrici di lavoro ( “Nei casi di cui al comma precedente per i quali avvenga la valutazione in pensione dei servizi in fatto non assistiti da iscrizione, l’onere dell’assegno di quiescenza viene ripartito tra gli Istituti di previdenza e gli enti presso i quali i medesimi sono stati prestati…” ), secondo le modalità che l’INPS specifica.

Controllo contribuzione

Nonostante, come suddetto, non si perda niente, il nostro consiglio è quello di verificare comunque eventuali periodi di contribuzione mancante, in modo da regolarizzare la propria posizione ed accelerare eventuali correzioni da parte dell’Istituto.

Qui tutte le info per verifica contributi

Assunzioni personale Ata: su 9.838 la metà sono bidelli, poi 2.881 amministrativi, 625 tecnici e 724 Dsga

da La Tecnica della Scuola

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Lingue di minoranza, proroga al 17 settembre per presentare i progetti

da La Tecnica della Scuola

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Bussetti: al via le semplificazioni per favorire l’edilizia scolastica

da La Tecnica della Scuola

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Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (1.8.18)

Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (1.8.18)

Criteri per la ripartizione, per l’anno scolastico 2018/2019, delle risorse finanziarie confluite in un unico fondo, denominato “Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa” e destinate a retribuire gli istituti contrattuali di cui agli articoli 9, 30, 33, 47, 62, 84, 86, 87e 104 del CCNL 2006/2009 del comparto scuola, come modificati dalle successive sequenze contrattuali (MOF) nonché le risorse indicate nell’articolo 1, comma 126, della legge 13 luglio 2015, n. 107, relative alla tlValorizzazione del personale docente” e nell’articolo 1 comma 592 della legge 27 dicembre 2017, n. 205 riguardante la “Valoriziazione della professionalità dei docenti”, come richiamati all’articolo 40 del CCNL 2016-2018 del Comparto Istruzione e Ricerca,sezione istituzioni scolastiche ed educative.